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Autore: Exspeliarmus    30/03/2021    2 recensioni
Dovremmo considerare perso ogni giorno in cui non abbiamo danzato. E dovremmo considerare falsa ogni verità che non sia stata accompagnata da una risata.
Ed è così che Kara e Lena, due donne straordinarie, hanno vissuto la loro vita straordinaria...questa semplicemente è la loro storia.
Genere: Drammatico, Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Alex Danvers, Kara Danvers, Lena Luthor, Maggie Sawyer
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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ANGOLO DELL'AUTORE

Ehi...I'm back!!! Di solito evito di rompere le scatole prima di un capitolo, ma questa volta volevo premettere le mie più sincere scuse per questi due mesi di assenza. Diciamo che ho avuto qualche problema di salute da risolvere...ma ora sono tornata!! Quindi buona lettura e vi prego di arrivare alla fine del capitolo prima di mandarmi degli accidenti...per quest'anno ho dato!! Come sempre lasciatemi le vostre impressioni nei commenti e...alla prossima!!! 😉🥰

P.S. vi prego di ignorare gli errori di battitura...giuro che appena posso li correggo. E ovviamente...chi indovina l'autore della citazione?!?😅😉

 

13 DICEMBRE 2018

 

E ogni angoscia che ora par mortale, di fronte al perder te, non parrà eguale.

 

Era distrutta. Non c'era altro modo per definire la sua vita. Quel Tir mesi prima aveva distrutto tutto il suo mondo. Il suo corpo, ora solcato da una ragnatela di cicatrici. Il suo lavoro, per cui ora aveva perso ogni interesse. I suoi amici, che aveva respinto con così tanta decisione da perderli per sempre. Il suo amore...

*FLASHBACK 6 MESI PRIMA*

Lena riuscì dolorosamente ad aprire le palpebre incrostate di sangue, cominciò a guardarsi intorno e si rese conto di essere stesa sull'asfalto a qualche metro di distanza dalla Chevrolet ancora in fiamme, cercò inutilmente con lo sguardo la bionda...cominciò a gridare disperatamente il suo nome ignorando il lacerante bruciore che provava ad ogni parola emessa...ma nulla. Così fece appello ad ogni briciolo di forza che aveva rimasto in corpo, dopo svariati tentativi riuscì a mettersi in piedi e a compiere qualche doloroso e barcollante passo verso il Tir. Vi si appoggiò con tutto il peso mentre cercava di riprendere il fiato che il dolore le toglieva, con la coda dell'occhio notò che l'autista all'interno stava armeggiando con la radio, probabilmente per chiamare i soccorsi, ma non se ne curò più di troppo mentre riprendeva a trascinarsi verso i rottami, focalizzata su un unico obbiettivo...trovarla. Non ricordava quanto tempo ci mise a percorrere quei pochi passi o cosa successe intorno a lei in quel momento, ricordava soltanto il suono del suo cuore che si rompeva in mille pezzi alla vista dell'amore della sua vita schiacciato dalle lamiere dell'auto. Un grido lacerante lasciò le sue labbra mentre si gettava accanto al corpo incosciente della bionda. Con l'unico braccio sano che le era rimasto cercò di trascinarla fuori da quella trappola d'acciaio in fiamme, fortunatamente le sue grida avevano attratto l'attenzione dell'autista che accorse il suo aiuto ed insieme la trascinarono sull'asfalto lontano dal fuoco. Era viva...respirava...il suo cuore batteva...ma non apriva gli occhi, cercò in tutti i modi di risvegliarla...pianse e urlò ininterrottamente per quelle che le sembrarono ore prima di sentire in lontananza le sirene dei soccorsi...

*FINE FLASHBACK*

Si asciugò con un movimento sgarbato della mano le poche lacrimi ribelli che avevano osato solcare il suo volto, prima di riportare l'attenzione sul progetto davanti a sé e cliccò sullo schermo il pulsante per l'inizio della simulazione. Deve funzionare. Era tutto ciò che le importava. Era l'ultima speranza. Era l'unica cosa al mondo che avrebbe potuto ridarle la sua vita.

*FLASHBACK 4 MESI PRIMA*

Era la fine di una notte che non aveva dormito e l'inizio di un giorno che non avrebbe vissuto. Era nel letto raggomitolata su sé stessa, avvolta da uno dei pochi maglioni che ancora aveva l'odore di Kara, quando il silenzio dell'appartamento venne rotto dalla vibrazione del suo telefono...era Alex. E' sveglia. Bastarono quelle due semplici parole...quelle banali sette lettere a riaccendere la sua vita, per riaccendere quella fiammella di speranza che l'avrebbe arsa viva.

*FINE FLASHBACK*

Una risata amara lasciò le sue labbra mentre la rabbia e il dolore prendevano possesso del suo corpo. Si lasciò scivolare contro la parete in preda ad un pianto disperato, mentre un turbinio di rimpianti le affollava la mente. Avrebbe dovuto lasciar squillare. Avrebbe dovuto rinunciare a salvarla. Avrebbe dovuto impedire quello stupido litigio. Avrebbe dovuto essere più comprensiva con lei. Avrebbe dovuto sopportare quello stupido vizio del fumo. Avrebbe dovuto cercarla molti anni prima. Avrebbe dovuto presentarsi a quella dannata scogliera. O forse...non avrebbe dovuto fare nulla di tutto questo. Forse avrebbe solo dovuto dimenticare quei maledetti occhi blu.

*FLASHBACK 4 MESI PRIMA*

Corse a perdifiato per i corridoi dell'ospedale, fino a spalancare senza grazia la porta di quella camera opprimente ma quello che trovò dall'altra parte la distrusse. Due occhi. Due occhi che erano la cosa più bella che avesse mai visto. Due occhi che aveva amato per tutta la vita. Due occhi che avevano ricambiato il suo amore. Due occhi che erano stati pieni di gioia. Due occhi che erano stati pieni di tristezza. Due occhi che la fissarono con odio. Con disprezzo. Due occhi che erano una delle poche parti di sé che ancora riusciva a muovere. Due occhi accompagnati da una voce dura e fredda che chiedeva perché. Perché non l'aveva lasciata morire. Perché non si era arresa. Perché l'aveva spostata condannandola a quella sottospecie di vita. Perché doveva essere lei a pagare per la sua stupidità. Perché doveva essere a scontare le conseguenze del suo amore. Quella stessa voce che le ordinò di uscire. Di sparire dalla sua vita. Perché per lei non c'era e non ci sarebbe mai più stato posto.

* FINE FLASHBACK*

Si ricompose, o per lo meno ci provò. Tornò davanti allo schermo che segnava la fine della simulazione e una sola parola lampeggiava a caratteri cubitali. SUCCESSO. Ce l'aveva fatta. Ora poteva restituirle ciò che le aveva tolto. Il movimento. Poteva tornare a vivere. Una vita di cui non avrebbe fatto parte, ma almeno una delle due sarebbe potuta andare avanti. 

Quasi due ore dopo si trovava davanti alla porta di casa di Alex, senza il coraggio di bussare. Stava per tornare sui suoi passi quando la porta si aprì di colpo e ne uscì una figura trafelata che per poco non la travolse.

"Lena?!" la voce stupita della latina rimbombò per le scale.

"Ciao Maggie." riuscì a rispondere con un filo di voce.

"Che ci fai qui?! Sei nei guai?!" quel velo di preoccupazione nella voce della mora le scaldò il cuore...forse non tutto è perduto.

"No...no...nessun guaio. Devo solo darvi questo." le rispose Lena porgendole una scatola metallica, che aprì immediatamente.

"Che cos'è?"

"La soluzione." le sopracciglia della poliziotta si inarcarono in un'espressione confusa "Ciò che la farà tornare a camminare."

"Ma...è impossibile. Ci hanno detto che non c'è modo. Che non esiste..." cominciò a blaterare sconvolta Maggie.

"Infatti fino a due ore fa non esisteva." la interruppe con ritrovato tono sicura la Luthor "Inoltrerò alla clinica la procedura per l'impianto. E ti prego...non dirle che sono stata io. Non mi perdonerei mai se decidesse di rifiutarlo a causa mia." detto questo cominciò a scendere le scale senza darle il tempo di rispondere.

 

13 GENNAIO 2019

Era passato un mese ormai da quel giorno. Era passato ormai un mese da quando aveva deciso di sparire completamente, aveva affittato un appartamento, di cui solo poche persone conoscevano l'indirizzo, e dal quale non era ancora uscita ed aveva lasciato a Sam le redini della L-Corp. Grazie ai suoi contatti nella clinica aveva saputo che l'intervento era andato bene. Che il dispositivo funzionava. Che lei era tornata a muoversi. Che lei stava bene. E questo era forse l'unico motivo per cui non si era ancora tagliata le vene. O buttata giù dal balcone. O chiusa nel garage con la macchina accesa. Dopo quel giorno aveva perso anche l'ultimo scopo per tirare avanti. Ma il fatto che lei potesse vivere la sua vita a pieno, la teneva inspiegabilmente attaccata a questa terra. Come se potesse respirare anche per lei. Correre anche per lei. Ridere anche per lei. Vivere anche per lei. Per lei che si era abbandonata alla solitudine ad al dolore, sdraiata sul pavimento di quel freddo attico. Rimanendo inerme allo scorrere dei minuti, delle ore, dei giorni, delle settimane.

Improvvisamente dei colpi decisi alla porta la fecero sussultare, nella penombra della stanza si alzò e riuscì a stento a barcollare fino ad una parete per appoggiarvisi. Da quanto non mangiava? Da quanto non beveva? I suoi occhi stanchi riuscirono a malapena a mettere a fuoco la sua figura riflessa nell'alto specchio di fronte a sé ed quasi non si riconobbe. Ben poco era rimasto della Lena Luthor tutta d'un pezzo che incuteva timore nei corridoi della L-Corp. Il volto era scavato dall'insonnia e dalle cicatrici. Le braccia esili e tremanti provate dal digiuno e dalla disidratazione. Gli occhi spenti e svuotati da ogni singolo briciolo di emozione. Si trascinò fino alla porta d'ingresso e con le sue ultime forze riuscì a girare il pomello ed aprire la porta. Non riuscì a distinguere la figura davanti a sé, la vista era troppo annebbiata e le parole troppo difficili da far uscire, sentì solo una voce lontana e familiare pronunciare il suo nome e poi tutto cominciò a girare, così si arrese all'inevitabile doloroso impatto con il marmo del pavimento, almeno avrebbe provato qualcosa. Ma non arrivò. Si sentì avvolgere da due toniche braccia...invadere da un calore familiare...inebriare da un profumo che pensava non avrebbe mai più sentito il vita sua.

Il ritmico suono del monitor cardiaco cominciò piano piano ad insinuarsi nel silenzio assordante in cui era precipitata. Cercò di aprire le palpebre ancora pesanti, ed immediatamente venne accecata dalla luce solare, dopo qualche istante riuscì a mettere a fuoco la pallida stanza d'ospedale attorno a sé e finalmente la vide. Appoggiata a braccia conserte allo stipite della porta, con lo sguardo puntato su di lei. Era bellissima. I capelli biondi lasciati cadere morbidi sulle spalle. Il corpo tonico avvolto in una tuta sportiva. E quegli occhi. Quegli occhi ora di nuovo pieni di vita leggermente oscurati da un velo di preoccupazione. 

"Volevi ucciderti?" il cuore di Lena perse un battito nel sentire di nuovo quella voce, scarica di tutto quell'odio che l'aveva divorata.

"Tra le altre cose." rispose la corvina con tono pacato, cercando di capire le intenzioni dell'altra.

"Non è divertente." ribatté Kara, alzando velocemente gli occhi al cielo.

"Non voleva esserlo." rispose ancora una volta pacata "Cosa ci facevi a casa mia?"

"Ho parlato con Maggie."

"Quindi lo sai." realizzò Lena afflitta, aspettando l'inizio della sfuriata che da un mese evitava.

"Già." bofonchiò la bionda infilando nervosamente le mani nelle tasche.

"Se sei qui per chiedermi come fare a toglierti quel coso dalla spina dorsale...sappi che non ne ho la più pallida idea." l'ombra di un sorriso attraversò le labbra di Kara.

"No...in realtà ho sempre saputo da dove venisse la 'cura miracolosa'." il sopracciglio della corvina si invarcò nella sua tipica espressione perplessa "Beh...sarò anche stata paralizzata dal collo in giù, ma il cervello funzionava bene." questa volta toccò a Lena accennare un sorriso "Comunque volevo solo parlarti. Chiederti scusa per quel giorno. Per le cose che ho detto."

"Cosa è cambiato?" il tono della voce di Lena uscì più duro di quanto volesse, mentre Kara la fissava cercando di cogliere il reale significato della domanda "Sono passati quattro mesi. Perché ora? Perché chiedere scusa ora? Perché pentirsene ora?!"

"Me ne sono pentita non appena le ho dette!" urlò decisa la bionda fermando il fiume di parole dell'altra "Me ne sono pentita non appena ho visto il tuo sguardo spegnersi! Ma era paralizzata Lena! Non potevo nemmeno prendere il telefono e chiamarti!! Poi c'è stato l'intervento...la riabilitazione...e poi la settimana scorsa mi hanno dimesso così sono venuta a cercarti alla L-Corp!!" Kara fa una pausa per riprendere fiato mentre i loro sguardi non si perdono nemmeno per un secondo "Sono venuta a cercati...ma non c'eri. Sam non voleva dirmi nulla. Sono venuta tutti giorni...e finalmente oggi la tua segretaria si è arresa, così sono corsa a casa tua. E...e...cazzo Lena ti stavi lasciando letteralmente morire sul pavimento!!" 

"Per colpa tua!!" gridò Lena sopraffatta dalle emozioni che per troppo tempo aveva represso "Mi hai distrutto Kara!! Le tue parole...il tuo sguardo quel giorno mi hanno distrutto!! Quel giorno all'aeroporto hai detto di amarmi...mi hai pregato di non rinunciare a noi...e io ti ho creduto!! Ti ho creduto...e tu mi hai distrutto!! Ci hai buttato vie come se fossimo carta straccia!! Mi hai accusato di averti amato troppo!! Mi hai incolpato per non essere riuscita a lasciarti bruciare tra le lamiere!! Mi spieghi che cazzo avrei dovuto fare?! Tornare alla mia vita di tutti i giorni con la consapevolezza di aver perso per sempre l'amore della mia vita!?!" le lacrime scorrevano ormai implacabili sul volto di entrambe.

"Ero intrappolata nel mio corpo...ero arrabbiata...e ho detto cose imperdonabili. Sono stata la peggiore degli idioti. La più detestabile...infima...bieca persona dell'universo. Ma non ho mai...mai...messo in discussione ciò che ti ho detto all'aeroporto." balbetta la Danvers tra le lacrime.

"Non importa. Non importa più Kara."

"Certo che importa! Perché è ancora tutto ciò che desidero! Tu sei ancora tutto ciò che desidero! La nostra vita insieme è ancora tutto ciò che desidero!!" gridò Kara cercando di trasmettere in quelle parole tutto l'amore del mondo.

"Ma non lo vedi Kara?! Tutte le volte che ci proviamo è un disastro!! Ci feriamo...e ci distruggiamo a vicenda!! Non siamo fatte per questo. Vattene. Vattene e sii felice." ad ogni parola la corvina sentiva il suo cuore spezzarsi, se possibile, sempre di più.

"No. Non me ne vado. Non me ne vado perché l'unica persona nell'universo che può rendermi felice è di fronte a me. E non provare a sostenere il contrario nemmeno per un secondo! So cosa vuol dire vivere senza di te...ho passato la maggior parte della mia vita a cercare di farlo!! E sai bene che merda è stata!!" la bionda parlava sicura con gli occhi animati da un'indescrivibile voglia di vivere.

"Litigheremmo ancora. Ci faremmo del male...e ci odieremmo."

"Si, hai ragione. Siamo fatte così...litighiamo. Litighiamo perché sono una stronza che parla senza pensare alle conseguenze e perché tu davanti alle difficoltà scappi pensando di non essere abbastanza. E non sarà facile...o indolore. Anzi. E dovremmo lavorarci ogni giorno...senza mai arrenderci. Ma io voglio farlo! Voglio farlo perché voglio te! Voglio noi!!"

"Kara...non so se ce la faccio." riuscì a dire Lena tremante con la voce rotta. Allora Kara mosse qualche passo cauto verso di lei, e con dolcezza prese il suo volto a coppa tra le mani.

"Lena...Amore guardami." sussurrò dolcemente la bionda, mentre i loro sguardi si incatenavano "Fai una cosa per me...per favore...prova ad immaginarti tra 30...40 anni. Prova ad immaginare un tiepido pomeriggio primaverile, passato sul patio di casa a leggere qualche complicata pubblicazione scientifica, ed ora guarda chi c'è seduto al tuo fianco. Se sono io...ti prego se sono io non arrenderti." le lacrime avevano ricominciato a solcare il volto di Kara, provato da tutte quelle emozioni.

"Non c'è nessuno al mio fianco." la bionda sentì il suo cuore frantumarsi, le sue mani scivolarono lontano dal volto della corvina e fece per alzarsi e scappare il più lontano possibile da lì, quando Lena le afferrò con tocco gentile il polso trattenendola a sé "Non c'è nessuno al mio fianco perché tu stai correndo per tutto il giardino con i nostri nipoti...giocando con i nostri figli a qualche strano gioco che ti sei inventata...o litigando con Alex su chi ha vinto l'ultima scommessa, per poi venire da me a piagnucolare come un cucciolo ferito. Ed io ti guarderò con la consapevolezza di essere la persona più fortunata di questa terra...poi cinque minuti dopo ti starò urlando addosso perché avrai combinato l'ennesimo macello!!" per la prima volta dopo mesi le loro labbra era piegate in un sorriso a trentadue denti, mentre delle dolci lacrime di gioia continuavano a bagnare i loro visi.

"Questo è un si?"

"Si." le loro labbra si scontrarono in un bacio bisognoso, carico di promesse e speranze per il futuro che verrà. Le lingue cominciarono una danza familiare che tanto gli era mancata, le braccia toniche di Kara stringevano con delicatezza a sé il corpo esile e ancora debole dell'altra mentre venivano l'una inebriata dal profumo dell'altra. Si staccarono alla ricerca di ossigeno, poggiando le fronti l'uno contro l'altra, ancora ansimanti, si sorrisero. Finalmente erano insieme. E questo sarebbe bastato a superare qualunque ostacolo la vita gli avrebbe imposto.

   
 
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