CAPITOLO 11: Un muro da abbattere
In my hands
A legacy of memories
I can hear you say my name
I can almost see your smile
Feel the warmth of your embrace
But there is nothing but silence now
Around the one I loved
Is this our farewell?
Sweet darling you worry too much, my child
See the sadness in your eyes
You are not alone in life
Although you might think that you are
Never thought
This day would come so soon
We had no time to say goodbye
How can the world just carry on?
I feel so lost when you are not by my side
But there's nothing but silence now
Around the one I loved
Is this our farewell?
So sorry your world is tumbling down
I will watch you through these nights
Rest your head and go to sleep
Because my child, this not our farewell.
This is not our farewell
Within
Temptations,Our Farewell
Erano passati alcuni giorni.
Erik e Christine non avevano più
avuto occasione di parlare. Non da soli,almeno.
Nonostante la tenerezza che
suscitava in lui l’attaccamento quasi materno di Christine ad Angelique, il
comportamento generale della ragazza non faceva che irritarlo.
Si arrabbiava con lei per ogni
piccolezza.
La sua nuova forza d’animo
nell’affrontare le difficoltà lo innervosiva,e non sapeva spiegarsi bene il
perché.
Non riusciva a capire come potesse
essere così tranquilla…O come potesse sembrarlo,perlomeno.
Cominciò a covare una gelosia
morbosa per lei,di una tale intensità che lui stesso si stupiva del sentimento d’odio
che provava alle volte verso tutti gli occupanti della casa,tranne la bambina
ovviamente.
Non sopportava di vederla sorridere
a qualcun altro,parlare,scherzare.
Vederla stretta in un abbraccio
fuggevole di Meg, vedere la mano di Madame Giry sulla sua spalla o un inchino
rispettoso di Nadir quando la ragazza usciva dalla stanza… lo mandava
totalmente fuori di sé.
Avrebbe voluto gridare, battere i
pugni contro il muro,fracassare qualche mobile..ma doveva trattenersi.
Gli capitava spesso di infuriarsi,ma
non riusciva a restare in collera con lei per più di cinque minuti.
Non si saziava mai di guardarla,di
starle vicino,anche se faceva il possibile perché non si notasse.
Provava un costante sentimento di
tenerezza e di desiderio nei suoi confronti,che aveva bisogno di nutrire più
volte al giorno,e che contrastava nettamente con l’indifferenza che fingeva.
Veniva pervaso quasi da un dolore fisico quando lei si allontanava per svolgere
qualche faccenda.
La risolutezza che celava la sua
naturale timidezza,quella dolcezza quasi opprimente e la sua vulnerabilità gli
laceravano il cuore, rendendolo per la prima volta in vita sua vulnerabile.
Non aspirava ad altro che a
stringerla a sé,a sfiorarla,a sentirla sussurrare il suo nome.
Ma si nascondeva dietro un’alta
barriera di finta e fredda indifferenza. Per il bene di entrambi.
Vorrei dirti le parole più vere, ma
non oso, per paura che tu rida. Ecco perchè mento, dicendo il contrario di
quello che penso. Rendo assurdo il mio dolore per paura che tu faccia lo stesso.
Tagore
Le prove all’Opera erano state
momentaneamente sospese per dei lavori,ed affidando le donne alla sorveglianza
di Nadir,Erik aveva trascorso quei giorni nei bassifondi della città,che
conosceva assai bene.
Passava il tempo soprattutto nelle
taverne,sapendo bene quante confidenze si lasciano sfuggire gli
ubriachi…confidenze anche riguardo agli omicidi commessi. Sperava di avere un
colpo di fortuna. E poi lì nessuno avrebbe badato a lui. C’erano personaggi
anche più inquietanti ed orribili.
Era palese che chi voleva ucciderlo
aveva commissionato l’omicidio ad un sicario.
Nessuno che lo conoscesse di persona
lo avrebbe mai confuso con una donna minuta come era stata Catherine. La
differenza fra loro non avrebbe potuto essere maggiore.
Purtroppo,non riuscì a ricavare
molto dalla sua indagine.
Sentì solo delle storie su un certo
Pierre,un delinquente della peggior specie,un sicario da poco prezzo, pressoché
sempre ubriaco,che era stato trovato nella Senna con la gola tagliata,e di un
certo Favre,una specie di investigatore privato,radiato dalla polizia anni
prima per corruzione nelle indagini,che era misteriosamente sparito proprio
nello stesso periodo. Stando a sentire la voce del popolo, assai probabilmente
l’uomo era fuggito dopo aver sgozzato il suo scagnozzo,forse per non spartirsi
l’eventuale bottino o ricompensa.
In ogni caso,era una storia che non
lo riguardava.
Il Visconte de Chagny si sentiva
irrequieto come un leone in gabbia. Continuava a percorrere a grandi passi il
suo studio,indeciso sul da farsi.
Erano giorni che non usciva di
casa,e cominciava a subire gli effetti di quella cattività forzata.
Decise infine che un po’di aria
fresca non avrebbe potuto che fargli bene. Lo avrebbe aiutato a schiarirsi le
idee,e ad allontanare gli spaventosi flashback dell’omicidio che aveva
commesso. Il sangue era stato ripulito, il cadavere era già cenere…ma dentro di
lui qualcosa si era irrimediabilmente spezzato.
Avrebbe fatto un giro in carrozza,e
poi sarebbe passato come di consueto al cimitero,a far visita al mausoleo di
Christine e alla tomba di suo padre.
Non si dimenticava mai di deporre un
fiore sulla tomba di Gustave Daae.
Ricordava quanta sollecita dedizione
avesse Christine nel mantenere sempre pulita e in ordine la tomba paterna, e
gli sembrava giusto perpetuare quel gesto in sua memoria…soprattutto quel
giorno. Un piccolo gesto di altruismo per mondare la propria coscienza ormai
dannata…
Afferrò frettolosamente il mantello
e chiamò un servitore,orinandogli di preparare la carrozza.
Che hai, che abbiamo,che ci accade?
Ahi il nostro amore è una corda dura
che ci lega ferendoci
e se vogliamo uscire dalla nostra
ferita,separarci,
ci stringe un nuovo nodo e ci
condanna
a dissanguarci e a bruciarsi
insieme.
Che hai? Ti guardo
e nulla trovo in te se non due occhi
come tutti gli occhi, una bocca
perduta tra mille bocche che baciai,
più belle,
un corpo uguale a quelli che
scivolarono
sotto il mio corpo senza lasciar
memoria.
E come andavi vuota per il mondo
quale una giara color di frumento,
senz'aria, senza suono, senza
sostanza!
Invano cercai in te
profondità per le mie braccia
che scavano, senza posa, sotto la
terra:
sotto la tua pelle, sotto i tuoi
occhi,nulla,
sotto il tuo duplice petto
sollevato,
appena una corrente d'ordine
cristallino
che non sa perché corre cantando.
Perché, perché, perché,
amore mio, perché?
Pablo Neruda
“Ti ho detto di no! Non continuare
ad insistere,tanto non cambierò idea!”
La voce di Erik riecheggiò rabbiosa
nel piccolo appartamento,costringendo Madame Giry e Meg ad affacciarsi preoccupate
e sorprese in corridoio. Che cosa diamine stava succedendo?
“Maledizione Erik,non voltarmi le
spalle mentre ti sto parlando!Non t’azzardare!” Christine sembrava una vera
furia. Era totalmente preda della propria rabbia,che le rendeva la voce anche
più squillante del solito.
Lui gridò di nuovo,esasperato e in
preda all’ira.
“Accidenti! Cosa ti costa darmi
ascolto almeno una volta? Ti pesa troppo per una volta,una soltanto,fare quello
che ti chiedo?” Le strinse il braccio e la bloccò contro il muro.
“Non hai diritto di decidere al
posto mio! Ho deciso di farlo e lo farò,con o senza il tuo dannato permesso!
Per quel che me ne importa!”
Il tono di Christine non era mai
stato così energico ed adirato,mentre si dibatteva per liberarsi dalla sua possente stretta.
Madame Giry sorrise divertita,di
sottecchi. Ora che la ragazza era finalmente cresciuta,avrebbe dato il suo bel
filo da torcere ad Erik…era la prima volta che qualcuno osava mettere in
discussione un suo ordine perentorio!
Erik guardò Christine,infuriata,le
mani sui fianchi.
La ragazza sembrava davvero
determinata a comportarsi come una sciocca.
Cercò di dominare la propria collera
e di parlare con pazienza.
“Ti ho già spiegato perché non
voglio che tu vada al cimitero dei Santi Innocenti. Capisco che desideri far visita a tuo padre,ma qualcuno potrebbe
riconoscerti. Il posto è sempre molto frequentato. Nessuno sa che sei viva,e mi
sembra più prudente che continuino a pensarlo. Se la persona che mi vuole morto
sapesse che tu…insomma,potrebbe pensare di fare del male anche a te. Per colpire
indirettamente me.”
Concluse in fretta,rifiutandosi di
pensare realmente all’eventualità che qualcuno la aggredisse.
Il tono di Christine si addolcì.
“Capisco che tu sia preoccupato per
me,ma so badare a me stessa. Non sono una totale sprovveduta. Oggi è
l’anniversario della sua morte,è molto importante per me poter deporre almeno
un fiore sulla sua tomba.”
Erik ruggì,al limite della propria
pazienza.“Ti ho detto di no! E’ troppo pericoloso!”
“E allora prova ad impedirmelo!”
La ragazza con un moto di stizza
afferrò il mantello e se lo infilò,correndo verso la porta.
Fu Madame Giry a frapporsi fra lei e
l’uscita.
“Christine,Erik ha ragione. Se
qualcuno ti vedesse.. non devi correre questo rischio inutile.”
Christine la fissò ad occhi
sgranati,sentendosi doppiamente tradita.
Erik le mise una mano sulla spalla.
La sua voce non era più adirata.
“Se per te va bene.. andrò io a
portare i fiori a tuo padre,e a recitargli un requiem. Farò attenzione.”
Lei annuì,rassegnata. Cos’altro
poteva fare?
Poteva sfidare Erik,ma due persone
contro cui lottare erano decisamente troppe.
Raoul avanzò
lentamente nel viottolo del cimitero,un mazzo di crisantemi fra le braccia. Era
l’anniversario di morte del padre di Christine,e aveva intenzione di recitargli
un requiem. Christine..se fosse stata viva, lo avrebbe fatto di sicuro.
Quanto tempo
era passato dal periodo felice del suo fidanzamento con Christine!
Quando la
accompagnava ogni domenica,dopo la Messa,a far visita alla tomba
paterna…sembrava passato un secolo,invece di pochi mesi.
Sospirò.
Quel tempo felice non sarebbe mai più tornato. Doveva imparare a farsene una
ragione.
D’un
tratto,svoltando un angolo,gli si gelò il sangue nelle vene.
Accanto alla
tomba di Gustave Daee,stava un uomo.
Alto,imponente,ammantato
di nero…
..con una
maschera bianca a celargli metà del volto. Aveva deposto alcuni fiori sulla
lapide di marmo, e sembrava intento a recitare una preghiera. Si segnò
rapidamente,e scomparì in uno dei viali laterali, frettolosamente, guardandosi
attentamente intorno.
Raoul si
sentì mancare l’ossigeno. La testa iniziò a girargli vorticosamente.
Quel dannato
sicario non aveva portato a termine la sua missione,prima di finire nella
Senna.
Storse la
bocca in un ghigno crudele,mentre ritornava a grandi passi verso la carrozza.
“Avrò la
soddisfazione di torcerti il collo con le mie mani,schifoso bastardo!”
Erik tornò a casa,ed entrò sbattendo
la porta con noncuranza.
Immediatamente Christine si affacciò
dalla camera di Angelique,facendogli grandi cenni di far piano.
La piccola aveva appena preso
sonno,dopo una notte di incubi terribili. Non aveva ovviamente ancora superato
la perdita della madre,nonostante tutti i loro sforzi di restituirle un po’di
serenità.
Entrambi si diressero in salotto. Sedettero
ai due estremi della stanza,l’uno più imbarazzato dell’altra. La situazione non
era facile da affrontare.
Christine gli spiegò che Madame e
Meg,scortate da Nadir,erano uscite per assistere alla messa solenne della
cattedrale. Non sarebbero tornate che fra un paio d’ore. Aveva insistito
affinché lasciassero Angelique a casa con lei. Non le sembrava saggio
trascinare una bambina evidentemente provata in una chiesa affollata. E
poi,avrebbero attirato molto di più l’attenzione..nessuno avrebbe potuto evitare
di ammirare quell’angioletto di incredibile bellezza. Già la presenza del
Persiano avrebbe destato curiosità..meglio non correre inutili rischi.
Lui rimase in silenzio per un
po’,prima di chiedere come stesse la bambina.
“Non ha dormito per quasi tutta la
notte. Ha pianto,smaniato.. ora ho provato a farle bere un po’ di latte caldo
con il miele,e a rimetterla a letto. Sembra finalmente aver trovato un po’di
pace.”
Terminata quella conversazione,fra
loro ripiombò un silenzio inquietante.
Su questa terra possiamo amare solo
col tormento e solo per mezzo del tormento.
DOSTOEVSKIJ
“Erik..posso farti una domanda?”
Improvvisamente la flebile voce di
Christine aveva recuperato quel tono infantile e privo di malizia che aveva un
tempo,e aveva squarciato quella cappa soffocante di silenzio che li avvolgeva.
“Ma certo..dimmi pure.” Cercò di
mostrarsi sicuro di sé.
“Perché hai dato il mio..il nostro
anello ad Angelique? Non sono arrabbiata,sia chiaro…però vorrei saperne il
motivo.” Christine avanzò fino al divano e gli sedette accanto.
Erik chiuse gli occhi. Non era
preparato a quella domanda.
“Christine..pensavo che tu fossi
morta. Ogni giorno in cui avessi preso in mano quel tuo ricordo mi sarei
sentito straziato dal dolore. Ho pensato che fosse meglio regalarlo ad
Angelique…lei mi ricorda moltissimo te,quando eri più piccola. Ha il tuo stesso
sguardo spalancato sul mondo,la tua stessa meraviglia nell’espressione del
viso. Sarebbe stato una specie di anticipo sulla sua dote.”
Christine sentì gli occhi colmarsi
di lacrime. Erik aveva un cuore così gentile sotto quella scorza di durezza e
cinismo ad oltranza…
Lui le asciugò teneramente il viso.
“Amore mio..non voglio vederti piangere..”
Lei fece un mezzo sorriso.
“Non piango per qualcosa che ho
perduto. Ma per qualcosa che ho appena ritrovato.”
Detto questo non gli diede il tempo
di replicare,e lo baciò con passione,le mani perse fra i suoi capelli.
Immersa nella tua bellezza
vedo spiegata la vita
e la soluzione dell'enigma oscuro
svelata.
Immersa nella tua bellezza
voglio pregare.
Il mondo e' santo
perche' tu esisti.
Senza respiro per chiarezza
annegata nella luce,
volevo morire vicina a te,
immersa nella tua bellezza.
Karin Boye
Lui la sollevò e la abbracciò
stretta. I loro corpi si avvinghiarono l’uno all’altro mentre continuavano a
baciarsi.
“Oh Dio Christine,quanto mi sei
mancata…”sussurrò lui con voce roca.
“Anche tu”rispose lei
accarezzandogli la schiena. “Infinitamente”.
Era così bello sfiorargli la
schiena,le spalle,le braccia robuste,le mani delicate.
Lui la strinse a sé,mentre le sue
labbra diventavano sempre più esigenti,e le sue mani più insistenti.
Se devi amarmi, per null'altro sia
se non che per amore; non dire mai:
"L'amo per il sorriso, per lo
sguardo,
la gentilezza del parlare, il modo
di pensare conforme al mio,
che mi rese sereno un giorno".
Queste
son tutte cose che posson mutare,
Amato, in se' o per te, e un amore
cosi' sorto potrebbe poi morire.
E non amarmi per pieta' di lacrime
che bagnino il mio volto. Puo'
scordare
il pianto chi ebbe a lungo il tuo
conforto,
e perderti. Soltanto per amore
amami - e sempre, per l'eternita'.
Elizabeth Barrett
Browning
Lei non riusciva a tenere gli occhi
aperti per l’emozione che la schiacciava,sebbene non volesse perdersi un
secondo di lui,di quella sua espressione indefinibile e meravigliosa.
Il bacio si fece sempre più
profondo,sempre di più,fino a perderli entrambi. Si staccarono ansimanti.
Lei lo fissò,i suoi profondi occhi
ardenti,la bocca umida e socchiusa.
Lui le premette le labbra sulla
gola,e sentì i suoi battiti impazziti.
Anche il suo cuore era in
tumulto,Christine poteva sentirlo battere irregolarmente sotto la sua mano.
Come ti amo? Lascia che ti annoveri
i modi.
Ti amo fino agli estremi di
profondità,
di altura e di estensione che
l’anima mia
può raggiungere, quando al di là del
corporeo
tocco i confini dell’Essere e della
Grazia Ideale.
Ti amo entro la sfera delle
necessità quotidiane,
alla luce del giorno e al lume di
candela.
Ti amo liberamente, come gli uomini
che lottano per la Giustizia;
Ti amo con la stessa purezza con cui
essi
rifuggono dalla lode;
Ti amo con la passione delle
trascorse sofferenze
e quella che fanciulla mettevo nella
fede;
Ti amo con quell’amore che credevo
aver smarrito
coi miei santi perduti, - ti amo col
respiro,
i sorrisi, le lacrime dell’intera
mia vita! - e,
se Dio vuole, ancor meglio t’amerò
dopo la morte.
Elizabeth
Barrett Browining
“Christine..io..devo andare”.
Fece per alzarsi,ma lei glielo
impedì,aggrappandosi al suo braccio con tutta la forza che possedeva.
“Non lasciarmi..”sembrava quasi
supplicarlo.
“Non posso..io non so se riuscirei a
controllarmi..”
Lei gli sorrise. “Non ti ho chiesto
di farlo.”
Erik spalancò gli occhi. Possibile che lei.. In ogni caso non
poteva farlo.
Per fortuna in quel momento la
bambina si risvegliò dal breve sonno e cominciò a piangere, probabilmente
terrorizzata per qualche nuovo incubo appena vissuto.
Lui le baciò le mani,stringendole
teneramente fra le sue.
“Angelique ha più buonsenso di
entrambi noi. Su,andiamo da lei ora.”
Quella
notte,mentre la casa era immersa nel buio e nel silenzio,Christine scivolò
fuori dalla propria stanza.
Entrò nella
stanza di Erik,e si coricò di fianco a lui.
Erik,che già
dormiva, spalancò gli occhi,e provò a protestare.
Lei gli mise
un dito sulle labbra,per farlo tacere.
“Ti prego
Erik..lasciami stendere qui.” Posò il capo sul petto nudo di lui,e sentì il
battito veloce ed irregolare del suo cuore. Lui l’abbracciò e coprì entrambi
con il lenzuolo.
“Christine..”sospirò.”Adoro
sentire i tuoi capelli su di me..ma non puoi rimanere qui.”
Le baciò una
tempia. “E’una cosa da irresponsabili. Io..”
“Shh…va
tutto bene..” Gli baciò il petto e chiuse gli occhi. Giacere fra le sue braccia
le dava un immenso conforto. Lui le accarezzava piano la testa. “Mi
piace”mormorò lei.
Passarono
minuti. Minuti o..forse solo pochi secondi,pochi brevissimi istanti lunghi ai
loro cuori come un’intera eternità.
“Christine,stai
dormendo?”
“No” rispose
lei. Si guardarono negli occhi e sorrisero.
Lei si
avvicinò per baciarlo,ma lui scosse la testa. “No. Tieni lontane le tue
labbra,se vuoi che rimanga calmo.” Lei sorrise a quell’ammissione,e gli baciò
una spalla. Si accarezzarono a lungo.
“Erik..sono
così felice..”
“Anche io lo
sono,ma Christine..”
“Non mi
importa di cosa pensino gli altri” sussurrò lei. “Questa notte dormirò qui con
te. E continuerò a farlo finchè tu mi vorrai accanto a te.”
“Allora per
sempre,Angelo” le rispose lui,abbracciandola con forza ed attirandola a sé.
Non c’era
più bisogno di parole. Christine ebbe sensazione che un incendio la divorasse.
Mi farà sua con violenza e con dolcezza,ebbe solo
il tempo di pensare,consumerà le sue
forze e le mie finchè entrambi non riusciremo a liberarci dai dolorosi rimorsi.