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Autore: Roxar    10/05/2020    3 recensioni
Sono tempi duri per il mondo magico e sono tempi duri anche per i Capiscuola Potter ed Evans.
Qualcuno si sta divertendo ai danni di ragazzini Nati Babbani e la questione viene apparentemente risolta quando viene rimessa a Silente: i responsabili pagano lo scotto delle loro bravate con l'espulsione e Lily e James possono tirare un sospiro di sollievo.
O, almeno, così credono...
[Questa storia partecipa all'AU Fest del forum Piume d'Ottone]
Genere: Generale, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro personaggio, James Potter, Lily Evans | Coppie: James/Lily
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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4. Possibili candidati

 



Lily portò un paio di dita al naso, come per acciuffare quel principio di emicrania che sentiva premere dietro agli occhi. L’orologio che aveva al polso suggeriva che avrebbe dovuto essere sotto le coperte da un pezzo e non lì, a vagabondare per l’ennesima volta nei suoi ricordi. Aveva rivisto la scena in riva al lago così tante volte da poter dire chi avrebbe fatto cosa in un preciso momento, ma non ne stava ugualmente cavando un ragno dal buco. Sapeva, sentiva che la risposta era lì, nelle acque calme del Pensatoio, ma non era ancora in grado di vederla. Aveva osservato da vicino chiunque, indugiando su coloro che le era sembrato stessero agendo in maniera sospetta, solo per scoprire che in realtà stavano guardando da tutt’altra parte rispetto a dove si trovavano lei e Potter. Si era persino spinta fino ai margini del ricordo, scrutato nelle finestre, controllato ogni nicchia, statua o fioriera, ma la cosa più interessante in cui si era imbattuta era uno Snaso venuto da chissà dove. 

Sconfortata e abbattuta, fece un cenno con la mano e il ricordo si disperse in riccioli di fumo bianco, restituendola al Quartier Generale dei Prefetti e dei Capiscuola. Quasi urlò quando intravide un’ombra muoversi contro la parete più lontana. Come in un sogno, vide se stessa emergere dalle tenebre. Si lasciò sfuggire un sospiro stizzito ma sollevato.

“Sono sotto sorveglianza o cosa?”

Potter sorrise con sfacciataggine. “Non proprio. Mi sono svegliato e ho visto che non c’eri. Ho avuto paura stessi facendo qualcosa di strano con il mio corpo.”

Ah, già. Lily era quasi riuscita a dimenticare quell’episodio a dir poco imbarazzante che le era capitato nell’intervallo tra Pozioni e Incantesimi. Se si concentrava abbastanza - ed era decisamente l’ultima cosa che desiderava fare - riusciva a sentire ancora il corpo di una biondina di Corvonero che si era letteralmente spalmata su di lei nel momento preciso in cui aveva imboccato un corridoio vuoto al quarto piano. Aveva represso a fatica l’impulso di scrollarsela di dosso in malo modo, accampando invece qualche scusa a proposito di un appuntamento con Sirius. La ragazza aveva sorriso con malizia, congedandosi con un “ci vediamo dopo” prima di piantarle un bacio sulla bocca che l’aveva lasciata decisamente di stucco. Pensava che quel, mh, quell’incidente sarebbe rimasto tra loro, ma Hogwarts era famosa per la sua carenza di riservatezza e così lo erano i quadri, che avevano spettegolato in lungo e in largo tra di loro, rimpallandosi la notizia di piano in piano, finché non era inevitabilmente arrivata alle orecchie di Potter, che era sembrato, a dire il vero, molto divertito dall’intera faccenda. 

“Non ci tengo ad incontrare di nuovo la tua fiamma, se è questo che ti preoccupa.”

“No, immagino non sia esattamente il tuo tipo.”

“Mi stupisco di come Avery Oldman possa essere il tipo di qualcuno in generale.”

Potter piegò un poco la testa, lasciandosi andare ad un sorrisetto  compiaciuto. “Woah, woah, woah, piano con questi complimenti o potrei pensare che siete ad un passo dal diventare amiche di sangue.”

“Avery Oldman è solo una bulla che si compiace a prendere di mira chiunque non rispetti i suoi standard di bellezza,” replicò piccata, ancora memore di quella volta in cui si ritrovò ad essere il soggetto di una battuta oscena sui suoi capelli. 

Anche nella penombra, vide gli occhi di Potter andare un momento fuori fuoco prima di tornare su di lei. “Sento una strana  rabbia, ma non è roba mia. È come se-”

“Il mio corpo avesse una memoria sua, sì. Mi succede lo stesso con il tuo, ogni tanto. Era di questo che volevo parlarti ieri sera.”

“Accidenti,” soffiò, un attimo prima di allarmarsi. “Ma tu non puoi accedere ai miei ricordi, vero?”

Lily scosse la testa. “No, questa è più una memoria… fisica. Come se il tuo cervello avesse memorizzato il contesto ma non il ricordo in sé, capisci?”

“Non proprio,” ammise, grattandosi la testa. 

“Non importa,” tagliò corto, perché stavano perdendo di vista le priorità. Non le interessava carpire i segreti di Potter, ma piuttosto voleva ricostruire la storia che li aveva portati lì, ad essere l’una nel corpo dell’altro. Cercare un responsabile e assicurarlo alla giustizia scolastica - e se Silente avesse deciso di espellerlo senza mezzi termini, lei lo avrebbe solo ringraziato. 

“Ho passato in rassegna i miei ricordi di quel giorno almeno venti volte, analizzato e sviscerato almeno dieci momenti diversi, prima, dopo e durante l’incantesimo, ma sono sempre finita in un vicolo cieco,” spiegò, mordicchiando nervosa l’unghia del pollice. Era davvero all’impasse e, oltre ai ricordi, non aveva davvero idea di come procedere. Non aveva alternative o altre possibilità. Manipolare il tempo in altri modi non era possibile o permesso, perciò cosa le restava?

“Forse perché stai analizzando tutto alla cieca.”

“Che vuoi dire?”

“Non stai tenendo conto di diversi fattori,” iniziò, percorrendo il perimetro della stanza con passo deciso, una mano che sfregava distratta il mento e lo sguardo perso nelle sue elucubrazioni. Lily conosceva quell’espressione, anche se la vedeva da un’altra prospettiva. L’aveva notata diverse volte durante i test in aula, dai quali, di solito, Potter ne usciva con il massimo dei voti. Poteva quasi sentire il suo cervello girare ad alta velocità, rincorrere più linee dello stesso ragionamento nel medesimo momento; era qualcosa che lei, calma e metodica, non avrebbe mai saputo o potuto fare. Non poté fare a meno di provare una scintilla di ammirazione.

“Innanzitutto, stai partendo dal punto sbagliato. Stai cercando chi ha lanciato l’incantesimo, ma non chi era effettivamente in grado di farlo. Secondo questo ragionamento, direi che possiamo escludere almeno i ragazzini dal quarto anno in giù. Questa è roba complessa, roba avanzata, perciò escluderei almeno tutti coloro dal quinto al settimo anno che non sono particolarmente portati per Incantesimi. Se togli tutte queste persone, la cerchia si restringe notevolmente.”

Aveva senso. Erano variabili che Lily non aveva affatto considerato. Si era lanciata alla cieca nei suoi ricordi, andando più ad intuito che a logica, cercando di stanare chi sembrava stesse tramando qualcosa. Ma Potter stava procedendo in modo diverso, più razionale e forse più affidabile. 

“Dobbiamo considerare anche i rapporti personali,” proseguì Potter, spedito come un treno, al punto che Lily iniziava a faticare a stargli dietro. “Forse il responsabile è qualcuno che ce l’ha con noi, qualcuno con cui possiamo esserci scontrati direttamente oppure no. O, ancora, qualcuno legato agli espulsi di Serpeverde che cercava vendetta. Il che ci apre un’altra strada.”

“Cioè?”

“Il mandante e l’esecutore potrebbero non necessariamente essere la stessa persona.”

Lily accolse quella notizia come una mazzata sul collo. Non ci aveva mai pensato veramente. Tuttavia, il fatto che potessero essere due persone e non una rendeva, in un certo senso, la ricerca più facile: più erano i responsabili coinvolti, più sarebbe stato facile stanarli. D’altra parte, chiunque avrebbe potuto commissionare l’incantesimo. A quel punto, la tesi del chi fosse in grado di eseguirlo diventava collaterale e non primaria. Era come se qualcuno fosse andato da lei a chiederle un Distillato della Morte Vivente senza neppure avere una S in Pozioni. Questo ampliava notevolmente la cerchia di possibili sospettati. 

L’emicrania si fece più intensa. La sentiva, adesso, pulsare dietro gli occhi ed echeggiare nelle tempie. Aveva bisogno di respiro mentale, di assimilare per bene la grande quantità di informazioni, riposare e quindi iniziare a buttare giù qualche nome. 

“Bene, è già qualcosa da cui partire.”

“Sì. E solo dopo che avremo una lista più o meno completa-”

“Potremmo incrociarla con i nostri ricordi,” concluse stancamente al posto di Potter, sospirando. Potter annuì. Lentamente, la luce vivida che gli aveva animato lo sguardo si affievolì. Il suo cervello, immaginava Lily, era tornato ad un numero normale di giri.

“Sei stato stranamente illuminante,” disse e lo pensava davvero. Con un piccolo moto di fastidio, si ritrovò a dover ammettere che Potter era sveglio, molto più sveglio di lei, da certi punti di vista. E se nel corso degli anni aveva solo visto sprazzi di quell’ingegno, vederlo così da vicino, adesso, era quasi destabilizzante. Faticava a conciliare quella persona così sveglia e cerebrale all’idiota che si burlava indistintamente di chiunque. Le tornarono in mente le parole di Remus e probabilmente considerare Potter per quello che era e non per quello che era stato era la miglior tattica per averci a che fare senza che la vena le si tappasse ogni dieci minuti. 

Inoltre, ma questo non l’avrebbe mai ammesso, neppure sotto Veritaserum, aveva questo sospetto che, se lo avesse frequentato abbastanza, sarebbe perfino arrivata ad apprezzarlo.

 

Mantenere le apparenze era una gran seccatura. 

Erano costretti ad un balletto di pantomime senza fine, dove Lily doveva cercare di impersonare Potter e viceversa, salvo poi abbandonare le apparenze quando si incontravano da soli, ben attenti che nessuno li vedesse - quadri e fantasmi inclusi. Per quel motivo, Potter le aveva addirittura svelato tre passaggi segreti, glissando ostinatamente sul perché e sul percome ne fosse venuto a conoscenza. Inoltre, sembrava sempre sapere con assoluta esattezza chi era nei paraggi. Era un mistero che la incuriosiva, ma sul quale non aveva tempo di indagare.

In quel momento, ad essere onesti, aveva altro a cui pensare. Come, per esempio, mantenere Eccezionale il livello delle sue pozioni. Potter se la cavava, ma non era alla sua altezza, ragione per la quale, nonostante fosse stata accoppiata con Black, decise di spostare il suo calderone proprio dietro a quello di Potter, approfittando dei momenti di distrazione di Lumacorno - che pure erano tanti - per suggerire passo passo il procedimento corretto. 

Potter, tuttavia, non pareva molto entusiasta.

“Evans, sono in grado di leggere dal libro,” le fece notare in un sussurro, indicando il manuale con la bacchetta. Lily avrebbe voluto spiegargli che la pozione era un’arte da coltivare sul campo, con la quale pasticciare, sperimentare, esprimersi, un’arte che richiedeva un proprio metodo, perché esistevano molti modi di sbagliare una pozione, ma pochissimi per crearla correttamente, una vera e propria scienza che non poteva basare i suoi assunti sulle sterili pagine di un manuale, ma sull’esperienza pratica del pozionista, sulla pazienza e sull’amore per quello che si stava facendo e studiando. Avrebbe voluto lanciarsi in una discussione appassionata sui vari metodi con cui approcciarsi agli ingredienti, alla preparazione, alle sue personalissime teorie che erano nate un po’ dalla lettura di tomi avanzati, un po’ da ciò che aveva appreso da sé, ma poi… 

Poi ricordò che Potter non era Severus. E fu doloroso, proprio come il buco che si era aperto al centro del suo petto, quella voragine nera e ribollente di collera e rimorsi che aveva inghiottito tutto quanto, strappandole perfino i suoi giorni felici con Severus.

Due anni e non c’era un solo giorno in cui non pensasse a lui - spesso nel male, sporadicamente nel bene. 

No, si rimproverò. Non andrai lungo questa strada. Sai già dove ti porta ed è precisamente dove non hai bisogno di essere. Su, rimettiti al lavoro.

“Bene,” borbottò alla fine, tornando alla sua Amortentia. Aveva un aspetto ottimo, anche troppo per gli standard di Potter, perciò, con la morte nel cuore, abbondò con i petali di rosa. Il calderone emise come uno sbuffo contrariato prima di tornare a sobbollire quietamente. Al suo fianco, Black stava mescolando con perizia la sua pozione, che aveva un aspetto decisamente migliore della sua. 

“Vuoi favorire, Evans?” e sollevò il mestolo con aria suadente, ammiccando sfacciato. Lily si morse la lingua per soffocare l’ondata di imbarazzo che minacciava di scaldarle le guance. Come la maggior parte delle ragazzine, anche lei aveva avuto la sua fase nera, come era ormai nota l’infatuazione per Sirius Black. A sua discolpa, aveva avuto tredici anni, era sciocca, vanesia e in piena tempesta ormonale. Poi, per fortuna, era rinsavita. Black, invece, aveva continuato e continuava tutt’ora a mietere vittime. La mano dell’adolescenza si era posata su di lui come la carezza amorevole di una madre e lo aveva reso ancora più affascinante. Sirius Black non era bello nel senso convenzionale del termine, ma emanava da lui un magnetismo che non si poteva trascurare e quelle due fossette ai lati della bocca, accoppiate agli occhi più grigi che Lily avesse mai visto, bastavano a far capitolare larghissima parte della popolazione femminile di Hogwarts. Santo cielo, persino la McGranitt sembrava essere molto più indulgente quando lui era nei paraggi - e no, Lily era convinta che la sua eccezionale bravura in Trasfigurazione fosse relativa, non decisiva.

“No, grazie.”

“Peccato. Ha questo buonissimo odore di, uhm, cioccolato, Burrobirra ed erba appena tagliata.”

Lily si chiese distrattamente a chi appartenessero quegli odori, quale fosse la ragazza fortunata ad abitare nel cuore dell’inarrivabile Sirius Black. Questo le fece spostare l’attenzione sulla sua, di pozione, che aveva un sentore tenue di metallo, pioggia e… Api Frizzole?! I profumi non tornavano, poiché non conosceva nessuno a cui potessero essere associati, sintomo inequivocabile che la pozione fosse irreparabilmente danneggiata. Poco importava; era di Potter che si parlava, avrebbe guadagnato una O e tanto bastava. Dopotutto, ricordò a se stessa, non gli doveva nulla.

Lumacorno si intromise nei suoi pensieri e, con la sua vocetta acuta, annunciò che il tempo era finito e che era arrivato il momento di valutare il loro lavoro. Lily si domandò, e non per la prima volta, se non fosse il caso di avvisare il professore di quello che era successo, cosa che Potter aveva ostinatamente sconsigliato di fare.

“Sai quanto sia larga la sua bocca. Non riuscirebbe a tenere un segreto neanche se si trattasse di Tu-sai-chi,” aveva protestato e Lily si era arresa alla verità nelle sue parole. 

Lo osservò mentre, con passo lento, si spostava di calderone in calderone, annodando i voti sul suo taccuino. Remus riuscì a strappare una A, lei e Black una O e Potter…

“Lily, ragazza mia, va tutto bene? Non mi fraintendere, ma questa pozione è… be’, a malapena Accettabile.”

LIly si voltò lentamente a fissare Potter. Ah, se solo gli sguardi avessero potuto uccidere… 

“Ha ragione, professore. Il peso dei MAGO inizia a farsi sentire e le mie responsabilità da Caposcuola…” 

Lily avrebbe voluto ficcare la testa nel calderone. Potter stava civettando apertamente, come mai lei aveva fatto in vita sua, men che meno con un docente. Se fosse esistita una giustizia superiore Potter avrebbe scontato le sue pene lì e in quel preciso momento, ma non esisteva e il rendimento di Lily subì un brusco decremento quando Lumacorno segnò, con aria piuttosto dispiaciuta, una A accanto al suo nome.

Lo affrontò a muso duro dopo pranzo, sventolandogli l’indice davanti al naso.

“Non ti permetterò di rovinare quello che ho costruito in sei anni, Potter.”

Alle loro spalle, Remus e Black li guardavano senza dire una parola. 

“Oh, sta’ calma. È solo una A, cosa vuoi che sia.”

“Una A in Pozioni! Senti, Potter, non so tu, ma io ho dei progetti per il futuro.”

Potter sbuffò spazientito, lanciando un’occhiata a Sirius, che rispose con una solidale scrollata di spalle. La tensione accumulata in quei quattro giorni iniziava a ribollirle in pancia, a farle tremare le mani. Un calo del suo profitto scolastico non era solo un problema, anche la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso e non sarebbe stato un bello spettacolo. Non poteva cercare chi li aveva Scambiati, adempiere ai doveri di Caposcuola, sopportare di restare - di fatto - isolata dalle sue compagne di dormitorio, studiare per i compiti in classe e preoccuparsi anche degli inevitabili effetti collaterali che avere Potter nel proprio corpo comportava. Non sapeva molto di psicologia, ma poteva positivamente affermare che tutto quello era decisamente troppo per una persona sola. Il fatto che fosse in grado di provare quel marasma di emozioni non significava certo che fosse in grado di gestirlo. Erano due cose ben diverse, che premevano per andare verso capi sempre più distanti, sempre più opposti, e Lily restava lì, nel mezzo, a farsi spaccare pezzo per pezzo, con Potter che calcava la mano anziché tendergliela. 

Qualcosa dovette pur emergere sul suo viso, perché Potter smise di farsi aria con la treccia e la lasciò andare lungo la schiena. 

“Va bene. Faremo a modo tuo la prossima volta,” concesse meno ostinato. “Ora, veniamo alle cose serie. Ho buttato giù una lista dei possibili candidati, iniziando da quelli che hanno votazioni sopra la O in Incantesimi, dal quinto anno in poi.”

Il cervello di Lily si adattò al cambio repentino del focus della conversazione, facendosi più attento e recettivo. Quella mattina, durante la colazione, avevano iniziare a muovere le prime fila delle loro ricerche e deciso che Potter avrebbe iniziato la lista, lasciando quindi a lei il compito di ampliarla. Successivamente, la palla sarebbe passata a lei, che avrebbe preso ad annotare i nomi degli espulsi e i loro rapporti più stretti ed evidenti. Alla fine, con un po’ di fortuna, avrebbero incrociato le due liste, sperando in qualche nome combaciante e in un gran colpo di fortuna. 

Solo per ultima cosa avrebbero nuovamente fatto ricorso al Pensatoio, dove speravano di poter trovare la soluzione all’enigma e arrivare ai responsabili. 

Era un buon piano, a suo parere; lungo e complicato, ma buono. Probabilmente avrebbero impiegato più giorni di quelli che restavano all’incantesimo di Scambio, ma non importava. Non si sarebbero fermati. Anche a costo di trascinare quella questione lungo tutto l’anno scolastico. 

Fu contenta di scoprire che Potter aveva giocato d’anticipo, Secretando la pergamena  così che se qualcuno a parte loro l’avesse vista, non avrebbe letto altro che noiosissimi appunti di Storia della Magia. Diede una letta velocissima ai nomi, riconoscendone parecchi. Erano tutte persone con le quali aveva interagito diverse volte e con le quali non aveva alcun precedente negativo - be’, a parte i battibecchi avuti con un paio e… Severus, il cui nome, ai suoi occhi, brillava come un faro nella notte. Si morse le labbra, costringendosi a chiudere quella porta mentale. Non era il caso di pensare a lui, né ora, né mai.

“Bene,” disse invece, intascando la pergamena. “Più tardi, dopo la ronda, ci metterò mano.”

“Ottimo,” ribadì Potter, prima di tirare giù Sirius dai banchi sui quali era steso e fare un cenno verso Remus. “Noi adesso abbiamo da fare. Ci vediamo dopo,” la salutò, affondando poi una mano nella tasca della giacca per tirare fuori un’Ape Frizzola. 

Lily si trattenne dallo scuotere la testa. Il loro piano era appena cominciato; avrebbe fatto meglio a concentrarsi su quello.

 
   
 
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