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Autore: Mallow92    01/09/2009    4 recensioni
>>Seguito di Whispers "“Sicura di aver fatto tutto come si deve?” Domandò subito dopo, improvvisamente allarmato.
Lei lo guardò con sufficienza con quei suoi occhi color ghiaccio.
“Ma per chi mi hai preso?”
La ragazza tirò fuori una fialetta e la scosse davanti al naso dell’altro per fargli notare il fatto che fosse vuota.
“D’accordo...”
Lui prese l’oggetto e lo mise al sicuro in tasca.
“Dovremmo sbarazzarci di questo al più presto, prima che si accorgano di cosa sia successo.”
La fanciulla annuì, dopo di che il ragazzo la baciò a fior di labbra e lei, non contenta, volle approfondire..
“Ora sarà tutto perfetto...” Le sussurrò.
Lei annuì raggiante."
Genere: Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Silence'
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Capitolo primo.

Life

 

“I don't know what I've done
Or if I like what I've begun
But something told me to run
And ,honey, you know me it's all or none

There were sounds in my head
Little voices whispering
That I should go and this should end
Oh and I found myself listening

'Cos I dont know who I am, who I am without you
All I know is that I should
And I don't know if I could stand another hand upon you
All I know is that I should”

 

Missy Higgins – Where I Stood

 

 

Il suono della sveglia interruppe bruscamente il mio sonno.

Mugolando mi voltai dall’altra parte del letto e spensi quell’aggeggio infernale, che, ancora mi domandavo chi potesse aver avuto l’idea di inventare.

Tastai più volte il comodino prima di trovare il pulsante, ma alla fine riuscii a compiere quella terribile missione.

Sbattei più e più volte le palpebre per fare in modo che la patina appannata che mi ricopriva gli occhi mi liberasse la vista e guardai l’orologio: le 8.

Sbadigliando scesi dal letto controvoglia e raggiunsi il bagno dove mi soffermai davanti allo specchio: avevo proprio un aspetto schifoso.

Mi sciacquai la faccia per riprendermi dallo shock dell’essermi dovuta svegliare e mi lavai frettolosamente i denti.

Dopo essermi infilata qualcosa addosso decisi che era arrivato il momento di rendersi in qualche modo presentabile, anche se la vedevo molto dura.

Fortunatamente non c’era niente che il fondotinta, l’eye-liner e il mascara non riuscissero a fare. Poco dopo, soddisfatta del mio lavoro mi vestii e afferrai la cartella.

Prima di uscire urlai un frettoloso ciao, accorgendomi solo in quel momento che quel giorno era sabato.

Questo significava festa.

Sorrisi, ignorando il fatto che avrei dovuto affrontare un test di biologia di lì a poco.

Giunsi a scuola con dieci minuti di anticipo e trovai Jess che mi aspettava.

“Ciao!” La salutai allegramente.

“Ciao...” Rispose lei, con meno entusiasmo: sapevo che stava valutando il mio umore quel giorno per pesare le parole che avrebbe potuto dirmi in modo tale che io non le rispondessi male.

Non sapevo proprio come diavolo facesse a sopportarmi.

Comunque mi ripromisi che almeno quel giorno non sarei stata scorbutica.

Non con lei almeno.

Notai da lontano Matt, il fratello di Jess, che mi salutava con la mano. Io sollevai un sopracciglio e mi rivolsi alla mia migliore amica che fece spallucce.

“Mi ha accompagnata a scuola...”

Mio malgrado ricambiai il saluto.

“Aaaaaaaaaaaaaaaaaah!!” Jess mi perforò il timpano, indicando con la mano non sapevo bene cosa.

“è lui! È lui!!!” Aggiunse col fiato mozzo.

“Ma che diavolo stai dice...”

Parbleau.

Già era proprio lui.

James Lotterman. Era tutto quello che c’era bisogno di dire.

La sua perfezione era quasi fastidiosa allo sguardo: ma come si faceva a non possedere nessun difetto?

Capelli biondi, occhi verdi, alto quanto bastava, vestito in maniera impeccabile, pieno di soldi da fare invidia a chiunque.

E dava una festa a cui tutto il quinto anno era stato invitato.

Me e Jess comprese.

“Non lo trovi ancora più bello?”

Sollevai un sopracciglio.

Ok, faceva invidia a qualsiasi modello di Bulgari, ma si vedeva lontano un miglio che era perfetto solo dal punto di vista fisico, per il resto il suo ego era direttamente proporzionale alla sua bellezza.

Era strafigo e sapeva di esserlo.

Io stavo per rispondere qualcosa tipo ‘si però non esageriamo’, quando James ebbe la bell’idea di guardare dalla nostra parte.

Ok, ritirai per un nano secondo quello che stava per uscirmi dalla bocca, non appena lui sorrise indirizzando evidentemente il suo sguardo verso di noi.

A Jess per poco non venne un infarto, mentre io ero rimasta lì imbambolata come una deficiente.

Dannazione, era davvero divino. Nulla da dire.

Quando sembrava che quella tortura stesse per finire, io e Jess strabuzzammo gli occhi appena vedemmo che si era messo ad agitare la mano a mo’ di saluto, sempre verso di noi.

Né io né la mia amica avemmo il coraggio di rispondergli, perché avevamo il puro terrore che una delle mille ragazze che gli ‘gallinava’ di fianco avrebbe potuto farci esplodere la testa con la sola forza del pensiero.

Infine il suono della campanella interruppe quella situazione imbarazzante e, senza dire nulla, io e la mia amica ci defilammo in classe e riuscimmo a rimanere zitte per addirittura tre minuti di fila, cosa mai accaduta prima. Soprattutto a Jess.

Mi sedetti al mio posto e Jess mi seguii soprappensiero e io, ripresami da quello shock, tossicchiai per svegliarla dal suo imbambolamento.

Niente da fare quel giorno era partita di testa.

 

Finalmente la campanella che determinava la fine delle lezioni ebbe la decenza di mettersi a suonare e tutti schizzammo allegramente fuori dalla classe.

“E cosa mi metto sta sera???”

Io mi voltai verso Jess sollevando un sopracciglio.

“Ti ricordo che stai parlando con me...” Dissi annoiata, alludendo al semplice fatto che i vestiti non erano uno degli argomenti in cui ero più ferrata.

“Tu sì che mi sei d’aiuto! Io sono in crrrrrisi!!!!”

Eh beh si, ciò che avrei indossato quella sera era l’ultimo dei miei problemi piuttosto avrei dovuto pensare a come non svenire addosso a James nell’eventualità che mi avesse salutato, o peggio, parlato.

Anche perché lui non mi piaceva.

Non poteva piacermi.

Non doveva piacermi!

Piaceva a Jess quindi era tabù, punto e basta.

Avrei raccolto tutto il mio autocontrollo, ecco cosa avrei fatto.

“Roxy!!! Mi stai ascoltando?? Allora secondo te, va bene la maglia rossa che avevo indossato tre mesi fa al compleanno di Sasha?”

“Prima di tutto devo ricordare chi è Sasha... Poi secondo te io ho anche solo una vaga idea di come ti eri vestita quel giorno??”

La mia memoria consisteva nel ricordare esattamente i discorsi che facevo con le persone in modo tale da poter sbattere in faccia a chiunque le sue stesse parole e, credetemi, la cosa faceva comodo. Non sprecavo parte del mio cervello per ricordare cose futili, come i capi d’abbigliamento!

“Massi, tu avevi addosso la camicetta blu troppo carina e i tuoi soliti jeans neri!”

Ovviamente Jess la pensava diversamente, ma quando mai?

“D’accordo... Alle 5 a casa mia, porta tutto l’occorrente che ci prepariamo!”

Un sorriso di trionfo attraversò il volto di Jess.

“Eccellente! Ora vado!!”

La salutai senza badare troppo al fatto che per poco non finiva in una fossa.

“Ehi ciao...”

Mi voltai, ma mi maledissi appena lo feci.

James Lotterman mi stava parlando, forse???

Il mio cervello si rifiutò di apprendere la notizia.

“C-ciao...” Biascicai senza fiato.

Come si poteva essere così belli?

Ok, Roxy, riprendiamoci! Non è successo niente.

“Ci sarai sta sera, vero?”

Ma stava davvero parlando con me? Per un attimo mi venne il dubbio che ce l’avesse con qualcuno intorno anche se effettivamente non c’era praticamente più nessuno, a parte qualche ragazza che mi fulminava con lo sguardo.

Ok, avevo decisamente paura.

“Si...”

Certe volte la mia loquacità mi stupiva.

Mi rivolse un sorriso da far sciogliere un ice-berg e se ne andò lasciandomi in balia di quelle ragazze ossessive che erano in grado di tirare fuori un macete dalla borsetta e uccidermi a sangue freddo.

Ebbi la netta sensazione di essere osservata e così mi defilai in fretta e furia nella speranza che quelle tizie non sapessero dove abitavo.

 

Arrivai a casa ringraziando il cielo di non avere tanti compiti per il lunedì così che li avrei potuti benissimo fare il giorno dopo.

Pensai a come vestirmi quella sera, perché non avevo la minima intenzione di lasciare scegliere il mio abbigliamento a Jess. Soprattutto mi misi a pensare perché diavolo James mi fosse venuto a parlare.

Cavolo ma usava le lenti a contatto?

Ok!

Non entriamo nei particolari di quello che pensai in quel momento.

Punto primo James non mi piaceva: era troppo sbruffone per i miei gusti.

Punto secondo non era mica colpa mia se aveva uno sguardo ipnotico.

Punto terzo... Non so quale fosse il punto terzo, ma sapevo che c’era e quindi bastava come motivazione per non pensare a lui.

Solo in quel momento mi resi conto che stavo convulsamente accarezzando il ciondolo che portavo al collo.

Mi fermai subito e mi costrinsi a smettere, ma mi venne l’indomabile voglia di fare una cosa.

Sganciai la catenella e aprii la medaglietta, avvicinai il mio naso all’apertura e chiusi gli occhi. Non sapevo per quale strano motivo, ma sentivo ancora il suo odore.

Ok, ero consapevolissima di ciò che sarebbe successo tre secondi dopo, ma non me ne importava proprio niente.

Afferrai i fazzoletti, mentre riagganciavo la collanina al collo.

Mi raggomitolai sul letto e coccolai il mio peluche.

Chiusi gli occhi ma questo non servì a fermare le lacrime e quella sensazione di dolore che provavo all’altezza del petto.

Probabilmente era il mio cuore che reclamava a gran voce l’altro pezzo di sé, perché si rifiutava di credere che non lo avrebbe riavuto più.

Ma avevo fatto la scelta giusta.

E continuando a ripetermi quell’enorme bugia che sapevo essere tale mi addormentai.

 

Alle cinque in punto Jess era nella mia stanza.

Aveva portato con sé diecimila borse con altrettanti abiti dentro, per non parlare dei trucchi e degli accessori.

Mi misi le mani tra i capelli già disperata.

Ma cosa avevo fatto di male? Cosa? Perché tutte a me?

“Ehm, Jeees, non ti sembra di avere, come dire? Un tantino esagerato?”

Lei mi guardò convinta che stessi scherzando.

“Ma figurati! Ho preso il minimo indispensabile.”

Eh meno male.

“Allora!! Secondo te è meglio questo con questo o questo con questo?” E mi tirò fuori magicamente una gonna e una maglietta scollatissima e un paio di pantaloncini con un top nero.

Deglutii sperando in un’illuminazione dal cielo.

“Ehm...”

“Sì! Hai ragione! Meglio non mettersi le gonne che poi qualcuno potrebbe pensare male! Anche se quella scozzese mi piace... Tu che ne dici?”

E tirò fuori la sua mini mini gonna scozzese.

“Molto ca...”

“Eh ma poi cosa ci abbino??”

“Potresti...!”

“Ma non scherzare!!! Quella maglia non so nemmeno come ci sia finita lì!”

E pensare che non avevo ancora parlato.

Risparmio il racconto di quel pomeriggio che mi sconvolse ogni secondo di più per colpa di Jess che continuava a dare di testa se i vestiti non le andavano perfettamente.

Alla fine mi arresi e arrivai alla conclusione che forse era arrivata anche per me l’ora di prepararmi e di decidere che diavolo indossare.

Dopo circa cinque minuti di contemplazione di tutti gli angoli più remoti del mio armadio e dopo la scoperta di numerosi indumenti che non sapevo nemmeno di avere, decisi per il mio solito paio di jeans e un top blu che si legava dietro al collo.

Per lo meno ero comoda.

Non indossavo mai alcun gioiello, mi bastava il mio ciondolo che custodivo gelosamente.

Anche Jess, dopo circa tre ore, si era decisa: alla fine aveva optato per una gonna in jeans e un top senza bretelle.

Si si, stava proprio bene.

Io un po’ perplessa mi avvicinai allo specchio già scoraggiata dai miei capelli che, come al solito, quando dovevano essere decenti non lo erano mai.

Presi in mano la spuma e tentai di rimediare a quell’enorme pasticcio e alla fine venne fuori qualcosa di guardabile, ma preferii comunque puntare quelli che mi cadevano davanti agli occhi con una pinzetta.

Dopo di che io e Jess ci litigammo la specchio per poterci truccare e, a suon di spallate alla fine ce la facemmo giusto in tempo per poter attivare in ritardo.

Quasi di corsa (con il mio leggendario passo) giungemmo a casa di James che, fortunatamente, era abbastanza vicina alla mia.

Dopo esserci riassettate alla bell’e meglio e dopo aver preso due grossi respiri ci avvicinammo alla casa, dove vedemmo già un mucchio di gente in giardino, chi intento a chiacchierare, chi a ballare e chi nella piscina.

Io e Jess (soprattutto per mia insistenza) avevamo avuto la decenza di evitare di metterci in costume, usando come scusa il fatto che non avevamo notato l’enorme scritta che occupava mezzo invito che raccomandava di indossare un costume da bagno.

A volte eravamo mooolto distratte.

Non ci fu bisogno di suonare in casa per cercare il proprietario: lo trovammo vicino all’entrata del giardino che sbirciava verso la strada.

Noi gli sbucammo da dietro e per poco non gli facemmo venire un infarto.

“Oh mamma! Ehi ciao!” Si ricompose quasi subito appena ci vide e mi sembrò di rivivere la scena di quella mattina di cui a Jess non avevo parlato.

James mi afferrò la mano e me la baciò delicatamente lasciandomi senza parole e senza fiato.

Ancora sconcertata lo fissai interrogativa, ma lui mi rivolse uno di quei sorrisi e io andai in brodo di giuggiole.

“Benvenute...”

Sentivo lo sguardo di Jess pungermi addosso. Uno sguardo pieno d’odio probabilmente.

Ricordandomi che non potevo né essere scortese né permettere che il ragazzo che piaceva alla mia migliore amica ci provasse con me (anche se la cosa mi sembrava molto strana), decisi per una tattica infallibile.

“Uuuh! Guarda! C’è Sasha! Grazie, James, bella festa!”

E trascinai Jess.

“Sasha?”

Dopo che mi fui allontanata abbastanza da essere sicura che James non ci sentisse, feci spallucce.

“Devo essermi sbagliata...”

“Dì la verità... Tu non ha nemmeno la minima idea di chi sia Sasha...”

Mi grattai la testa nella vana speranza di un aiuto dal cielo.

“Ehmm...”

“è mia cugina di 5 anni...” Jess alzò un sopracciglio “JAMES LOTTERMAN CI STAVA PARLANDO E TU SEI SCAPPATA!! Ma cosa hai al posto del cervello?? Banane???”

Aprii la bocca per dire qualcosa di sensato, ma non uscii niente.

“Ciao Jess! Ciao Roxy!”

Mi voltai e non fui mai così felice di vedere Michael in vita mia.

Forse lassù c’era qualcuno che mi amava.

 

 

Scusate!!! Dovevo avere internet al mare e invece avevano finito le schedine perché vado in un luogo sperduto in mezzo al nulla… -_-‘

Cmq...

Grazie a chi ha commentato il prologo!

 

valevre: eeeeh non tanto presto ma ho postato XD Grazasi muchos

nikoletta89: eeeeeeeh lo capirai lo capirai chi sono quei due... Tra un po’ ma si capirà.

Bacione grazie!!

MakyMay: SIIIII grazieeeee anche per la recensione all’ultimo capitolo di Whispers XDXD Eeeeeeh lo so che sto rischiando la mia povera vita in questo modo (mi sa che sono un po’ masochista XDXD)

Grazias bacione!

Ice Queen Silver: Hola! Eeeeh ora lo spero pure io di riuscire ad andare avanti con l’altra storia... Anche se penso che mi concentrerò più su questa, dato che l’altra sappiamo già come va a finire praticamente XDXD

Grazieee muchos alla prossima!

Tetide: Ciau! Eeeeeeh c’è ancora un mistero da svelare riguardo a ciò che successe ad Andrew e Charlotte... Mmmmm sisi sarà un’altra delle mie cose complicate, dato che oramai sapete che ho la mente contorta! :P

Grazieee bacione!

 

Volevo ancora ringraziare Meridian princess che ha commentato l’ultimo capitolo di Whispers e ha letto tutto la storia! Spero leggerai anche il suo seguito! Un bacio!!

Un grazie anche ad Amarie, kiravf e sydney bristow che hanno messo questa storia nelle preferite e ad arte e Tisia che l’hanno messa nelle seguite! J E a tutti quelli che leggono!

Un bacione!!!

A presto (questa volta sul serio XD)

Mara
   
 
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