Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: H0sh1    31/03/2021    0 recensioni
Il silenzio oltre le dune - 砂丘の後黙 [Sakyū no ushiro moku ]
La Quarta Guerra Mondiale dei Ninja ha lasciato cicatrici profonde in tutte le Cinque Grandi Terre e, a quasi quattro anni dalla fine del conflitto, alcune di loro faticano ancora ad affrontarne le conseguenze. Tra queste, il Paese del Vento è arrivato ad un punto critico: la mancanza di denaro da investire nello sviluppo del villaggio e la perenne siccità del deserto sembrano essere i problemi più gravi che Gaara, in qualità di Kazekage, è chiamato a contrastare.
Qualcos'altro, tuttavia, si muove sotto il manto caldo del deserto: un'ombra, oscura e malevole, trama di spezzare il precario equilibrio di Sunagakure; un'ombra paziente, che non dimentica e minaccia di inghiottire tutto ciò che il capovillaggio ha più a cuore. Kimiko è una di queste, uno dei pilastri portanti su cui Gaara ha sempre potuto trovare sostegno e che, assieme ai fratelli del Kazekage e ai fedeli shinobi di Suna, è disposta a condividere il peso di questo nuovo momento buio, determinata a spalleggiarlo nel nome di quella pace ottenuta dal sacrificio di molti e per il bene di tutti.
Genere: Azione, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kankuro, Nuovo Personaggio, Sabaku no Gaara, Temari
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Capitolo 1

- Dune all'orizzonte -
(1)

La sabbia fredda si insinuò tra le falangi della solitaria figura seduta sul colle, in balia del vento mattutino che flagellava la fiancata della duna e dei deboli raggi del sole nascente. La luce corse ad illuminare pian piano un placido scenario, baciando la sommità della cinta muraria del Villaggio della Sabbia e il viso del silenzioso osservatore; egli strizzò leggermente gli occhi chiarissimi in due fessure, schermandosi dal loro lieve tepore e inspirando a fondo la brezza frizzante del primo mattino. Tale panorama innestò in lui un profondo senso di pace, qualcosa che poteva fare suo solo su quel colletto, nei pochi momenti in cui svestiva i panni di guida e indossava quelli di un comune giovane.

Attese, guardando il sole fare capolino mentre le dita si muovevano tra i granelli e il vento fischiava nelle orecchie; quando la luce sovrastò il manto azzurro, la accolse con un leggero sorriso. Si alzò allora da terra, ripulendosi i pantaloni dalla sabbia e gettò un ultimo sguardo ai piedi della Collina del Vento per poi approcciarsi al fianco per la discesa.

Varcò le porte del villaggio e si immise sul corso principale, osservando incuriosito il lieve movimento che aveva iniziato ad animare le strade: i negozianti, svegliatisi di buon ora, procedevano ad aprire bottega, i ninja si incamminavano verso le proprie mansioni così come diversi uomini e donne. Quando questi gli passavano accanto, lo salutavano con un largo sorriso e in pochi profondi inchini, che egli ricambiava con altrettanta cortesia; c'era serenità, nei loro occhi, ciò che per lui era monito di un passato ormai lontano e dimenticato, un tempo fatto di paura, rabbia e sangue. Quando era indifeso, odiato, quando anelava ad una sola cosa: amore.

Gli era sempre stato negato e per un lungo periodo aveva creduto che lui fosse l'unico essere in grado di poter provare amore verso se stesso. Tuttavia, riteneva quel lungo calvario il giusto prezzo per tutto ciò che la vita gli aveva donato: chi un tempo era temuto, ora era la luce più splendida del Paese del Vento.

Il suo cammino subì una deviazione, arrivato a circa metà del corso. Svoltò verso destra, imboccando una scalinata a chiocciola, al chiuso di un edificio circolare, la quale lo portaò a percorrere un ponticello di roccia e stucco. A metà, sorreggendosi al parapetto in legno, diede uno sguardo in basso, attirato dalle urla e dagli schiamazzi dei ragazzini che, con tutta probabilità, erano diretti verso l'accademia. Proseguì fino ad entrare in una stanza circolare, abitata solo da due uomini vestiti della divisa ufficiale degli shinobi del villaggio. Uno di essi, seduto al grosso tavolo che si stagliava al centro dell'ambiente alzò lo sguardo, accortosi della nuova presenza.

«Buongiorno, Kazekage. Di buon ora anche questa mattina, vedo» lo accolse, invitandolo a farsi avanti. Aveva la testa avvolta da una cuffia simil turbante e gli occhi nocciola gli sorrisero.

«Salve, Gaara, cosa vi porta qui?» si aggiunse l'altro, smettendo d'improvviso di osservare fuori dalle grandi aperture inframezzate da spesse colonne, che regalavano una considerevole vista sui tetti del villaggio.

«Sto aspettando una lettera dal daimyō del Fuoco, mi chiedevo se fosse arrivata» si pronunciò Gaara, avanzando di qualche passo; la piccola giara che aveva ancorata al fianco sbatacchiò ad ogni falcata.

«Ah, sì, è arrivata ieri sera sul tardi. Non l'hai ritirata tu, Sōtaro?»

«Sì, prima di smontare il turno. La recupero subito, aspettate un attimo.»

Il ninja che rispondeva al nome di Sōtaro lasciò il suo posto alla balaustra. Aggirando il tavolo e il suo compagno, raggiunse una libreria alla destra di Gaara e si mise a frugare in uno degli scaffali fino a tirarne fuori una busta bianca. Soddisfatto, gli si accostò, porgendogliela.

«Vi ringrazio infinitamente» disse il Kazekage cordiale, prendendo la lettera dalle mani di Sōtaro, il quale si ritrasse di qualche passo, infilandosi una mano in tasca.

«Ci aspettavamo vostra sorella o vostro fratello per il ritiro» constatò, passandosi una mano sui corti capelli castani.

«Vero, di solito sono loro a venire» si aggiunse l'uomo seduto al tavolo, giocherellando con la penna che teneva stretta in pugno.

«Passavo di qui, ho fatto una deviazione» rispose Gaara quieto, infilandosi la lettera nella tasca destra dei pantaloni.

«Ad ogni modo, è stata una visita gradita» esclamò gioviale l'uomo di rimando, scansando uno dei fogli che erano sparpagliati sulla superficie lignea a cui era seduto.

«Salutate Temari e Kankurō, appena li vedete» avanzò Sōtaro, seguendo la figura del ragazzo portarsi verso l'uscita della voliera.

«Senz'altro, ne saranno lieti» annuì il Kazekage, senza trattenere un lieve sorriso.

Salutando i due shinobi, ripercorse il ponte e le scale a ritroso, riprendendo la rotta principale e imboccando infine l'entrata della magione. Arrivato nel proprio studio, tuttavia, si sorprese nel notare un'imponente figura sostare di fronte la scrivania in perfetto ordine. Fermo con la mani giunte dietro la schiena, l'uomo spostava il peso da una gamba all'altra, accompagnato dal fruscio della lunga tonaca marrone che indossava.

«Baki, hai bisogno di qualcosa?» lo chiamò Gaara, entrando all'interno dell'accogliente ambiente, chiudendosi la porta alle spalle.

L'uomo si voltò allora con uno scatto, trasalendo nell'udirlo. Sospirò appena, poggiandosi con la mano sul bordo di una delle due sedute che c'erano di fronte la scrivania. «Volevo sapere se per caso il daimyō ti avesse fatto recapitare una risposta.»

«Sono di ritorno proprio dalla voliera» rispose il giovane tirando fuori la busta, ormai leggermente stropicciata.

Fece cenno al suo vecchio istruttore di prendere posto mentre lui lo aggirò per sedersi sulla poltrona, aprendo finalmente la lettera. Prese a leggerla velocemente mentre Baki, in trepida attesa, attendeva che finisse.

«Allora? Spero tutto bene» soffiò, allungando le braccia lungo i sostegni laterali della poltroncina. Si sentì sollevato quando il suo ex allievo, sollevando il capo, gli fece un cenno d'assenso.

«Chiede un incontro formale per ufficializzare l'accordo.» Ripiegò con attenzione il foglio, riponendolo nel suo scrigno di nobile carta.

«È un bene, finalmente una buona notizia da portare in consiglio» spirò l'altro, liberandosi di tutta la tensione accumulata.

Gaara convenne con lui, turbato però da un inquieto pensiero. «Spero di cuore che non si sollevino obiezioni, questa volta.»

Baki lo osservò con cipiglio confuso, artigliando i braccioli scuri con le falangi. «È una proposta più che giusta, per quale motivo dovrebbero?»

«Ultimamente sembrano non essere mai d'accordo su nulla» rispose Gaara con un leggero sospiro; voltò la sedia girevole e osservò le nuvole percorrere l'azzurro del cielo. «capisco vogliano essere prudenti, ma di certo non possiamo più rimandare il problema.»

«Li ho visti abbastanza scossi, la settimana scorsa.» Gaara girò il capo per tornare a guarda il suo ex istruttore che, nel mentre, aveva incrociato le braccia al petto e aveva inarcato un sopracciglio. «Fidati, l'hanno capito.»

«Lo spero bene, non voglio far decadere l'intero villaggio per renderglielo chiaro.»

L'uomo esplose in una risata gutturale, stringendosi nelle spalle. «Fortunatamente non ce n'è sarà bisogno. Tireranno un sospiro di sollievo lontano da sguardi indiscreti, dopo il consiglio.»

* * *

All'orizzonte, l'azzurro del cielo terso si buttava a capofitto nell'avorio della sabbia, sovrastando il gruppo di cinque elementi intenti a procedere ad andatura lenta, sotto il sole cocente. Tre giovani genin camminavano davanti ad un pover'uomo in là con gli anni, annichilito dalla torrida calura, mentre la loro istruttrice chiudeva il gruppo. Quest'ultima levò una mano per schermarsi gli occhi d'ametista dalle fitte dolorose del sole mentre l'udito captava il chiacchiericcio spensierato dei suoi piccoli allievi; sorrise, ascoltando le loro voci concitate, la risata della ragazzetta e lo sbuffo del vecchio. Controllò la posizione dell'astro diurno e prese a guardarsi intorno finché non scorse un piccolo spiazzo in ombra, ai piedi di una collinetta.

«Dirigiamoci verso quella zona coperta, a ore due. Dobbiamo fermarci» ordinò poi, richiamando i ragazzini. Una ciocca di capelli violini, sfuggita dalla coda alta, andò ad incorniciarle il viso paffutello.

I genin, udendola, si voltarono verso di lei con i visetti perplessi, assieme al signore che appariva pesantemente provato dalla fatica, con il sudore che gli imperlava la fronte grinzosa.

«Maestra Kimiko, ne è sicura?» domandò il giovane shinobi sulla sinistra. I lunghi capelli castani ricadevano sugli occhietti scuri, recandogli non poco fastidio.

«È passato parecchio, dall'ultima sosta.»

«Vorrà scherzare, siamo così vicini!» esclamò allora l'uomo di rimando, la voce rachitica. Un moto di tosse gli scrollò il petto e l'anziano si schermò prontamente la bocca con il palmo della mano, deturpata e macchiata dall'età inesorabile.

Con un'alzata di spalle, la jōnin si ritrovò a ricordare loro di quanto quel particolare bioma sapesse essere estremamente spietato, persino mortale; non lo avrebbe mai dimenticato, non dopo aver provato sulla propria pelle i rischi che si potevano correre se si avesse avuto l'ardire di sfidare a muso duro la crudeltà del deserto. Al solo pensiero, scosse il capo; prese allora a frugare nella borsa che portava con sé, scansando di lato la lunga naginata che aveva fissa sulla schiena e ne tirò fuori una borraccia colma d'acqua. Si accostò all'uomo passandogliela, il quale prese a bere avide sorsate, dando sollievo immediato alla gola arida.

«Se volete prendervi una bella insolazione sì, possiamo anche continuare» li ammonì la ragazza, senza tuttavia ostentare alcuna traccia di un secco rimprovero. Accolse il ringraziamento dell'anziano con un dolce sorriso, aggiungendo: «ma non è bello, per niente. Parola mia.»

Il gruppo, allora, si accampò, trovando così un effimero ristoro all'ombra: i giovani shinobi continuavano a sventolarsi con foga le mani di fronte al viso nel tentativo di scacciare l'afa che li assaliva mentre, di fianco a lei, l'uomo si accasciò a terra, posando la valigetta nera con cui viaggiava. Quello prese un fazzoletto bianco nascosto in una delle tasche della casacca marrone e si ripulì dalle perle di sale che facevano a gara lungo le meningi.

Era la stessa con la quale egli si era presentato la mattina precedente, quando Gaara l'aveva convocata nel proprio studio per assegnare una missione alla sua squadra: Enji, un noto farmacista del villaggio, avrebbe dovuto scortare una speciale pianta medica presso uno dei borghi nel Paese del Fiume, ma per la rarità e il valore che contraddistinguevano il carico era sorto nell'uomo il cruccio che briganti o malviventi potessero avere intenzione di depredarlo.

Sarebbe stata una semplice missione di scorta, ma la tranquillità che aveva aleggiato per tutta la durata del viaggio non le aveva permesso d'esser altrettanto serena come avrebbe voluto: era rimasta costantemente sulle spine, vigile, e aveva scrutato con attenzione i dintorni, ma era parso che niente o nessuno avesse deciso di dar loro noia.

Un sospiro stanco soffiò fuori dalle labbra di Kimiko che, china all'indietro, teneva le palme delle mani affondate nella sabbia calda mentre la testa era tornata indietro di diverso tempo, all'epoca in cui risiedeva la disavventura che l'aveva portata a riprendere i suoi allievi poco prima. Fu un attimo che le parve di sentire la fronte scottarle; te la sei cercata, avresti dovuto seguire i consigli che Gaara ti ha dato, l'aveva canzonata suo fratello che, quando poteva, le aveva tenuto compagnia. D'un tratto si fece nuovamente strada lo sguardo ammonitore di Gaara e la grossa risata esplosa nella gola di Kankurō quando erano venuti a vedere come stesse. Ricordò come il marionettista non avesse aspettato un solo istante per rinfacciarle la sua negligenza e lei gli aveva rifilato una gomitata nello sterno per metterlo a tacere.

Le immagini, però, andarono in frantumi poco dopo essere riemerse.

Passi.

Il resto del gruppo sembrò non essersi accorto del leggero fruscio e del rumore attutito di passi che affondavano nel manto sabbioso. Kimiko tornò in un battito di ciglia all'erta, l'orecchio teso per catturare un ulteriore suono finché quello non arrivò lieve, dandole così conferma di non essere soli.

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: H0sh1