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Autore: lizardiana    20/06/2020    5 recensioni
Miracolo dei miracoli. C'è una ragazza interessata al Tensai! Cosa ne pensano i suoi amici storici.. ma soprattutto i suoi nuovi amici, tra cui una volpe possessiva? Akira d'altro canto sta vivendo la storia d'amore della sua vita, o almeno così crede lui.
Continua la serie dedicata alle canzoni storiche degli 883, dopo Fattore S(?), un altro scorcio di vita quotidiana pura e semplice.
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Akira Sendoh, Hanamichi Sakuragi, Kaede Rukawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Shibari'
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Buongiorno a tutti :) Grazie per i bellissimi commenti e per il sostegno! Siamo al termine anche di questa canzone, si sono scoperti gli altarini e ora.. chissà cosa succederà!

Enjoy!


 

3. Almeno ci siamo noi

 

Quella domenica mattina si erano trovati solo loro due. Giocavano ormai da un paio d’ore. I corpi madidi di sudore, i muscoli tesi, ma i visi rilassati e soddisfatti. Giocare a basket per loro era la pace. Era sfogarsi, spingersi al limite, darsi al 100%. Il basket era aria. Era luce, cibo, felicità, carne, sangue, sesso, piacere, dolore. Il rosso si piazzò davanti al suo acerrimo avversario, intenzionato a non lasciargli uno spiraglio. Il moro saltò per effettuare un tiro in sospensione, ma Hanamichi l’aveva previsto, riuscendo a stoppare il pallone proprio appena aveva lasciato le sue dita. Urlò di soddisfazione “Ahh ti ho stoppato!!” disse felice. “Il genio colpisce ancora!”. Il moro lo guardò accigliato. “Non vantarti adesso..” Hanamichi rise e allungò una mano a toccare il suo fianco tonico e magro. “Non pensi che sia stato bravo?” disse, avvicinandosi. “Non.. pensi che il tensai meriti un premio?”. Fuochi d’artificio esplosero nel cielo limpido. I loro corpi si avvicinarono ulteriormente. Hanamichi si leccò le labbra, poi si sporse fino a soffiare su quei freschi petali di pesco che lo attendevano inermi, tremanti. “Eh, che ne dici.. Akira?”


Kaede si svegliò di soprassalto urlando terrorizzato.

Il cuore gli batteva a mille. Un cazzo di incubo! Che cazzo di incubo di merda! Inconscio di merda che gli faceva immaginare cose improbabili! Si prese il suo tempo per tornare in sé. Si guardò attorno cercando di tornare anche cosciente dell’ambiente che lo circondava.
Ok era metà Agosto, era pomeriggio, si era addormentato sul prato a fianco del campetto dopo aver giocato per due ore con la scimmia, che ora dormiva placidamente accanto a lui. Forse aveva mangiato pesante a pranzo.
"Che stronzi" sussurrò, sapendo benissimo di non potersi incazzare per un incubo nato dalla sua mente. Si passò una mano tra i capelli. Sottili fili scuri che gli incorniciavano il viso. Avrebbe mai cambiato pettinatura? Forse no, perché sotto quel ciuffo alla fine ci si trovava bene. Era protetto. Si voltò a guardare Hanamichi. Nonostante il suo urlo gracchiante quella scimmia non si era svegliata. E poi sarei io il dormiglione.
Guardò il suo corpo dorato, muscoli tonici e pelle coriacea. I pantaloncini che indossava oggi gli si aderivano perfettamente ora che era sdraiato. Kaede si impose di non fissare il suo uccello e continuò l'ispezione verso gli addominali scoperti - Hanamichi si era addormentato con una mano infilata proprio sotto il bordo della maglietta, sollevandola-, il petto ampio, le spalle tornite, il collo così massiccio e quel viso dalle espressioni più che decifrabili. Dire che Hanamichi fosse un libro aperto era un eufemismo.
Ripensò alla domenica precedente e alla sua espressione delusa e contrariata quando Sendō aveva raccontato gli altarini della sua fidanzata - e di quella del doaho, se così la si può chiamare-.

Fece una smorfia ripensando al fatto che alla fine, due giorni dopo, la scimmia era di nuovo uscito con quella ragazza. L'appuntamento era stato un disastro, considerando che lui si sentiva rigido come una pietra di Stonehenge. Maledetta scimmia cagasotto. Non aveva il coraggio di mandarla a cagare, mentre lei continuava imperterrita a lavorare subdolamente sui fianchi per portarlo via dai suoi amici e dai suoi interessi. Anzi, si era addirittura stupito di vederlo arrivare quella mattina.
Si sporse verso il suo viso. Dormiva beatamente, con una specie di sorriso sornione. E così stavi per baciare Sendō, eh bastardo? Gli venne voglia di stringere la sua guancia in un pizzicotto, ma poi si sarebbe pentito di aver interrotto quella vista meravigliosa.

Sì, il doaho quando dormiva era meraviglioso.

Sospirò. Quei sentimenti stavano diventando sempre più forti. E non era un bene. Non si sarebbe mai dichiarato alla scimmia, era fuori questione! Quel poco che aveva.. la sua amicizia.. avrebbe dovuto farsela bastare. L’America. Sì L’America.
Si coricò su un fianco, così da avvicinarsi al suo viso. Guardò le sue labbra. Poi si alzò e gli tirò un calcio per svegliarlo.

“Mmm kitsune come sei dolce” disse Hanamichi stiracchiandosi.
“Fottiti doaho fatti svegliare dolcemente dalla tua fidanzata”
Hanamichi si stropicciò gli occhi “Volpe acida. Senti perché non ti metti con Sendō almeno vi addolcite entram..”
Un calcio rotante lo colpì in pieno. Hanamichi rise - se lo aspettava vista la cagata che aveva appena detto.

“Time out Kaede, scherzavo!” disse mostrando i palmi delle mani in segno di pace. Kaede spalancò gli occhi e Hanamichi lo seguì a ruota, arrossendo.
“AHAHAHHA sì cioè.. va beh dai potrò anche chiamarti per nome no??” commentò con un sorriso smagliante “Che poi il tuo nome è Kaede o è volpe? ahaha”.

Rukawa pregò tutti i kami che Hanamichi non si accorgesse di quanto fosse arrossito. Sentirsi chiamare da lui era stato come scoprire il proprio nome per la prima volta. Cercò di dissimulare dichiarando che fosse già diventato tardi e che se volevano arrivare in tempo all’appuntamento con Sendō in spiaggia avrebbero dovuto muoversi.
“Poi vorrei capire come mai ti sei convinto a venire in spiaggia” disse il rosso.
“Nh ha puntato sulla pena di essere stato mollato in tronco senza dire neanche ‘bah’. E poi, offre aperitivo e cena fuori..”
“Ah già. Avevamo approvato all’unanimità.”
“Unanimità. Siamo in due, idiota”.


Passarono il tempo del percorso tra il campetto e la spiaggia di Kugenuma a parlare di basket e dell’ultimo libro che si erano scambiati, Tabineko Ripōto. Hanamichi non era mai stato un gran lettore, ma durante l’anno passato ad allenarsi insieme, aveva spesso trovato Kaede immerso nella lettura (quando non dormiva ovviamente). Così si era incuriosito e si era fatto prestare qualche libro. Alcuni erano molto scorrevoli, altri dei mattoni polacchi, minimalisti di scrittori morti suicidi giovanissimi.

Quando arrivarono, gli altri erano già in campo nel bel mezzo di uno scambio di passaggi.  Come alcune sere prima, le squadre erano concentrate e cariche di agonismo. Kaede si accorse che Sendō si era unito alla squadra di Ayako e dopo averle alzato il pallone per un attacco che la ragazza aveva portato fruttuosamente a buon fine segnando il punto, l’aveva presa per la vita e fatta volteggiare sotto rete, facendola ridere.
“Mm prevedo problemi” disse Hanamichi, guardando l’espressione di Ryota. Kaede fece spallucce. Ayako non era stupida e finalmente si era accorta di quanto Miyagi la amasse davvero. Era improbabile anche solo prendesse in considerazione di guardare Sendō.

“.. certo che il porcospino è proprio figo”

Kaede spalancò gli occhi e si voltò a guardare il rosso. “Guarda che fisico! Sei sicuro non ti piaccia?”
Il moro gli tirò un calcio sul culo “La finisci coglione?” Hanamichi scoppiò a ridere “dai volpe voglio vederti felice!”
“E credi che quell’idiota possa rendermi felice?” rispose fissandolo negli occhi.
Hanamichi sorrise. “Per te sono tutti idioti, no? Prima o poi lo troverai un idiota che ti farà cambiare idea”. Kaede si morse il labbro “Finiscila con sta storia, non mi serve nessuno. E lui non mi interessa”. Lo lasciò lì sul marciapiede e saltò giù dalle gradinate.

Tre set e un bagno a bomba dopo, quando il sole stava già iniziando a calare, i ragazzi si buttarono sui loro teli per asciugarsi un poco prima di cambiarsi per la serata e spostarsi alle sempre presenti bancarelle sul lungomare, a farsi offrire il cibo promesso da Akira.
Kaede si accorse con la coda dell’occhio che gli amici dell’idiota erano intenti a confabulare e a trafficare con qualcosa. Con i suoi sensi di volpe amplificati e settati sul fight-or-flight, chiuse gli occhi e si assopì.

Hanamichi si guardava intorno attento. Sapeva che Yumi quella sera sarebbe andata in spiaggia con un gruppo di amiche e ora che si trovava nel al suo mondo, a suo agio, tranquillo e libero, iniziava a preoccuparsi del suo possibile arrivo.
Kaede lo chiamava doaho e forse aveva ragione. Sapeva benissimo che quando era con Yumi non si sentiva libero di essere sé stesso. Si sentiva incatenato, legato, sotto pressione. Lei era così lontana dal suo mondo! Sapeva benissimo che la cosa migliore fosse lasciare stare, ma non trovava il coraggio di rinunciare a una così bella ragazza che mostrava interesse nei suoi confronti. Andiamo, poi, come poteva rinunciare a quei baci bollenti che si erano scambiati nei giorni passati? E alle sue mani che esploravano il suo corpo, facendolo sentire apprezzato almeno da quel punto di vista.

Guardò Yohei confabulare con il resto della banda. Sapeva che volevano aspettare che la volpe si addormentasse per riempirlo di gavettoni e farlo incazzare, dicevano che ultimamente era troppo tranquillo e volevano rivederlo menar le mani. Oltretutto si chiedevano quanti cambi avesse in quello zainetto, ogni volta forniva capi di vestiario a mezzo mondo. Tutti esaltati aspettavano il momento propizio, ma la volpe sembrava dormire con le antenne alzate, ad ogni minuscolo movimento nella sua zona apriva un occhio e Hanamichi poteva giurare di aver visto le sue orecchie drizzarsi e muoversi verso le fonti di rumore. Scosse la testa facendo segno a Yohei che forse non era il caso di iniziare da lui, quel giorno la volpe sembrava un po’ scossa, chissà magari l’ultimo sonnellino non l’aveva soddisfatto!

“Guarda un po’ laggiù”. Takamiya si sistemò gli occhiali sul ponte del naso e attirò l’attenzione di tutti sul gruppetto di ragazze che stava scendendo i gradoni per raggiungere una zona ancora libera di spiaggia abbastanza vicina a loro.
Vestite di tutto punto per la serata sulla spiaggia, alcune di loro sembravano uscite da una rivista vintage. “Ma quella è l’arp… la fidanzata di Hanamichi” disse Ōkusu. “Come diavolo è vestita” aggiunse Ryota.
Hanamichi focalizzò il suo sguardo fino a riconoscere Yumi tra le altre ragazze. Indossava un abito da sera che faceva a botte con la freschezza della spiaggia, pesante e antiquato. Pesante quasi come il suo sguardo quando si posò sul loro gruppo.

Hanamichi sentì il gelo sulla sua schiena. Si voltò e trovò Rukawa sdraiato sui gomiti a fissarlo.
Eccolo lì, quello sguardo che lo agitava, che gli rivoltava le budella.

Si incamminò per raggiungerla. Da lontano lei lo vide e lo accolse con un sorriso affettuoso e orgoglioso, le sue amiche iniziarono a bisbigliare tra di loro guardandolo.
Hanamichi con quel costume rosso sembrava un bagnino di baywatch, forte e fiero nelle sue falcate sulla sabbia nera vulcanica, con il sole al tramonto che baciava il suo corpo dorato.

Non fece in tempo a raggiungere Yumi per salutarla che sentì delle urla quasi isteriche riempire l’aria. Takamiya e Ōkusu alle sue spalle erano partiti come gli unni, due secchielli pieni d’acqua alla mano, correndo verso il gruppo di ragazze. Yohei fece un sorrisino malefico e raccolta una pistola d’acqua si unì a loro, seguito immediatamente da Noma e Ryota. Il rosso non riuscì a far girare il cricetino e a rendersi conto di cosa stesse succedendo che le ragazze si trovarono completamente zuppe, da capo a piedi.

I loro bei vestiti - zuppi.

Le loro acconciature accurate - distrutte.

Le scarpe delicate - piene di sabbia bagnata.

Ayako scoppiò a ridere tenendosi la pancia, seguita da tutto il gruppo. Hanamichi si accorse che non stava respirando. Riuscì a sbloccare il suo corpo incatenato a terra e corse verso Yumi, che nel frattempo stava cercando di pettinarsi i capelli con le dita, togliendo i fili di alghe che si erano attorcigliati.
“Yumi-chan…”
La ragazza lo fulminò.
“Tu!! Tu e quei deficienti lì! Non vali la pena, Sakuragi! Lo sapevo che in realtà sei un deficiente!”
Hanamichi si zittì, rimanendo con una mano a mezz’aria, partita con l’intento di darle una carezza. Ma quella frase era come una frustata di filo spinato.

“Oi”.

Hanamichi alzò lo sguardo nel momento in cui sentì una mano poggiarsi sulla sua spalla. Voltò la testa e trovò Rukawa dietro di lui.
“Sei tu a non valere la pena” disse, rivolto alla ragazza. “Non meriti questo idiota qui”.
Hanamichi lo guardò.
“Ma chi ti credi di essere tu!” disse lei tirando uno spintone al moro. Lui si voltò e la fulminò con lo sguardo.
“Avvicinati ancora a lui e ti disfo. Muoviti doaho, ho fame”.

Hanamichi lo seguì, sotto lo sguardo stupito di tutti.
Non sentiva più niente. Le orecchie erano ovattate ed era come sentire un fischio continuo. La vista offuscata, il passo incerto. Metteva i piedi uno dietro l’altro automaticamente, seguendo con i sensi la figura diafana del volpino al suo fianco. Si sedettero sui loro teli, mentre la banda aveva ripreso a giocare con le pistole d’acqua e i gavettoni: sembrava avessero iniziato una battaglia scemi contro stupidi.

“Riprenditi, scimmia” disse dopo qualche secondo il moro. “L’hai capito ora quanto è stronza?”.
Hanamichi sospirò. Avrebbe voluto dire molte cose, in quel momento. Avrebbe voluto dirgli che quelle attenzioni che lei gli dava lo facevano sentire utile, importante, apprezzato. Ma che si rendeva conto che in realtà era solo una costruzione della sua mente: era quello che desiderava, ma non quello che lei veramente gli dava. Lei non voleva lui per quello che era.
Prese un respiro e calmò i sensi. Il tensai non poteva certo buttarsi giù per un rifiuto! Aveva tante cose: gli amici, il basket, la volpe. Si alzò, si tirò uno schiaffo in faccia con la mano piena e corse verso Takamiya a rubargli il fucile ad acqua.

“Largo al tensaiii!!”


Akira si sedette di fianco a Kaede.
“Bel discorsetto” disse sornione battendo le mani.
“Fottiti idiota numero due” rispose l’altro. “I suoi amichetti han giocato un brutto scherzo. Poteva cadere in pezzi”.
Akira sorrise “Una bella attenzione da parte di uno che lo vuole solo vederlo la domenica per giocare”.
Kaede fissò lo sguardo verso il mare e per qualche minuto rimasero in silenzio.
“Non.. non posso..”
Akira si alzò. “Andiamo a mangiare… idiota numero tre”

Raccolsero tutte le loro cose e si spostarono come una mandria di cavallette verso il banchetto di Okonomiyaki di Yuki-chan. La ragazza preparò con gioia i suoi ottimi piatti riempiendo le pance di tutti quanti. Passò anche delle birre sottobanco, guadagnandosi un bacio da parte di Yohei. Mangiavano e bevevano facendo un gran casino e prendendosi in giro.

Yohei si avvicinò a Hanamichi, porgendogli una birra.
“Hey fratello.. grazie” gli disse il rosso.
“Di che, offre Yuki..”
“Non.. intendevo per questa” disse scuotendo leggermente la bottiglia di birra.
Yohei gli poggiò una mano sulla spalla. “Sai come dico sempre no? ‘Almeno ci siamo noi’.. non sarà tanto, ma ci basterà..”
Hanamichi sorrise “Già.. ci basta sì”.


Akira era poggiato con il busto alla ringhiera che separa la passeggiata lungomare dalla spiaggia, di fronte a lui Ayako gli stava raccontando della sua sessione di surf della mattinata. Con la coda dell’occhio Akira si accorse della figura di Tsubasa passare a pochi metri da loro.
Ayako si voltò e la vide. Con un vestitino rosa pastello, risaltava tra la folla per la sua innata eleganza. facendo girare più di una testa nella sua direzione.
Camminava a braccetto con un uomo che chiaramente avrà avuto dieci anni più di loro. Indossava un completo chiaro, un paio di occhiali da sole con le lenti azzurre e teneva un braccio attorno alle spalle della ragazza, una sigaretta fumante tra le dita.

“Hey Sendō.. tutto ok?”
Lui scosse la testa come se stesse scacciando via i pensieri “Tsubasa odia le sigarette..” disse. Poi sorrise “Bella.. così non ti passa più”.


Fine.. ma continuerá :p


Note:

Grazie Cathy Black per l’ispirazione iniziale.. te lo dicevo di non mettermi strane idee in testa XD

Tabineko Ripōto è un libro molto carino tradotto come Cronache di un gatto viaggiatore. È un refuso temporale che mi sono concessa per una necessità futura :)

Il mattone polacco minimalista di scrittore morto suicida giovanissimo è ovviamente una citazione di Aldo Giovanni e Giacomo, tra l’altro non è l’unica citazione presente nella storia.

Yukichan è una ragazza giapponese simpaticissima, ha una nonna spagnola e ha un negozietto sullo Shonan, precisamente dietro il tempio Koyurugi. Fa degli Okonomiyaki da urlo https://www.instagram.com/okoyukichan/


Grazie a chi ha letto fin qui :) vi aspetto alla prossima canzone!



 

   
 
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