Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: CedroContento    30/12/2020    4 recensioni
Camilla affronta il suo primo Natale da madre single, Lorenzo assiste impotente allo sgretolarsi della sua famiglia. Per i due fratelli questo si prospetta essere il Natale peggiore di sempre.
Questa storia partecipa a “Prompt nevosi e natalizi indetta da Emy Milicchio nel Giardino di EFP”.
Genere: Commedia, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
 
 
 
"And I want to believe you
When you tell me that it'll be okay
Yeah I try to believe you
Not today, today, today, today, today

 
Tomorrow it may change"

(Tomorrow, Avril Lavigne)

 
 



48. Camilla si ritrova a chilometri da casa, in mezzo alla neve e con l’auto in panne.

 
“No…no-no-no-no-no-no! Non fermarti!” supplico inutilmente la mia macchina. Non è possibile, anche lei ha deciso di abbandonarmi, finirà mai questo anno di merda?
Alzo appena la testa, il tanto che basta per sbuffare in direzione del cofano che fuma nella notte; ho avuto giusto il tempo di accostare in una piazzola, in mezzo al nulla e il buio più assoluti. Nel fascio di luce dei fari, ancora accesi, vedo i fiocchi di neve diventare sempre più giganti e ora arriverà un serial killer dal bosco, me lo sento.
“E dai!” incoraggio la mia utilitaria, girando con ostinazione, ma senza alcun successo, la chiave, nel disperato tentativo di riavviare il motore. Niente, è morta, alla fine si spengono anche le luci. Ora sono al buio.
Sconfitta dalla vita appoggio la fronte al volante, poi, già sull’orlo delle lacrime, comincio a frugare nella mia borsa alla ricerca del dannato telefono, maledicendo ogni singolo membro della mia famiglia.
In cima alla lista ci sono: mia madre, per aver lasciato Ivano e aver deciso di passare il resto delle feste da sua sorella, mia zia, dove ho dovuto accompagnarla la sera di Natale sotto la neve, e io odio guidare con la neve; subito dopo mio fratello, ancora arrabbiato con lei per questo divorzio, che si è rifiutato di passare due ore chiuso in macchina con lei -non che avesse torto- e ha almeno avuto la decenza di tenermi Kevin.
Al terzo tentativo di chiamata fallito i miei nervi cominciano ad essere decisamente provati.
“Oh grazie al cielo! Lore si può sapere perché non mi hai risposto?!” esclamo sollevata quando finalmente mi richiama. “Ho bisogno di te! La mia macchina si è fermata, non so cos'ha, esce fumo da davanti, non esploderà vero?” dico praticamente senza prendere fiato.
“Ehm Cami... non ti allarmare, ma non posso venire,” comincia mio fratello cauto. Conosco quel tono, non promette nulla di buono.
“Siamo all'ospedale,” confessa infatti subito dopo “Kevin sta bene!” si affretta ad aggiungere, e per fortuna perché credo di aver avuto un principio d'infarto.
“Come all'ospedale?! Cosa è successo? Tu e Paolo state bene? Parla Lore!!!”
“Se mi lasci parlare ti racconto!” borbotta infastidito mio fratello dall'altra parte dell'apparecchio, con una faccia tosta che mi fa serrare i denti per fermare gli improperi che ho proprio sulla punta della lingua.
“Siamo andati a pattinare, Paolo ha insistito, lo sai com’è...” racconta contrariato.
“Tu non sai pattinare” constato appoggiando ancora una volta la fronte al volante, sempre più sconfortata.
“Infatti. Mi sono rotto una gamba. Dovrai chiamare un carro attrezzi.”
“La sera di Natale?! Mi costerebbe un occhio della testa! Sono in mezzo al nulla più totale!” dico aggrappandomi al telefono disperata, sento le lacrime calde cominciare a bagnarmi le guance.
È tutto un incubo, adesso mi sveglierò e sarà tutto a posto. Fabio non mi avrà lasciata, mia madre e il mio patrigno non avranno mai divorziato, Lore non è ricoverato all’ospedale azzoppato e mio figlio non è con Paolo - oddio spero sia con lui - chissà dove.
“Cami, non ti aiuterà piangere” mi rimprovera mio fratello. “Senti mi è venuta un’idea! So chi può venirti a prendere, appena metto giù mandami la posizione dal telefono che ci penso io, ok?”
Ci penso io, mancava solo questa. “Ok” borbotto, non che io abbia molta scelta.
***
Arriva Raffa.
Non so quante volte ho riletto queste due parole nella mezz’ora appena passata. Odio me stessa perché appena Lore mi ha avvisata il mio cuore ha fatto un salto, il mio primo stupido pensiero è stato quello di darmi una rinfrescata al trucco. Il trucco cazzo. Sto diventando mia madre.
Passano circa 40 minuti quando intravedo due fari spezzare il buio e una Jeep farsi cautamente strada sull’asfalto ghiacciato. A questo punto ormai mi sento un’adolescente al suo primo appuntamento.
“Signorina, ha chiamato lei un Uber?” scherza Raffa scendendo dalla sua auto, avvicinandosi ad esaminare la mia.
“Molto divertente” brontolo, sbattendo troppo violentemente lo sportello. Devo darmi una calmata.
“Forza sali, starai congelando, da quanto sei qui?”
“Ma non gli dai neanche un’occhiata?” chiedo sorpresa, ormai assolutamente sicura che Raffa avrebbe aperto il cofano, che per fortuna almeno non fuma più, e risolto il problema da bravo cavaliere in mio soccorso.
“Sono un ingegnere non un meccanico,” fa spallucce. “E in ogni caso non credo che riusciremmo più ad uscire da quella piazzola” aggiunge, indicando con un’occhiata allusiva le ruote della mia macchina, ormai coperte per metà da un denso strato di neve, non ha smesso un secondo di fioccare.
Sbuffo, ma so che Raffa ha ragione. A questo punto anche se riuscissimo a mettere in moto sarebbe impossibile uscire con la mia citycar da quella piazzola senza spalare via la neve che si è accumulata, e io non ho una pala da neve nel cofano. Mi arrendo a recuperare tutte le mie cose e seguire il mio autista a bordo del suo SUV, anche perché comincio decisamente a congelare.
Un verso di sollievo mi scappa appena prendo posto sul sedile del passeggiero, è uno di quelli riscaldati. Chiudo gli occhi e mi lascio coccolare dal calore, facendomi una nota mentale di farli mettere sulla prossima macchina che comprerò, acquisto che effettivamente temo di aver rimandato già troppo.
Siamo ormai sulla via del ritorno da circa cinque minuti quando mi decido a riaprire gli occhi. La macchina di Raffa è ordinatissima oltre che pulitissima, decisamente molto più della mia. Un cd fuori posto attira la mia attenzione.
“Ah, questo scommetto che è di una ex” commento prendendo in mano Let Go, pentendomi della mia considerazione un istante dopo. Fortunatamente nell’oscurità dell’abitacolo Raffa concentrato com’è sulla strada non può vedermi diventare bordeaux, ma si mette a ridere.
“No, ammetto molto virilmente che quello è mio”
“Non hai la faccia di uno che ascolta Avril Lavigne,” dico inserendo il cd nel lettore. “Non so quanti anni sono passati dall’ultima volta che ho sentito questo CD, più di quindici sicuro”.
“Io ero innamorato perso di lei, e per la cronaca ero un vero sk8boy” mi confida sorridendo. “I was so alloooone yeeeeah!” intona poi, in uno stonatissimo falsetto che mi strappa una risata, la prima della giornata.
“Caspita il Mc è aperto, anche a Natale,” commento quando passiamo davanti ad un fast food. “Cosa fai?” chiedo quando Raffa svolta per entrare nel parcheggio.
“Beh ora di cena è passata da un pezzo, io ho fame e scommetto che neanche tu hai mangiato, o c’era un ristornate gourmet in quella piazzola che non ho notato?”
Non c’era, ed effettivamente anch’io ho fame.
“È così che conquisti le ragazze? Portandole al McDonald’s?”
“No, di solito cadono ai miei piedi quando intono per loro delle belle serenate” dice strizzandomi l’occhiolino.
Cerco di non pensare a quanto è svoltata la mia giornata in poco meno di mezz’ora in compagnia di Raffaele. Erano anni che non sentivo quella sensazione, quella piacevole ansia da prime uscite; lo stomaco aggrovigliato, l’imbarazzo mischiato al piacere di stare insieme. Ed è proprio questa sensazione a mandami improvvisamente nel panico.
Non potrei affrontare ancora una volta ciò che invece viene dopo. Io che cambio per accondiscendere lui, che soffoco me stessa, l’odio di quando mi guardo allo specchio e mi rendo conto di essere diventata qualcuno che non riconosco, le liti dopo aver accumulato tanta frustrazione.
Sto bene da sola, ho il mio equilibrio, il mio spazio; io e Kevin non siamo mai stati tanto sereni da quando siamo solo noi, sono di nuovo padrona di me stessa, del mio tempo. Non voglio un altro uomo nella mia vita, non lo voglio e basta, chicchessia, non sono disposta a far posto a nessuno.
“Forse è meglio tornare a casa, non mi va di fermarmi, voglio vedere Kevin,” comincio a dire prima ancora che Raffa abbia il tempo di aprire lo sportello.
Lui in risposta si gira e mi scruta con attenzione, con quei suoi occhi di ghiaccio, senza mostrare segni di sorpresa, quasi riuscisse a leggermi nel pensiero. Mi sento messa a nudo sotto quello sguardo.
“Camilla, tu mi piaci. So che ti piaccio anch’io, non ho nessuna intenzione di restare in disparte, se non sei pronta a fare sul serio aspetterò, ma non starò in disparte,” spiega pacato e risoluto, disarmante. “E ora muovi il tuo bel culo e a Kevin porteremo un Happy Meal, vedrai come si dimentica che sei stata via questi venti minuti in più”.
“Ma che…” interdetta non so neanche cosa rispondere a questa uscita. Anche se trovassi qualcosa di abbastanza decente per controbattere, per difendere il mio punto di vista, non ne avrei il tempo. Raffa non aspetta una mia risposta, è sceso e si fa strada, a testa bassa, tra la neve che cade fitta e insistente, verso l’entrata del fast food.
“Pazzesco” commento tirandomi in testa il cappuccio impermeabile della giacca, preparandomi a seguirlo mio malgrado. “Pezzesco!”
 
   
 
Leggi le 4 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: CedroContento