L’inconfondibile profumo di gelsomino della sua pelle. I morbidi capelli appena scostati dal vento, insolente. Come osa schiaffeggiare le sue gote meravigliose? Quella seta viola che aderisce al suo corpo perfetto, e accarezza la sua intimità, se potessi…
“Buongiorno Bella,
mattinata di pioggia. Hai portato
l’ombrello?” Esme scese dalla sua auto fiammante
lasciando Charlie a bocca
aperta. Dalla prima volta che erano arrivati a Forks, i Cullen non
avevano mai
fatto molte scampagnate in città. Tutti conoscevano i
ragazzi e il dottor
Cullen, quasi nessuno immaginava il volto della signora Cullen.
Bella guardò Esme sorpresa, era la prima volta che la vedeva
al volante di una
macchina, e si chiese anche a cosa le servisse l’ombrello
dato che Edward le
aveva raccontato che gli agenti atmosferici non li scalfivano
minimamente.
Immaginò che fosse tutto parte della commedia.
“Charlie questa è…”
“La signora Cullen io… molto…
molto…” Charlie balbettava davanti alla bellezza
di Esme
“Ho le mani un po’ fredde, con questo tempo
incerto” disse lei porgendogli la
mano. Si era trovata un’ottima scusa.
“E così porta Bella a fare un giro di
antiquariato”
“No tutt’altro è Bella che si
è offerta di accompagnare me. Una ragazza
veramente squisita, signor
Swan”
“Oh Charlie la prego. Io non… devo ammetterlo
signora Cullen, non ricordavo che
fosse così bella”
“Papà…” Bella si
sentì imbarazzata dall’affermazione
“Oh non preoccuparti Bella, a dir la verità il
Capo… Charlie non è il primo a
dirmelo. La prego mi chiami Esme, queste formalità di parole
mi fanno sentire
così vecchia…”
sorrise
“Spero che il dottor Cullen non me ne voglia a male per
questo complimento
sfacciato”
“Sono certa di no! Sei pronta Bella?”
“Sì, pronta! Ciao papà!”
“Fai attenzione… non rompere niente. Esme
è stato un vero piacere, spero di
poter avere più tempo la prossima volta”
“Papàààà…”
Bella entrò in macchina squadrando il padre prima di partire
“Io..
mi spiace per mio padre..”
“Tranquilla Bella, per loro siamo così.
Incredibilmente belli… tuo padre è
stato molto gentile al contrario, sentissi cosa dicevano di Rosalie
quando
siamo arrivati…”
“L’immagino…”
Se tutti sapessero che tra di loro cammina una dea, si inchinerebbero al suo cospetto e l’adorerebbero nella sua misericordiosa grazia. Lei che gli permette di osservarla impunemente.
“Ti piace l’arte
Bella?”
“Non sono molto brava. Da piccola ho provato a disegnare i
miei genitori ma…
sembravano più due mucche in un combattimento”
Esme sorrise sommessamente “Quando ero una…
ragazza, volevo fare l’insegnante.
Ma poi….”
“E’ arrivato Carlisle?”
“No… la mia famiglia era molto conservatrice. Loro
credevano che una ragazza di
buona famiglia avrebbe dovuto sposarsi, avere dei
figli…”
“Posso chiederti una cosa?”
“Certamente”
“E’ un po’…
personale”
“Sono pronta a tutto!” nel frattempo si
destreggiavano qui e là tra antichi
mobili e pregiate stoffe di raso. Bella aveva rischiato di inciampare
due o tre
volte, ma Esme l’aveva prontamente
“salvata”.
“Com’è essere la moglie di chi ti
ha…?”
“Lui mi ha scelto. Non scegliamo compagni passeggeri. Sono
per l’eternità.
Carlisle mi ha scelto per esser la sua eternità”
“Rimpiangi mai la tua umanità?”
“Affatto! Sono stata sola tutta la vita. Ho incontrato il mio
angelo con la
morte”
“Io non…”
“Chiedi Bella…”
“Edward mi ha raccontato la tua storia… quella di
tutti in realtà. Di Rosalie e
Jasper e il poco che sa di Alice…” si affrettava a
sottolineare che ne sapesse
di tutti, puntando al mascherare che Edward aveva spifferato
la sua storia. “Lui mi ha… detto di tuo
figlio…”
“Non aveva neanche un nome… ho sofferto molto
Bella. Il mio unico male è forse
il fatto che ne soffrirò per sempre, ma Carlisle ha
costruito per me la mia
favola. Ho quello che i miei genitori hanno sempre voluto per me,
ironicamente.
Un marito, una casa, sei figli…”
“Sono… cinque…” Bella si
trovò confusa nel contare
“Sei parte integrante della famiglia adesso Bella”
Esme le sorrise mettendo un
braccio intorno alle sue spalle e Bella si nascose vergognata nei suoi
stessi
capelli.
Esme con lei era sempre stata dolce e amorevole, proprio come una
madre, e
sentire quelle parole le faceva prendere sempre più
coscienza del fatto che
effettivamente era anche lei una Cullen, magari non per sangue, ma ne
faceva
ormai parte e la cosa la rendeva maledettamente
felice.
Il resto della mattinata passò così, guardando
cose in giro, comprando oggetti
vari per la casa e Bella inondava Esme di domande sui vampiri, su come
vengono
“creati”, come fanno ad esser vegetariani, come
possono controllarsi.
“E’ sorprendente!”
“Cosa?”
“Tu sei qui in mezzo a tutti questi… umani!
Ti… ti confondi tra di loro. Lo
fate tutti. Siete incredibilmente belli eppure siete…
umani”
“Non siamo più belli di quanto non lo sia tu o
chiunque altro Bella”
“Charlie pensa il contrario…”
“Oh beh… io…”
“Lui dice che Carlisle è un ruba cuori. In
ospedale sembra che le infermiere
abbiano difficoltà di concentrazione quando passa
lui… che scemo!” Bella
sorrise delle affermazioni del padre, non notando che la cosa
infastidiva un
po’ Esme. Si sentì quasi gelosa, non del fatto che
lo guardassero con quegli
occhi, ma del fatto che lo potessero vedere, sicuramente più
di quanto poteva
lei. Gli anni con Carlisle erano diventati sempre più
lunghi, non tanto per
l’eternità, quanto per la sua assenza. I pochi
attimi che avevano per sé, erano
sempre attimi di famiglia, per il resto lei aveva la sua casa e lui il
suo
lavoro. Per qualche istante le sembrò di rivivere scene
già viste, un passato
che avrebbe voluto scrollarsi di dosso: la solitudine!
“Sì immagino che… colpisca
particolarmente la sua presenza!” disse per spezzare
quel silenzio.
“Vuoi?”
“Non mangio Bella lo sai!”
“Facevo la parte!” sorrise indicando un gruppo di
ragazzi che le osservava alla
tavola calda
Finito il pranzo tornarono a girare
per il mercatino,
sembrava che Esme avrebbe potuto vivere l’eternità
lì senza mai annoiarsi.
Bella leggeva nei suoi occhi la passione quando scovava qualche raro
oggetto
per la sua casa dei sogni.
“Ora faccio io una domanda a te!” proruppe Esme
“Sì!”
“Com’è
l’adolescenza?”
“Complicata…” rispose Bella di getto
“Mmm… mi serve qualche informazione in
più!” sorrisero entrambe
“E’ difficile. Sembra che non hai problemi ma non
è vero”
“Problemi con Edward?” guardò la faccia
sconvolta di Bella “Oh scusa sono sua
madre, non ne parliamo!”
“Lui è…”
“Solitario! Perdonalo Bella è stato solo per molto
tempo, tu sei il suo primo
raggio di sole nella tempesta. Lo hai sconvolto, hai sconvolto tutti
noi…”
“Rosalie per certo..”
“Rosalie è invidiosa delle attenzioni che ti
riserviamo Bella, le passerà. Come
le è passata con Alice. È
come…”
“Un’adolescente?”
“Esattamente! Ne ho viste molte
così…”
“Anche io!” disse con un’aria da persona
esperta
“Eppure tu sei totalmente diversa Bella
Swan…”
“Sono mia madre…”
“Come?”
“Mia madre è l’adolescente e io la
madre…”
“Accidenti, e tuo padre?”
“Charlie è… Charlie!” Esme
sorrise “Siamo molto simili, riservati. Sempre per
conto nostro!”
“Come Edward! Prima che tu arrivassi abbiamo temuto molte
volte che sparisse
per non tornare più. Ho avuto il cuore in trepidazione, per
quanto possibile, a
questo pensiero!”
“Tu hai mai pensato a come sarebbe stata la tua vita
diversamente da questa?”
Bella riprese fiato con le domande
“Una morte suppongo. Se Carlisle non mi avesse trasformato
sarei certamente
morta. Le mie condizioni non erano delle migliori quando mi hanno
trovato”
ancora una volta i pronti riflessi di Esme, evitarono a Bella di
inciampare in
un prestigioso tappeto tibetano, con il suo caffè in mano.
“Deve essere stato molto doloroso prendere quella
decisione…”
“Carlisle è contrario a ferire chiunque che sia
umano o no. È un buon padre per
i nostri figli e un ottimo compagno. Ci ha insegnato molto dalla sua
esperienza. Edward ed Alice sono molto simili a lui…
riflessivi, comprensivi e
razionali. Sono quelli dai quali si è sentito più
entusiasta dei suoi
insegnamenti”
“Vi hanno mai dato motivo di delusione?”
“Mai… per quanto Edward ritenga di sì.
Sai quando ti ha visto la prima volta è
andato via…”
“…in Alaska. Si me lo ha detto!”
Esme sorrise “Sì. È tornato, pensando
che fossi delusa dalla sua decisione, gli
mancava la sua famiglia. Anche se
penso che in realtà non potesse star lontano da te, per
quanto dica che…”
“Bella!!” in lontananza una voce
richiamò Bella. Si voltarono entrambe e dietro
a loro c’erano i compagni di scuola di Bella: Jessica, Mike,
Angela ed Eric.
“Ehi…”
“E allora i tuoi impegni familiari erano questi?”
disse Jessica salutandola
“Ragazzi questa è…”
“La moglie del dottor Cullen…” proruppe
Angela con la bocca spalancata
“La madre dei Cullen?” disse Mike senza pensare
alle sue parole pronunciate ad
alta voce. Jessica gli diede uno spintone, gelosa dalla sua bocca
spalancata.
Bella sorrise di quella scena, ma subito si riprese quando vide Esme
tirare un
respiro profondo e chiudere gli occhi
“Io… mi gira un po’ la testa
e… scusami Bella! Scusate…” non
aggiunse altro e
scappò nella direzione opposta.
“Sarà mica incinta? Dopo cinque
figli…” disse Eric. Bella rimase ad osservarla,
ma Jessica entrò nei suoi pensieri con il suo solito
sproloquiare senza freni.
Diceva qualcosa di una festa o forse era un compito, Bella non le
prestava
molta attenzione.
Esme si vergognò di
sé stessa, della sua mancata capacità di
fronteggiare una tale situazione. Aveva fatto tanti sforzi negli anni
ad
abituarsi al profumo umano, quel sangue che pulsava nelle loro vene
emanando un
profumo così singolarmente fantastico. Ma mai si era
ritrovata in un gruppo
così tornito di profumi e ormoni in circolo, era troppo
anche per una
“vegetariana” come lei, esperta ed addestrata.
Le parve quasi di sentire una lacrima di delusione scivolare dal suo
occhio,
fino alle sue guance.
“Spero che un acquisto possa tirarla su. Una bella signora
come lei non può
starsene qui in disparte a piangere” un uomo si
palesò al suo fianco “Permette?
Harold”
Dapprima Esme si fece pensierosa, credeva di conoscere tutti o quasi
tutti
nella dimenticata Forks, invece non era così
“Esme” si
fece timorosa a stringergli la mano,
troppo presa dai pensieri per poter pensare di spiegare il
perché della sua
freddezza. “Sono… la moglie del dottor
Cullen” aggiunse subito come per marcare
il territorio.
“Questo dottor Cullen deve essere molto fortunato, mi dicono
che siate la donna
più bella della cittadina” le strappò
un sorriso. Per quanto non fosse estranea
ai complimenti, questo in particolare le fece piacere, era da molto
tempo che
non riceveva un complimento così spontaneo da un perfetto
estraneo. “E’ tutto
il giorno che la osservo, lei gira
con
quella… ragazza. La sua amica… ha visitato ogni
stand ad eccezione del mio,
laggiù in fondo. Le ho forse dato una cattiva
impressione?”
“Oh io.. non… ci mancherebbe,
assolutamente” si trovò disorientata. Avevano
girato il mercatino diverse volte, ma forse troppo presa dalle sue
chiacchiere,
non aveva notato il piccolo stand di quadri in fondo alla strada. Il
gentiluomo
al suo fianco l’aiutò ad alzarsi, le
parlò di un importantissimo quadro che
voleva mostrarle, anzi regalarle perché nessun altro
compratore sarebbe mai
stato tanto attratto da un Monet, con quella luce negli occhi quando le
nominò Soleil Levant.
“Esme…” urlò Bella facendosi
strada tra la gente per raggiungerla
“A presto bella Esme, a
molto presto…”
disse Harold svanendo senza permettere ad Esme di replicare.
“Esme stai…”
“Bella?”
“Ho il fiatone… ho corso per cercarti e sono
inciampata un paio di volte…” Esme
guardò i suoi jeans strappati sulle ginocchia e si mise a
ridere
“Dolce Bella…
andiamo a casa!”
“Io… se preferisci torno a casa sola,
se… hai bisogno di starmi lontano…”
improvvisamente Bella si fece cupa e colpevole
“Assolutamente no!” le sorrise con un calore che
solo lei sapeva sprigionare
dal suo corpo freddo “Chissà che ti succede se ti
lascio sola. Edward non me lo
perdonerebbe mai!” Esme sorrise ancora e prendendola sotto
braccio ripresero la
strada verso la macchina. Bella si voltò un istante per
vedere che un uomo singolare le
stava osservando
ininterrottamente. Non seppe distinguere bene i suoi tratti, ma era
certa che
guardasse proprio loro due.
In macchina Bella cercò un
pretesto per rompere il silenzio.
“Ehi Esme che… che hai fatto quando sei andata
via?”
“Non devi fingere di interessartene per parlare Bella,
è tutto ok!”
“No io…” si fece ancora cupa
“Ho comprato un quadro, o me l’hanno regalato, non
ho capito bene. Uno strano
tipo… Harold se non sbaglio. Sì Harold!”
“E dov’è?”
“O lui.. ehm… mi sa che voleva solo provarci con
me!”
“Eh sì!” risero entrambe.
Arrivate a casa di Bella, Esme
trovò Edward e Carlisle ad
aspettare insieme a Charlie, il quale molto gentilmente, si
apprestò ad aprirle
la portiera quando
si fermarono.
“Grazie!”
“Io… ecco…” Charlie si
sentì piccolissimo guardando Carlisle risplendere come
un dio greco.
“Che succede?” chiese Bella
“Nulla, Charlie era un po’ preoccupato
perché non riusciva a rintracciarti,
manchi da tutto il giorno Bella” disse Carlisle con la sua
solita voce pacata e
soffice.
“Colpa mia, l’ho rapita nel mondo artistico. Mi
dispiace veramente tanto
Charlie, avrei dovuto insistere perché avvisasse”
“Non c’è problema Esm…
signora Cullen!” Charlie si sentì ancora
più piccolo
Edward rise sommessamente.
Si salutarono con una stretta di mano e Carlisle aprì la
portiera ad Esme come
poco prima aveva fatto Charlie “Edward verrà
dopo!” disse e avvicinandosi al
finestrino verso la moglie “Sembra che tu abbia fatto colpo,
cara!”
“Girano strane voci anche su di te, caro!” rispose
lei e sfrecciò via verso
casa.
Edward li salutò e ancora ridendo sussurrò a
Bella “Non puoi immaginare cosa
pensa tuo padre di Esme”. Anche Bella non riuscì a
trattenere una piccola
risata.