Fanfic su attori > Benedict Cumberbatch
Segui la storia  |       
Autore: Dangerina15    22/02/2021    0 recensioni
Non riesce a controllare i pensieri, sente il bisogno di dire ogni cosa che il cuore gli suggerisce e tutto si ricollega ad un sola parola: un giglio. Per la precisione, il suo giglio bianco.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: Tematiche delicate
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

9.

«Questi sono per te.»
Ogni promessa è un debito e nella sua vita ha sempre mantenuto la parola data. Benedict osserva Lily col sorriso sulle labbra, che stringe a sé quella inusuale ma interessante richiesta: un album da disegno e delle matite colorate. Lei alza lo sguardo e incrocia gli occhi di Benedict, inondandoli di gratitudine e dolcezza; se c’è una cosa che Benedict ha capito su di lei è la capacità di comunicargli ciò che pensa senza proferire parola, solo attraverso la profondità dei suoi grandi occhi verdi. Ad un tratto Lily scosta le coperte del suo letto bianco, poggia lentamente i piedi per terra e, lasciando i regali di Benedict sul comodino di fianco a lei, si poggia alla stampella e allunga la mano verso l’attore per aiutarla a reggersi bene in piedi. Lui accorre a sorreggerla, allontanandosi poi lentamente ad un suo cenno con la mano di essere in grado di sostenersi da sola.
«Ti va se andiamo a fare una passeggiata in giardino? Avrei voglia di una boccata d’aria fresca!» inizia Lily sorridendo; è una giornata di sole, senza un filo di vento e con un tepore tipico della primavera in arrivo. Benedict annuisce con la testa e, lasciando la giacca appoggiata alla sedia, fa per uscire dalla porta quando la ragazza lo ferma.
«Porti con te anche l’album ed i colori? Non si sa mai…»
«Hai paura che te li rubino?» la canzona Benedict, sorridendo maliziosamente. Lily arrossisce imbarazzata, turbata dal fatto che l’uomo ha potuto fraintendere le sue parole, ma prima ancora che abbia il tempo di controbattere, Benedict prende tutto l’armamentario artistico e si affianca a lei.
«Stavo scherzando, piccola…» le dice ridendo, accarezzandole i capelli. Lily fa un sospiro di sollievo e torna a sorridere, lasciandosi carezzare anche se con difficoltà; cerca di controllare l’istinto di scappare da lui, non ha nulla di cui aver paura. Benedict si rende conto di questa diversità nell’atteggiamento della ragazza e la guarda incuriosito, senza proferire altre parole.
Il giardino dell’ospedale è grande e molti pazienti quel giorno hanno scelto di concedersi un piccolo momento di svago all’aperto, riscaldandosi al sole o rilassandosi all’ombra di qualche albero. Lily recupera ogni giorno di più, i suoi passi sono spediti, anche se ancora accompagnati dalla stampella, e il braccio che ha tenuto per settimane attaccato al collo, adesso è più libero e meno dolorante. I due passeggiano lentamente lungo il viale, osservando i passi susseguirsi uno dietro l’altro.
«Il dottore mi ha detto che in questi giorni potrà toglierti la fasciatura, lo sai?» esordisce Benedict osservando il cielo, «dice anche che il tuo recupero si sta dirigendo verso la conclusione. Crede che tra circa una settimana riuscirai a camminare senza stampella e allora potrai essere dimessa. Non sei felice?» continua lui fermandosi a sorriderle. Lily lo guarda e avverte la gioia immensa che Benedict porta con sé per questa notizia, ma lei non la condivide così a pieno; i mille pensieri che le sono tornati alla mente aleggiano su di lei come una nuvola nera che copre il sole caldo e luminoso. Benedict nota il suo viso incupirsi, così la ferma delicatamente da un braccio.
«Ti va se ci sediamo un po'?»
Lily indica una panchina rivolta verso una quercia secolare, in un angolo appartato in cui potevano stare tranquilli in solitudine. Si dirigono allora in quella direzione, sedendosi l’uno di fianco all’altro. Per un attimo tra di loro si instaura un lungo silenzio, che provoca in Benedict una sensazione di imbarazzo per non saper cosa dire. D’un tratto ricorda di non averle detto che di lì a una decina di giorni, sarà in partenza verso casa, a Londra, per il nuovo set che lo aspetta. Nei giorni precedenti era stato preso dalla goliardica risata che la ragazza gli provocava, dal benessere che insieme si regalavano e non aveva voluto rattristarla con quella notizia. Ma ora è giunto il momento di confessarglielo.
‘Forse in questo modo, riuscirò a sapere qualcosa in più sui suoi genitori…’ riflette tra sé, prima di ritrovarsi faccia a faccia con il piccolo “giglio” a cui si è tremendamente affezionato.
«Ascolta, Lily. C’è una cosa che dovrei dirti.»
Lily si volta a guardare Benedict, profondando nei suoi occhi. Benedict sa che quello che sta per dire è una cosa molto difficile, ma deve raccogliere ogni briciolo di coraggio che ha dentro di sé per essere sincero e dire le cose per come stanno. Sta per dare fiato alle parole, quando nota una lacrima scivolare sulla guancia della ragazza; ha il labbro che le trema, come a cercare la forza necessaria per emettere un suono. Benedict rimane bloccato da quell’immagine.
«L-loro mi…»
Le parole faticano ad uscire dalla bocca. Le mani di Lily tremano incontrollate, piange e le lacrime le scivolano sul viso copiose. Gli occhi verdi della ragazza sono gonfi e arrossati e continuano a guardare il loro interlocutore che, a sua volta, rimane fisso ad ascoltare qualunque cosa lei stia cercando di comunicargli. Benedict poggia la sua mano su quella della ragazza e le sussurra delle parole che risultano confuse alle orecchie della giovane, ma che sembrano dargli la spinta necessaria per terminare la frase, la prima delle due impronunciabili verità, nascoste nei meandri profondi del suo cuore.
«L-Loro mi h-hanno…mi h-hanno…»
«Puoi dirlo, Lily. Non aver paura…»
«Mi h-hanno….»
Benedict stringe la mano della ragazza alla sua e lei prende un profondo respiro.
«V-violen…violentata!»
Il sospetto di Benedict si concretizza come un macigno; il cuore sembra bloccarsi in gola e le parole gli muoiono in bocca. Lily non riesce più a trattenersi, scoppiando in un disperato pianto convulsivo, nascondendosi il viso tra le mani. L’attore è pietrificato, pur avendo sospettato fin dall’inizio che potesse essere accaduta la peggiore delle sue ipotesi. Vorrebbe dirle qualcosa, ma qualunque cosa gli passi per la testa o cerchi di materializzarsi in parola, sembra non essere mai quella giusta. La sola cosa che riesce a fare è afferrare la piccola Lily e stringerla a sé, tra le sue braccia, lasciando che le sue lacrime di dolore gli bagnino la camicia e il cuore. Lily singhiozza in modo convulso e incontrollato, lasciandosi a sua volta invadere dal dolore e dalla vergogna che ogni parte di sé prova ma che cela agli occhi di Benedict. Si sente catturare dalla sua presa ma non vuole scappare; in quel momento ciò che la domina è un sentimento diverso dalla paura e questo le rilascia tutte le barriere e le permettono di godere del calore di un abbraccio sincero e di protezione. Non si è mai accorta, forse proprio perché non gliene ha mai dato la possibilità, di quanto si senta bene tra le braccia di quell’uomo, coccolata e difesa, come se fosse all’interno di una campana di vetro indistruttibile.
«Mi dispiace così tanto…» le sussurra all’orecchio Benedict, con un tremolio alla voce.
«Mi vergogno così tanto…» risponde Lily tra un singhiozzo e un altro. Benedict le accarezza i capelli dolcemente.
«Non devi dirlo neanche per scherzo!» controbatte lui, «tu non hai alcun motivo per provare vergogna! Quei cani maledetti invece si, dovrebbero!»
«Mi sento come se fossi…macchiata.»
Benedict le alza il viso, guardandola dritto negli occhi.
«Nessuna macchia potrà mai sbiadire il tuo candido sorriso, hai capito? Nessuna macchia si deve depositare nel tuo cuore. Tu sei un giglio, ricordati! Un giglio bianco, puro e incontaminato. Ciò che ti è successo non sarà mai una macchia, te lo prometto!».
Gli occhi di Lily si riempiono di gratitudine e di speranza, quella che aveva visto sfumare ogni suo sogno di ragazza e la possibilità di riavere indietro tutto ciò che ha perso in così poco tempo. Rialzandosi lentamente, si asciuga gli occhi con la manica della vestaglia. Tra i due si frappone il silenzio, ancora carico di quelle parole pesanti come sassi. Benedict la osserva e, come fosse un lampo al ciel sereno, si ricorda di ciò che deve ancora dirle: che ben presto il loro potrebbe essere un definitivo addio. La fronte dell’attore è crucciata per tutto ciò ma prima che possa dar fiato alle parole, viene interrotto nuovamente da Lily.
«C’è un’altra cosa che devi sapere…»
Benedict rimane in ascolto della ragazza.
«So che vuoi conoscere il motivo per cui non avete ancora trovato i miei genitori. Non potrete trovarli, perché sono morti.»
Quella notizia gli gela il sangue nelle vene. Sbarra gli occhi e si irrigidisce, come un pezzo di marmo.
«Cosa?».
È l’unica cosa che riesce a pronunciare.
«Sono stati uccisi dagli stessi sequestratori che hanno rapito voi e hanno…» ma Lily non termina la frase, inghiottendo il groppo di lacrime che le ritorna in gola, «mio padre era un importante membro dell’ambasciata americana in Sudafrica e noi ci trovavamo qui per appoggiarlo durante un congresso internazionale con altri Stati del mondo. Ma il giorno in cui, appena terminato il congresso, ci stavamo dirigendo all’aeroporto per tornare a casa, negli Stati Uniti, siamo stati attaccati. Io sono l’unica sopravvissuta, ancora viva per essere il loro divertimento e la ricompensa per aver bruciato due vite. Speravano che l’ambasciata americana, o qualche nostro parente in America, pagasse un lauto riscatto per riavermi a casa. Ma nessuno ha mai sporto denuncia. Credono che siamo tutti morti durante l’attentato.»
Benedict è stordito da tutte quelle informazioni; Lily gli ha raccontato tutto ciò che avrebbe voluto sapere da settimane e, adesso che è a conoscenza dei reali fatti accaduti, fa fatica ad accettare che una ragazzina così piccola possa aver vissuto tutto quello di cui ha parlato nel giro di così poco tempo, rendendola troppo adulta per l’età che possiede.
«Adesso non so cosa fare della mia vita.» conclude la ragazza tra le lacrime, prendendo l’album e i colori poggiati sulla panchina. Benedict cerca di dirle qualcosa, ma lei fa cenno di no con la testa.
«Non riuscivo più a tenere dentro di me tutto questo. Sei la prima persona con cui ho avuto il coraggio di rivelare la verità. Grazie, Benedict. Sei il mio angelo custode! Però adesso ho bisogno di stare un po' da sola. Scusami…».
Lily si allontana con in mano i suoi oggetti per disegnare, appoggiata alla stampella. Benedict la segue con lo sguardo, restando immobile a fissare il cielo dalla panchina in cui è seduto. Nel silenzio che adesso c’è intorno a lui, mille immagini gli scorrono davanti agli occhi: immagina la scena in cui la macchina dei genitori di Lily viene assaltata, lo strazio che la ragazza ha dovuto sopportare per ben due volte, sulla sua famiglia e su di sé. Il pensiero della solitudine della ragazza lo angoscia: dove andrà? Tornerà in America da sola? Ha solo 14 anni, è una ragazzina. Lui si è affezionato così tanto a lei, si sente in dovere di proteggerla! È stato rapito da lei, dai suoi magnetici e profondi occhi, dalla sua chioma rossa e dalla dolcezza che la contraddistingue, malgrado il nero vissuto. Non riesce ad accettare l’idea di doverla abbandonare, di doverla lasciare ancora una volta da sola, senza alcuna certezza, non se lo sarebbe mai perdonato. Deve fare qualcosa, per salvarle la vita una seconda volta ancora.
D’un tratto un’idea gli balena in mente. Prende al volo il cellulare, compone velocemente un numero sulla tastiera e aspetta che l’interlocutore dall’altra parte della cornetta gli risponda.
«Pronto, Benedict?»
«Ciao Steve, ti disturbo?»
«Affatto. Dimmi tutto, amico.»
«Ho bisogno del tuo aiuto.»
  
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Fanfic su attori > Benedict Cumberbatch / Vai alla pagina dell'autore: Dangerina15