Anime & Manga > Detective Conan
Segui la storia  |       
Autore: Irene_Violet    02/06/2020    1 recensioni
[Magic Kaitō/Lupin III]
Fujiko Mine, la donna fatale ha per le mani un obiettivo prestigioso, per mettere le mani sul quale avrà bisogno di tutto l'aiuto possibile, da parte del talentuoso Kuroba Kaitō. Il furto sarà però solo la punta dall'iceberg di un gioco di rivalse, legato al gioiello in questione. Vi auguro buona lettura! -Irene_Violet.
Genere: Commedia, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kaito Kuroba/Kaito Kid, Shinichi Kudo/Conan Edogawa
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

#4 – Chi ha incastrato Lupin III?

 

La caccia perpetrata da Lupin ai danni del suo kōhai dal mantello bianco e cilindro duro oltre le due ore. In modo assolutamente poco ossessivo, seguì quel fantoccio munito di elica, finché non ebbe la convinzione di star girando a vuoto. Stufo il ladro dalla giacca rossa, fece un ultimo giro in auto, per i fatti suoi prima di mettere definitivamente fine alla sua scorribanda per fermarsi in un kombini aperto 24 ore, per prendere qualcosa da mettere nello stomaco. Optò per un paio di panini cinesi ripieni di carne, che si mise a mangiare su di una panchina di un parco, dove finì con l'addormentarsi, risvegliandosi poi il mattino seguente, attorniato da piccioni, che producevano il loro caratteristico verso. Non era stato un caso, ma una scelta. Conoscendoli, i suoi compari sarebbero stati ancora risentiti del modo in cui gli aveva trattati ore addietro e gli avrebbero impedito di entrare per passare la notte nel loro rifugio. Presto gli sarebbe passata, certo, però aveva preferito passare la notte per conto suo, anziché venire cacciato da Jigen e Goemon. Il ladro, dopo essersi lavato il viso nella fontana del parco, si stirò le braccia e si mise in cammino, a bordo della sua fida vettura, decise che la cosa migliore da fare, era tentare di rimettere insieme i pezzi della sua squadra, per poter in qualche modo superare quella situazione, a partire dal tassello più ostico: Fujiko. Aveva indossato un travestimento per ogni evenienza, dopotutto era più che ricercato in quel momento, ci mancava solo venisse individuato da un’agente di pattuglia ed essere costretto quindi a scappare a destra e a manca.

 

Tornò dunque all’hotel Haido, recandosi verso la stanza 315. Non intendeva scusarsi con Fujiko, si sarebbe però guadagnato la sua benevolenza promettendole di rubare un altro gioiello che le piaceva tanto. Gli sembrava senza dubbio un accordo ragionevole. Con convinzione dunque, Lupin si piazzò di fronte alla porta contro cui si era scaraventato bruscamente la sera prima, cominciando a bussare ritmicamente sulla sua superficie.

 

«Fujiko-chan! È mattina!!»

 

Asserì quasi in tono cantilenante. Si aspettava di sentirsi urlare contro di andarsene, oppure di ritrovarsi a dover schivare un pezzo di mobilio, scaraventato dalla donna, per la rabbia. Invece le sue aspettative dopo qualche minuto, vennero disattese. Dalla stanza in questione, sembrava provenire solo silenzio.

 

«Fujiko-chan! Mi spiace per quello che è successo ieri sera. So che avrei dovuto ascoltarti. Se mi perdoni ti prometto che ruberò per te, quel rubino indiano che tanto ti piace! Croce sul cuore»

Rimase per qualche secondo con la mano posta quasi al centro del petto. Ancora niente. Confuso, decise di avvicinarsi alla porta e porvi contro l’orecchio di modo da cercare di capire cosa stesse avvenendo all’interno, posando la mano destra sulla maniglia della porta.

 

«Uhm... strano. Che stia ancora dormendo?» - si chiese, ed in quel momento, spinse in giù, la maniglia e la porta scattò - «Ma guarda, era aperta...» - Lupin ne fu sorpreso e l'aprì un tantino, introducendovisi con la testa, per sbirciare e mormorando - «Con permesso...»

 

Quando ficcò la testa all’interno della stanza, vide subito che il letto era intatto. Forse rifatto da poco o mai disfatto. Dovette scartare anche la possibilità che la donna stesse facendosi una doccia nella stanza da bagno adiacente, perché non proveniva da essa alcun rumore d’acqua. L’uomo alzò un sopracciglio, entrando definitivamente all’interno della camera, chiudendosi dietro la porta e cominciando a perlustrare con lo sguardo, ogni angolo. Sul tavolino di legno erano ancora presenti la bottiglia di Bordeaux dalla sera prima, un calice vuoto, così come un bicchiere di succo di frutta vuoto. Come se nulla fosse stato toccato da allora. Per curiosità aprì le ante dell’armadio, trovandovi i vestiti nonché la valigia della donna al suo interno.

 

«No, infatti… non se n’è andata.»

 

Decise quindi di estrarre il proprio smartphone dalla tasca per chiamare Fujiko, dirle che era nella sua stanza e se si potessero vedere. La chiamata partì, la linea era libera, tuttavia anziché sentire la voce di lei, si rese conto di udire il rumore di una vibrazione poco distante da lui. Era come ovattata, la seguì fino a sollevare un cuscino da sopra il letto, ed appunto sotto di esso, rinvenne il cellulare della donna, dunque interruppe la chiamata, prestando attenzione a ciò che compariva sullo schermo. Era presente una mail non letta sullo schermo, non diretta alla proprietaria del telefono, bensì a lui.

 

«Ah… Però… quindi è così che stanno le cose»

 

Un sorriso intrigato, si fece spazio sul viso di Lupin, riprese il cellulare cercando il numero di Jigen. Quest’ultimo si era fermato a fumare una sigaretta al bancone di un bar, dette uno sguardo allo schermo, prendendo il cellulare con una smorfia.

 

«Che c’è? Hai già capito di aver fatto una sciocchezza delle tue?»

 

«Sì, diciamolo pure; comunque Jigen, qui sembra, che la faccenda sia più intricata di quanto pensassi. Potremmo anche avere bisogno dell’aiuto di un certo genietto di nostra conoscenza.»
 

 

«Ai-chan! Professore!»

 

Ayumi richiamò i suoi amici salutandoli con la mano, in modo da attirare la loro attenzione.

 

«Siamo già in ritardo!»

 

Il dottor Agasa aveva procurato per il gruppetto della squadra dei giovani detective dei biglietti speciali per la première di un nuovo videogioco con protagonista Kamen Yaiba, grazie ad un amico all’interno del progetto che era riuscito a fornire loro i permessi per accedere al gioco in anteprima. I bambini furono da subito entusiasti della notizia, a differenza di Conan e Ai, come al solito naturalmente. Anzi la ragazzina in particolare si era tirata indietro più volte, poiché aveva passato quella notte in bianco, lavorando ancora sul possibile antidoto definitivo contro l’Apotoxina. Tuttavia a causa di innumerevoli suppliche da parte dei ragazzini, si ritrovò con le spalle al muro, finendo così con l’accettare di seguirli, quanto a Conan, era stato obbligato dalla ex scienziata a partecipare, schiaffandogli in faccia la privazione totale di antidoti temporanei per tornare alla sua forma originale. Messa in questi termini, Shinichi si sentì ricattato, ovviamente però allo stesso tempo non vide neppure ragioni per dover tirarsi indietro. Insomma, si trattava solo di giocare ad un videogioco per bambini, cosa poteva mai andare storto?

 

«Sì, sì eccoci, eccoci! Scusate tanto ragazzi!»

 

Rispose il vecchio Agasa, portandosi una mano alla nuca, mentre Ai aprì la portiera posteriore sbuffando, sedendosi al limite del sedile di dietro accanto al ragazzino con le lentiggini; Conan analizzò dal sedile del passeggero l’aria corrucciata della ragazzina dai capelli castano-ramati, non gli ci volevano di certo chissà quali capacità deduttive per capire quale fosse il motivo del loro ritardo, nonché del suo fastidio. Conosceva quell’inventore praticamente da tutta la vita e sapeva benissimo che alle volte si sarebbe perso anche la testa, se non l’avesse avuta attaccata al collo.

«Accidenti professore! Quante volte deve dimenticare la patente, prima di ricordare di metterla in un posto preciso?» - si lamentò Genta, sporgendosi dal sedile di dietro verso il sedile del guidatore.

 

«Per una volta mi trovo d’accordo con Genta-kun. Sarà come minimo la decima volta, solo in questo mese.»

 

Fece notare Mitsuhiko, mentre faceva mente locale per essere sicuro della sua affermazione.

 

«Forse dovrebbe comprare una di quelle custodie con il laccetto. Così può tenerla al collo ed evitare di perderla per casa professore» - propose sorridente Ayumi.

 

«Oppure, finirebbe con perdere anche quello insieme alla patente.»

 

Fu la risposta ironica di Conan, di fronte al tentativo della dolce scolara delle elementari, di dare un aiuto al premuroso dottore. Ai si trovò d’accordo con quell’affermazione e rincarò:

 

«Sì, non c’è dubbio.»

Agasa subì i commenti dei ragazzi con mesta rassegnazione ed un certo imbarazzo, mentre inseriva le chiavi nel quadrante - «Ragazzi, siete davvero tremendi! Sono o non sono la stessa persona che vi ha procurato quest’occasione. Abbiate come minimo un po’ di pietà!»

 

I bambini non dettero tregua invece al povero Agasa, che finalmente stava cominciando a mettere in moto il veicolo. Conan nel frattempo, spostò lo sguardo in strada. Dallo specchietto laterale, notò una macchina parcheggiata alle spalle del maggiolino del professore, lo trovò strano, ma alzò le spalle, magari si trattava di qualcuno che faceva visita ad un conoscente in quel blocco ed aveva posteggiato l’auto in quel punto per comodità. Tra canti dei bambini e discussioni varie di poco conto, giunsero al negozio in cui sarebbe stato smerciato da lì ad una settimana il nuovo titolo per la serie del supereroe mascherato. Per tutto il tempo, Conan si rese conto che quella macchina gli aveva seguiti ad una distanza di sicurezza. Genta e gli altri scesero dalla vettura esaltatissimi, con Hibara che li seguiva a breve distanza, Conan invece rimase volutamente indietro e premette sulle stanghette dei suoi occhiali da inseguimento in modo da zoomare, per capire chi li stesse seguendo.

 

«Che stai facendo?» - domandò di colpo Haibara facendolo sobbalzare.

 

«Come? Io? No, niente...» - scosse il capo il ragazzino occhialuto, ottenendo in risposta un’occhiata perplessa da parte della scienziata rimpicciolita.

 

«Mh… sarà. Allora datti una mossa»

 

Con una lieve scrollata di spalle, la ragazza si voltò avviandosi verso l’interno del negozio, quando Shinichi si voltò nuovamente a guardare nella direzione del veicolo che aveva tenuto d’occhio, non lo ritrovò più, o meglio si ritrovò di fronte un camion intento a scaricare, per cui non riuscì a vedere chi fosse alla guida. Decise dunque di rinunciare ed entrare a sua volta. Per sua fortuna, il negozio era fornito di belle vetrine da cui avrebbe potuto tener bene o male d’occhio la strada. Quel sospetto gli fece perdere qualunque tipo d’interesse, già abbastanza risicato per quell’attività video ludica, per concentrarsi solo sulla sorveglianza. Passò più di una buona mezz’ora prima che qualcosa catturò il suo occhio. Un uomo con cappello vestito di nero, uscì dalla vettura tornata ben in vista, dirigendosi verso un distributore automatico di sigarette, utilizzò dunque nuovamente la funzione di visione allargata che i suoi occhiali li permettevano e sorrise non appena ebbe identificato la persona in questione. Si diresse dunque verso la porta, venendo però fermato dalla voce di Mitsuhiko che lo aveva notato sgattaiolare via.

 

«Dove stai andando Conan-kun?»

«Huh? Eh? Ah-… mi è venuta sete. Vado a comprare una lattina di cola al distributore. Torno subito!»

 

Dicendo ciò, Conan fece una corsa verso la porta, e controllando il passaggio delle macchine, si recò dall’altra parte della strada, da cui comunque, l’uomo in nero si era spostato. I bambini si guardarono tra loro, con aria visibilmente confusa.

 

«Non c’è un distributore proprio qui sul retro del negozio?» - domandò Genta, grattandosi un sopracciglio.

 

«Certo che c’è, il signore ci ha chiesto se volevamo della soda appena arrivati» - confermò Ayumi annuendo.

 

«È sospetto, non trovate...» - commentò Mistuhiko; poi tutti e tre si voltarono a guardare Ai, che aveva trovato una rivista da poter sfogliare, per passare il tempo. Alzato lo sguardo, la ragazzina scosse la testa da destra a sinistra.

 

«Ne so quanto voi, mi spiace.»

 

I bambini rimasero delusi da quella risposta, anche se era la verità, Shiho non aveva idea di cosa avesse attirato l’attenzione del detective liceale e qualcosa le diceva che era meglio per lei e per loro, non immischiarsi in qualunque cosa si trattasse.

 

Conan si avvicinò con fare circospetto, verso l’incrocio con una stradina secondaria, vicino al punto in cui la macchina dell’individuo era stata parcheggiata, molto vicina ai distributori automatici, con l’orologio spara anestetici pronto a colpire. Quando ebbe girato l’angolo, ritrovò l’uomo in questione intento a fumare, con la schiena poggiata contro il muro ed un sorrisetto spigoloso sormontante la barba ispida.

 

«Metti giù quel coso, vengo in pace.» - disse - «Senti, non lo ripeterò una seconda volta: ho bisogno di una mano. Ti va di collaborare?»

 

Conan chiuse con un colpetto deciso lo sportellino dell’orologio, mettendo entrambe le mani in tasca ed alzando lo sguardo verso il “losco figuro” che rispondeva al nome di Jigen Daisuke.

 

«Dipende da cosa si tratta.» - disse il ragazzino, poggiandosi a sua volta con la schiena al muro del vicolo - «Ho sentito le notizie. Pare che Lupin sia stato coinvolto in un furto ed un omicidio. Quanto di vero c’è in questa storia?»

 

«Quasi niente.» - ridacchiò il sicario buttando fuori una boccata di fumo.

 

In questo modo Jigen tentò di spiegare quanto sapeva fino a quel momento sulla situazione concernente Lupin e le false accuse perpetrate a suo danno. Per dirla tutta non è che ci capisse più di tanto, insomma aveva avuto solo poche notizie da Lupin stesso in una telefonata ricevuta quella mattina presto. Aveva detto forte e chiaro che avrebbe aspettato lui ed il moccioso saccente, al bar del hotel Haido City, dove era stato anche la sera precedente, ma che prima doveva andare a prendere una persona che avrebbe fatto parte a sua volta, della chiacchierata.

 

«Mmm… Ho capito. Quindi Mine Fujiko, secondo Lupin, ha preso accordi con KID per rubare il diamante che attualmente è sparito, facendo in modo che la colpa ricadesse proprio su Lupin. Voi avete letto della notizia del preavviso inviato all’emittente Nichiuri e lui ha pensato bene di tornare in Giappone, per avere spiegazioni. Il furto ha avuto successo, ma è saltato anche fuori un cadavere. Tu però dici che lui non è coinvolto nella morte di quell’uomo, bensì qualcuno… forse Fujiko, è coinvolta anche in questa parte della faccenda, ed ha fatto in modo di far ricadere anche questa colpa su Lupin, in modo che il cerchio si stringesse attorno a lui; questo almeno fino a questa mattina, quando ti ha chiamato dicendoti che teme che la donna sia stata rapita o sia stata in qualche modo “tradita”, ed ha aggiunto di avere le prove per sostenere questa tesi, dico bene?»

 

«Sì, in breve è una cosa del genere.» - confermò Jigen, finendo la sigaretta, gettando il mozzicone a terra per spegnerlo del tutto.

 

«DI che prove parlava, te lo ha detto?»

 

«No, c’è lo dirà lui non appena saremo lì. Sali in macchina.»

 

Il tono brusco del pistolero dette un certo fastidio a Conan, che però decise bene di seguirlo. Fin ora non si era interessato alla faccenda per mancanza di informazioni; data però la richiesta diretta a lui e la grande opportunità che gli si profilava di potersi immischiare in quella vicenda, non si sarebbe fatto pregare più del dovuto.

 

«Va bene, come vuoi tu Paparino!» - sorrise lui, aprendo la portiera, salendo in auto e mettendosi la cintura di sicurezza.

 

«Ehi… non chiamarmi mai più in quel modo. Mi pare di avertelo già detto..»

 

Durante il tragitto, che Conan riconobbe li avrebbe portati nella zona i Haido, decise di fare una telefonata all’agente Takagi spacciandosi per Kogorō, in modo da tentare di farsi dare più dettagli possibili riguardo alla vittima e le circostanze del ritrovamento del cadavere, arma del delitto e stranezze che avessero potuto notare e risultassero per lui necessarie da assimilare.

 

Intanto Lupin di rientro dalla sua missione,era riuscito a pescare il suo secondo ospite alla tavola rotonda da lui creata, ed ora si stava godendo un meritato bicchiere di Whisky e qualche tiro di sigaretta, mentre il secondo uomo, tamburellava nervosamente con le dita con accanto a sé una tazza di caffè bollente ed una fetta di torta al cioccolato con su della panna montata. Il ladro dalla giacca rossa, guardò di sfuggita l’orario sul proprio orologio da polso, quando finalmente il suo compare ed il ragazzino si palesarono all’interno della struttura. Il travestimento di Lupin consisteva in una semplice parrucca riccioluta quasi al limite dello stile afro ed un paio di baffi sottili, che appena vide, Jigen non riuscì a trattenersi dal deriderlo.

 

«Però, sapevo che eri disperato, ma non immaginavo arrivassi a tanto.»

 

«Ha ha, molto spiritoso Jigen. Guarda che altro che questi capelli, dovrei avere una parrucca punk per rispecchiare il mio stato d’animo in questo momento.»

 

Il cecchino ordinò un bicchiere di liquore ed un caffè freddo per Conan che si sedette alla destra di Lupin ed alla sinistra del ragazzo che continuava a tamburellare con le dita sul bancone, spizzicando la sua ordinazione di tanto in tanto.

 

«Allora, cos’è questa storia di Fujiko? Come fai a dire che ora è anche lei una vittima di qualcuno?»

«Come sei impaziente amico, non vuoi prima che ti racconti come si sono svolte le cose?»

 

«Non mi interessa! Io non vorrei neanche essere qui Lupin!» - ci tenne a precisare Daisuke, sbuffando - «Comunque dì quello che devi dire e fallo anche alla svelta. Così posso tornare a farmi i fatti miei quanto prima.»

 

Sul viso di Lupin si disegnò una lieve smorfia, evidentemente era ancora risentito per il modo in cui l’aveva trattato. Ci pensò Conan però ad impedire un ulteriore chiarimento, tirando la manica del criminale internazionale per attirare la sua attenzione.

 

«Scusa un attimo…» - l’uomo con le basette batté ripetutamente le palpebre, quando incontrò un viso corrucciato nella persona del detective rimpicciolito - «Va bene chiedere il mio aiuto, perché apparentemente qualcuno sta tentando di incastrarti, ma c’era bisogno anche di questo?!»

 

Conan si indicò alle spalle, dove una fotocopia di sé stesso, stava bevendo in maniera disinvolta un sorso dal suo caffè, indirizzando uno sguardo infastidito nei confronti del collega con la giacca rossa.

 

«Ah, lui...» - rispose Lupin - «Sì… purtroppo… è necessario. Per quanto non piaccia neppure a me.»

 

«Ti ringrazio di cuore» - fu la risposta sarcastica di Kaitō a quell’affermazione.

 

«E tu!» - ringhiò quasi nei confronti del suo nemico giurato Shinichi - «Con tutte le facce che potevi prendere in prestito, dovevi usare proprio la mia?!»

 

Kaitō a quel punto ruotò gli occhi con un sorrisetto divertito - «Non ci crederai, ma mi torni molto utile alle volte, caro il mio grande detective. Non potevo certo presentarmi in ghingheri con la scusa di dover prendere un caffè con voi, ti pare?»

 

A Kaitō dunque fu riservata un’occhiataccia deliberatamente ignorata; Jigen in quella situazione era l’unico in grado di ridere di fronte a quella scena. Lupin in ogni caso si costrinse a prendere in mano la situazione, come avrebbe fatto dall’inizio, schiarendosi la gola.

 

«Bene, ed ora che abbiamo chiarito le nostre posizioni, passiamo alle cose serie»

 

Lupin estrasse dalla tasca della propria giacca il cellulare di Fujiko ed il proprio computer portatile, collegando i due con un cavo USB, cominciando la procedura di hacking del dispositivo.

 

«Prima che vi dica perché vi ho radunati qui, che come potete immaginare ha a che fare con Fujiko… dovremmo ricapitolare a grandi linee ciò che sappiamo. In particolare mi riferisco a te, ladruncolo da due soldi, scommetto che sai un sacco di cose su questa faccenda. Lei ti avrà pur condiviso con te delle informazioni per permetterti di rubare quel gioiello, senza troppi problemi.» - lo imbeccò dandogli un rapido sguardo con la cosa dell’occhio, mentre premeva vari tasti, inserendo comandi utili ad intrufolarsi nel sistema dello smartphone della ladra.

 

«Sì, mi ha detto delle cose in effetti. Ad esempio che voleva incastrarti per il furto...»

 

«E ci è riuscita benissimo, ti pare» - commentò Jigen, bevendo il suo drink.

 

Kaitō proseguì - «Ha prodotto lei il finto biglietto di preavviso, inviato alla Nichiuri. Aveva su di una chiavetta varie informazioni dalla piantina del porto, fino anche ai più piccoli dettagli sul Fiorentino. A quanto ha detto non si è occupata lei del posizionamento del diamante e della spedizione, ha nominato un “collaboratore” che lavora all’interno della ditta di spedizioni che si occupava del carico; però non ha aggiunto niente di più in merito. Non ha mai accennato ad un omicidio. L’unico momento in cui ha parlato di quel Yazici Erol, è stato illustrandomi il background del gioiello.»

 

Conan si fece pensieroso, soppesando attentamente le parole di KID - «Quindi… parrebbe non essere coinvolta nell’omicidio a prima vista, mentre esiste un fantomatico “collaboratore” misterioso, che lavora nella ditta che si è occupata del carico» - il ragazzino prese dunque il cellulare, scorrendo tra i messaggi, per controllare le informazioni per evitare di riferire qualcosa di errato - «L’agente Takagi mi ha detto per telefono che si tratta di un’agenzia di import-export europea, con diverse filiali sparse nel continente, con agganci anche qui in Asia. Stando alle referenze del carico… proveniva dalla Bretagna, la stessa regione in cui la vittima aveva organizzato un viaggio di piacere. Quel che è certo, è che ha avuto molte informazioni sul tuo conto: l’assassino ha usato per uccidere una Walther P 38, come la tua Lupin.»

 

«Sappiamo anche chi ha “incartato” il cadavere già che ci siamo, ci risparmieremmo un sacco di fatica»

 

«Bé, quelli della polizia, si sono messi in contatto con il responsabile delle distribuzioni. Ha fornito la sua collaborazione, penso ci vorrà del tempo per confermare il coinvolgimento dell’azienda o di ulteriori individui, in questa faccenda trattandosi anche di un caso, ormai internazionale.»

 

Fu la risposta di Conan rispetto alla battuta di spirito di Jigen.

 

«Però sappiamo che questo tizio ha legami con Fujiko. Devono essersi incontrati o quanto meno essere stati in contatto. Se riuscissi a risalire al dispositivo da cui ha inviato i messaggi, potremmo anche essere a cavallo.»

«Messaggi? Quali messaggi?» - domandò Conan.

 

«Oh, già finito con le rivelazioni scottanti pivello? Bene, tocca a me!»

 

Per tempo Lupin rese visibile la schermata del cellulare sullo schermo del suo portatile, con una mail aperta da un contatto anonimo, che Conan si spese per leggere ad alta voce:

 

Egregio signor Lupin III,

Probabilmente avrà molte domande da porre alla signorina Fujiko, mi sento in dovere di informarla del fatto che non potrà risponderle in tempi brevi. Purtroppo ha avuto un grave incidente. Non è in pericolo di vita, tuttavia se vuole assicurarsi in maniera più concreta della sua sopravvivenza, le consiglio di portare con sé il diamante conosciuto come “Giallo Austriaco”, questa notte alle 23:30, presso lo stesso molo del porto in cui ha compiuto il furto. Lei è ricercato, per cui mi sembra ovvio non vorrà coinvolgere le forze dell’ordine in questo scambio, le consiglio caldamente di venire da solo. Risparmierà ad entrambi spiacevoli inconvenienti”.

 

In allegato c’erano varie immagini di un auto distrutta, con all’interno il corpo di una donna, che poteva sembrare senza il minimo sforzo Mine Fujiko. Uno degli scatti, mostrava il suo volto in primo piano, zoomato di molto ed un po’ sgranato, ma che sembrava corrispondere proprio al suo viso e inoltre non erano ritoccate, per cui non c’era ombra di dubbio a riguardo. Lupin mostrò anche il messaggio precedente di addio, inviato dallo steso contatto la sera prima.

 

«Dunque, che ve ne pare?» - domandò sia al ragazzino ed il collega ladro.

 

«Hai dedotto da questi messaggi che Fujiko sia una vittima?» - chiese Jigen con aria perplessa - «Non pensi potrebbe essere un altro modo per fregarti, anziché un ricatto da parte di qualcuno»

 

«Non penso avrebbe molto senso, se fosse come dice» - intervenne Kaitō, attirando lo sguardo del cecchino e del piccolo rivale - «Ieri sera, sono venuto in questo stesso Hotel ed ho consegnato a Fujiko-san il diamante che avevo rubato impersonando Lupin, non avrebbe motivo per farselo riconsegnare da Lupin stesso non credete?»

 

«Hmph… per umiliare Lupin, quella farebbe questo ed altro!»

 

«Anch’io la penso come lui» - ribatté Conan convenendo con KID - «Oltre al fatto che non sarebbe logico. Credo che le foto siano autentiche. Potrei chiedere per sicurezza all’agente Takagi di informarsi su eventuali incidenti avvenuti, con una macchina simile, da queste parti; senza contare che troverei molto strano che la persona che ha ottenuto il diamante, chieda a qualcuno di “portarglielo”. Insomma avrebbe potuto nasconderlo ovunque per poi tornarlo a prendere in un secondo momento. Questa a me sembra quasi la richiesta di qualcuno… che non sa dove si trovi il gioiello oppure si aspetta sia ancora nelle mani dell’esecutore del furto.»

 

«Ha senso...» - mormorò Lupin.

 

«Senti, per curiosità, quello è il suo cellulare?» - chiese Conan, facendo capire si riferisse a Fujiko, con il pronome personale. Egli annuì, dunque il bambino proseguì chiedendo - «E si può sapere dove l’hai trovato?»

 

«Nella sua stanza, sotto un cuscino.»

 

«E la porta della stanza era aperta?» - chiese ancora il piccolo.

 

«Sì esatto. Ma perché tutte queste domande inutili genietto? Non abbiamo mica tutto il giorno. Vorrei solo capire chi mi ha tirato fango addosso e se Fujiko è realmente in pericolo oppure no. Non ti ho chiamato qui per perdere del tempo prezioso!»

 

Il detective ruotò gli occhi infastidito - «Non è una perdita di tempo! Conferma la mia teoria ed a dispetto della tua facciata, dovresti esserci arrivato da un pezzo se è così. Vedi?» - disse il ragazzino, andando ad ingrandire una delle immagini - «Quella non è la chiave della stanza di questo albergo? E ovvio che la stessa persona che vuole mettere le mani sul diamante, l’ha usata per introdursi nella stanza della donna, nascondendo il cellulare. Probabilmente avrà anche cercato il gioiello, fallendo...»

 

Attaccò dunque KID, completandone il ragionamento - «Pensando quindi che non doveva essere ancora entrato in possesso della ladra, come aveva inizialmente ipotizzato, ne ha dedotto quindi dovesse trovarsi ancora nelle mani di Lupin e rendendo necessario uno scambio di questo tipo.»

 

L’espressione di Lupin a quel punto si illuminò di colpo - «Ma certo, Fujiko l’ha nascosta, in risposta al tuo scherzo idiota con il registratore! Ecco perché quel tale non l’ha trovato pur avendo avuto acceso alla sua stanza d’albergo.»

«E nel chiedere a Fujiko dove ha messo il diamante, lei avrà risposto scaricando la responsabilità su di te, come sempre.»

 

Arsené ebbe un moto di fastidio, in ogni modo cominciò a lavorare per rintracciare la fonte da cui provenivano i messaggi. Come riteneva più che prevedibile, provenivano da un cellulare usa e getta, per tanto non erano rintracciabili e quindi tentare di proseguire in quella direzione si sarebbe rivelato infruttuoso di partenza.

«A proposito, neppure io sono riuscito a trovarlo, il diamante… tu invece?»

Kaitō scosse la testa - «Non c’è n’era traccia, purtroppo» - disse.

Esternò un leggero sospiro, mentre Jigen decise di rincarare la dose con un ennesima affermazione sarcastica.
 

«Dunque ricapitolando: hanno sfruttato il tuo nome per rubare un gioiello, sei sospettato di omicidio di uno che non hai mai visto in vita tua, ed ora devi trattare con un tizio di cui non sai niente, probabilmente alleato di Fujiko che ti chiede di prendere quel diamante e consegnarglielo per chissà quale motivo. Un diamante che per giunta, noi non abbiamo. Eh sì, è proprio come dici tu Lupin, siamo proprio a cavallo. Su di un cavallo cieco ed imbizzarrito direi.»

 

Il sicario esternò una risatina finendo il suo drink ed allontanandosi, proprio in quel frangente, i cellulari di Kaitō e Conan notificarono ai rispettivi proprietari l’arrivo di una mail. Il viso del detective occhialuto s’illuminò con un sorriso furbesco, rispondendo alla precedente affermazione di Jigen:

 

«Mi dispiace contraddirti Paparino, ma potremmo avere davvero qualcosa in realtà. Quando Takagi ha nominato questo “responsabile della distribuzione”, visto quanto era rimasto sul vago, ho pensato bene di chiedergli di approfondire ed a quanto pare è saltato fuori un nome...»

 

«E qualcosa mi dice grande detective, che si tratta dello stesso, scovato dal mio complice un momento fa dopo una ricerca sul nome della ditta impressa su quelle casse di vongole importate.»

 

Il mago dette un counter a partire da tre, e giunti all’uno, i due girarono i rispettivi cellulari nella direzione dell’altro. Non c’era dubbio fossero giunti al medesimo risultato, che Lupin si sporse a sbirciare, visti i sorrisi marcati disegnatisi sulle labbra dei giovani.

 

««Thomas Benjamin»»

 

Anche il ladro in giacca rossa, sorrise divertito. Finalmente avevano una pista concreta. Iniziò in primo luogo a tentare di rintracciare delle e-mail che contenessero al proprio interno il nome “Thomas”, ma non ebbe fortuna. Rese dunque visibili tutte quelle cartelle che Fujiko poteva aver nascosto sul dispositivo, non trovando purtroppo per lui, nulla di utile. L’uomo che ha voluto mantenersi nell’anonimato, aveva prima pensato bene di cancellare ogni tipo di dato anche solo vagamente compromettente da quello smartphone, però quello non era di certo un buon motivo per il quale arrendersi. Mentre aspettava che Jigen giungesse all’hotel con il ragazzino, lui ed il ladruncolo dal mantello bianco, avevano perquisito attentamente la stanza n° 315, con non pochi attriti, ma molta cura, rintracciando una pendrive copiata da Lupin su di un hard disc esterno. Dall’analisi dei file contenuti all’interno – ovvero quelli precedentemente raccolti da lui stesso, più alcune modifiche recenti – non era saltato fuori nessun “signor Thomas”; questo perché Fujiko esattamente come lui non era una sprovveduta. Appurato di non riuscire a ricevere nuove informazioni da quel telefono, il principe dei ladri collegò ad una seconda porta USB del portatile una specie di chiavetta, pescata da una tasca interna della giacca.

 

«Sapete cosa fa di un buon ladro un mago eccezionale?» - fece una piccola pausa, assicurandosi di aver catturato l’interesse di entrambi i liceali - «L’avere sempre… un asso nella manica!»

 

Detto ciò, ebbe accesso al motore di ricerca web, inserendo una certa e-mail, richiedendo però assistenza per la password dimenticata, cambiandola così da poter effettuare tranquillamente l’accesso una volta inserito il codice di verifica arrivato sul cellulare che aveva a pochi metri da sé. Intanto i due ragazzi di età diversa e fisicamente pressoché identici, dimostrarono di non aver apprezzato la battuta, specialmente Kaitō che in quanto prestigiatore si sentì punto sul vivo.

 

«Ma dai… dici sul serio?»

 

«Però come siamo permalosi; intendevo che bisogna avere sempre a portata di mano gli strumenti giusti e non bisogna mai darsi per vinti. Ma soprattutto… Prima regola di un ladro: fare sempre una copia di potenziali dati sensibili, lì dove nessuno potrà mai distruggerli.»

 

Accedette dunque al servizio di archiviazione digitale collegato a quella specifica e-mail, trovando varie cartelle criptate e protette da password. Se avesse dovuto fare tutto da solo, andando a tentativi ci avrebbe messo un’eternità, lo sviluppo della tecnologia aveva reso la vita più semplice anche ai ladri: la chiavetta inserita nella porta USB difatti conteneva un software in grado sia di rintracciare password,che di decrittare ogni genere di dati. Avrebbe dunque con un solo programma ottenuto ogni sorta di conversazione e file che la collega si era premurata di rendere inaccessibili, gli bastò inserire i dovuti input all’interno di quel piccolo gioiellino, che emetteva una soffusa luce blu ed aspettare la fine della procedura. Nonostante avessero competenze informatiche i due ragazzi rimasero in silenzio a guardare il Lupin procedere attraverso le varie operazioni; Kaitō non aveva bisogno di un armamentario simile che poteva agire da remoto, preferiva decisamente muoversi sul campo, correndo qualche rischio in più, avendo però anche la certezza di non lasciare tracce facilmente rintracciabili dagli esperti del settore, per Conan fu comunque un informazione utile da scoprire, sia mai avesse potuto tornargli utile contro l’organizzazione conoscere le applicazioni di un aggeggio di quel tipo. Dopo un’attesa di circa una quindicina di minuti, il processo era completo e Lupin ebbe finalmente accesso alle cartelle, sperava colme di segreti appartenenti alla sua maestra d’intrighi preferita.

 

Bastarono pochi secondi di ricerca perché individuasse una cartella corrispondente al nome di quell’individuo, tutto sommato quindi non aveva speso del tempo inutilmente. Forte di questo fatto, mentre Jigen era intento a consumare una sigaretta, Lupin che i suoi due compari acquisiti, cominciarono a ricercare tra i documenti accumulati da Fujiko, la quale era stata previdente, passando a setaccio Thomas Benjamin, come anche le informazioni sulla vittima Yazici Erol. Ci misero una buona mezz’ora per leggere il materiale accumulato, e quando Lupin chiuse il coperchio del portatile voltandosi nei confronti del suo collega e del piccolo detective, i tre avevano pressoché la medesima espressione: quella di chi è consapevole di poter finalmente affrontare un nemico a viso aperto.

 

«Signori… visto che il nostro amico ha tutta questa voglia di vedermi stasera, gli daremo ciò che vuole. Prevedo una batteria di scoppiettanti fuochi d’artificio. Tenetevi pronti.»
 

 

Il molo era attorniato da una sottile nebbiolina. Dava un’atmosfera più misteriosa al luogo e benché non sarebbe stata in grado di nascondere la presenza di ulteriori individui tra i vari cassoni semi vuoti e le poche barche a motore attraccate, era comunque in grado di far correre un brivido lungo la schiena a causa ovviamente delle particelle d’acqua in sospensione nell’atmosfera, In quell’ambiente, Lupin III, con le mani ben affondate nelle tasche frontali dei suoi pantaloni, con una postura composta nonostante il gran freddo della sera, fece il suo ingresso dall’entrata principale, dopo aver forzato i catenacci ed i lucchetti di sicurezza presenti all’ingresso, avanzando a passo deciso sul cemento, fino a raggiungere la zona di scarico dove era avvenuto il furto del Fiorentino ed il successivo ritrovamento del cadavere. La zona era ancora recintata dal nastro giallo, e l’uomo dalle basette pronunciate, non appena fu giunto a destinazione, stando attento a non avere accesso alla zona inscritta in quel perimetro, cominciò a guardarsi intorno con circospezione. Sembrava davvero non esserci nessuno lì oltre a lui. Dette un’occhiata fuggiva all’orologio: segnava le 23:25, era in anticipo, quindi non c’era poi nulla di strano in quella desolazione. Fece avanti ed indietro lungo la linea verticale tirata dal nastro giallo. La scientifica ed i poliziotti avevano ripulito ogni traccia del corpo, sembrava quasi come se non ci fosse mai stato, anche il carico era stato ovviamente portato via, il nastro era lì probabilmente per precauzione, per intimare agli operai di non avvicinarsi troppo a quell’area la mattina seguente, quando sarebbero tornati a lavoro; un omicidio per quanto orrendo, non fermava di certo l’economia di un mondo che gira ormai, solamente attorno alle ricchezze. Passarono ormai cinque minuti buoni e dell’individuo misterioso ancora nessuna traccia.

 

«Hmph! Che tipo… Prima mi impone un orario e poi questo tale è il primo a non rispettarlo.» - sbuffò l’uomo, generando una lieve condensa in aria - «E poi dicono che sono i ladri a non essere persone affidabili...»

 

Dopo dieci minuti di attesa finalmente, qualcosa si mosse in quell’area tranquilla. Il rumore di un motore divenne udibile, una lancia si avvicinò alla banchina del porto, quando l’imbarcazione si fermò, un uomo con indosso un completo elegante, vi scese dopo essersi assicurato che la sua barchetta fosse ben ferma, con una mano in tasca e l’altra lungo il fianco, avente dei capelli castani tagliati molto corti ed in viso aveva un paio di baffi folti e ben curati, con indosso un completo marrone, una camicia azzurrina, una cravatta blu scuro e scarpe di un marrone lucido, si avviò verso il centro del molo, per porsi esattamente in parallelo rispetto al principe dei ladri. Lupin sorrise a quella vista, ed estraendo la mano destra dalla tasca, fece un cenno alla figura dell’uomo. Nel palmo teneva una scatolina di colore lilla, al cui interno era stato posizionato, il Fiorentino, coccolato da una soffice imbottitura di tessuto.

 

«Salve!» - salutò il ladro - «Immagino sia lei l’uomo misterioso che mi ha fissato questo incontro, è stata una fortuna per lei che non avessi programmi per la serata. Le ho portato il diamante! Però credo ci sia qualcosa che manca, lei non crede?»

L’uomo esternò una lieve risatina - «Se è alla signorina Fujiko che allude, non si preoccupi, sta benissimo. Quello della mail, non era altro che un bluff. In questo momento, starà brindando alla sua salute, su di un volo diretto per Parigi, con del delizioso vino rosso. Passiamo alle cose serie. Non avrei mai immaginato di poter operare uno scambio con un uomo della sua levatura. Il famigerato Lupin III, sono davvero onorato.»

 

Con il suo fare ironico, il citato Lupin, compì un inchino accennato, sorridendo - «Oh, lei mi lusinga, ma passando per Fujiko, non potrà dire certo si tratti di un incontro casuale; ad ogni modo, anch’io sono lieto di conoscere colui che ha avuto la faccia tosta di incastrarmi...» - fece una piccola pausa, prima di aggiungere - «Dico bene, signor Thomas Benjamin?»

 

Intercorse un breve silenzio tra i due in cui si fissarono in silenzio, con dei sorrisi spavaldi incastonati sulle labbra.


«Molto bene. Vedo che ha avuto modo di prendere informazioni sul sottoscritto. Se è così, possiamo anche scoprire le carte, non crede anche lei? Sappiamo entrambi che nessuno dei due ha deciso di venire qui disarmato. Ho dei mercenari appostati in quei cassoni che la tengono sotto tiro da quando ha messo piede sul molo e potrei scommettere la testa che anche lei ha portato con sé degli amici. Mi lasci indovinare? Jigen Daisuke è qui per coprirgli le spalle. Mi porti il diamante e cerchi di non fare scherzi, lo dico per il suo bene.»

 

Thomas sembrava molto sicuro di sé, ma anche Lupin non era da meno. Pareva piuttosto tranquillo.

 

«Non si preoccupi, anzi. Non mi muoverò di qui e lei avrà il suo gioiello. Prima però vorrei rispondesse solo ad una domanda: Perché si è dato tanto da fare per incastrarmi? Le ho per caso fatto un torto di cui non sono a conoscenza? Anche se mi sembra piuttosto strano, visto che non sapevo neppure chi fosse lei, fino a qualche ora fa.»

 

L’uomo nel completo marroncino, ghignò di fronte a quell’interrogativo - «Perché no. Non abbiamo fretta. Glielo spiegherò, merita una spiegazione. Dopotutto mi ha riportato ciò che era mio di diritto. Mi pare il minimo soddisfare la sua richiesta»

 

Thomas portò una mano verso la tasca posteriore dei suoi pantaloni, allora Lupin fu subito invogliato a fare la medesima cosa, per recuperare la sua pistola con la mano libera e quindi un certo margine di “vantaggio”, salvo vedersi giungere addosso diversi puntatori laser mirargli alla fronte, allo stomaco ed al cuore. A quanto pare quello dei mercenari non era un bluff, aveva davvero dei tiratori appostati nei paraggi.

 

Tsk...”

 

Sollevò dunque la mano sinistra in aria, in modo da renderla ben visibile dall’altra parte - «Va bene… va bene. Stiamo calmi. Se ha tanta fretta, posso consegnarle il diamante subito, anche perché ho la netta impressione, lei abbia intenzione di uccidermi una volta concluso il suo racconto...»

 

«No, assolutamente, non guadagnerei nulla dal toglierla di mezzo Lupin; però vorrei fosse ben chiaro a lei ed al suo collaboratore, che ogni mossa azzardata ha un prezzo. So ciò di cui siete capaci e dal momento che non voglio sorprese, mi permetta di prendere queste piccole precauzioni. Non voglio ritrovarmi una pallottola in corpo, tanto quanto non lo vuole lei.»

 

Il ladro dalla giacca rossa, sorrise spigolosamente inclinando appena il capo da un lato - «Abbiamo una cosa in comune… neppure io sono un’amante delle sorprese.»

 

Lupin si dette un rapido sguardo attorno, il tale non aveva torto, anche Jigen si era appostato in quello spazio, più precisamente nel magazzino, a bordo in un muletto. Stava ascoltando la conversazione tra l’uomo ed il suo amico, grazie ad una trasmittente che ladro KID aveva applicato sul retro della cravatta del collega, fornendogli un auricolare per l’ascolto. Sapeva di dover entrare in azione non appena avrebbe sentito affermazioni di sgomento o eventuali spari. A proposito di KID, era riuscito a nascondersi sfruttando la presenza di un telo posizionato su un gruppo di scatoloni disposti sul molo, per cui avrebbe potuto intervenire, appena le cose si sarebbero scaldate a dovere.

 

«Ne sono lieto, dunque, cominciamo dal principio. Parliamo del gioiello che sta tenendo in mano e di come abbia distrutto un’amicizia, portandoci quindi davanti a questo epilogo.»

   
 
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Detective Conan / Vai alla pagina dell'autore: Irene_Violet