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Autore: _SweetCherries_    05/06/2020    0 recensioni
Melanie, 19 anni, frequenta il Los Angeles Southwest College. Ama divertirsi ed è quel tipo di persona che non si butta mai a terra grazie al suo forte carattere e, molto spesso, menefreghista. Ma pian piano tutto inizia a cambiare e Melanie dovrà fare i conti con il suo passato, a causa di avvenimenti ed incontri che stravolgeranno la sua quotidianità. Un passato dal quale cerca di scappare, ed un altro pieno di verità non dette. Dovrà fare i conti con le sue convinzioni ,che inizieranno a vacillare, con le persone che entreranno nella sua vita e contribuiranno a stravolgerla, ma soprattutto: con la verità.
Genere: Mistero, Romantico, Thriller | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Altri, Harry Styles, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Harry's Pov

Mi tocco il labbro dal quale fuoriesce il sangue e faccio una smorfia: odio il sapore del sangue. Da piccolo tutte le volte in cui mi cadeva un dente e quel liquido rosso si impossessava della mia bocca, passavo minuti interi a sciacquarmi con l'acqua.

Continuo ad allontanarmi dagli altri fino ad arrivare alla mia macchina, che ho lasciato stamattina nel parcheggio; non ho voglia di continuare a restare lì a comunicare a Melanie il mio silenzioso dispiacere nell'aver goduto a picchiare quel tizio ancora sconosciuto, se non per il suo nome.

Che poi che razza di nome: Noah. Un unico suono di quattro lettere; nome irrilevante e inutile come la persona alla quale appartiene. Non so perché io abbia iniziato a colpirlo, è accaduto tutto troppo velocemente. Il minuto prima Noah metteva la sua lurida mano sul viso di Melanie, e il minuto successivo il suo pugno aveva già colpito il mio viso. Forse da questo è iniziato tutto: si è permesso di toccarmi, e cosa più importante di toccare lei. Era da tanto che non provavo la sensazione di adrenalina dopo aver tirato un pugno come si deve; gli unici pugni che tiravo ultimamente erano rivolti a Zayn, e di certo non per farlo male, solo per provocarlo.

Sono felice di sapere che la mia mano sia ancora in grado di chiudersi e tirare un pugno degno di tale nome, spero che anche Noah se ne sia accorto: i miei pugni sono eccezionali.

Mentre mi perdo ad ascoltare i miei pensieri, accendo il motore e vado via. Accendo la radio per non dover subire il dolore che mi provoca il mio cervello che lavora per elaborare l'ultimo episodio - e che mi sta facendo venire un mal di testa allucinante- ma la musica proveniente da essa peggiora ancora di più la situazione.

"Al diavolo!" sospiro mentre spengo l'aggeggio.

Voglio solo tornare a casa e provare a rilassarmi. Non sta andando niente come doveva andare; e la mia testa non aiuta se continua a ripropormi tutte le frasi accennate da Noah su Melanie.

Cosa voleva dire con "ti rovinerà la vita"? E cosa può interessare a lui se davvero fossi stato il suo ragazzo...? Non dovrebbe essere di certo un'informazione a lui dovuta, anzi...meno sa, meglio è. Non voglio vederlo vicino a Melanie e non deve entrare nella sua vita. Solo perché lei non sembra volerlo ovviamente, non per altro. Questo mi sembra il motivo più grande per allontanarlo.

Ho già molti pensieri per la testa, non voglio aggiungerne altri perché Melanie ha conoscenze turbolente, anche se non dovrebbe neanche importarmene più di tanto. Ma ormai le mie azioni si contrappongono ai miei pensieri e non riesco a gestirle come si deve. Mi sto cacciando in un casino più grande di me e non so come ne uscirò fuori.

"Sempre meglio, Harry. Continua così, mi raccomando." Ci mancava soltanto la voce della coscienza ora, grandioso.

Quando il tragitto in macchina finalmente termina; parcheggio l'auto di fronte casa e scendo chiudendo la portiera dietro di me con una leggera violenza.

Supero il cancello ed afferro le chiavi aprendo la porta, poi entro. Vado spedito in bagno per togliermi questo sapore di ferro arrugginito dalla bocca, lavando i denti con il mio dentifricio alla menta, che tra parentesi ha un sapore così forte che non c'è bisogno di fare tanti lavaggi. Spazzolo più volte i denti, prima quelli superiori e poi quelli inferiori, poi ai lati; strofino bene anche sulle gengive per poi sciacquare e avere finalmente la bocca ripulita.

Successivamente prendo dell'acqua ossigenata e disinfetto la vera parte danneggiata, ossia il mio labbro. Mi accorgo di avere fame, la pausa pranzo fatta al college è passata da tempo, ho lo stomaco vuoto.

Attraverso il corridoio e giungo in cucina, aprendo il frigo ed estraendo un frutto.

Ho voglia di zuccheri.

Nel mentre gusto la mia mela fresca beatamente, sento il motore della macchina di Zayn parcheggiare. Mi affaccio alla finestra che dà sulla strada e lo vedo scendere insieme a Kylie verso l'abitazione di quest'ultima; vorranno stare di sicuro un po' insieme come sempre, e io sono felice di sapere che potrò rimanere da solo con i miei pensieri nel silenzio più assoluto di questa casa ancora per un po'.

Finisco di assaporare la mia mela, e poi per sbaglio abbasso lo sguardo sulla mia camicia rendendomi conto che è ancora sporca di sangue. In questo momento mi ritorna in mente l'episodio accaduto, ma soprattutto quella ragazza che con la sua voce carica di sensi di colpa mi chiede cosa ho fatto.

"Non ho fatto niente di cui mi sono pentito, Mel. O almeno, non ancora".

----

Alla fine ho passato il pomeriggio a deprimermi sul letto, credo che ad un certo punto mi sia anche addormentato; ma non ne sono certo, ho ricordi confusi mischiati a ciò che stavo pensando e a ciò che forse ho sognato, non ne ho idea. L'unica cosa che so - ed è abbastanza certo- è che sto impazzendo. Dopo aver finito la mia mela e aver mangiato qualche altra schifezza, successivamente sono andato in camera per cambiare la mia povera camicia bianca, sporca del mio stesso DNA che continuava a darmi il voltastomaco.

Per un certo lasso di tempo mi è balenato in testa il pensiero di chiamare Melanie; tra i motivi che avevo deciso di prendere in considerazione per giustificare me stesso della chiamata improvvisa, avevano vinto due motivi: il primo, perché io ho il diritto di sapere chi sia realmente il tizio da cui ho preso pugni per difenderla; il secondo, per sapere come sta lei dopo tutto l'accaduto.

Alla fine non so se per fortuna o per sfortuna, nessuno dei due motivi ha vinto e ho buttato il mio telefono sul comodino; dopo qualche minuto mi sono buttato anche io sul letto, stufo di tutto, vicino a quello strumento del cavolo che mi mette in comunicazione con persone con cui non voglio parlare.

Ed ora, mi trovo ancora sdraiato sul letto, in una posizione strana come al solito, sveglio, nuovamente confuso. Proprio quando mi accorgo che c'è ancora troppo silenzio in questa casa sento sbattere la porta; credo che Zayn sia ritornato dal suo nido d'amore.

Ma non ho la minima intenzione di alzarmi da questo letto, ed infatti, dopo pochi minuti è proprio Zayn ad affacciarsi alla mia porta per dirmi che è vivo ed è ritornato: come se non lo avessi sentito sbattere quella porta, d'altronde.

"Ehy amico, cosa fai sdraiato in quel modo sul letto?" continua, rimanendo fermo sulla soglia della mia porta.

"Sono nella posizione 'meditazione' Zayn, e non ti permetto di disturbarmi." Anche perché ci riesco alla grande anche da solo ultimamente.

"E poi dite che quello strano sono io, bah!" afferma Zayn che finalmente chiude la porta e va via per dirigersi non so dove.

Ritornato Zayn e quindi ritornato il rumore, mi soffermo su quello e non sui miei pensieri, finalmente. "1-0 per me cervello del cazzo!" Gongolo felice.

Sento Zayn armeggiare in cucina e sorrido grato, sapendo che sta per cucinare qualcosa che metterò sotto ai denti, nonostante sia estremamente tardi; secondo l'orologio sul mio comodino sono le 21 passate, ma non c'è mai un'ora stabilita per mangiare.

Mi alzo per andare di lì e chiedergli se vuole una mano guidato dalla mia bontà d'animo; questo letto ormai mi ha annoiato.

Mi metto in piedi, abbasso la maglia bianca che nel letto mi si era alzata e raggiungo il mio amico in cucina.

"Oh, hai alzato le tue chiappe da quel materasso! Sono commosso." Mi accoglie Zayn con la sua solita gentilezza.

"Sì, ho seguito il mio lato buono e sono venuto a darti una mano." Ammetto, cercando di capire cosa voglia cucinare.

"Ah, quindi esiste davvero quel tuo lato? Wow!" continua a prendermi in giro.

Rimane immobile e in silenzio quell'attimo che gli serve per fare mente locale e decidere cosa gli serve per iniziare a preparare la nostra cena. Attimo durato poco, se posso aggiungere.

"Quindi hai davvero preso un pugno per difendere Mel, sono davvero sconvolto" afferma Zayn, riaprendo il discorso. Proprio quello che la mia mente non cede di elaborare. Vorrei capire quanti dettagli ancora il mio cervello deve registrare; e ora ci si mette anche il mio amico: grandioso.

"Cosa ti rende così sconvolto, Zayn? Avanti su, dai libero sfogo ai tuoi pensieri" affermo alla fine, tanto vale ascoltare anche il suo punto di vista ormai.

"Niente di particolare, Harry. Solo che eri tu quello che cercava di convincersi che Mel fosse il tipo di ragazza dalla quale saresti stato alla larga; ma non mi pare che picchiarsi per difenderla dimostri questa tua convinzione."

"Non ho mai detto niente del genere Zayn. Non ho mai detto che Melanie fosse il tipo di ragazza dalla quale sarei stato alla larga. E poi non vuol dire proprio niente. " Affermo risoluto non capendo dove voglia arrivare con questo suo discorso.

"So che non lo hai mai detto. Ma sei tu che hai cercato di far trasparire questo con gli altri e ho pensato che per un periodo tu lo abbia anche pensato. Ma vedo un certo cambiamento ultimamente." Dice iniziando a tagliare a fette il petto di pollo preso dal frigo.

"Non so di cosa tu stia parlando Zayn" non voglio ammettere cose che non posso ammettere e per mia sfortuna tutto cio che dice Zayn non è stato per mio volere.

Zayn continua a preparare il suo petto di pollo, mentre io cerco qualcosa da fare per allontanarmi da quel discorso, che proprio ora sta prendendo una bruttissima piega.

"Ti aiuto a tagliare il pollo." dico mentre estraggo un coltello dal cassetto sperando che Zayn si dimentichi dell'argomento cui stavamo parlando pochi minuti fa.

"Harry, so che stai cercando di mettere fine a questo discorso. E' inutile che vai in giro per la cucina come un'anima in pena e poi mi proponi il tuo aiuto, perché tanto ti conosco. Stai fermo e seduto: mi metti ansia." Afferma Zayn concentrato; mi conosce troppo bene questo ragazzo, inquietante.

Cerco di fare come mi ha detto, lascio il coltello sul tavolo e sposto una sedia per sedermi e rimanere qui, per stare in compagnia del mio amico, ma si vede che il destino non è d'accordo.

Il mio telefono inizia a squillare.

"Vado a rispondere" mi rivolgo a Zayn che adesso sta per mettere a friggere le patatine, si prospetta una cena ipocalorica a quanto vedo.

Mi allontano dalla cucina per poi attraversare il salotto, salire le scale e giungere nella mia camera. Il telefono è ancora lì che suona in modo ossessivo, proprio come la persona che sta chiamando e peggiorando la mia già schifosa giornata. Ma si sa, non c'è mai limite al peggio.

"Dyclan" rispondo alla chiamata ma già mi pento di averlo fatto.

"Oh, ciao Harry. Quindi sei vivo, credevo fossi scomparso, sai; non ti sento da giorni interi e stavo pensando di distribuire degli annunci per ufficializzare la tua scomparsa!" inizia a rimproverarmi con voce sarcastica dall'altra parte del telefono.

"Non fare il drammatico, Dyclan. Sapevi in ogni caso cosa stesse accadendo: la tua dolce metà non fa altro che informarti h24. Non vedo il motivo per il quale debba fare anche io la stessa cosa. Vuoi sentire le stesse cose ripetute 200 volte?"

"Sì, Harry. Mi piace di più la tua voce che mi informa delle ultime novità; la voce della mia amorosa fidanzata la so a memoria, la tua meno."

"Non ti perdi niente, tranquillo. Quindi sei soddisfatto ora? O vuoi sapere o dirmi altro? Sai ho altro da fare."

"Harry, non fare il simpatico con me e non provare a sfuggirmi. Sai che ti troverei ovunque; hai un debito nei miei confronti che devi saldare e tu lo sai benissimo. Non fartelo ricordare. " afferma con tono duro; il discorso sta prendendo la solita piega e io sono stufo di starlo a sentire e di continuare a litigarci.

"Ripetermelo non cambierà le cose, Dyclan. So cosa devo fare, non c'è bisogno che tu lo ripeta sempre, e ora ti saluto. Ho altro da fare invece di farmi rompere le scatole e farmi uccidere un timpano da te."

"Styles, non provare a riat-" cerca di dire il mio "amico", ma per sua sfortuna non gli lascio il tempo sufficiente per finire la frase e attacco.

Non capisco perchè si diverta a torturarmi in questo modo, so cosa devo fare e anche come farlo; non ho bisogno di lui che mi controlli o mi dia ordini.

"Cazzo!" urlo frustato e getto il telefono sul letto. Questo rimbalza appena e cade un po' più in là. Il mio urlo sarà stato forte perché fa giungere Zayn nella mia stanza preoccupato; lo sento salire in fretta le scale e affacciarsi alla mia porta con una faccia preoccupata.

"Cosa è successo? Perche quell'urlo?!" esclama con tono affannato. Avrà corso per davvero le scale.

"Niente, Zayn. Sto bene." per ora almeno, sto bene Zayn; esclamo ancora incazzato, anche se di meno.

"E' per quella chiamata che stai così? Chi era, Harry?" mi chiede Zayn preoccupato dal non sapere cosa stia accadendo.

"Non voglio parlarne! Ritorna dal mio pollo, Zayn; è più importante, qui non è successo niente e io sto bene." affermo, sedendomi sul letto.

"Non mi sembra proprio amico che tu stia bene, ma lascio stare per stavolta; so che tanto è inutile, ma prima o poi dovrai davvero dirmi tutto Harry! So che mi stai nascondendo qualcosa, ti conosco, e sai che la mia pazienza ha un limite." Afferma bruscamente, per poi darmi le spalle e raggiungere il mio povero pollo.

So che la sua pazienza ha un limite, ma non voglio coinvolgerlo in niente. Voglio solo che continui a fidarsi di me.

Mi alzo velocemente, con ormai un' idea in testa: avevo detto di aver voluto fare un giro oggi; bene, il momento è arrivato.

Mi rimetto le scarpe e prendo il telefono dal letto, scendo rapidamente le scale e giungo in cucina.

"Zayn vado a farmi un giro, tienimi da parte il pollo; le patatine puoi mangiartele tutte," dico afferrandone qualcuna nella ciotola, ancora calde.

Non gli do neanche il tempo di ribattere che ho gia preso la mia giacca e chiuso la porta.

Che la mia macchina mi porti dove vuole, ora.

MELANIE'S POV

Dopo aver passato circa 30 minuti a rilassarmi e a cercare di dimenticare tutto sotto il soffione della doccia, che spara violentemente le decine di getti d'acqua calda sulla mia pelle, tiro giù la piccola leva metallica fermando il flusso dell'acqua.

Strizzo i miei lunghi capelli scuri arronzatamente e li avvolgo nella solita asciugamano, per poi avvolgere anche il mio corpo in una un po' più grande.

Questa mattina dopo che Harry è andato via, Zayn e gli altri mi hanno accompagnata a casa nonostante io avessi insistito per andare da sola.
Volevo schiarirmi le idee, e farlo mentre tornavo a casa in solitudine mi sembrava il momento giusto; ma quando gli altri -sopratutto Zayn e Kylie- si mettono in testa una cosa non c'è modo di farli desistere.

Quando sono tornata a casa l'unica cosa che ho fatto è stata buttarmi sul divano a peso morto e rimanere lì per non so esattamente quanto tempo a pensare e ripensare, finché non mi è sembrato che la mia testa potesse esplodere di lì a poco. Ovviamente questo è stato possibile solo grazie all'assenza dei miei, che tutt'ora sono al lavoro. Ultimamente li incontro raramente e quelle poche volte che loro sono in casa io devo andare al college. Non mi lamento però: a volte sanno essere davvero pesanti e questo non sarebbe stato proprio il momento per aggiungere altre rotture di scatole. Sarei finita con il mandarli entrambi a quel paese senza pudore né pentimento, cosa che avrebbe scatenato ancora di più la loro ira.

I problemi e le ansie che ho sono già abbastanza, e tralasciando i precedenti, prima di tutto ora come ora i miei pensieri sono occupati da quello che è successo nelle ultime ore.

Non riesco a togliermi dalla testa l'immagine di Harry che si scaglia su Noah. Poi i pugni, il sangue, la paura; tutto troppo sbagliato.

Non so perché abbia reagito così, e forse è proprio questo ciò che sto cercando di capire da ore ormai; ovviamente però, non ho ancora trovato una risposta dato che sono ancora qui a rimuginare.

Mi chiedo come sia stato possibile arrivare fino a questo punto. Avrei dovuto affrontare Noah prima che la situazione degenerasse, avrei dovuto farlo quando Logan mi ha detto della sua presenza qui a Los Angeles.

Logan.

Anche lui è apparso svariate volte nei miei pensieri. È cambiato tutto in così poco tempo che non so nemmeno più come sia possibile ,né se sia possibile, che le cose cambino in questo modo, da un momento all'altro. Eppure è proprio così: mi sono ritrovata dal condurre una vita tranquilla e normale, al condurne una dove ormai non capisco nemmeno più io quello che penso, e neanche quello che succede.

Gli occhi di Harry che guardano i miei, sentire il suo respiro sul mio viso, stare così vicini ma allo stesso tempo essere così lontani.

Non è così che dovevano andare le cose; ma la vita non la puoi controllare.

Non puoi controllare gli avvenimenti che la caratterizzano, che la cambiano o che la stravolgono. Puoi solo decidere come affrontare quello che succede; e in alcuni casi non puoi fare nemmeno quello.

E questo è uno di quei casi, in cui non puoi fare niente; non posso comandare i comportamenti degli altri, né quelli di Harry e né quelli di Noah.
E per quanto riguarda me, beh...non riesco nemmeno più a controllare i miei di comportamenti.

Vado in camera e sciolgo l'asciugamano che ho legato con un nodo per evitare che cadesse, per poi buttarlo a caso sul letto.

Tiro fuori il mio pigiama composto da un pantaloncino in cotone di colore bianco e una canotta bianca con una scritta nera.

Non è uno dei migliori pigiami che posseggo ma non mi interessa: non ho voglia di cercarne altri; dopotutto devo soltanto dormirci.

Torno in bagno, accendo l'asciugacapelli che avevo precedentemente attaccato alla presa, e lo punto verso i miei capelli facendoli svolazzare disordinatamente; sperando che almeno il rumore fastidioso dell'oggetto che sto impugnando saldamente, riesca a mettere a tacere le mille voci che mi stanno tormentando.

Per qualche minuto mi sembra funzionare, ma le mie speranze svaniscono quando mi torna alla mente tutto, e se possibile questa volta i ricordi sono ancora più vividi di qualche minuto fa.

Sbuffo disperata. Non so più cosa fare per distogliere i miei pensieri da quel punto fisso.

Dopo circa 10 minuti passati a cercare di asciugare alla meglio i miei capelli, spengo l'asciugacapelli e lo ripongo nel mobile bianco presente in bagno.

Torno in camera e mi rendo conto che dovrei proprio sistemare il letto che ormai non può nemmeno più essere definito tale, quindi inizio con il piegare l'asciugamano che ho lanciato qui qualche minuto fa. La stessa cosa faccio con i panni che indossavo questa mattina; ma prima di buttarli nella cesta dei panni da lavare, estraggo il cellulare abbandonato nei jeans ed insieme a lui viene fuori anche il fazzoletto con il quale mi sono ripulita dal sangue di Harry.

"Ahh, Harry." mi siedo sul letto e sospiro passando un dito sulla macchia di sangue ormai secca presente sul fazzoletto.

Chissà cosa sta facendo in questo momento. Forse sarà in giro per Los Angeles a svagarsi, oppure sarà a casa a dormire beatamente nel suo letto esattamente come non sto facendo io, chissà.

"Ma cosa te ne frega, Mel." mi dico da sola dopo aver sbuffato sonoramente.

Mi alzo dal materasso, lascio i panni all'interno della cesta e successivamente apro il cassetto per posare il fazzoletto dentro di esso.

Spengo la luce e sposto le coperte in modo da potermi sdraiare sul mio caro e amato letto a pancia in su.

Chiudo gli occhi per cercare di dormire ma dopo appena 30 secondi li riapro trovando davanti a me il soffitto.

Sbuffo e mi giro sulla destra. Forse è la posizione che non mi fa prendere sonno.

Siccome il lato destro non da buoni risultati provo anche con quello sinistro, poi mi metto a pancia in giù e poi nuovamente a pancia in su.

Sbuffo per l'ennesima volta e mi sporgo verso il comodino. Giro la sveglia verso di me: sono le 22.

Devo trovare assolutamente il modo per addormentarmi e devo farlo anche velocemente, altrimenti domani mattina non mi sveglieranno nemmeno i cannoni.

Torno a sdraiarmi sul lato destro decisa a dormire ad ogni costo, ma il suono inaspettato del campanello rovina come suo solito i miei piani.

"Chi sarà mai ora?" mi chiedo perplessa.

I miei genitori non possono essere: entrerebbero senza bussare per evitare di svegliarmi.
Il punto è che se non sono loro non ha la minima idea di chi possa essere.

Mi alzo dal letto ed infilo le pantofole, poi scendo frettolosamente le scale e quando sono giù accendo la luce del soggiorno.

Mi avvicino alla porta con una leggera ansia, dopo quello che è successo non mi sento sicura nemmeno in casa, e mi capita spesso di sentirmi osservata: sensazione che mi porta a girarmi spesse volte mentre cammino per strada.

Avvicino l'occhio allo spioncino e non posso credere ai miei occhi. L'unica spiegazione che riesco a darmi è che sto impazzendo.

Apro il catenaccio e tiro giù la maniglia spalancando la porta.

"Harry?! Cosa ci fai qui?!" chiedo sorpresa senza credere ai miei occhi.

Lui fa spallucce e mi guarda come se stesse aspettando che io mi tolga dall'ingresso per farlo entrare in casa. 
Il mio occhio subito ricade sul suo labbro, violentemente segnato da una striscia di sangue ormai secco.

Mi sposto sulla destra e lui entra, mentre io richiudo bene il portone.

"Avevo bisogno di uscire. Non ne potevo più di starmene a casa a pensare senza avere un attimo di tregua. Quindi mi sono infilato in macchina: ed ora eccomi qui." dice allargando le braccia.

Almeno posso dire che ho avuto la risposta ad una delle mie mille domande: Harry non stava dormendo e non si stava nemmeno divertendo in qualche locale. Era a casa a crogiolarsi nei suoi pensieri, esattamente come me.

"A cosa pensavi?" chiedo curiosa di sapere la risposta.

"A quello che pensavi tu." risponde alzando le spalle.

Rimango in silenzio qualche secondo con Harry davanti a me senza sapere come rispondere. Mi ha presa alla sprovvista.

"E chi ti ha detto che stavo pensando al posto di dormire come ogni persona normale?" cerco di divagare mentre lo supero.

Cammino verso il mobile e lo apro afferrando uno dei bicchieri luccicanti. Verso dell'acqua all'interno del bicchiere e la sorseggio appena; non ho bisogno di bere in realtà, ho solo bisogno di riuscire ad essere più vaga possibile.

"Perché mi hai aperto dopo nemmeno due minuti, e perché non hai la faccia di una che stava dormendo." risponde risoluto mentre continuo a dargli le spalle.

Poi sospira e pur non potendolo guardare so che i suoi occhi sono puntati su di me.

"Melanie, in realtà forse so perché...perché sono qui."

"Ah, sì?" chiedo girandomi verso di lui che è rimasto in mezzo al soggiorno, a differenza mia che sono poggiata al lavandino con il bicchiere ancora pieno in mano. "E perché?" continuo.

"Perché volevo chiederti scusa, per quello che è successo oggi intendo. In un certo senso ho sbagliato. "

"Avevi detto che non ti saresti pentito, sei contraddittorio Styles. E sì, hai sbagliato; hai sbagliato a farti coinvolgere da Noah."

"Non fraintendermi. Non mi sono pentito di quello che ho fatto. Se tornassi indietro farei esattamente la stessa cosa. Ma se c'è un motivo per il quale ho sbagliato a fare quello che ho fatto è perché per colpa mia i tuoi stupidi sensi di colpa sono aumentati, lo so." dice avvicinandosi a me.

"Stai sbagliando ancora Harry, perché è stata colpa mia; quindi è giusto che io mi senta colpevole. " ribadisco il mio pensiero. Vorrei davvero essere più clemente con me stessa, ma non posso. La mia vita e gli avvenimenti che la caratterizzano non fanno altro che coinvolgere gli altri, e seppure i miei amici continuino a ripetermi che loro sono al mio fianco per sostenermi, io continuo a pensare che non dovrebbe essere così.

Non dovrei permettergli di essere coinvolti in cose che riguardano solo me. Io ci sarò sempre per loro, ma non voglio che loro sacrifichino la loro tranquillità per me. Non me lo merito.

"Diamine, Melanie! Non dire stupidaggini!"

"Non sto dicendo stupidaggini Harry! Sto dicendo la verità!"

"Bene. Almeno ci ho provato a farti togliere questa stupida convinzione dalla testa." afferma arreso allontanandosi di qualche passo.

"Beh, come vedi è stato inutile. Avresti fatto meglio a startene a casa invece di venire qui."

"Beh sai, volevo soltanto scusarmi per quello che ho fatto, ma forse dovrei scusarmi perché sono venuto qui a scusarmi!" alza il tono di voce avvicinandosi nuovamente.

"Io non ne posso più Melanie! Sono giorni, settimane, che provo a capire i tuoi strani atteggiamenti; ma sono ad un punto morto e tu non mi aiuti affatto. Ora all'improvviso sbuca questo Noah, che mi sembra l'unica spiegazione plausibile riconducibile a quei tuoi comportamenti, ma ovviamente tu non mi dirai niente come non lo hai fatto le altre venti volte che sono venuto da te a chiedere dei chiarimenti." dice tutto d'un fiato. Mi sembra alquanto irritato e devo ammettere che, forse, ha ragione.

Dovrei spiegargli tutto quello che c'è da spiegare, sarebbe la cosa migliore da fare, e non solo per mettere fine ai suoi dubbi, ma anche per mettere fine al mio silenzio.

Ma purtroppo non è per niente semplice. Non riesco a rivangare il passato con tanta facilità, e sopratutto questo tipo di passato.

Ero riuscita ad andare avanti ed ora mi ritrovo al punto di partenza. Sono consapevole del fatto che non posso cercare di evitare di parlare della questione per sempre, ma posso pur sempre prolungare, guadagnare tempo, soprattutto con Harry.

"Non c'è nulla da chiarire Harry. Mi dispiace che tu ti sia ritrovato in questa situazione, davvero, ma cerca di capirmi."

"Sono giorni che cerco di capirti Mel, credimi; ma mi sembra che tu non lo faccia con me. Mi sono ritrovato a picchiare una persona senza sapere nemmeno chi sia o perché sia qui!"

"Ed io cosa dovrei fare? Non ti ho chiesto io di picchiarlo Harry." dico fredda.

Vorrei dirgli che quello che sto dicendo è solo un modo per farlo uscire da quella porta e salvaguardare i miei ricordi e le mie colpe ancora per un po', ma non posso.

"Dici sul serio? Questo è quello che hai da dire?" chiede con un'espressione delusa che mi lacera dentro.

"Mi dispiace. Ma come vedi sarebbe stato meglio se non fossi venuto qui." rispondo, dandogli le spalle per poggiare il bicchiere nel lavandino, solo per non guardarlo più negli occhi. Non riesco a reggere il suo sguardo.

"Melanie, ascolta." continua dopo aver sospirato. Si avvicina a me e mi prende delicatamente il braccio facendomi girare verso di lui.

"Io ti giuro, ti giuro che ti capisco più di chiunque altro. Capisco quanto faccia male ricordare qualcosa che si vuole solo dimenticare, qualcosa per il quale si lotta per dimenticare."
Allunga la mano e afferra una ciocca dei miei capelli - ancora umidi- che si sono posati sulla spalla, lasciandoli cadere dietro la schiena.

"Ma se non fossi disperato a furia di scappare dai miei pensieri ora non sarei qui." dice ormai sottovoce.

"Lo so." sussurro a mia volta.

Continuiamo a guardarci negli occhi, come se stessimo cercando di trovare delle risposte in essi. 
Sento il suo respiro sul mio viso e il battito del mio cuore accelera leggermente.

Harry allunga nuovamente la mano e la poggia sulla mia guancia. Mi accarezza le labbra con il pollice e poi sposta le dita tra i miei capelli facendo salire un brivido lungo la mia schiena.

Porta la mano libera sul mio fianco mentre con l'altra avvicina ancora di più il suo viso al mio, fino a far scontrare i nostri nasi.

Qualsiasi cosa stia accadendo, forse è la cosa più sbagliata da fare.

Mi ritorna alla mente la foto di Harry con quella ragazza, ma nonostante questo pensiero, non riesco ad oppormi, non ci riuscirei nemmeno se volessi.

Socchiudo gli occhi, ora non ho né la voglia né le capacità di pensare a nulla.

Anche Harry fa lo stesso e si avvicina ancora di più. Finché un rumore assordante non arriva alle nostre orecchie.

Riapro bene gli occhi. Un altro rumore.

Proviene dalla porta, come se qualcuno stesse cercando di scassinarla.

Harry sembra capire come me la provenienza del rumore e si gira verso la porta allontanandosi da me.

In una situazione normale avrei ringraziato il cielo per aver fermato quello che stava per accadere, ma in questo momento l'unica cosa che riesco a fare è pensare di aver già vissuto questa situazione.

Quella notte che sentii quei rumori. La stessa notte che dei ladri entrarono furtivamente a casa di Kylie.

Guardo la porta e vedo la maniglia muoversi; fortunatamente però prima ho chiuso la porta con il lucchetto.

"Harry." dico con voce tremolante indicando la maniglia che si abbassa e si rialza lentamente più volte.

"Ma che diamine.." dice fissando a sua volta la maniglia, per poi girarsi a guardare me con la fronte corrugata.
Intanto la maniglia smette di muoversi.

"Non aspetti nessuno, vero?"

"Temo di no."

Harry annuisce e sospira, poi a passo svelto si allontana da me e si dirige verso la porta, aprendo il lucchetto velocemente.

"No Harry! Cosa fai!?" cerco di fermarlo correndo da lui troppo tardi dato che non mi da nemmeno il tempo di raggiungerlo che lui ha già spalancato la porta.

"Chi c'è qui!? " urla uscendo fuori guardandosi attorno.

Esco anche io e a mia volta mi guardo intorno.

Non c'è nessuno.

"Harry rientriamo dentro!" lo richiamo avvicinandomi.

Lui ovviamente non mi da retta e fa il giro della casa, con me a ruota dietro di lui che cerco di assottigliare il più possibile la vista.

Inutile, è come se qui fuori non sia venuto mai nessuno.

"Entriamo Harry, qui non c'è nessuno." ripeto afferrando il suo braccio e trascinandolo con me in casa.

Chiudo il portone con il catenaccio mentre Harry si passa una mano tra i capelli agitato.

"Come è possibile!? C'era qualcuno dietro quella porta fino a qualche minuto fa!"

"Lo so. Di nuovo la stessa storia." dico agitata facendo avanti e dietro per il soggiorno.

"Come la stessa storia? È già successo prima?"

"Ricordi quando quei ladri sono entrati a casa di Kylie? Mi è successa la stessa identica cosa. Ho sentito dei rumori e quando sono uscita a controllare non c'era nessuno, come se avessi avuto le allucinazioni!" sbuffo sonoramente. "Basta! Non ne posso più!" affermo disperata passandomi entrambe le mani tra i capelli.

"Tranquilla." Harry si avvicina e mi abbraccia forte.

Lego le mie braccia attorno al suo collo.

"Ci sono io qui." sussurra facendomi chiudere gli occhi.

C'è lui qui, c'è Harry.

   
 
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