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Autore: Brume    07/06/2021    3 recensioni
1788: molte cose sono cambiate nelle loro vite ed il clima sociale e politico francese è ormai compromesso. Oscar e Andrè vengono mandati dai reali in Normandia dove alcuni branchi di lupi continuano a fare strage di persone nei villaggi intorno a Londinières. C’è però chi sospetta che questo sia solo una scusa atta a coprire una epurazione, stragi di uomini e donne compiute da una persona troppo importante per essere punita: ai due "ragazzi" il compito di capire cosa stia succedendo. Una parentesi, un fuori programma che nulla ha a che fare con la storia e che magari cambierà le loro vite, chi lo sa.
In parte ispirato alla faccenda del Gevaudan così come narrata nel libro di Todaro (ma sono nell' idea di fondo), non ci sono altri particolari riferimenti. Per eventuali cronologie si consideri il manga. Storiella senza nè arte nè parte nel mio stile.
Eventuali fanart presenti, se non diversamente precisato, sono mie opere.
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Oscar François de Jarjayes
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno
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Martedi 14 agosto  

 

Arrivarono nel tardo pomeriggio, stanchi; pur avendo fatto un paio di soste per i cavalli, tutto quel viaggio in sella -e con la  preoccupazione costante di incrociare uno di quei lupi fissa nella testa-  lì aveva stremati. Al campo, situato poco fuori la città, li accolsero una discreta guarnigione di uomini del popolo e non, comprese vecchie conoscenze di corte;  vi era il  Visconte di Tourenne e il duca di La Marche con nipoti al seguito; un paio di persone che non conoscevano e poi...De Girodelle che, appena li vide, sollevò sguardo e chioma dalla mappa appoggiata su un tavolaccio di fortuna posandolo su Oscar. 

“Ben arrivata” le disse, richiamando l’attenzione anche dei restanti; Oscar e Andrè , nelle loro divise d’ ordinanza, fermarono i cavalli e scesero. 

“…Oscar, Bentrovata “ disse Victor  andandole incontro, salutando Andrè con un cenno del capo. Presto un manipolo di persone furono intorno a loro. 

“La faccenda deve essere importante se Vi hanno scomodato, Victor” disse lei con un sorriso di circostanza mentre lasciava le redini del cavallo ad Andrè, incurante degli altri. 

“ …in realtà sono qui per questioni famigliari “ rispose il comandante delle Guardie Reali “ ...La famiglia di mia madre ha alcuni possedimenti nei dintorni e tra gli uomini qui presenti vi è mio zio….mi fermerò giusto un paio di giorni per capire cosa stia succedendo e poi farò ritorno a Parigi…”.  

La donna annuì e fece un cenno del capo al parente del suo ex sottoposto. 

“Voi come state? Come vi trovate tra le guardie francesi? Non abbiamo più avuto modo di parlarci, è passato parecchio tem-” provò a dire. 

“ Tutto a posto, Victorl. Ora abbiate la compiacenza di spiegarmi tutto" rispose lei risoluta, tagliando corto. Andrè rise sotto i baffi e si avviò poco lontano per sistemare i cavalli. Quella gente gli procurava l’ orticaria. 

“…alcuni studiosi hanno identificato un paio di lupi particolarmente grossi. Les professeurs sono concordi sul fatto che potrebbero essere questi lupi a causare i vari disastri….” disse l’ uomo, invitando Oscar a sedersi poco lontano sotto una sorta di tendone dove avrebbero potuto sorbire qualcosa di fresco. 

“…tutto qui?” chiese Oscar mentre si accomodarono; De Girodelle le riservò uno sguardo piuttosto curioso. Aspettò che nei dintorni non ci fosse nessuno e parlò. 

“...A dire la verità sospettiamo anche ci siano alcuni facinorosi che vogliano fare pulizia...” disse a bassa voce, spostando un ciuffo di capelli dietro l’ orecchio 

“Poveri contro altri poveri? “chiese Oscar sorpresa, facendo intendere al conte che non credeva ad una sola parola, bevendo un  sorso di acqua fresca.  

Iniziava a fare molto caldo. 

“Sembrerebbe di si” rispose Victor. 

Oscar slacciò alcuni bottoni della divisa leggera, le mancò l’ aria. Il suo ex sottoposto la guardò curiosa, distogliendo gli occhi dal collo candido quando vide arrivare Andrè. 

“...Continuo a non capire il motivo della mai presenza ma gli ordini non si discutono quindi...mettiamoci al lavoro” rispose lei mentre Andrè le si avvicinava, informandola che i cavalli erano sistemati e che gli avrebbe dato una strigliata al fiume prima di sera. 

“Se volete andare a rinfrescarvi, vi è stata riservata una stanza alla locanda poco distante. E’ una delle poche di un certo livello” disse De Girodelle . Andrè, spostatosi ai lati della tenda, giocherellava con alcuni sassi che spostava qua e la con la punta dello stivale “ ...il vostro attendente troverà alloggio qui all’ accampamento e vi raggiungerà la mattina o su richiesta”. 

Oscar guardò Andrè ed insieme fissarono il conte di Girodelle, poi si alzarono. 

“ Vi accompagno” rispose infine il damerino, muovendosi verso il sentiero che collegava la radura ad una delle porte di entrata del centro cittadino. 

Andrè rimase così solo.  

Senza ordini, iniziò a girovagare per il campetto, tornò dai cavalli, li portò al fiumicciatolo li  vicino e, rimasto in coulottes, iniziò a lavarli; faceva molto caldo e fu un sollievo immergere i piedi nell’ acqua fresca. Era decisamente una bella giornata, almeno dal punto di vista meteorologico. Di gran lena iniziò a pulire il manto dei cavalli e ben presto si ritrovò completamente bagnato. 

“...Grandier, sei decisamente un buon partito, visto da qui”. 

Una voce dietro le spalle.  

Inconfondibile. 

“Che ci fai qui, Alain?” chiese Andrè, sorpreso. Lasciò il panno che aveva in mano e accompagnò il cavallo fuori dal letto del fiume, legandolo ad alcuni rami, accanto al posto in cui era seduto Alain. 

“...Non ne ho la minima idea. Qualche ora dopo la vostra partenza è arrivato l’ ordine di accompagnare non so quale nobilastro...ed io ho obbedito. Nemmeno so il nome, tanto sono interessato... non ci capisco nulla ma e non  voglio neppure sapere nulla, mi interessa portare solo la paga a casa” rispose.  Andrè andò a sedersi li accanto, salutando Alain con una pacca sulla spalla. 

“Io sono nella tua stessa posizione: Oscar mi ha detto che saremmo partiti nel giro di  due ore, la regina in persona le ha chiesto questo favore...ed eccomi qui” disse; poi quest’ ultimo prese un filo d’ erba e lo pose tra le labbra, lasciando che gli occhi vagassero sul fiume. 

Alain lo osservò. 

“Tutto bene, Grandier?” chiese. 

“Si, Alain. Stavo solo pensando a tutta questa storia, così strana...sembra che di questi tempi tutto stia andando storto”.   
L’ amico se ne uscì con una grassa risata.
 

“Ultimamente? E’ da un anno che siamo sull’ orlo di una ribellione e se va avanti così la Francia non durerà un anno... chi ci comanda ha tirato troppo la corda e la gente si è stancata” disse, giocherellando con la corolla di un fiore li accanto. 

“Il nostro comandante come sta? Se fossi in lei prenderei baracca e burattini e scapperei. Non si mette bene per i nobili....” 

Andrè si voltò di scatto, pallido.   

Non era scosso dalle parole di Alain; anche lui sapeva benissimo che le cose non potevano che peggiorare...ma il pensiero che potesse accadere qualcosa a lei, alla sua Oscar, lo dilaniava.
Gli mancò il fiato quindi si alzò per non far notare ad Alain la sua reazione. 
 

Troppo tardi: Alain aveva già capito da tempo ciò che stava accadendo. 

“Vieni” disse allora quest’ ultimo, alzandosi a sua volta “ al momento siamo liberi, qui accanto c’è una  bettola...vieni, andiamo a farci un bicchiere. Tanto qui ci vorrà un paio d’ore prima che si riuniscano”.  

Andrè si allontanò, recuperò la divisa e sistemò i cavalli; il campo adesso era immerso nel silenzio. Controllarono eventuali impegni e turni di guardia; il Marchese Du Plessis,             l’ unico tra i nobili presenti in quel momento, confermò loro un permesso di due ore quindi si avviarono; arrivati alla locanda, intravidero alcune vecchie conoscenze. 

“Sapevi che erano qui?” chiese Andrè ad Alain, vedendo Bernard seduto in un angolo della sala, quasi a volersi nascondere; l’ amico negò.  

 

Non lontano, Oscar si stava rilassando nella stanza che le era stata data; immersa nella tinozza, ripensò alle parole di Girodelle, Non è possibile , davvero...se le parole di Girodelle fossero reali, se davvero si trattasse di una faccenda più grande di noi? Se davvero gli attacchi di questi lupi fossero una scusa, se... 

Oscar, quando siete pronta vi aspettiamo al piano di sotto. Mi troverete con i Professori Vignard e Thomas, faremo il punto della situazione”. La voce di Girodelle arrivo dalla parte opposta della porta facendola sobbalzare. 

“Va bene” rispose lei, pensando che in quel momento avrebbe preferito avere accanto Andrè invece di trovarsi in quella storia surreale. Dopo una decina di minuti si alzò e li raggiunse. 

 

 Andrè, seduto accanto a Bernard con lo sguardo perso e sorpreso, pensò la stessa cosa: era una storia davvero surreale.  A richiamarlo all’ ordine fu Bernard. 

“...capisci, ora? “ disse. 

Andrè annuì. Pur avendo la testa altrove le sue orecchie avevano colto ogni sfumature delle parole dell’ amico.  

“Ci aiuterai?”  

“...farò quello che mi è possibile, ma si, vi aiuterò. Cercherò di raccogliere quante più informazioni...ma non mettete nei guai Oscar” ribadì. Detto ciò, si alzò , salutò i presenti e se ne andò. Appena uscito dalla porta , nemmeno a farlo apposta, la incontrò...anzi, quasi ci andò a sbattere. 

 

“Andrè, ti stavo cercando” gli disse lei.  

“Cosa c’è, ti serve qualcosa? Cosa dobbiamo fare?” chiese Andrè con il sorriso sull labbra. Lei lo fissò. 

“Questa storia non mi piace. Ho appena finito di parlare con il conte ed altre conoscenze.... c’è troppo mistero. Ascolta... stai sempre vicino a me. Ora andiamo, ci aspettano al campo: parte la caccia.” 

Andrè rimase con gli occhi fissi in quelli della donna, sempre più tristi. 

“..a caccia...alla bestia o all’ uomo?” chiese, poi, quasi sottovoce. 

Oscar si guardò intorno.  

Poi, con uno slancio che stupì anche lei, prese la mano di Andrè. 

“Ad entrambi” rispose portando il palmo di quella mano al suo viso, quasi avesse bisogno di una forza che solo essa potesse darle.  

“Oscar....ti prego....” mormorò lui tenendo a freno il desiderio di baciarla; lei allentò la presa, lasciò la mano. 

“...dimmi che non sono come loro, Andrè” le chiese poi Oscar, spiazzandolo; una ultima occhiata e corse via. Piangeva.

Attimi.

Attimi di vita, di pensieri, di parole non dette rinchiuse nel cuore bussavano sempre  più forti.

Come sarebbe andata a finire?

Andrè corse, corse fino a riprendere quella mano; poi con un rapido gesto la tirò verso di se e si nascosero in una vietta li a fianco, appoggiati al muro. 
Viso contro viso, questa volta Oscar non scappò, non  spalancò gli occhi tremante e spaventata, ma  cedette al suo cuore, alla sua confusione, al suo destino aggrappandosi alle labbra di Andrè come se da queste dipendesse la propria vita.

   
 
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