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Autore: NPC_Stories    05/07/2020    1 recensioni
Seguito diretto di "Ricostruire un ponte", Johel e Daren back in action dopo dieci anni di separazione e... è come se non fosse cambiato nulla? No, questo è un po' troppo da sperare. Daren è comunque un tocco più pessimista, un tocco più morto, ma Johel è deciso a recuperare la loro amicizia e quale modo migliore di una bella avventura scavezzacollo? D'altra parte, quando hai un compagno di viaggio che non può né provare paura né morire, è un po' difficile convincerlo che non è lì per farti da babysitter.
Avventura! Luoghi esotici! Un mago idiota! Una nuova avventura del nostro Sidekick preferito, narrata dalla sua voce con ancor meno serietà del solito.
Genere: Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Forgotten stories of the Forgotten Realms'
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1372 DR: Trovarsi a vagare sulla scacchiera di qualcun altro


Missione 10: How to “how to”, ovvero Istruzioni per l’uso


I capi. Erano due. Uno di loro era grande quanto il drago che avevamo ucciso, l’altro era molto più piccolo.
Dal modo in cui Daren s’irrigidì, però, cominciai a pensare che non fossero le dimensioni, il problema.
Non avevo mai visto creature come quelle. Erano come… vagamente come… boh. Difficili da descrivere. Come dei vermoni ma di forma conica, capaci di levitare. Al posto della testa, avevano un’apertura ovale piena di denti aguzzi, con intorno delle protuberanze giallastre che facevano assomigliare le loro teste a dei grossi girasoli. Con le fauci.
Intorno alla testa, quattro braccia striminzite si protendevano nelle quattro direzioni. Non avevano occhi, ma di sicuro erano in grado di percepire la nostra presenza.
“Intrusi.” La parola risuonò nella mia mente, con un sottotono di minaccia. Io percepii quella frase lingua elfica, ma per qualche motivo dubitavo che quelle creature parlassero l’elfico. Forse si trattava di una traduzione magica simultanea.
La cosa che mi preoccupava di più, però, era che potessero comunicare con il pensiero; potevano anche leggere nel pensiero? Avrebbero scoperto così facilmente le nostre menzogne?
“Siamo qui per parlamentare.” Daren prese subito la parola. “La nostra città ha interessi nella regione, ma non ci aspettavamo di incontrare due leggendari phaerimm, flagello dei maghi.”
“Elfi.” Disse di nuovo la voce nella mia testa. “Gli elfi rivogliono i loro tesori.”
“Gli elfi vogliono morire.” Decise l’altro. “Li uccideremo e mangeremo la loro magia.”

Daren avrebbe potuto insistere, rivendicando il fatto che fossimo drow e non elfi. Avrebbe potuto continuare nel suo tentativo diplomatico, ma quei mostri erano ovviamente decisi ad ucciderci, e non avevamo nulla da guadagnare a trattare con loro.
Quindi fece la scelta più sensata: sguainò la spada bastarda e si lanciò sul nemico più grosso, prima che potesse avere il tempo di attaccarci a sua volta.
Conosco Daren abbastanza da sapere che prima di impiegare la forza bruta tenta sempre la via dell’inganno, quindi un attacco così improvviso e violento voleva dire una cosa sola: queste creature erano pericolose e andavano uccise prima che avessero il tempo di reagire.
Quando il primo colpo del mio amico tagliò quasi a metà il phaerimm, per un attimo ne fui stupito. Non ci era andato leggero stavolta, aveva infuso il suo primo colpo di qualsiasi potere avesse a sua disposizione. Di solito usa con parsimonia le sue capacità soprannaturali, come il favore della sua dea che lo aiuta a combattere il Male; contro mostri normali, come il drago che avevamo affrontato qualche ora prima, non ha problemi a prendere tempo e a lasciare che il nemico cerchi di colpirci, per saggiarne i limiti... perché comunque ha molta fiducia nella nostra abilità di combattimento coordinato. Questa volta aveva calato l’asso alla prima mano, per così dire, e questo mi rivelò che non aveva familiarità con quel tipo di nemico eppure lo temeva. Questo fatto da solo mi dava un’idea della pericolosità di quelle creature dalla forma buffa.
La sorpresa rallentò la mia reazione e questo diede il tempo al mostriciattolo più piccolo di scagliare una specie di maledizione contro Daren; non ero sicuro di cosa fosse, ma avevo visto l’aria che li separava vibrare come quando fa molto caldo. Lui però non fece neanche una piega e il piccoletto ringhiò per la rabbia.
Infastidito perché il phaerimm mi aveva battuto sul tempo, imbracciai rapidamente l’arco e gli scagliai addosso un paio di frecce, mirando alla testa perché non avevo idea di quali fossero i suoi punti vitali. Non sapevo se sarebbe stato sufficiente a ucciderlo, ma anche solo spaventarlo mi sarebbe bastato; non volevo sprecare tutta la faretra su quel cosetto, quando evidentemente il più grosso era anche più pericoloso. Estrassi altre due frecce, rapido come un pensiero, e le mandai a piantarsi dentro la bocca del phaerimm che stava ingaggiando Daren. Le punte di ferro, rese ancora più letali dalla magia, penetrarono nel palato del mostro e la sua bocca cominciò a grondare icore violaceo.
Ti prego, grande Corellon. Supplicai mentalmente. Fa’ che il suo cervello si trovi lì, come nelle creature normali.
Forse il suo cervello si trovava davvero lì. Forse fu merito della perdita di sangue. Quello che conta è che il mostro fluttuò lentamente a terra, squassato dagli spasmi della morte.
Daren abbassò lo sguardo sul phaerimm riverso a terra.
“Ah.” Commentò, poi menò un gran fendente con la spada aprendogli la testa. “Giusto per sicurezza.”
“Magari mi sarebbe piaciuto provare a recuperare quelle frecce.” Recriminai, perché nel deserto non avevo molte possibilità di rimpinguare il mio arsenale.
“Puoi prenderle da quell’altro. Sta morendo, dagli una fine rapida.” Mi consigliò, indicando il corpo più piccolo che avevo trafitto con le mie frecce.
Era vero, stava morendo anche lui. Mi aspettavo che due creature capaci di vivere nell’Anauroch fossero un po’ più resistenti.
Riuscii a recuperare una freccia, l’altra era incastrata nella carne coriacea del phaerimm. Ci rinunciai. Ero più interessato a scoprire cosa fossero e cosa ci facessero qui, due mostri simili.
“Li hai chiamati phaerimm? Perché questo nome non mi è nuovo?” Domandai al mio amico.
“Sono creature che appartengono più alla leggenda che alla memoria, ma forse li hai sentiti nominare. Hanno messo in crisi i grandi maghi di un impero umano, molti secoli fa… no, millenni. Forse proprio l’impero netherese? Non ne so molto, ma so che i phaerimm sono quasi immuni alla magia. Una fortuna che io e te usiamo le armi e la forza bruta.”
“Come dei bifolchi!” Recitai con orgoglio; si trattava di una nostra battuta ricorrente ogni volta che, da semplici guerrieri, compivamo una qualche impresa che non sarebbe riuscita ad un mago. Non capitava spesso, quindi ci piaceva scherzarci su.
“La via dell’ignoranza è lastricata di nemici sgozzati.” Il mio amico rinfoderò la spada con un gesto teatrale. “Tornando a parlare di cose serie… hai notato anche tu che hanno detto Gli elfi rivogliono i loro tesori? Cosa pensi che significhi?”
Mi strinsi nelle spalle. In effetti non c’erano elfi da derubare, nell’Anauroch. Probabilmente.
Decidemmo di prenderci un po’ di tempo per esplorare la loro caverna, forse da qualche parte c’erano indizi rivelatori. Ahimè, proprio in quel momento i troll decisero di sbirciare dentro per capire cosa fosse tutto quel rumore che avevamo fatto combattendo… e non appena scoprirono che i loro padroni erano morti, quegli idioti decisero all’istante che la grotta era tornata ad essere loro.
No dico, ma se eri schiavo di una creatura potente, e poi arriva qualcun altro e uccide quella creatura potente, questo sul serio non ti suggerisce nulla?
Sospirai, riagganciai con calma l’arco dietro la schiena e sfoderai la mia fida sciabola elfica. Non avrei sprecato altre frecce per dei miseri troll.

“Avrei dovuto pensarci. Combattere corpo a corpo con i troll ti lascia attaccato il loro puzzo.” Borbottai, infastidito, alla fine di quell’inutile battaglia. Cioè, carneficina.
“Smetti di lamentarti, Johel, non ti hanno neanche toccato.” Sbuffò Daren.
“Mi hanno respirato addosso, e per gli dèi ti assicuro che è sufficiente.”
Lui scrollò le spalle con la solita noncuranza. “A questo punto mi permetto di farti notare che siamo nel deserto da molti giorni, e non è che abbiamo avuto occasione di lavarci. Facciamo già discretamente schifo.”
“Me ne rendo conto, quindi meglio non aggiungere… ehi, ma tu sei un fantasma. Non sudi nemmeno, di che ti lamenti?”
“La polvere rimane attaccata anche a me, dal momento che sono corporeo.” Si lagnò, indicando lo stato dei suoi vestiti e capelli. “Non so quando è stata l’ultima volta che abbiamo visto dell’acqua, ma insomma, questi troll dovevano pur bere qualcosa, no? Forse in questa caverna troveremo una fonte.”
“Mi piacerebbe.” Sospirai, ricordando con nostalgia la vita prima del deserto. Anche se avevo un anello che mi proteggeva dalla fame e dalla sete, avevo ormai così tanta polvere in gola che l’idea di bere acqua fresca era allettante quanto la promessa del paradiso. “Esploriamo questa grotta per bene.”

Ben presto ci dimenticammo completamente dell’acqua, e perfino della puzza di troll. C’era qualcos’altro nella caverna, qualcosa che aveva un valore perfino maggiore.
Armi di mithral e di acciaio forgiato. Bastoni da mago. Bacchette, verghe. Gioielli e oggetti di qualsiasi forma e natura, ma tutti chiaramente magici. Perfino libri. Tutto quanto, tutto quel tesoro inestimabile, recava i simboli di casate che non conoscevo, ma che mi sembravano così familiari per stile e gusto... Non c’era dubbio che fossero tutti oggetti di artigianato elfico.
Che cosa significa tutto questo? Perché quelle creature immonde avevano tutte queste reliquie del mio popolo? Una carovana di elfi è passata da queste lande dimenticate da Corellon? No, impossibile. Ma allora come…? Una parte di me, sotto sotto, si rendeva conto che la risposta era evidente ma che mi stavo rifiutando di considerarla.
“Johel, guarda questo.” Daren richiamò la mia attenzione, risvegliandomi dalla mia trance. Mi porse un tomo chiuso con una cinghia di cuoio, che non aveva nessuna fibbia e apparentemente era impossibile da aprire. Doveva essere magico. Ma soprattutto, il titolo recitava pomposamente Storia della Casata Festryth di Evereska.
“No…” sussurrai con un filo di voce.
Daren poggiò a terra il libro, delicatamente, poi si avvicinò a me e mi mise una mano sulla spalla. “Mi dispiace.”
“Evereska… dèi. Quelle due false guardie a Llorkh hanno detto che la città aveva appena affrontato una dura guerra. E sono quasi tutti maghi, a Evereska. Voglio dire… ogni città ha anche guerrieri, ma… il loro primo approccio è risolvere le cose con la magia. Se tu dici che questi mostri ne sono immuni” deglutii, passandomi una mano sugli occhi. “Per tutti i Seldarine, che terribile prova. Sarà stata un’ecatombe.”
“Dobbiamo riportare questi oggetti a Evereska.” Propose, penso più che altro per darmi uno scopo. “I sopravvissuti avranno bisogno del loro armamentario magico, questi non sono solo preziosi ricordi ma anche utili risorse.”
“Hai ragione. Recuperiamo il mago che siamo venuti a prendere, poi riportiamo queste cose alla città-fortezza. Non c’è altro che possiamo fare.”
Daren cominciò a riempire le nostre borse conservanti. Ne avevamo una a testa, in realtà lui più di una se si considera la scarsella in cui tiene i soldi, ma quella aveva una bocca troppo piccola per poterci infilare grandi oggetti. Decidemmo di ammucchiare i pochi gioielli e anelli in un fazzoletto di tela e metterlo nella scarsella, ma i libri e altri oggetti di potere finirono nelle borse. Restarono fuori le armi, che avrebbero potuto tranciare le borse magiche dall’interno con conseguenze imprevedibili. Per fortuna, proprio in mezzo a quegli oggetti trovammo la soluzione ai nostri problemi.
Mentre riponevo nella mia borsa un elegante mantello (sicuramente magico), da una delle sue tasche scivolò fuori un cilindretto di stoffa nera. Cadde a terra, srotolandosi in parte sul pavimento di pietra, e Daren mi fermò prima che potessi raccoglierlo.
“Aspetta. Ho già visto qualcosa del genere. Questa… non è stoffa qualsiasi. È tela di ragno.” Prese un lembo di stoffa fra il pollice e l’indice e lo sfregò lentamente. “Anzi, di ragno-fase. Un aracnide magico capace di spostarsi sul Piano Etereo.”
“Come fai a sapere che è proprio tela di ragno, e di ragno-fase per giunta?” Domandai, impressionato.
“Io ti chiedo forse come fai a sapere che un albero è un acero e non un fogliablu?”
“I fogliablu hanno le foglie blu” puntualizzai, dato che era proprio un’osservazione stupida.
“E la seta di ragno è più resistente di qualsiasi altra seta, anche se questa è stata tessuta da persone poco esperte. Di solito una ragnatela si compone di due tipi di fili diversi, uno appiccicoso e l’altro resistente. Chiunque abbia prodotto la stoffa per questo oggetto non lo sapeva, o non sapeva come separare le due componenti prima di filare, di conseguenza la seta è leggermente viscosa e trattiene la polvere con cui entra in contatto, Guarda.” Mi indicò il lembo di stoffa che si era poggiato per terra. Era vero, la polvere del terreno gli si era appiccicata sopra. “Ora, osserva con attenzione, vedi come alcuni filamenti spariscono e ricompaiono poco dopo? Si vede bene proprio a causa della polvere. Significa che è tela di un ragno-fase, continua a vibrare fra il Piano Materiale e il Piano Etereo.” Mi guardò con l’interesse di un bambino che aveva appena trovato un giocattolo. “Questo oggetto potrebbe essere un mantello che permette di viaggiare sul Piano Etereo, oppure… uno di quei rari e costosi contenitori extraplanari, un buco portatile.”
Dovemmo svolgere del tutto quel brandello di stoffa per avere una risposta all’enigma: Daren aveva ragione, era un buco portatile. Poggiando il cerchio di stoffa per terra si otteneva un pozzo profondo quanto due elfi l’uno sulle spalle dell’altro, con un’apertura larga quasi due metri. Quando si sollevava e ripiegava la stoffa, il pozzo spariva sul Piano Etereo. Comodo per portare grandi quantitativi di merci, ma non per recuperare in fretta le cose, visto che per accedere al pozzo era necessario dispiegare completamente il buco portatile.
Tutte le armi finirono lì dentro, seguite dagli oggetti più grandi che non erano potuti entrare nelle borse. Passammo un altro po’ di tempo a fare inventario.
“Alcuni di questi libri sono assolutamente mondani, non parlano di misteri magici.” Notò Daren. “Almeno a giudicare dai titoli. È strano, che se ne facevano?”
Non avevo una risposta a questo, anche perché conoscevo i phaerimm ancor meno di lui. “Magari volevano farsi una cultura su Evereska in previsione di un secondo assalto?”
Mi rivolse uno sguardo molto preoccupato e mi sentii quasi in colpa per averlo allarmato così. Era solo una supposizione campata in aria.
“E allora dov'è il resto del loro esercito? Anche una città piegata dalla guerra dovrebbe saper resistere a due soli attaccanti” domandò, non direttamente a me ma come ragionamento generale.
In effetti era una riflessione giusta, ma apriva inquietanti possibilità. Non pensavo davvero che ci fossero altri phaerimm nella caverna, quindi forse avevano un Portale o un mezzo di comunicazione.
Frugammo a fondo in quella grotta, ma si divideva quasi subito in una moltitudine di gallerie che andavano a perdersi nei meandri del sottosuolo. Forse perfino nel Buio Profondo.
Arrivati all’ennesima caverna che si apriva su non meno di tre cunicoli, Daren squadrò il panorama con occhio clinico e decretò: “Esplorare questo posto richiederebbe almeno un mese, forse di più. Devi fare di nuovo una scelta, Johel.”
Sapevo a cosa si riferiva. Rimanere sulla strada che avevamo intrapreso, che ci aveva portato nel mezzo di un deserto gelido, alla fine della quale c’era la speranza di salvare i miei amici… o dare la precedenza a una possibile minaccia contro Evereska?
Non era una scelta facile, non lo era mai. Però sapevo qual era la mia decisione.
“Non abbiamo nessuna certezza che ci siano altri phaerimm o che preparassero un nuovo attacco.” Decretai, sperando che fosse un ragionamento giusto. “E anche se fosse, portando via il loro bottino forse li abbiamo già rallentati a sufficienza. C’erano armi per un intero battaglione, e testi di magia. Quando questa missione sarà finita riporteremo tutto a Evereska, ma non possiamo fare altro.”
Tu riporterai tutto a Evereska. Io non metto piede in una città elfica così chiusa. Sai che i mercanti non-elfi devono accamparsi addirittura al confine della valle? Forse i mezzelfi possono entrare nella valle, ma non nella città. Così ho sentito dire da un mezzelfo bardo che una volta è passato da Secomber. Quella città è serrata quanto il culo di un halfling colto a rubare il tesoro di un drago.”
Scrollai le spalle. Sarei andato a Evereska anche senza di lui, anzi, la sua obiezione era comprensibile e avrei dovuto aspettarmela. Tornammo verso la caverna superficiale, quella in cui avevamo combattuto contro i phaerimm.
“Aspetta!” sussurrò il mio amico, afferrandomi per un braccio. “Ho visto qualcosa, da quella parte!”
Quello che aveva colto era il riflesso delle sue luci danzanti su una superficie di metallo. Alla nostra destra una stretta galleria portava in effetti ad una caverna secondaria, dove altri oggetti erano ammucchiati. Questa volta però non si trattava di oggetti di manifattura elfica. Sembrava un accozzaglia di reperti, di diversi popoli e diverse epoche. Alcune cose ormai erano polvere, le armi erano ferraglia inutilizzabile (probabilmente erano opera di umani, forse dei bedine che snobbano l’uso della magia), ma il clima secco aveva preservato i libri.
“Sembrano di fattura nanica” osservai, anche se non ero un grande esperto di artigianato nanico. “Tutti questi martelli da guerra, asce e incudini sembrano suggerire…”
“Sì, i nani hanno poca fantasia” convenne “ma non sapevo che vivessero dei nani, nella zona.”
“Forse non nel deserto, ma al limitare orientale di questa regione non c’è una catena montuosa? Potrebbero viverci dei nani, o esserci vissuti in passato. Chissà perché questi phaerimm erano così fissati con i libri. Di cosa parlano?” domandai, prendendone uno fra le mani.
“Questo qui è… incredibile. Pensavo che fosse scritto in nanico, invece le parole si aggiustano sotto i miei occhi trasformandosi in una lingua che riesco a capire.” Il tono di Daren era davvero ammirato; cosa strana, per lui.
“La magia dei nani è potente” confermai, aprendo il tomo che avevo in mano. Anche in questo caso, le lettere cominciarono a deformarsi sotto i miei occhi, curvandosi nelle forme aggraziate della scrittura elfica. “Potente e ammirevole…” soffiai, perché anch’io ero rimasto impressionato.
“Dice… Il grande tomo della comprensione di tutte le cose” recitò, e capii che stava traducendo al volo dalla sua lingua madre all’elfico, “o di tutte le cose che vale la pena comprendere, per essere più preciso e letterale. Sembra una lettura importante. Un po’ pretenziosa, forse.”
Manuale del come preservare la buona salute e la vigoria fisica” lessi sul mio tomo. “Ah, nientemeno. Ma io non sono un povero malato cronico, e so bene come preservare e alimentare le mie energie.”
“Ti ritieni saldo e resistente come un nano? Forse dovresti sfidarne uno a una gara di bevute, e dimostrare con i fatti la tua baldanza!”
Questo mi fece esitare, perché in effetti non mi ero mai difeso bene con quel genere di sfida.
“Forse ho qualcosa da imparare dal saggio popolo dei nani” ammisi. “Abbiamo ancora un po’ di spazio nelle borse per questi libri?”
“Per questi… e quelli” Daren mi indicò una mezza dozzina di tomi “non credo siano tutti di questo genere, ma sono tutti magici. Li guarderemo dopo. Visto che non appartengono a Evereska, penso che potremmo tenerli, e nel caso venderli. Oppure, di certo conosciamo qualche mago di cui vogliamo coltivare l’amicizia.”
“Amelior, per dirne uno.” Confermai, pensando al gentile ed eccentrico mago umano di Secomber. “Sperando che non dimentichi di onorare il suo patto con noi.”
“Ci penserà mia nipote a ricordarglielo” mi assicurò “e in realtà stavo pensando anche a Linomer di Derlusk. Non lo vediamo da moltissimo tempo, ma non mi piace l’idea di perdere i contatti con un alleato così potente.”
“A te Linomer piace perché ha le tue stesse capacità sociali, cioè quasi nessuna.”
Daren piegò le labbra in un sorrisetto ironico.
“Lo confesso. Ho anche dei difetti.” Si strinse nelle spalle. “Per tornare alla tua domanda, sì, abbiamo spazio nelle borse, ma poi non ci entrerà il mago che dobbiamo andare a prendere.”
Mi sfuggì un gemito di sconforto, e mi diedi dello stupido per non averci pensato. Voleva mettere il mago netherese in uno zaino? Oh cielo. Non scherzava. Voleva davvero mettere il mago in uno zaino.
“Non potremmo farlo comunque, il poverino dovrà respirare.”
“Tu sei davvero così fiducioso che lo troveremo ancora vivo?” Mi domandò, con tutta la tranquillità del mondo.
La sua domanda mi stupì, ma poi mi costrinsi a pensarci. Daren era partito con l’idea di stare recuperando un cadavere? Certo, con il giusto incantesimo poteva essere resuscitato, ma… quando era diventato pessimista in questi dieci anni?
Comunque, purtroppo, mi resi conto che razionalmente non potevo saperlo. Al di là del mio ottimismo, non sapevo se lo avremmo trovato ancora vivo.

           

   
 
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