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Autore: margheritanikolaevna    20/02/2021    3 recensioni
In questi giorni inizia il Carnevale e io...inizio la mia fic sul Carnevale. :)
I Mandaloriani, almeno quelli più intransigenti, nascondono il viso 365 giorni all'anno, gli altri soltanto in occasioni particolari.
Però nella notte più magica dell'anno, sul pianeta più magico dell'intera Galassia, non sapere esattamente chi si nasconde sotto la maschera al tuo fianco può provocare singolari conseguenze.
P.S. giusto perchè lo sappiate: il costume da Mandaloriano è uno dei più gettonati questa stagione!!! ULTIMO CAPITOLO
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Baby Yoda/Il Bambino, Carasynthia Dune, Din Djarin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Eccoci qua: oggi finisce il Carnevale ambrosiano e io, pur non avendo nulla di ambrosiano (ma essendo stata distratta da San Valentino), vi lascio l’ultimo capitolo di questa storiella, nata con l’unico scopo di svagarci un po’ rispetto alla pallosità dell’universo circostante.
Grazie a chi legge e a chi trova il tempo di lasciare un suo commento. Alla prossima!




CAPITOLO 3
 

Epilogo
 
Cara Dune non ne poteva più della sua maschera: era senza dubbio bella e incredibilmente raffinata, ma lì sotto moriva di caldo e sentiva a tratti mancarle il respiro nella vasta sala piena di gente.
Inoltre, la serata avanzava e dei suoi due amici nemmeno l’ombra…dove si erano cacciati!?!
Uscì dal salone principale e si mise a passeggiare lungo un corridoio laterale.
A un tratto si fermò e, con un sospiro, finalmente si tolse la maschera; poi sciolse i capelli, agitandoli e cercando di sistemarli alla meglio.
In quell’istante, una figura emerse dall’ombra alle sue spalle cogliendola di sorpresa.
Cara sussultò, i muscoli allenati pronti a difendersi.
Ma l’uomo rivestito di beskar le circondò la vita con un braccio, stringendosi a lei.  
Il cuore dell’ex incursore ribelle accelerò i suoi battiti, si voltò appena a guardarlo, gli occhi sgranati per la sorpresa e la gioia.
Poi, con una sfrontatezza di cui non l’avrebbe mai ritenuto capace, senza dire una parola il Mandaloriano la portò (la trascinò per meglio dire, ma senza incontrare alcuna resistenza) fino a una piccola camera che affacciava direttamente sul mare.
La stanza era in penombra, le pesanti cortine di velluto già tirate e solo una piccola lampada di vetro colorato che rischiarava debolmente l’ambiente; dopo un istante, lui spense anche quella.
Adesso l’oscurità era assoluta.
Cara trattenne il respiro quando udì un cigolio metallico, seguito da un lievissimo stridìo. 
*****

Ormai il cacciatore di taglie aveva perso completamente il controllo: con una mossa repentina, afferrò per la vita la nera Medea e la schiacciò contro il muro, strappandole un gemito. 
La vera tortura - pensò confusamente mentre lottava contro i lacci del corsetto e le elaborate sottogonne di pizzo - era non poterla baciare, non sentire sotto le labbra il tepore della sua pelle, il sapore della sua bocca.
Quando alla fine le spinse la testa e le spalle contro la parete e le sollevò la gonna, si accorse che non portava biancheria e rimase senza fiato. La meravigliosa sericità della pelle e della seta del vestito si scioglievano l’una nell’altra. 
Cominciò a sussurrarle parole di desiderio, mentre la teneva stretta, completamente in sua balìa. 
La donna sentiva il suo corpo, premuto contro il proprio più forte che poteva, la forza delle sue gambe, la sua voce che l’avvolgeva. A un tratto le sollevò una gamba e si spinse dentro di lei.  
La seducente Medea si aggrappò completamente a lui, cingendogli il busto con le gambe per stringerlo a sé il più possibile; il Mandaloriano sentì le sue dita scivolargli lungo la schiena, graffiandolo man mano che le sue spinte diventavano forti e veloci e poi conficcandovi letteralmente le unghie. 
Senza pensare a niente, al passato, al domani, a ciò che sarebbe stato giusto fare o non fare.
L’uomo fu scosso da un tremito, inarcò la schiena e gettò indietro la testa senza respiro, come stupefatto dall’intensità del suo stesso piacere. Una ferita.
Una ferita d’estasi e di piacere che gli trapassava il corpo come un fulmine e lo lasciò ricadere vittima di una gioia era una come piccola morte, una piccola morte accecante che nessuna droga poteva provocare, che nient’altro poteva provocare se non due corpi innamorati, uniti per un istante fino al profondo del loro essere, in ogni cellula, in ogni nervo e in ogni pensiero.  
Solo per un momento. 
Appoggiò il capo sulla spalla di lei, ansimante, incapace di muoversi e anche solo di formulare un pensiero coerente che non si perdesse nel battito ancora frenetico del cuore della donna abbandonata contro di lui; passarono interi minuti senza che nessuno dei due facesse un movimento o dicesse una parola. 
Poi lei si allontanò bruscamente. 
Nello stesso istante, dall’interno della sala si levarono prima grida concitate, poi i colpi secchi di alcuni spari in rapida successione. 
E di nuovo grida, questa volta di terrore.
Prima che il Mandaloriano riuscisse a rendersi esattamente conto di cosa stava accadendo, la porta-finestra fu bruscamente spalancata e una moltitudine di invitati in preda al panico si riversò sulla veranda cercando la fuga lungo lo scalone esterno. 
Si guardò intorno affannosamente, tentando nel frattempo di ricomporsi, ma la folla e l’oscurità gli impedirono di scorgere Cara.
“Ehi!”
Sbattè le palpebre, ancora un po’ intontito.
Greef Karga era accanto a lui e lo scuoteva vigorosamente.
Non portava più la maschera e la sua espressione angosciata fece tornare subito in sé il cacciatore di taglie.
“Dobbiamo andarcene subito!” esclamò “alla festa c’erano delle guardie imperiali…mi hanno riconosciuto e adesso ci stanno cercando”.
Il Mandaloriano imprecò sonoramente.
“Aspetta…” fece l’altro “non è tutto: pare ci sia anche Moff Gideon!”.
Sotto il beskar, il cacciatore di taglie si morse le labbra.
Imprecò di nuovo.
“Io corro alla nave dal piccolo” disse “tu recupera Cara. Ci vediamo alla Crest
 
****
 
Lo sceriffo Cara Dune chiuse gli occhi per un istante e appoggiò la schiena alla parete metallica della Razor Crest respirando profondamente.
Le mancava il fiato, e non solo per la corsa che aveva fatto - seguendo Greef - fino alla nave: per le lune di Alderaan, che serata era stata quella!
A dir poco sorprendente, considerò, aggiustando la scollatura in modo da nascondere il succhiotto che aveva sul seno destro.
Per la verità in cuor suo aveva sempre pensato che il suo amico cacciatore di taglie fosse un tipo piuttosto freddo, distaccato. Persino un po' imbranato.
Sorrise.
E invece…
Cercò di sistemare alla meglio il corsetto del suo costume, che era stato lacerato d’un colpo, e sorrise di nuovo.
Nel buio più fitto, finalmente l’aveva baciata.
Baciata voluttuosamente, come se stesse bevendole tutta la bocca, la lingua, il senno e il respiro.
E quello era stato solo l’inizio.
Le sfuggì un sospiro: con ricordi come quelli impressi a fuoco nella sua carne, sarebbe più riuscita a guardarlo come lo aveva guadato fino ad allora? Sarebbe stata ancora capace di dividere con lui battaglie, sudore, sangue e razioni scadenti?
 
****

Col cuore in gola e mille pensieri per la testa, Cara Dune prese posto sul sedile accanto a quello del pilota.
“Ehi!” disse piano, sedendosi e lanciando uno sguardo fuggevole al Mandaloriano, per poi spostarlo subito sulla punta delle sue scarpine di velluto nero.
“Ehi!” rispose lui, guardandola con la coda dell’occhio mentre spingeva tasti e levette preparandosi ad una rapida partenza.
Una frazione di secondo dopo, si voltò di nuovo e stavolta la fissò il tempo necessario per rendersi conto che… sì, il suo costume era senza dubbio nero, sexy e antiquato. Ma non era affatto quello che…ecco, quello lì.   
Ma allora con chi cazzo ho…
Sotto l’elmo, fece una smorfia e deglutì a vuoto.
L’ex incursore ribelle sollevò gli occhi sull’uomo accanto a lei, perché un dubbio l’aveva attraversata all’improvviso: possibile che non avesse mai notato prima d’allora che l’armatura di Mando aveva dei disegni azzurrini sui polsi e una specie di fregio in mezzo al petto!?!
Allora ste’ cazzo di armature mandaloriane non sono tutte uguali?!?
Qualcosa di freddo e viscido si contorse nel suo stomaco.
Sobbalzò quando Greef Karga, ridendo come un matto, si affacciò nel piccolo abitacolo.
“Ragazzi, roba da non credere…” seguitò a sghignazzare col fiato corto.
“Mi hanno appena detto che quello schizzato di Gideon aveva un costume da…”
Al giovane sceriffo sfuggì una risatina isterica.
“… da Mandaloriano!!!”
 
FINE


Note&credits:
Morale della favola: cari fandommari spaziali, attenti a che maschera scegliete questo Carnevale! Venendo alle cose serie, qualche piccolo credit: il titolo cita il delizioso saggio del compianto David Foster Wallace; la location è - ovviamente – una Venezia spaziale per la quale ho pensato a Naboo perché, se ben ricordo, è il pianeta che viene considerato come una sorta di elegante paradiso. Del resto, alcune scene ambientate su Naboo sono state effettivamente girate in posti spettacolari del nostro paese, come la Reggia di Caserta o il lago di Como.
Ancora, c’è qualche traccia di quel grazioso porno-intellettuale che è “Il delta di Venere” di A. Nin e May Frayn omaggia l’omonimo, procace, personaggio dei fumetti di Nathan Never.  Lo stile, come avrete notato, alterna registri un po' buffi ad altri volutamente più “all’antica” per armonizzarsi con l’atmosfera estetizzante di alcune parti del racconto; Cara Dune mi serviva un tantino illanguidita e “appannata” per giustificare la sua (imperdonabile) confusione.
Alla prossima, baci mascherati!
 
  
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