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Autore: Pudentilla Mc Moany    12/08/2009    5 recensioni
Era opinione diffusa che Umino Iruka fosse una persona pacata, gentile e affidabile. [...] Hatake Kakashi, però, ben di rado prestava orecchio alle opinioni correnti; in cuor suo si limitava a considerare quella bontà di Iruka fastidiosa, al limite stucchevole. In cuor suo, sentiva che tutta quella solidarietà melensa non avrebbe portato nulla di buono. E un giorno tiepido di primavera, in missione con lui, trovò che le sue ipotesi erano fondate. Pairing: Kakashi/Iruka, accenni di Sasuke/Naruto
Genere: Romantico, Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Iruka Umino, Kakashi Hatake
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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kakairunambertu
A friendly hand
capitolo secondo: satellite of love


Seduto a un tavolo solitario del Nuovo Chiosco Ichiraku Ramen, il naso o chi per lui distrattamente infilato in una zuppa di miso fumante, Hatake Kakashi  scorreva con gli occhi le Tattiche della Pomiciata.
Era il riposo del guerriero, il pasto dell’eroe, la colazione del campione, o qualsivoglia nome la pietà popolare attribuisse a quel brodino solitario e salutare, che sorbiva di tanto in tanto fra mugolii di pura delizia.
Il fatto era, che Hatake Kakashi aveva salvato una vita. E non una vita qualsiasi.
Aveva salvato la vita del maestro Iruka, incurante della sua, e si era guadagnato tre giorni tre di prognosi riservata all’ospedale del Villaggio della Foglia, e cure sollecite di Haruno Sakura e visite dell’Hokage in persona, e ovviamente la succitata pietà popolare, che appunto ne dipingeva le imprese tinteggiandole dei colori vivi di un chiacchericcio chioccio, e del resto non era la prima volta.
Tuttavia, se Hatake Kakashi avesse prestato una qualche attenzione ai discorsi estatici del villaggio, o se Hatake Kakashi fosse stato un uomo da sbandierare le sue opinioni ai quattro venti, così, senza riflettere, ecco, avrebbe avuto un’altra versione della storia del suo eroico salvataggio.
Per prima cosa, avrebbe fatto presente alla pietà popolare che il maestro Iruka era un pagliaccio.
Poi avrebbe percorso a falcate ampie la strada che dal Nuovo Ichiraku Ramen portava al palazzo dell’Hokage, e l’avrebbe rimproverato come quando aveva dodici anni, perché era un idiota e perché non si mandano i Chunin in missione A.
Infine, e si trastullò per qualche secondo con quel pensiero agrodolce,  sarebbe andato dritto a casa di Iruka e gli avrebbe fatto presente che le sue melensaggini l’avevano quasi ucciso, che se non ci fosse stato lui di lì a poco si sarebbe celebrato il suo funerale, e sarebbe passato di certo per il ninja più stupido della storia di Konoha, e -e qui sorrise suo malgrado, e quel proposito inattuabile gli galleggiava nella testa con un sentore post-operatorio di gas esilarante- , e poi si sarebbe lasciato intontire da quel sorriso quasi condiscendente che Iruka gli faceva sempre,  come un’obiezione silenziosa e disarmante. Allora gli avrebbe confessato l’inconfessabile: che se era stato ferito, la colpa era solo sua, e non di Iruka; che un nukenin qualsiasi come quello non l’avrebbe mai colpito se lui non si fosse lasciato distrarre da quella stessa infatuazione stupida che adesso lo portava ad evitare accuratamente il maestro Iruka, per vergogna, e perché era certo che l’altro glielo avrebbe letto negli occhi, quell’anelito nascosto e prezioso, e l’avrebbe ignorato con dolcezza compunta, come l’aveva ignorato per anni.
Pensava a tutte queste cose, rigirandosi  in bocca il gusto amaro di un’autocommiserazione melanconica e dolciastra, quando lo vide.
Doveva essere venuto apposta per lui, perché per una volta non si portava dietro torme di bambinetti casinari, sbavanti e tutti contenti per un ramen in regalo, e perché -constatò Kakashi con un’ovvietà che non gli faceva onore- si dirigeva verso il suo tavolo, e con passo incerto da patibolo.
Considerò l’opzione di una fuga in grande stile e la censurò; poi pensò di alzarsi e salutare Iruka e magari sorridergli, e stringergli la spalla e dirgli che era tutto a posto, e  farsi riscaldare da quello sguardo vischioso di miele e al diavolo, era sempre meglio di niente.
Aveva deciso per il piano B, e aveva già posato la scodella sul tavolo per fargli un cenno di saluto, ma qualcosa nello sguardo di Iruka, o nel suo sorriso o nel modo esitante in cui sollevò la mano, attento a non sforzare troppo il braccio ferito, dovette fargli cambiare idea.
Improvvisamente, Hatake Kakashi si scoprì arrabbiato, arrabbiato col mondo e con se stesso, e con l’uomo che ormai era al suo tavolo, con lui soprattutto. Fu un sentore fulminante, come un gancio ben assestato sulla mascella mentre guardi un bel tramonto, e altrettanto doloroso.  Fu un misto di paura coagulata in grumi di frustrazione,  e nella gelosia assurda per un traditore a cui Iruka aveva prestato compassione, mentre a lui di quell’amore non toccava niente,  niente, e nemmeno un po’ di pietà, perché se Iruka avesse avuto pietà di lui se la sarebbe tenuta stretta, la sua vita, consapevole com’era -come doveva essere- che ogni ferita infertagli dilaniava lui, Kakashi, con il doppio della violenza. E così,quando il maestro si schiarì la gola, non lo degnò di uno sguardo.
- Kakashi-sensei, stai bene.
Aveva una voce impregnata di dolcezza, risuonante di una nota calda di genuina preoccupazione, vibrante. Ed era troppo.
Il Jonin strinse i denti fra di loro, serrò il pugno libero e resse le Tattiche della Pomiciata con quella che doveva considerare una fiera dignità, alzandosi dal tavolo e trascinandosi il suo rancore fuori dal locale, lontano da un Iruka perplesso e ferito.

-Kakashi-sensei!
La voce trafelata del ragazzo lo raggiunse come un’eco fra la pioggia, rimbalzando sulle pareti stagne della sua indifferenza ostentata.
- Kakashi-sensei!
Uno stillicidio. Dal cielo, e poi questo-questo seguirlo, quando era chiaro che non voleva parlargli, che era stanco di girargli attorno come un satellite senza speranza, che ne aveva piene le tasche di lui e delle sue menate da buon samaritano.
- Kakashi-sensei, io volevo…
Non si accorse di essersi fermato, le Tattiche chiuse al suo fianco col suo indice per segnalibro, se non quando la mano di Iruka si posò sulla sua spalla.
-..Volevo ringraziarti. Di tutto.
Aveva la voce tremolante di affanno, il  jonin. Non era capace di stargli dietro neanche per cinquanta metri, e poi gli metteva la mano sulla spalla, e pretendeva che ogni cosa-ogni cosa fosse risolta con un ringraziamento smozzicato. Di tutto, poi.
Si voltò verso di lui con un baluginare assassino in fondo allo sguardo, e l’intento di colpire.
- Non vedo quale possa esserne il motivo.
A fondo.
- Mi pare di aver svolto il mio dovere, che era quello di aiutare un compagno di squadra. D’altra parte non mi pare che tu sia stato all’altezza del tuo compito, Iruka-sensei.  
- …Non pretendo di essere all’altezza del chunin più giov-
- Non credo che tu abbia capito. Non sto parlando dell’eccellenza. Non è eccellenza che pretendo da te; è chiaro come il sole che è al di fuori della tua portata. Mi aspettavo buon senso; mi apsettavo disciplina. Sono tutte capacità  che si richiedono a un chunin meno che medriocre, e tu-tu non ne sei provvisto.
- Maestro Kakashi..
- Credi di essere al di sopra delle regole perché sei  tanto buono. Credi davvero che un sorriso possa, chessoio, redimere i cattivi, beneficiare i giusti, e dare la pace in terra agli uomini di buona volontà, o è solo una maschera? Cos’è, un bisogno irrefrenabile di suscitare pietà? E’ ancora la storia dell’orfanello Iruka che ha tanto bisogno di attenzioni? E’ di attenzioni che hai bisogno, maledizione?
Lo incalzava e tremava di rabbia, e finì per intrappolarlo contro un muro nella gabbia delle sue braccia premute contro la pietra umida.
- Una persona è quasi morta per colpa tua, Iruka. Sei uno sciocco egocentrico, e faresti meglio a rendertene conto.  Non puoi pretendere che il mondo giri attorno a te. Non puoi  pretendere che il mio mondo ti giri intorno.
- Credevo fosse il contrario, Kakashi-sensei.
La doppia sferzata di pioggia e voce calda e rotta  ebbe l’effetto stordente di un anestetico. Stesso rombo alle orecchie, ma  inadatto a sedare quell’amarezza che fu come un brivido sottopelle, quando Iruka lo spintonò, spalla su spalla, superandolo stretto in un dignitoso silenzio, le guance imperlate di pioggia  iridescente.

Leggeva all’ombra di un grosso tiglio, un braccio piegato sotto la nuca a fargli da cuscino. Reggeva le ormai ben note Tattiche a livello d’occhi, un po’ per ripararsi dal sole, un po’ per non dover prendersi la briga di prestare attenzione agli altri occupanti del giardino, bambini ululanti e mamme apprensive e chuunin adoranti inclusi.
Leggeva per non pensare all’ossessione che lo tormentava da tre giorni, e leggeva per sfuggire a un senso di colpa incalzante  pur apendo che non gli sarebbe servito a tenere a bada il desiderio impellente e surreale di applicare sul maestro Iruka le strategie della pomiciata appena apprese.
Leggeva da quarti d’ora interminabili, quando un’ombra gli si piazzò sul volto, costringendolo a sollevare lo sguardo.
- Kakashi.
La voce inconfondibile di Uchiha Sasuke. Si sollevò sui gomiti, si aggiustò il coprifronte.
- Sasuke. Non mi aspettavo di vederti qua..
Gli fece cenno di sedersi accanto a lui.
- Neanch’io, infatti.
..Cenno prontamente ignorato. Il ragazzo bruno si limitò ad accovacciarglisi  di fronte, le mani raccolte in grembo, sul volto i segni dell’incertezza.
- Cercavo te. Per un.. -E qui una schiarita di voce segnò una pausa gravida di tensione- ..un consiglio.
Kakashi non era uomo da stupirsi più di nulla, ormai. Ma -pensò mentre si sistemava seduto, con le gambe incrociate- il fatto che Uchiha Sasuke gli chiedesse un consiglio rientrava decisamente nell’ordine di cose che presagivano un cataclisma naturale di proporzioni cosmiche. Doveva essere un problema davvero serio.
- Ho un amico.. -Esordì il più giovane, l’aria greve come se fosse costretto ad assolvere a un compito spiacevole ma inevitabile- Ho un amico che ha… Una.. Storia con una ragazza. Una ragazza importante, intendiamoci. Una ragazza.. Con le palle, ecco.
- Con le palle..
Gli fece eco il Maestro, le sopracciglia aggrottate e l’aria spiazzata.
- In senso figurato, s’intenda.
- Ovviamente. Prosegui pure.
- Questa ragazza.. Lui… Ci tiene molto. Tanto. Diciamo che… Non ne è innamorato, perché.. E’ un sentimento troppo popolare per lui, insomma, non si piegherebbe mai a queste cose, fa parte di un clan famoso, anche se sterminato dal frat.. Un clan famoso, insomma. Non è innamorato. Ma diciamo che le è molto riconoscente. In fondo, lei l’ha riportato indietro. A casa. Vedi, lui.. Era scappato. Brutto equivoco. Brutta storia. Brutta storia, gli equivoci. Ad ogni modo..
Una breve pausa di Sasuke permise a Kakashi di considerare il fatto che stava parlando davvero troppo, per i suoi standard. L’ipotesi del cataclisma scemò gradualmente nella sua testa, battuta dall’opzione che una strana tecnica di sostituzione fosse stata applicata al ragazzo moro, rapito e rimpiazzato da un ninja logorroico di qualche villaggio sperduto.
- Ad ogni modo.. -Lo invitò a continuare.
- Ad ogni modo, lui vorrebbe davvero dimostrare riconoscenza a quel-a QUELLA ragazza.  Perché la stima. Anche se lei è fastidiosa, e parla a vanvera, e veste di colori improponibili, e mangia sempre lo stesso cibo, e probabilmente fra sei anni sarà più simile a un grosso rospo obeso e arancione che a un essere umano. Però, vedi. Lui-questo.. Questo mio amico, non riesce a non trattarla male. Cioè. Lui vorrebbe  sapersi controllare. Ma ogni volta che la vede, è più forte di lui, non può che ferirla. Lui vorrebbe davvero risolvere questa situazione, perché-perché ogni volta che la ferisce, è come se sentisse un dolore, qui -e si indicò il petto, all’altezza del plesso solare-, e si sentisse..
Un eloquente sospiro pose fine alla spiegazione dell’ultimo degli Uchiha. Speculare, Kakashi trasse un fiato lungo, aggiustandosi il coprifronte sull’occhio scarlatto.
- Penso che il tuo amico dovrebbe limitarsi a parlare con la ragazza.
- Ho appena detto che non ci riesce. -Incalzò quello, e sottolineò il concetto con un’occhiataccia molto Sharingan, che ebbe l’effetto, se non di intimidire Kakashi, almeno di sedare i suoi dubbi circa una possessione demoniaca dell’ex-allievo.
- Mi sembra che non ci sia molto da fare.. -Cacciò un respiro teatrale, prima di portare mano alla tasca laterale della divisa.
Quello che ne uscì era un tesoro senza precedenti, dalla collezione privata di Hatake Kakashi; qualcosa che custodiva da anni, e che difficilmente avrebbe prestato a una persona di cui non si fidasse, o a un bambino non accompagnato dai genitori.
- Il.. -Sasuke annaspava, in un imbarazzo malcelato sotto la maschera di boria.
- Sei abbastanza grande da leggerlo, adesso. Te lo affido perché sono certo che ne farai buon uso.
Poco ci mancò che cori angelici si librassero attorno a loro, nel momento in cui Sasuke si chinò a prendere il volume che Kakashi gli porgeva.
Qualche minuto dopo, chi fosse passato di lì avrebbe visto ex-maestro ed ex-allievo seduti a fianco, a gambe incrociate, leggere rispettivamente le Tattiche della Pomiciata e il Paradiso della Pomiciata, entrambi in Edizione Limitata con sovraccoperta rigida autografati personalmente dal Fu eremita porcello.

- Etchù!
Chiuso nel suo ufficio luminoso, lo Hokage starnutì violentemente, mandando all’aria una pila di relazioni su Missioni S  Supersegretissime.
- Qualcuno deve stare parlando male di me-ttebayo!






Fantastiche note di fine capitolo:

Bene bene bene.
Pare che anche questo sia andato, e, e beh, è il penultimo e personalmente penso che sia troppo breve e che avrei dovuto farne una one shot, che poi sarebbe stata troppo lunga e noiosa e blablabla.
Vorrei ringraziare tutti quelli che hanno letto il primo capitolo, anche quelli che si sono limitati a una scorsa frettolosa; è comunque un'emozione vedere che qualcuno è passato di lì.
Vorrei anche ringraziare le mie commentatrici, aw! >_<

Fuyu: Mrao! *-* E ho detto tutto, bbbella. <3
RedFraction: Mi riempie di onore che tu abbia commentato, dico davvero! °O°  Sono contenta che ti piaccia, e.. Beh, quanto ai Mindless Self Indulgence, non sono proprio una fan, nel senso che li conosco da poco, però mi piacciono, e quando ho finito di scrivere il capitolo ho pensato che il nome si addicesse proprio all'atteggiamento di Iruka, e in un certo modo anche a quello di Kakashi.
Spero ti piaccia anche questo capitolo. E' stato abbastanza veloce, l'aggiornamento? *w*


  
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