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Autore: Marian Yagami    18/08/2009    1 recensioni
Eccomi di nuovo qui, con una nuova storia. In realtà questo è il primo racconto che ho inventato, ma lo posto solo ora... Meglio tardi che mai, come si suol dire... Le protagoniste, due sorelle tanto diverse quanto affiatate, vengono trasportate in una dimensione parallela, il magico Regno di Eternal. Non sanno ancora cosa il futuro ha in serbo per loro, ma lo scopriranno presto, vivendo tante avventure in un universo medievale che non smetterà di stupirle. Cosa attenderà le due? Magie? Incantesimi? Amore? Chissà...
Genere: Romantico, Avventura, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 2
Il banchetto
 
Luce era insolitamente silenziosa, seduta su una delle eleganti sedie della sala del parlamento.
Alzò gli occhi solo quando un cavaliere entrò nella sala, facendo un profondo inchino, e si diresse verso la regina.
- Maestà, mi avete fatto chiamare? – disse l’uomo.
La regina annuì. – Ranselot, prendi una squadra e perlustrate l’intero regno. Dovete assolutamente trovare due fratelli. Uno ha i capelli rossi, l’altro viola. È molto importante, quindi fate in fretta. E soprattutto non spaventateli, mi raccomando! –
- Regina, forse io potrei andare con i soldati... Dopotutto ho visto quei ragazzi, potrei avere altre visioni che potrebbero guidarci da loro... - propose Ylia.
- Perfetto, allora. – disse la regina Julie. – Prendete questa. Quando avrete trovato i ragazzi, vi teletrasporterà tutti qui. –
La donna aprì la mano, con il palmo verso l’alto, e subito vi apparve sopra una spilla a forma di fenice. Aveva il corpo dorato, e la punta delle ali e della coda, rosse come il fuoco.
Ylia prese la spilla, appuntandosela al petto, e assieme al cavaliere uscì dalla stanza.
 
 
- Luce, che hai? – chiese Marian.
La ragazza alzò lo sguardo vero la sorella. – Niente, non preoccuparti... - mormorò.
Marian continuò a fissare Luce, pensierosa. Sapeva che qualcosa non andava, ma non capiva che cosa...
 
 
Dopo un’intera giornata passata girovagare per il castello, le due ragazze sentirono improvvisamente la stanchezza pesare sulle loro spalle.
La madre le condusse allora alle loro camere, due belle stanze dai soffitti a volte, poste una di fianco all’altra, arredate in stile gotico.
- Ma è fantastica! – mormorò Marian.
Si avvicinò alla grande vetrata colorata che si apriva su un piccolo balcone, e vi si affacciò.
Il meraviglioso paesaggio che si poteva ammirare era molto diverso da quello che lei era abituata a vedere.
I prati e i boschi si estendevano per metà dell’orizzonte, perché l’altra metà era occupata da una distesa scura e brillante, che Marian non distingueva con il buio.
Ma poi capì: era il mare!
L’acqua cristallina avanzava e si ritirava, trasportata dalla marea, e diffondeva un profumo che ricordava l’estate.
Marian inspirò l’aria salmastra, e alzò lo sguardo al cielo.
Quello che vide le tolse il fiato.
Uno spicchio di luna, molto più grande del normale, splendeva al centro della volta celeste, contornata da miliardi di puntini brillanti.
- Quante stelle! – sussurrò la ragazza, poggiando i gomiti sulla balaustra del balcone, e reggendosi la testa con le mani.
Si voltò alla sua destra, e vide che nel balcone a fianco al suo era occupato.
- Luce! Anche tu guardi le stelle? Prova a contarle, sono tantissime! Io... –
- Marian! – esclamò Luce, abbassando lo sguardo, stringendo un pugno.
La ragazza si sporse verso di lei, preoccupata.
- Luce, sicura di star bene? Insomma... anche prima... – mormorò Marian.
La sorella annuì.
- Tu te ne accorgi sempre, vero, Marian? – sospirò la brunetta, sorridendo amaramente.
Marian abbassò lo sguardo.
- Aspetta un attimo. – disse, poi corse fuori dalla sua camera ed entrò in quella della sorella.
La raggiunse al balcone e le mise una mano sulla spalla.
- Dimmi tutto, adesso. –
- Marian... io voglio tornare a casa. – disse Luce, secca.
La sorella sgranò gli occhi. Non poteva essere! Forse aveva sentito male...
- Che cosa? – riuscì a mormorare.
- Hai capito. –
- No che non ho capito! Perché vorresti andartene? –
- Perché questo non è il nostro mondo! Io voglio tornare alla mia città, alla mia casa... –
- Ma Luce... – Marian strinse i pugni, cercando le parole. – Ora è questo il nostro mondo! Tutte queste persone... hanno bisogno del nostro aiuto... –
- Tutte queste persone? -  gridò Luce, incredula. – Tu non le conosci nemmeno tutte queste persone! Noi siamo qui da mezza giornata, te ne rendi conto? E all’improvviso qualcuno ci dice che dobbiamo salvare il mondo e cose del genere! –
Marian non seppe cosa dire.
Non aveva mai sentito Luce rivolgersi a lei in quel modo.
Anche Luce se ne accorse.
- Marian... senti... –
- Aspetta. – fece la sorella. – Io so come ti senti. Tuttavia, dal primo momento in cui ho messo piede in questo castello, io ho sentito nel profondo della mia anima, che qualcosa mi legava a tutto questo. Come un filo invisibile che mi tiene qui ancorata... –
Luce sospirò.
- Ma... i... io ormai ho già deciso. Stanotte riattraverserò il passaggio. –
Marian arretrò, rattristata.
- Se è quello che hai deciso... – mormorò, prima di uscire dalla stanza.
 
 
Un raggio di sole filtrò attraverso le spesse tende della finestra, e colpì Marian in pieno volto.
Lei strizzò gli occhi, disturbata, poi li aprì di scatto.
Si guardò intorno, ammirando le tende del baldacchino e i mobili antichi.
- Allora non ho sognato! È la realtà! – mormorò, scendendo dal letto e guardandosi intorno.
La sua allegria durò poco, però, ricordandosi delle parole di Luce, pronunciate la sera prima.
- A quest’ora sarà già a casa... – si disse.
Marian si fece un bagno e indossò uno degli abiti in stile medievale che trovò dentro il suo armadio, poi uscì dalla camera e imboccò un corridoio e si diresse alla sala da pranzo.
Quando entrò nella stanza, notò che al tavolo apparecchiato era già seduta la mamma.
- Oh, tesoro! Ti sei ricordata la strada? – sorrise la donna.
Marian annuì, prendendo posto.
- Mamma... devo dirti una cosa... – mormorò la ragazza, pensando alla sorella.
- Cosa, tesoro? – chiese Julie, ma Marian non poté terminare la sua frase, poiché un tonfo fece sussultare le due.
La porta della sala da pranzo venne spalancata, e da essa entrò nella stanza... Luce!
Gli occhi di Marian si illuminarono a quella vista, mente Julie invece assunse un’espressione assolutamente inorridita.
- Buongiorno, donne! Che si mangia? – esclamò Luce, sedendosi vicino a loro.
- Ehm... tesoro... Luce... cosa... cosa ti è successo stamattina? – chiese la mamma preoccupata.
- Fherfhè? – bofonchiò la ragazza, masticando una fetta enorme di pancake.
- Co... come, perché? Non hai visto come ti sei vestita? Sembri uno stalliere!
Luce si esaminò da capo a piedi.
Indossava un camicione bianco infilato dentro pantaloni in tela marroni, a loro volta infilati dentro un bel paio di stivali neri.
- Senti, mamma... ho aperto l’armadio e mi è venuto un infarto! C’erano un mucchio di abiti fru fru e scarpe con il tacco e... insomma... non avrei messo quegli abiti per niente al mondo. Così ho cercato un po’ in giro e ho trovato questi. – spiegò.
Marian proruppe in una risata, mentre la mamma cercava di spiegarsi dove aveva sbagliato nel far capire a sua figlia che era una femmina.
In quel momento qualcuno bussò alla porta, e Julie si alzò, andando a ricevere l’ospite.
- Luce! – esclamò Marian, appena la madre si fu allontanata. – Sei tornata! –
La ragazza sorrise divertita. – In realtà non me ne sono mai andata! –
- Che cosa? –
- Sono arrivata fino alla porta del teletrasporto, ma quando ero li davanti... non ce l’ho fatta... non mi sono sentita di abbandonarti qui. Ho deciso di aiutarti in questa tua... “mania” di aiutare le persone. –
Marian gettò le braccia al collo della sorella, entusiasta.
- Oh, Luce! Grazie, grazie!!! –
 
 
- Ragazze! – esclamò la mamma. – Ho un’ottima notizia per voi. I due... tizi della visione di Ylia saranno qui entro stasera! –
Le due sorelle si guardarono stupite.
- Faranno in tempo per il banchetto! –
Le due sorelle si guardarono ancora più stupite.
- Il banchetto!!! – esclamarono. Avevano completamente dimenticato la festa che si organizzava in loro onore.
- Esatto, e per tale occasione è necessario che voi seguiate un corso intensivo di buone maniere! – annunciò Julie, sorridendo alle figlie.
Marian e Luce si guardarono negli occhi, sconcertate, non sapendo se ridere o piangere
 
 
In effetti, durante tutta la mattinata, mentre le due ragazze erano impegnate a camminare con pesanti tomi sulla testa, o a dover imparare a comportarsi a modo, al castello si notava un certo viavai di persone, affaccendate a rassettare, organizzare, addobbare.
La grande sala da ballo venne spazzata, il parquet venne lucidato e le vetrate vennero fatte brillare come cristalli.
I tavoli della cena vennero disposti lungo le pareti, e decorati con tovaglie bianche e ornamenti floreali.
- Tutto questo mi disgusta... – mormorò Luce.
- Ma che ci fate ancora qui? – esclamò la mamma, vedendo le figlie che perdevano tempo in giro. – Correte a prepararvi! Il banchetto inizierà tra poco! –
 
 
Marian si chiuse la porta della camera alle spalle, e corse a farsi un lungo bagno riposante nella vasca di porcellana. I delicati profumi dei sali riempirono la stanza, mentre l’acqua tiepida bagnava la pelle candida della ragazza.
Dopo quell’ attimo di rilassatezza, Marian uscì dalla vasca, aprendo l’armadio e ammirando i numerosi abiti che vi erano sistemati.
Ce n’erano di ogni tipo: semplici, sfarzosi, di ogni forma e colore.
Ma uno in particolare colpì la sua attenzione.
Era  di colore rosa, con le maniche sbuffanti che lasciavano scoperte le spalle, e il corpetto con i lacci scendeva dritto fino ai fianchi, per proseguire con la gonna, che scendeva fino ai piedi.
Scelse un paio do scarpette col tacco un po’ alto, infine si pettinò i capelli, ne raccolse qualche ciocca con un fermaglio a forma di rosa, lasciando il resto dei capelli sciolti e mossi, sulle spalle.
Stava per uscire dalla stanza, quando dal corridoio provenirono degli strani suoni.
Si affacciò all’uscio della porta, facendo uscire la testa solo un poco.
Nel mezzo del corridoio c’era Ylia, che era caduta per terra, e due ragazzi, dai capelli rossi e viola, che aiutavano ad alzarsi.
“Che buffa!” si disse Marian, trattenendo un sorriso. “Spero non si sia fatta male!”
In quel momento, il ragazzo con i capelli rossi alzò la testa, e i suoi occhi blu profondo incontrarono quelli della principessa.
La ragazza arrossì violentemente, avvertendo una strana sensazione. Chiuse la porta di scatto e vi si appoggiò con le spalle. Ma chi era? Non l’aveva mai visto al castello! Eppure aveva una strana sensazione, come se lo conoscesse da sempre...
 
 
Luce uscì dalla sua stanza infuriata come una bestia. Si diresse verso la sala del parlamento, dove la aspettavano tutti. Spalancò la porta con uno scatto e si avviò verso la madre.
- IO ODIO I VESTITI! Guarda cosa ho dovuto fare!- così dicendo alzò la gonna del suo abito azzurro cielo, facendo vedere che sotto portava un paio di pantaloncini corti.
- Morirò di caldo! Non potevo mettermi un paio di jeans come al solito?!- continuò Luce.
- Ehm... cara... - disse la mamma imbarazzata, indicando il fondo della sala. In quel punto, infatti, c’era Ylia, accompagnata da due affascinanti ragazzi.
Luce si bloccò immediatamente. Le si ghiacciò il sangue nelle vene dall’imbarazzo.
Proprio in quel momento la porta si aprì, ed entrò Marian, tutta affannata e con una scarpa in mano.
– Scusa il ritardo mamma! Mi sono persa, e con queste scarpe non si può nemmeno correre... ma... Luce, che ci fai con i pantaloni sotto il vestito? -
Infatti la ragazza era rimasta paralizzata, ancora con la stoffa dell’abito tra le mani e con le gambe scoperte. Lasciò subito andare il tessuto e si lisciò le pieghe, tutta rossa in viso. Nel frattempo Marian si rimise la scarpa.
- Ragazze, dopo varie ricerche, abbiamo trovato le vostre “guardie del corpo”!- disse Ylia, trascinandosi dietro i due ragazzi che Marian aveva notato nel corridoio.
- Io sono Yann, vostre maestà!- disse con un inchino il ragazzo con i capelli viola.
- Io invece sono Rei!- disse l’altro.
“ Ecco il suo nome” pensò Marian, osservandolo con discrezione.
- Bene, se ora ci siamo tutti, non ci resta che recarci alla festa, manchiamo solo noi... – disse la regina, incamminandosi.
 
 
La sala da ballo era già gremita di gente, che fossero nobili o popolani.
Era stato invitato proprio tutto il borgo, e si aspettava solo l’arrivo degli ospiti d’onore per iniziare la cena.
Prima che Marian e Luce potessero entrare, però, la madre le bloccò, facendole entrare in una piccola stanza.
- Che ci facciamo qui? – esclamò Luce, guardandosi intorno.
La regina Julie si avvicinò ad un piedistallo coperto da un drappo rosso, e prese due oggetti, che poi nascose dietro la schiena.
- Prima di farvi conoscere al Regno di Eternal, è importante che voi riceviate il simbolo distintivo delle principesse. – così dicendo mostrò alle ragazze ciò che nascondeva.
Erano le due corone in filigrana che Marian e Luce avevano visto sulla Terra, durante la loro visita scolastica, il giorno prima.
Julie porse il diadema con la pietra rosa a Marian e quello con la pietra celeste a Luce.
Marian rimase affascinata da quell’oggetto, quasi intimorita, mentre nella mente di Luce, una sola parola riempiva il piccolo spazio presente... ORO!!!
- Su, ora sbrighiamoci, siamo già in ritardo! -  esclamò la regina.
- Aspetta. – fece Marian, bloccando la madre per un braccio.
- Era da ieri notte che volevo chiedertelo, ma la stanchezza e tutto il resto me l’hanno fatto dimenticare. Dov’è papà? Insomma, non è “da questa parte”, vero? –
La madre scosse la testa, sorridendo. – No. Vostro padre è ancora sulla Terra. Credo che sia impegnato a spiegare la vostra improvvisa scomparsa e altre cose del genere, ma sarà qui appena possibile. -
 
 
Le ragazze si misero le coroncine in testa ed entrarono nella sala, precedute dalla madre.
L’ambiente esplose in applausi fragorosi e festeggiamenti, mentre Marian arrossiva e Luce si pavoneggiava.
Il banchetto fu delizioso: c’erano antipasti di ogni genere, primi secondi e contorni, piatti di carne, di pesce, verdure, frutta e infine il dolce.
Le due sorelle non erano abituate a tutto questo, ma grazie ai consigli della mamma, che le aveva assillate tutta la mattina con il galateo e quant’altro, riuscirono almeno a non combinare nessun pasticcio.
Perfino Luce, che in genere mangiava come un maialetto, riuscì a non sporcare nemmeno un lembo del suo prezioso abito.
Al termine della cena, un’ orchestra iniziò a suonare delle ballate, e le note dei flauti e delle arpe si diffusero per tutta la sala. La regina Julie venne garbatamente invitata ad aprire le danze da un cavaliere, e lei accettò. Numerosi ragazzi si presentarono invece davanti a Luce, cercando di convincerla ad accettare un loro invito, ma lei negò ogni volta, compiaciuta però dal fatto di attirare così tanti ragazzi.
Marian era seduta in un angolo della tavola, cercando di non farsi notare.
- Principessa, voi non ballate? – esclamò una voce, facendola sussultare.
Rei e Yann le si erano affiancati senza che lei se ne accorgesse.
- Oh, no, io... non conosco queste musiche... non so... – balbettò la ragazza, imbarazzata.
- E allora ve ne state qui nascosta, dico bene? – rise Yann.
Marian sorrise. – In un certo senso. –
- Siete molto diversa da come ci aspettavamo, e anche vostra sorella... – disse Rei.
- Hai proprio ragione, fratello... – mormorò Yann, fissando lo sguardo su Luce, che in quel momento rideva sguaiatamente dall’altra parte del tavolo.
- Siamo troppo... moderne, vero? – fece Marian.
I due fratelli annuirono.
- Ma guardi che non l’ho detto in senso negativo! – si affrettò a precisare Rei. – Penso che sia una bella cosa, no? –
- Assolutamente! Però vi prego di una cosa ragazzi. Non datemi del lei. Io sono semplicemente Marian. Come mia sorella è semplicemente Luce, d’altronde! Se vi sentisse darle del lei, penso che riderebbe per una settimana! –
Yann lanciò nuovamente uno sguardo verso la ragazza, che ora cercava di allontanare un ragazzo appiccicoso minacciandolo con un pugno.
“ Che ragazza dolce e delicata...” si disse il ragazzo dai capelli viola, assumendo un’espressione di beatitudine.
Proprio in quel momento, Luce si avvicinò ai tre ragazzi.
- Oooooooooooooooh, che stanchezza! – esclamò, sedendosi di fianco a loro. – È tutto come a scuola! Orde di ragazzi che mi seguono come api dietro il miele! –
- A scuola sei una star? – rise Rei.
- Oh, certo! Sono il capitano della squadra di pallavolo e sono anche “La ragazza più bella del liceo”! – spiegò lei, facendo finta di darsi grandi arie.
- Era ovvio che fossi tu la più bella... vo... voglio dire... che bello! Poi un giorno mi spiegherai cos’è la pallavolo, ok? – fece Yann.
- I nostri due mondi sono molto diversi, vero? – chiese Marian ai due fratelli.
- Non tanto, in fondo. Ma noi conosciamo molto bene il vostro mondo, mentre voi purtroppo non potete dire lo stesso del nostro... – disse Rei.
- Che vuoi dire? – chiese la brunetta.
- Beh, molti mezz’elfi di questo o altri regni si trasferiscono sulla Terra, quindi da questa parte arrivano notizie su tutto: come si vive, cosa si fa, eccetera. – spiegò Yann.
- Però qui non ci sono automobili e altre cose “tecnologiche”... – fece Marian.
- Esatto. Noi preferiamo vivere così, in semplicità. Chi ama la tecnologia va a vivere sulla Terra e si finge umano, altrimenti correrebbe il rischio di farsi spuntare le orecchie a punta. –
- Si, mamma ci accennava di questo particolare... –
- E poi...- rise Yann, - ...noi non abbiamo bisogno di telefonini all’ultima moda o cose simili! Per vederci anche se siamo lontani, basta fare un incantesimo, o usare uno specchio magico, e per andare da un posto all’altro ci sono i cavalli, oppure un incantesimo di teletrasporto o un amuleto... –
 
 
Mentre i ragazzi chiacchieravano e si divertivano, una figura si faceva largo tra gli ospiti, spostandoli a suon di spintoni.
Era un ragazzo di circa vent’anni, dai corti capelli color nocciola che prendevano una strana piega sulla fronte, e gli occhi viola e penetranti.
Sarebbe stato un ragazzo carino, se non fosse stato tutto imbellettato e inguainato in abiti pomposi.
I litri di profumo in cui si era probabilmente immerso irritavano il naso delle persone circostanti, che erano costretti ad allontanarsi per prendere una boccata d’aria.
Arrivò davanti ai quattro ragazzi e si fermò.
- Principesse! – esclamò, prostrandosi in un inchino.
Marian e Luce si guardarono negli occhi, indecise se ridere in faccia a quello sconosciuto, salutarlo o tapparsi il naso a causa della pungente fragranza.
- È un grande onore fare la vostra conoscenza. –
- Anche... per noi... – mormorò Marian, trattenendo un sorriso.
- Eeeeeh, di un po’. Chi sei? – fece Luce, con la sua solita eleganza.
Il ragazzo fece un gesto melodrammatico, poggiandosi una mano sulla fronte.
- Perdonate questa terribile svista, madamigelle! Io sono il Principe Yuri di Eternal, cugino vostro e della vostra leggiadra madre! –
Luce lo guardò, sbalordita. “ Questo è proprio un deficiente!!!”
- Spostati contadino! – disse Yuri, rivolto a Rei. – Vorrei chiedere alla principessa Marian se gradisce danzare con me. –
- Spiacente!- esclamò Luce, furiosa per come era stato trattato il ragazzo. – Mia sorella ha già accettato l’invito di quel contadino (senza offesa, Rei)! -
Marian e Rei lanciarono uno sguardo fulminante verso la ragazza, che sorrise maliziosa, poi si guardarono negli occhi, arrossendo.
Rei accennò un sorriso, imbarazzato, e allungo una mano verso Marian.
Lei, un po’ esitante, posò la sua mano su quella del ragazzo, che la strinse delicatamente, e condusse la ragazza al centro della sala, dove altre coppie già ballavano.
- Che scema, mia sorella! – esclamò Marian, che cercava di guardare gli altri ballerini per seguire i passi.
- Mi fa ridere, sai? Però se non fosse stata lei a prendere l’iniziativa, penso che te l’avrei chiesto io di danzare con me. –
- Oh... beh... – mormorò Marian, arrossendo e abbassando lo sguardo.
- Aspetta! – esclamò Rei. – Cerca di seguire me. – disse, riferendosi al ballo.
- In effetti non sono un bravo ballerino, ma diciamo che me la cavo... – rise.
Con il braccio destro cinse i fianchi della ragazza, avvicinandola a se, mentre la mano sinistra teneva delicatamente quella destra di Marian.
Lei chiuse gli occhi, poggiando dolcemente la testa sul petto di Rei, facendosi trasportare dalle antiche note che secoli prima venivano suonate da driadi e satiri, e che quella notte venivano intonate solo per loro.
“ Sembra un sogno...” pensò Marian, inspirando il profumo del ragazzo. “ Sono qui, tra le braccia di un quasi sconosciuto, ma non vorrei essere in un altro posto per nulla al mondo!”
 
 
Improvvisamente, un cristallino rumore di vetri infranti eccheggiò per la stanza, attirando l’attenzione di tutti.
I musicisti smisero di suonare, e tutte le persone si voltarono verso la grande vetrata, che era spaccata in miliardi di piccoli frammenti sparsi per tutto il pavimento.
Poi tutti lo videro, e fu il panico.
Un enorme, gigantesco ragno peloso si stava arrampicando su per il muro, ed era riuscito ad entrare nella sala, schioccando le sue tenaglie mortali e agitando alcune delle sue otto lunghe zampe.  La sua testa era coperta di minuscoli occhi neri che riflettevano la luce dei lampadari, e scrutavano ugni persona in cerca della sua preda.
La gente iniziò a gridare convulsamente e a cercare una via di fuga da quel luogo.
Il principe Yuri balzò fino alla porta della sala e se la diede a gambe come una femminuccia, urlando con voce molto poco virile.
Le guardie si misero in formazione e puntarono le lance contro il mostro, e qualcuno tentava di scagliare anche sfere di energia e incantesimi, ma sembravano non avere effetto.
La regina Julie, in prima fila, scagliava potenti sfere magiche, seguite da pochi coraggiosi che osavano affrontare il mostro.
Luce e Yann erano addossati alla parete, schiacciati contro di essa dalla folla in fuga.
- Voglio aiutare la mamma!!! – gridò la ragazza, ma lui la bloccò, con la sua forte stretta.
- Non puoi andare! Non sai ancora utilizzare i tuoi poteri! E poi io ho il compito di proteggerti, e non ti lascerò andare! –
Nello stesso momento, il ragno gigante lanciava ragnatele contro poveri malcapitati, che restavano ancorati al suolo senza via di scampo.
 
 
Marian era ferma in mezzo alla sala, pietrificata.
Voleva scappare, correre il più lontano possibile, ma le sue gambe non si muovevano, erano come ancorate al suolo.
Non capiva cosa le stesse gridando Rei, perché il terrore non la faceva ragionare.
I suoi occhi erano fissi su quel mostro, che si avvicinava pian piano.
Poi, qualcosa la fece scuotere dalla sua paralisi di paura. Qualcosa di caldo che si espandeva nel suo cuore, partendo dalla mano destra.
Girò lentamente la testa per capire di cosa si trattasse, e scoprì che Rei le stava stringendo una mano, incitandola a scappar via.
- Forza, cerca di reagire, ti prego! – gridava Rei, sconvolto.
Strinse ancora più forte la mano della ragazza, intrecciando le dita con le sue.
Marian lo fissò negli occhi.
- Si, andiamo. – disse, convinta.
Tenuta ancora per mano con Rei, si intrufolò tra la folla che scalpitava per fuggire, ma tra spintoni e gente che correva, i due ragazzi furono travolti e separati.
 
 
Marian si ritrovò da sola, impaurita, spinta in ogni direzione dalla gente che scappava.
Poi una mano le si aggrappò al braccio, facendola trasalire.
- Ehi, sono io! – esclamò Luce, strattonandola.
- Muoviti! Da questa parte! – continuò.
Le due sorelle riuscirono finalmente a raggiungere la grande porta, ma Luce, improvvisamente, inciampò nell’orlo del suo abito, e cadde rovinosamente.
Marian arrestò la corsa, chinandosi ad aiutarla.
- Luce alzati, forza!- le gridò, ma si accorse troppo tardi di ciò che stava accadendo.
Le guardie erano stremate, e non riuscivano più a contrastare quella tarantola gigante, che con una zampata li sparpagliò come soldatini di piombo.
Con le sue lunghe zampe pelose, si diresse verso Marian e Luce.
- Dai, tirati su! Muoviti! – esclamò di nuovo Marian, ma appena alzò lo sguardo, vide il mostro.
Torreggiava sopra di loro, schioccando le tenaglie con fare minaccioso.
Marian sbarrò gli occhi davanti a quella scena. Tremava come una foglia, e il suo cuore batteva all’impazzata, ma poi pensò a sua sorella...
Senza neanche riflettere si parò davanti a Luce proprio mentre il ragno spalancava le tenaglie per colpire.
La ragazza mise le braccia davanti a se e unì le mani.
Da queste scaturì una forza smisurata, che si concentrò in un potente getto di energia.
Luce osservava ad occhi spalancati, mentre Marian convogliava tutte le sue forze contro quella creatura orribile,  che emetteva un grido stridulo a causa del dolore.
Con le zampe anteriori tentava di contrastare l’incantesimo, fino a quando non riuscì più a proteggersi da tutta quell’energia, e si disintegrò, trasformandosi in una grande nuvola di fumo nero, che si dissolse pian piano.
Marian trasse un profondo respiro, voltandosi per vedere se la sorella stesse bene, poi si accasciò al suolo, svenuta.
 
 
Una figura nell’ombra stringeva un pugno con forza.
-Questa non ci voleva, è più forte di quello che pensassi!-
 
 
Quando Marian riaprì gli occhi, si ritrovò sdraiata nel suo letto, con le coperte tirate fino al mento.
Ai piedi del letto erano appoggiati Luce, Yann e Rei. Appena videro che si era risvegliata si precipitarono tutti vicino a lei.
- Quanto ho dormito?- chiese Marian a bassa voce.
- Un giorno intero!- le disse Yann.
- Mamma ci ha spiegato che sei svenuta perché hai utilizzato troppa energia tutta insieme e il tuo fisico non era abituato...- disse Luce, sorridendo.
- Ma... cosa è successo? – chiese ancora la ragazza, mettendosi seduta.
- Hai fatto il tuo primo incantesimo. – spiegò Rei, sorridendo dolcemente.
“ Il mio primo incantesimo...” pensò Marian.
- Già, ma...come ho fatto? Insomma, io ho sentito una forza spingermi a fare qualcosa per proteggerti... – mormorò a Luce.
- Beh, i primi incantesimi degli elfi nascono da un fatto di coscienza... – disse Yann.
Rei scosse la testa. – Qui si tratta di qualcosa di più della coscienza. È il profondo affetto che lega te e Luce, che ti ha permesso di proteggerla... –
Marian e Luce si fissarono, sorridendo complici.
- Se non ci fossi tu! – rise Luce, contagiando la risata anche agli altri tre amici.
 
 
 
Sono tornata (dopo millenni di assenza... ç.ç)!
Scusate infinitamente, ma tra esame di maturità e varie pratiche per l’iscrizione all’università...
Ma ora sono qui, no? Con un nuovo capitolo dove abbiamo conosciuto due gran bei ragazzi! XD
E finalmente un po’ d’azione...
Grazie infinite a DolceGg94 e evening_star, e anche grazie a Manu, che mi segue sempre! ^^
E ora, passo a presentarvi la cara sorellina...
 
Breve intervista a Luce
 
Come ti chiami?
Ma sei scema (povera autrice... ç.ç)? Me l’hai dato tu questo nome! Mi chiamo Luce (anche se sulla Terra ero Hikari) Yamamoto. Ho il cognome diverso da quello della mia famiglia, perché sono stata adottata quando ero piccola.
Quanti anni hai?
Ne ho 15, li compio il 10 agosto.
Segno zodiacale?
Leone! Si capisce, no? È il miglior segno zodiacale!
Seeeeeeee... Comunque... Quanto sei alta?
Uno e sessantadue! Lo so, non sono altissima, eppure questo non mi ha impedito di entrare nella squadra di pallavolo!
E quanto pesi?
Dunque... cinquantacinque chili, se non mi sbaglio...
Di che colore sono i tuoi occhi e i tuoi capelli?
Occhi azzurri, come il cielo, e capelli castani, molto scalati, che arrivano quasi alle spalle.
Qual è il colore che preferisci?
L’azzurro, ovvio!
A che cibo non rinunceresti mai?
Cibo? Ahahahahahahah!!! Mi piace tutto. Io ingurgito ogni tipo di cosa commestibile, ad ogni ora del giorno, e se fosse per me mangerei anche durante il sonno! Tanto non ingrasso nemmeno se mi pagano!
Parlaci di te...
Allora... Sono molto allegra, e adoro scherzare e ridere.
Mi piace molto giocare a pallavolo, ma mi piacciono anche tutti gli altri sport...
Voglio molto bene alla mia famiglia adottiva, in particolare a Marian, senza la quale non sarei la ragazza allegra che sono adesso.
Grazie mille per averci prestato un po’ del tuo tempo, puoi darci una tua foto?
Yessss! Mi raccomando, trattala bene. Questa foto mi è stata fatta dalla mia sorellina...
 
 
 
 
 
 
 
 
  
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