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Autore: rocchi68    05/12/2020    1 recensioni
Il Purgatorio è la condizione, il processo o il luogo di purificazione o di pena temporanea in cui, secondo le credenze popolari, le anime di coloro che muoiono sono preparate per il Paradiso.
In questo Purgatorio, tuttavia, il suo Giudice può prendersi la Responsabilità di spedire l'anima macchiata e pentita, verso la Purificazione oppure verso la Reincarnazione.
Dove andrà l'anima di una persona che questo Giudice conosce bene, poichè responsabile della sua morte 40 anni prima?
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Chris McLean, Scott
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale
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“Scusami, ma mi rimangio tutto quello che ho detto in passato.”

Se fosse stato possibile, non ci avrebbe nemmeno riflettuto.
Tutti avevano diritto a un ultimo desiderio, ma a quanto gli pareva logico era un luogo comune destinato solo ai mortali. Quella di fumare un’ultima sigaretta o di una telefonata erano le richieste canoniche e ritrovabili in ogni film o serie tv.
E non ne esistevano molte altre.
Magari quella di una sepoltura degna, la richiesta agli altri di non portare il perenne ricordo di una scomparsa, piangendo in continuazione, ma di certo tutti agognavano quell’ultimo briciolo di possibilità.
E tutto andava avanti senza sosta.
Era una giostra che continuava a suonare e a catturare l’attenzione, ma per quanti salissero o scendessero non smetteva un solo attimo.
Tutto sarebbe continuato anche senza di lui.
Ne era diventato consapevole solo dopo essersi ritrovato nel ruolo di Giudice.
Stanco e afflitto dopo quasi un secolo, aveva visto tutti quanti morire.
L’ultimo era stato Harold: quello più iellato aveva seppellito tutti quelli del reality e aveva sfiorato le varie tombe, salutando la morte come una cara amica e ricongiungendosi ai suoi cari.
Non perché fosse come l’erba cattiva, ma solo per aver seguito un modello di vita esemplare, per non aver vissuto con alcool o droga e per aver passato il resto che gli rimaneva con leggerezza.
 
Per quella giornata, sempre che potesse definirsi tale, Scott richiuse gli occhi, addormentandosi sulla scrivania, mentre si chiedeva cosa ci facesse ancora lì.
Non aveva nessun altro dei reality di Chris da giudicare, i suoi pochi amici erano passati a miglior vita e al massimo poteva concentrarsi sui figli anziani di sua sorella Alberta, come se conoscesse qualcosa dei suoi nipoti.
Che cosa doveva aspettare?
Che anche questi ci lasciassero le penne per poi ritrovarseli davanti e spiegare loro che era lo zio mai conosciuto e deceduto tanto tempo prima?
Gli avrebbero creduto?
Difficile a dirsi.
Forse poteva descrivere la sorella maggiore, ma gli sembrava comunque un legame molto flebile, quasi inesistente.
 
 
 
I due Giudici si erano incontrati nuovamente e come sempre stavano discutendo animatamente.
Non sarebbero mai riusciti ad andare d’accordo, specie quando uno premeva per una soluzione ottimale e l’altro faceva orecchie da mercante.
E se c’era una cosa che Ryuk detestava, era questa: essere ignorato, anche quando portava delle ottime prove a sostegno della sua idea.
Non tollerava che il suo Superiore continuasse a tenere in vita quel posto, quando aveva esaurito ogni suo compito.
 
“E lo terresti qui solo per noia?” Chiese frustrato, fissandolo storto.
 
“Non capisci, Ryuk.”
 
“Stando da solo per 100 anni si è pentito, anche se non è mai entrato nella Purificazione.”
 
“Non spiegarmi in cosa consiste il mio lavoro…lo conosco meglio di chiunque altro.”
 
“Però continui a fare errori da principiante.”
 
“Vuoi che ti ricordi chi ha combinato l’ultimo casino? Vuoi che ti ricordi che hai preso un’anima da Reincarnazione e l’hai sbattuta nella Purificazione per quasi 5 anni e solo perché non hai letto il suo dossier?”
 
“Scott non serve più a nulla qui dentro.”
 
“Davvero?”
 
“In un secolo di limbo ci sono andate al massimo dieci persone…ti rendi conto che stai sprecando un’anima che è cresciuta e si è pentita?” Domandò acido, puntandogli contro un dito scheletrico.
 
“Questo non sta a te deciderlo.”
 
“Guarda che i suoi giudizi sono stati impeccabili.” Commentò Ryuk, sbattendogli addosso, senza il benché minimo rispetto, tutti i fascicoli.
 
“Per un Chris da Purificare e per un Mal da Reincarnare? Gli stai dando troppo credito.”
 
“No…sei tu che lo sottovaluti.”
 
“Non mi dirai che ora ti sei affezionato a quel ragazzino, tanto da volerlo vedere fuori da questo posto, pronto a farsi una famiglia e a conquistare ciò che noi non potremo mai ottenere?”
 
“E se anche fosse?”
 
“Ti sei rammollito, Ryuk.”
 
“Posso almeno sapere che intenzioni hai con lui o rischio di doverne pagare le conseguenze?” Domandò il Giudice inferiore, fissandolo storto.
 
“Ci devo pensare.”
 
“Arriva a una proposta sensata, altrimenti giuro che prendo tutte le anime della Purificazione e te le rimando di sopra, anche se queste non si sono minimamente pentite.”
 
“È una minaccia.” Commentò il Giudice Superiore.
 
“Tu credi che la vita delle persone valga meno di zero, ma verrà il giorno in cui te ne pentirai.”
 
“Se lo dici tu.” Minimizzò, scrollando le spalle.
 
“Non lasciarlo qui a marcire!” Urlò Ryuk, digrignando i denti.
 
“È un’altra minaccia?”
 
“Non oserai lasciarlo marcire qui, vero?” Domandò, afferrandolo per la giacca.
 
“Allora è così.”
 
“Sei tu quello che deve decidere qui…allora dagli una possibilità!” Tuonò inferocito.
 
“Non è affar tuo…che intenzioni ho.” Replicò, allontanandolo con una manata.
 
“Ma…”
 
“Questa è la tua scommessa, Ryuk…non la mia.”
 
“Tu sei solo un involucro senza cuore.” Commentò, fissandolo disgustato.
 
“Lo diventi dopo milioni di anni passati a vedere anime che ti deludono costantemente e senza che tu possa entrare in gioco per rimproverarle e correggerle sul momento.” Ribatté, sfiorandosi i baffi neri e sorridendo mestamente.
 
“Anche tu sei triste?”
 
“Sono solo deluso da tutte queste anime che ho dovuto cancellare!” Urlò, facendo apparire un’intera libreria alle sue spalle che sembrava propensa a collassare.
 
“Quanti volumi sono?”
 
“Cinque ripiani con 10 volumi ciascuno da oltre 50mila pagine l’uno…credi che non ci siano state un po’ troppe anime sbagliate finora?”
 
“Ma…”
 
“Quando senti certe imprecazioni, quando vedi tante lamentele e noti volumi sempre più pieni…scusa se poi dubiti anche della più semplice correzione.”
 
“Non lo sapevo.”
 
“Perché questa libreria sta nel mio studio privato e l’ho sempre sotto controllo…non puoi immaginare quanta rabbia e impotenza provo nell’averla sempre davanti, nel sbattermi quella verità costantemente, nel leggere certe sventure o nel ricordare anime brillanti, poi macchiatesi e perse perennemente senza possibilità di recuperarle.”
 
“Però dovresti concedere qualche libertà ogni tanto.”
 
“E perché solo con lui e non qualche altro? Avrei un mare di proteste da calcolare.”
 
“Ma Scott ha pagato per 100 anni un errore minimo, mentre altri anche per un omicidio si sono ritrovati in un nuovo contenitore dopo neanche 10.” Protestò Ryuk, facendolo annuire.
 
“Tu non sai una cosa, anche se hai ragione su questo metro di misura.”
 
“Che cosa non so ancora?”
 
“I primi due volumi che si sono riempiti, beh contavano ben 20 Purificazioni e non 5.”
 
“Non ci credo.” Commentò sorpreso.
 
“Non ti sto mentendo, Ryuk.” Replicò, stiracchiandosi gli arti indolenziti.
 
“Resta che la punizione di Scott è stata eccessiva.”
 
“Io…”
 
“Non ha ucciso nessuno, non ha distrutto il mondo, né ha combinato qualche disastro inimmaginabile…ha solo giocato sporco in un reality ed era praticamente un ragazzino immaturo.”
 
“Secondo te è maturato?” Chiese il Giudice Superiore.
 
“Se non lo fosse, non sarei nemmeno qui.” Rispose gelido, facendo annuire il suo capo.
 
“E va bene, ma solo per questa volta e solo perché non ti ho ancora fatto un regalo come impiegato del millennio.”
 
“Ora come funziona?” Chiese Ryuk, facendolo ghignare.
 
“Cancelleremo parte dei suoi ricordi, ne manterrà solo qualcuno, questi saranno recuperabili solo con molta fatica e crederà di aver sempre sognato, ricominciando dall’età in cui si era interrotto.”
 
“Alla fine sai essere anche ragionevole.” Sibilò il Giudice inferiore, mentre l’altro faceva comparire il fascicolo di Scott e apponeva un timbro per la Reincarnazione.
 
“Prenderò quest’anima capricciosa in un contenitore dalle buone potenzialità e la sostituirò con quella di Scott.”
 
“Non rischia di essere uno choc?” Chiese Ryuk, facendolo negare.
 
“Sarà sempre stato un lungo sogno.”
 
 
 
 
Non ricordava molto.
Pochissimo a essere sinceri.
Solo un posto bianco, una scrivania nera e una placca dorata.
Aveva qualche potere, ma niente di particolare o che gli consentisse di sconvolgere il mondo conosciuto.
 
“Sfrutta il tuo buonsenso e rispondi.”
 
“Non hanno ancora cambiato colore a questi fascicoli?”

 
Stava cadendo da qualche parte.
Ma dove?
Sentiva solo quelle parole.
Vuote.
Consigli?
Di cosa?
Rivolte a chi?
Quando le aveva fatte?
Vedeva uno scheletro o era uno spaventapasseri?
 
“Tutti hanno una scelta e hai preso quella sbagliata di proposito.”
 
Chi aveva preso quella scelta?
E a danno di chi?
Non sapeva nemmeno questo.
Possibile che tutto quello che aveva in testa fosse solo una gran confusione?
 
“Fratellino…fratellino…devi svegliarti.” Soffiò una voce famigliare e avvertendo una mano che gli carezzava la fronte.
 
“Un altro po’.”
 
“Avevi promesso a mamma che non avresti mai passato le vacanze estive sempre a letto.”
 
“Non rompere…Alberta.” Mugugnò, collegando quel nome a una situazione reale e aprendo gli occhi di scatto.
 
“Non arrabbiarti con me, quando mamma inizierà a urlare e lancerà tutto fuori dalla tua camera.” Borbottò lei, allontanandosi dal letto e dandogli, quindi, le spalle.
 
“Alberta...io…sei tu…” Mormorò, alzandosi in piedi e abbracciando la maggiore.
 
“Che cosa ti prende, Scott?” Domandò lei sorpresa, non aspettandosi di sentire le forti braccia del fratello, né di sentire quel tono così sollevato e disperato allo stesso tempo.
 
“Non sto sognando, vero?”
 
“Non riconosci ancora la tua unica sorella maggiore?” Chiese divertita, mentre il piccolo della casa, così lo definiva lei, la stringeva con maggior forza.
 
“Scott…”
 
“Ho paura…non chiedermelo, ma mi sei mancata.”
 
“Hai dormito solo per un giorno intero…sei senza speranze.” Commentò, sorridendo comunque.
 
“Mamma e papà dove sono?”
 
“Giù a fare colazione bell’addormentata.” Soffiò, mentre il minore si staccava e Alberta si girava per baciarlo sulla fronte, pensando che quest’ultimo si scansasse disgustato o la rimproverasse, ripetendogli che non era più un moccioso da poter sbaciucchiare in quel modo.
 
“Vado subito!” Urlò, facendo negare la maggiore che non credeva di vedere mai un 18enne correre come un disperato per rivedere la sua famiglia.
 
 
 
E così aveva abbracciato sua madre, ripetendole che le voleva bene almeno una dozzina di volte e poi aveva stretto il burbero padre, strusciando la sua guancia liscia contro quella ruvida del capo famiglia, facendogli sgranare gli occhi.
E nonostante gli ripetessero che era strano e che erano passate solo 24 ore, Scott ripeteva che gli sembrava passata un’Eternità e che temeva di non vederli più, versando talvolta alcune lacrime che avevano lasciato di sasso il resto della famiglia.
Che fosse cambiato in così poco tempo era strano, ma quel nuovo Scott non dispiaceva a nessuno, anche perché aveva subito chiesto se c’erano commissioni da fare e alla loro mancata risposta, aveva affermato che si sarebbe concesso una bella passeggiata.
Uscito a prendere un po’ di Sole, si era incamminato verso il centro, pensando di guardare nei vari negozi e chiedendosi se tutto era ritornato come il solito.
All’esterno di una rivendita di televisori, era rimasto attaccato alla vetrina per cinque minuti buoni a osservare le gesta di alcuni strani ragazzi impegnati in un campeggio.
Credeva che quel Chris fosse un ciarlatano e che si meritasse una bella lezione e, nonostante non navigasse in buone acque economiche, mai si sarebbe sognato di finire sotto le grinfie di quell’idiota impomatato che sembrava intortare ogni singolo campeggiatore.
Solo un idiota poteva cascarci e forse lui un tempo lo era.
Era stato tante cose, ma per quanto si sforzasse di ricordare, avvertiva solo una profonda emicrania e un qualcosa che gl’impediva di recuperare anche quel piccolo dettaglio.
Sentiva comunque che non era così piccolo.
Non aveva dormito per un solo giorno, ma gli pareva d’essere stato in letargo o in coma.
Riflettendo su tutte queste possibilità e passeggiando tranquillamente, dando qualche fugace occhiata alle vetrine, gli parve d’intravedere la sua coppia preferita, salutando con la mano Duncan e Courtney intenti a bisticciare come il solito, mentre Mal si divertiva a sospingere l’altalena di una bambina che doveva essere la dolce sorellina.
Però c’era qualcosa che lo spingeva verso un punto preciso.
Di solito non avrebbe voluto capire certi momenti, ma pensò bene di avviarsi verso la fermata del tram, desideroso di rientrare in tempo per il pranzo.
Stava aspettando la linea 8, quando qualcuno che gli sembrava di conoscere salì sulla 2.
Avrebbe ignorato anche quella voce?
Non voleva pentirsene e salì all’ultimo, timbrando il biglietto e seguendo con lo sguardo la minuta figura, finché non la vide scendere qualche fermata dopo, imitandola subito, per paura di perderla definitivamente.
La seguì fino a un supermercato, poi di nuovo su un autobus e infine in un giardinetto, finché lei non girò a destra di una via per poi ritrovarsela davanti all’improvviso, imbronciata come ricordava.
 
“Perché mi seguivi?” Esordì lei, facendolo tentennare.
 
“Io…”
 
“Devo chiamare la polizia o intendi darmi una spiegazione?”
 
“Non ho cattive intenzioni.” Ammise, sollevando le mani.
 
“Io, invece, credo il contrario. Forse sei quel serial killer di cui si legge sui giornali e che non hanno ancora arrestato.”
 
“Non farei mai del male a una ragazza, nemmeno se non avessi altra scelta.”
 
“Dicono tutti così, quando vengono presi in castagna.”
 
“Per quanto mi possa giustificare, non crederesti nemmeno a una parola.”
 
“Hai un minuto prima che mi metta a urlare.” Replicò lei, credendo che si dileguasse.
 
“Io…”
 
“Intendi darmi una minima spiegazione o devo scucirti ogni singola parola?” Domandò, non aspettandosi che rimanesse immobile al suo posto.
 
“Ma io…”
 
“Cos’è il gatto ti ha mangiato parte della lingua e riesci solo a dire poco o niente?” Domandò, risvegliandolo dal torpore.
 
“Non volevo seguirti…è che assomigliavi a una persona che ho incontrato, almeno credo, moltissimi anni fa.”
 
“Davvero?”
 
“È una persona che mi manca molto e che credevo di aver rivisto oggi, dopo tanto tempo.”
 
“Potevi avere le idee più chiare fin dall’inizio, avvicinarti con calma, dirmelo sul tram e non rischiare di ritrovarti chiuso tra le porte.” Elencò, ricordandogli una qualche insegnante fin troppo pignola.
 
“Rischiavo che ridessi di me e potevi umiliarmi in pubblico.” Commentò Scott, facendola sbuffare.
 
“Solo se avessi detto qualche sciocchezza.”
 
“Di cavolate ne dico e ne faccio tante: credo di aver perso il conto.”
 
“Seguire una sconosciuta per mezza città, senza sapere niente sul suo passato, con il rischio che si tratti di una deviata che può estrarre un coltello o una pistola dalla borsetta, rientra di prepotenza nelle peggiori idee possibili.”
 
“Non saresti capace, almeno secondo me, di far del male a qualcuno.”
 
“Questo è vero. Devi sapere che sono una naturalista e che detesto la violenza in ogni caso.”
 
“Me l’ero quasi immaginato.”
 
“Non è vero: stai mentendo solo per farti bello ai miei occhi.”
 
“Come solo bello? Pensavo di essere adorabile.” Sorrise, facendola ridacchiare.
 
“Su questo, forse, ho qualcosa da ridire.”
 
“Ti piace rigirare il coltello nella piaga.”
 
“Abbastanza, anche se sono un po’ delusa.”
 
“Da cosa?”
 
“Si può sapere cosa aspetti prima di presentarti a una ragazza?” Domandò brusca, facendolo arrossire appena.
 
“Oh scusa…sono un po’ imbranato in certe cose.”
 
“Tutto qui?”
 
“Io sono Scott…e, come hai potuto capire, sono un idiota.”
 
“Presentazione semplice e concisa…mi sta bene.” Sussurrò lei, facendolo tentennare.
 
“Non volevo spaventarti, desideravo soltanto sapere se eri quella persona.”
 
“Purtroppo no…è la prima volta che ti vedo.”
 
“Peccato: le assomigli molto.”
 
“E dove l’avresti conosciuta?” Chiese lei, vedendolo irrigidirsi.
 
“Ti sembrerà strano, ma fatico a ricordarlo…so solo che ho conosciuto qualcuno che ti assomiglia e che era molto importante.”
 
“Rischiavi grosso.”
 
“Perché?”
 
“Perché oltre all’ipotesi di essere una deviata, avrei benissimo potuto condurti verso la polizia o magari a casa, dove mio padre non è molto clemente con quelli che m’infastidiscono.”
 
“E ti sto infastidendo anche ora?” Chiese Scott, facendola negare.
 
“Forse…”
 
“C’è qualcosa che posso fare, per convincerti del contrario?”
 
“Potresti invitarmi a prendere qualcosa da bere, giusto per farmi cambiare idea sul tuo conto.”
 
“Certo…” Soffiò, aspettando che lei si presentasse.
 
“Oh è vero…anch’io sono un po’ scarsa e maldestra con le presentazioni.”
 
“Non l’avrei mai detto, tranquilla.” Ironizzò, facendola ridere.
 
“Dovrei dirtelo dopo che mi prendi in giro?” Chiese, fingendosi stizzita.
 
“Dipende da te.”
 
“Eh va bene…mi chiamo Dawn.”
 
“Come scusa?” Domandò, sgranando gli occhi.
 
“Mi chiamo Dawn…c’è qualcosa di strano?”
 
“Il mio nome preferito.”
 
“Non è vero.” Replicò, esibendo un lieve rossore.
 
“Beh…il mio secondo nome preferito: mia sorella potrebbe vendicarsi se sapesse che non mi piace più il suo.”
 
“Sei divertente: forse è stato destino che c’incontrassimo e non decidessi di scappare via non appena ho percepito la tua presenza.”
 
“Infatti è strano che tu non abbia cercato di seminarmi.” Soffiò, fissandola stranito.
 
“Non prendermi come una svitata, ma è come se qualcuno mi avesse consigliato di aspettare, di non avere paura e che non avevi poi così cattive intenzioni. Assurdo, vero?”
 
“Neanche un po’.”
 
“Anche tu?”
 
“Credo sia la stessa voce che mi ha ripetuto di non ignorarti e di rispondere a questo dubbio: se non ti avessi raggiunto, me ne sarei pentito per un pezzo, anche perché avrei sempre pensato che eri quella ragazza che volevo ritrovare.”
 
“Alla fine ci abbiamo guadagnato entrambi.” Commentò lei, facendolo annuire.
 
“Ne sono felice.” Borbottò, guardandosi intorno, per poi farle cenno di andare in un piccolo bar che avevano superato qualche minuto prima, giusto per conoscersi meglio e per consentire a Scott di realizzare il suo desiderio.
 
 
 
 



Angolo autore:

E con questo aggiornamento chiudiamo quest'idea che mi è piaciuta molto.

Ryuk: Abbiamo faticato parecchio a una conclusione sensata, anche perchè negli ultimi due abbiamo sempre parlato di opportunità e di concedere il beneficio del dubbio e non ci sembrava corretto lasciare Scott a marcire.

E abbiamo pure rivisto, come chiusura del cerchio, i pochi personaggi noti capitati nel limbo.

Ryuk: E mo che si fa?

Giochiamo a carte.
E domani andiamo avanti con Alcol.

Ryuk: Ovviamente vi ringraziamo per le visite/recensioni e vi auguriamo un buon fine settimana.

A presto!
   
 
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