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Autore: agatha    01/09/2009    2 recensioni
Ebbene sì, anche i Jonas hanno i loro "scheletri nell'armadio", piccoli segreti che preferiscono tenere nascosti, anche se ognuno per motivi diversi. Complice una visita in soffitta, faranno un tuffo nel passato.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Joe Jonas, Kevin Jonas, Nick Jonas
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Dopo qualche mese in cui è rimasta a riposare placidamente nel pc, posto questa shot divisa in due parti, che fa parte del mio filone più “umoristico”.

 

Nata per caso da uno dei mille deliri collettivi tra me e la 1, alias Miss K2, alias Minako_86 e che non avrebbe visto la luce se non ci fosse stata lei a ricordarmi della sua esistenza xD

 

Dedicata a lei e ai tutti i bei momenti passati, presenti e futuri, perché le cose cambiano ma l’amicizia resta sempre *lovva*

 

Hope you’ll like it!

 

 

(Come sempre i Jonas Brothers non mi appartengono e questo scritto non vuole rappresentare in alcun modo la loro vera vita né è scritto a scopo di lucro).

 

***********

 

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SECRETS

 

 

"E questo era l'ultimo" disse Kevin con soddisfazione, depositando a terra l'ultimo contenitore.

Era arrivata la primavera e Denise, come tutte le madri del mondo, era stata presa dalla frenesia del famigerato "cambio di stagione". Fin qui non c'era niente di male, anzi Joe e Nick, che erano i più calorosi in casa Jonas, erano ben lieti di riavere a portata di mano canottiere e pantaloncini da poter indossare. Quello che non avevano previsto, era che la madre li arruolasse per essere aiutata in quel compito.

Così, era dalla mattina che i tre famosi "fratellini d'America" stavano sgobbando, mettendo via i loro indumenti nelle scatole plastificate.

 

Per non confondere i rispettivi abiti, la madre aveva attribuito un colore a ciascuno di loro.

Kevin si era aggiudicato il verde, un po' per il colore dei suoi occhi e un po' per la sua indole pacifica. I contenitori di Joe erano rossi, come il suo carattere esuberante e come il colore che avvertiva di un pericolo, Danger appunto. Nick si era visto assegnare il giallo, tonalità non legata strettamente a lui ma scelta dalla madre perchè, parole testuali “ci voleva un tocco di luce tra il verde il rosso”. All'ultimo arrivato in casa Jonas, Frankie, era toccato il blu perchè "non poteva mancare il colore maschile per eccellenza".

Denise era una madre amorevole e adorava i suoi figli, che erano la cosa più preziosa della sua vita, ma riteneva giusto che imparassero ad aiutare in casa anche se erano delle rockstar famose.

 

Quella mattina aveva aspettato che tutti fossero seduti a tavola e, dopo aver servito la colazione, aveva spiegato loro cos'avrebbero fatto.

"Ma mamma!" avevano ribattuto i figli, quasi in coro.

Lei aveva scosso la testa fissandoli.

Joe, cercando di correre ai ripari, aveva sfoderato subito la sua espressione "da cucciolo bisognoso" e si era posato una mano sullo stomaco.

"Io non mi sento tanto bene, ho un dolore qui al fianco" disse in tono esageratamente drammatico.

Amorevolmente, Denise si avvicinò al figlio, passandogli una mano tra i capelli arricciati e spettinati.

"Se non stai bene puoi andare a risposare. Ci penserò io ad avvertire Liz che non andrai all'appuntamento stasera" concluse in tono dolce ma che non ammetteva repliche.

Per una volta, il cervello di Joe ragionò in maniera sorprendentemente rapida e capì che sua madre era stata più furba di lui, battendolo al suo stesso gioco: o l'aiutava o poteva scordarsi di passare qualche ora in compagnia della sua ragazza.

 

Con un grosso sospiro, prese la sua tazza tra le mani.

"Forse, facendo colazione, mi passerà" dichiarò sconfitto.

Denise, sempre con il sorriso sulle labbra, fissò il suo secondogenito, depositando un bacio sulla sua testa.

"Bravo il mio Joseph, sono sicura che tornerai come nuovo fra poco"

Sedendosi anche lei a tavola, fece scorrere lo sguardo sugli altri figli.

"Qualcun altro non si sente bene?"

Sbarrando gli occhi, Nick e Kevin scossero il capo in modo deciso, dedicandosi alla colazione. Erano appena tornati a casa dopo un mese in giro per alcuni concerti promozionali e non vedevano l'ora di una tranquilla serata con le loro ragazze.

 

Così avevano trascorso la mattinata insieme alla madre, che aveva supervisionato il loro lavoro e si era occupata degli altri vestiti. Dopo il pranzo era uscita per accompagnare Frankie alla festa di compleanno di un suo amichetto.

"Mi raccomando, tutte le scatole vanno portate in soffitta e rimesse al loro posto. Posso fidarmi di voi?"

Joe aveva annuito vigorosamente, preoccupato che qualcosa facesse saltare il suo tanto atteso appuntamento.

"Non preoccuparti mamma" le rispose Kevin, subito spalleggiato da Nick, che si era messo in mezzo tra i suoi fratelli, appoggiando le mani sulle spalle di entrambi.

"Troverai tutto in ordine al tuo ritorno" promise sfoderando un'espressione seria.

 

Denise li fissò per un momento, orgogliosa dei suoi ragazzi e anche divertita perchè sapeva bene che, sotto sotto, avevano paura che lei potesse boicottare i loro appuntamenti. A quel pensiero, si voltò verso la porta per nascondere il sorriso che le era spuntato in viso. Adorava le loro ragazze e non avrebbe mai fatto niente per mettersi in mezzo, erano serie e rispettavano i loro figli ma non si facevano mettere i piedi in testa, qualità assolutamente indispensabile per far parte del Team Jonas. Ma ai suoi pargoli non avrebbe mai rivelato tutto questo, meglio tenersi questo piccolo segreto e sfruttarlo in caso di bisogno.

"A più tardi ragazzi" li salutò.

 

Una volta chiusa la porta, Kevin sospirò e giunse ai piedi della scala che portava al piano superiore. Appoggiò una mano alla balaustra e si voltò verso i fratelli.

"Forza, prima cominciamo, prima finiamo" disse in tono incoraggiante.

Gli altri due lo raggiunsero.

"E' da un sacco che non vado in soffitta" commentò Nick.

"Ci credo, avevi paura che ci fossero i vampiri" gli rispose Joe, che stava salendo davanti a lui.

Il minore si bloccò, un piede appoggiato sul gradino e la gamba piegata.

"Che cosa?"

"Ti eri messo in testa che Dracula voleva succhiarti tutto il sangue e che ti aspettava in soffitta"

Sbattendo gli occhi, a Nicholas tornò in mente quel periodo.

"E' vero! Ogni volta che dovevo passare sotto alla botola correvo come un matto, per paura che mi afferrasse e mi portasse di sopra" raccontò con una piccola smorfia.

 

Kevin, arrivato al piano di sopra, si voltò a guardarlo, lasciandosi scappare un sorrisetto.

"Secondo te, chi è stato a metterti in testa quelle idee?"

"Quanto sei stronzo... Era proprio il caso di ricordarglielo?" commentò Joe, affrettando il passo e allontanandosi dal fratello minore per sicurezza, il quale era ancora fermo, scavando nella memoria per ricordare la sua infanzia.

Corrugò la fronte.

"Joe! - esclamò battendo il palmo sul corrimano - quella sera eri andato al cinema e quando sei tornato io ero già a letto. Ti sei sdraiato vicino a me e mi hai raccontato il film sui vampiri che avevi visto”.

Danger si strinse nelle spalle, facendo un passo indietro.

"Non è colpa mia, sei stato tu a chiedermi di parlartene"

"Sì, ma non c'era bisogno di esagerare dicendo che Dracula viveva in casa nostra, in soffitta"

Joe scoppiò a ridere, ricordando quella sera.

"Sono stato un genio però"

Nick lo raggiunse e gli diede una botta in testa, spettinandolo.

"No, sei un idiota" dichiarò sorpassandolo per raggiungere le camere.

"E un cretino" aggiunse Kev dandogli un'altra botta in testa.

"Ehi!" protestò quest'ultimo.

Il maggiore si strinse nelle spalle.

"Scusa, solidarietà tra fratelli" disse per giustificare il suo gesto.

"Ma anch'io sono tuo fratello!"

Kevin si portò l'indice della mano destra sul mento, come se volesse riflettere.

"Ah già, è vero!" concluse in tono serio, prima di allontanarsi e ridere alle spalle di Joe.

 

*

 

Mettendosi d'impegno riuscirono a portare in soffitta tutte le scatole e ad impilarle in modo ordinato lungo una parete. Nick aveva osservato il risultato e annuito soddisfatto.

"Abbiamo finito" concluse con una nota di trionfo nella voce.

Joe si lasciò cadere all'indietro, platealmente, atterrando su una vecchia poltrona che si afflosciò quasi fino al pavimento.

Kevin, intanto, si era messo a curiosare nel grosso baule, appoggiato al muro, vicino alla finestra.

"Joe, ti ricordi le nostre spedizioni in soffitta per combattere i nemici dello spazio?"

"Certo che sì. E' merito nostro se la Terra non è stata invasa dai marziani - disse orgoglioso mentre tentava di rialzarsi dalla poltrona senza riuscirci - aiuto... mi sono incastrato" affermò dimenandosi.

Nick e Kevin ridacchiarono, guardando i suoi tentativi di tirarsi su.

"E' proprio per quel motivo che mamma l'ha portata di sopra, ti sei dimenticato di quando la vicina, la signora Freenkle, è rimasta bloccata?" gli ricordò il minore.

“E poi c’è voluta tutta la forza di papà, mia e tua perché tornasse in piedi” concluse Kev, rivolto verso Joe.

 

"Mi date una mano? - cominciò a piagnucolare lui, sporgendo il labbro inferiore ma vedendo che i fratelli si stavano limitando a guardarlo, continuò - non potete fare i concerti senza di me"

Kevin lo guardò, mentre un lampo malizioso passava nei suoi occhi verdi.

"Qualcuno che suoni il tamburello al tuo posto lo troviamo di sicuro e Nick può cantare da solo"

Intuendo che da lui non avrebbe ricevuto aiuto, Joe rivolse altrove la sua attenzione.

“Nicky, tu sei il mio fratellino preferito e sei tanto buono. Mi aiuti?”

Sentendosi chiamato in causa, si avvicinò a Danger e allungò una mano per aiutarlo. Joe,colpito da un flash, gli afferrò il braccio e si portò il polso del fratello alla bocca.

“Finalmente posso succhiarti il sangue dopo tutti questi anni!” scimmiottò con voce cavernosa, appoggiando i denti sulla pelle di Nick.

Il quale scattò all’indietro, liberandosi e toccandosi il polso con l’altra mano.

“Ma quanto sei scemo! Hai pure sbavato, che schifo” dichiarò sfregando il braccio sulla stoffa dei pantaloncini che indossava.

“Eddai! Non te l’aspettavi però” gli rispose allegro per la riuscita di quello scherzo improvvisato.

Nicholas era buono e sempre disponibile verso gli altri ma non tollerava di essere preso in giro. Per questo voltò le spalle al fratello, ancora incastrato nella poltrona e si avvicinò a Kevin, per frugare nei vecchi scatoloni.

 

Accorgendosi di essere stato ignorato, Joe provò a chiamarli.

“Ragazzi…”

Nessuna risposta.

“Io sono sempre qui…”

Nessun movimento.

“Non è divertente!”

I fratelli continuarono ad ignorarlo tirando fuori degli oggetti dal baule.

 

“Non ci posso credere!” esclamò ad un certo punto Kevin.

Si alzò in piedi e andò verso la finestra, scuotendo il pezzo di stoffa che teneva fra le mani, poi lo stese davanti a sé per guardarlo.

“Cos’è?” chiese Joe, ormai rassegnato a vivere i suoi ultimi giorni incastrato in soffitta.

Kevin stava per rispondergli quando si accorse di quanto era comico suo fratello: nonostante fosse semi sdraiato e pericolosamente fagocitato dalla poltrona, chiaramente in difficoltà, sfoderava la solita espressione e sembrava quasi pronto ad un servizio fotografico. Pensò che non sarebbe stato male divertirsi ancora un po’ a sue spese. Ignorò la sua domanda, come se non esistesse e guardò Nick. Non sapeva se il Presidente avesse capito le sue intenzioni, ma spontaneamente fece la stessa domanda.

“Cos’hai trovato?”

Lui mostrò loro il foulard colorato che teneva fra le mani.

C’erano raffigurati Topolino, Pippo e Pluto.

“Passi che hai la passione per le kefiah, ma spero non vorrai indossarla durante i concerti!” commentò Joe, che poteva essere immobilizzato fisicamente ma la sua bocca e la sua mente erano libere di sfogarsi.

 

Kevin gli lanciò un’occhiataccia prima di sorridere e assumere un’espressione sognante.

“La indossavo al mio primo appuntamento. La festa di compleanno di Megan. A tutti noi era stato regalato questo foulard perché il tema erano i personaggi di Walt Disney”

Nick sorrise nell’immaginarsi il suo fratellone con i pantaloncini corti, quella bandana al collo e lo sguardo perso verso Megan. Oh sì, non faceva fatica a raffigurarsi la scena.

“Vi siete baciati?” domandò ridacchiando.

Kevin inclinò il capo un po’ deluso.

“No. Ma ci siamo tenuti per mano e lei mi ha schioccato un bacio sulla guancia dicendo che ero il più dolce di tutti”

 

Ci fu un attimo di silenzio, rotto dalla voce di Joe, che ormai si era adattato, riuscendo ad incrociare le caviglie e assumendo un atteggiamento quasi disinvolto.

“Ma che appuntamento era se non vi siete baciati?”

“Cosa ne vuoi sapere tu? A quel tempo te la facevi ancora nei pantaloni, me lo ricordo” lo rimbeccò Kevin, contrariato da come voleva sminuire i suoi ricordi.

Con una smorfia indirizzata al fratello, Joe rimase zitto facendo l’offeso. Non gli piaceva che venissero rievocati certi episodi che rovinavano la sua immagine.

Fu Nick a spezzare la tensione.

“Fossi in te non la farei vedere a Martha. Sai che è tanto dolce ma diventa molto possessiva se solo sente nominare qualche tua vecchia fiamma”

“Ma è successo tanto…”

Kevin si interruppe, soppesando quanto detto dal fratello.

Ripiegò con cura l’indumento e si avvicinò al baule per rimetterlo dove l’aveva trovato. Ad un’occhiata interrogativa di Nick, gli rispose.

“E’ meglio che resti qui” dichiarò solenne, ripromettendosi di comprare dei fiori alla sua ragazza, quasi a volersi scusare per aver rievocato il passato.

 

Spostando alcuni maglioncini, per seppellire in profondità la piccola bandana ed essere sicuro che non finisse nelle mani sbagliate, trovò qualcosa che lo rese molto, ma molto felice.

“Joe?” disse per attirare l’attenzione del fratello, che sembrava fosse sprofondato ancora di più nella poltrona maledetta.

“Oh, finalmente qualcuno si è ricordato di me! - dichiarò ironico, sollevando la testa – se mi aiutassi anche ad uscire da questa trappola infernale sarebbe ancora meglio. Io vi ho sempre trattato bene e non capisco perché mi avete lasciato qui, ignorandomi”

Kevin attese con pazienza che finisse la sua sceneggiata. Joe amava fare la primadonna e, il segreto, era non dargli corda.

“Cosa ne dici di cantare lo jodel?”

Entrambi i suoi fratelli minori lo guardarono stupiti e lui, che voleva proprio attirare l’attenzione, sollevò quello che aveva trovato, in modo che lo vedessero. La minuscola salopette, che teneva tra le mani, suscitò due reazioni ben diverse.

 

Nick scoppiò in una risata e si sbilanciò, cadendo dallo scatolone su cui era seduto, sbattendo il sedere per terra ma continuando a ridere sguaiatamente. Joe, al contrario, sbarrò gli occhi e, in pochi secondi, il suo viso divenne di un bel rosso pomodoro, come ciliegina sulla torta, aprì la bocca senza emettere alcun suono. Infine, istintivamente, senza accorgersene, con un colpo di reni degno di un ginnasta olimpionico, si sollevò dalla poltrona liberandosi.

 

  
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