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Autore: TheSims1991    27/06/2020    0 recensioni
I Regni sono uniti sotto la guida di Regina. Nel giorno del secondo anniversario, una misteriosa figura interrompe i festeggiamenti: l'equilibrio del mondo sta dando un'altra chance all'Oscurità e un'altra Maledizione viene scagliata. I nostri eroi si ritrovano a Storybrooke privi dei ricordi dell'ultimo anno, ma Emma e Regina non ricordano nulla dei tre anni passati. Un nefasto presagio annuncia a Regina una grande perdita. Che cosa succederà ai nostri eroi?
Genere: Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2: La Nebbia

«Specchio, servo delle mie brame, mostra la miseria del mio reame», disse Regina orientando il suo sguardo compiaciuto verso il magico oggetto.

«Siamo in vena di compiacimento?» Rispose lui, sarcastico come sempre. Lo sguardo della donna cambiò e si fece scuro e non rispose. Lo Specchio comprese che la regina non era in vena di scherzi e cominciò a proiettare le immagini del popolo, stremato dalle ultime azioni della sua sovrana. Non le importava granché di ciò che stava succedendo: l'unico scopo era che la colpa di tutte quelle azioni cadesse su Biancaneve. Proprio in quel momento, udì un bambino fare una domanda al padre.

«Perché la principessa è fuggita?» Domandò. L'uomo gli pose una mano sulla spalla e sospirò.

«Impara questa lezione, figliolo», disse. «La principessa non è interessata alla sorte del suo popolo. Se vogliamo sopravvivere, dobbiamo cavarcela da soli.» Regina fu compiaciuta: il suo piano iniziava a funzionare ed era il momento giusto di mostrarsi come la sovrana magnanima che andava contro le decisioni della figlia del Re. Agitò la mano e convocò le sue guardie, dicendo loro di prepararsi a un viaggio che li avrebbe condotti proprio in quell'angolo remoto del suo regno.

Dopo poche ore di cammino, la carrozza della regina arrivò in quel villaggio e con la sua elegante presenza, Regina si avvicinò alla casa di quel contadino, che rimase colpito e al tempo stesso intimorito dalla visita della sovrana.

«Mi è giunta voce che le decisioni di Biancaneve non hanno portato grande sollievo in questa parte del regno», disse all'uomo, che si limitò ad annuire, con la testa bassa. «Raduna il popolo, la regina vuole parlare». L'uomo si allontanò e iniziò a bussare di casa in casa, annunciando l'arrivo della sovrana.

Quando tutti furono lì al suo cospetto, Regina si schiarì la voce.

«Molti di voi pensano che la vostra regina non abbia a cuore la vostra situazione. Non è così! Tutto ciò che avete patito in questo angolo del regno, sebbene remoto, dovete sapere che dipende dalla principessa! È stata lei a ordinare che i luoghi di confine fossero lasciati al loro destino, onde evitare problemi diplomatici con i regni vicini.» Regina percorse lo spazio al centro delle abitazioni a grandi passi. «Ma la vostra regina è qui e non permetterà che viviate ancora un giorno nella paura e nell'indigenza!»

La donna agitò le mani e davanti ai sudditi comparve cibo di ogni genere, oltre che sacchetti pieni di monete. Un'ondata di magia andò a tracciare il confine del regno, creando una barriera contro chiunque avesse voluto attraversarla.

«Nessuno potrà ora farvi del male. Ricordate che la vostra sovrana tiene al suo popolo!» Detto questo, la donna tornò verso la propria carrozza, mentre tra esitazione e sorpresa, qualcuno inneggiava a quanto era successo. Quello stesso bambino che poco fa Regina aveva visto nello Specchio corse da lei con una mela e gliela offrì. Ringraziandola. La donna rifiutò il dono, dicendo che non avrebbe potuto privare un bambino del suo sostentamento e andò via. Nella sua carrozza sorrise, consapevole di aver sferzato un colpo alla credibilità di Biancaneve. Ordinò ai suoi di fare strada verso il Palazzo il più in fretta possibile. Stare a contatto con i sudditi le dava la nausea.

 

Regina aprì gli occhi. Ci mise un attimo per riprendersi e, guardandosi intorno, riconobbe le pietre grigiastre che componevano i muri sotterranei della sua cripta. Non ricordava come fosse arrivata lì e neanche perché si fosse rintanata in quel luogo. La donna si alzò in piedi e tentò di uscire ma un incantesimo le bloccava la strada.

«Ci ho provato anche io.» Era la voce di Emma, che proveniva dallo spazio esattamente di fianco a quello in cui si trovava Regina.

«Emma?» Domandò lei, sorpresa da quanto aveva sentito. «Che cosa ci facciamo qui?» Emma sospirò.

«Non ne ho idea, non so come ci siamo arrivate», rispose lei. «Ho provato a usare la mia magia ma sembra che non abbia alcun effetto.» Lo sguardo di Regina cambiò e si fece torvo.

«Nessuno mi rinchiude nella mia stessa cripta», disse, scagliando un potente colpo verso l'arco che si illuminò. Emma avvertì un'altra scarica di magia provenire dall'altra parte del muro che la separava da Regina e un'altra ancora. La donna stava facendo di tutto per liberarsi mentre Emma si sedette su un mattone leggermente sporgente. Quando la Swan non avvertì più alcun rumore, si decise a parlare.

«Niente?» Domandò. Regina rispose con un semplice suono quando a un tratto, una piuma luminosa volò all'interno della cripta, seguita da Henry Jr.

«Henry!» Esclamarono le due. Il giovane era visivamente preoccupato.

«Non riuscivamo a trovarvi da nessuna parte», disse. Anche dalla sua voce si capiva che non era tranquillo. Il giovane prese un sacchetto dalla tasca e afferrò una manciata del suo contenuto, avvisando le donne di stare indietro. Regina fece qualche passo per prendere distanza dall'ingresso mentre Emma si rintanò verso un angolo della piccola apertura in cui era rinchiusa. Henry Jr. gettò una strana polvere su entrambi gli ingressi e la magia si sgretolò come vetro, lasciando il pavimento pieno di frammenti. Regina ed Emma corsero ad abbracciare il figlio, che tuttavia afferrò loro le mani.

«Dobbiamo andare», disse, precedendo le due al di fuori della cripta di famiglia. Quando Regina ed Emma tornarono all'aperto alzarono gli occhi al cielo e compresero la preoccupazione di Henry. Il cielo era colorato di un grigio plumbeo del tutto innaturale, così come gran parte del territorio che li circondava. Anche gli alberi stavano man mano perdendo il loro colore: solo le foglie più basse mantenevano una sbiadita sfumatura di verde mentre dall'alto qualcosa privava ogni cosa del colore.

«Che diavolo sta succedendo?» Domandò Regina. Emma si voltò verso Henry.

«Hope!» Urlò, ma il ragazzo la rassicurò, dicendole che Hook, Neve e David le stavano aspettando da Granny, così come Zelena e i bambini. I tre attraversarono Storybrooke che sembrava cupa e scura, come se un'eterna notte avesse inghiottito la città intera. A peggiorare le cose, una fitta nebbia sembrava nascere e crescere dai confini della città e non essere intenzionata ad andarsene.

Non appena arrivarono, Hook corse ad abbracciare Emma e Zelena fece lo stesso con Regina. La Swan salutò i suoi genitori e prese in braccio la bambina.

«Che cosa succede?» Domandò. Neve e David si scambiarono uno sguardo, prima di rispondere alla loro figlia, ma Zelena li precedette.

«È trascorso un anno dalla festa per la tua nomina, Regina», disse lei, senza mezzi termini, confermando i sospetti della sorella.

«Un'altra maledizione.» Disse lei, palesando ciò che nessuno aveva avuto il coraggio di dire ad alta voce. La donna cercò di ricordare cosa fosse successo prima di ritrovarsi in quella cripta, ma niente parve giungere alla sua mente. «Che cosa ricordate?» Domandò.

Il primo a rispondere fu David, il quale ricordava solamente di aver aiutato Neve, Zelena e le fate a preparare la città per festeggiare il Sindaco, mentre Henry la teneva a distanza. La stessa cosa confermò Biancaneve mentre l'unico ricordo di Zelena riguardava una fitta nebbia che, dall'ufficio di Regina si diffondeva a tutta la città. Hook disse di ricordare solo una breve passeggiata con Hope e i bambini prima della festa. Quando lo sguardo di tutti si rivolse verso Emma, la donna era immobile.

«Io non ho alcun ricordo», disse, a voce bassa. Hook le posò un braccio sulla spalla, mentre la ragazza guardò Regina. «Regina, io non ho alcun ricordo.» La sua voce si fece incrinata e la bambina avvertì la preoccupazione della madre, scoppiando in lacrime. Emma tentò di consolarla, prima di darla alla madre.

«Qual è l'ultima cosa che ricordi, Swan?» Domandò Hook. Emma guardò Regina negli occhi.

«L'ultima cosa che ricordo è di essere arrivata tardi alla tua incoronazione.» La Mills ricambiò lo sguardo dell'amica.

«Non sei l'unica, Miss Swan. Neanche io ho alcun ricordo degli ultimi…»

 

«Tre anni!» Urlò Regina. «Sono trascorsi tre anni e il popolo non ha ancora capito chi è davvero quella ragazzina!» La donna con un gesto della mano scaraventò in terra ogni cosa presente sul lungo tavolo della sala. Il suono degli oggetti riecheggiò per tutto il Castello. I servitori che si stavano avvicinando con il pranzo per la donna si nascosero, temendo di fare una brutta fine.

«Regina…» Disse suo padre, provando a farla ragionare. «Lascia perdere questa assurda vendetta. Ne va della tua felicità!»

«La mia felicità è vedere quella ragazzina stramazzare al suolo quando infrangerò il suo cuore tra queste dita, Padre!» Rispose lei, appoggiando entrambe le mani al tavolo. «Devo convincere il popolo che Biancaneve non ha interesse nei loro confronti. In quel momento saranno loro a rivoltarsi alla principessa.» Il padre le si avvicinò e provò a posare una mano sulla spalla della figlia ma quella la scrollò di dosso.

«Regina, non puoi convincere il popolo con delle voci!» Disse lui, con una voce calma e rassicurante. «Si fidano di Biancaneve, non potrai mai portarli dalla tua parte in questo modo!» Continuò. D'un tratto, la donna si calmò e prese un bel respiro.

«Hai ragione», disse, voltandosi verso di lui. «Le voci non sono sufficienti. Il popolo dovrà vedere che Biancaneve non ha a cuore i suoi sudditi.» Henry si fermò e osservò il ghigno che si disegnava sul volto della figlia.

«Che cosa hai intenzione di fare, Regina?» Domandò, già preoccupato per la sua risposta. La donna rise e si diresse verso lo Specchio.

«Tremotino mi parlava di una potente magia di illusione, capace di cambiare perfino il cuore di chi ne veniva colpito. Dimmi dove si trova!» Ordinò. Lo Specchio si limitò a mostrare l'immagine di una forte foschia che rendeva impossibile comprendere di cosa si trattasse. La Regina sbraitò ancora contro lo Specchio che non potè che risponderle. Il suo sguardo era compiaciuto: era fedele alla sua sovrana ma non riusciva a nascondere un po' di felicità quando la vedeva fallire. Dopotutto, l'aveva rinchiuso in un mondo da cui era impossibile uscire.

«La mia magia è potente, Regina, ma ha dei limiti e pare che ciò che cerchi sia nascosto da una magia più potente della mia.»

 

«Non posso farci niente», disse Zelena. «È una magia più potente della mia.» Emma e Regina erano decisamente nervose all'idea che tre anni della loro vita fossero di colpo scomparsi. La Swan rimpiangeva principalmente di aver dimenticato ogni cosa riguardo alla figlia, che quasi stentava a riconoscere. Sapeva che si trattava di Hope ma nell'ultimo ricordo che aveva di lei, la bambina era tra le sue braccia, ancora piccola e ora camminava e parlava, scherzando con il suo papà.

«Ne verremo fuori, Emma», le disse Regina, quasi sentisse i suoi pensieri. La donna si limitò ad annuire. Neve e David entrarono in quel momento a casa di Regina.

«Il confine è bloccato», disse lui. Era una maledizione in piena regola e non era più possibile uscire da Storybrooke. «I Nani ci attendono al limitare della città», continuò. Tutti si diressero all'ingresso della cittadina proprio mentre Leroy e gli altri Nani si preparavano ad attraversare il confine: come sempre, erano loro ad offrirsi volontari per capire cosa sarebbe successo qualora qualcuno avesse deciso di oltrepassarlo. Ancora una volta fu Eolo ad attraversare la linea che avevano tracciato poco fa. Tutti rimasero in attesa di ciò che sarebbe accaduto. Una luce violacea scaturì dalla coltre di nebbia che si manteneva alta sul limitare di Storybrooke e avvolse l'uomo che si tramutò in pochi istanti in una nube informe che iniziò a innalzarsi verso il cielo. Mentre i Nani urlavano esterrefatti, d'istinto, Zelena aprì il palmo della mano fermando per un istante quell'essere fumoso e richiamandolo nel confine di Storybrooke. Regina fece comparire dal nulla un'ampolla e la sorella guidò la nebbia al suo interno.

«Quando scopriremo che cosa sta succedendo, lo riporteremo indietro», disse, guardando i Nani. Leroy annuì, triste, e lui e gli altri si diressero verso il centro della cittadina.

«È così su tutti i lati,» disse Neve. «È il nuovo confine. Non sappiamo cosa c'è…».

 

«…oltre la nebbia?» Domandò. La regina afferrò il suo cuore e lo strinse tra le mani. L'uomo sussultò e si accasciò a terra.

«Se sapessi cosa c'è oltre la nebbia, andrei io stessa a recuperare ciò di cui ho bisogno.» Regina lasciò andare il cuore prima di frantumarlo e lo ripose nella scatola intagliata che da tempo, ormai, lo custodiva. Agitò la sua mano destra sulla sinistra e un ciondolo comparve sul suo palmo. La forma era decisamente insolita: una spirale si avvolgeva su se stessa circa sette volte per poi tagliare il pendente esattamente a metà. Al centro, una pietra di colore blu.

«Questo ciondolo viene direttamente dalla corte di Elphame. Se in quella nebbia c'è ciò che credo ci sia, ti aiuterà a tornare indietro», disse lei, porgendogli il pendente. «Per portarmi ciò che cerco, basta un solo uomo, in fondo». Regina scoppiò in una fragorosa risata e dispensò le guardie, pronte a partire alla ricerca di quell'antica magia che le avrebbe permesso, una volta per tutte, di avere la sua vendetta su Biancaneve.

 

Biancaneve si avvicinò ad Emma, che si era messa in disparte dal resto degli altri, pensierosa.

«Emma, ce la faremo, recupereremo i tuoi ricordi», le disse, posandole una mano sulla spalla. Emma strinse quella della madre e sorrise. «Abbiamo affrontato fin troppe maledizioni per darci per vinti, non credi?»

La Swan sorrise ancora. Non era la maledizione a turbarla, quanto tutti i momenti rubati alla sua memoria, quelli che appartenevano a Hope.

«Devi esserti sentita così, quando il Sortilegio si è spezzato», disse alla madre. Neve, dal canto suo, annuì.

«Sapevo che avremmo sconfitto la Maledizione Oscura», disse. «Ma ciò non mi ha restituito i momenti che avremmo potuto passare insieme. Ma so, e parlo per esperienza, che per te non sarà la stessa cosa.» La donna ora guardava la figlia dritta negli occhi. «Per te e Hope il destino ha riservato un cammino diverso: quei ricordi esistono ancora, da qualche parte. E presto, li riprenderai. Ne sono certa.» Emma posò la testa sulla spalla della madre, ringraziandola sottovoce. Neve la accarezzò e le propose di raggiungere gli altri.

«Al momento non hai i tuoi ricordi, ma puoi sempre iniziare a costruirne degli altri, non credi?» Emma sorrise e le due si unirono al gruppo, che stava cercando di capire cosa fosse successo durante l'anno che non ricordavano.

«Dobbiamo andare più indietro: io ed Emma abbiamo bisogno della nostra memoria. Se siamo le uniche alle quali i ricordi degli ultimi tre anni sono svaniti, c'è di certo un motivo», disse Regina.

«Non può essere così semplice», replicò la Swan. «Se hanno eliminato i nostri ricordi è perché non possiamo ricostruirli con l'aiuto di nessuno. C'è qualcosa che è noto solo a noi, Regina.» La Mills non poté che concordare.

«Se è vero che la Maledizione ha portato via i vostri ricordi, troveremo il modo per restituirveli», concluse Zelena, rivolta alla sorella. «Io e te siamo le vere esperte della Maledizione. Stavi per fermare quella della Fata Nera, ci sarà qualcosa che possiamo usare per recuperare i vostri ricordi.» Regina annuì e lei e Zelena si allontanarono, andando verso la cripta.

David e Neve presero con loro i più piccoli mentre Emma e Hook si dirigevano verso l'unico luogo ancora inesplorato che poteva dar loro qualche risposta.

«Sei sicuro che ci sia ancora magia lì dentro?» Domandò lei.

«Aye», disse Killian. «L'Oscuro sarà pure scomparso, ma il suo negozio è senza dubbio pieno di magia.»

«Questo posto è pieno di magia», disse il giovane guerriero. Nella sua voce tremante c'era la paura. Camminava di fianco al generale, non tanto per coraggio quanto perché accanto al soldato più valoroso della squadra di Regina di sicuro avrebbe avuto qualche possibilità di salvare la propria vita. La compagnia stava attraversando i boschi più oscuri del Regno, che li avrebbero condotti fino al luogo che Regina aveva indicato.

«La magia è ovunque, nel nostro regno», rispose lui. «Non dovrebbe sorprenderti che questo posto ne sia intriso.» Il cammino continuò nel silenzio, interrotto solamente dal rumore dei passi che spezzavano i rami secchi e le foglie che foderavano il sottosuolo.

Dopo ore di cammino, a grandi passi, il generale anticipò la sua squadra fino al limitare della foresta. Lì, una fitta coltre di nebbia impediva alle guardie di capire cosa li attendesse a un solo passo di distanza. Il generale sfoderò la sua spada e iniziò ad agitarla oltre il banco nebbioso. Un riflesso violaceo seguì la lama, che il soldato ritrasse e posò sulla sua mano.

«Di che si tratta?» Domandò il giovane, avvicinandosi alla lama. Il generale lo allontanò prima che potesse respirare la polvere che si era depositata sulla spada.

«Niente di buono», disse lui. Mentre l'uomo osservava la lama e ne faceva cadere il pulviscolo luccicante, il giovane cercò di richiamare la sua attenzione. L'uomo alzò gli occhi e vide un'ombra che si era palesata nel bel mezzo della nebbia, che si era diradata attorno a lei, mostrando come i soldati fossero arrivati sulle sponde di un lago. Man mano che quella oscura figura si avvicinava, il generale riuscì a distinguere le forme di una donna che volava a pochi centimetri dall'acqua. Ancor prima che gli altri potessero rendersene conto, il generale li mise in guardia indicando la riva.

«State lontani da lì.»

 

«Stai lontana da lì», disse Regina alla sorella, che si stava avvicinando ad alcuni tomi presenti nella cripta. Zelena si arrestò. La sorella agitò la mano e i tomi scintillarono. La maggiore lanciò uno sguardo a Regina che alzò le spalle.

«Non guardarmi così, non è opera mia», disse lei. Zelena avvicinò il palmo a qualche centimetro dal dorso dei libri.

«Se non sei stata tu a proteggere questi tomi, chi è stato?» Regina sospirò, nervosamente.

«Non ne ho la più pallida idea. Tre anni della mia vita sono scomparsi completamente dalla mia testa, ma di certo la magia non è mia» Zelena le pose una mano sulla spalla, tentando di consolarla. Regina abbassò la testa e il suo sguardo cadde esattamente sotto il ripiano di pietra che teneva i libri. Un piccolo rivolo d'acqua scorreva dai libri formando un piccolo ristagno sul pavimento. La Mills si avvicinò e riuscì a toccare il liquido senza che quella magia interferisse.

«I tuoi libri perdono acqua? Qualcuno è decisamente entrato qui dentro» Disse ironicamente Zelena. Regina raccolse un po' di quel liquido e chiese alla sorella di recuperare una mappa della città. La donna versò l'acqua sulla mappa e mosse la mano sulla cartina. Il liquido iniziò a muoversi verso la baia di Storybrooke: la magia che aveva bloccato quei libri proveniva da lì.

«È ora di trovare quel qualcuno», disse Regina. Mentre le due si apprestavano a raggiungere la baia, Henry corse loro incontro.

«Mamma!» Urlò, ansimante. Regina gli si avvicinò, capendo che le cose non stavano affatto volgendo al meglio.

«Alla baia, c'è qualcosa!» Le due sorelle si scambiarono uno sguardo e corsero insieme al ragazzo, raggiungendo il molo. Non appena arrivarono, una donna aleggiava sull'acqua, a pochi centimetri dalla superficie del mare. Appena la figura intravide Regina, l'essere si mosse veloce tentando di raggiungerla. Regina spostò Henry dietro di lei e agitò la mano, creando una palla di fuoco.

«Tenetevi pronti!»

 

«Tenetevi pronti, uomini!» Non appena diede l'ordine, tutta la compagnia sfoderò le spade e si misero in posizione di difesa. La donna si avvicinava sempre di più: i capelli erano scuri e oltremodo lunghi, bagnati dall'umidità di quel luogo. La pelle diafana rifletteva la luce della luna e i bagliori violacei della nebbia. Il giovane soldato indietreggiò leggermente. Il generale lo notò e gli intimò di rimanere fermo. La donna fermò la sua avanzata a pochi metri dalla riva. Da lì il generale poté vedere i suoi occhi: le pupille scure erano larghe e occupavano gran parte degli occhi. L'essere aprì la bocca e in un primo momento non uscì alcun suono. Dopo qualche istante, tuttavia, il generale vide i soldati accasciarsi al suolo. Il giovane si coprì le orecchie con le mani, lasciando cadere la spada.

«Che cosa succede?» Domandò il generale, inginocchiandosi di fianco al giovane. Il ragazzo non riuscì nulla ma continuava a lamentarsi fino a che l'essere non chiuse la sua bocca. Gli altri soldati erano privi di conoscenza, mentre il giovane si contorceva dal dolore.

La figura era ormai sulla riva e tese la mano verso il generale.

«Graham», disse. Il generale si voltò verso la figura e tolse l'elmo.

«Nessuno mi chiama mai così. Come sai il mio nome?» Domandò. La donna gli fece cenno di avvicinarsi.

«Graham, attendevo il tuo arrivo.» L'uomo, che tutti conoscevano semplicemente come Cacciatore impugnò la spada.

«Come sai il mio nome?» Domandò di nuovo. La donna sorrise.

«Chiedimi ciò che il tuo cuore davvero desidera», disse lei. Lo sguardo di Graham si fece torvo.

«Non ho un cuore: ciò che desidero è ottenere ciò per cui sono venuto, la magia che nasconde questo luogo.» Graham fece qualche passo in avanti.

«Ciò che il tuo cuore desidera, in questo momento, sono io, Graham» Replicò lei. Come attirato da una forza più grande di ogni cosa, il Cacciatore lasciò cadere la spada e si diresse verso la donna, i cui occhi scintillavano nel buio. Quando lui si avvicinò, lei percorse quei pochi passi che la separavano dalla riva.

«La magia che proteggo rimarrà su quest'isola e così farai anche tu.» Graham annuì semplicemente, in balia del potere di quell'essere. La donna aprì la bocca e questa volta anche il generale riuscì a sentire l'urlo straziante che ne uscì. Cadde sulle ginocchia, quasi senza più forze.

«Tu sei una…»

 

«Una Banshee?!» Urlò Regina tra il sorpreso e l'intimorito, spingendo via Henry che cadde sulla strada. L'entità si mosse rapida vicino alla donna cercando di afferrarla ma Regina fece appena in tempo a spostarsi, mentre Zelena tentava di colpirla. Henry estrasse il suo cellulare e avvisò Emma che, con Hook, stava perlustrando il negozio di Gold. Nel frattempo, Regina e Zelena tentarono di contenere la furia di quell'essere ma senza risultato. La minore delle Mills, allora, schioccò le dita. Un suono assordante si diffuse colpendo il figlio e la sorella. Le orecchie dei due iniziarono a fischiare e non sentirono nulla, quando la Banshee iniziò a urlare, mentre Regina tentò di coprirsi con le mani. I tre si nascosero tra gli edifici del porto. Regina si assicurò che Henry stesse bene prima di provare a capire dove fosse finito quell'essere. Quando si voltò verso l'oceano, vide la donna nuovamente lì, immobile, in attesa dei suoi bersagli. Sapendo che né Henry né Zelena l'avrebbero sentita, decise di correre verso il ponte.

«Che cosa vuoi?» Domandò alla donna. Gli occhi dell'essere si illuminarono di un bagliore violaceo e la sua bocca iniziò ad aprirsi. Henry si accorse che sua madre era andata da sola ad affrontare quel mostro e decise di correrle incontro. Proprio in quel momento, un altro bagliore luminoso si diresse verso la donna: Emma e Hook li avevano raggiunti al porto e la Salvatrice era intervenuta.

«State bene?» Domandò a Regina. La donna annuì, ammettendo che di non sapere come poter sconfiggere quel mostro.

«Una Banshee non si sconfigge», disse Killian. «Ma possiamo rimandarla da dove è venuta.» Detto ciò, estrasse dalla tasca un ciondolo recuperato proprio nel negozio di Gold. Mentre la figura li attaccava, Hook lanciò a terra il pendente e la pietra blu al centro della spirale si illuminò.

 

L’essere si piegò su Graham, tenendogli la testa per le mani. Nel momento in cui si apprestava a urlare un’ultima volta per uccidere l’uomo, il pendente che Regina gli aveva affidato si illuminò, scaraventandola lontano.

La donna si risollevò in modo innaturale raggiunse nuovamente Graham, che era riuscito a rialzarsi.

«Una grande magia del mio mondo ti protegge, Cacciatore, ma il mio presagio di morte resta. Hai visto i tuoi perire proprio davanti ai tuoi occhi», disse lei, alzando un dito verso la compagnia. «Non passerà molto fino a che qualcuno sentirà il mio lamento e sarai tu a raggiungermi nel mondo degli spiriti».

 

Sul molo di Storybrooke, Emma intimò a Regina e Zelena di colpire il pendaglio con la loro magia e immediatamente si aprì un immenso portale: un vortice risucchiò la Banshee facendola scomparire del tutto. Rimase solamente il pendente, la cui pietra era adesso di un brillante colore violaceo.

«Chi diavolo ha mandato quella cosa?» Domandò Zelena, mentre Regina riabbracciava Henry. Hook guardò Emma un po' preoccupato.

«Capitan Eyeliner, che cosa c'è che non sappiamo?» Domandò la minore delle Mills. Killian sospirò.

«La leggenda sulla Banshee attraversa tutti i mari. Si dice che fosse una fata che, affranta dalla morte del suo amato, urlò così tanto che il suo grido squarciò il velo della Morte, che la scelse come sua messaggera.» Killian fissò Regina. «Quando la Banshee compare e attacca, il suo bersaglio è destinato a vedere i suoi cari morire.»

  
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