Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: Scape01    04/09/2020    1 recensioni
Per Kristoff, Dirt era molto di piú. In quel videogioco ci intravedeva una passione, un sogno. Amava sfrecciare tra stradine di campagna, tra le foreste innevate svedesi, nella fanghiglia delle strade del Galles o nella ghiaia dei sentieri finlandesi.
La disciplina sportiva conosciuta come Rally e' la grande passione di Kristoff. Dopo un'incontro inaspettato il suo sogno potrebbe diventare realtà...
Genere: Generale, Romantico, Sportivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Anna, Elsa, Kristoff
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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La mattina seguente il ragazzo si svegliò un po' più tardi. Non aveva lavoro, quindi decise di allungare un po’ il suo riposo.

La neve candida e leggera scendeva piano piano dal cielo color latte. Kristoff adorava le nevicate. Le trovava rilassanti, rigeneranti per il corpo e l’anima.

Dopo una bella tazza di cioccolata come colazione, si vestì, prese una vanga e delle chiavi e andò nel retro dell’abitazione.

Davanti a lui si presentava una vasta foresta innevata. Era tutta sbiancata, solo i tronchi scuri dei pini contrastavano con la neve, tagliando verticalmente il terreno candido e freddo.

Il ragazzo trovò non troppo lontano una collinetta di neve.

“Eccoti. Adesso ti tiro fuori.” esclamò mentre si dirigeva verso essa. Iniziò a scavare fino a trovare un telo di materiale plastico verde. A quel punto lo tirò con tutte le se forze, facendo collassare tutta la neve depositata su di essa.

I suoi occhi si illuminarono alla vista di ciò che aveva davanti. La Ford Focus 2001 di suo padre era ancora intatta, perfetta in ogni punto. Con i guanti pulì il finestrino del conducente, per poi vederci dentro. Era perfetta. Tutto al suo posto, proprio come se la ricordava. Sembrava che quel semplice telo avesse funzionato come una capsula del tempo, proteggendo quel prezioso tesoro dalle intemperie della natura.

Aprì la portiera ed entrò. Per la prima volta nella sua vita era entrato in una vera macchina da rally. Ma non era un veicolo qualunque: era a bordo dell’auto che fece vincere suo padre nel lontano 2005.

Kristoff chiuse gli occhi, la mente continuava a vagare tra i nostalgici ricordi del padre che sfrecciava in qualsiasi tipo di terreno, per poi vincere e festeggiare. La nostalgia era forte in lui.

Riuscì ad accendere il mezzo, che subito ringhiò agitatamente. Quel suono era talmente impresso nella mente del ragazzo che le sue visioni si fecero ancora più vivide. Si ricordava dell’eco delle auto che sfrecciavano affianco a lui, la neve che veniva spazzata via con forza ad ogni passaggio. Per gli occhi di un bambino quella doveva essere pura magia, e per il piccolo Kristoff lo era.

Dalla strada qualcuno stava suonando il clacson. Ciò fece sobbalzare il biondo; era talmente incantato che si era completamente distaccato dalla realtà. Una colonna di fumo bianca si stava innalzando davanti a casa sua, il giovane riusciva a vedere le chiare nuvole grigiastre innalzarsi sopra il suo tetto.

Uscì dall’auto di suo padre, attraversò la casa e si portò verso l’entrata. Dalla finestra riusciva a scorgere un modesto pickup rosso, fermo sulla strada, a pochi metri da casa sua. Attorno ad esso girava una figura incappucciata, agitata e confusa, con la mano sul volante per suonare; non riusciva a capire cosa fosse successo.

Kristoff uscì, dirigendosi verso il mezzo, che a sua prima vista era ormai irreparabile.

“Hai bisogno di una mano?” chiese gentilmente il ragazzo.

“Ehm, a dirla tutta sì. ” rispose una dolce voce imbarazzata. La figura si scoprì il capo, per vedere meglio il soggetto che le stava offrendo aiuto.

Il biondo arrossì. Con quel gesto la ragazza rivelò le sue lunghe trecce color rame, accompagnati da un chiaro visto costellato da piccole lentiggini e due grandi occhi azzurri, con qualche sfumatura verde.

“Scusa il disturbo. Non so cosa sia successo, l’auto non va più. Appena ho visto il fumo sono scesa e adesso mi trovo qua” disse la ragazza. “Sai per caso quanto manca alla città di Akresund? Ehi? Ehm… ci sei? Stai bene?”

Il ragazzo non rispose, era da un po’ che non vedeva tale bellezza. Dopo pochi secondi si riprese.

“AH! Ehm… Akresund? E’ a dieci minuti da qua. Se vai a piedi però ci metterai quasi un’ora.”

“Uffa! Proprio oggi che stavo portando gli ultimi pacchi!” si lamentò la ragazza. “E ora che faccio?! Ahhh, non ne va mai una giusta...”.

Il giovane si grattò la testa imbarazzato, iniziando ad arrossire.

“Ehm… Se vuoi ti posso accompagnare... vedo che le scatole sono pure poche.”

“Hmmm… mi farebbe molto comodo. Oddio non devi farlo, nessuno ti sta obbligando. Però il tuo aiuto mi salverebbe un sacco di fatica. Sei proprio sicuro?"

"Tranquilla, oggi non ho lavoro, ho tutta la giornata libera."

"Ah, perfetto! Piacere, mi chiamo Anna.” la ragazza allungò la mano per stringere la sua.

Kristoff non poteva crederci. Era lei la Anna a cui aveva parlato poche ore prima?

“Mi chiamo Kristoff, piacere tutto mio.”

“Kristoff? Sei Kristoff di ieri?” chiese la rossa.

“Si, credo. Allora tu sei Anna… ma certo! Stai traslocando, quindi devi essere proprio tu!”

Entrambi non potevano crederci. Qualche giorno prima erano tra di loro sconosciuti, anonimi e ora destino li ha fatti incontrare, tutto pochissimo tempo.

“Beh, si vede che il mondo è piccolo...” scherzò Anna.

“Già…".

Silenzio imbarazzante.

"Ehm…" Kristoff si schiarì la voce "Dai andiamo, inizio a prendere i pacchi più pesanti”.

Così si avviarono verso Akresund, due ragazzi in mezzo alla neve, uno affianco all’altro.

 

NOTE:
Ciao a tutti! Non ho avuto il modo di presentarmi all’inizio della storia quindi eccomi qui.
Premetto che non sono in alcun modo un bravo scrittore (forse lo avete capito leggendo i primi capitoli) ma durante questo periodo di isolamento/quarantena ho deciso di riprendere alcuni hobby o trovarne altri. Ho scoperto il mondo delle fanfiction all’inizio di quest’anno, e devo dire che sono affascinanti. Quello che state leggendo è il mio primissimo racconto (che non sia un tema d’italiano) che abbia mai fatto nella mia vita. Quindi vi chiedo, se ne avete tempo o voglia, di farmi sapere il vostro parere:  “Carino”, “ma cosa stai scrivendo”, “secondo me qua potevi fare meglio” etc. Sbizzarritevi! Ogni forma di feedback per me è essenziale!

Per adesso non ho nient’altro da dirvi. Questo capitolo è stato un po’ corto, cercherò di scrivere di più in seguito.
Grazie.

   
 
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