Anime & Manga > Lady Oscar
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Autore: Brume    26/07/2021    4 recensioni
Ho preso in prestito i nostri personaggi per raccontare una storia privata, accaduta quasi ottant’ anni fa.
Una storia in cui a due giovani viene vietato, a causa della differenza di ceto, di vivere serenamente il loro amore che nel frattempo ha dato un frutto: un bambino biondo, dagli occhi verdi. Mio padre. Provo a scrivere questa storia da almeno vent’anni e ci riesco solo ora, scomodando i personaggi di un manga e di un anime che ormai fanno parte delle nostre vite e Vi chiedo perdono , sinceramente, per aver tirato in causa e maltrattato i nostri beniamini. Non è una storia “ acchiappa- recensioni”, è una cosa mia, vedetela come un esperimento terapeutico che sento di condividere, che voglio condividere; si tratta comunque pur sempre di un testo che vorrei far evolvere e diventare qualcosa di più quindi, qualsiasi punto di vista, sarà comunque ben gradito.
Questa storia è scritta per te, Vittoria Martina Barbara Bonetti. E’ solo un tentativo, ma fatto con il cuore.
B.
STORIA SOSPESA PER MOTIVI TECNICI
Genere: Angst, Drammatico, Hurt/Comfort | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Generale Jarjayes, Marron Glacé, Oscar François de Jarjayes
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: nessuno
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14 luglio 1789

L’ acqua del ruscello era fresca e se, all'inizio, le aveva dato sollievo ora, dopo due ore con i piedi a mollo, le dava quasi fastidio; anche se era la metà di luglio e le giornate sapevano essere molto calde, la donna     - piegata in avanti  per lavare alcuni panni-  venne scossa da un brivido.                                                                                                                  Preoccupata di prendersi un malanno ma soprattutto  per  quella pancia prominente che era giunta a termine da qualche giorno, si affrettò a finire ciò che aveva iniziato e poi, lentamente, si rimise in posizione eretta, alzando infine le braccia per sistemarsi i lunghi capelli. Poi, piano, si chinò e  prese la cesta di vimini dentro la quale vi erano alcuni panni e la poggiò sul fianco che la  gravidanza aveva reso morbido, iniziando a camminare.                                                                                                                   Stanca, sudata, sentì che il suo tempo era ormai finito: da qualche giorno erano iniziate piccole contrazioni ed altri fastidi quindi,  senza perdere ulteriore tempo, strinse i denti e si affrettò a rientrare.

 

Alla vecchia che divideva la stessa casa e lo stesso destino apparve subito chiaro ciò che stava accadendo.Aveva notato  le smorfie di dolore sul viso della sua pupilla, sapeva che le contrazioni della ragazza proseguivano ormai da qualche tempo e si facevano sempre più vicine ed intense.          Era quasi  ora.                                                                                       Silenziosamente, si mosse per la casa preparando tutto ciò che potesse servirle, oltre alla pazienza: dell’ acqua fresca, dei panni, una bacinella. Le acque non si erano ancora rotte: all’ acqua calda ci avrebbe pensato allora.

La giovane, nel frattempo, aveva posato la cesta e attraversato il piccolo ambiente che fungeva da cucina e sala da pranzo raggiungendo la stanza che divideva con la sua ormai ex nutrice; si era seduta sul letto,  si era spogliata restando solo con una grande camiciola che lasciava scoperte le ginocchia e,  quando la vecchia entrò nella sua stanza, la era intenta nelle sue abluzioni. Le due donne si guardarono ed Oscar fu sul punto di dire qualcosa quando l'ennesima contrazione la prese; Nanny si avvicinò ulteriormente e la costrinse a stendersi.

“Risposatevi, ora...” disse Nanny vedendola impallidire “... tenetevi care le forze. Sarà il vostro corpo a dirvi cosa fare e quando farlo”.                  Oscar annuì ed obbedì. Si fidava delle parole della vecchia, ma aveva comunque timore; lei, al contrario delle sorelle, non aveva mai assistito ad un parto e tantomeno considerato l'argomento....

Nanny la fissò.

“So cosa stai pensando, ragazza mia...ed io non ti nasconderò nulla. Farà male, un male talmente forte che vorrai quasi aprirti il ventre con le tue stesse mani.Per una donna alla prima gravidanza potrebbe servire anche una giornata per partorire, quindi dovrai essere forte. Ti assicuro che sarai ricompensata per tutto...ed io starò qui con te, ti aiuterò “  disse, senza girarci intorno, prendendo un fazzoletto dalla tasca del grembiule ed asciugando il sudore dalla fronte di Oscar, che annuì, ancora.                                                Era preparata da sempre al dolore, non lo temeva affatto...                         Ma qui non si trattava solo della sua vita.                                                                 Aveva paura  potesse succedere qualcosa alla creatura che portava in grembo, frutto dell’ amore tormentato e tardivo che lei e Andrè avevano scoperto qualche tempo prima.

“Vorrei tanto lui fosse qui. Lui e mia madre...” disse,  mentre cercava una posizione comoda per i suoi lombi. Il sudore le imperlava ancora la fronte.

“Anche io, mia cara, anche io” rispose la nonna con voce roca, quasi rotta dalle lacrime.

Una contrazione, forte, la prese ancora.                                                            Nanny le si fece ancora più vicina: prese un piccolo sgabello, si avvicinò al letto e le prese la mano stringendola forte.

“Ce la faremo” disse aggiustandosi con la mano libera la cuffia che copriva i capelli talmente bianchi da sembrare trasparenti; poi iniziò a pregare, sottovoce, consumando voce e fiato e stringendo fino a far male le mani che nel mentre aveva giunte ed appoggiate al petto.                             Nel frattempo,un vento forte cominciò a scuotere quella casupola, mentre il cielo si scuriva all’ improvviso e il gli animi vennero scossi da un tuono che pareva lo scoppio di una polveriera; il temporale o meglio la tempesta si stava avvicinando sempre più.  Meno di due ore dopo, sotto una pioggia battente, Oscar iniziò il suo travaglio e mentre, dolorante, cercava pace talvolta camminando talvolta rimanendo stesa, i ricordi tornarono a farle compagnia, tornando a quella sera. 

 

Qualche tempo  prima. Parigi, 8 ottobre  1788

Non era la prima volta che Oscar e Andrè, approfittando di quanto stava accadendo, prendevano una pausa dagli impegni sempre più intensi a cui era sottoposta la Guardia Francese di quei tempi sempre più angusti. “Oscar, se sei pronta? La carrozza è arrivata….” disse Andrè scostando la tenda e guardando fuori dalla piccola finestra.                                                    

Lei, seduta davanti alla scrivania, sollevò lo sguardo dai dispacci che stava firmando ed annuì; non si era accorta che il tramonto colorava di rosso i tetti della caserma.

“...arrivo subito, Andrè. Se vuoi incamminarti, ti raggiungerò in un istante” rispose aggiungendo al tutto uno dei suoi magnifici sorrisi.

Andrè si avvicinò  alla donna  posando le proprie  mani sulle spalle e scostando i capelli per baciarle il collo. Quando le labbra dell’ uomo raggiunsero la sua pelle, Oscar rabbrividì.

“Va bene, allora vado” rispose lui “... ti aspetto” disse. I suoi occhi guardarono la donna come fosse una divinità scesa sulla terra.

Lei sorrise. 

                                                                                                                                    Lasciò che Andrè uscisse dalla porta poi , firmata l’ ultima scartoffia, si alzò dalla sedia e fece alcuni passi verso la parete alla quale aveva appeso la giacca della divisa; la infilò, si assicurò che tutto fosse a posto ed uscì, raggiungendolo.  

“Eccomi” disse mentre il valletto chiudeva la porticina alle sue spalle. Andrè si era accomodato e osservava la piazza d’ armi dal piccolo finestrino. Le prese la mano e la baciò.

“Tra un pò di tempo queste nostre fughe saranno solo un sogno” disse, quasi sovrappensiero. Da molti giorni era preoccupato; aveva saputo, da Alain ed altri amici, che la situazione a Parigi era tutt’ altro che in crisi ma peggio, molto peggio.                                                                                            Ed aveva paura.   
“Lo credo anche io” rispose, Oscar, appoggiando la testa alla spalliera della seduta, tenendo stretta la mano dell’ amato.                                             

Era stanca e preoccupata, anche se non lo dava a vedere. 

I due trascorsero il viaggio così, tra pensieri che prendevano corpo, sguardi e corpi che nemmeno tanto velatamente si reclamavano; da quando, qualche tempo prima, avevano fatto cadere qualsiasi  indugio lasciando i loro sentimenti liberi, ogni momento era buono per stare insieme e scambiarsi lunghi baci, carezze, o per fare l’ amore, cercando di non farsi scoprire...Non vedevano quindi l’ ora di rientrare e prendere del tempo per loro... Magari sedersi sul terrazzo osservando le luci di Versailles finchè su  Palazzo Jarjayes non fosse calata la notte ed il silenzio.                                                                                                                                                                                                                                                  Persi nei loro pensieri, non si accorsero che la carrozza si era fermata, il tempo pareva essere volato.

 Andrè,  seduto accanto ad Oscar, le teneva la mano. Quando realizzò che erano giunti a destinazione si alzò in piedi e scese per primo, attendendo che lei facesse lo stesso; quindi, dopo essersi rubati un bacio dietro la carrozza, si divisero prendendo ognuno la propria strada senza accorgersi che, accanto ad una pianta, una giovane servetta li stava osservando ed ora correva via, sollevando le vesti per essere più veloce.

Si trovano più tardi, nella grande sala dove veniva servita la cena;  la serata a Palazzo passò tranquilla, con il Generale e la moglie impegnati a discutere degli ultimi avvenimenti piuttosto che del nuovo precettore della nipote  e Nanny che riprendeva Andrè per qualsiasi cosa,                       tra l’ ilarità dei presenti, Oscar compresa. Una serata piacevole che loro speravano avesse una conclusione ancora migliore.

“Andrè, più tardi vieni nella mia stanza” disse Oscar senza problemi, finendo il suo dessert. Non era inusuale per lei una tale richiesta, visto che lui aveva accesso ai suoi appartamenti da sempre; infatti, nessuno ci fece caso.  Andrè rispose con un cenno del capo e spinse via il carrello sul quale aveva appena posato alcune stoviglie, dirigendosi verso le cucine.

“...E non dimenticarti di portarmi una  cioccolata, per favore! ” sentì dire dalla voce profonda di  Oscar, ormai giunto a destinazione.

Sorrise. 

Tutto procedeva secondo piani ed aspettative; finì di sistemare le stoviglie nella tinozza dove Ameliè le avrebbe lavate e si sedette dunque accanto al focolare mangiando con gran gusto ciò che la nonna le aveva tenuto da parte.

 Nemmeno cinque minuti più tardi sentì la nonna rientrare.

“Andrè” disse la donna senza preamboli  “non trattenerti troppo nelle stanze di Oscar. Non voglio che nè i padroni nè gli altri possano pensare male”. 

Lui posò la forchetta ed il piatto sul tavolo, si asciugò le labbra bevendo una sorsata di vino dal bicchiere che aveva precedentemente riempito e si voltò verso la congiunta.

“Perchè mai queste raccomandazioni?” chiese sorridente “ ...io faccio sempre così. Se poi mi trattengo è perchè me lo chiede Oscar ed, in ogni caso, non facciamo niente di male!!”

La nonna lo fissò.

“E ci mancherebbe anche questo” rispose Nanny con uno sguardo truce. Lui scoppiò a ridere e poi si alzò, rassicurandola; infine, dopo un ulteriore scambio di battute, iniziò a preparare la cioccolata mentre la nonna  pensierosa, osservava il nipote sperando non si mettesse nei guai. Era vecchia, ma non stupida: sapeva benissimo come stavano le cose tra i due, conosceva l’ amore che il nipote provava per la sua adorata Oscar. 

Ed aveva un brutto presentimento. 

Nanny si prese il volto tra le mani.

“Nonna, che hai, non ti senti bene?” chiese Andrè spaventato,  mentre versava il liquido scuro in una preziosa porcellana e allestiva il vassoio. La donna lo fissò e subito lo rassicurò.

“Sono solo stanca” rispose ricomponendosi “ora vai, e bada a ciò che ti ho detto”.  Andrè uscì dunque dalla porta.                                                        Facendo attenzione al vassoio, salì le scale e prese il corridoio alla sua destra dove, oltre la seconda porta alla sua sinistra, erano collocati i piccoli appartamenti della donna. Si annunciò con tre piccoli colpi, leggeri; Oscar venne ad aprirgli e lui ebbe appena il tempo di chiudere la porta e posare il vassoio in bilico sul palmo della mano prima che lei gli stampasse un bacio sulle labbra.

“Finalmente, Andrè” disse lei  arrossendo “finalmente sei arrivato...”

“Si, Oscar, sono qui...da ore aspetto questo momento...Ma dobbiamo stare attenti…” rispose lui sorridendo, le labbra ancora a pochi centimetri da quelle di lei “Nanny sospetta qualcosa….”

Lei lo ascoltò e per un momento parve rabbuiarsi.

“...Andrè, stai tranquillo. Non succederà nulla” rispose Oscar cercando di rassicurarlo.Lui le diede un altro bacio.

“Hai ragione, mi sono lasciato prendere...” le disse poi , allontanandosi per tornare  verso il tavolo sul quale vi era appoggiato il vassoio.              Prese la brocca, ne versò due tazze tornò da lei, rimasta ad aspettarlo.

“Grazie” disse, prendendo la sua tazza, annusando il profumo della cioccolata.

“Andiamo sul terrazzo?” domandò Andrè. Oscar annuì ed i due si avviarono, raggiungendo il piccolo tavolinetto esterno.

“Non scapperai via nel cuore della notte anche stavolta, vero?” chiese d’ un tratto Oscar, cambiando radicalmente argomento.                                   Andrè finì di bere la sua cioccolata. Attese che anche Oscar facesse lo stesso ed infine prese le tazze poggiandole sulla balaustra poi, guardandosi intorno, si spostò in un angolo dove nessuno poteva vederli e la baciò.

“Mi piacerebbe, Oscar. Ma sai benissimo cosa mi aspetterebbe se qualcuno dovesse scoprirmi qui” rispose.  I suoi bellissimi occhi verdi vennero per un attimo nascosti dalle palpebre.


“Che c’è?” chiese Oscar, stretta a lui.

“Lo sai: non potremo mai essere completamente liberi” rispose lAndrè. Lei allora si allonanò di qualche metro, dandogli la schiena e chinando il capo.

“Io sono pronta a rinunciare a tutto, per te, se mi vorrai. Anche a lasciare la mia famiglia...ma ci vorrà un pò di tempo” disse.

 Andrè la raggiunse ed incurante di occhi indiscreti la strinse forte a sè, poggiando il mento nell'incavo del collo, profumato di rose, iniziando a baciarla.                                                                                                                Non vi furono più molte parole: ben presto la passione si impossessò di loro.                                                                                                                        Erano ancora giovani, avevano sacrificato parte della loro vita e vissuto sempre dentro i ranghi...perchè non potevano essere felici?  Perchè? Perchè non vivere appieno ciò che di più bello vi era al mondo, l’ amore? 

                                                                                                                                        Oscar si spostò verso il letto. 

Andrè la seguì, iniziando a spogliarsi, anelando gli attimi che lo separavano da lei.                                                                                                              Fermatosi davanti al grande letto, la guardò stendersi ed attenderlo. 

                                                                                                                                                 La raggiunse, liberandosi degli ultimi orpelli.

Raggiunse la sua pelle, che sfiorò delicatamente con la punta delle dita; raggiunse la sua bocca, che saggiò con labbra morbide e carnose.

 Tutto era perfetto in lei: la prese tra le braccia e si perse in lei, in loro, in quel brivido, in quella follia che li avvolgeva nelle proprie spire fatte di spine e sospiri….finchè la gioia, la tenerezza ed infine il sonno li colse.


Furono svegliati nella notte.

Uno, due colpi.

 Forti.

 Come se volessero scardinare la porta. 

Si guardarono, gli occhi sgranati. 

Nessuno dei due osò parlare.

 

Preso dal panico, Andrè si rivestì in fretta e furia  e lo stesso fece Oscar ma...troppo tardi: suo padre era appena entrato.

 Pallido come un cencio, stretto nella vestaglia damscata e senza parrucca, li fissava; la bocca era tirata ed il viso che pareva una maschera di vetro in procinto di andare in frantumi. Dietro l' uomo,   entrambi scorsero lo strano ghigno di  Geneviève, la servetta che li aveva visti baciarsi la sera prima dietro la fontana.

 
   
 
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