Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: The Cactus Incident    11/08/2020    4 recensioni
Sirius prese il suo secondo primo respiro su una scopa che puntava a schiantarsi al suolo. Cabrò violentemente, puntandola di nuovo verso l’alto e scampò lo schianto di una manciata di secondi.
Si guardò attorno e restò sconvolto: sopra di lui c’era una vera e propria battaglia.
E c’era Harry. No, era là. Aspetta, era più avanti.
Ma cosa…?
C’erano molti più Harry di quanti si sarebbe aspettato.
[Sirius Black torna dal mondo dei morti] - [eventualmente Wolfstar]
Genere: Angst, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Charlie Weasley, Harry Potter, Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Sirius Black | Coppie: Remus/Ninfadora, Remus/Sirius
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

“Non ha il minimo senso. Non aveva senso sette anni fa e non ce l’ha nemmeno adesso” si lamentò Sirius.

“È un rito di passaggio” gli ricordò Remus per l’ennesima volta e il bruno sbruffò.

“È una stronzata. C’è un accesso nella nostra biblioteca, potrebbe essere lì in un attimo” continuò scansando un bambino e il suo topo. Quanto odiava i topi.

“Vuoi metterlo in difficoltà prima ancora di iniziare l’anno scolastico?”

“Parla per te, professor Lupin. Guardalo, è così piccolo. Ethan non era così piccolo”

“Ethan era più basso alla sua età” gli fece notare Remus, ma l’altro lo ignorò.

“E adesso è anche più alto di te”

“Ha mangiato bene”

“Se voi due avete finito di parlare di noi come se non ci fossimo, direi che siamo arrivati” disse Ethan, una mano sulla testa turchese di Teddy e Andromeda sottobraccio.

“Sempre i soliti, non c’è che dire” commentò la strega.

“Sirius diventa sempre più intollerabile, bisogna ammetterlo” gli diede man forte Harry che aveva aiutato Teddy a spingere il suo carrello fino a lì, parlando tranquillamente col suo figlioccio.

Harry aveva insistito per accompagnarlo, anche se odiava farsi vedere il pubblico con la sua famiglia perché difficilmente non sarebbero tutti stati sbattuti sulla prima pagina della Gazzetta del Profeta.

Quello sarebbe stato il primo anno di Teddy e l’ultimo per Ethan, il dopo era ancora tutto da decidere; per il momento si limitava a salutare gli amici che gli passavano di fianco.

Aveva la bacchetta poggiata sull’orecchio mostrando un orecchino da cui pendeva un artiglio di drago che in qualche modo riusciva a far risaltare le cicatrici sul viso, sempre più chiare rispetto al resto della sua carnagione. Aveva i capelli lunghi fino alle spalle, una maglietta degli Arctic Monkeys sotto un gilet a righe dal cui taschino pendeva la catena dell’orologio che gli avevano appena regalato per i suoi diciassette anni.

Il poverino essendo nato il primo settembre aveva ormai preso l’abitudine di festeggiare il suo compleanno il trentuno agosto, prima della partenza per Hogwarts, e di ricevere i regali in anticipo.

Sirius non riusciva a non guardarlo con un certo orgoglio mentre parlottava col suo miglior amico e con quella che era diventata anche sua nonna/zia/figura femminile genitoriale.

Il ragazzo fu distratto dalla conversazione dallo sguardo le padre.

, lo stai facendo di nuovo” lo richiamò il figlio, esasperato ma divertito.

“Oh perdonami se il mio amore ti imbarazza” fece finta di lamentarsi l’animagus e il ragazzo gli sorrise.

“Ethan lo sai che devi lasciarlo fare, lo lasci fare e lui è contento” lo ammonì Andromeda divertito e il ragazzo alzò gli occhi al cielo.

“Sì, lo so lo so”

L’animagus si voltò verso Teddy che non parlava da quando avevano lasciato casa.

“Sei preoccupato?”

“Un po'. E se dovessero prendermi in giro?” rispose preoccupato.

“Allora potrai usare quella Maledizione pungente che ti ha insegnato Ethan”

“Mai in faccia, mi raccomando” gli ricordò il fratello maggiore.

“Ethan?” disse Harry allungando una mano verso il ragazzo. Il giovane sbruffò, ma gli allungò un pacco e cui lui aggiunse una lettera per poi passarla a Teddy.

Sai già che cos’è?” gli chiese e il bambino scosse la testa.

“Non proprio”

“Beh, ti aiuterà a fare amicizia e anche a cacciarti in qualche guaio, ma l’importante è che resti segreto, è importante che nessuno sappia che tu hai un oggetto simile”

“Anche per me è un prestito?” chiese il bambino mentre lo infilava nello zaino che aveva in spalla e il suo padrino annuì.

“Oh sì”

“Ogni tanto posso riaverlo anche io?” chiese Ethan e Harry scrollò le spalle.

“Ti toccherà chiedere a Teddy, adesso è suo” gli rispose e al bambino s’illuminarono gli occhi all’idea di poter ricattare il fratello maggiore.

“Io reputo che sia troppo piccolo” commentò Andromeda per l’ennesima volta”

“Spiacente, ‘Dromeda, ormai è una tradizione” disse Sirius sorridendo.

Pff, detto da te, poi”

Harry abbracciò stretto il suo figlioccio e gli ricordò che gli avrebbe scritto il prima possibile, così l’indomani avrebbe subito avuto qualcosa da aprire a colazione.

Dopo aver salutato il suo padrino, si voltò verso Sirius, che si era fatto da parte.

“Mi mancherai Sirius” gli disse e il bruno lo abbracciò per poi lasciargli un bacio sulla testa turchese.

“Anche tu, cucciolo. Mi raccomando, tieni alto il nome dei Malandrini”

“Farò il possibile” disse fiero e Sirius gli sorrise. Il bambino si voltò poi verso Andromeda.

“Ciao nonna” disse abbracciandola e la donna lo strinse.

“Ciao tesoro, ti scriverò appena arrivo a casa, va bene? Mi raccomando, usa i biscotti che ti ho fatto per fare amicizia” disse lasciandogli un bacio sulla scapigliata testa turchese.

“Va bene nonna”

“Bravo Teddy. Adesso vai, o rischi di non trovare posto e non vuoi sederti con gli amici di Ethan, vero?”

“No, non vuole” aggiunse il ragazzo mentre sollevava il baule del bambino con la magia. Ah, la gioia di avere diciassette anni appena compiuti.

Aiutò Teddy a salire sul treno e poi si voltò verso di loro.

“Noi ci vediamo presto” disse con un sorriso. Era piuttosto abbronzato, dopo aver passato due settimane in Romania a tormentare Charlie Weasley. Era stata una bella esperienza, ma la cosa era diventata piuttosto imbarazzante quando il giovane aveva sviluppato una leggera infatuazione per l’uomo che si era trovato costretto a dovergli dire: “No, sei troppo piccolo e poi mi sono fatto tuo padre”.

Quella sì che era stata una conversazione imbarazzante.

Sembrava però essersi risolta per il meglio e Ethan sembrava essere tornato con Tullia Bones, una ragazza tranquilla con cui si prendeva e lasciava un paio di volte al mese, che Remus aveva descritto come avere la stessa verve di una gazzosa sfiatata. Non era male, ma era insipida. Non che lo avessero fatto presente a Ethan, era solo una constatazione personale fatta dai due adulti.

“Non fare impazzire troppo la Preside” gli ricordò Sirius e l’altro sorrise.

“Minnie mi adora e poi preferisco innervosire il professore di Difesa”

“Mi hanno detto che è un vero stronzo” commentò Remus e Ethan sorrise e tirò a sé Daedalus che fino a quel momento era rimasto in disparte.

“Se hai bisogno di qualcosa, basta un fischio, intesi?” ricordò Sirius all’altro ragazzo che si strinse nelle spalle a disagio.

“Mr. Black, davvero non è necessario, siete già stati tutti così gentili-” iniziò Daedalus, ma Sirius lo interruppe.

“Hai sentito Rem? Mi chiama di nuovo Mr. Black, gli ho fatto i pancake e mi chiama Mr. Black”

“Davvero deplorevole, non c’è che dire” concordò suo marito.

“Non vuoi offendere il famigerato Sirius Black, vero?” gli fece presente Ethan incrociando le braccia al petto e l’amico alzò gli occhi chiari al cielo ridendo.

“L’ho visto ballare It’s My Life in cucina con la sua assurda vestaglia con le margherite gialle, so perfettamente quanto possa essere minaccioso” disse il ragazzo, rilassandosi di nuovo.

Daedalus era uno dei migliori amici di Ethan, era un ragazzo a posto, ma veniva da una famiglia con un nome pesante quasi quanto Black: Daedalus era un Carrow, direttamente imparentato con Amycus e Alecto e la cosa pesava molto, soprattutto quando deludi le aspettative di famiglia e finisci in Grifondoro, nella stessa stanza con un licantropo.

Ah, dire che Sirius lo capiva era un eufemismo.

Deadalus, o come lo chiamava Ethan semplicemente Lus, aveva passato sempre più tempo a Grimmauld Place di anno in anno e quest’estate l’aveva passata completamente con loro, gita in Romania compresa dove però il ragazzo dalla carnagione chiara si era ustionato e riempito di lentiggini.

Daedalus non era l’unico ad aver trovato rifugio a casa loro, c’erano anche altri studenti che andavano e venivano da Grimmauld Place, alcuni recuperati da Ethan, altri sotto consiglio della McGranitt e Sirius non aveva mai rifiutato un posto letto a nessuno.

I due ragazzi avevano iniziato a parlare fittamente fra di loro, Daedalus che gli spiegava qualcosa e Ethan che gli sistemava una ciocca di capelli biondo fragola mentre annuiva a qualsiasi cosa l’amico stesse dicendo.

Sembrarono ricordarsi dei tre ancora lì e dopo aver salutato Harry, Ethan si rivolse a suo padre.

“Noi andiamo a renderci utili, ci vediamo presto, ” disse Ethan abbracciando Sirius che ormai gli arrivava sotto il collo. Suo figlio era mastodontico.

Mentre Ethan salutava Andromeda parlando fittamente in francese, Sirius si avvicinò a Deadalus e lo abbracciò, il ragazzo ancora non troppo abituato alle dimostrazioni di affetto di un adulto. Sirius lo capiva più di quanto fosse umanamente possibile spiegare.

“Ho una cosa per te” disse allungandogli un pacco che tirò fuori dalla tasca magicamente allargata della sua giacca.

Il ragazzo lo scartò, sorpreso, Ethan che si affacciò comodamente da sopra la sua testa per guardare cosa fosse.

Mr… Sirius, non serviva-” disse mostrando il kit di lucidatura della scopa.

“Certo che serviva, sei diventato Capitano della squadra di quidditch e hai risparmiato per poterti permettere quella scopa. So che questo ti piaceva e quindi te l’ho preso” gli spiegò tranquillo.

“In bocca al lupo con la squadra” gli disse e suo figlio gli lanciò un’occhiata strana che lui ignorò, “e se ti serve qualcosa non esitare” gli ricordò Sirius e il ragazzo annuì mentre richiudeva il kit per la scopa.

“Grazie tante Sirius” disse di nuovo. Ethan gli mise un braccio attorno alle spalle e i due si allontanarono a passo spedito.

I due andarono ad aiutare alcune studentesse con i bagagli, suo figlio era un bastardo ben educato e sicuro di sé; un buon risultato, calcolando i due che ci avevano lavorato.

Se qualcuno non avesse passato più di due minuti in presenza di Sirius Black, non avrebbe mai detto che Ethan era figlio suo. Pur avendo un bel fisico atletico anche senza il quidditch (troppe lune e pozioni per permettergli di stare nella squadra…. E poi onestamente non era un granché), Ethan era di parecchio più alto, aveva la pelle olivastra e gli occhi scuri.

Ma se invece era qualcuno che Sirius Black lo conosceva, avrebbe subito notato le similitudini. Ethan si muoveva come lui, sorrideva come lui e si toglieva i capelli dalla faccia come lui.

La McGranitt lo odiava e amava esattamente allo stesso modo e quella era l’unica approvazione di cui Sirius aveva bisogno per sapere di non aver fatto un completo macello col ragazzo.

Era anche Prefetto, ma quello era colpa di Remus e Daedalus che era un’influenza positiva e che lo tranquillizzava e gli evitava di arrampicarsi su per le pareti quando si annoiava.

“Cosa ne pensi?” chiese Sirius divertito a suo marito che scrollò le spalle mentre guardava i due ragazzi.

“Che Daedalus ha degli ottimi gusti, ma Ethan ancora non ha capito niente”

Harry grugnì divertito e Andromeda emise un verso di ilarità, ma sembravano trovarsi tutti d’accordo.

“Non hanno nessuna guerra da combattere, possono prendersi tutto il tempo che gli pare, però al momento stavo parlando di Teddy” gli rispose Sirius

“Ethan lo terrà d’occhio, starà bene. Piuttosto che fine ha fatto Lelya?” commentò distrattamente Remus.

“Evidentemente non ha fatto in tempo, stamattina aveva una riunione molto presto. Secondo te dove lo smisteranno?” chiese Harry.

Mh, difficile da dire. Lo abbiamo cresciuto noi, ma è davvero molto simile a sua madre” gli rispose Remus.

“Oh ce l’ho fatta” disse Lelya apparendo di fianco a loro, tutta trafelata a differenza di Luna che sembrava perfettamente tranquilla mentre salutava Ethan e Lus in lontananza.

“Dov’è? Non lo vedo” chiese Lelya e la sua fidanzata guardò il treno.

“La finestra dietro la gabbia col gatto arancione” le rispose la bionda.

“Gatto arancione gatto arancione…..oh!” appena lo individuò iniziò a salutare energicamente e il bambino rispose con altrettanta energia “Quel bambino è un Corvonero

Pff, impossibile” commentò Remus. Era onesto.

“Piuttosto com’è andata?” chiese Andromeda alla ragazza che sbuffò per poi spostare una ciocca di capelli già perfettamente in ordine.

“Sono una massa di vecchi bacucchi razzisti che moriranno molto male. Quindi direi bene”

“Niente di insolito, almeno” commentò Luna con un sorriso.

“Non vedo Ethan”

“Starà limonando con qualcuno dietro una colonna” commentò distrattamente Remus.

“Ehi Black!” gridò qualcuno e Sirius e Lelya si voltarono, ma era chiaramente un ragazzo che cercava Ethan. Sirius vide la sua testa spuntare da dietro una colonna. Beccato.

 

Aspettarono che il treno partisse per poi guardarsi l’un l’altro non sapendo bene cosa fare. Harry si dileguò, spiegando che aveva lasciato Draco da solo con i ragazzi e aveva paura di non trovare più una casa e Andromeda decise di andare con lui.

I quattro rimasti decisero di mangiare fuori, Sirius un po' terrorizzato all’idea di dover affrontare la crisi del nido vuoto, ma avrebbe retto.

Scelsero un ristorante babbano con tavolini all’aperto per sfruttare le ultime giornate estive.

“Quando abbiamo finito devo andare a ritirare la toga” commentò Lelya distrattamente. Per il momento ne aveva utilizzata una fatta da Luna, ma era stata richiamata in quanto non regolamentare. La bruna aveva già troppi problemi con i suoi colleghi per pensare di premere anche per quello.

“Tu sai che nel momento in cui dovessi cambiare idea, puoi mandare tutto al diavolo? Per quanto mi riguarda può restare vuoto da qui all’eternità” le ricordò Sirius e la ragazza annuì mentre arrotolava una forchettata di spaghetti.

“È una posizione di vantaggio non indifferente e grazie a essa sono riuscita a farti avere i permessi senza dover oliare nessuno e sono lì solo da solo due mesi. Potremmo davvero cambiare qualcosa”

“E io ne sono felicissimo, ma voglio che tu non ti senta obbligata, non hai niente da ricambiare”

“A me pare proprio di sì invece”

Quando avevano quella conversazione Remus non parlava mai, soprattutto perché lo riguardava estremamente da vicino.

Lelya aveva preso il seggio dei Black nel Wizengamot e quella era stata una battaglia a sé non indifferente. Sirius aveva sinceramente provato a dissuaderla, ma era stata una sua scelta e aveva preferito non scoraggiarla per paura che la ragazza non pensasse che non la riteneva all’altezza. Se c’era qualcuno all’altezza di un compito del genere, era Lelya Black.

La prima cosa a cui il Wizengamot si attaccò per rifiutarle il seggio fu che non era veramente una Black, ma quello fu messo a tacere tirando fuori un caso precedente riguardante la famiglia Greengrass. Quando quel cavillo sfumò, si attaccarono all’accenno di licantropia, ma a quel punto ci furono ragazzi pronti a testimoniare che Lelya era stata attaccata durante la battaglia di Hogwarts, mentre salvava bambini innocenti dalla stessa famiglia da cui era stata cacciata e a quel punto non trovarono molto altro a cui appellarsi.

Sirius difficilmente si sarebbe dimenticato la faccia soddisfatta di lei quando aveva prestato giuramento. Due volte al mese Lelya si lanciava occhiate malefiche con suo cugino e altri elitisti a caso e aveva appena iniziato un suo personale piano formato da piccoli passi e molti aggiusti che mirava a migliorare la condizione dei licantropi.

Si trattava di disfare tutto quello che la Umbridge aveva fatto e molto di più. In più aveva Draco a darle man forte dal seggio dei Malfoy e i due si divertivano a chiamarsi cugini e gironzolare per il Ministero a braccetto.

Grazie alle sue pressioni Sirius aveva avuto i permessi per far diventare la Tenuta Black in Francia un centro di ricerca. Non esistevano nemmeno i centri di ricerca nel mondo magico, aveva copiato l’idea da alcune riviste mediche babbane di Draco e gli era sembrata geniale. Se fosse stato per lui sarebbe entrato al Ministero con la bacchetta spianata urlando “Sono un eroe di guerra! Faccio quello che mi pare!”, ma Lelya era stata la voce della ragione.

L’ultima cosa che voleva Sirius era creare un posto in cui i licantropi sarebbero stati utilizzati come cavie e questo richiedeva molta attenzione.

Al momento aveva una sede, una catasta di documenti firmati e una decina fra collaboratori e persone disposte a farsi aiutare.

La sua più grande risorsa era certamente stato Damocles Belby che era diventato suo grande amico quando il Maestro di Pozioni era intervenuto nel processo mediatico a Chiara Lobosca ed era stato il primo che aveva contattato quando aveva pensato di creare il centro di ricerca.

Il nome era stato semplice e complicato al tempo stesso: Lawrence Odin Gévaudan Associazione Noprofit, abbreviato in LOGAN. Portava il nome del povero ragazzo che avevano trovato lui e Harry anni prima e di cui tutti si erano dimenticati o che avevano voluto dimenticare.

Quando Sirius aveva detto proposto a Remus il nome, l’uomo lo aveva abbracciato per svariati minuti senza dire niente.

Era chiaro che Sirius avesse soldi da buttare, era una battaglia senza ricompensa economica, ma la maggioranza della sua famiglia era in qualche modo licantropo e se fosse riuscito a fare qualcosa di buono, qualcosa che avrebbe potuto durare più di lui, non ci vedeva proprio niente di male.

Per di più Sirius aveva appena mandato il loro terzo e ultimo figlio a Hogwarts quindi non avrebbe avuto più nient’altro da fare. Un Sirius annoiato diventava pericoloso, anche pericolosamente vicino ai cinquant’anni.

Per il momento l’occupazione principale della LOGAN era produrre massicce quantità di Pozione e distribuirla a quante più persone possibile. Al momento avevano un elenco di venti persone, di tutte le età e di diverse nazionalità, tutte la cui privacy era estremamente tutelata.

Uno dei piccoli passi del piano di Lelya era far distribuire la Pozione direttamente dal Ministero, visto che avevano un elenco molto più ampio di persone che ne avevano bisogno e mezzi superiori a quelli dei Black. Un po' alla volta.

Riguardo tutta la situazione, Remus era in una posizione incerta. Era terrorizzato che qualcuno non utilizzasse l’associazione come valle da caccia, ma non poteva che essere contento di quello che stavano facendo.

Conclusero il pranzo e le ragazze gli promisero che sarebbero passate per il the nel pomeriggio, così solo Sirius e Remus tornarono a Grimmauld Place.

“È così vuota” disse Regulus.

Ci sarebbe ancora stato il pranzo del sabato, istituito quando Remus era andato a vivere con lui e le lune piene che Ethan passava con loro alla Tenuta Potter, ma il resto del tempo sarebbero stati soli, o meglio, Sirius lo sarebbe stato, Remus sarebbe stato con lui solo in serata, dopo aver finito a Hogwarts. La casa ormai aveva perso qualsiasi traccia dell’oscurità. Sirius ancora si sorprendeva di quanto poco l’abitazione ci avesse messo per scrollarsi di dosso secoli di magia oscura, come se anche lei fosse stanca di tutta l’oscurità.

Era ancora una struttura estremamente magica, quasi viva, ma adesso gli sembrava così vuota.

L’ultima volta che era stata così silenziosa, Sirius ancora non era morto.

“Se dovessi rapire di figli di Harry, credi che gli darebbe molto fastidio?” chiese Sirius parecchio tempo dopo. Il bruno era al pianoforte che provava a suonare qualcosa che non gli ricordasse i ragazzi e fallendo per la maggior parte.

Remus gli sorrise dal divano dove lo aveva comodamente ascoltato per tutto quel tempo.

“Harry non darebbe troppi problemi, ma credo che Draco avrebbe da ridire”

Neanche se li avessero chiamati, il suo figlioccio e la sua famiglia chiesero di poter entrare tramite Mewtropolvere, mettendo fine a quel orribile silenzio.

Harry e Draco avevano tre figli con un mix di nomi a dir poco ridicolo. Erano loro figli naturali ed erano figli ad entrambi, c’erano alcuni modi nel mondo magico, bastava un utero in affitto, come lo chiamavano i babbani, e un guaritore specializzato.

La prima si chiamava Lily Andromeda e aveva i capelli rossi più chiari che si fossero mai visti, aveva sette anni ed era anche la più tranquilla. Aveva una strana passione per le rane, ma c’erano cose peggiori al mondo.

Appena entrata presentò a Remus e Sirius il nuovo acquisto, un grosso rospo marrone di nome Lucius e Sirius non riuscì a trattenersi, Draco lo guardò afflitto “Prende i nomi dai quadri, ho provato a farle cambiare idea sul nome, ma non ci sono riuscito. Spero solo che scappi presto” commentò e Sirius gli diede una pacca sulla spalla.

Il secondo era James Regulus aveva cinque anni ed era piuttosto ingestibile. Sirius era particolarmente fiero di lui. Aveva una zazzera nera e occhi grigi e quando Sirius gli aveva regalato una scopa giocattolo (come aveva fatto anche con Lily, ormai era tradizione) Draco gli aveva mandato una strillettera che ogni tanto tirava fuori per farsi due risate. Jaime si lanciò su Remus, rischiando di mandarlo al tappeto e poi su Sirius che lo fece volare un po' e poi se lo prese sulle spalle.

“Ehi Sirius lo sai che mi hanno dato la tua vecchia stanza?”

La famiglia Potter-Malfoy viveva alla ex Tenuta Potter che adesso si chiamava Potter-Malfoy. Nessuno voleva tornare alla vecchia Tenuta Malfoy, men che meno Draco.

“Oh ma è fantastico, hai già trovato il passaggio segreto?” Harry sbiancò, ma Sirius gli fece l’occhiolino. Non c’era nessun passaggio segreto, ma magari avrebbe dato un paio d’ore di pace ai suoi genitori.

Il terzo si chiamava Corvus Severus, era chiaro che Harry avesse dato carta bianca a Draco per il nome, visto che i primi due si chiamavano come i suoi genitori e forse era anche giusto. Sirius e Remus fingevano che la S. del secondo nome stesse per “Spettacolare”. Corvus era la fotocopia di Draco, ma aveva gli occhi di Harry e a due anni si era appena affacciato al mondo dei danni che poteva fare, però prometteva piuttosto bene. Ogni tanto chiamava suo padre “Pottah!” a furia di sentire Draco e Harry lo trovava esilarante.

Remus chiuse subito il passaggio della Metropolvere del salotto e della biblioteca. Qualche mese prima, per un attimo di distrazione, Jaime era arrivato ad Hogwarts ben prima del tempo. Sirius era andato nel panico, convito che Draco lo avrebbe ucciso (Harry era più ragionevole, al massimo gli avrebbe tagliato una gamba) e aveva seguito le tracce.

Gli studenti erano piuttosto sorpresi di vederlo in giro visto che era una cosa che non faceva mai, ma alla fine era stato Ethan a salvarlo. In qualche modo il bambino lo aveva trovato e il ragazzo aveva aspettato di vedere qualcuno arrivare dietro in pochi minuti. Sirius si era beccato anche un “Ovvio che fossi stato tu a distrarti” detto con un sorriso e Ethan si era beccato un “Insolente” e poi Sirius era scappato prima che la McGranitt se ne accorgesse. Se ne era accorta lo stesso, ma era indifferente.

Lily si guardò attorno preoccupata. “Teddy è già andato via?”

“Eh sì, oggi è il suo primo giorno a Hogwarts” gli rispose Remus e la bambino annuì, ma non ne sembrò comunque felice. Sirius aveva proposto a Harry e Draco di accompagnarli alla stazione, ma Draco gli aveva risposto che davvero non aveva voglia di vedere Jaime finire sotto al treno o sopra.

Era colpa del nome che gli avevano dato, Sirius ne era sicuro.

Tassorosso” disse Harry mentre faceva scendere Jaime dal pianoforte e Draco senza guardarlo rispose con “Grifondoro” mentre evitava che Corvus prendesse l’attizzatoio.

“Qualunque sia il verdetto, andrà benissimo” rispose Remus.

“Addirittura Serpeverde” aggiunse Sirius e Draco gli fece una smorfia.

“Papà hai fatto una boccaccia!” urlò Jaime

“Hai detto che non si fanno le boccacce” concordò Lily che continuava a carezzare Lucius; anche lui emise un “BRAH!” di accondiscendenza.

“A Sirius potete fare tutte le boccacce che vi pare” fu la risposta di Draco.

Inutile dire che Jaime iniziò a girare attorno alla sedia di Sirius facendo le espressioni peggiori.

“Grazie Draco, il tuo regalo di Natale ha appena avuto un orribile incidente”

“Non hai già comprato il mio regalo di Natale”

“Adesso non lo saprai mai”

“Comunque sia, grazie per essere passati” disse Remus e Sirius lo guardò sorpreso.

“Figurati, stavamo solo smontando la casa, tutto nella norma” disse Harry con un sorriso enorme.

Sirius era stato un po' sorpreso quando dopo Lily i due avevano detto di volerne altri, ma effettivamente aveva senso. Draco era figlio unico, cresciuto in una casa sconfinata, nessuno con cui giocare, Harry era cresciuto solo.

“Li hai chiamati tu?” chiese Sirius sorpreso e Remus sorrise e scrollò le spalle.

“Davvero non avevo voglia di sentirti frignare fino a domani”

“Sei un bastardo. Grazie”

Jaime non stava più facendo rumore, che di solito significava che stava facendo danni, ma la voce di James e Regulus dai ritratti lo rassicurò; il bambino adorava parlare con quei due e i due ritratti erano gli unici che riuscivano a tranquillizzare il bambino che si sedeva a terra per parlargli. James aveva appena smesso di ridere per il rospo Lucius e la piccola Lily stava osservando l’albero genealogico, a caccia del prossimo nome per il suo rospo. Sirius sperava di essere risparmiato. Avrebbe accettato un cane, anche un gatto, ma un rospo era un po' troppo.

Lanciò un’occhiata a Lily e Tonks che da un dipinto stavano provando a convincere Lils a chiamare il prossimo rospo Bellatrix e tornò a concentrarsi sugli adulti davanti a lui.

Harry aveva da qualche tempo deciso di far crescere i capelli che ormai arrivavano fino alle spalle in spettacolari boccoli neri e ogni tanto Sirius aveva beccato Draco a fissarlo mentre li toglieva dalla faccia con sguardo leggermente ebete. Proprio come in quel momento, mentre il suo figlioccio stava parlando, una mano che si grattava le guance coperte da una folta barba scura lunga quanto bastava perché fosse morbida al tatto.

“E dopo un po' questa signora mi dice ‘Oh, ma come somigli al tuo padrino’ che non è una frase che mi sarei mai aspettato di sentire, ad essere onesto, ma mi ha fatto molto piacere” concluse Harry e Sirius scoppiò a ridere. Effettivamente al momento aveva capelli e barba simili, anche se l’animagus aveva ormai da un po' di tempo diverse striature grigie fra le ciocche nere. Remus lo prendeva in giro, dicendogli che erano talmente perfette da sembrare finte.

Remus di capelli grigi ormai ne aveva più che di color sabbia e Sirius ne era felice perché era stato presente per vedere la differenza, stavano invecchiando insieme, un capello alla volta, un giorno alla volta.

Ogni tanto, quando credeva che Remus non se ne accorgesse, lo guardava attraverso la collana che gli aveva regalato quasi dieci anni prima e osservava le due linee dorate che li univano indissolubilmente. Dopodiché si guardava attorno e vedeva tutta la famiglia che avevano creato, le persone che contavano su di loro e che erano pronti ad offrirgli aiuto e si rendeva conto che ne era valsa la pensa, era valsa la pena di tutto.

Fu in quel momento introspettivo che il rospo Lucius saltò su Corvus e il bambino iniziò a gridare per poi lanciare l’animale in aria atterrando sulla torta che Lelya portava in mano, appena entrata in casa.

Luna infilò un dito nella torta e provò a farla assaggiare al rospo che per tutta risposta si diede alla fuga, lasciando impronte di torta ovunque.

Era il caos, i bambini che urlavano e correvano Harry che provava ad afferrare il rospo, Draco che sbuffava ma provava ad aiutare il marito, Luna che rideva insieme a Lelya e Remus che guardava la scena col suo sorriso più luminoso per poi fare l’occhiolino a Sirius.

Era perfetto.

 

 

 

E questo è tutto gente!

Ho iniziato a scrivere questa storia il 28 Marzo, ho iniziato a pubblicarla un mese dopo e ho l’impressione che il mondo sia un posto diverso da allora.

Il 2020 è un anno strano per tutti, chi più chi meno, ma trovarmi a scrivere una Wolfstar che mi ha insegnato più di quello che mi aspettavo, in procinto di partire per Bruxelles (fra un paio di settimane, all’incirca) davvero non era fra i miei propositi per il nuovo anno, ma non ho né il coraggio né il motivo di lamentarmi.

Questi ultimi sei mesi sono stati un’avventura bellissima e ringrazio tutti quelli che ne hanno preso parte insieme a me, anche chi di voi a solo letto questa storia, senza mai commentare.

Al momento sto scrivendo un’altra storia che per protagonista ha Remus, ma non so quanto riuscirò, soprattutto con tutti i preparativi prima della partenza.

Credo che quando(se) pubblicherò di nuovo, lo farò da una posizione geografica molto diversa e non posso esserne più contenta.

Ringrazio gli Arctic Monkeys per avermi fatto compagnia mentre scrivevo questa storia e Tamino per quando l’ho riletta e rivista durante la pubblicazione. Senza i primi questa storia non sarebbe esistita e senza il secondo forse sarebbe stata meno malinconica.

Ringrazio tutte le vostre recensioni, mi avete dato la forza e la voglia di continuare a pubblicare.

Poetico che finisca proprio dopo la notte di San Lorenzo, non trovate?

Per aspera ad Astra

The Cactus Incident

 

 

PS:Logan è un nome che mi sta molto a cuore. È il nome di un mio piercing (webtongue, se siete curiosi), di un mio personaggio di una vecchia fanfic di secoli or sono e della mia migliore amica che tecnicamente ho ribattezzato io.

Ed è anche il nome di Wolverine! Il supereroe più figo della storia e che arriva a stento al metro e sessanta! (nel canon, non guardate Hugh Jackman)

 

  
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: The Cactus Incident