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Autore: Roxar    08/05/2020    1 recensioni
Moriranno entrambi di quella morte.
Moriranno entrambi con lo stesso veleno.
Uno morirà nell’agonia della lucidità, l’altra nel tormento della pazzia.
Moriranno tra i resti e le macerie delle loro vite, nella miseria della sopravvivenza.

[Questa storia partecipa al contest “Be our Guest” indetto dal forum Piume d'Ottone]
Genere: Angst, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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2. Serpente (pure flashfic, 500 parole)






Poggia la nuca contro lo schienale del divano e si lascia andare ad un sospiro estenuato. Oggi è uno di quei giorni brutti in cui Lily sprofonda nel delirio e non c’è modo di tirarla fuori. È uno di quei giorni in cui James si sente una persona gretta e malvagia perché Lily diventa un peso che gli preme sulle spalle di cui vorrebbe disperatamente liberarsi.

Lily, pensa, è diventata un serpente. 

Striscia quieta nell’ombra, vive nell’imprevedibilità e lo tiene col fiato sospeso, a domandarsi quando il muso scatterà per affondargli i denti nella carne. E James si odia, si odia profondamente quando pensa che lui i serpenti li ha sempre odiati. 

Sirius si presenta a casa sua ed è una benedizione per la sua mente provata.

“È uno di quei giorni?” 

“È uno di quei giorni,” conferma e versa da bere per entrambi. Sono appena le undici del mattino, ma i suoi nervi sono già a pezzi. Se anche Sirius ha qualcosa da ridire, gli fa la cortesia di tacere e accettare il bicchiere che gli viene offerto. 

“Come va con la nuova pozione?”

“Un disastro,” ammette James e il rum oscilla piano sul fondo del bicchiere. “Potrei darle succo di zucca e non cambierebbe niente. Devo,” si ferma, si stropiccia gli occhi con due dita e riprende, “contattare il suo Guaritore. La pozione di prima la rendeva quasi catatonica, ma almeno non delirava ad ogni ora del giorno.”

Sirius esita, pensa bene a cosa dire. James riconosce quello sguardo.

“No,” lo anticipa. “Non getterò mia moglie nelle viscere del San Mungo. Lily è una mia responsabilità.”

“Amico mio, anche la tua salute mentale è una tua responsabilità. Pensavamo che con il tempo… Be’, è chiaro che non è così. Ti stai logorando, James. Da quanto non ti fai un sonno decente?”

“Smettila, Sirius,” taglia corto aspramente, ingoiando quel che resta del suo rum. Lily sarà anche un serpente che gli inietta veleno ad ogni morso, ma James non ha le mani pulite. Perché James, quella notte, non era lì. Si è fatto ingannare come un maghetto imberbe, è caduto nel tranello con tutte le scarpe e Lily e Harry hanno pagato il prezzo della sua ingenuità. 

“Non è colpa tua, sai?”

Ride. Ride di un’orribile risata di plastica. “Non è neanche colpa sua. Io sono,” fa una pausa, affonda la faccia tra le mani e sospira rumorosamente, “sono così stanco, Sirius. Stanco di badare a lei, stanco di sentirmi in colpa, stanco di sentirmi inutile, stanco di non poter piangere mio figlio,” la sua voce si spezza. James non fa niente per nascondere gli occhi lucidi e le labbra che tremano. 

Moriranno entrambi di quella morte. Moriranno entrambi con lo stesso veleno. Uno morirà nell’agonia della lucidità, l’altra nel tormento della pazzia. Moriranno tra i resti e le macerie delle loro vite, nella miseria della sopravvivenza. Moriranno così e James si domanda se non sarà quella la pace che tanto disperatamente desidera e rincorre.

Nell’apice del suo sconforto, James si domanda perché non siano ancora morti.

 
   
 
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