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Autore: piccolo_uragano_    03/05/2021    2 recensioni
pezzi di vita della famiglia più famosa del mondo magico (oppure: piccolouragano che non sa smettere di scrivere di questo clan di disgraziati) // un nuovo capitolo il primo lunedì di ogni mese, se ce la faccio
Genere: Fantasy, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harry Potter, Nuova generazione di streghe e maghi, Nuovo personaggio, Sirius Black | Coppie: Harry/Ginny, Remus/Ninfadora, Ted/Andromeda
Note: Raccolta, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Cascasse il mondo, impara a volare. 

III. 

 

Narcissa si mise seduta sulla vecchia poltrona di vimini con la sua solita eleganza, stringendo tra le mani una tazza di tè bollente, stretta nel suo corpetto preferito e in un abito di velluto verde tremendamente simile a mille altri. 

Guardando il parco della Malfoy Manor, i pavoni, le statue, le siepi tenute con precisione, cercò di convincersi, come ogni anno, che quello fosse un giorno come un altro, e che, esattamente come ogni altro giorno trascorso in quella casa dalla dipartita di suo marito, le sarebbe scivolato dalle mani senza lasciare il segno. 

Ogni anno, la ricorrenza del compleanno di sua sorella Andromeda le lasciava un retrogusto amaro tra i pensieri.
Andromeda era la sorella di mezzo, e questo voleva dire tutto e niente. I loro genitori, Druella e Cygnus Black, avevano dato a tutte e tre la stessa rigida educazione, gli stessi valori, le stesse dosi di cibo, ma le tre sorelle non potevano che essere più diverse, e questo si era notato sin da subito.
Narcissa si lasciò accarezzare i capelli dal vento.
Bella era sempre stata decisamente sopra le righe, e Andromeda ne aveva notevolmente sofferto. Era un peccato riuscire a dare questa lettura così lucida solo dopo una vita intera e con ogni possibilità di risolvere gettata al vento per puro orgoglio.
Andromeda non abbracciava le idee dei suoi genitori, mentre Bellatrix ne aveva fatto degli ideali da seguire e per cui battersi.
Narcissa, la più piccola, in qualche modo ammirava la tenacia di Bella in questo, ma non poteva fare a meno di percepire il dolore di Meda e la sua lontananza, sempre maggiore, da ogni cosa che riguardasse la loro casa e la loro famiglia. 

Meda aveva appena compiuto diciassette anni quando, un lunedì sera di inizio estate, aveva colto una banale provocazione di loro padre, già anziano e stanco, ma sempre testardo e caparbio: o con noi, o contro di noi

Narcissa sorseggiò un po’ del suo tè.
Meda aveva passato la notte a piangere, e Cissy, appena quindicenne, era rimasta accanto a lei in silenzio a sentire le sue più che valide ragioni: in quella casa si sentiva in trappola, tutti non facevano che darle contro, ed esattamente come loro cugino Sirius, non credeva che la discendenza di sangue contasse sul valore o sulla bravura di un mago o una strega. E poi, c’era quel Ted che le ronzava sempre attorno a scuola: Meda non glielo aveva mai detto, ma Cissy aveva capito che tra di loro ci fosse qualcosa. 

La mattina dopo all’alba, aveva chiuso diciassette anni di vita dentro una valigia. Mentre stava lasciando una lettera sul comodino di Cissy, lei aprì gli occhi spaventata. «Ti rivedrò?» le aveva chiesto con un filo di voce. 

Meda le aveva sorriso. «Prima o poi»

Con estremo garbo, si era chinata per darle un bacio sulla fronte. Poi si era alzata, e prima di chiudere la porta della stanza dietro di sé, aveva regalato alla sorellina un ultimo sguardo colmo di lacrime. 

Cissy da quel momento in poi avrebbe sentito solo cattiverie su Meda, e non avrebbe mai trovato il coraggio di alzare la testa ed opporsi. Avrebbe conservato per tutta la vita, però, quella lettera e il ricordo di quel bacio in fronte, quello sguardo d’addio, e quella promessa mai mantenuta. 

E poi, avrebbe passato il giorno del compleanno della sorella a guardare il cielo, il parco, i pavoni, la siepe, e chiedersi come fosse stata la sua vita da quella mattina in poi. 



 

«No, no, io lo metterei qui» 

«Un po’ più a destra» 

«Oh, zitto Harry: i Portieri non sono il tuo forte» 

«Neanche i Battitori, se è per questo»

Lyall scoppiò a ridere e lanciò a Harry un’amichevole pacca sulla spalla, rischiando di far cadere la Burrobirra ancora stracolma davanti a Draco, che sogghignava compiaciuto per la sua battuta involontaria, mentre non staccava lo sguardo dall’ennesimo schema di Lyall per la prossima partita. 

«Lyall, comunque volevo dirti che io le formazioni me le sono sempre fatte da solo» puntualizzò Robert. 

«Smettila, le prime te le faceva zia Rose dall’inizio alla fine» lo smentì subito Kayla. 

«Ma poi ho imparato!» si difese allora il primogenito nascondendo un sorriso.

«Smettetela, bambini: qui si tratta di gioco di squadra» li richiamò Anya. 

«Letteralmente» sorrise Ted. «Possiamo passare a questioni più importanti?» 

«Più importanti del Quidditch?» domandarono all’unisono Harry, Robert, Draco e Lyall, attirando l’attenzione della maggior parte della clientela de I Tre Manici di Scopa in quella domenica d’inverno. 

«Si, ad esempio: il regalo di compleanno di nonna Meda» li richiamò Ted. 

«Oh Godric» sbuffò Lyall. «Cosa abbiamo comprato?»

«Ancora niente, razza di troll, è questo il punto! Ed è stasera!» 

«Stasera?» domandò Draco perplesso, con il braccio attorno ad Anastasia e la solita sana dose di ansia all’idea di stare partecipando a una riunione della seconda generazione del clan Black. «E come fate ad andarci? Cioè a … tornare al castello?» 

«Metropolvere» sbuffò Lyall. «Lo abbiamo sempre fatto» 

«E da dove passate?»

«Anastasia al suo secondo anno ha manomesso un camino al quinto piano» spiegò Ted con un ghigno. «Oppure usiamo la Stanza Vai E Vieni» 

Draco alzò le sopracciglia. «E nessuno se ne accorge?» 

«Di un camino manomesso o di una manciata di studenti che usano la Stanza? Nah» sminuì Ted raccogliendo la sua Burrobirra. «Diciamo che da più nell’occhio se ci presentiamo senza regalo» 

«Dove è Nicole?» domandò Kayla palleggiando lo sguardo tra i fratelli Lupin e la sorella. «Di solito è lei che ci salva in corsa per queste cose» 

«Nicole è fuori con … come si chiama?» Lyall guardò il fratello. 

«Brian» gli disse subito Draco, stupendo Robert e Harry per la rapidità. «Battitore Corvonero» 

«Corvo infame» scosse la testa Lyall di riflesso.

«Ben detto» gli diede corda Harry, guadagnandosi lo sguardo severo e lo sbuffo delle sorelle.

«Ci stiamo distraendo» li richiamò all’ordine Ted. «Il regalo della nonna!» 

«Ted, fai così ad ogni compleanno» lo riprese Anastasia. 

«E voi non mi aiutate mai» rispose prontamente lui. «Che ne dite di un servizio da tè da Madama Piediburro?» 

«Già fatto due anni fa» gli rispose subito Robert con uno sbuffo. «Qualche libro di cucina?» 

«No, lei cucina ad occhio, non usa ricette» gli rispose Lyall. 

«Allora un libro di ricette bianco così le può scrivere» propose Kayla. «Esistono?» 

«Prendi un ricettario comune e cancella le pagine - ma davvero hai preso i M.A.G.O.?» le sorrise la sorella. 

«Giusto» concluse Kayla. «Qualcuno ha idee migliori?» Kayla si guardò attorno, trovando una serie di sguardi confusi. «Robbie, ci pensi tu?»

«Come sempre» sbuffò il primogenito. 

«Magari fai fare ai bambini un disegno» aggiunse Anya. «Le fanno sempre piacere» 

«Hai mai visto William con dei pennarelli in mano? Sarebbe più facile chiedere un disegno a una delle gemelle»

«Se sopravvivono a un pomeriggio con Fred e George» sorrise Kayla.

«A proposito di figli, credo sia ora per me di tornare dai miei» sospirò Harry, guardando di sfuggita l’orologio che aveva al polso. «Ma mi è piaciuta molto questa riunione stile bei tempi andati» 

«Parla per te» lo richiamò subito Ted severo. 

«E poi non abbiamo detto niente nello stile dei bei tempi andati» aggiunse Kayla corrucciando la fronte. «Però, devo dire che non esistono più le mezze stagioni»

«Meglio il libro del film» aggiunse Lyall con un ghigno. 

«Come se tu avessi mai letto un libro in vita tua» lo schernì il fratello. 

«Leggo i libri di Quidditch, e leggerei i diari di Rosalie Redfort se-» 

«Te lo scordi» lo fermò subito Anya. «E poi ci sono dettagli troppo piccanti su tuo padre» 

Mentre Ted si mostrava schifato, Lyall e Kayla risero e Draco sgranò gli occhi. «Vedi, Lyall, sei intelligente ma non ti applichi» sorrise allora la giovane Black. 

«Lo sapete che qui una volta era tutta campagna?» sogghignò Robert.

«Si, quando sei nato tu» rise Lyall, guadagnandosi un sonoro schiaffo sulla schiena. 

«Chiedimi ancora aiuto per le formazioni, eh» lo schernì Robert, con la mano ancora sulla schiena del giovane Lupin. 

«Draco?» chiamò Kayla, dall’altra parte del tavolo rispetto a lui. 

Il biondo alzò gli occhi con sguardo interrogativo. 

«Un luogo comune da atmosfera dei bei tempi andati?» lo incalzò Kayla. 

«Piuttosto, Draco, tu vieni alla festa di nonna Meda?» si intromise Lyall. «Non è tipo … tua zia?»

Draco sgranò gli occhi e immediatamente Anya gli posò una mano sulla gamba, con il chiaro intento di tranquillizzarlo. 

«Lyall, ma tu pensi mai prima di parlare?» lo sgridò subito Anya. 

«Guarda che la nonna sarebbe contenta» Ted difese il fratello. «Un nipote in più è sicuramente un regalo migliore di un ricettario vuoto»

«Beh, menomale che l’idea vi piaceva!» lo rimproverò Kayla. 

«Certo che ci piace, ma sarebbe bello se-»

«Se la smettessi di spettacolarizzare la mia relazione, Lyall» si inasprì Anastasia. «Non hai pensato che una cosa del genere genererebbe imbarazzo a nonna Meda e non poche difficoltà tra Draco e sua madre?»

«Non posso andarmene se voi litigate» sbuffò Harry. 

«Io non sto litigando» gli rispose Anya. 

«Infatti hai un tono proprio adorabile» la riprese Ted. 

«Ted, se tu evitassi di pensare sempre e solo a te stesso, forse non ...»

«Ma cosa c’entrano Draco e nonna Meda con il fatto che penso solo a me stesso?» 

«Ci sono degli stramaledetti motivi se non hanno mai avuto rapporti, no?»

«L’idea è stata di Lyall, perchè te la devi prendere con me?» rilanciò Ted, mentre alcune ciocche di capelli perdevano il colore ambrato per diventare rosse fuoco. 

«Scusa, devo aver sentito male» rispose Anastasia con pungente acidità. «Mi era parso che avessi detto qualcosa su un nipote in più come regalo, ma sicuramente mi sono sbagliata» 

«Oh, Godric» Robert posò il gomito sul tavolo e si coprì il viso con la mano, sconfortato dalla piaga che la conversazione stava prendendo. 

«L’idea è stata di Lyall» ripeté Ted, alzando il tono di voce. 

«Sì, ma è più grave quello che hai detto tu» Anya quasi ringhiò, risultando tremendamente simile a Martha in quei momenti in cui Remus la chiamava “Mrs Padfoot”. 

«O forse non aspettavi altro che ricordare a tutti quanto io sia egoista» replicò acido Ted. 

«Certo, non penso ad altro da quando mi sono svegliata» scosse la testa Anastasia, serrando la mascella. 

«Perchè nessuno chiede a Draco cosa ne pensi lui?» domandò allora Robert, facendo piombare il tavolo in un silenzio glaciale. 

Draco sentì le mani riempirsi di sudore, e aprì la bocca per rispondere, ma si accorse che tutti, persino quelli del tavolo accanto, stavano guardando lui. 

«Io non … non credo sia una buona idea» si trovò ad ammettere, inaspettatamente in imbarazzo. «Non … non so quasi niente di tutta la faccenda tra lei e mia madre» 

«Chiedi a noi» rispose serio Ted. «Noi sappiamo tutto»



 

Narcissa era rimasta seduta sulla poltrona di vimini, a guardare il cielo cambiare colore ed il parco riempirsi di ombre, e proprio mentre il sole stava per tramontare dietro gli alberi, iniziò a sentire uno strano freddo tra le mani e dentro le ossa, un freddo diverso per concludere una giornata vuota, apparentemente simile a moltissime altre. Stava decidendo se rientrare oppure chiamare Kora per chiederle di portarle qualcosa per coprirsi e rimanere lì a guardare il tramonto, quando vide oltre il cancello l’inconfondibile figura di Draco, che con la testa china e le mani nelle tasche del lungo cappotto nero si avvicinava a passo lento. Il cancello si aprì da solo, riconoscendo il proprietario, e lui senza alzare lo sguardo, a metà del viale che separava il cancello dalla villa, prese a camminare verso la madre e quel tavolo di pietra, mentre una seconda sedie di vimini appariva magicamente accanto a quella dove era seduta Narcissa.

Narcissa piegò gli angoli della bocca in un tentativo di sorriso, mentre Draco prendeva posto con un lento sospiro.

«Ciao» sussurrò Narcissa. «Ceni con me?» 

Draco la scrutò per qualche secondo, con uno sguardo inaspettatamente dolce, e poi annuì. Si aprì il cappotto quel tanto che bastava per prendere la scatola di metallo con i sigari, e inciso il nome di Lucius Malfoy. Con un rapido colpo di bacchetta, accese il sigaro e tornò a guardare sua madre, lasciando che lei gli leggesse negli occhi tutti i pensieri che lo stavano tormentando. 

Narcissa lo osservò per qualche secondo, trovandosi ad apprezzare che il figlio avesse Chiuso la mente: non era sicura di voler sapere cosa lo stesse tormentando. 

«Eri con Anastasia?» 

«Sì» rispose secco lui. 

«Viene anche lei a cena?» domandò Narcissa mantenendo un tono piatto e insapore. 

«No» le disse Draco. «C’è una festa di compleanno stasera in casa Black»

Narcissa fece per dire qualcosa, ma chiuse subito la bocca e distolse lo sguardo, sentendo gli occhi di Draco fissi su di lei. 

«Non mi hai mai raccontato niente di tua sorella Andromeda» riprese Draco con tono calmo. «Ne ho sentito parlare solo per sbaglio da Bellatrix» 

«Bellatrix e Andromeda non sono mai andate d’accordo» sospirò Narcissa, con lo sguardo perso tra gli alberi dietro i quali il sole si stava per nascondere. «Io … ho voluto bene ad entrambe, in modi diversi. Avrei voluto darti dei fratelli, così adesso potresti capire queste parole»

«Non l’hai mai più vista?» domandò Draco, ignorando l’ultima frase.

Narcissa scosse la testa. «Tuo padre non voleva» 

«E tu?» 

«Io cosa?» 

«Tu lo avresti voluto?» 

Narcissa voltò di nuovo lo sguardo verso il figlio, lentamente. Sentiva il cuore battere all’impazzata e le mani riempirsi di sudore freddo: non avrebbe mai pensato di poter arrivare a parlare di Meda con Draco, un Draco adulto che fumava il sigaro e la guardava pensieroso, somigliante a Lucius solo fisicamente. Quello sguardo Lucius non lo aveva mai avuto, e sicuramente, non avrebbe mai affrontato quell’argomento con quella calma e quella nuova dolcezza, che, Narcissa ne era sicura, era tutto merito della giovane Black e della sua famiglia. 

Forse aveva avuto ragione Sirius, trent’anni prima, a scegliere Martha, a scegliere di fuggire, a scegliere di non voltarsi: forse, aveva intravisto nel suo futuro l’ombra di quella dolcezza, e aveva scelto di inseguirla, per poi un giorno farla tornare a lei, in qualche modo. 

Narcissa annuì lentamente, piegando gli angoli della bocca in un timido sorriso. 

«E perchè non la vai a trovare?» 

Narcissa perse quel mezzo sorriso e si rese conto di non avere una valida risposta per quella domanda piena di insolenza ma verità. 

«Sai, Ted e Lyall, i figli di Ninfadora, mi hanno … invitato alla festa. E mi hanno raccontato tutto quello che sanno su … su te e Andromeda» 

Narcissa perse un battito davanti a quella frase. «Tutto?» 

Draco si strinse nelle spalle e buttò fuori il fumo. «La versione di Andromeda, quantomeno»

«E me la vuoi raccontare?» 

«No, voglio sapere la tua»

Nel brusio generale, solo Martha si accorse che James e William stavano litigando, e senza dare nell’occhio, abbandonò il salotto per raggiungerli all’ingresso e cercare di farli smettere di litigare, o quantomeno convincerli che quello non fosse un valido motivo per tirarsi i capelli - qualsiasi motivo fosse. E mentre Aaron trovava un nuovo pretesto per prendere in giro Sirius, Remus e Damian ascoltavano un racconto di Nicole su quel nuovo ragazzo che stava frequentando, con la voce di Lyall che, dietro di lei, ogni tanto ripeteva “corvo infame”. Harry e Ron discutevano con Hermione e Tonks su qualcosa successo quel giorno al Quartier Generale, mentre Kayla permetteva a Lily e Violet di prendere in braccio le gemelle e cullarle, purché stessero ben sedute sul divano. Anya, a braccia incrociate contro la porta della cucina, discuteva ancora con Ted e Robert per quanto accaduto quel pomeriggio a Hogsmeade, mentre cercavano di raccontare a nonna Meda quanto accaduto, cercando ognuno di far valere le proprie ragioni, mentre lei ascoltava in silenzio, con i capelli raccolti sopra la nuca e un calice di vino rosso in mano. 

Quando il campanello suonò, il più vicino alla porta era James Sirius, che Martha aveva quasi convinto a non litigare con il cugino. Immediatamente, sia James che William si fiondarono sulla maniglia, e Martha fece appena in tempo ad alzarsi da terra, per vedere in piedi dietro la porta di Villa Black un timoroso e sempre più pallido Draco Malfoy. 

La visione di quell’ospite inatteso - o forse non così tanto - costrinse una buona metà del clan Black a interrompere ciò che stava facendo per fermarsi ad osservare la scena, senza parole. 

«Buonasera» salutò Draco con timidezza. «Spero non sia troppo tardi per accettare l’invito» 

Lentamente, tutti gli sguardi si volsero allora verso Andromeda, che teneva le mani giunte sul cuore e aveva dipinto in viso un sorriso commosso. «Non sarà mai troppo tardi» disse allora guardando Draco dritto negli occhi, quasi costringendolo ad abbassare lo sguardo. 

«La ringrazio signora Tonks, a questo proposito, ho un regalo per lei» rispose allora Draco con timidezza, mentre James e Albus lo guardavano dal basso verso l’alto con aria curiosa. 

«Spero non un altro ricettario in bianco» gli sorrise Ted. 

«Oh, no, è … in realtà non so cosa sia, me lo ha dato ...» Draco si guardò attorno, scrutando in mezzo secondo le facce di tutti i presenti per imprimersele bene in mente. «Me lo ha dato mia madre»

«Morgana» soffiò Sirius, portandosi una mano sul viso e distogliendo lo sguardo, per guadagnarsi una pacca sulla spalla da Remus e uno sguardo di richiamo dalla moglie. 

Robert sorrise compiaciuto, mentre Anya guardava Draco con un sorriso dolce, somigliante a quello di nonna Meda, che ora lo guardava con le lacrime agli occhi. 

«Intanto entra, o ti prenderai un malanno» lo invitò Martha, con un filo di voce. 

«Si, entra» la seguì a ruota Meda. «E chiamami “zia Meda”, per Salazar, te lo meriti, anche solo per essere arrivato fino qui con un regalo del genere»






NdA: Allora, allora, allora. 
Non sono mai stata credente. 
Ho ricevuto un'educazione rigidamente cattolica, ma con immenso dispiacere dei miei nonni, non ho mai sentito, davanti ad un altare, quello che sentivano loro. 
Da qualche anno a questa parte, però, mi sono resa conto che anche se non credo in qualche Dio, credo in moltissime altre cose. I segni, per esempio. Le coincidenze. 
Ecco: ho scritto questo capitolo un paio di mesi fa: avevo voglia e bisogno di dare un po' di spazio a Narcissa e alla sua storia. Quando ho iniziato questo ennesimo sequel, mi sono ripromessa che ognuno dei personaggi avrebbe avuto il giusto spazio e la dovuta attenzione. Anche Narcissa la meritava. 
Dunque, dicevo, ho scritto questo capitolo ben prima che Helen McCrory, meravigliosa interprete di Narcissa, lasciasse questa terra. Però credo non sia un caso che questo capitolo dovesse venire pubblicato oggi, a un paio di settimane dalla sua scomparsa. 
Ecco, volevo dirvi solo questo. 
Vi bacio tutti, come sempre. 

fatto il misfatto,

C
   
 
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