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Autore: margheritanikolaevna    03/01/2021    4 recensioni
Il destino di un’aspirante principessa Disney con qualche problemino di gestione della rabbia s’intreccia – casualmente - con quello di un aspirante ragazzo-padre Disney: riuscirà la nostra eroina a coronare il suo sogno d’ammore?
Cosa NON troverete in questa fic: traduzioni filologiche mandaloriano/italiano-italiano/mandaloriano, accurati dettagli sulla fauna e la flora del mondo di STAR WARS, analisi sull’approccio junghiano al Credo mandaloriano.
Ci troverete, invece: citazioni da Balle Spaziali, situazioni improbabili, un’OC e parecchio OOC.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Din Djarin
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Forte del successo di pubblico e di critica riservato a questa fic (☹), vado avanti!
 
 
CAPITOLO 3
 
UNA JEDI TRA I PIEDI

 
“Ma non doveva essere un pianeta boscoso?” domandò Ysabeau guardandosi intorno.
Mando allargò le braccia, senza rispondere.
In verità, non è che avesse dormito granché quella notte…aveva pensato e ripensato ai dettagli inquietanti della stranissima favola che lei aveva raccontato la sera prima: possibile che esistessero creature che consideravano eccitanti attività di quel tipo?
Fu scosso da un leggero brivido.
Lui non avrebbe fatto cose del genere nemmeno al suo peggior nemico…
Intanto, la ragazza si era inoltrata tra le sterpaglie.
Di quel che un tempo dovevano essere stati boschi rigogliosi non rimaneva che un contorto ammasso di legna carbonizzata, tetri rami anneriti levavano la loro muta protesta verso il sole che una persistente nebbiolina giallastra rendeva solo un pallido occhio spento.
“Ma non importa dove siamo!” cinguettò la fanciulla, abbracciando il suo compagno di viaggio “null’altro importa se sono insieme a te!”,
Il cacciatore di taglie si scostò da lei.
“Abbiamo da fare” disse seccamente.
“Verrà il giorno che te ne pentirai!” mormorò Ys tra i denti.
Gnek[1] interloquì Grogu.
In quell’istante si scaglia contro di loro una figura vestita di scuro. La ragazza non riesce a vederla bene in faccia perché indossa un cappuccio e si muove veloce, brandendo in ciascuna mano una spada lucente.
Resta a bocca aperta, non ha mai visto nulla del genere.
“Aspetta” Mando la blocca con qualche difficoltà “Sono venuto qui per parlare”.
È una guerriera dalla pelle blu, strani disegni bianchi le adornano il volto dai lineamenti alteri.
Lei rinfodera le armi e pare rilassarsi.
Si avvicina ai tre e fissa la principessa, come incuriosita.
“Spero per parlare di questo”.
Poi le gira intorno, squadrandola con interesse.
“Ma che strana creatura!” dice, quasi tra sé e sé.
Io strana? Ma ti sei mai guardata allo specchio?
Lei fa un sorrisetto, come se avesse sentito il suo pensiero, però non sembra arrabbiata.
“E’ del tutto estranea alla Forza, come se non appartenesse a questo mondo…” prosegue
“Sento in lei un enorme potere... e un’immensa…” si volta verso il Mandaloriano e lo fissa tra divertita e stupita “…gelosia”.
“E’ una storia complicata” replica lui, in evidente imbarazzo.
I pensieri di Ys corrono veloci.
Senti Puffetta, tieni giù le zampe!
La Jedi si volta verso di lei.
Non temere, non amo la carne in scatola è la sua muta risposta.
 
***
 
“Lascialo riposare” aveva detto la Jedi “domattina lo esaminerò”.
Così Ysabeau, dopo aver aveva portato il piccolo, che dormiva profondamente, sulla nave andò a sedersi accanto al Mandaloriano, che - la schiena appoggiata a un grosso masso e le mani sule ginocchia - pareva fissare il cielo stellato.
Gli si accostò.
Se la giornata era stata fosca e soffocante, la notte era invece stupenda, stregata, verde.
Nel cielo due piccole lune splendevano, diffondendo un’indescrivibile bellezza sulla foresta martoriata. Più in là, oltre la collina, le mura della città di Calocan scintillavano come zucchero, le ombre si rincorrevano tra i rami contorti e l’oscurità profonda della valle era solcata a metà da un’obliqua colonna di luce lunare.
Lontano, da qualche parte, si levò la voce di una specie di flauto, dolce e malinconica.    
“Che notte incantevole, eh?”
L’uomo non rispose.
“Spettacoli come questo fanno sempre vibrare il mio cuore ” si strinse a lui.
“Sai, una volta ho persino composto una canzone, è adatta a una notte come questa”
“Ascolta” iniziò a canticchiare.
Tatantantrattantan
“Immagina che non ci sia nessun paradiso, nessun inferno sotto i nostri piedi, solo il cielo sopra di noi…”
La sua voce s’innalzò dolcemente e lei posò la mano su quella, guantata, del cacciatore di taglie.
Lui non si mosse.
Tantatantartatatan
“Immagina che non ci siano più nazioni, niente per cui uccidere o morire…”
Con l’altra mano, gli sfiorò delicatamente l’elmo.
“Immagina che tutti gli uomini vivano la loro vita in pace…”.
Mando si tirò su d’improvviso, scuotendo la polvere dagli stivali.
“E’ ora di andare a dormire” disse, in tono asciutto.
“E poi, scusa” aggiunse, scorgendo la delusione sul viso della fanciulla “se tutti vivessero in pace io che dovrei fare per vivere? Sarei disoccupato!”.
Ysabeau affondò la testa nell’erba con un sospiro.
 
***
“Riesci a sentire i suoi pensieri?” Mando era incredulo e sinceramente ammirato.
La Jedi annuì.
“Certo” replicò con un sorriso, posandogli una mano sul braccio “Lui si chiama…”
“Lui si chiama Grogu, ok” la interruppe Ys, che appariva piuttosto infastidita “è stato addestrato all’uso della Forza…credo si chiami così … presso il tempio Jedi di Coruscant, ma dopo le guerre dei cloni fu nascosto da qualcuno che fece perdere le sue tracce, finchè non l’hai trovato tu”.
I due la guardavano stupefatti.
“Ecco” si voltò verso la nave “Ora possiamo andarcene?”.
“Vuoi dire che lo sapevi già?” il Mandaloriano era sbalordito.
La ragazza annuì, le mani puntate sui fianchi.
“Sai com’è, durante tutto il tempo in cui ci hai mollati da soli sulla Razor di qualcosa dovevamo pur parlare io e orecchiette qui”.
 “E perché non me l’hai mai detto?”.
La ragazza si strinse nelle spalle.
“Beh, non me lo hai mai chiesto…” rispose.
Si voltò verso la Jedi.
“Sai, non è un tipo che ama fare conversazione”
 
***
La principessa dai capelli rosa si allontanò con cautela dall’amaca dove - finalmente - il piccolo Grogu dormiva e si avviò a passo svelto verso la cittadina addormentata.
Mentre si inoltrava tra le povere case di fango e paglia, non potè fare a meno di notare che la situazione, quella volta, pareva davvero sotto controllo: gli uomini della guarnigione del magistrato Morgan Elsbeth non dovevano essere poi molti, né particolarmente ben addestrati, dato che tutto appariva tranquillo e silenzioso.
Evidentemente, Mando e la Jedi non avevano avuto difficoltà a sopraffarli, ma comunque sarebbe stato meglio assicurarsi che stessero (che stesse) bene.
Avanzò verso la piazza centrale e, alla luce delle lune, scorse Mando in piedi, in mezzo alla strada, di fronte a un tipo dall’aria ben poco raccomandabile. Ma lui sembrava tranquillo, tutto sommato, o almeno non più allarmato del solito.
Ys stava pensando di tornarsene alla Razor Crest, quando a un tratto un grido e un tonfo provenienti da dietro le pesanti porte di bronzo che proteggevano il palazzo del magistrato la fecero voltare indietro di scatto.
Dolore e vergogna. Cocente umiliazione.  
Stupefatta, si accorse di aver sentito le emozioni della guerriera dalla pelle blu.
“La Jedi è stata sconfitta” disse il mercenario, facendo un passo verso Mando.
 La giovane serrò le mascelle e indietreggiò, confondendosi nell’ombra.
 
***
Non che la tipa blu le fosse particolarmente simpatica – pensava, fissando la sommità dell’alto muro di cinta – tutt’altro, con quella sua aria da saputella… però se davvero fosse stata sconfitta il Mandaloriano non avrebbe avuto le informazioni che cercava e, soprattutto, lei sarebbe stata costretta a fare la baby-sitter a costo zero all’adorabile mostrillo verde fino al raggiungimento della sua maggiore età (ovvero, da quanto aveva capito, fino a che lei non avesse avuto circa 94 anni).
Scosse la testa nel buio.
Questo non andava bene.
Aveva progetti per la sua vita che non includevano un marmocchio, almeno non nell’immediato e non con tre dita.
Una frazione di secondo dopo, una creatura a metà strada tra uno pterodattilo e un inghiottitore abissale spiegava le sue ali color inchiostro per superare le mura del palazzo.
Nel giardino all’orientale, scorse la Jedi a terra, forse intontita. Una spada laser giaceva a terra accanto a lei, disattivata, mentre l’altra era sparita chissà dove.
Una donna alta, con l’aria feroce, le stava sopra brandendo una lancia acuminata, pronta a trapassare la sua nemica da parte a parte.  
Ysabeau le balzò addosso, cogliendola di sorpresa. Spalancò su di lei le mascelle fornite di canini lunghi mezzo metro ed emise un suono spaventoso, che era insieme un ruggito e un urlo di rabbia.  
Morgan a sua volta lanciò un grido, di puro terrore.
Fu così straziante che i due uomini, oltre le mura e la pesante porta di bronzo, lo udirono e sussultarono.
***

Ahsoka Tano riaprì gli occhi, meravigliata di non essere andata a raggiungere i suoi colleghi nel paradiso Jedi; si rialzò a fatica e recuperò l’unica spada laser superstite.
Si guardò intorno: dov’era finita la magistrata? Forse era stato il Mandaloriano a salvarla?
Perlustrò a passi rapidi il giardino e, accanto a un laghetto artificiale, trovò Morgan.
La guardò, a bocca aperta.
La donna giaceva raggomitolata su di un fianco, tremante e in evidente stato di shock.
Accanto a lei, abbandonata a terra, vide la sagoma allungata della preziosa lancia di beskar con la quale non molto tempo prima era riuscita a sopraffarla.
Le si avvicinò e la tocco piano su una spalla.
Lei sobbalzò e aprì gli occhi. Aveva uno sguardo folle, i capelli dritti sulla testa ed era chiaramente in preda alla più cupa angoscia.
Chi mai poteva averla ridotta così?
Ahsoka fece una smorfia: non le capitava spesso di non capirci niente.
Si guardò intorno, ma nel guardino non c’era anima viva.
Chiuse gli occhi e si concentrò, tentando di percepire il più piccolo tremito nella Forza, però non successe nulla. Tutto appariva tranquillo e silenzioso.  
“Boh” mormorò.
Si strinse nelle spalle e raccolse la lancia da terra.   
 
***
 
“Allora, lo addestrerai?” chiese Mando alla Jedi.
“Oh no, piccolino, dobbiamo salutarci allora…” la voce di Ys era una tenera carezza “Mi mancherai tanto!”.
Ma i suoi pensieri…
Dai cosa, piglia il marmocchio così tipo la pianta di giocare al ragazzo padre!
Ahsoka Tano riuscì a stento a trattenere una risatina.
“Non posso addestrarlo” rispose “è potente nella Forza, ma l’attaccamento che ha sviluppato verso di te lo rende vulnerabile alla paura di perderti e alla rabbia…e queste emozioni aprono la via verso il Lato Oscuro. Io ho già visto i danni che può fare in un essere con i suoi poteri”.
“L’hai già visto?”
“Sì, nel più potente di noi” aggiunge con tristezza.
La Jedi sospirò e rimise il piccolo tra le braccia del Mandaloriano.
“Portalo sul pianeta Thyton, presso le rovine di un antico tempio Jedi, e ponilo su di una pietra veggente…sarà lui a scegliere il suo destino e - se si espanderà nella Forza - probabilmente un Jedi sentirà il suo richiamo e lo troverà. Potrebbe addestrarlo lui”.
La principessa vagabonda fece una smorfia di disappunto.
E io lo sapevo! Sono proprio sfortunata! Ma ci riuscirò: dovessi usare l’apriscatole più grande della galassia!
 
 
Piccola nota finale: non so se vi ricordate – forse siete troppo giovani – il mitico film “Non ci resta che piangere” e la scena in cui Massimo Troisi tenta di fare colpo su una giovanissima Amanda Sandrelli spacciandosi per l’autore di Yesterday? Ecco, mi è venuta in mente una cosa del genere, solo adattandola al contesto.  
Come avrete notato, lei ci prova in ogni modo, ma n-a-d-a.
Ah, dimenticavo: quelli in corsivo sono i pensieri dei personaggi.
Non temete, si avvicina la fine (della fic, intendo).
Baci baci, cià.
 
[1] “Verrà il giorno in cui te ne pentirai, paparino”
  
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