“Non ha il minimo senso. Non aveva senso
sette anni fa e non ce l’ha nemmeno adesso” si lamentò Sirius.
“È un rito di passaggio” gli ricordò Remus
per l’ennesima volta e il bruno sbruffò.
“È una stronzata. C’è un accesso nella
nostra biblioteca, potrebbe essere lì in un attimo” continuò scansando un
bambino e il suo topo. Quanto odiava i topi.
“Vuoi metterlo in difficoltà prima ancora
di iniziare l’anno scolastico?”
“Parla per te, professor Lupin. Guardalo,
è così piccolo. Ethan non era così piccolo”
“Ethan era più basso alla sua età” gli
fece notare Remus, ma l’altro lo ignorò.
“E adesso è anche più alto di te”
“Ha mangiato bene”
“Se voi due avete finito di parlare di noi
come se non ci fossimo, direi che siamo arrivati” disse Ethan, una mano sulla
testa turchese di Teddy e Andromeda sottobraccio.
“Sempre i soliti, non c’è che dire”
commentò la strega.
“Sirius diventa sempre più intollerabile,
bisogna ammetterlo” gli diede man forte Harry che aveva aiutato Teddy a
spingere il suo carrello fino a lì, parlando tranquillamente col suo
figlioccio.
Harry aveva insistito per accompagnarlo,
anche se odiava farsi vedere il pubblico con la sua famiglia perché
difficilmente non sarebbero tutti stati sbattuti sulla prima pagina della
Gazzetta del Profeta.
Quello sarebbe stato il primo anno di
Teddy e l’ultimo per Ethan, il dopo era ancora tutto da decidere; per il
momento si limitava a salutare gli amici che gli passavano di fianco.
Aveva la bacchetta poggiata sull’orecchio
mostrando un orecchino da cui pendeva un artiglio di drago che in qualche modo
riusciva a far risaltare le cicatrici sul viso, sempre più chiare rispetto al
resto della sua carnagione. Aveva i capelli lunghi fino alle spalle, una
maglietta degli Arctic Monkeys
sotto un gilet a righe dal cui taschino pendeva la catena dell’orologio che gli
avevano appena regalato per i suoi diciassette anni.
Il poverino essendo nato il primo
settembre aveva ormai preso l’abitudine di festeggiare il suo compleanno il
trentuno agosto, prima della partenza per Hogwarts, e
di ricevere i regali in anticipo.
Sirius non riusciva a non guardarlo con un
certo orgoglio mentre parlottava col suo miglior amico e con quella che era
diventata anche sua nonna/zia/figura femminile genitoriale.
Il ragazzo fu distratto dalla
conversazione dallo sguardo le padre.
“Pà, lo stai
facendo di nuovo” lo richiamò il figlio, esasperato ma divertito.
“Oh perdonami se il mio amore ti
imbarazza” fece finta di lamentarsi l’animagus e il
ragazzo gli sorrise.
“Ethan lo sai che devi lasciarlo fare, lo
lasci fare e lui è contento” lo ammonì Andromeda divertito e il ragazzo alzò
gli occhi al cielo.
“Sì, lo so lo so”
L’animagus si
voltò verso Teddy che non parlava da quando avevano lasciato casa.
“Sei preoccupato?”
“Un po'. E se dovessero prendermi in
giro?” rispose preoccupato.
“Allora potrai usare quella Maledizione
pungente che ti ha insegnato Ethan”
“Mai in faccia, mi raccomando” gli ricordò
il fratello maggiore.
“Ethan?” disse Harry allungando una mano
verso il ragazzo. Il giovane sbruffò, ma gli allungò un pacco e cui lui
aggiunse una lettera per poi passarla a Teddy.
“Sai già che
cos’è?” gli chiese e il bambino scosse la testa.
“Non proprio”
“Beh, ti aiuterà a fare amicizia e anche a
cacciarti in qualche guaio, ma l’importante è che resti segreto, è importante
che nessuno sappia che tu hai un oggetto simile”
“Anche per me è un prestito?” chiese il
bambino mentre lo infilava nello zaino che aveva in spalla e il suo padrino
annuì.
“Oh sì”
“Ogni tanto posso riaverlo anche io?”
chiese Ethan e Harry scrollò le spalle.
“Ti toccherà chiedere a Teddy, adesso è
suo” gli rispose e al bambino s’illuminarono gli occhi all’idea di poter
ricattare il fratello maggiore.
“Io reputo che sia troppo piccolo”
commentò Andromeda per l’ennesima volta”
“Spiacente, ‘Dromeda,
ormai è una tradizione” disse Sirius sorridendo.
“Pff, detto da
te, poi”
Harry abbracciò stretto il suo figlioccio e
gli ricordò che gli avrebbe scritto il prima possibile, così l’indomani avrebbe
subito avuto qualcosa da aprire a colazione.
Dopo aver salutato il suo padrino, si
voltò verso Sirius, che si era fatto da parte.
“Mi mancherai Sirius” gli disse e il bruno
lo abbracciò per poi lasciargli un bacio sulla testa turchese.
“Anche tu, cucciolo. Mi raccomando, tieni
alto il nome dei Malandrini”
“Farò il possibile” disse fiero e Sirius
gli sorrise. Il bambino si voltò poi verso Andromeda.
“Ciao nonna” disse abbracciandola e la
donna lo strinse.
“Ciao tesoro, ti scriverò appena arrivo a
casa, va bene? Mi raccomando, usa i biscotti che ti ho fatto per fare amicizia”
disse lasciandogli un bacio sulla scapigliata testa turchese.
“Va bene nonna”
“Bravo Teddy. Adesso vai, o rischi di non
trovare posto e non vuoi sederti con gli amici di Ethan, vero?”
“No, non vuole” aggiunse il ragazzo mentre
sollevava il baule del bambino con la magia. Ah, la gioia di avere diciassette
anni appena compiuti.
Aiutò Teddy a salire sul treno e poi si
voltò verso di loro.
“Noi ci vediamo presto” disse con un
sorriso. Era piuttosto abbronzato, dopo aver passato due settimane in Romania a
tormentare Charlie Weasley. Era stata una bella
esperienza, ma la cosa era diventata piuttosto imbarazzante quando il giovane
aveva sviluppato una leggera infatuazione per l’uomo che si era trovato
costretto a dovergli dire: “No, sei troppo piccolo e poi mi sono fatto tuo
padre”.
Quella sì che era stata una conversazione
imbarazzante.
Sembrava però essersi risolta per il
meglio e Ethan sembrava essere tornato con Tullia Bones, una ragazza tranquilla con cui si prendeva e
lasciava un paio di volte al mese, che Remus aveva descritto come avere la
stessa verve di una gazzosa sfiatata. Non era male, ma era insipida. Non che lo
avessero fatto presente a Ethan, era solo una constatazione personale fatta dai
due adulti.
“Non fare impazzire troppo la Preside” gli
ricordò Sirius e l’altro sorrise.
“Minnie mi adora e poi preferisco
innervosire il professore di Difesa”
“Mi hanno detto che è un vero stronzo”
commentò Remus e Ethan sorrise e tirò a sé Daedalus che fino a quel momento era rimasto in disparte.
“Se hai bisogno di qualcosa, basta un
fischio, intesi?” ricordò Sirius all’altro ragazzo che si strinse nelle spalle
a disagio.
“Mr. Black, davvero non è necessario,
siete già stati tutti così gentili-” iniziò Daedalus,
ma Sirius lo interruppe.
“Hai sentito Rem? Mi chiama di nuovo Mr.
Black, gli ho fatto i pancake e mi chiama Mr. Black”
“Davvero deplorevole, non c’è che dire”
concordò suo marito.
“Non vuoi offendere il famigerato Sirius
Black, vero?” gli fece presente Ethan incrociando le braccia al petto e l’amico
alzò gli occhi chiari al cielo ridendo.
“L’ho visto ballare It’s
My Life in cucina con la sua assurda vestaglia con le margherite gialle, so
perfettamente quanto possa essere minaccioso” disse il ragazzo, rilassandosi di
nuovo.
Daedalus era uno dei
migliori amici di Ethan, era un ragazzo a posto, ma veniva da una famiglia con
un nome pesante quasi quanto Black: Daedalus era un Carrow, direttamente imparentato con Amycus
e Alecto e la cosa pesava molto, soprattutto quando
deludi le aspettative di famiglia e finisci in Grifondoro,
nella stessa stanza con un licantropo.
Ah, dire che Sirius lo capiva era un
eufemismo.
Deadalus, o come lo
chiamava Ethan semplicemente Lus, aveva passato
sempre più tempo a Grimmauld Place di anno in anno e
quest’estate l’aveva passata completamente con loro, gita in Romania compresa
dove però il ragazzo dalla carnagione chiara si era ustionato e riempito di
lentiggini.
Daedalus non era l’unico
ad aver trovato rifugio a casa loro, c’erano anche altri studenti che andavano
e venivano da Grimmauld Place, alcuni recuperati da
Ethan, altri sotto consiglio della McGranitt e Sirius
non aveva mai rifiutato un posto letto a nessuno.
I due ragazzi avevano iniziato a parlare
fittamente fra di loro, Daedalus che gli spiegava
qualcosa e Ethan che gli sistemava una ciocca di
capelli biondo fragola mentre annuiva a qualsiasi cosa l’amico stesse dicendo.
Sembrarono ricordarsi dei tre ancora lì e
dopo aver salutato Harry, Ethan si rivolse a suo padre.
“Noi andiamo a renderci utili, ci vediamo
presto, Pà” disse Ethan abbracciando Sirius che ormai
gli arrivava sotto il collo. Suo figlio era mastodontico.
Mentre Ethan salutava Andromeda parlando
fittamente in francese, Sirius si avvicinò a Deadalus
e lo abbracciò, il ragazzo ancora non troppo abituato alle dimostrazioni di affetto
di un adulto. Sirius lo capiva più di quanto fosse umanamente possibile
spiegare.
“Ho una cosa per te” disse allungandogli
un pacco che tirò fuori dalla tasca magicamente allargata della sua giacca.
Il ragazzo lo scartò, sorpreso, Ethan che
si affacciò comodamente da sopra la sua testa per guardare cosa fosse.
“Mr… Sirius, non
serviva-” disse mostrando il kit di lucidatura della scopa.
“Certo che serviva, sei diventato Capitano
della squadra di quidditch e hai risparmiato per
poterti permettere quella scopa. So che questo ti piaceva e quindi te l’ho
preso” gli spiegò tranquillo.
“In bocca al lupo con la squadra” gli
disse e suo figlio gli lanciò un’occhiata strana che lui ignorò, “e se ti serve
qualcosa non esitare” gli ricordò Sirius e il ragazzo annuì mentre richiudeva
il kit per la scopa.
“Grazie tante Sirius” disse di nuovo.
Ethan gli mise un braccio attorno alle spalle e i due si allontanarono a passo
spedito.
I due andarono ad aiutare alcune
studentesse con i bagagli, suo figlio era un bastardo ben educato e sicuro di
sé; un buon risultato, calcolando i due che ci avevano lavorato.
Se qualcuno non avesse passato più di due
minuti in presenza di Sirius Black, non avrebbe mai detto che Ethan era figlio
suo. Pur avendo un bel fisico atletico anche senza il quidditch
(troppe lune e pozioni per permettergli di stare nella squadra…. E poi
onestamente non era un granché), Ethan era di parecchio più alto, aveva la
pelle olivastra e gli occhi scuri.
Ma se invece era qualcuno che Sirius Black
lo conosceva, avrebbe subito notato le similitudini. Ethan si muoveva come lui,
sorrideva come lui e si toglieva i capelli dalla faccia come lui.
La McGranitt lo
odiava e amava esattamente allo stesso modo e quella era l’unica approvazione
di cui Sirius aveva bisogno per sapere di non aver fatto un completo macello
col ragazzo.
Era anche Prefetto, ma quello era colpa di
Remus e Daedalus che era un’influenza positiva e che lo
tranquillizzava e gli evitava di arrampicarsi su per le pareti quando si
annoiava.
“Cosa ne pensi?” chiese Sirius divertito a
suo marito che scrollò le spalle mentre guardava i due ragazzi.
“Che Daedalus ha
degli ottimi gusti, ma Ethan ancora non ha capito niente”
Harry grugnì divertito e Andromeda emise
un verso di ilarità, ma sembravano trovarsi tutti d’accordo.
“Non hanno nessuna guerra da combattere,
possono prendersi tutto il tempo che gli pare, però al momento stavo parlando
di Teddy” gli rispose Sirius
“Ethan lo terrà d’occhio, starà bene.
Piuttosto che fine ha fatto Lelya?” commentò distrattamente Remus.
“Evidentemente non ha fatto in tempo,
stamattina aveva una riunione molto presto. Secondo te dove lo smisteranno?”
chiese Harry.
“Mh, difficile
da dire. Lo abbiamo cresciuto noi, ma è davvero molto simile a sua madre” gli
rispose Remus.
“Oh ce l’ho fatta” disse Lelya apparendo
di fianco a loro, tutta trafelata a differenza di Luna che sembrava perfettamente
tranquilla mentre salutava Ethan e Lus in lontananza.
“Dov’è? Non lo vedo” chiese Lelya e la sua
fidanzata guardò il treno.
“La finestra dietro la gabbia col gatto
arancione” le rispose la bionda.
“Gatto arancione gatto arancione…..oh!”
appena lo individuò iniziò a salutare energicamente e il bambino rispose con
altrettanta energia “Quel bambino è un Corvonero”
“Pff,
impossibile” commentò Remus. Era onesto.
“Piuttosto com’è andata?” chiese Andromeda
alla ragazza che sbuffò per poi spostare una ciocca di capelli già
perfettamente in ordine.
“Sono una massa di vecchi bacucchi
razzisti che moriranno molto male. Quindi direi bene”
“Niente di insolito, almeno” commentò Luna
con un sorriso.
“Non vedo Ethan”
“Starà limonando con qualcuno dietro una colonna”
commentò distrattamente Remus.
“Ehi Black!” gridò qualcuno e Sirius e
Lelya si voltarono, ma era chiaramente un ragazzo che cercava Ethan. Sirius
vide la sua testa spuntare da dietro una colonna. Beccato.
Aspettarono che il treno partisse per poi
guardarsi l’un l’altro non sapendo bene cosa fare. Harry si dileguò, spiegando
che aveva lasciato Draco da solo con i ragazzi e aveva paura di non trovare più
una casa e Andromeda decise di andare con lui.
I quattro rimasti decisero di mangiare
fuori, Sirius un po' terrorizzato all’idea di dover affrontare la crisi del
nido vuoto, ma avrebbe retto.
Scelsero un ristorante babbano con tavolini
all’aperto per sfruttare le ultime giornate estive.
“Quando abbiamo finito devo andare a
ritirare la toga” commentò Lelya distrattamente. Per il momento ne aveva
utilizzata una fatta da Luna, ma era stata richiamata in quanto non
regolamentare. La bruna aveva già troppi problemi con i suoi colleghi per
pensare di premere anche per quello.
“Tu sai che nel momento in cui dovessi
cambiare idea, puoi mandare tutto al diavolo? Per quanto mi riguarda può
restare vuoto da qui all’eternità” le ricordò Sirius e la ragazza annuì mentre
arrotolava una forchettata di spaghetti.
“È una posizione di vantaggio non
indifferente e grazie a essa sono riuscita a farti avere i permessi senza dover
oliare nessuno e sono lì solo da solo due mesi. Potremmo davvero cambiare
qualcosa”
“E io ne sono felicissimo, ma voglio che
tu non ti senta obbligata, non hai niente da ricambiare”
“A me pare proprio di sì invece”
Quando avevano quella conversazione Remus
non parlava mai, soprattutto perché lo riguardava estremamente da vicino.
Lelya aveva preso il seggio dei Black nel Wizengamot e quella era stata una battaglia a sé non
indifferente. Sirius aveva sinceramente provato a dissuaderla, ma era stata una
sua scelta e aveva preferito non scoraggiarla per paura che la ragazza non
pensasse che non la riteneva all’altezza. Se c’era qualcuno all’altezza di un
compito del genere, era Lelya Black.
La prima cosa a cui il Wizengamot
si attaccò per rifiutarle il seggio fu che non era veramente una Black, ma
quello fu messo a tacere tirando fuori un caso precedente riguardante la
famiglia Greengrass. Quando quel cavillo sfumò, si
attaccarono all’accenno di licantropia, ma a quel punto ci furono ragazzi
pronti a testimoniare che Lelya era stata attaccata durante la battaglia di Hogwarts, mentre salvava bambini innocenti dalla stessa
famiglia da cui era stata cacciata e a quel punto non trovarono molto altro a
cui appellarsi.
Sirius difficilmente si sarebbe
dimenticato la faccia soddisfatta di lei quando aveva prestato giuramento. Due
volte al mese Lelya si lanciava occhiate malefiche con suo cugino e altri
elitisti a caso e aveva appena iniziato un suo personale piano formato da
piccoli passi e molti aggiusti che mirava a migliorare la condizione dei
licantropi.
Si trattava di disfare tutto quello che la
Umbridge aveva fatto e molto di più. In più aveva
Draco a darle man forte dal seggio dei Malfoy e i due
si divertivano a chiamarsi cugini e gironzolare per il Ministero a braccetto.
Grazie alle sue pressioni Sirius aveva
avuto i permessi per far diventare la Tenuta Black in Francia un centro di
ricerca. Non esistevano nemmeno i centri di ricerca nel mondo magico, aveva copiato
l’idea da alcune riviste mediche babbane di Draco e gli era sembrata geniale.
Se fosse stato per lui sarebbe entrato al Ministero con la bacchetta spianata
urlando “Sono un eroe di guerra! Faccio quello che mi pare!”, ma Lelya era
stata la voce della ragione.
L’ultima cosa che voleva Sirius era creare
un posto in cui i licantropi sarebbero stati utilizzati come cavie e questo
richiedeva molta attenzione.
Al momento aveva una sede, una catasta di
documenti firmati e una decina fra collaboratori e persone disposte a farsi
aiutare.
La sua più grande risorsa era certamente
stato Damocles Belby che
era diventato suo grande amico quando il Maestro di Pozioni era intervenuto nel
processo mediatico a Chiara Lobosca ed era stato il
primo che aveva contattato quando aveva pensato di creare il centro di ricerca.
Il nome era stato semplice e complicato al
tempo stesso: Lawrence Odin Gévaudan
Associazione Noprofit, abbreviato in LOGAN. Portava
il nome del povero ragazzo che avevano trovato lui e Harry anni prima e di cui
tutti si erano dimenticati o che avevano voluto dimenticare.
Quando Sirius aveva detto proposto a Remus
il nome, l’uomo lo aveva abbracciato per svariati minuti senza dire niente.
Era chiaro che Sirius avesse soldi da
buttare, era una battaglia senza ricompensa economica, ma la maggioranza della
sua famiglia era in qualche modo licantropo e se fosse riuscito a fare qualcosa
di buono, qualcosa che avrebbe potuto durare più di lui, non ci vedeva proprio
niente di male.
Per di più Sirius aveva appena mandato il
loro terzo e ultimo figlio a Hogwarts quindi non
avrebbe avuto più nient’altro da fare. Un Sirius annoiato diventava pericoloso,
anche pericolosamente vicino ai cinquant’anni.
Per il momento l’occupazione principale
della LOGAN era produrre massicce quantità di Pozione e distribuirla a quante
più persone possibile. Al momento avevano un elenco di venti persone, di tutte
le età e di diverse nazionalità, tutte la cui privacy era estremamente tutelata.
Uno dei piccoli passi del piano di Lelya
era far distribuire la Pozione direttamente dal Ministero, visto che avevano un
elenco molto più ampio di persone che ne avevano bisogno e mezzi superiori a
quelli dei Black. Un po' alla volta.
Riguardo tutta la situazione, Remus era in
una posizione incerta. Era terrorizzato che qualcuno non utilizzasse
l’associazione come valle da caccia, ma non poteva che essere contento di
quello che stavano facendo.
Conclusero il pranzo e le ragazze gli
promisero che sarebbero passate per il the nel pomeriggio, così solo Sirius e
Remus tornarono a Grimmauld Place.
“È così vuota” disse Regulus.
Ci sarebbe ancora stato il pranzo del
sabato, istituito quando Remus era andato a vivere con lui e le lune piene che
Ethan passava con loro alla Tenuta Potter, ma il resto del tempo sarebbero
stati soli, o meglio, Sirius lo sarebbe stato, Remus sarebbe stato con lui solo
in serata, dopo aver finito a Hogwarts. La casa ormai
aveva perso qualsiasi traccia dell’oscurità. Sirius ancora si sorprendeva di
quanto poco l’abitazione ci avesse messo per scrollarsi di dosso secoli di
magia oscura, come se anche lei fosse stanca di tutta l’oscurità.
Era ancora una struttura estremamente
magica, quasi viva, ma adesso gli sembrava così vuota.
L’ultima volta che era stata così
silenziosa, Sirius ancora non era morto.
“Se dovessi rapire di figli di Harry,
credi che gli darebbe molto fastidio?” chiese Sirius parecchio tempo dopo. Il
bruno era al pianoforte che provava a suonare qualcosa che non gli ricordasse i
ragazzi e fallendo per la maggior parte.
Remus gli sorrise dal divano dove lo aveva
comodamente ascoltato per tutto quel tempo.
“Harry non darebbe troppi problemi, ma
credo che Draco avrebbe da ridire”
Neanche se li avessero chiamati, il suo
figlioccio e la sua famiglia chiesero di poter entrare tramite Mewtropolvere, mettendo fine a quel orribile silenzio.
Harry e Draco avevano tre figli con un mix
di nomi a dir poco ridicolo. Erano loro figli naturali ed erano figli ad
entrambi, c’erano alcuni modi nel mondo magico, bastava un utero in affitto,
come lo chiamavano i babbani, e un guaritore specializzato.
La prima si chiamava Lily Andromeda e
aveva i capelli rossi più chiari che si fossero mai visti, aveva sette anni ed
era anche la più tranquilla. Aveva una strana passione per le rane, ma c’erano
cose peggiori al mondo.
Appena entrata presentò a Remus e Sirius
il nuovo acquisto, un grosso rospo marrone di nome Lucius e Sirius non riuscì a
trattenersi, Draco lo guardò afflitto “Prende i nomi dai quadri, ho provato a
farle cambiare idea sul nome, ma non ci sono riuscito. Spero solo che scappi
presto” commentò e Sirius gli diede una pacca sulla spalla.
Il secondo era James Regulus
aveva cinque anni ed era piuttosto ingestibile. Sirius era particolarmente
fiero di lui. Aveva una zazzera nera e occhi grigi e quando Sirius gli aveva
regalato una scopa giocattolo (come aveva fatto anche con Lily, ormai era
tradizione) Draco gli aveva mandato una strillettera
che ogni tanto tirava fuori per farsi due risate. Jaime si lanciò su Remus,
rischiando di mandarlo al tappeto e poi su Sirius che lo fece volare un po' e
poi se lo prese sulle spalle.
“Ehi Sirius lo sai che mi hanno dato la
tua vecchia stanza?”
La famiglia Potter-Malfoy
viveva alla ex Tenuta Potter che adesso si chiamava Potter-Malfoy.
Nessuno voleva tornare alla vecchia Tenuta Malfoy,
men che meno Draco.
“Oh ma è fantastico, hai già trovato il
passaggio segreto?” Harry sbiancò, ma Sirius gli fece l’occhiolino. Non c’era
nessun passaggio segreto, ma magari avrebbe dato un paio d’ore di pace ai suoi
genitori.
Il terzo si chiamava Corvus
Severus, era chiaro che Harry avesse dato carta
bianca a Draco per il nome, visto che i primi due si chiamavano come i suoi
genitori e forse era anche giusto. Sirius e Remus fingevano che la S. del
secondo nome stesse per “Spettacolare”. Corvus era la
fotocopia di Draco, ma aveva gli occhi di Harry e a due anni si era appena
affacciato al mondo dei danni che poteva fare, però prometteva piuttosto bene.
Ogni tanto chiamava suo padre “Pottah!” a furia di
sentire Draco e Harry lo trovava esilarante.
Remus chiuse subito il passaggio della Metropolvere del salotto e della biblioteca. Qualche mese
prima, per un attimo di distrazione, Jaime era arrivato ad Hogwarts
ben prima del tempo. Sirius era andato nel panico, convito che Draco lo avrebbe
ucciso (Harry era più ragionevole, al massimo gli avrebbe tagliato una gamba) e
aveva seguito le tracce.
Gli studenti erano piuttosto sorpresi di
vederlo in giro visto che era una cosa che non faceva mai, ma alla fine era
stato Ethan a salvarlo. In qualche modo il bambino lo aveva trovato e il
ragazzo aveva aspettato di vedere qualcuno arrivare dietro in pochi minuti.
Sirius si era beccato anche un “Ovvio che fossi stato tu a distrarti” detto con
un sorriso e Ethan si era beccato un “Insolente” e poi
Sirius era scappato prima che la McGranitt se ne
accorgesse. Se ne era accorta lo stesso, ma era indifferente.
Lily si guardò attorno preoccupata. “Teddy
è già andato via?”
“Eh sì, oggi è il suo primo giorno a Hogwarts” gli rispose Remus e la bambino
annuì, ma non ne sembrò comunque felice. Sirius aveva proposto a Harry e Draco
di accompagnarli alla stazione, ma Draco gli aveva risposto che davvero non aveva
voglia di vedere Jaime finire sotto al treno o sopra.
Era colpa del nome che gli avevano dato,
Sirius ne era sicuro.
“Tassorosso”
disse Harry mentre faceva scendere Jaime dal pianoforte e Draco senza guardarlo
rispose con “Grifondoro” mentre evitava che Corvus prendesse l’attizzatoio.
“Qualunque sia il verdetto, andrà benissimo”
rispose Remus.
“Addirittura Serpeverde”
aggiunse Sirius e Draco gli fece una smorfia.
“Papà hai fatto una boccaccia!” urlò Jaime
“Hai detto che non si fanno le boccacce”
concordò Lily che continuava a carezzare Lucius; anche lui emise un “BRAH!” di
accondiscendenza.
“A Sirius potete fare tutte le boccacce
che vi pare” fu la risposta di Draco.
Inutile dire che Jaime iniziò a girare
attorno alla sedia di Sirius facendo le espressioni peggiori.
“Grazie Draco, il tuo regalo di Natale ha
appena avuto un orribile incidente”
“Non hai già comprato il mio regalo di
Natale”
“Adesso non lo saprai mai”
“Comunque sia, grazie per essere passati”
disse Remus e Sirius lo guardò sorpreso.
“Figurati, stavamo solo smontando la casa,
tutto nella norma” disse Harry con un sorriso enorme.
Sirius era stato un po' sorpreso quando
dopo Lily i due avevano detto di volerne altri, ma effettivamente aveva senso.
Draco era figlio unico, cresciuto in una casa sconfinata, nessuno con cui
giocare, Harry era cresciuto solo.
“Li hai chiamati tu?” chiese Sirius
sorpreso e Remus sorrise e scrollò le spalle.
“Davvero non avevo voglia di sentirti
frignare fino a domani”
“Sei un bastardo. Grazie”
Jaime non stava più facendo rumore, che di
solito significava che stava facendo danni, ma la voce di James e Regulus dai ritratti lo rassicurò; il bambino adorava
parlare con quei due e i due ritratti erano gli unici che riuscivano a
tranquillizzare il bambino che si sedeva a terra per parlargli. James aveva
appena smesso di ridere per il rospo Lucius e la piccola Lily stava osservando
l’albero genealogico, a caccia del prossimo nome per il suo rospo. Sirius
sperava di essere risparmiato. Avrebbe accettato un cane, anche un gatto, ma un
rospo era un po' troppo.
Lanciò un’occhiata a Lily e Tonks che da un dipinto stavano provando a convincere Lils a chiamare il prossimo rospo Bellatrix
e tornò a concentrarsi sugli adulti davanti a lui.
Harry aveva da qualche tempo deciso di far
crescere i capelli che ormai arrivavano fino alle spalle in spettacolari
boccoli neri e ogni tanto Sirius aveva beccato Draco a fissarlo mentre li
toglieva dalla faccia con sguardo leggermente ebete. Proprio come in quel
momento, mentre il suo figlioccio stava parlando, una mano che si grattava le
guance coperte da una folta barba scura lunga quanto bastava perché fosse
morbida al tatto.
“E dopo un po' questa signora mi dice ‘Oh,
ma come somigli al tuo padrino’ che non è una frase che mi sarei mai aspettato
di sentire, ad essere onesto, ma mi ha fatto molto piacere” concluse Harry e
Sirius scoppiò a ridere. Effettivamente al momento aveva capelli e barba
simili, anche se l’animagus aveva ormai da un po' di
tempo diverse striature grigie fra le ciocche nere. Remus lo prendeva in giro,
dicendogli che erano talmente perfette da sembrare finte.
Remus di capelli grigi ormai ne aveva più
che di color sabbia e Sirius ne era felice perché era stato presente per vedere
la differenza, stavano invecchiando insieme, un capello alla volta, un giorno
alla volta.
Ogni tanto, quando credeva che Remus non
se ne accorgesse, lo guardava attraverso la collana che gli aveva regalato quasi
dieci anni prima e osservava le due linee dorate che li univano
indissolubilmente. Dopodiché si guardava attorno e vedeva tutta la famiglia che
avevano creato, le persone che contavano su di loro e che erano pronti ad
offrirgli aiuto e si rendeva conto che ne era valsa la pensa, era valsa la pena
di tutto.
Fu in quel momento introspettivo che il
rospo Lucius saltò su Corvus e il bambino iniziò a
gridare per poi lanciare l’animale in aria atterrando sulla torta che Lelya
portava in mano, appena entrata in casa.
Luna infilò un dito nella torta e provò a
farla assaggiare al rospo che per tutta risposta si diede alla fuga, lasciando
impronte di torta ovunque.
Era il caos, i bambini che urlavano e
correvano Harry che provava ad afferrare il rospo, Draco che sbuffava ma provava
ad aiutare il marito, Luna che rideva insieme a Lelya e Remus che guardava la
scena col suo sorriso più luminoso per poi fare l’occhiolino a Sirius.
Era perfetto.
E questo è tutto gente!
Ho iniziato a scrivere
questa storia il 28 Marzo, ho iniziato a pubblicarla
un mese dopo e ho l’impressione che il mondo sia un posto diverso da allora.
Il 2020 è un anno strano per
tutti, chi più chi meno, ma trovarmi a scrivere una Wolfstar
che mi ha insegnato più di quello che mi aspettavo, in procinto di partire per
Bruxelles (fra un paio di settimane, all’incirca) davvero non era fra i miei
propositi per il nuovo anno, ma non ho né il coraggio né il motivo di
lamentarmi.
Questi ultimi sei mesi sono
stati un’avventura bellissima e ringrazio tutti quelli che ne hanno preso parte
insieme a me, anche chi di voi a solo letto questa storia, senza mai commentare.
Al momento sto scrivendo un’altra
storia che per protagonista ha Remus, ma non so quanto riuscirò, soprattutto
con tutti i preparativi prima della partenza.
Credo che quando(se) pubblicherò
di nuovo, lo farò da una posizione geografica molto diversa e non posso esserne
più contenta.
Ringrazio gli Arctic Monkeys per avermi fatto
compagnia mentre scrivevo questa storia e Tamino per
quando l’ho riletta e rivista durante la pubblicazione. Senza i primi questa
storia non sarebbe esistita e senza il secondo forse sarebbe stata meno
malinconica.
Ringrazio tutte le vostre
recensioni, mi avete dato la forza e la voglia di continuare a pubblicare.
Poetico che finisca proprio
dopo la notte di San Lorenzo, non trovate?
Per aspera ad Astra
The Cactus Incident
PS:Logan è un nome che mi sta molto
a cuore. È il nome di un mio piercing (webtongue, se
siete curiosi), di un mio personaggio di una vecchia fanfic
di secoli or sono e della mia migliore amica che tecnicamente ho ribattezzato
io.
Ed è anche il nome di Wolverine!
Il supereroe più figo della storia e che arriva a stento al metro e sessanta!
(nel canon, non guardate Hugh Jackman)