Anime & Manga > Pandora Hearts
Segui la storia  |       
Autore: Shichan    26/08/2009    3 recensioni
«Non è cosa che ci riguardi. Latowidge vede studenti arrivare e studenti andarsene.»
«Quello è uno studente che non deve stare affatto qui.»
«Lo consideri una minaccia?» lo sfotté palesemente, sebbene il tono sembrava rimanere comunque piuttosto pacato, come poco prima. Un nuovo verso stizzito, simile ad uno schiocco di labbra che con la scarsa illuminazione non gli era possibile scorgere con lo sguardo.
Ma dopotutto, non aveva bisogno di vedere. Erano compagni da molti anni; sapeva “osservare” anche solo ascoltando.
«Non incrocerà la tua strada. E nemmeno la mia.» assicurò, concedendosi infine di chiudere gli occhi.

[Personaggi: Un po' tutti]
Genere: Drammatico, Sovrannaturale, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai
Note: AU | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<    >>
Questa storia è tra le Storie Scelte del sito.
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Perché sei qui

Perché sei qui?

 

 

I primi rumori che riuscì a cogliere, arrivarono alle orecchie che Oz non era ancora pienamente cosciente. Attutiti e vaghi, non avrebbe saputo determinarne né la direzione da cui provenivano, né la distanza.

Sicuramente qualcuno aveva bisogno di spostarsi ripetutamente, perché c'era un rumore di passi dalla cadenza sempre uguale che era ora più vicino, ora più lontano; le voci erano poche, e basse abbastanza da non essere riconoscibili.

«Aedan lo ha portato qui.»

«Sta aspettando fuori.»

«Il capo dormitorio ha detto...»

Gli arrivavano discorsi diversi che non avevano un senso logico per lui, ancora in fase di risveglio. Si concentrò sulla sensazione di qualcosa stretta nella propria mano: sembrava un'altra mano.

Poi, si sentì sfiorare la fronte delicatamente: «Dovresti andare a riposare, l'infermiera dice che ha solo perso i sensi.» percepì e, forse per la sua familiarità, riconobbe la voce come quella di Ada. La mano che stringeva la sua rafforzò la presa.

«Non dormirei comunque. Tu sembri stanca, vai pure. Rimango io.» assicurò.

«Ma Gil...»

«Insisto, Ada.» troncò il debole tentativo dell'altra.

Riconosciute due delle persone presenti, si sforzò di aprire gli occhi: non voleva che Ada si preoccupasse, tanto meno che lo facesse Gilbert. Inizialmente nessuno dei due notò Oz aprire gli occhi lentamente, cercando probabilmente di mettere a fuoco la stanza.

Ad accorgersene, fu qualcuno che inizialmente non riuscì a focalizzare: un paio di occhi distaccati lo osservavano. Poco dopo, nel campo visivo di Oz rientrò anche Break Xerxes.

«Oh, il signorino Oz si è ripreso!» osservò, Rufus Barma al suo fianco che si limitava ad alzare gli occhi al cielo.

Alle sue parole, Ada e Gilbert spostarono immediatamente lo sguardo su di lui, entrambi preoccupati. La sorella fu la prima a sorridere, il sollievo evidente sia nell'incurvarsi di labbra, sia negli occhi chiari: «Fratellino...» mormorò, osservandolo. Oz le sorrise.

«Il capo dormitorio sarà lieto di sapere che stai meglio.» disse Break, facendo deviare su di lui l'attenzione del biondo. Gli tornò in mente tutto insieme: la chiacchierata con Sirjan, il divieto che gli era stato dato, la chiacchierata con Vincent, la porta, la voce, il dolore alla testa.

Una figura che non aveva fatto in tempo a mettere a fuoco: «Dove...?» accennò a chiedere, guardandosi intorno.

«In infermeria» rispose subito Ada, con tono pacato: «Shaye ti ha trovato svenuto in corridoio e ti ha portato qui. Poi siamo stati avvisati dai capo dormitorio.» spiegò brevemente. Oz annuì appena, ancora stordito. Aedan lo aveva solo trovato o era anche la persona che non aveva visto bene prima di svenire?

«Ora sto bene.» assicurò alla sorella con un sorriso rassicurante: «Vai a riposare, Ada.» suggerì. Lei parve incerta, sulle prime; Gilbert, che aveva taciuto fino a quel momento, annuì appena.

«Stai tranquilla, rimango io.» aggiunse alle parole del biondo.

Ada sorrise, tranquillizzata: «Va bene. Mi raccomando, riposati d'accordo?» disse, una lieve sfumatura di preoccupazione ancora presente nel tono di voce. Oz annuì, il rossore appena diffuso sulle guance quando l'altra si chinò appena sfiorandogli la fronte con le labbra.

Quando fu uscita, il biondo notò che la porta era stata lasciata aperta: non essendo troppo distante da essa con il letto, non fu difficile per lui notare Aedan sulla soglia, in silenzio. Fece per dire qualcosa – invitarlo ad entrare per chiedergli spiegazioni probabilmente – ma l’altro scosse appena la testa.

«Parleremo quando sarai uscito.» disse solo, ed usò quella stessa frase come congedo, in aggiunta un leggero chinare il capo. Oz abbassò la mano che aveva alzato istintivamente verso il ragazzo come ad enfatizzare il bisogno di parlargli, l’aria delusa.

Gilbert sembrò notarla senza sforzo e strinse impercettibilmente la presa sulla mano di Oz, che non aveva ancora lasciato; il biondo alzò lo sguardo, sorridendo quasi subito sebbene in maniera leggera e non col solito ampio incurvarsi delle labbra. La sua attenzione fu poi riportata sui docenti dalla voce di Barma.

«La presidenza le giustifica un’assenza per domani, signor Bezarius. Ne usufruisca per rimettersi in sesto.» riportò solamente, il tono senza particolari inflessioni.

Intonazioni che, nel pieno del suo spirito di animatore di feste mancato, Break Xerxes aggiunse per proprio conto: «Mi raccomando, non peggiorare eh, signor Bezarius?» se ne uscì, il finale un palese scimmiottare l’altro docente. Oz sperò che fosse un augurio di pronta guarigione anche quello.

Quando entrambi i professori furono usciti – c’erano voluti una decina di minuti in cui Xerxes aveva avuto il bisogno psico-fisico di fare l’idiota per dire due cose in croce all’infermiera – Oz si lasciò ricadere con la testa sul cuscino, con un sospiro.

Fu allora che si accorse della mano di Gilbert ancora nella propria. Alzò lo sguardo sul moro, che lo osservava: «Cosa ci facevi con Vincent?» fu la prima cosa che gli chiese.

Nessun “ero preoccupato”, nessun “sicuro di stare bene?”; Oz si imbronciò: «Tu cosa fai con i compagni di scuola, Gil?» chiese, una punta di ironia nella voce. Lo vide scuotere appena la testa, senza spostare però lo sguardo da lui.

«Oz, dico sul serio. Non è bene che tu vada in giro con lui.»

«Ma l’amore familiare è proprio una prerogativa dei Nightray, o è Vincent che si attira addosso l’odio?» se ne uscì, spontaneo. Insomma, da quando era lì sia Gilbert che Alice – gli unici altri due Nightray o parenti del biondo che aveva incrociato – non avevano fatto altro che dirgli di non avvicinarsi a lui.

Senza un motivo; almeno gli avessero dato quello – e fosse stato valido.

Tacquero entrambi per diversi istanti, Oz fissando il più grande, Gilbert mantenendo lo sguardo sul materasso, quasi stesse cercando la risposta alla domanda dell’altro.

Il biondo sospirò, rilassandosi contro il cuscino: lo capiva che Gilbert era semplicemente preoccupato.

Con ogni probabilità sia lui che Ada erano stati avvertiti del suo crollo nel corridoio da Aedan o da uno dei due docenti rimasti fino al suo risveglio. E, non per essere cattivi, ma faticava seriamente a decidere chi dei tre avesse più tatto.

«E’ solo» riprese, anche se avrebbe dovuto forse esordire con uno “scusami”, ma ehi, parliamo di Oz Bezarius: «che da quando sono arrivato, non ci sono stati che divieti. E nessuno di voi mi ha dato una spiegazione anche solo vaga. Tu ed Alice mi avete detto di stare lontano da Vincent Nightray come se fosse un pazzo assassino, ma il motivo? Noah lo stesso, ha solo accennato ad una “cattiva reputazione” e tanti saluti.» borbottò.

Insomma, la cosa più crudele che Vincent gli aveva fatto fino a quel momento era stata accompagnarlo in giro per l’edificio scolastico.

«E anche Aedan e Sirjan. Loro mi dicono che un’area della scuola è vietata, poi Vincent mi dice che non ce ne sono, di aree vietate nella scuola. A parte alloggi e uffici privati dei professori. A chi dovrei credere, Gil?» lo interrogò infine, lo sguardo chiaro sul moro.

Mentre lo aveva lasciato parlare, Gilbert aveva alzato appena un sopracciglio sentendo nominare Noah: era probabile che fosse lo stesso di cui gli aveva accennato Ada, il compagno di stanza di Oz.

Ma cosa ne sapesse questo Noah della “cattiva reputazione” di Vincent o cosa intendesse per “cattiva reputazione”, questo non lo sapeva e non lo immaginava. Non era certo per motivi come “è una cattiva compagnia” che voleva tenere il fratello minore lontano da Oz.

Scosse appena la testa: di cosa intendesse questo fantomatico Noah, si sarebbe preoccupato quando ce ne sarebbe stato bisogno – anche se sperava non accadesse. Non era cosa per lui.

«Prometto di dirti la verità, ma ora riposati.» disse solamente rivolto al più piccolo, spostando altrove lo sguardo.

Cos’era, una presa in giro?

«Gil…»

«Per favore, Oz.» insistette, stringendo la presa sulla mano – da quanto teneva la sua? – quasi ad enfatizzare la sua richiesta: «Te lo dirò, ma non adesso.» promise di nuovo.

Oz tacque, muovendo appena la mano in quella dell’altro, che allentò la presa per permettergli di sistemarsi nel letto.

Lo lasciò coricarsi come preferiva – su un fianco, dandogli le spalle come quando da bambino si arrabbiava con lui.

«’notte.» gli sentì pronunciare prima che cadesse di nuovo il silenzio.

Gilbert sospirò; voleva solo che Oz aspettasse, che gli desse tempo.

Il tempo necessario per inventare una bugia.

 

 

Il giorno dopo Oz aveva passato l’intera mattinata tassativamente in infermeria come Rufus Barma gli aveva consigliato – o meglio, comunicato.

Era stato di una noia mortale: tutti avevano lezione, perciò non c’era nessuno oltre l’infermiera che potesse costituire una compagnia. Una donna cortese e gentile, ma pur sempre impegnata e in età avanzata: per quanto Oz tendesse a chiacchierare anche coi muri quando si impegnava, non poteva certo passare il tempo a parlare di uncinetto e punto croce.

Era da poco scattata l’ultima ora di lezione, quando la porta dell’infermeria si era inaspettatamente aperta: alzando istintivamente lo sguardo dal libro che aveva racimolato – gli occhi dolci da cucciolo sperduto avevano un certo ascendente sulla povera infermiera – Oz si sorprese di incontrare la figura di Aedan.

Non indossava la giacca della divisa, quindi era totalmente visibile la camicia bianca. Con la mano sinistra teneva la manica destra arrotolata sopra il gomito e Oz poté intravedere solo in quel momento un taglio piuttosto profondo che sanguinava e delle bende srotolate alla meno peggio, probabilmente proprio dal moro.

L’infermiera gli si era subito fatta vicina, l’aria preoccupata.

Aedan vi aveva risposto con uno sguardo non troppo coinvolto – e Oz si chiese, con un taglio sanguinante che probabilmente faceva anche male, come fosse possibile – e un semplice: «La ferita si è riaperta.»

Cosa, peraltro, che la donna poteva vedere da sola.

La sentì sbuffare leggermente, ma più rassegnata che seccata: «Shaye, ti avevo detto che era meglio tu evitassi le lezione per non urtare col braccio da qualche parte.» osservò con un’accennata severità nel tono, facendogli cenno di prendere posto su uno dei letti liberi mentre andava a prendere l’occorrente.

Aedan spostò lo sguardo sui suddetti letti, riconoscendo allora la figura di Oz che sorrise lievemente di rimando.

Benché senza ricambiare il sorriso, Aedan si diresse verso il letto accanto a quello del biondo prendendovi posto; Oz notò che teneva il braccio più o meno sopra le gambe, come se preferisse sporcarsi i pantaloni che macchiare le lenzuola.

Sorrise con più convinzione, spostando poi l’attenzione sul braccio senza dire nulla.

Fu Aedan a riportarlo bruscamente alla realtà: «So che hai delle domande. Le puoi fare, se vuoi.» disse. Oz, non aspettandoselo, lo guardò incerto prima di abbozzare un sorrisetto e portare la mano a grattarsi appena la nuca: «Non hai detto che avremmo parlato appena fossi uscito da qui?» lo incalzò.

Aedan lo fissò, senza cambiamenti di espressione troppo evidenti: «Tu non segui le regole.» fu la spiegazione che diede e che – ad essere sinceri – seccò un poco Oz.

Sapeva molto di ironia, quella frase dell’altro.

Non disse nulla comunque, vedendo riapparire l’infermiera con le bende e il disinfettante necessario. Osservò in silenzio tutta l’operazione finché non ebbe fasciato di nuovo il braccio di Aedan con garze pulite, assicurandosi di non stringerle troppo causandogli fastidio o dolore.

Si alzò, quindi, andando a mettere a posto il tutto probabilmente e lasciandoli soli.

Seguì ancora del silenzio, visto che Aedan non sembrava intenzionato a cominciare un discorso.

Fu Oz, come era prevedibile, a rompere quella fasi di stallo: «Chi ti ha detto che ero lì?» chiese, riferendosi chiaramente al corridoio dove Aedan lo aveva trovato. Il moro alzò finalmente lo sguardo su di lui, ponderando una risposta.

«Nessuno. Ero lì e ti ho visto.» rispose, più sincero di quanto Oz si aspettava, francamente.

«Mi hai visto svenire?»

«Ti ho visto deambulare, fermarti e poi svenire.» lo corresse.

Oz si sentì confuso per un attimo; in sostanza, allora, Aedan doveva aver sentito la stessa voce che lui ricordava – un po’ a fatica e troppo vaga per attribuirla a qualcuno.

«Perché eri lì?» chiese dunque, provando a cambiare domanda per capire qualcosa in più che già non sapesse lui stesso. Aedan lo osservò, nuovamente, facendo una pausa breve prima di rispondere.

«Dovevo essere lì.» fu la replica che fece istintivamente alzare gli occhi al soffitto ad Oz. Che razza di risposta era “dovevo essere lì”? Era vaga quasi quanto un banalissimo ed infantile: perché sì.

«Risponderai così a tutte le domande che ti farò?» sbottò ironicamente, osservandolo quasi offeso, come se Aedan lo stesse volutamente prendendo in giro pur avendo capito che il biondo cercava conferme nelle sue risposte.

Ma il moro scosse la testa: «Dipende dalla domanda che mi fai. E questo è il modo di rispondere che conosco.»

«Vago e inconcludente?»

«Essenziale.» lo corresse.

Oz non poté trattenere uno sbuffo divertito: quell’Aedan era parecchio strano, ma diceva cose tali con un’espressione talmente convinta che ti passava subito il sospetto che lo stesse facendo di proposito. Anche se forse, qualche volta, era davvero così.

«Come te lo sei fatto?» chiese, indicando il taglio ora coperto dalle bende.

«Non posso dirtelo.» rispose semplicemente il moro, osservando prima la fasciatura e poi tornando su Oz che lo fissava perplesso e incuriosito al tempo stesso: «Perché non puoi?» domandò.

«Ci sono cose che non posso dire.» fu la facile e immediata risposta.

«Dipende da te?»

«No, dagli ordini che ho.» concluse, cogliendo impreparato Oz. Gli tornava in mente il discorso fatto con Sirjan a proposito di Aedan e del fatto che fosse una guardia del corpo che faceva lo studente a Latowidge senza averne davvero bisogno e solo per affiancare il suo protetto.

Non riusciva a capire del tutto, però, il bisogno di avere guardie del corpo. Capiva che Latowidge pullulasse di figli di buona famiglia, ma non capiva quale fosse il grande pericolo in un collegio. Eppure, non era solo Aedan; dalle parole di Noah, era parso chiaro che anche i Nightray ne avessero.

Si disse che preferiva di gran lunga la situazione sua e di Ada, che erano studenti normali, senza nessuno che li controllasse ogni secondo e gli rimanesse appiccicato.

«Sirjan mi ha detto che sei una guardia del corpo.» se ne uscì: «Te l’ha detto la persona che proteggi, di stare lì nel corridoio dove mi hai trovato?» azzardò.

Aedan parve pensarci su, come se il fatto che Sirjan avesse parlato di lui e di cosa faceva non fosse stato previsto. La cosa comunque non sembrava certo turbarlo profondamente: probabilmente, si disse Oz, era qualcosa che se anche usciva allo scoperto, non era problematica agli occhi dell’altro.

«Non me lo ha detto Ethan.» disse, rivelando anche il nome della persona a cui faceva da guardia del corpo: «me lo ha ordinato Sirjan.» aggiunse.

Ora Oz poteva concedersi di mostrare del tutto la sorpresa a quell’uscita.

Avrebbe avuto senso se fosse stato il “padrone” che Aedan serviva, ad ordinarglielo: ma che fosse Sirjan, per quanto capo dormitorio, perdeva un senso logico. D’altra parte, era quasi sicuro che se avesse chiesto chiarimenti ad Aedan, questi non glieli avrebbe forniti.

«Fai tutto quello che ti ordina?»

«Se non va contro gli ordini di Ethan, che hanno la precedenza.» replicò.

Oz si sentiva in qualche modo seccato da quell’atteggiamento, anche se effettivamente non lo riguardava: ma l’essere così sottomessi ad ordini degli altri, era una cosa che lui non avrebbe mai sopportato e non capiva in quale modo potesse farlo qualcun altro, in questo caso Aedan.

Spostò lo sguardo dal moro, senza sapere esattamente cosa dire: supponeva che quello fosse un argomento sul quale in nessun modo si potesse trovare un punto d’accordo.

Ciò che però non ricordava del discorso di Sirjan era il fatto che Aedan avesse un’intelligenza sviluppata; alla quale, a giudicare dalla frase che gli rivolse in seguito, era sinonimo di ottimo intuito.

«Non chiederti il perché. È una cosa che non potresti capire.» disse, il tono quasi secco, come se quella domanda gliel’avessero rivolta molte volte e tutte quelle che aveva risposto non fosse stato capace di spiegarsi.

«Sei qui solo per eseguire gli ordini di Sirjan o di questo Ethan, quindi? Di essere uno studente non ti interessa nulla, per questo Sirjan dice che non ti circondi nemmeno di amici?»

«Gli amici non mi servono.» fu la risposta che diede, come se fosse ovvio.

«E Sirjan?»

«Gli servo.»

«E non ti infastidisce che sia solo questo?!» sbottò, fissandolo senza capire come potesse parlarne così, come se non importasse.

Parve seccare Aedan, quella domanda; Oz non ne era certo, ma gli sembrava di aver visto quell’espressione costantemente neutra accigliarsi appena.

«Cosa ti insegnano come prima cosa?» se ne uscì il moro. Oz, senza capire, mormorò un “parlare” piuttosto dubbioso.

«E cosa ti dice più spesso la tua famiglia?» lo interrogò di nuovo, come se gli stesse pazientemente insegnando un concetto che avrebbe dovuto apprendere già tempo prima.

Oz tacque, facendo mente locale per un attimo: aveva una situazione tutta particolare, lui, e non ricordava bene sua madre che era venuta a mancare parecchio tempo prima. Ma Ada, che da sorella maggiore aveva assunto anche un po’ la figura materna, la ricordava chiaramente.

«…che mi ama.» borbottò, le parole d’affetto della sorella che più di una volta erano state basilari, necessarie a dir poco.

«Io ho imparato a combattere. E poi mi hanno detto: “la tua vita non vale nulla”.» fu l’aspra replica di Aedan mentre si alzava, e se ne andava.

 

 

L’indomani Oz era tornato a frequentare le lezioni come stabilito.

Noah era andato a prenderlo in infermeria la mattina, ed Oz gli era stato grato di non aver fatto domande. Conoscendo la natura curiosa di Noah, era certo che se aveva taciuto era stato per un qualche riguardo verso di lui.

Rufus Barma, primo docente di quella mattinata di lezioni, gli aveva fissato un incontro per sostituire quello mancato il pomeriggio prima, dopodiché la lezione era stata né più, né meno apatica della norma.

Il che diventava problematico quando, a seguire, avevi lezione con Xerxes: la sonnolenza che ti eri portato dietro dalla tua stanza e che aveva avuto il controllo su di te per tutta la lezione di Barma, infatti, veniva traumaticamente spazzata via dal docente albino e dalle sue lezioni tutt’altro che calme e rilassanti.

Fortuna voleva che l’insegnante avesse una sola ora con la classe di Oz quel giorno, e che alla sua materia seguissero due ore di filosofia – non che quella fosse una materia che ti faceva sbellicare dalle risate, ma Coleman aveva il potere di renderla divertente anche quando il suicidio era una soluzione rosea, piuttosto che ascoltare certe teorie.

Anche quel giorno il docente non si era smentito; l’argomento della lezione – Zenone – era l’insieme di teorie più astruse e inverosimili che Oz avesse mai sentito fino a quel momento.

Ma Achille che non riusciva a superare la tartaruga le batteva tutte (1): da qualsiasi punto di vista la osservasse, Oz non lo riteneva possibile. Così Coleman, dall’alto della sua indole folle, aveva insistito per dare la dimostrazione pratica della teoria. Ciò aveva comportato che lui – impersonando una tartaruga che per avanzare saltellava -  obbligasse Oz a fermarsi ad una certa distanza tutte le volte, in quanto sfigatissimo Achille del caso, per spiegare il tutto alla classe.

Alla fine delle due ore di lezione – tra le quali c’era stata la pausa di quindici minuti canonica – Oz si ripromise di non chiedere mai più spiegazioni al professor Coleman utilizzando l’espressione: “non è possibile”.

Quando lui, Noah e Alice uscirono dall’aula, quest’ultima stava “sottilmente” prendendo in giro Oz per la scenetta a cui la sua domanda aveva dato vita.

Fu Noah ad interromperli – anche se era il primo a riderne divertito: «A questo punto, Oz, io ed Alice ti salutiamo.» se ne uscì. Oz lo guardò perplesso e Noah ridacchiò picchiettando piano sulla sua testa, fingendo di bussare.

«Ohi, “arte” e “lezioni separate” ti dicono qualcosa?» lo apostrofò divertito.

Oz fece la linguaccia: «Spiritoso.» ribatté, interrotto su una qualsiasi possibile aggiunta dalla voce di Alice, che si era fermata poco dietro di loro. Voltandosi, la vide di fronte ad un’altra ragazza: del loro stesso anno, era quella che Oz aveva sempre visto sedere accanto ad Alice a lezione. I capelli chiari e a caschetto erano lasciati sciolti a sfiorare quasi le spalle; gli occhi, di cui non riusciva a definire il colore da lì, erano apaticamente puntati su Alice che le parlava seccata.

«Almeno ai corsi diversi lasciami in pace!» sbottò irritata.

L’altra, vide Oz, non replicò lasciando che Alice le desse le spalle e, sorpassando Noah, proseguisse lungo il corridoio.

Quando Oz notò entrambi – Noah che aveva seguito la castana quasi subito – sparire in un altro corridoio dopo aver voltato l’angolo, tornò con gli occhi chiari sulla figura della ragazza, che sembrava fissare il punto in cui era scomparsa Alice, come incerta se seguirla o meno.

Le si avvicinò, l’espressione amichevole come il tono con cui le si rivolse: «Sei un’amica di Alice?» chiese, deducendo la cosa più ovvia che si potesse ipotizzare dai suoi atteggiamenti in aula.

Lei posò lo sguardo su di lui, come se lo avesse notato solo in quel momento, senza espressione particolare – gli ricordava Aedan, a ben pensarci – esordendo infine con un: «Tu chi sei?» al quale Oz ridacchiò.

Le porse la mano: «Oz Bezarius, anche io sono amico di Alice, anche se lei mi chiama “servo”.» ammise.

La ragazza alternò lo sguardo dalla mano tesa del biondo al suo viso; non la strinse: «Echo è una serva, anche se tu la chiami "amica".» disse solamente, facendo per voltarsi e andarsene. Oz, sorpreso e incuriosito, la seguì quasi subito.

«Aspetta, piccola Echo!» chiamò, con quel nomignolo astruso tirato fuori sul momento da chissà dove. L'altra si fermò voltandosi a guardarlo, seria.

«E' Echo.» disse perentoria.

Ma figurarsi se Oz mollava così facilmente.

«Echo come?»

«Echo e basta.»

«Dovrai pur avere un cognome sull'iscrizione!» obiettò, il sorriso ancora ad incurvagli le labbra.

Lei parve pensarci su: «Echo risulta come Nightray, ma non lo è. E' Echo e basta.» ribadì, concludendo il discorso diplomaticamente per i suoi standard fino a quel momento.

Oz parve ricollegare qualcosa tra le sue parole alla presentazione dei Nightray fornita da Noah il primo giorno e mantenne il sorriso: «Quindi sei una servitrice dei Nightray?» chiese conferma anche se, mentalmente, sostituiva a "servitrice" "guardia del corpo". Echo, semplicemente, annuì. Dopo poco, fu lei stessa a parlare: «Echo deve andare.» fu il semplice congedo dopo il quale si avviò.

Oz mosse appena la mano in segno di saluto: «Ci vediamo a lezione Echo!» esclamò, il tono allegro.

 

 

Entrò nella stanza, chiudendosi la porta alle spalle e spostando quindi l'attenzione sulle due figure presenti; come sempre, trovò lei vicino alla finestra, lo sguardo che vagava oltre il vetro e il sorriso leggero ad incresparle le labbra.

Dietro la scrivania, individuò Sirjan: un braccio mollemente poggiato sul bracciolo della sedia, l'altro sul tavolo. Riconoscendolo appena entrato, incurvò leggermente le labbra in un sorriso quasi invisibile.

La voce che richiamò il moro, tuttavia, fu quella della ragazza nella stanza: «Come sta il tuo braccio Aedan?» domandò, il tono gentile e pacato mentre lo osservava e gli faceva cenno di sedersi.

Il moro preferì rimanere in piedi: «E' solo un graffio.»

«Piuttosto profondo se basta poco perché, pur protetto da una fasciatura, si riapra in così breve tempo sanguinando tanto da farti guadagnare un breve soggiorno in infermeria.» osservò Sirjan casualmente.

Ma, Aedan lo sapeva, non c'erano parole che il più grande pronunciasse per caso. Lo studiò qualche istante, sulla difensiva.

Di nuovo, la voce femminile lo costrinse a spostare lo sguardo da Sirjan: «Non c'è bisogno di mentire tra noi. Sappiamo tutti e tre cos'è successo, dopotutto.» commentò in tono pacato, lo sguardo sul moro. Indicò il suo braccio: «Non te lo sei forse procurato proteggendo il più giovane dei Bezarius?» chiese. Aedan annuì appena e Sirjan si alzò, aggirando la scrivania.

Raggiunta anche lui la finestra, parlò fissando il giardino fuori di essa: «Ricorda qualcosa?»

«Sembra di no, non da quanto mi ha detto.» replicò il più giovane.

«Allora di certo rammenta fin troppo. Ad ogni modo, l'errore è stato mio.» ammise Sirjan.

«Non è certo che ricordi le voci.» fece notare Aedan. Sirjan lo osservò, un sorriso ironico sulle labbra: «Per esperienza so che se così non fosse, non ti farebbe domande.» spiegò semplicemente, spostando lo sguardo sulla ragazza seduta.

«Cosa ne pensi, sorella? E' Vincent Nightray che dovremmo tenere d'occhio?» domandò. L'altra scosse la testa, tornando con lo sguardo all'esterno della stanza.

«Non credo, non ancora. Vincent Nightray conosce ciò che stiamo nascondendo non solo ai Bezarius, ma a tutte le famiglie dell'alta società se così vogliamo definirla. Ma non conosce il metodo per raggiungerlo e, oltretutto, non è suo interesse che si venga a sapere. Al contrario, vuole nasconderlo quanto noi. Pertanto non credo sia sensato per ora tenere d'occhio lui e credo che Oz Bezarius dovrebbe avere la priorità.» replicò esponendo il suo punto di vista sulla questione.

Sirjan annuì e tornò con l'attenzione su Aedan: «Per ora continua a sorvegliare il minore dei Bezarius allora.» ordinò soltanto.

Aedan lo osservò in silenzio; optò per tenere la domanda per sé, come tante altre volte in cui aveva taciuto da quando "lavorava" con e per Sirjan.

Perché proprio quei due conoscessero la vicenda, i particolari, le persone da cui doveva essere tenuta lontana, nascosta sotto strati di bugie.

Perché proprio in quella scuola.

Perché proprio i Kolstoj.

 

 

Oz, che si era ripromesso di coinvolgere Echo nel loro "trio" non appena l'avesse vista a lezione - anche se probabilmente Alice all'inizio non sarebbe stata contenta - pensò che sì, se aveva avuto la fortuna di incrociarla quello stesso pomeriggio, non poteva che essere destino.

Dopo il pranzo passato con Noah pieno di risvegliati istinti omicidi verso la docente di Arte - ci manca solo che mi spari "signor Keynes, non tiene il pennello da pittura in maniera educata" e giuro su Dio che le piazzo insetti nella zuppa! - un Marcus che sottolineava quanto il fratello fosse rumoroso e una Alice la cui massima preoccupazione era spolpare il pollo preso per pranzo, Oz aveva deciso di cercare Gilbert.

Non aveva certo dimenticato che l'altro gli aveva promesso una spiegazione!

Era stato vagando, per l'appunto, che aveva visto Echo in giardino da sola.

Sorrise meccanicamente, avvicinandosi al punto dove era seduta e salutandola con tono allegro. Le porse la mano per aiutarla ad alzarsi, giustificando il tutto con un: «Andiamo a fare una passeggiata?» spontaneo come se per loro fosse una prassi e non si conoscessero sì e no da mezza giornata.

Echo osservò la mano perplessa, spostando poi lo sguardo nuovamente su Oz: «Perché sei tanto fissato con Echo?» domandò senza girarci troppo intorno. Il biondo ridacchiò: «Vorrei esserti amico.» fu la risposta quasi immediata.

La cosa parve spiazzarla: «E perché?»

«Mmh...» sembrò pensarci su lui. Sorrise più ampiamente: «Perché sei anche amica di Alice e siamo compagni di corso e stare tutti insieme sarebbe più divertente.» concluse, come se fossero motivazioni ovvie e quasi scontate.

«Tu conosci padron Gilbert, vero?» se ne uscì lei, cambiando totalmente discorso. Oz la osservò confuso per un attimo, dopo il quale fece cenno di sì con la testa: «Sì, ci conosciamo da un po'.» rispose, vedendo Echo accettare finalmente la mano rimasta tesa verso di lei fino a quel momento e alzarsi.

«Se sei amico di padron Gilbert, allora Echo non può essere sgarbata con te.» fu la spiegazione che diede. Oz non commentò; gli bastava che avesse accettato, in fondo: «Sai dov'è Gil?» chiese poi.

Lei scosse la testa ed Oz assunse un'aria offesa: «Come al solito ti serve e non si trova!» sbottò, senza lasciare la mano di Echo e avviandosi verso l'edificio scolastico.

Echo guardò la mano che non veniva lasciata, nuovamente perplessa dall'atteggiamento del biondo: «Perché la tieni ancora? Echo sa camminare da sola.» puntualizzò.

Oz rise divertito: «Lo so, ma la tengo lo stesso se non ti spiace, piccola Echo.» fu la risposta quasi scontata.

«Fa lo stesso. Ed è solo Echo.»

«Ma piccola Echo è più carino!»

«E' solo Echo.»

«Uffaaa...» si lamentò Oz, arrendendosi - ma solo per il momento, ovvio.

Camminarono per un po' in silenzio, controllando la mensa e l'atrio, proseguendo poi per i posti più nelle vicinanze. Si dirigevano in biblioteca senza aver ancora intravisto nemmeno l'ombra di Gilbert, che ad Oz venne in mente.

«Echo» la chiamò, benché fosse effettivamente al suo fianco: «chiami Gilbert "padrone" perché sei la sua guardia del corpo o il servitore personale?» domandò incuriosito.

Da quando lui e Gilbert si erano incontrati a Latowidge, non si erano praticamente mai detti nulla riguardo a cosa fosse accaduto in quegli anni.

Per quanto ne sapeva Oz, quindi, tutto poteva essere.

Echo, però, scosse la testa: «Echo è affidata e serve padron Vincent. Però deve comunque rispettare anche padron Gilbert e padron Elliot.» spiegò. Oz non trovò riscontri riguardo quell' "Elliot", ma fu facile supporre che si trattasse del fratello più piccolo di Gilbert. Magari Noah glielo aveva anche nominato e lui non lo ricordava.

«Per questo sei qui a scuola Echo? Per stare affianco a Vincent?» chiese, quasi cercando conferma che molti studenti non fossero davvero lì per studiare ma solo per proteggere i veri e propri studenti di Latowidge.

Echo, mantenendo lo sguardo davanti a sé, annuì: «Per eseguire gli ordini di padron Vincent.» specificò. Oz tacque, continuando ad avanzare e raggiungendo in breve l'angolo che dava sul corridoio della biblioteca. Fece per voltarlo, ma l'altra lo trattenne. Si voltò verso di lei, l'espressione interrogativa sul volto.

«Echo deve rientrare.» disse lei, il tono apatico.

Oz annuì con un sorriso, lasciandole la mano: «Ci vediamo a cena, oppure domani!» la salutò allegro, facendo per avviarsi.

«Oz Bezarius?» si sentì chiamare da lei, costretto nuovamente a voltarsi verso la ragazza: «Tu non sei un servitore. Echo pensa che tu non sia come gli studenti normali. Allora perché mai sei qui?»

 

 

«Che cattiva, chissà come ci è rimasto male quando glielo hai chiesto.» commentò, il tono carico di un'ironia quasi sadica. Chinò appena il capo, ignorando diverse ciocche di capelli biondi che andarono a nascondere parte del viso; quasi un attore nascosto dal sipario al pubblico presente.

Sfiorò il collo della ragazza tenuta in grembo con le labbra, il tocco e la stretta sulla sua vita in qualche modo possessivi. Ma non per affetto.

«Sei stata brava, Echo.» sussurrò. La più piccola rabbrividì appena, il rossore ad imporporarle le guance.

«Padron Vincent» mormorò: «ora Echo cosa deve...?»

«Shhht.» la interruppe lui: «Ora noi resteremo a guardare per un po', Echo.»

 

 

 

 

Note (e avviso)

Ossia quel "(1)" che avete trovato alla lezione di Coleman. Giusto una breve spiegazione per rendere la lezione e la follia di quell'uomo vagamente comprensibili XD

La teoria di cui parlano è una delle poche di Zenone (o almeno delle poche che si studiano di solito). "Achille e la tartaruga", sostiene che se la tartaruga parte prima di Achille, lui per raggiungerla deve prima arrivare dove si trova lei e poi superarla.

Il problema è che la tartaruga continua a muoversi, quindi lui non la raggiunge e non la supera mai: è una cosa che non prende in considerazione la velocità, ma la distanza e i canoni con cui la si deve percorrere.

Quindi immaginate il professore che salta e obbliga Oz a fermarsi in mezzo all'aula quando raggiunge il punto in cui Coleman-tartaruga era prima.

Fine XD

Non chiedetemi perché mentre scrivo questa longfic mi tornano in mente le lezioni di filosofia di 3 anni fa. Non lo so *si prepara ad essere trucidata con dolore*

 

Quanto all'avviso avrete notato già da voi che non pubblico più ogni due giorni ma a intervalli più ampi (e, per ora, ancora accettabili XD): credo che sarà sempre così, da ora in poi, perché ricominciano università, esami, lavoro e sport. Ma cercherò di mantenere aggiornamenti umani (non sarebbe la prima volta che un ficwriter - e nello specifico io - scrive la notte *-*").

 

E ora, ringraziamenti <3 Come sempre grazie a chi legge e in particolare a chi recensiona:

 

Gioielle: mi assumerò le responsabilità di averti reso vitale chiamare Gilbert “Monnalisa” XD

Dunque, per quanto riguarda Marcus e Noah, posso dirti che lo scoprirete solo leggendo XP (e non darvi spoiler è una sofferenza. Io chiacchiero troppo). Quanto a Jack e Glen posso essere un po’ più indulgente dicendovi che sicuramente appariranno (non fosse altro che tra i personaggi ho scritto “un po’ tutti” XD).

Per le scene GilOz, ve le sto facendo davvero penare, lo so y_y E so che il poco che c’è stato qui forse non vi appaga, ma siate fiduciose ù.ù Per l’IC non sei ripetitiva, a me fa sempre piacere avere conferma visto che i lettori sono l’unico riscontro ^^ E per Sirjan… beh, aspetto il tuo giudizio dopo questo capitolo XD

 

LitaChan: aw, ti ringrazio per i complimenti <3

Noah quando si impegna sa essere anche più pucchoso di così XD *non sa se sia un bene o un male* E chissà che con questo capitolo io non ti abbia chiarito un po’ chi è più sincero fra Vincent e Sirjan X°°D

Per le voci, soffrirete ancora un po’ ù_ù Se vi consola, però, potete sbizzarrirvi sulle varie possibilità XD

Musica… Elliot… *divaga volentieri con lei sbavando* coff. xD

 

 

ShAiW: tranquilla, anche se hai saltato il precedente il tuo parere fa sempre piacere <3

Dunque, dunque… ormai non mi stupisco più di vedere che tutte considerate canon la MarcusNoah XD E non ci sono molti complimenti che mi facciano felice come riuscire a far risultare almeno vagamente simpatico un personaggio che un lettore prima sopportava poco o magari odiava <3 *felice*

Quanto all’abbondare dei docenti fighi, lo so, lo so… ma è la Mochizuki che li disegna così, eh, io mi limito a descrivere come li vedo XD *ghigna malignamente perché essendo l’autrice conosce sviluppi vari* kukuku +.+

Il padrone di Aedan per ora medito di lasciarlo rimanere un nome e nulla di più (come in questo capitolo); quanto a Elliot e Reo, pazienta ancora un po’ x3

 

 

makotochan: siccome ti conosco da tanto, mi prendo la libertà di dirti che le tue recensioni iniziano ad inquietarmi x° *paura* comunque lo sappiamo che Oz è tutto particolare, io non mi sorprendo del fatto che si fidi (se di fiducia si può parlare) di Vincent XD *lei non si stupisce di nulla ormai*

Sono contenta che ti piaccia Rufus, perché tengo particolarmente a quell’uomo *-* Quanto allo sbadiglio di Noah, suvvia: quel ragazzo nasce per essere scemo anche nelle scene pesanti XD

Visto che ti era piaciuto Aedan, confido che l’approfondimento di questo capitolo sia stato di tuo gradimento ù.ù

 

 

Yoko891: wiiiih, le virgole al loro posto! *__* *festeggia* XD

Non so quanto dovrei preoccuparmi dell’IC di Vincent, considerando che lo muovo senza pensarci troppo (e quindi si suppone mi venga naturale) ma lo prendo sicuramente per un complimento almeno come ficwriter *-*

Sapevo che avresti sbavato su Sirjan e beh, a volte anche possedere gli spoiler non conta ù_ù *specie se sono su storie di Shichan, che ogni tanto cambia trama* XD

Le lezioni di Break sono il bene incarnato sulla Terra *muore* e cercherò di descriverne qualcuna di più se lo spazio e la trama permetteranno, perché sono la prima che si diverte a scriverle XD

   
 
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Pandora Hearts / Vai alla pagina dell'autore: Shichan