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Autore: Lady_Whytwornian    23/04/2021    0 recensioni
Un nemico astuto e che dovrebbe essere morto torna a torturare John e Guide (Todd)
Genere: Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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La sala controllo era stata già allertata che sarebbero giunte nell’hangar a nord due navicelle: una wraith e un ospite.
Una squadra di sicurezza era già pronta ad attenderli.
Guide venne scortato direttamente in cella in uno degli edifici che erano sul pianeta. Mentre il secondo in comando era stato convocato davanti alla regina. Prima però voleva parlare con Sheppard: due droni lo accompagnarono attraverso i corridoi che costituivano il complesso e alla fine lo lasciarono davanti ad un ingresso.
- Avanti, colonnello John Sheppard. Ti stavo aspettando
Entrò e con sorpresa si trovò in una sala molto luminosa con un’ampia finestra che dava sulle montagne che si trovavano a nord dell’edificio principale e sul lago che si stendeva davanti. Nessun drone di guardia. Elbereth stava ammirando il paesaggio. Sheppard guardandosi attorno si stava facendo molte domande sull’origine di quegli edifici: non era di certo wraith. Ma non era quello il momento di discutere sull’architettura. Mosse qualche altro passo in direzione della regina non sapendo bene come avrebbe reagito.
Si aspettava di ricevere lo stesso trattamento avuto durante i suoi precedenti incontri con le altre regine. Invece
si voltò e rimanendo appoggiata al davanzale gli chiese: - Perché sei venuto qui?
Sheppard venne quasi colto di sorpresa: - Una domanda diretta, così? Niente minacce? Niente: “in ginocchio”? Di solito è la prima cosa che mi viene detta…
- Lo preferisci? Per me non è un problema.
John si rese conto che non sarebbe stato un colloquio come quelli cui era abituato e che la regina era di poche e dirette parole.
- Potrà sembrarti strano, ma questi giorni trascorsi condividendo una così strana esperienza, mi hanno fatto molto riflettere. Siamo stati entrambi torturati dallo stesso uomo. Io sono l’unico che possa capire cosa ha passato e forse l’unico a capire perché abbia preso una simile decisione. Probabilmente è anche dovuto al fatto che sto ancora cercando una versione accettabile per i miei superiori.
- E hai ritenuto più sicuro venire sul mio pianeta? Notevole. Cosa speri di ottenere? – sibilò la regina
- Almeno di essere ascoltato
- Va bene. Ti ascolto
John descrisse quello che aveva provato: la tortura mentale prima e fisica poi. Immaginava che in fondo fosse stato lo stesso per il Wraith. Raccontò poi degli incubi, delle notti insonni, della decisione di contattare chi aveva condiviso la prigionia, del loro ritorno in quei sotterranei e dell’effetto che aveva avuto su entrambi. Quel luogo era malvagio. Era l’unica parola che gli era venuta in mente per descriverlo.
Elbereth rimase in silenzio per tutto il tempo a riflettere. Poteva essere l’occasione per iniziare a discutere un accordo con Atlantide. Ma non voleva correre troppo: non sapeva ancora se potesse o meno fidarsi di questo umano.
Alla fine annuì: - Chiaro
Di nuovo si aprì la porta della sala e due guardie entrarono scortando un wraith che John riconobbe subito come il secondo in comando sull’alveare di Guide.
Elbereth si avvicinò al primo ufficiale: - Ebbene?
Starlight teneva lo sguardo abbassato: - Mia signora. Rispetto molto il mio comandante. È stato mio maestro. E lui rispetta me e l’intero equipaggio – poi aggiunse dopo aver pensato – Ed è un amico.
- Molto bene.
Poi si rivolse verso i due guerrieri: - Portatemelo! – ordinò.
Andarono verso la cella dove era tenuto Guide. Lui era seduto immobile ad attendere il suo destino. Sapeva che era solo questione di tempo.
Quando li vide arrivare si alzò in piedi e si avvicinò alle sbarre.
- Dunque. È ora…
Aprirono la porta e si spostarono di lato per farlo uscire.
- …Sì… – Aveva risposto più a sé stesso che altro.
Lo presero per un braccio - Non serve… - disse rivolgendo loro uno sguardo fiero e severo mentre si liberava con uno strattone.
Lo scortarono fino alla sala del trono e si fermarono sulla porta. Guide esitò un attimo poi entrò.
Vide che il suo secondo in comando era già stato portato davanti alla regina.
Elbereth andò verso di lui. Calma, fissandolo negli occhi. Non dovette dirgli nulla: si piegò ai suoi piedi.
- Ti prego mia regina. Rendi salva la vita all’equipaggio che mi ha seguito.
- Il primo ufficiale avrebbe dovuto rifiutarsi, avrebbe dovuto deporti dal comando. Imprigionarti come disertore e consegnarti – Manteneva un tono calmo e distaccato- Era suo dovere. Perché dovrei perdonare una simile mancanza deliberatamente compiuta?
- Ti prego…Fa di me ciò che vuoi...ma concedi loro la grazia…
John assisteva attonito alla scena. Guide gli aveva detto cosa avrebbe fatto al suo ritorno, ma non pensava che stesse dicendo sul serio.
Elbereth si mosse verso Starlight. Si avvicinò e gli passò le sue lunghe dita sul volto fermando poi il palmo sul suo petto.
Guide non si voltò nemmeno: - ha solo obbedito ai miei ordini. Ti supplico mia regina. Prendi la mia di vita. Sono l’unico che deve pagare.
- E sia. – spostò lo sguardo verso Starlight - Torna sull’alveare e aspetta i miei di ordini
Il wraith chinò il capo portando una mano al petto e fece per uscire. Si girò a guardare il suo comandante e amico.
- Lui è affar mio – ringhiò Elbereth tornando da Guide.
- Grazie mia signora – Sospirò e lentamente iniziò a sbottonarsi la pesante giacca in pelle nera.
- Che stai facendo?
- Ti facilito il compito – rispose con tono fermo ma rassegnato.
- Dammi una giustificazione.
- Durante la mia lunga prigionia nei sotterranei dei Genii ho perso tutto. Il mio prestigio, il mio posto tra i wraith, il mio rango.
Elbereth ascoltava mentre camminava attorno a lui. Gli si avvicinò alle spalle e gli mise le mani sul collo. Guide chiuse gli occhi e deglutì. La frequenza del suo respiro era aumentata e l’arteria sul collo pulsava visibilmente. Forse, pensava, almeno gli sarebbe stata data una morte rapida. Invece Elbereth si spostò e andò verso la finestra.
- Tu dici di aver perso tutto? Davvero? Il tuo secondo era disposto a morire per te. Un ufficiale che considera il suo comandante come un amico. Un equipaggio intero che lo segue senza dire nulla ma solo per il suo prestigio. Un comandante cui si obbedisce perché rispettato. E dici di aver perso tutto?
Guide scosse la testa: - non so cosa rispondere mia regina.
Era chiaro che Elbereth stava volutamente prendendo tempo. John la stava osservando: sapeva che se avesse voluto lo avrebbe già ucciso.
- Cosa dovrei fare? Tu cosa faresti al mio posto?
Guide in passato aveva già punito ufficiali che l’avevano deluso con il loro comportamento o con una loro mancanza relegandoli a ruoli secondari e togliendo loro ogni autorità. Ma non era questo cui alludeva e lui lo sapeva benissimo.
- Valuta con saggezza le tue parole prima di rispondere – lo incalzò Elbereth.
- Se un mio ufficiale avesse trasgredito ad un mio ordine diretto… sarebbe morto…
Le lunghe falangi bianche di Elbereth si avvinghiarono al collo del wraith: - Non provare mai più a disobbedirmi – disse stringendo la gola.
- No, mia signora. Non succederà – la voce era strozzata e le parole gli morivano in bocca.
- Non ci sarà una prossima volta – Strinse maggiormente - Non sarò più così comprensiva.
- Sì, mia signora.
Lasciò la presa. Guide si piegò a terra cercando di riprendere fiato. Tossì violentemente facendo poi un respiro profondo.
Elbereth si rivolse poi alle guardie: - Riportatelo nella sua cella!
Guide si rialzò in piedi chinando la testa. Poi seguì i due guerrieri in silenzio.
Sheppard guardò la regina che gli diede una inattesa spiegazione: - Non posso permettermi di perdere un comandante esperto e capace come lui. D’altra parte, non posso nemmeno permettere che un atto di premeditata insubordinazione passi impunito.
- Cosa gli succederà adesso?
- Lo lascerò a riflettere nella sua cella per un po’ di tempo.
John si chiese cosa mai volesse dire per un wraith “un po’ di tempo”; Elbereth continuò inaspettatamente: - Il fatto di essere il mio consorte non gli consente di fare i propri comodi. Immagino che non sarai accolto tanto diversamente dai tuoi superiori.
- In effetti il mio rimandare era anche dovuto whoa, whoa…un attimo…consorte? Ho capito bene?
- Sì. – aveva risposto con noncuranza e con un tono che non ammetteva ulteriori commenti. Poi continuò: - Allora ti darò qualcosa di valido da raccontare. Seguimi.
- È qui che avete portato McKay? Giusto?
- Corretto.
Percorsero altri corridoi in silenzio. John si chiese come avessero potuto sopportare Rodney e la sua loquacità. Però poi si disse che i wraith avevano sicuramente metodi persuasivi molto più efficaci di quelli che poteva mettere lui in atto. Sorrise al pensiero mentre continuava a guardarsi intorno.
- Vedo che vi siete dati da fare. Ma come fate ad accedere a questa tecnologia?
- Sicuramente il dr. McKay vi avrà ampiamente dettagliato il suo periodo di permanenza qui, ma come avevo detto anche a lui, non vi riguarda. Credo che troverai invece interessante chi sta lavorando con noi.
Si fermarono in un ampio spazio sul quale si aprivano varie porte. Elbereth si diresse verso un ingresso:
- Dopo di te – gli fece cenno con la mano
John ammutolì.
- Ho voluto dargli un’altra possibilità. L’ho trovato in fin di vita sulla terraferma quando ve ne siete andati. Non è stato facile. Il suo odio per umani e wraith era profondamente radicato in lui.
- Colonello Sheppard
- Michael. Tu sei morto. Eri morto.
- Mi spiace di averti deluso
A John iniziarono ad essere chiare molte risposte: Michael era uno scienziato di prim’ordine. Nulla toglieva che avesse trovato un modo di impiantare la tecnologia ATA nei wraith.
Tutto questo poteva diventare estremamente pericoloso per Atlantide.
- Abbiamo trovato questo laboratorio abbandonato tempo fa. Un posto ideale per portare avanti ricerche. Un laboratorio abbandonato in un posto abbandonato. Ma le sorprese che questo pianeta ci aveva riservato non erano finite. Quando siamo arrivati credevamo che fosse disabitato. E lo era effettivamente, per lo meno nel senso che tutti diamo a pianeta abitato. Facendo poi ulteriori indagini, man mano che procedevamo con la sua esplorazione, abbiamo trovato alcune colonie di quello che vi è noto come insetto Iratus.
- Niente di speciale. Qui ci sono luoghi adatti al suo sviluppo. Quello che invece ci ha sorpreso – continuò Elbereth – è stata la scoperta di un essere simbiotico. Viveva a stretto contatto degli Iratus nutrendosi gli uni degli altri senza soccombere. Abbiamo raccolto alcuni di questi esemplari e li abbiamo studiati a lungo. Sono emerse interessanti proprietà e applicazioni.
Ora John aveva più di un argomento da portare ad Atlantide. Era certo che Elbereth gli avesse nascosto molto più di quanto gli aveva permesso di vedere. Ma solo il poco che aveva condiviso la rendeva estremamente pericolosa. McKay aveva sicuramente lavorato sulle naniti e chissà su cosa altro. Ed ora Michael era tornato.
Non aveva il coraggio di farle la domanda che gli pulsava nella testa: lo avrebbe davvero lasciato andare dopo tutto quello che gli aveva fatto vedere? Perché?
  
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