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Autore: Zomi    14/03/2021    2 recensioni
Raccolta di AU e non:
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#1: Jealousy // Friendship & Family
#2: Alcohol // Tangerines (Oranges/Mikan)
#3: Tiger & Cat // Orange & Green
#4: Scar // First Meeting After 3D2Y
#5: Map // Road Trip [Capitolo partecipante alla challenge Chocolate Box, indetta dal FairyPieceForum]
#6: Cash Only // Join me at the Casino
#7: Jungle // Tiger VS Dragon
#8: Feudal Era // Rainy Day
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[ZoNami Week 2016 indetta da Tumblr] ~ [Raccolta partecipante al "The Alternative Universe Fest ❖ Take a Chance on Another Universe!" del forum Piume d'Ottone]
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Mugiwara, Nami, Roronoa Zoro | Coppie: Nami/Zoro
Note: AU, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Storia partecipante alla Chocolate Box - non sai mai quello che ti capita, indetto dal Fairy Piece Forum con la citazione:
#6-"Insegui ciò che ami e finirai per amare ciò che trovi." [Carlo Collodi]










#5: Map for a  Road Trip


-... sarò in città tra uno o due giorni- prende un respiro dell’aria fredda che vive la notte del deserto.
Lo sguardo per un attimo si perde alla sbiadita pubblicità del cartellone sotto cui sosta.
Si vede il nome a metà di una bibita e un sorriso, di chissà quale modella perduta nella calura quotidiana e il gelo notturno.
Ci starebbe bene un ululato lontano di qualche coyote selvatico, o un soffio glaciale di vento, ma l’unico suono che si sente è il ticchettare nervoso del cofano della cadillac eldorado che si intiepidisce, e Zoro che vi ci siede in attesa, il telefono premuto contro l’orecchio.
Quello sano e privo di tre piercing.
Nuovi.
Mai avuti.
-Se vuoi posso parlare io con Cobra e-
-Non serve-
La voce di Bibi è melodiosa e cristallina: non c’è singhiozzo trattenuto nè rabbia.
Solo sollievo.
Sollievo e una pace che Zoro non crede di averle mai sentito cantare prima.
-Ho già spiegato tutto e… insomma non sarebbe stato carino lasciare a te le spiegazioni sul perché questa mattina mio padre mi abbia trovato a letto con il testimone del mio futuro marito… ex… non marito… ok, la situazione è quanto più priva di un termine adatto-
Zoro ride e guarda il cartellone pubblicitario, annuendo.
Se gli avessero chiesto una settimana prima, quali erano i suoi programmi nel prossimo futuro, avrebbe risposto con una stoicità degna del suo carattere: sposare Bibi, come da programma prefissato da mesi, nello stato di nascita della ragazza, dopo un breve viaggio in aereo di sole otto ore.
Questo avrebbe risposto.
Ma ancora non sapeva che il prossimo futuro gradisce cambiare, e gli aveva regalato l’annullamento del suo volo, a una settimana dalle nozze, l’impossibilità di uno nuovo disponibile, incapacità di trovare un treno o qualsivoglia mezzo di locomozione diretto ad Alubarna in tempi brevi e Nami.
In fine Nami.
E con lei un viaggio, un vero inseguimento di una data troppo vicina, durato una settimana per i cinque stati che lo dividevano dalla sua fidanzata (in ordine sparso grazie all’orientamento insano del futuro non marito: Orange, Shirop, Cocoyashi, Drum e Little Garden con passaggio nelle città capoluoghi di Rouge Town e Whiskey Peak), con risse nei bar, una cadillac decappottabile, con le portiere saldate, la radio rotta, i sedili bianchi e la carrozzeria rosso sfavillante, le ceneri di una madre morta senza avvisare da disseminare nel canyon di Reverse Montain, gatti da accarezzare, la sua valigia con tutto -tutto!- il suo contenuto perduta lungo una strada dissestata e piena di sobbalzi, lacrime, litigi, risse con Nami, il furto di un giubbotto di pelle, tre piercing all’orecchio, una fuga rocambolesca da una partita di poker vinta barando, e la cui vincita han comunque dovuto sperperare in benzina per la carretta rossa fiammante, un tatuaggio che aveva visto sporco di sole e vento e mandarini, tanti mandarini.
Una risata gli sfuggì nella notte, e Bibi nè fu contagiata.
-Non ridere! Sei sparito per una settimana e ti ho tradito col tuo testimone di nozze!-
-Rufy ti è sempre piaciuto- la rincuona, non l’accusa.
-Si ma tu sei comunque scomparso!- ride e la sente leggera come mai con lui è stata -Sei scomparso e riappari ora, con un numero usa e getta attivo solo dodici ore dall’acquisto-
-Ho perso il cellulare, e sai che non me ne intendo di queste cose- grugnisce e si solleva il bavero del giubbotto in pelle rubato che lo difende dal freddo notturno.
-Raccontandomi questa storia pazzesca e.. e felice- continua imperterrita Bibi, non sentendo le sue scuse.
Zoro sorride nella notte, guarda il cartellone pubblicitario e si scalda contro la cadillac.
-È bello sentirti felice- sussurra Bibi contro la cornetta che ora li riunisce -E sono felice che tu abbia perso quel volo-
Zoro non risponde ma lei sa, ad Alubarna, ancora lontana da lui ma mai così vicina.
-Credo che ci servisse questo viaggio- e Zoro annuisce, le da ragione. Sa che ha ragione.
Gli serviva vedere, assaporare, guidare una cadillac sgangherata e appariscente per capire che no, lui voleva bene a Bibi, ma non avrebbe mai potuto sposarla.
Doveva inseguire ciò che credeva di amare, trovando tutt’altro.
Decisamente tutt’altro, e che mai avrebbe creduto di voler così vicino.
Serviva un viaggio, senza mappa ma con una destinazione, per capire.
Che lui non voleva entrare nella società di famiglia ma dedicarsi a tempo pieno nell’allenamento a giovani atleti di quella disciplina che gli aveva dato tanto, anche un infortunio compromettente, ma anche tanta gioia.
Gli serviva sentire la risata di Nami per capire che non aveva mai assaggiato un vero sorriso, vedere l’alba mischiare i suoi colori con quelli della cadillac e dei capelli sciolti al vento della sua compagna di viaggio, per sapere che sfumatura aveva il mondo.
A Zoro serviva inseguirsi dentro si sè, per cinque stati, per capire dove voleva andare.
Amando cosa ha trovato e non cosa credeva di inseguire.
-Ci vediamo ad Alubarna- parla roco, le gambe puntate contro la sabbia del deserto a lato di una strada dritta senza curve, senza auto, senza direzione.
-Ci vediamo ad Alubarna- ripete Bibi ma non riattacca, conosce Zoro e sa cosa non ha chiesto per puro orgoglio.
-Sono felice- assicura -Sono felice anch’io. Ho pianto per il tuo ritardo, e maledetto il tuo nome, ma ora so che non era per l’attesa: era per il tuo arrivo. Se tu fossi arrivato in tempo avrei dovuto sposarti- sorride, Zoro sente che sta sorridendo contro la cornetta -Sono felice con Rufy-
La chiamata finisce.
Senza accuse, senza pianti, senza dispiaceri.
Avrebbe dovuto saperlo fin dall’inizio che Bibi non è una donna che si fa piegare dal destino e i suoi eventi: li cavalca e guida, imponendo loro il suo volere e non il contrario.
Lui invece al destino non crede, ma alla buona stella si, e se qualcuno gli sussurrasse che in fondo, seppur con nomi diversi, sono la stessa cosa, lui alzerebbe le spalle.
Si fa guidare dalla buona sorte, ma non dal destino.
A meno che il destino non abbia lunghi capelli rossi, occhi di terra bruciata, fianchi scoscesi come le colline della valle sabbiosa e un sorriso dolce e velenoso assieme.
Ma Zoro sa che quello non è destino, quella è solamente Nami.
-Ehi!-
Nami che torna, con una tanica di benzina per rifocillare la carcassa su cui viaggiano, e la cena.
Zoro sa anche che il serbatoio non era vuoto, che le auto non si fermano causalmente sotto un cartellone pubblicitario sbiadito dal tempo e che Nami gli ha regalato ore di calma per riflettere e chiamare Bibi.
Zoro lo sa, ma non ringrazierà per questo.
-Fatto?- domanda la rossa, short inguinali e scarponcini contro la sabbia che farina ovunque attorno a loro.
Lo vede annuire e sorride più leggera anche lei: è sereno e non si è mosso dall’auto come gli ha ordinato, in più non vede segni di rabbia sul suo volto e forse la tanto famosa Bibi ha capito.
-La cena- mostra un sacchetto di carta gonfio anziché chiedere dettagli.
In una settimana ha capito che a Zoro non si deve chiedere nulla: parlerà lui, o agirà lui.
-Non credevo avessi abbastanza soldi anche per la cena- la studia pronto ad aggiornare l’elenco di infrazioni commesse negli ultimi sette giorni.
-Infatti- salta nella cadillac dalla portiere saldate, estraendo un bicchierone di bevanda iper zuccherina che fa oscillare tra le mani, afferrando un mandarino dal cesto ormai vuoto dal sedile posteriore.
-Non avrai rubato… di nuovo- la fissa ancora sul cofano e Nami quasi si offende.
-Assolutamente no!- sfarfalla nella notte con gli occhioni da cerbiatta. O da serpente.
-E come hai pagato quindi?-ha imparato a fare domande Zoro.
Perchè Nami non parla se non le si porgono domande, se non le si chiede di aprirsi.
-Con la carta di credito- alza le spalle ovvia lei e gli porge un hamburger che Zoro sogna da giorni.
-Quale carta?- già si pente di averlo chiesto, mentre salta sul sedile del passeggero e addenta il suo sogno culinario.
-La carta di credito del simpaticone che mi ha sculacciato il sedere quando ho pagato la benzina-
Zoro la guarda, le mascelle si fermano dal masticare, e il suo sguardo si fa scuro.
-Tranquillo- succhia la bibita e inclina il sedile del guidatore -Ho lasciato la carta per terra… dopo aver sperperato tutto il credito residuo che aveva: ops!-
La mascella dello sposino, come adora tormentarlo, riprende a masticare con calma, non aggiungendo nulla, permettendo anche a Nami di mangiare, di assaporare l’aria fredda del deserto di notte, dello sfrigolio della polvere che si accumula e si smarrisce nella vastità del nulla.
Non passerà alcun auto sulla lingua di asfalto al cui fianco cenano.
Nessun faro a illuminarli, nessun rumore di civiltà.
Qualche grillo canta, contro il succhiare secco della rossa dal suo bicchierone, e qualche piccola salamandra o topolino, sgattaiola qua e là tra i sassi in cerca di riparo.
Nami non chiederà di essere messa al corrente dei fatti tra Zoro e Bibi.
Zoro non chiederà come si sente dopo aver sparso le ceneri della madre nel canyon visitato nel pomeriggio.
Sanno, lo sentono ed è tutto quello che serve.
Il giorno dopo dovranno dividersi, Zoro prenderà un bus per Alubarna alla prossima stazione per sistemare ciò che è già sistemato, e Nami proseguirà fino a Water Seven, per ricominciare quello che ha interrotto alla notizia della madre.
È l’ultima notte e non vogliono parlare.
Vogliono ascoltare.
Ciò che resta del loro viaggio, delle ore macinate su gomma contro asfalto, con il sole a scottare pelle e pensieri, il vento a sollevare le emozioni, le note di canzoni dimenticate canticchiate da Nami, lanciati in un inseguimento che concluso non è, ma che ha già il sapore di meta.
Il deserto tace e li lascia parlare senza parole, mentre il buio si addensa sempre più e mischia l’orizzonte, unendo cielo e terra, due specchi che si riflettono, dove solo in uno dimorano le stelle ma nessuna luna.
-Forse dovrei portarti io ad Alubarna- scherza Nami, i sedili ribaltati, gli occhi al cielo e la mano di Zoro vicino alla sua.
Le pelli si sfiorano, ma non si toccano.
-E se sbagli bus e finisci… al non-matrimonio sbagliato?-
-Hai così poca fiducia in me?-
-No- ride -La fiducia è tanta… è l'orientamento che è poco!-
Zoro ride roco, una risata che Nami raccoglie a fior di dita in ogni sua nota per non dimenticarla.
Come farà a guidare la cadillac ora senza di lui?
Senza il suo silenzio e il suo respiro caldo?
Come sarà svegliarsi senza il giubbotto in pelle a coprirla, immergendola nel suo profumo?
Come sarà litigare, parlare, ridere con qualcuno che non è Zoro?
-Potresti darmi qualche trucco per non perdermi: una scorciatoia, un percorso veloce e senza bivi…-
-Le cose facili non fanno per te- poggia il capo contro la sua spalla, ricevendo in cambio il peso del volto di Zoro sul suo -Ma posso insegnarti a leggere le stelle: sono state le prime mappe del mondo, sai?-
Allunga il braccio a indicare quei puntini lontani ma così vicini, pronti ad essere afferrati a manciate, ma a scomparire se si apre la mano.
-La stella polare, l’orsa maggiore e minore, Orione e Boote… e poi ci siamo tu ed io-
-Dove?-
-Lassù- indica un grappolo di stelle che Zoro non saprà mai leggere -Vedi? Non abbiamo un posto fisso dove brillare e ci affanniamo a trovarlo, inseguendo il nostro unico amore: brillare- abbassa la voce e lo sguardo a quelle mani che non vogliono stringersi -Cerchiamo una rotta, una mappa a tutti i costi… e non ci accorgiamo che brilliamo lo stesso, senza costellazione, senza mappa, senza strada, ma durante il viaggio-
Zoro respira lento nella notte fredda del deserto.
In una cadillac decappottabile, con le portiere saldate, la radio rotta, i sedili bianchi e la carrozzeria rossa come le tempeste all’alba.
Respira piano, come Nami, con le mani intrecciate e i volti vicini.
-A volte non serve una mappa- sussurra -A volte serve solo il viaggio, un inseguimento di qualcosa che amiamo, per capire che lo abbiamo già-
Il vecchio cartellone pubblicitario sbiadisce anche in questa notte.
Perde colore e significato, ma non smette di accogliere e inseguire ogni passante che guida sulla strada che costeggia e accarezza.
Alcuni si fermano, altri passano e vanno oltre.
Altri ancora lo usano come scusa e frenano bruscamente, con un cadillac eldorado con dischi finiti ma che brillano contro il rosso della carrozzeria, sotto di esso.
Alcuni si fermano, guardano le stelle, cercano una mappa su cui segnare l’inseguimento di una vita, trovano e amano però poi altro.
E lo baciano.
Sotto un cielo di stelle, che brillano, e senza luna.
Senza mappa.
Senza strada.
Senza inseguimento.



































 
Alcuni cieli di stelle, mappe, strade e inseguimenti dopo...



Si ferma sul marciapiede con violenza.
Non può essere.
No, non può… eppure eccola lì.
Sembra lei.
Una cadillac eldorado decappottabile, con le portiere saldate, la radio rotta, i sedili bianchi e la carrozzeria rossa come le tempeste all’alba.
È lei.
O potrebbe essere lei.
Ma dubita seriamente che:
  1. La cadillac possa essere sopravvissuta così a lungo alla guida omicida di Nami
  2. La cadillac possa essere sopravvissuta alle sue condizioni estreme e suicide
  3. La cadillac possa essere in possesso di una Nami che si trova a Raftel
Ma il rosso brillante e ammaliante dell’auto lo ha richiamato con un fischio lusinghiero e a cui non può fingersi sordo.
Quella è la cadillac.
Non può esserne più certo.
E per togliere ogni dubbio, allunga il braccio verso la vettura, ignorando i passanti e il peso del borsone da palestra che pende dalla sua spalla, e strattona con forza la portiera.
Portiera che non dovrebbe aprirsi.
Portiera che non si apre infatti.
Ma che lo pizzica sul dorso della mano ancora stretta alla maniglia.
Ah, no, non è la portiera, è Nami.
-Cerchi di scassinarmi l’auto?- domanda civettuola e sorridente, strusciandosi sulla carrozzeria rossa come i suoi crini.
-Cerchi di prendermi di sorpresa?- le prende la mano che l’ha appena pizzicato.
È davvero lei.
Ed è lì.
Come la cadillac.
-Perchè mai?- ride e stringe la mano di Zoro con entrambe le sue, scivolando con le dita ad intrecciarsi con quelle del ragazzo, mentre con la mano gemella sale il braccio, inseguendo il pulsare delle vene -ma il battito incalzante è di lei-  e arriva a nascondersi nell’incavo del gomito.
È lui, e non si chiede perchè è a Raftel.
Ha imparato a non chiedere mai con Zoro.
-Sono qui per il nuovo studio di architettura- risponde invece Nami alla domanda muta che Zoro le fa con lo sguardo -Sono arrivata da pochi giorni e… non sapevo che fossi in città-
In realtà non sa dove sia stato dopo averlo lasciato alla stazione degli autobus, meta Alubarna.
Non ha saputo più nulla.
Ne lui di lei.
-Il mio team di allenamento ha sede qui- spiega asciutto -Io abito qui-
-Bugiardo- ride -È impossibile che ci ritroviamo a vivere nella stessa città… sotto lo stesso cielo!-
Impossibile, ma non così tanto.
Nami vuole crederci, ma ha anche un pò paura di farlo.
-Mi hai inseguita!- lo accusa infine, speranzosa.
Zoro la guarda, in quegli occhi chiusi a mezzaluna che ridono.
Accarezza la mano che si stringe, segue e trova il suo battito.
-No- si accosta e poggia le labbra su quelle di Nami -Non ti ho seguita, ti ho trovato-
E Nami sa che è vero, mentre bacia Zoro, addossata a una cadillac eldorado decappottabile, con le portiere saldate, la radio rotta, i sedili bianchi e la carrozzeria rossa sfavillante.
Perché anche Nami ha inseguito ciò che amava e ha trovato lui.
E il sentimento non è cambiato.












NdA:
La trama era stata ideata per essere una long? Si.
Vedrete mai questa long? Ahahahahah... no, davvero raga, la vedrete mai? Ma che ne so io?
Credevate davvero che avrei concluso la storia con i due che si baciano nel nulla, senza dare un seguito seppur scadente e scontato? Dai lo sapete che sono una romanticona amante del sangue e delle torture.
Sono soddisfatta del risultato finale? No e anzi, la citazione che da il natale al capitolo forse nemmeno è stata usata correttamente.
Ma così va, e forse non mi spiace la piega che ha preso la trama e la narrazione. Si perchè l'ha presa lei, non l'ho condotta io: così va con le ff. Comandano loro.
E così le lascio andare.
Ringrazio chi è giunto fin qui, a leggere e spiare questa coppia che mai riuscirò ad abbandonare, e spero nemmeno voi.
A presto, spero, in una nuova storia o nei commenti.
   
 
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