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Autore: Michelleypie    22/08/2009    6 recensioni
Traduzione di gigia990
«Dodici Infallibili Modi per Incantare una Strega,» lesse Ron, pensando che Hermione stessa avrebbe potuto scrivere un libro sulle cose strane che fanno le ragazze.
«E fidati di noi, sono infallibili,» disse Fred.
«Oro solido,» convenne George.
Genere: Romantico, Commedia, Drammatico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Hermione Granger, Ron Weasley | Coppie: Ron/Hermione
Note: Traduzione | Avvertimenti: Spoiler!
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Twelve Fail-Safe Ways

Twelve Fail-Safe Ways

2. Affari di Famiglia

 

 

 

 

 

 

Regola #8

Fai uno sforzo per diventare amico delle persone che le sono più vicine, come famiglia e amici.

 

 

 

 

 


Le Streghe hanno la pessima abitudine di lamentarsi a proposito delle cose amano di più.

Diranno quanto impossibili siano i loro padri, si sfogheranno su come, nel caso diventassero come le loro madri, le maledireste fino all’anno prossimo o di come i loro amici certe volte possano essere dei completi folli.

Non credete a una sola parola.

A meno che suo padre non sia davvero quel tipo di idiota fissato con gli standard convenzionali come lei dice, credetemi, se lei parla in questo modo del suo livello di fastidio, allora in realtà bacia la terra dove quell’uomo cammina. La sua ambizione segreta è di essere esattamente come sua madre ed è segretamente orgogliosa del fatto di aver ereditato da lei il suo criterio (o quello che le streghe credono sia il criterio, in ogni caso). Se dici qualsiasi cosa brutta sui suoi amici, lei si comporterà alla “non-cè-niente-che-mi-secchi-al-momento” di cui si è parlato due capitoli fa per tipo cinque giorni e poi ti scaricherà quando meno te l’aspetti. La famiglia e gli amici sono estremamente importanti per le streghe. Sono il centro assoluto della vita di una ragazza e se avete intenzione di arrivare almeno remotamente vicini a quel centro, dovete fare in modo di starci bene dentro. Quindi, a questa regola seguono alcune sottoregole basilari.

In primo luogo, se lei sta litigando con la sua famiglia, sii neutrale a meno che il litigio sia davvero così serio da sapere che lei ha bisogno di te al suo fianco (per quello, vedi la regola #12). I bisticci vanno e vengono, ma nel momento in cui tu dici qualsiasi cosa di negativo sulla sua famiglia, se lo ricorderà per sempre. Alla fin fine la sua famiglia è pur sempre la sua, cosa che le dà il diritto di dire e sentirsi in qualsiasi modo lei desideri.

Tu sei un estraneo che si intromette, in effetti. Non hai alcuna possibilità di imporre la tua opinione sulla natura dei suoi parenti, in particolare se non li conosci come pensi.

In secondo luogo assicurati, se è sconvolta a causa di affari di famiglia, di rendere omaggio ai suoi sentimenti e non sottovalutate le sue preoccupazioni dicendo che è qualcosa di poco conto. Un litigio su chi può aver rotto la bacchetta di Zia Linda può essere stupido da fuori, ma quando sei nel bel mezzo di un litigio in famiglia di solito questo nasconde molto di più di quello che sembra in facciata. Non anticipatela. Permettetele di provare dolore o paura o qualsiasi altra cosa possa farla star male. Se lei vi mette nell’inevitabile condizione di darle un consiglio, fate in modo di rigirare la situazione. La frase che non sbaglia mai è, “Beh, è la tua vita, non la mia. E’ quello che tu pensi sia importante, non quello che penso io”. Questo le dimostrerà due cose. La prima è che tu non stai scegliendo la via della disonestà e dell’adulazione; la rendi appena partecipe che la tua opinione è secondaria alla sua. In secondo luogo, le permette di sapere che tu trovi che il suo punto di vista sia importante, e che tu sarai quella forza guida che l’autorizza ad ascoltare se stessa. Le streghe hanno bisogno di questa guida più di quanto ammetteranno mai.

 

Più di quanto ammetteranno mai…


 

 

 

~

 

 

 

 

Hermione Granger era ghiacciata sul posto.

Si guardò intorno nel piccolo guscio quale era la sua bella casa, vuota della vita che c’era sempre stata. Guardò il mobili di legno perfettamente spolverati che circondavano i divani antichi di sua madre, i quali non avevano la loro naturale morbidezza e il loro solito aspetto invitante. Il tessuto bianco e rosa che copriva i loro sedili non dava a Hermione quella sensazione di comodità casalinga che aveva sempre avuto.

Forse sedersi su uno dei quei divani così familiari avrebbe migliorato le cose. Aveva bisogno di un momento da sola nella sua casa – con la sua famiglia, lontano dal mondo magico – prima di trascorrere un anno nelle sue cavità più oscure.

Lentamente, sedendosi nel bel mezzo del sofà, guardò la parete che aveva di fronte; le foto di lei e dei suoi genitori che aveva sempre adorato guardare. Lì lei era una bambina che sorrideva innocentemente, inconsapevole degli anni piani di terrore che sarebbero seguiti. C’erano i suoi genitori il giorno del loro matrimonio – un bellissimo matrimonio Babbano autunnale.

Hermione l’aveva sempre immaginato - se mai si fosse sposata, avrebbe portato qualche elemento Babbano nella cerimonia, esattamente come avevano fatto i suoi genitori. In effetti, però, lei non aveva mai visto un matrimonio magico, quindi non c’era ancora modo di paragonarli.

 

Nel giro di qualche settimana…

Tornò a guardare la foto che la famiglia aveva fatto quando lei aveva dieci anni. Quella foto aveva sempre colpito Hermione perché, nonostante ci fosse il sorriso sul suo volto, non era mai mancata la tristezza nascosta nei suoi occhi.

Quanto era sola, allora.

Tutte le ragazze della scuola la prendevano in giro per i suoi capelli cespugliosi, per i suoi denti sporgenti, per le sue abitudini strane; per tutte quelle cose “bizzarre” che lei sapeva fare, che sarebbero poi state identificate come magia. E i ragazzi le davano davvero l’inferno. Le scrivevano finte lettere d’amore per ridere. Oh, i nomi con cui la chiamavano! Capellona Granger. Dentona Granger.

 

I suoi genitori le avevano detto che erano solo gelosi. Dopo tutto era la migliore della classe, gli insegnanti la adoravano e sapeva fare cose di cui gli altri studenti non erano capaci.

 

Quella era una delle cose migliori dei suoi genitori. Loro sapevano che c’era qualcosa di magico in lei. Loro avevano sempre accettato che lei sarebbe cresciuta come una strega, che sarebbe andata in una scuola come Hogwarts. C’era il solito accenno di preoccupazione genitoriale, ovviamente, ma l’avevano sempre accettata così com’era. Lo avevano sempre fatto.

 

E qual era il ringraziamento?

Essere portati a credere di non essere i migliori, di non essere i genitori più comprensivi del mondo. Essere portati a credere di non essere affatto dei genitori.

 

Lei chiuse gli occhi, ripensando agli eventi degli ultimi giorni.

 

Ieri era andata alla banca dei suoi genitori. Dopo aver prelevato i suoi soldi dal Libretto di Risparmi per i mesi a venire, si concentrò sul loro conto e si assicurò che avessero abbastanza risparmi per i propri affari per i mesi – o per gli anni – seguenti.

Essendo le persone di successo e ben organizzate che in effetti erano, li avevano, ma, solo per esserne certi, Hermione si assicurò di trasferire tutti i risparmi che i loro genitori avevano tenuto nella prospettiva dei suoi studi universitari, solo in caso lei avesse voluto continuare con un’educazione Babbana, nel loro già abbondante conto. Con l’aiuto di qualche incantesimo di cui era andata alla ricerca, ma di cui era sempre stata consigliata in classe di non usarli mai, riuscì a trasformare i nomi dei conti in banca in quelli di Wendell e Monica Wilkins e fece in modo di rendere il conto accessibile in qualsiasi parte del mondo avrebbero viaggiato.

 

Più tardi quella sera, fece alcune telefonate per assicurarsi la riuscita della prenotazione dei biglietti aerei dei suoi genitori per l’Australia, che aveva ordinato qualche giorno prima. Era andata a far visita al precedente proprietario della loro nuova casa che lei aveva incontrato tre giorni prima; il ricco, anziano Gentlemen inglese che viveva accanto ai suoi genitori. Lui motivò la scelta di Hermione nella loro ultima destinazione, dal momento che, nella disperata ricerca di trovare un posto per nasconderli, Hermione trovò la sua inserzione nella sezione viaggi del giornale locale. Stava cercando di vendere una delle sue innumerevoli residenze estiva, in Australia. Con l’aiuto di altra magia che Hermione sapeva essere proibito usare, fece in modo di far vendere felicemente ai suoi genitori la dodicesima tenuta del padrone di casa per il prezzo scontato di centosedici sterline (che erano gli ultimi soldi per le piccole spese che erano rimasti a Hermione dal suo sesto anno). Firmò alcuni documenti legali sotto il nuovo nome dei loro genitori, prese la chiave e fece in tempo per farsi un’ora o due di sonno prima della prova che avrebbe dovuto affrontare il giorno seguente.

 

La notte seguente – intorno alle nove e mezza di sera – era andata allo studio dentistico dei suoi genitori e aveva fatto alcuni incantesimi sulla costruzione e sul loro database computerizzato dei pazienti. Se lei avesse fatto le cose senza sbagliare, cosa che era certa di aver fatto dopo tutte le letture e la pratica che aveva fatto, tutti i loro pazienti avvicinandosi all’ufficio con un appuntamento si sarebbero ricordati all’improvviso di aver cambiato temporaneamente dentista dal momento che i Granger erano lontano per prendersi cura di un parente malato all’estero.

L’ufficio sarebbe stato visibile solamente ai precedenti pazienti e chiunque non era nella lista avrebbe visto un edificio in rovina. In quel modo nessuno avrebbe pensato di vendere lo spazio inoccupato e il vicinato avrebbero detto che era sempre stato così, come era previsto dalla natura dell’incantesimo.

 

Era orribile; lei non avrebbe mai creduto di essere una persona che infrangeva tante regole.

 

Si sentì meglio solo al pensiero che tutto si sarebbe sistemato una volta che i suoi genitori fossero tornati.

Se i suoi genitori fossero tornati…

 

Dopo essere tornata a casa e provato a pensare a tutte le fonti di identificazione che potevano avere i suoi genitori, alterando tutte le informazioni di conseguenza, si mise in cammino per iniziare quello che era riluttante a fare da quando lei e Ron avevano promesso di seguire Harry.

 

Sua madre e suo padre stavano già dormendo una volta che Hermione aveva finito con il cambiamento dei nomi su tutti i loro documenti d’identità. Era un momento ideale per agire, perché lei sapeva che non avrebbero potuto opporsi o provare a farle cambiare idea. Sapeva anche che se si fosse dovuta spiegare, se avesse dovuto dire quanto li amava e quanto detestasse fare una cosa simile, sarebbe stato molto più difficile.

 

Agitò la bacchetta e iniziò l’incantesimo per modificare la memoria che aveva cercato per tutta la settimana prima. Poi, dopo aver chiuso gli occhi per evitare di guardarli e poi cambiare idea, sentì se stessa iniziare a parlare.

 

«I vostri nomi sono Wendell e Monica Wilkins,» disse tremante. «Una volta eravate dentisti, ma avete deciso di prendervi una pausa dal vostro lavoro per andare in Australia. Avete sempre voluto andare in Australia. E’ un vostro desiderio di tutta una vita. Avete scritto l’indirizzo della vostra nuova casa nel foglio che sto per mettere sul vostro comò.»

 

Hermione fece una pausa, mordendosi il labbro inferiore per evitare di emettere un singhiozzo nel bel mezzo dell’incantesimo.

 

«Voi…voi non avete bambini. Siete solo voi due. E siete pronti a trascorrere più tempo possibile in Australia. Avete risparmiato per tutta la vita per rimanere lì per anni se lo volete davvero. State per fare le valige ora…-»

 

Hermione mosse la sua bacchetta verso lo stanzino dei suoi genitori, dove incantò tutto il suo contenuto dentro due grosse valige posizionate nell’angolo più lontano del ripostiglio prima che Hermione le lasciasse a terra aperte.

 

«Il vostro volo decollerà fra poco più di tre ore. Tutte le informazioni per il viaggio sono nel secondo foglio sul vostro comò. Vi sveglierete fra cinque minuti e vi preparerete per andare.»

 

Sentendo la sua mano tremare, poggiò la chiave della casa delle vacanze, il foglio su cui era scritto l’indirizzo e la ricevuta dei biglietti aerei sul loro cassettone. Poi, si ricordò del suo desiderio di rimuovere qualsiasi possibilità di far passare i suoi genitori in soggiorno e vedere le sue foto…

 

«Uscirete dalla porta di servizio della cucina. La porta d’ingresso è già chiusa a chiave e imbullonata; non dovete preoccuparvi,» continuò Hermione. Prese velocemente tutte le fotografie che la ritraevano che i suoi genitori tenevano sul comò e li guardò. Sembravano essere in pace e felici alla prospettiva del loro viaggio. Si avvicinò velocemente a entrambi, dando loro un piccolo bacio sulla guancia.

Poi, Hermione li guardò, sentendo i suoi occhi inumidirsi.

Doveva dirglielo…

 

«E, beh…se aveste avuto una figlia, cosa che voi…n-non avete…sappiate solo che probabilmente vi direbbe che vi vuole bene. Vi amerebbe moltissimo…-»

Con questo, Hermione corse fuori dalla stanza e si precipitò nella sua, dove seppellì il suo viso nel cuscino e pianse in silenzio quei due minuti che poteva. Rimase ferma quando sentì i suoi genitori svegliarsi e prepararsi per il loro viaggio all’estero. Li sentì parlare entusiasti, chiamarsi Wendell e Monica, e uscire – come lei aveva consigliato – dalla porta di servizio.

 

La sentì chiudersi.

 

All’improvviso, sentì il suo bisogno di piangere affievolirsi. Realizzò che se n’erano andati – che sarebbero stati lontani da tutto questo. Non sarebbero stati in questa casa, qui in attesa che Voldemort li trovasse e li torturasse per ottenere informazioni. Quella era una delle sue più grandi paure e aveva appena lasciato la casa con loro.

 

Si mise a sedere, sentendosi più coraggiosi di prima e decise di dare un’ultima occhiata alla sua stanza Babbana prima di lasciarla definitivamente.

 

Era ordinata e pulita esattamente come il resto della casa. La sua luce color pesca le aveva sempre dato un senso di pace e tranquillità. Sui suoi muri, avevano un dipinto Babbano che aveva visto in una delle sue vacanze con i suoi genitori. Aveva alcune foto incorniciate di lei con la sua famiglia, ma ricordava di averne molte di più prima di essere rimpiazzate.

 

 Guardò le foto che avevano preso il posto di quelle vecchie dei suoi genitori. C’era una foto di lei con Harry e tutti i Weasley l’anno precedente giusto prima che la scuola iniziasse, poco dopo aver scoperto che Bill e Fleur erano fidanzati. Ginny stava facendo un forzato tentativo di sorriso come Fleur agitava i suoi capelli biondo argento, e sebbene le lacrime minacciavano ancora di uscire, Hermione non poté impedirsi di sorridere. C’era una foto che Colin Canon aveva scattato a lei e Harry al secondo anno. Nessuno dei due sembrava preparato per una fotografia, i loro occhi guardavano l’obiettivo con sorpresa, ma quella foto le piaceva comunque. Sembravano come due ragazzini qualsiasi in quello scatto, piuttosto che due ragazzini destinati a una vita di problemi.

Questo le diede un senso di calma assoluta.

 

Poi, guardò la foto che aveva scattato l’anno scorso alla Tana – l’unica che aveva con Harry, Ginny e Ron.

Avevano appena finito di giocare a Quidditch (beh, loro tre avevano giocato; Hermione si era limitata ad un triste tentativo), e stavano lì tutti insieme, tenendo in mano le scope e sorridendo in uno dei rari momenti degli anni passati.

Quella foto le aveva portato così tanta gioia nel bel mezzo di tutto quel dolore che aveva sentito l’anno prima che la prima cosa che fece durante le vacanze di Natale fu di appenderla. Non importava che Ron aveva scelto Lavanda Brown; non importava che si fosse comportato come uno stupido. Lavanda non poteva toglierle questo; non poteva staccare il braccio di Ron dalla sua spalla in quella foto, non importa quante volte lo avesse baciato.

 

Guardò l’immagine di Ron prima che la sua, i suoi brillanti capelli rossi, gli occhi blu e acquosi, il sorriso sbilenco. Osservò quanto più alto di lei fosse diventato e come avesse inclinato appena la testa per stringere lo spazio tra di loro.

 

Hermione allungò la mano e toccò l’immagine di lui, come se questo gli potesse permettere di capire cosa provava per lui. Tenne le sue dita premute contro la cornice, chiedendosi se fosse mai riuscita ad avere il più piccolo assaggio di quello che aveva avuto Lavanda; se fosse mai riuscita a unirsi a lui, anche solo tenerlo affianco.

 

Aveva solo sperimentato una cosa remotamente simile solo una volta.

 

Ripensò al modo in cui si era comportato Ron al funerale di Silente, al modo in cui l’aveva tenuta così delicatamente e le aveva permesso di piangere tra le sue braccia, al modo in cui le aveva gentilmente accarezzato i capelli. Non era mai stata così tanto confortata da nessun altro prima. Era bizzarro, ma, nonostante il fatto che fosse seduta lì e al suo stato di sofferenza, ripensò ai quei ragazzi che conosceva quando era piccola.

 

«Hey Robert, ho sentito che ami Dentona Granger!»

 

«Oh, sì, Robert è pazzo di lei. Chi non vorrebbe stare con Denti-di-Cavallo?»

 

«Piantatela! Non mi avvicinerei a quella bestia neanche fosse l’ultima persona rimasta sulla Terra

Se avessero potuto vederla, saduta lì, abbracciata e protetta da un uomo che valeva più di tutti loro messi insieme…

 

…o meglio ancora, lei a dieci anni avesse potuto vederlo…

 

…questo le ricordò dove sarebbe dovuta essere.

Era il momento di dire addio e andarsene.

 

Questo la portò al piano di sotto, al divano su cui si era seduta poco prima e replicò l’intera serata nella sua testa. Diede un’ultima occhiata in giro all’unico posto che le aveva portato felicità per i primi undici anni della sua vita, e ponderò per un breve momento se ci sarebbe mai più stata la possibilità di vederlo di nuovo.

 

Senza permettersi il lusso di affezionarsi troppo, uscì di casa e nell’oscurità del cortile fece lo stesso incantesimo che aveva fatto sullo studio dei suoi genitori. Chiunque si fosse avvicinato alla casa non avrebbe trovato nulla di strano sul suo abbandono; tutti quanti avrebbero creduto che i suoi genitori erano fuori a causa di un parente malato. Gli esattori sarebbero stati indotti a credere di non avere alcuna ragione di essere lì perché avevano ricevuto il pagamento dei Signori Granger nella lettera della settimana prima.

Hermione si morse il labbro di nuovo, ma poi si rese conto che senza nessun occupante e con il mutuo pagato, non ci sarebbero state molte bollette da pagare da quel momento in poi.

 

Con un’ultima occhiata alla sua casa e un’ultima lacrima a rigarle il viso, chiuse gli occhi si Smaterializzò proprio come aveva detto avrebbe fatto.

 

Forse a causa del suo stato emozionale, non arrivò davanti alla Tana come aveva previsto. Invece, atterrò con un tonfo sul pavimento della cucina.

Non era passata neanche una frazione di secondo quando sentì le braccia calde della Signora Weasley attorno a lei.

 

«Oh, Hermione, cara, stai bene?»

Hermione si girò verso Molly, che assunse un’espressione preoccupata sul suo volto rotondo quando vide gli occhi umidi di lei. Era probabilmente molto chiaro che, quasi certamente, non stava bene.

Fortunatamente al momento non c’era nessuno insieme a lei a causa dell’ora tarda e tutti dovevano essere a letto fatta eccezione per la Signora Weasley, che sembrava stesse lavando i piatti.

 

Evidentemente fu in grado di fare due più due e lanciò a Hermione uno sguardo carico di rammarico.

 

«Hermione, penso sia molto coraggioso aver fatto quello che hai fatto per proteggere i tuoi genitori,» disse dolcemente lei, frizionando la schiena di Hermione con il suo braccio. «Hai fatto la cosa giusta, sai, con…beh, Tu-sai-Chi. Non vergognartene. Saranno orgogliosi di te quando tutti si sistemerà.»

 

Quindi Ron gliel’aveva detto.

 

Ma quanto le aveva raccontato? Di certo non sarebbe stata così solidale nella sua decisione di mandare via i suoi genitori se avesse saputo la vera ragione per cui lo stava facendo.

 

La Signora Weasley aiutò Hermione a rimettersi in piedi e la fece sedere al tavolo della cucina. Poi, si affrettò verso l’armadietto per preparare un po’ di tè e calmarla un po’. Hermione notò che facendola sedere e riprendendo la sua routine serale, la Signora Weasley sembrò aver perso un po’ del suo calore.

 

Forse Ron le aveva detto tutto.

 

«Zucchero?»

 

«No, grazie» rispose Hermione, pensando a come i suoi genitori, essendo i dentisti responsabili quali erano, le avevano sempre detto di evitare lo zucchero se avesse potuto. Come avrebbe potuto ingoiare il suo tè con questo nodo alla gola?

 

«Ecco qua, cara» disse la Signora Weasley, mettendo il tè davanti a Hermione.

Lei la ringraziò e si portò la tazzina alle labbra.

Il tè non aveva ancora raggiunto la bocca quando la Signora Weasley decisa di farle la domanda che lei non avrebbe mai voluto sentire.

«Allora…Ronald mi ha detto che voi due non avete intenzione di tornare a Hogwarts quest’anno».

 

Sorpresa, Hermione sputò un po’ del suo tè, mancando la Signora Weasley di qualche centimetro.

Forse era la distrazione di cui aveva bisogno…

 

«Oh, Signora Weasley, mi dispiace così tanto! Prendo un fazzoletto…»

 

«Non fa niente, ripulisco io dopo» disse velocemente lei, non avendo chiaramente intenzione di cambiare discorso. «Quindi, ti dispiacerebbe dirmi il motivo per cui una strega brillante come te vorrebbe pregiudicare in questa maniera il proprio futuro?»

 

Come sfuggire a questa domanda? Non c’era modo.

Avrebbe potuto balbettare qualcosa girando intorno alla domanda della Signora Weasley o semplicemente essere onesta.

La seconda sembrò avere molto più senso.

 

«Harry ha bisogno di noi. E’ per qualcosa che Silente gli ha chiesto di fare.»

 

«Perdonami, cara, ma come può una persona saggia come Silente assumersi la responsabilità di costringere voi tre a lasciare la vostra educazione incompleta? Forse Harry non ha capito bene.»

 

«Non credo» disse Hermione, senza incontrare lo sguardo della Signora Weasley. Era già abbastanza brutto guardare i suoi genitori andar via; sembrava ora che avesse ereditato una nuova madre che non ancora pronta per avere.

 

«E…beh, è questo allora? Tutto il lavoro che avete fatto, tutti i G.U.F.O. che avete ottenuto, tutto il tempo a Hogwarts e lasciate tutto così?»

 

«Per ora» disse Hermione, ricambiando cautamente il suo sguardo. Poi, ammise a voce il pensiero più speranzoso che era in grado di pensare ad alta voce, e questo le portò un grandissimo conforto. «Hogwarts non va da nessuna parte. Quando Harry avrà finito quello che deve fare, torneremo e riprenderemo esattamente da dove avevamo lasciato. E’ quello che lui voleva. La Professoressa McGranitt capirà sicuramente e ci lascerà tornare.»

 

«Quindi quello che dovete fare non prenderà molto tempo?» chiese Molly, speranzosa. «Voglio dire, sarà breve abbastanza da essere certi che la Professoressa McGranitt sarà ancora Preside? Migliorerà negli anni, sai.»

Wow. Hermione non ci aveva pensato.

 

«Io non…non sono sicura. Ma, beh, noi ci speriamo.»

 

La Signora Weasley non sembrò convinta. Tentò di apparire dura e arrabbiata, cosa che senza dubbio era, ma quei sentimenti erano offuscati dallo sguardo carico di ansia e preoccupazione che c’era sul suo viso.

 

«Signora Weasley, io sono…molto stanca. Penso che andrò solo a…-»

 

«Oh, . Sì, certo, cara. Vai su nella stanza di Ginny; ho un letto pronto per te e Ginny a disfatto il baule che ci hai lasciato. Ci vediamo domattina.»

Sembrando sconfitta, la Signora Weasley prese la tazza di tè a malapena toccata da Hermione e la mise nel lavandino, mentre lei saliva al piano di sopra.

 

Si stava avvicinando alla stanza di Ginny quando, all’improvviso, sentì un forte impulso.

 

Non voleva ancora andare a letto. Doveva vederlo prima.

Se aveva perso due delle quattro persone con cui si era più sentita al proprio agio in assoluto, doveva assicurarsi che almeno una delle due rimanenti fosse ancora tutta intera.

Sbirciando per essere sicura che nessuno stesse guardando, Hermione si avviò in punta di piedi in direzione dell’attico. Doveva essere sicuramente passata la mezzanotte; non aveva idea se lui fosse ancora sveglio.

 

Bussare sarebbe stato troppo rischioso dal momento che la casa era in condizioni tanto instabili che la vibrazione di una porta si sarebbe potuta sentire anche al piano di sotto, così sentì se stessa sussurrare a bassa voce il suo nome.

 

«Ron? Ron, sei sveglio? Sono io»

Ci fu una paura e lei sentì dei passi dentro la stanza.

L’aiutarono a calmare i battiti del suo cuore e prima che potesse rendersene conto, la porta si era aperta.

 

Lui era in piedi lì di fronte, guardandola con quella che sembrava una combinazione tra sollievo e preoccupazione. Il suo pigiama, come la maggior parte dei suoi vestiti, era troppo piccolo per lui e mostrava un po’ della gamba oltre la caviglia.

 

«Entra veloce,» disse Ron, «prima che mamma ti veda. E’ sul piede di guerra in questi giorni.»

Trovare lo humor anche negli argomenti più sensibili era senz’altro compito di Ron.

 

Lei entrò silenziosamente nella stanza e la trovò nel suo tipico disordine, con magliette lanciate qua e là e la scopa di lui appoggiata contro una sedia nell’angolo. Sembrava che non avesse cambiato lenzuola da tre anni, nonostante il fatto che, conoscendo la Signora Weasley, erano state cambiate un paio di giorni prima. Ron chiuse silenziosamente la porta e appena lo fece, Hermione non riuscì a trattenersi per un altro secondo.

 

Circondò Ron con le sue braccia, tenendolo più stretto che poteva quando sentì le lacrime eruttarle dagli occhi come lava. All’inizio tentò di essere il più silenziosa possibile, ma con grande gratitudine da parte di lei, Ron fece un incantesimo silenziante alla porta in modo che nessun altro potesse sentirla. Sentendola continuare a sfogare tutte le emozioni che aveva represso negli ultimi giorni, Ron la circondò con le sue braccia e la strinse comodamente, mentre la sua testa lentamente si abbassava su quella di lei. 

 

«M-mi dispiace c-così tanto», balbettò infine lei tra i singhiozzi.

 

«Ti dispiace?» chiese Ron, completamente preso in contropiede. Si spinse indietro, togliendo con delicatezza le sue braccia da Hermione e cercando di guardare il suo viso e leggere la sua espressione. Lo sguardo di Hermione, però, rimaneva fisso a terra.

«Ti dispiace per cosa?»

 

«P-per essere…essere così. Io non…vorrei tanto essere…-»

 

«Vai bene» le disse Ron. «Vai più che bene. E’ incredibile quello che hai fatto ai tuoi genitori. Io non sarei stato in grado di fare quello che hai fatto tu.»

 

«Oh, Ron, certo che saresti stato in grado. Sei sempre stato disposto a…»

 

«Disposto, sì, ma, miseriaccia, pensi davvero che potrei fare magie del genere? Se avessi saputo come fare a cambiare i conti in banca non mi lamenterei dei soldi per tutto il tempo.»

 

«Ron! Non si devono usare questi tipo di incantesimi per…-»

 

«Rilassati, scherzavo,» disse Ron mettendo di nuovo le sua braccia intorno a lei abbassandosi appena per abbracciarla. Lei si permise di ridere un po’, le lacrime che ancora le rigavano il volto, quando lui se la strinse contro e frizionò la sua schiena con la mano. Dopo un momento o due, lei alzò lo sguardo su di lui.

 

«Grazie»

 

«Nessun problema» disse Ron, sorridendole mentre si slacciava dalla sua presa.

Hermione desiderò più di ogni altra cosa che lui non l’avesse fatto.

«Allora,» continuò Ron, facendo del suo meglio per suonare casuale. «Il piano è andato tutto bene? Nessun imprevisto

 

«Nessuno che io sappia. Chiamerò il precedente possessore per essere certa che siano arrivati in mattinata, ma tutto era organizzato bene, quindi sono sicura che non ci saranno problemi. E tu?»

Ron alzò gli occhi al cielo, guardando in direzione del rumore che proveniva dal soffitto.

 

«Non è una passeggiata»

 

«Mi sembra anche giusto, ma sta funzionando? Tutti quegli incantesimi che ti ho insegnato?»

 

«Sì, i suoi capelli hanno una leggera sfumatura di rosso. Però per il momento sembra più biondo.»

 

«Non ti preoccupare, è normale,» disse Hermione. «per i Ghoul ci vuole un po’ di più per mostrare gli effetti di quegli incantesimi. Aspetta, perché ti sto dicendo questo? Non era tutto spiegato nel Capitolo 16?» Ron lanciò a Hermione quello sguardo che le riservava ogni volta che si lasciava troppo prendere dai suoi studi.

 

«Hermione pensi davvero che io abbia prestato così tanto attenzione da sapere quale capitolo fosse? Ho solo dato uno sguardo alla dannata cosa generale; è già lungo così com’è»

 

«Beh, se serve per raggiungere l’obiettivo, poco importa quanto sia lungo», disse Hermione sulla difensiva. «Vorrei vederti provare un incantesimo senza»

 

«Non lo farei. Cercherei in qualche maniera di farmi venire la spruzzolosi per davvero.» la guardò di sottecchi sperando di averla fatta sorridere, cosa che lei fece sebbene non fosse molto in vena.

Era stata una lunga notte.

 

«Eccoci. Hermione Granger sa sorridere, chi l’avrebbe mai detto

 

«Oh, non rompere»

 

«Wow, Hermione Granger sa anche usare un linguaggio scurrile! Cosa farai ora? Ti cerco per un Whisky Incendiario? Ne hai un po’ di contrabbando? Perché dopo averci fatto a botte con quell’affare lassù potrei usarne un po’.»

 

«Oh, oh,» borbottò Hermione seccamente, sebbene il suo sorriso fosse diventato più ampio. Sentì un altro tonfo dal soffitto e contemplò quanto dovesse essere stato difficile per Ron provare a fare quegli incantesimi da solo sul ghoul al piano di sopra.

Le fece ripensare a una di quelle paure che non le erano ancora uscite di testa.

 

«Ron, non pensi che…voglio dire, dopo tutto questo, che Harry…-»

 

«Noi andiamo,» disse Ron, convinto, uno sguardo fiammeggiante nei suoi occhi. «Harry sarà Harry; proverà a fermarci e a farsi del male come fa sempre, ma se pensa che dopo tutti i colpi che ho schivato da quel ghoul starò seduto a Hogwarts a marcire, è pazzo. E dopo tutto quello che hai fatto tu? Farà bene a farci venire.»

 

«Magari se gli dicessimo tutto…se gli facciamo sapere tutto quello che stiamo facendo…»

 

«Hermione, non sei in forma per farlo ora. Guardati! Sei un casino

 

«Grazie, Ron. Questo mi fa sentire molto meglio

 

«Sai quello che intendo!» disse Ron, entrando nel panico pensando di aver detto la cosa sbagliata. Poi, lui fece qualcosa di molto inusuale. Guardò in alto, quasi come se stesse provando a ricordare il dettaglio di un esame e stesse cercando in ogni minimo spazio della sua memoria per farlo. Sembrò soddisfatto per qualcosa che aveva trovato e tornò a guardarla. «Quello che intendevo, voglio dire, hai affrontato un sacco di cose con i tuoi genitori, e, beh, è solo che non mi piace vederti così sconvolta.»

Hermione sentì un improvviso impulso di abbracciarlo di nuovo, ma rimase ghiacciata sul posto, pensando a quello che lui aveva appena detto. Era stato così dolce; non era mai stato così apertamente affezionato a lei prima di allora.

Ma sembrò che lui avesse mal interpretato la sua reazione con una di disgusto, e tornò a cercare di nuovo le parole giuste…

«Non che non tu non abbia ragione per essere sconvolta, eh! Perchè, sai, le famiglie sono importanti e, beh, se vuoi sentirti triste per la tua famiglia…è…è la tua vita, non la mia. Importa quello che penso io, non quello che pensi tu. No. No, voglio dire…-»

 

Ma prima che Ron potesse continuare a chiarire cos’era che intendeva, Hermione lo abbracciò di nuovo e, questa volta, si alzò sulle punte dei piedi e gli diede un piccolo bacio sulla guancia prima di poggiare la sua testa sul suo petto.

 

«Grazie, Ron,» disse lei per la seconda volta, non avendo altre parole che potessero dimostrargli quanto lui significasse per lei.

 

«Prego,» disse Ron nei suoi capelli. Sembrò come se lui fosse quasi tentato di provare ad articolare di nuovo il suo messaggio, ma si accontentò di stringerla – finché di nuovo – lei non si sciolse dal suo abbraccio.

 

«Farei meglio ad andare al piano di sotto prima che tua madre scopra che non sono lì,» disse Hermione, non volendo fare niente di meno.

 

«Buona idea,» annuì Ron poco convinto e le fece un ultimo sorriso, sebbene lei sperasse che lui l’abbracciasse una volta ancora. Lei non voleva spingere; dopo il fiasco con Lavanda l’anno prima, chi sapeva cosa sentiva lui?

 

«Buonanotte disse Hermione, ritirandosi silenziosamente dalla stanza.

 

«Notte bisbigliò Ron a bassa voce.

 

La luce dalla camera di Ron lentamente si spense come Hermione silenziosamente e con attenzione tornò di sotto. Appena lei entrò nella stanza di Ginny e sentì il suono silente del suo respiro, fece del suo meglio per ricordare la sensazione delle braccia di Ron e l’odore dei suoi capelli, come faceva spesso quando aveva avuto una brutta giornata. Questo le fece quasi credere, per un attimo, di essere tornati al punto in cui erano anni prima, prima di Lavanda, prima di mollare la scuola, prima di guardare sempre più persone morire – prima che tutto diventasse così complicate.

 

Si distese sul letto, pensando ai suoi genitori, pensando a Ron – a quanto fosse stato dolce, a quanto ansioso fosse di farla sentire meglio, e i pensieri continuavano a spuntare e a spuntare come un rubinetto che sgocciola finché non la cullò in un sonno profondo.

 

 

 

To be continued

 

 

Ed eccoci di nuovo qui :D

Ragazzi, mi dispiace moltissimo per l’enorme ritardo dell’aggiornamento (sia in questa Traduzione, sia nella mia fan-fiction Steamy Amortentia), ma quest’estate tra gli esami, la scelta dell’Università, la patente e altre cose, ho avuto davvero poco tempo per dedicarmi alla scrittura – e pensandoci bene, anche ad altre cose di ordinaria amministrazione O_o.

Ad ogni modo, ecco finalmente l’aggiornamento!

Michelle era felicissima quando ha letto i vostri commenti e io con lei, quindi grazie infinite a Robby, TittiGranger, marzy93, Sbranina, eli weasley e Domina! Un grosso ringraziamento va inoltre anche a tutte le persone che hanno inserito la fan fiction tra i Preferiti e tra le Seguite e a tutti coloro che hanno letto semplicemente :)

Che altro posso dirvi, il terzo capitolo è già quasi finito e il prossimo capitolo di Steamy Amortentia è in dirittura d’arrivo, quindi ci sentiamo presto C:

Se ne avete voglia, i commenti sono sempre bene accetti e farebbero Michelle e me veramente veramente ma veramente contente!

A presto!

Gaia :3

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

  
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