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Autore: Soly_D    22/11/2021    1 recensioni
#01. «Perché era solo e indifeso. E poi mi ricordava te».
#02. «Posso baciarti?».
#03. «Mi concedi questo ballo?».
#04. «Il tuo sguardo parla per te, Laxus, ed è evidente che ora tu mi guardi come ti guardo io».
#05. «Dovessero volerci giorni, mesi o anni, io aspetterò».
#06. «Avresti dovuto prendere la taglia più grande».
#07. «Ieri notte ti ho sognato».
#08. «Fai il bagno con me. C’è abbastanza spazio per tutti e due».
#09. «Voglio solo che tu sia felice».
#10. ?
[Raccolta di flashfics] [Fraxus + accenni Bixanna & Elfever]
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Fried Justine, Fried/Laxus, Il Raijinshuu, Luxus Dreher
Note: Lime, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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100 ways to say ‘I Love You’

#09. I want you to be happy

«Ma che sta facendo Freed?», chiese Laxus quella sera accomodandosi a tavola, sorpreso di non trovare l’amico seduto come sempre al proprio fianco.
«Si sta preparando», rispose tranquillamente Evergreen addentando un pezzo di pane, per poi scoccargli una strana occhiata da dietro le spesse lenti degli occhiali. «Per l’appuntamento».
«Appuntamento?». Laxus aggrottò la fronte, temeva di aver capito male. «Quale appuntamento?»
«Non lo sai?», si intromise Bickslow con un sorriso sghembo. «Freed ha conosciuto un ragazzo alla festa dell’altra sera».
Laxus serrò duramente le mascelle abbandonando le posate sul tavolo. Improvvisamente non aveva più fame e la cosa di certo non migliorò quando vide Freed scendere le scale vestito di tutto punto e ben pettinato, sorridente come non mai.
«Allora, come sto?», chiese il mago avvicinandosi al tavolo e facendo un giro su se stesso.
«Benissimo! Sono sicura che lui cadrà ai tuoi piedi. Vero, ragazzi?», si complimentò Evergreen cercando l’approvazione degli altri due uomini di casa, approvazione che giunse solo da parte di Bickslow e delle sue bambole: «Vero, vero, vero!».
Freed ringraziò leggermente rosso in volto, salutò e si avviò verso l’ingresso.
Fu solo quando sentì la porta aprirsi che Laxus, rimasto immobile e in silenzio fino a quel momento, trovò il coraggio di alzarsi da tavola e raggiungere Freed in poche falcate. «Aspetta», disse stringendogli un braccio.
Freed si voltò con un’espressione sorpresa e confusa, e Laxus lo trovò più carino del solito con i lunghi capelli verdi legati da un fermaglio dietro la testa e l’elegante camicia scura, in parte sbottonata. «Perché a me non l’hai detto?», gli chiese sbrigativamente.
«Ma io te l’ho detto. Ieri, a colazione. Mi hai anche risposto con un “Bene”».
«Cazzo, Freed, lo sai che a colazione non sono veramente sveglio! Avresti dovuto dirmelo in un altro momento».
«Sarebbe cambiato qualcosa?», ribatté Freed assottigliando gli occhi.
Laxus gli lasciò il braccio, rendendosi improvvisamente conto di quanto fosse stupido e insensato infierire in quel modo nella vita privata dell’amico. Che egoista, che illuso. Cosa diavolo pretendeva? Che Freed lo aspettasse per tutta la vita? Che gli bastasse amare il Dio del Tuono in silenzio, senza mai essere ricambiato? Quale persona sana di mente sarebbe stata disposta a farsi così male?
«Freed», mormorò con voce più supplichevole di quanto avrebbe voluto, indagando l’occhio azzurro del mago. «Voglio solo che tu sia felice».
«Anch’io», rispose Freed evitando il suo sguardo, le labbra increspate in un sorriso terribilmente amaro. «Anch’io voglio essere felice, per cui… ci proverò». A quel punto si voltò, oltrepassò la soglia della porta e se la chiuse alle proprie spalle, lasciando Laxus a fissare il vuoto.
È giusto così, cercò di autoconvincersi il Dragon Slayer. Era giusto che Freed trovasse qualcuno che, a differenza sua, sapesse amarlo senza se e senza ma, qualcuno che avesse le idee chiare, qualcuno che non avesse paura di ammettere la verità, di accettare i propri istinti e desideri. Se lo ripeté più volte, Laxus, così tante volte che ad un certo punto perse la cognizione del tempo trascorso di fronte alla porta chiusa dell’ingresso e nemmeno sentì le voci di Evergreen e Bickslow che lo chiamavano dalla sala da pranzo.
Solo nel momento in cui avvertì la serratura scattare e vide la porta riaprirsi rivelando il volto di Freed, Laxus riemerse dai propri pensieri, incapace di credere al fatto che l’amico fosse tornato. Forse aveva solo dimenticato qualcosa, forse se ne sarebbe andato di nuovo. E allora perché aveva una lacrima impigliata tra le ciglia? Perché lo guardava – ancora – come se al mondo non esistesse nient’altro?
«Lo sai qual è il mio problema, Laxus?». Freed fece un passo verso di lui premendo i pugni chiusi sul suo petto, lì dove il cuore di Laxus ora batteva veloce come un treno in corsa. «È che io, senza di te, non posso… non voglio essere felice», concluse poggiandovi anche la fronte.
Laxus ingoiò a vuoto, inebriato dal profumo fruttato dei capelli di Freed che gli solleticava piacevolmente le narici e dal calore del suo volto premuto contro il proprio petto. «E il tuo appuntamento?», chiese in un ultimo barlume di lucidità.
«Chi se ne frega di uno stupido appuntamento se posso avere… questo», mormorò Freed aggrappandosi con le mani a due lembi della sua maglia, e Laxus altro non poté fare se non sollevare le braccia e cingere la schiena di Freed in un abbraccio tanto desiderato e tanto disperato da stupire perfino se stesso.
Forse era egoista da parte sua, ma se era quello a rendere felice Freed – se era quello a rendere felici entrambi – allora per il momento andava bene così.



  
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