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Autore: BlueRace07    31/07/2020    0 recensioni
Mi sono sempre chiesta perché il libero si chiama così. È tutto meno che libero, ha più vincoli che libertà. Il libero non può combattere in prima linea, non può servire né murare, non può attaccare una palla al di sopra della rete.
Odio la pallavolo.
(Questa è la storia della mia OC, Akai Rin che dopo tre anni, riscopre la passione per la pallavolo al primo anno del liceo alla Karasuno)
Genere: Commedia, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Kei Tsukishima, Tadashi Yamaguchi, Tobio Kageyama, Tooru Oikawa
Note: Missing Moments, Otherverse, What if? | Avvertimenti: Triangolo
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Chapter 2: La maledizione del libero
Il pomeriggio, dopo le lezioni, veniva dedicato a club, di ogni tipo:il giornalino scolastico, il club dei musicisti, quello della recitazione, quello delle cheerleader, quello di scrittura, di baseball, di kendo, karate e arti marziali, quello di pallavolo e quello di basket. C'era l'imbarazzo della scelta alla Karasuno e nonostante ciò, Rin si ritrovava a dover fare la manager per poter giocare a pallacanestro con la squadra. Il capitano conosceva il forte senso del gioco della ragazza che, in qualità di playmaker, era stata un po' la stratega che aveva portato il suo team alla finale nella prefettura di Miyagi. Per Rin non era stato un traguardo così straordinario, d'altronde, come poteva benissimo notare in quel momento, a Miyagi erano ben poche le squadre femminili di basket.
《Che succede qui?》 Domandò Asahi raggiungendo Daichi e Sugawara sugli spalti del grande campo all'aperto di basket, indispettito dal numero di persone in fermento ad assistere alla partita in corso. 《Stanno giocando per la selezione dei titolari tra quelli del primo anno.》 Spiegò Daichi scambiandosi un pugno con l'asso in segno di saluto. Sugawara sembrava totalmente assorto nei pensieri, era totalmente rapito dal gioco da non riuscire a distogliervi lo sguardo. 《E quella?!》 Esclamò Asahi sbarrando gli occhi alla vista del recupero di Rin che in quel momento avanzava con la palla verso l'altra metà del campo. 《È la manager in prova della squadra》Replicò il capitano della squadra di volley. 《Non pensavo che anche la manager dovesse saper giocare, qual è il senso?》Asahi si grattò la guancia con un dito mentre guardava Daichi con espressione confusa.
 Uno stile di gioco davvero irritante per coloro che cercavano di marcarla: la velocità con cui si muoveva era impressionante e la sua agilità nei movimenti le permetteva di confondere gli avversari con le sue finte. Dallo sguardo nella direzione sbagliata ai passaggi inattesi. Finora si era spesso dovuta fermare lontana dal canestro e segnare dei tiri da tre punti per via della disparità fisica con quei ragazzi alti dal metro e ottanta fino ai due metri e oltre. Questa volta aveva il via libera per la schiacciata, grazie al sostegno del mostruoso centro di due metri. Smise di palleggiare, abbassò il baricentro, piegò le gambe per poi ristenderle usandole come molle per saltare al canestro. 《Incredibile, sembra quasi che il tempo si sia fermato solo per lei.》 Mormorò Sugawara estasiato da quell'incredibile salto che si lasciava dietro tutti i giocatori che tentarono in vano di bloccare la palla. Era canestro.
Rin si attaccò al canestro rimanendo per una frazione di secondo appesa per poi lasciare la presa e atterrare sui piedi.
《Non seguo il basket, eppure ha un volto davvero familiare.》Bofonchiava Asahi mentre cercava di ricordare chi fosse il numero 15 della squadra B. 《Hai ragione, anche a me sembra di averla già vista da qualche parte.》 Si associò Sugawara. 《Era il libero dell'Amemaru nell'anno in cui arrivò ai quarti di finali delle prefetturali.》 Spiegò Daichi ai compagni perplessi. 《Mi ricordo di lei. La squadra di Michimiya perse contro la sua squadra quell'anno. Se non sbaglio ero al terzo anno delle medie. Fu l'ultimo anno che giocò nella squadra, l'anno dopo entrò a far parte della squadra di basket》
《Guarda Tsukki, Rin-chan è proprio un portento! La sua squadra è in vantaggio!》 La voce di Yamaguchi sovrastò per un momento quello della folla, attirando l'attenzione dei tre pallavolisti. 《Taci, Yamaguchi.》 Lo rimproverò il biondo tirando dritto, senza degnare nemmeno di uno sguardo il campo su cui stava giocando la sua vicina di casa. 《Scusa, Tsukki.》 Rispose Yamaguchi mortificato, indeciso tra il proseguire con il migliore amico verso la seconda palestra o il fermarsi a guardare la migliore amica che stava riscuotendo un certo successo tra i ragazzi che assistivano alla partita. Guardò l'orologio da polso e, quando si accorse che in fondo era ancora presto per gli allenamenti di pallavolo, decise di fermarsi a guardare. 《Forza Rin-chaaan! Fagli vedere di cosa sei capace!》 Gridava come sostegno morale alla ragazza. Akai riconobbe la voce dell'amico e si voltò sorridendo in sua direzione alzando un pugno in aria.
《Com'era come libero?》 Domandò Asahi incuriosito dal racconto del capitano. 《Era un buon libero, giocò molto bene in quella partita.》 Replicò Daichi senza sbilanciarsi troppo. 《Eppure ho la sensazione che non ti sia piaciuta》 Osservò Sugawara continuando a seguire con lo sguardo la ragazza che ora si avvicinava alla panchina a bere un sorso d'acqua. 《Non ti sfugge proprio niente, eh?》 Il capitano incrociò le braccia e iniziò a dare voce ai pensieri che per tutta la partita si era tenuto dentro. 《In un primo momento ho pensato che fosse un ottimo libero ma, ora che la vedo giocare a pallacanestro credo che la pallavolo non le dava la stessa soddisfazione di quando salta al canestro.》
 
Cosa provo quando salto?
Le parole di Kageyama avevano lasciato un segno dentro di Rin. Se pensava a tutte quelle volte che si allenava con Yuichi o quando accompagnava la madre agli allenamenti della Kitagawa, erano momenti così divertenti.
Cosa provo quando salto?
 
Eppure il ricordo dell'ultima partita al primo anno delle medie si faceva sempre più vivido.
Primo anno delle medie. Semifinale delle prefetturali di Miyagi contro l'Izumitate Junior High. Erano trascorsi tre mesi scarsi dall’incidente dell’ottobre 2009. Akai non poteva dimenticare il momento in cui i suoi occhi incrociarono quelli del fratello sugli spalti che sorrideva, il sorriso più finto che abbia mai visto, sapeva benissimo quanto il fratello desiderava fortemente poter stare su quel campo. Akai si tuffò per un recupero inaspettato a pochi centimetri dal suolo. La folla esultò e così fece anche Rin, era un salvataggio di cui poteva andare fiera. L'alzatore seguì la palla lanciata in aria da Akai e l'asso chiamava la palla. Akai alzò lo sguardo e poteva solo guardare il numero 4 sulla schiena del loro martello allontanarsi da lei e correre verso la rete. I piedi si sollevarono da terra e la sua mano sembrava toccare il cielo. Allora Akai non raggiungeva nemmeno il metro e cinquanta, ma mai come in quel momento desiderava essere alta come il loro asso. Quello era il punto decisivo: l’Amemaru aveva vinto la partita. Mentre le compagne di squadra festeggiavano abbracciandosi, Akai incrociava gli occhi di suo fratello. Lui gridava il nome di lei, fiero della sorella che gli dava sempre tutte quelle soddisfazioni. Lei in quel momento sentiva delle catene che tenevano le sue caviglie ancorate al quel freddo pavimento in legno. Crollò sulle ginocchia e scoppiò a piangere, apparentemente senza motivo. Quel giorno le persone pensarono che piangere dalla felicità, interpretazione troppo forzata se si pensa che era solo la semifinale del torneo di qualificazione. La realtà era che Akai aveva capito di odiare la pallavolo. Che senso aveva giocare se non si divertiva? Perché non divertiva?
Che cosa provo quando salto?
Mi sono sempre chiesta perché il libero si chiama così. È tutto meno che libero, ha più vincoli che libertà. Il libero non può combattere in prima linea, non può servire né murare, non può attaccare una palla al di sopra della rete.
Era il sogno di mamma, il sogno di mio fratello, e io che sono l'unica a poterlo realizzare, non ho il fuoco dentro per combattere.
Odio la pallavolo.
 
Non poteva fare a meno di domandarsi se fosse davvero quello che voleva. Non l'avrebbe mai ammesso ma Akai adorava stare in campo, sentire la pressione della competizione e guardare dritto negli occhi i suoi avversari. Dimostrare di poter fare quello che nessuno avrebbe mai pensato di fare al suo posto.
Non voglio fare la manager. Io voglio stare sul campo.
Il numero 2 della squadra B era circondato, la sua avanzata non sarebbe andata oltre e molto probabilmente non sarebbe stato in grado nemmeno di tirare per i tre punti a distanza. Bastò scambiare uno sguardo con Rin per capire che poteva fidarsi totalmente di lei. Così lanciò in aria la palla.
《Non staranno mica pensando di….》Mormorò Sugawara assistendo all’azione. 《Un alley oop da quella posizione?! È troppo lontana, non riuscirà a prenderla!》Esclamò Daichi incredulo difronte all’azzardo dei due giocatori.
Si fiondò in direzione del canestro e nel giro di pochi istanti arrestò la sua corsa e si diede lo slancio. La palla era in aria e fluttuava nell'aria insieme a lei. Il tempo si fermò e Rin guardò la palla fermarsi nell'istante prima di cadere. L'altezza era perfetta, per un istante le ricordò le alzate incredibili di Kageyama.
 
Cosa provo quando salto?
I fuochi d'artificio.
 
Il tempo riprese a scorrere, Akai afferrò la palla al volo e la schiacciò dritta nel canestro.
L’ultimo quarto giungeva al termine e l'arbitro fischiava la fine del gioco. La squadra di Akai aveva vinto per un punteggio di 67 a 59.
《Fenomenale!》 Esclamò Asahi rimasto a bocca aperta.《Per un momento mi è sembrato di vedere quella folle veloce di Kageyama e Hinata!》 Osservò Suga stiracchiandosi e raccogliendo il borsone da terra. 《Allora non sono l'unico ad averlo pensato!》Si associò l'asso della Karasuno maschile.
《Brava Rin-chan! Sei sempre la migliore!》Yamaguchi ancora una volta sovrastava la folla con il suo tifo instancabile mentre correva verso l'entrata del campo per raggiungere l'amica. 《Yama-kun, smettila di gridare il mio nome, mi metti in imbarazzo!》 Lo rimproverò la ragazza mentre stappava la bottiglia di una bevanda energetica. 《Scusami, Rin-chan》 《E smettila di scusarti sempre per qualsiasi cosa.》《Hai ragione, ti chiedo scusa.》《Come non detto.》Borbottò Akai facendo una smorfia.
Daichi fece un sospiro e si voltò con una nuova espressione incomprensibile sul volto. 《Che c'è?》Chiese ai compagni che lo fissavano come se si attendessero una sua dichiarazione in merito al gesto. Daichi intuì il punto della situazione senza che Suga e Asahi esternassero la loro perplessità. 《Mi sono sbagliato sul suo conto. È un pessimo libero.》 Ghignò incamminandosi infilandosi la tracolla del borsone sulla spalla, senza dare ulteriori spiegazioni ai due amici che si scambiarono uno sguardo confuso.
《Andiamo, o faremo tardi per l'allenamento》
《Ottimo lavoro, Akai. Sono felice di averti in squadra anche se è veramente uno spreco non poterti schierare tra i titolari.》 Si complimentò Kagami, classe 3-1, capitano della squadra di basket. 《Puoi sempre fingerti un ragazzo con qualche travestimento!》 Fu la battuta di Kise, il centro rubacuori del terzo anno.
Rin si chinò difronte ai senpai cogliendoli di sorpresa per l'atto immotivato. 《Vi chiedo scusa. Non posso essere la vostra manager.》 Furono le uniche parole che rivolse ai due prima di raccogliere il borsone e scappare via di corsa.
《…cosa?!》 Esclamò il capitano spiazzato dalla frase che la ragazza dai lunghi capelli neri aveva appena pronunciato. 《E questo che significa?!》 Brontolò il biondo Kise.
《Aspetta, Rin-chan, dove stai andando?!》 Gridò Tadashi all'amica che lo aveva già distanziato in pochi secondi.
《Mi sono ricordata di avere una cosa da fare.》《Per che ora pensi di finire?》 Chiese sempre ad alta voce il ragazzo.《Un paio d'ore, suppongo 》《Ci vediamo all'uscita di scuola? Torniamo insieme!》 Propose Yamaguchi per il quarto giorno di fila. 《D'accordo.》 E Rin mentì per la quarta volta di fila.
Era dalla finale del torneo primaverile di basket che Tsukishima e Akai non correva buon sangue. Pur essendo cresciuti insieme, non sembravano andare mai d'accordo. Tuttavia, se le prese in giro e gli insulti tra i due erano routine quotidiana, il silenzio e l'indifferenza dei due faceva stare male Yamaguchi che in loro aveva sempre visto dei fratelli. Perché nonostante si stuzzicassero di continuo e non si sopportassero a vicenda, Yamaguchi in cuor suo sapeva che era il loro modo di volersi bene nel profondo. Il fatto che non si parlassero da allora era così triste, sentiva la nostalgia dei momenti che erano soliti passare insieme prima.
 
Questo Akai lo sapeva e diventava sempre più difficile per lei allontanare Tsukishima sapendo che Yamaguchi ci teneva tanto alla loro amicizia. Ma il risentimento era troppo forte, non voleva far finta di niente anche questa volta. Akai pretendeva delle scuse che l'orgoglio di Tsukishima non le avrebbe mai concesso, un circolo vizioso che non avrebbe avuto fine.
 
   
 
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