Anime & Manga > City Hunter/Angel Heart
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Autore: Brume    20/07/2021    2 recensioni
Tokyo, anni '90. Sayuri e Kaori vivono insieme a Tokyo, dopo che la maggiore è rientrata dall' America un paio di anni prima. Lavorano insieme come freelance, un lavoro che Kaori adora perchè può viaggiare , vedere posti nuovi e vivere senza vincoli; sono piuttosto richieste e gli affari già fiorenti sembrano avere una svolta quando una donna chiede loro uno scoop: rintracciare City Hunter, uno sweeper che nessuno ha mai visto o incontrato e che sembra più una leggenda urbana che un uomo in carne ed ossa....
Storiella leggera senza pretese e di pochi capitoli, molto Au, molto What If, uscita dalla mia mente lunedì scorso e tutt' ora in fase di scrittura =)
Genere: Azione, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altro Personaggio, Kaori Makimura, Ryo Saeba
Note: AU, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: City Hunter
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CAP.2 - Luci e ombre

 

L’ appartamento delle sorelle Makimura- Tachiki era sito al penultimo piano di una palazzina abitata da gente dalle più disparate estrazioni sociali: una coppia di anziani originari di Okinawa che ormai avevano eletto Shinjuku a residenza abituale per via del figlio, trasferitosi li un decennio prima; vi erano un paio di famiglie, piuttosto giovani ed infine vi erano un gruppo di studenti , stranieri, anch’essi ospiti fissi di quel quartiere così particolare. Infine, vi erano loro.

Il loro….nido era piuttosto grande, per due: un grande spazio aperto e sviluppato su un piano dove vi era un grande salone, la cucina, due camere con annesso bagno, una biblioteca ed un paio di altre stanze. Era costato un occhio, ad Hideyuki,  contando soprattutto che non se lo era potuto godere più di tanto… per questo Kaori, sua sorella adottiva, aveva deciso di tenerlo e di viverci con Sayuri, la sorella biologica.

Quello spazio ordinato e pulito maniacalmente era il loro mondo, il suo mondo: li , Kaori, si sentiva protetta, come se Hide fosse ancora in vita.

 

Erano le 18 quando Kaori, che si trovava ancora nel suo studio, alzò lo sguardo dalle varie carte disseminate sul tavolo;Sayuri era uscita poco prima insieme al fidanzato, Takashi, e non sarebbe rientrata prima del giorno seguente.

“Ah, che fame!” disse a voce alta e alzandosi “ quasi quasi me ne esco, mi prendo un take away e poi vado al parco” 

Non era strano per lei parlare da sola, lo faceva sempre, quasi senza pensarci (un vizio per il quale anche lei stessa di prendeva in giro) quindi, la sorpresa fu davvero molta quando una voce maschile, alle sue spalle, rispose.

“Potremo andarci insieme, se vuoi” disse lo sconosciuto.

Kaori, spaventata, si avvicinò al cassetto prendendo la colt 357 magnum  Lawman , eredità del fratello, puntandola subito in direzione della voce.

“...posa quel ferro, Kaori. Non voglio farti del male. Voglio solo parlare con te” rispose quella persona. Kaori si mosse nella direzione da cui provenivano quelle parole: la finestra; scostò la tenda e vi trovò, seduto, un uomo.Jeans scuri, una t shirt grigia -come i suoi occhi-  dalle maniche arrotolate contenevano a stento il fisico dell’ uomo dai capelli corvini, seduto giusto giusto sul parapetto.

“Chi sei? Cosa vuoi?” chiese lei, tenendo ben salda l’ arma, fissandolo.   La sua sicurezza celava in verità il terrore puro.

 “ Mi hai seguita? Fammi indovinare….”

“...Sei una reporter e dovresti già avere le tue rispose” disse con un sorriso sghembo “….ma non preoccuparti, ti ripeto...non voglio farti del male. Posa quella pistola” disse ancora, alzandosi, allungando la mano e bloccando il cane all’ arma.

“Lasciami” disse lei cercando di divincolarsi da quella presa, fissando negli occhi lo sconosciuto che, dopo una frazione di secondo, mollò la presa.

“Scusami l’ irruzione...so che mi stai cercando così...ho ben pensato di evitarti il lavoro. Con le tue sole forze non mi avresti mai trovato” disse.

 

Kaori indietreggiò.

Che storia era mai, questa?

Nella sua vita ne aveva incontrate di persone strane, soprattutto da quando aveva raccolto una certa notorietà grazie al lavoro con la sorella; ma nessuno,nessuno mai si era mai inoltrato fino in casa. 

L’ uomo rimase in piedi, a fissarla.

Aveva un'espressione seria, ma non cattiva; se ne stava fermo, le mani in tasca, guardandosi intorno.

Cosa doveva fare? Avrebbe potuto chiamare la polizia o mettersi ad urlare o, ancora, uscire dalla porta e scappare...ma quella persona che senza problemi era praticamente entrata in casa sua non ci avrebbe messo molto a raggiungerla.

 Decise quindi di non fare nulla.

 Posò la pistola sulla scrivania e tornò a sedersi.

“...dimmi, dunque. Per quale motivo ti starei cercando?” disse con la voce tremante, indossando la sua maschera più spavalda.

L’uomo sorrise.

“Ti chiami Kaori Makimura e recentemente sei stata contattata, insieme a tua sorella, da una certa persona per indagare su di me...o meglio, sulla mia esistenza. Corretto?” domandò.

Kaori non rispose, limitandosi a guardarlo.

“..quella persona, una donna, mi da la caccia da anni...ed io, da anni, la tengo d’occhio. Proprio come sto facendo con te” rispose.

Il terrore puro si impossessò di Kaori, che impallidì e serrò le mani intorno ai braccioli della sedia.

“..c-chi s-sei? P-Perchè m-mi stai dicendo questo?” chiese. 

La sua maschera era ormai crollata, le lacrime si stavano affacciando sul vido.

“Non piangere, Sugar” disse l’ uomo avvicinandosi a lei e raccogliendo le lacrime in una carezza “ non ti voglio fare nulla…ti spiegherò tutto a tempo debito, ora sono passato solo per dirti di stare lontano da quell’ ambiente e da quella donna….” 

Kaori , ormai incapace di muoversi, non aprì nemmeno bocca.

 Quel tale l’ aveva chiamata Sugar , e vi era solo una persona che potesse conoscere quel nomignolo.

“...tu sei...sei Ryo?” gli domandò sgranando gli occhi, sperando che   

l’ uomo non reagisse in maniera inconsulta. 

Lui sorrise.

“Mi farò sentire presto” disse solo, prima di tornare verso quella finestra e sparire oltre le tende. Girò sui tacchi ed in men che non si dica Kaori si ritrovò sola, incredula, sotto shock.



 

Quando la sorella rientrò, il giorno seguente, la trovò ancora a letto, rintronata dal sonnifero che aveva preso la sera prima e con occhiaie profonde a segnarle il volto.

“Ti porto subito dal medico, secondo me ti stai ammalando” le disse non appena la vide.

“No, Sayuri, non è nulla. Non sono stata molto bene ma ora ti assicuro che è tutto ok” rispose, pronta, mettendosi a sedere sul letto. La sorella la squadrò da cima a fondo.

“Sei pallida, Kaori. Hai due occhiaie profonde….se proprio non vuoi farti visitare, promettimi almeno che te ne starai tranquilla. Forse...stai..stiamo lavorando troppo” rispose.

Kaori annuì.

“...io vado a farmi una doccia, poi preparo qualcosa per pranzo...una insalata va bene ?” domandò, prendendo un elastico dal polso e legando i capelli in una coda.

“Si, grazie, Sayuri” rispose Kaori, osservando la sorella uscire dalla porta.

 

Non devo dirle nulla, non posso dirle nulla...devo sbrigarmela da sola e capire...capire qualcosa di più di questa storia…pensò, mentre i brividi le percorrevano la schiena al solo ricordo dell’ uomo. 

 

Era davvero Ryo, quel Ryo? O quella persona la stava bellamente prendendo per i fondelli, raggirandola? Perchè era arrivato a lei, come aveva fatto ad arrivare a lei senza problemi? Perchè l'aveva messa in guardia?

Un gran mal di testa cominciò a martellare la sua testa  procurandole fastidiosi dolori agli occhi. Si alzò, quindi, per recuperare delle pastiglie dall'armadietto che teneva in bagno e solo allora notò un foglio, per terra, che raccolse quasi automaticamente ed aprì.

Si trattava di un articolo di giornale che parlava della donna che solo il giorno prima le aveva contattate; era datato 5 giugno 1983 e parlava di questa persona come una dei killer che avevano ucciso un poliziotto... Hideyuki Makimura.

Kaori lasciò cadere il foglio. Lo stomaco si mosse, si rimescolò provocandole una forte nausea... fece appena in tempo ad andare in bagno dove vomitò anche l’ anima, ed infine si lasciò cadere, esausta, sul pavimento di marmo bianco.

E’ un incubo, non è possibile disse fra sè mentre le lacrime iniziarono a solcare il suo viso ...tutto questo...non è possibile. Ma in che faccenda mi sono cacciata? continuò a ripetersi, dondolando come fosse in trance.   

A riportarla alla realtà fu la voce di Sayuri: a quel punto, Kaori, cercò di alzarsi e disse alla sorella che l’ avrebbe raggiunta nel giro di un quarto d'ora, il tempo di farsi una doccia.

 

Da quel giorno, il tempo passò senza che quasi se ne accorgesse: una settimana volò, letteralmente... settimana nella quale non ricevette più visite e continuò a ripensare all'accaduto. A Sayuri decise di non dire nulla nonostante le costasse parecchio; continuò in ogni caso le sue ricerche, senza però arrivare da nessuna parte. Provò anche ad andare a fondo a quell’ articolo ma tutto...tutto sembrava coperto da una coltre di fumo. 

Pensò molto anche a quell’ uomo: ma anche li, nessuno risposta sembrò essere quella giusta.

Lei si ricordava di un Ryo, amico e compagno di lavoro del fratello; lo aveva visto poche volte e ne era rimasta colpita. L’uomo che si era presentato a lei gli assomigliava a ben vedere ma no, non poteva essere lui. Se era vero che quella persona era City Hunter, cosa c'entrava con Ryo, che la giustizia l’aveva sempre servita dalla parte giusta?

 

Era stanca.

Stanca di pensare, di non trovare risposte.

Decise di andare alla polizia, dunque, e togliersi lo sfizio una volta per tutte...

 

“...quest’ uomo si è presentato in questo modo, Dottoressa Nogami… è entrato dalla mia finestra e mi ha fatto intendere prima di essere il famoso City Hunter e poi...un veccho amico...io vorrei capirci qualcosa” disse Kaori con fare pratico mentre la donna la fissava, seduta oltre la scrivania.

“...non posso dirle molto, ma le chiedo solo di avvisarci prima, la prossima volta” rispose l’ ispettore “ in modo che possiamo prenderlo in fragrante. City Hunter esiste, esiste eccome, e da tempo gli diamo la caccia quindi...l’ unico modo per capire se sia o meno lui è questo!….ora, se vuole scusarmi, ho una riunione importante...” rispose.

Kaori annuì. 

Recuperata la borsetta, salutò il funzionario ed uscì dalla porta: aveva fatto il suo dovere e cercato notizie sicure,si sentiva sollevata. 

Forse avrebbe chiarito la faccenda...o almeno così sperava.

 

Visto che si delineava un pomeriggio particolarmente afoso, decise di andare al parco, prima di rientrare a casa. Avvisò Sayuri che sarebbe rientrata tardi e, uscita dalla centrale, prese un taxi per tornare verso casa.

Il parco distava forse cinquecento metri dalla sua abitazione e come al solito era affollatto da diversi tipi di persone: donne a passeggio con il fidanzato, mamme e bimbi, ragazzini in divisa scolastica. Li osservò, quasi contenta di quella normalità e, acquistata una lattina di caffè freddo si avviò verso una panchina ombreggiata.

Mi sembra di vivere in un film pensò ridacchiando tra sè, aprendo la lattina e prendendo un sorso del liquido scuro spero solo che ci sia il lieto fine pensò, poi. Chissà che quella donna, quella poliziotta, non potesse davvero aiutarla….

 

“Posso?”

La voce che sentì le gelò il sangue. Lui. 

“Ancora tu???...Non vedo perchè me lo chiedi, visto che ti sei già seduto” rispose lei osservandolo.

Lui sorrise.

Era bello, dannatamente bello. 

“...Ti avevo detto di portare pazienza, che ti avrei spiegato tutto” disse con voce dolce la persona “ ma tu...fai sempre di testa tua”.

“Si, sono stata alla polizia, e allora? Non so chi tu sia, ti sei spacciato per un amico di mio fratello...mi hai messo in guardia e lasciato un articolo che parlava della morte di Hideyuki...che devo fare, che devo pensare?” rispose, perdendo il controllo, levandosi in piedi, paonazza.

“Hai ragione Kaori, ho sbagliato tutto. Forse...forse dovevo fare diversamente” rispose l’ uomo chinando il capo.

“...direi! Sei arrivato in casa mia come un ladro, fai tanto il misterioso...dimmi chi sei..chi sei DAVVERO!” urlò ancora, richiamando l'attenzione dei passanti.

L’ uomo si alzò in piedi e si avvicinò. 

Kaori. timorosa di una reazione, fece alcuni passi indietro,  inciampando in una radice...ma non toccò mai terra, perchè le braccia dello sweeper la sostennero.

 

Per la prima volta, i due rimasero in silenzio. I loro occhi si incontrarono, fermando il tempo, le voci, i suoni.

“Vieni con me, ti spiegherò tutto….e comunque sono io..sono Ryo” disse aiutandola e prendendola per mano, iniziando poi a camminare verso l'uscita del parco senza che lei dicesse più nulla.

 
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