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Autore: Kastania    13/05/2005    1 recensioni
*COMPLETO* Questa storia è un seguito ideale de "Il fantasma dell'Opera". I diritti appartengono a Gaston Leroux,Susan Kay ed Andrew Lloyd Webber. E'anche la prima FF che scrivo...abbiate pietà! :P
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO 1: TRE VITE ALLO SPECCHIO

CAPITOLO 11: Un muro da abbattere

 

In my hands
A legacy of memories
I can hear you say my name
I can almost see your smile
Feel the warmth of your embrace
But there is nothing but silence now
Around the one I loved
Is this our farewell?
Sweet darling you worry too much, my child
See the sadness in your eyes
You are not alone in life
Although you might think that you are
Never thought
This day would come so soon
We had no time to say goodbye
How can the world just carry on?
I feel so lost when you are not by my side
But there's nothing but silence now
Around the one I loved
Is this our farewell?
So sorry your world is tumbling down
I will watch you through these nights
Rest your head and go to sleep
Because my child, this not our farewell.
This is not our farewell

                                                            Within Temptations,Our Farewell

 

Erano passati alcuni giorni.

 

Erik e Christine non avevano più avuto occasione di parlare. Non da soli,almeno.

 

Nonostante la tenerezza che suscitava in lui l’attaccamento quasi materno di Christine ad Angelique, il comportamento generale della ragazza non faceva che irritarlo.

 

Si arrabbiava con lei per ogni piccolezza.

La sua nuova forza d’animo nell’affrontare le difficoltà lo innervosiva,e non sapeva spiegarsi bene il perché.

 

Non riusciva a capire come potesse essere così tranquilla…O come potesse sembrarlo,perlomeno.

 

Cominciò a covare una gelosia morbosa per lei,di una tale intensità che lui stesso si stupiva del sentimento d’odio che provava alle volte verso tutti gli occupanti della casa,tranne la bambina ovviamente.

Non sopportava di vederla sorridere a qualcun altro,parlare,scherzare.

Vederla stretta in un abbraccio fuggevole di Meg, vedere la mano di Madame Giry sulla sua spalla o un inchino rispettoso di Nadir quando la ragazza usciva dalla stanza… lo mandava totalmente fuori di sé.

Avrebbe voluto gridare, battere i pugni contro il muro,fracassare qualche mobile..ma doveva trattenersi.

 

Gli capitava spesso di infuriarsi,ma non riusciva a restare in collera con lei per più di cinque minuti.

 

Non si saziava mai di guardarla,di starle vicino,anche se faceva il possibile perché non si notasse.

Provava un costante sentimento di tenerezza e di desiderio nei suoi confronti,che aveva bisogno di nutrire più volte al giorno,e che contrastava nettamente con l’indifferenza che fingeva. Veniva pervaso quasi da un dolore fisico quando lei si allontanava per svolgere qualche faccenda.

La risolutezza che celava la sua naturale timidezza,quella dolcezza quasi opprimente e la sua vulnerabilità gli laceravano il cuore, rendendolo per la prima volta in vita sua vulnerabile.

Non aspirava ad altro che a stringerla a sé,a sfiorarla,a sentirla sussurrare il suo nome.

Ma si nascondeva dietro un’alta barriera di finta e fredda indifferenza. Per il bene di entrambi.

 

 

Vorrei dirti le parole più vere, ma non oso, per paura che tu rida. Ecco perchè mento, dicendo il contrario di quello che penso. Rendo assurdo il mio dolore per paura che tu faccia lo stesso.

                                                                                                                                          Tagore

 

Le prove all’Opera erano state momentaneamente sospese per dei lavori,ed affidando le donne alla sorveglianza di Nadir,Erik aveva trascorso quei giorni nei bassifondi della città,che conosceva assai bene.

Passava il tempo soprattutto nelle taverne,sapendo bene quante confidenze si lasciano sfuggire gli ubriachi…confidenze anche riguardo agli omicidi commessi. Sperava di avere un colpo di fortuna. E poi lì nessuno avrebbe badato a lui. C’erano personaggi anche più inquietanti ed orribili.

 

Era palese che chi voleva ucciderlo aveva commissionato l’omicidio ad un sicario.

Nessuno che lo conoscesse di persona lo avrebbe mai confuso con una donna minuta come era stata Catherine. La differenza fra loro non avrebbe potuto essere maggiore.

 

Purtroppo,non riuscì a ricavare molto dalla sua indagine.

 

Sentì solo delle storie su un certo Pierre,un delinquente della peggior specie,un sicario da poco prezzo, pressoché sempre ubriaco,che era stato trovato nella Senna con la gola tagliata,e di un certo Favre,una specie di investigatore privato,radiato dalla polizia anni prima per corruzione nelle indagini,che era misteriosamente sparito proprio nello stesso periodo. Stando a sentire la voce del popolo, assai probabilmente l’uomo era fuggito dopo aver sgozzato il suo scagnozzo,forse per non spartirsi l’eventuale bottino o ricompensa.

 

In ogni caso,era una storia che non lo riguardava.

 

 

Il Visconte de Chagny si sentiva irrequieto come un leone in gabbia. Continuava a percorrere a grandi passi il suo studio,indeciso sul da farsi.

 

Erano giorni che non usciva di casa,e cominciava a subire gli effetti di quella cattività forzata.

Decise infine che un po’di aria fresca non avrebbe potuto che fargli bene. Lo avrebbe aiutato a schiarirsi le idee,e ad allontanare gli spaventosi flashback dell’omicidio che aveva commesso. Il sangue era stato ripulito, il cadavere era già cenere…ma dentro di lui qualcosa si era irrimediabilmente spezzato.

 

Avrebbe fatto un giro in carrozza,e poi sarebbe passato come di consueto al cimitero,a far visita al mausoleo di Christine e alla tomba di suo padre.

 

Non si dimenticava mai di deporre un fiore sulla tomba di Gustave Daae.

Ricordava quanta sollecita dedizione avesse Christine nel mantenere sempre pulita e in ordine la tomba paterna, e gli sembrava giusto perpetuare quel gesto in sua memoria…soprattutto quel giorno. Un piccolo gesto di altruismo per mondare la propria coscienza ormai dannata…

 

Afferrò frettolosamente il mantello e chiamò un servitore,orinandogli di preparare la carrozza.

 

Che hai, che abbiamo,che ci accade?

Ahi il nostro amore è una corda dura

che ci lega ferendoci

e se vogliamo uscire dalla nostra ferita,separarci,

ci stringe un nuovo nodo e ci condanna

a dissanguarci e a bruciarsi insieme.

Che hai? Ti guardo

e nulla trovo in te se non due occhi

come tutti gli occhi, una bocca

perduta tra mille bocche che baciai, più belle,

un corpo uguale a quelli che scivolarono

sotto il mio corpo senza lasciar memoria.

E come andavi vuota per il mondo

quale una giara color di frumento,

senz'aria, senza suono, senza sostanza!

Invano cercai in te

profondità per le mie braccia

che scavano, senza posa, sotto la terra:

sotto la tua pelle, sotto i tuoi occhi,nulla,

sotto il tuo duplice petto sollevato,

appena una corrente d'ordine cristallino

che non sa perché corre cantando.

Perché, perché, perché,

amore mio, perché?

                                            Pablo Neruda

 

 

“Ti ho detto di no! Non continuare ad insistere,tanto non cambierò idea!”

 

La voce di Erik riecheggiò rabbiosa nel piccolo appartamento,costringendo Madame Giry e Meg ad affacciarsi preoccupate e sorprese in corridoio. Che cosa diamine stava succedendo?

 

“Maledizione Erik,non voltarmi le spalle mentre ti sto parlando!Non t’azzardare!” Christine sembrava una vera furia. Era totalmente preda della propria rabbia,che le rendeva la voce anche più squillante del solito.

 

Lui gridò di nuovo,esasperato e in preda all’ira.

“Accidenti! Cosa ti costa darmi ascolto almeno una volta? Ti pesa troppo per una volta,una soltanto,fare quello che ti chiedo?” Le strinse il braccio e la bloccò contro il muro.

 

“Non hai diritto di decidere al posto mio! Ho deciso di farlo e lo farò,con o senza il tuo dannato permesso! Per quel che me ne importa!”

Il tono di Christine non era mai stato così energico ed adirato,mentre si  dibatteva per liberarsi dalla sua possente stretta.

 

Madame Giry sorrise divertita,di sottecchi. Ora che la ragazza era finalmente cresciuta,avrebbe dato il suo bel filo da torcere ad Erik…era la prima volta che qualcuno osava mettere in discussione un suo ordine perentorio!

 

Erik guardò Christine,infuriata,le mani sui fianchi.

La ragazza sembrava davvero determinata a comportarsi come una sciocca.

Cercò di dominare la propria collera e di parlare con pazienza.

 

“Ti ho già spiegato perché non voglio che tu vada al cimitero dei Santi Innocenti.  Capisco che desideri far visita a tuo padre,ma qualcuno potrebbe riconoscerti. Il posto è sempre molto frequentato. Nessuno sa che sei viva,e mi sembra più prudente che continuino a pensarlo. Se la persona che mi vuole morto sapesse che tu…insomma,potrebbe pensare di fare del male anche a te. Per colpire indirettamente me.”

Concluse in fretta,rifiutandosi di pensare realmente all’eventualità che qualcuno la aggredisse.

 

Il tono di Christine si addolcì.

“Capisco che tu sia preoccupato per me,ma so badare a me stessa. Non sono una totale sprovveduta. Oggi è l’anniversario della sua morte,è molto importante per me poter deporre almeno un fiore sulla sua tomba.”

 

Erik ruggì,al limite della propria pazienza.“Ti ho detto di no! E’ troppo pericoloso!”

 

“E allora prova ad impedirmelo!”

La ragazza con un moto di stizza afferrò il mantello e se lo infilò,correndo verso la porta.

 

Fu Madame Giry a frapporsi fra lei e l’uscita.

“Christine,Erik ha ragione. Se qualcuno ti vedesse.. non devi correre questo rischio inutile.”

Christine la fissò ad occhi sgranati,sentendosi doppiamente tradita.

 

Erik le mise una mano sulla spalla. La sua voce non era più adirata.

“Se per te va bene.. andrò io a portare i fiori a tuo padre,e a recitargli un requiem. Farò attenzione.”

 

Lei annuì,rassegnata. Cos’altro poteva fare?

Poteva sfidare Erik,ma due persone contro cui lottare erano decisamente troppe.

 

Raoul avanzò lentamente nel viottolo del cimitero,un mazzo di crisantemi fra le braccia. Era l’anniversario di morte del padre di Christine,e aveva intenzione di recitargli un requiem. Christine..se fosse stata viva, lo avrebbe fatto di sicuro.

 

Quanto tempo era passato dal periodo felice del suo fidanzamento con Christine!

 

Quando la accompagnava ogni domenica,dopo la Messa,a far visita alla tomba paterna…sembrava passato un secolo,invece di pochi mesi.

Sospirò. Quel tempo felice non sarebbe mai più tornato. Doveva imparare a farsene una ragione.

 

D’un tratto,svoltando un angolo,gli si gelò il sangue nelle vene.

Accanto alla tomba di Gustave Daee,stava un uomo.

 

Alto,imponente,ammantato di nero…

..con una maschera bianca a celargli metà del volto. Aveva deposto alcuni fiori sulla lapide di marmo, e sembrava intento a recitare una preghiera. Si segnò rapidamente,e scomparì in uno dei viali laterali, frettolosamente, guardandosi attentamente intorno.

 

Raoul si sentì mancare l’ossigeno. La testa iniziò a girargli vorticosamente.

 

Quel dannato sicario non aveva portato a termine la sua missione,prima di finire nella Senna.

 

Storse la bocca in un ghigno crudele,mentre ritornava a grandi passi verso la carrozza.

“Avrò la soddisfazione di torcerti il collo con le mie mani,schifoso bastardo!”

 

Erik tornò a casa,ed entrò sbattendo la porta con noncuranza.

 

Immediatamente Christine si affacciò dalla camera di Angelique,facendogli grandi cenni di far piano.

La piccola aveva appena preso sonno,dopo una notte di incubi terribili. Non aveva ovviamente ancora superato la perdita della madre,nonostante tutti i loro sforzi di restituirle un po’di serenità.

 

Entrambi si diressero in salotto. Sedettero ai due estremi della stanza,l’uno più imbarazzato dell’altra. La situazione non era facile da affrontare.

 

Christine gli spiegò che Madame e Meg,scortate da Nadir,erano uscite per assistere alla messa solenne della cattedrale. Non sarebbero tornate che fra un paio d’ore. Aveva insistito affinché lasciassero Angelique a casa con lei. Non le sembrava saggio trascinare una bambina evidentemente provata in una chiesa affollata. E poi,avrebbero attirato molto di più l’attenzione..nessuno avrebbe potuto evitare di ammirare quell’angioletto di incredibile bellezza. Già la presenza del Persiano avrebbe destato curiosità..meglio non correre inutili rischi.

 

Lui rimase in silenzio per un po’,prima di chiedere come stesse la bambina.

 

“Non ha dormito per quasi tutta la notte. Ha pianto,smaniato.. ora ho provato a farle bere un po’ di latte caldo con il miele,e a rimetterla a letto. Sembra finalmente aver trovato un po’di pace.”

 

Terminata quella conversazione,fra loro ripiombò un silenzio inquietante.

 

 

Su questa terra possiamo amare solo col tormento e solo per mezzo del tormento.

                                                                                                                                      DOSTOEVSKIJ

 

“Erik..posso farti una domanda?”

 

Improvvisamente la flebile voce di Christine aveva recuperato quel tono infantile e privo di malizia che aveva un tempo,e aveva squarciato quella cappa soffocante di silenzio che li avvolgeva.

 

“Ma certo..dimmi pure.” Cercò di mostrarsi sicuro di sé.

 

“Perché hai dato il mio..il nostro anello ad Angelique? Non sono arrabbiata,sia chiaro…però vorrei saperne il motivo.” Christine avanzò fino al divano e gli sedette accanto.

 

Erik chiuse gli occhi. Non era preparato a quella domanda.

“Christine..pensavo che tu fossi morta. Ogni giorno in cui avessi preso in mano quel tuo ricordo mi sarei sentito straziato dal dolore. Ho pensato che fosse meglio regalarlo ad Angelique…lei mi ricorda moltissimo te,quando eri più piccola. Ha il tuo stesso sguardo spalancato sul mondo,la tua stessa meraviglia nell’espressione del viso. Sarebbe stato una specie di anticipo sulla sua dote.”

 

Christine sentì gli occhi colmarsi di lacrime. Erik aveva un cuore così gentile sotto quella scorza di durezza e cinismo ad oltranza…

Lui le asciugò teneramente il viso. “Amore mio..non voglio vederti piangere..”

 

Lei fece un mezzo sorriso.

“Non piango per qualcosa che ho perduto. Ma per qualcosa che ho appena ritrovato.”

Detto questo non gli diede il tempo di replicare,e lo baciò con passione,le mani perse fra i suoi capelli.

 

Immersa nella tua bellezza

vedo spiegata la vita

e la soluzione dell'enigma oscuro

svelata.

Immersa nella tua bellezza

voglio pregare.

Il mondo e' santo

perche' tu esisti.

Senza respiro per chiarezza

annegata nella luce,

volevo morire vicina a te,

immersa nella tua bellezza.

                                         Karin Boye

 

 

 

Lui la sollevò e la abbracciò stretta. I loro corpi si avvinghiarono l’uno all’altro mentre continuavano a baciarsi.

 

“Oh Dio Christine,quanto mi sei mancata…”sussurrò lui con voce roca.

 

“Anche tu”rispose lei accarezzandogli la schiena. “Infinitamente”.

Era così bello sfiorargli la schiena,le spalle,le braccia robuste,le mani delicate.

 

Lui la strinse a sé,mentre le sue labbra diventavano sempre più esigenti,e le sue mani più insistenti. 

 

Se devi amarmi, per null'altro sia

se non che per amore; non dire mai:

"L'amo per il sorriso, per lo sguardo,

la gentilezza del parlare, il modo

di pensare conforme al mio,

che mi rese sereno un giorno". Queste

son tutte cose che posson mutare,

Amato, in se' o per te, e un amore

cosi' sorto potrebbe poi morire.

E non amarmi per pieta' di lacrime

che bagnino il mio volto. Puo' scordare

il pianto chi ebbe a lungo il tuo conforto,

e perderti. Soltanto per amore

amami - e sempre, per l'eternita'.

                                          Elizabeth Barrett Browning

 

 

Lei non riusciva a tenere gli occhi aperti per l’emozione che la schiacciava,sebbene non volesse perdersi un secondo di lui,di quella sua espressione indefinibile e meravigliosa.  

 

Il bacio si fece sempre più profondo,sempre di più,fino a perderli entrambi. Si staccarono ansimanti.

 

Lei lo fissò,i suoi profondi occhi ardenti,la bocca umida e socchiusa. 

Lui le premette le labbra sulla gola,e sentì i suoi battiti impazziti.

Anche il suo cuore era in tumulto,Christine poteva sentirlo battere irregolarmente sotto la sua mano.

 

Come ti amo? Lascia che ti annoveri i modi.

Ti amo fino agli estremi di profondità,

di altura e di estensione che l’anima mia

può raggiungere, quando al di là del corporeo

tocco i confini dell’Essere e della Grazia Ideale.

Ti amo entro la sfera delle necessità quotidiane,

alla luce del giorno e al lume di candela.

Ti amo liberamente, come gli uomini che lottano per la Giustizia;

Ti amo con la stessa purezza con cui essi

rifuggono dalla lode;

Ti amo con la passione delle trascorse sofferenze

e quella che fanciulla mettevo nella fede;

Ti amo con quell’amore che credevo aver smarrito

coi miei santi perduti, - ti amo col respiro,

i sorrisi, le lacrime dell’intera mia vita! - e,

se Dio vuole, ancor meglio t’amerò dopo la morte.

                                                     Elizabeth Barrett Browining

 

“Christine..io..devo andare”.

 

Fece per alzarsi,ma lei glielo impedì,aggrappandosi al suo braccio con tutta la forza che possedeva.

“Non lasciarmi..”sembrava quasi supplicarlo.

 

“Non posso..io non so se riuscirei a controllarmi..”

 

Lei gli sorrise. “Non ti ho chiesto di farlo.”

 

Erik spalancò gli occhi. Possibile che lei.. In ogni caso non poteva farlo.

 

Per fortuna in quel momento la bambina si risvegliò dal breve sonno e cominciò a piangere, probabilmente terrorizzata per qualche nuovo incubo appena vissuto.

 

Lui le baciò le mani,stringendole teneramente fra le sue.

“Angelique ha più buonsenso di entrambi noi. Su,andiamo da lei ora.”

 

Quella notte,mentre la casa era immersa nel buio e nel silenzio,Christine scivolò fuori dalla propria stanza.

Entrò nella stanza di Erik,e si coricò di fianco a lui.

 

Erik,che già dormiva, spalancò gli occhi,e provò a protestare.

 

Lei gli mise un dito sulle labbra,per farlo tacere.

“Ti prego Erik..lasciami stendere qui.” Posò il capo sul petto nudo di lui,e sentì il battito veloce ed irregolare del suo cuore. Lui l’abbracciò e coprì entrambi con il lenzuolo.

 

“Christine..”sospirò.”Adoro sentire i tuoi capelli su di me..ma non puoi rimanere qui.”

 

Le baciò una tempia. “E’una cosa da irresponsabili. Io..”

 

“Shh…va tutto bene..” Gli baciò il petto e chiuse gli occhi. Giacere fra le sue braccia le dava un immenso conforto. Lui le accarezzava piano la testa. “Mi piace”mormorò lei.

 

Passarono minuti. Minuti o..forse solo pochi secondi,pochi brevissimi istanti lunghi ai loro cuori come un’intera eternità.

 

“Christine,stai dormendo?”

“No” rispose lei. Si guardarono negli occhi e sorrisero.

 

Lei si avvicinò per baciarlo,ma lui scosse la testa. “No. Tieni lontane le tue labbra,se vuoi che rimanga calmo.” Lei sorrise a quell’ammissione,e gli baciò una spalla. Si accarezzarono a lungo.

 

“Erik..sono così felice..”

“Anche io lo sono,ma Christine..”

“Non mi importa di cosa pensino gli altri” sussurrò lei. “Questa notte dormirò qui con te. E continuerò a farlo finchè tu mi vorrai accanto a te.”

“Allora per sempre,Angelo” le rispose lui,abbracciandola con forza ed attirandola a sé.

 

Non c’era più bisogno di parole. Christine ebbe sensazione che un incendio la divorasse.

 

Mi farà sua con violenza e con dolcezza,ebbe solo il tempo di pensare,consumerà le sue forze e le mie finchè entrambi non riusciremo a liberarci dai dolorosi rimorsi.

 

 

  
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