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Autore: Maggie_Lullaby    03/09/2009    5 recensioni
Storia scritta a quattro mani dalla sottoscritta e dalla mia amica Karen.
Ricordi di tre anni delle medie. Tre anni che, nel bene e nel male, sono stati, forse, i più belli della nostra vita ... per ora!
Genere: Comico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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M: Karen noi siamo cretine!!

K: Parla per te!

M: Senti io il capitolo l'avevo scritto e riscritto, sei tu che non mettevi i tuoi commenti nella copia che ti avevo inviato!

K: Vuoi rompere le scatole a queste povere anime pie che ci sopportano ancora a lungo oppure passiamo al capitolo?

M: Ti detesto quando fai così!

K: Eh, lo so!

M: Brava! E vantatene mi raccomando!

K: Vabbè, comunque, scusate il ritardo noi...

M: ci abbiamo messo secoli, lo so! Ma è colpa di qualcuno di cui non farò nome.

K: Maggie!

M: Oh che palle! Comunque, scusate il ritardo, sul serio!

K: Ora vi lasciamo al capitolo, và.

M: grazie mille a _Hysteria, che ha recensito lo scorso capitolo e ha inserito questa storia fra i preferiti!! Grazie mille!!

K: Ora vi lasciamo al capitolo, che non è un gran che, grazie a tutti! Un bacio!

M: Ciao, ciao! Un bacio! Ah, e scusate, lo sappiamo che le medie in inglese si dice Secondary School, ma sempre quel qualcuno diceva che era High e ora non lo vuole cambiare, perdone!

K: Senti, High suona meglio di Secondary!

M: Parliamone dopo, và.

K: Bye bye.

M: Bye!


Capitolo 1. Attenzionare?


Eravamo seduti tutti ai nostri banchi, ridendo e scherzando come facevamo da venti minuti buoni: il Mahatma aveva deciso che io ero il bersaglio perfetto per i suoi aereoplanini di carta, Davide stava disegnando sulla lavagna degli omini che si buttavano giù da un palazzo (che umorismo quel ragazzo!), Mauro fissava Serena con gli occhi sgranati, perso nelle sue fantasie più erotiche e poi c'eravamo noi, le sette ragazze, a parlare di, argomento molto comune fra ragazze di quattordici anni, la gravidanza!

Io da grande voglio avere dei bambini!”, esclamò Serena allegra, lisciandosi la gonna con cura.

Ma, dài, sai che dolore?”, ribatté Carola, fissandola.

Senti, il dolore che proverò per quelle ore non sarà niente paragonato alla gioia che mi darà, poi!”, spiegò con gioia.

Sere, sul serio, io a volte non ti capisco”, si intromise Matilde, “cosa ci pensi adesso? Non è che per caso c'è qualcosa che non ci hai detto?”

Scema! Ma se non ho manco il ragazzo! E poi ho solo tredici anni, dài!”, sbottò, incrociando le braccia al petto ma senza che il sorriso le sparisse dalla faccia.

Io sono daccordo con Serena”, dissi.

Anch'io!”, approvò Karen.

Un altro aereo mi finii sulla testa.

Felipe! Brutto cretino, la smetti di rompere le scatole?”, sbraitai, voltandomi verso di lui e fulminandolo.

Ehi, Maggie ha parlato, che paura!”, esclamò con finta aria terrorizzata.

Stronzo”, sussurrai e tornai a parlare con le mie amiche.

Bisogna sapere che era la prima ora di un giovedì e, come sempre in quel giorno e il martedì, abbiamo i primi venti minuti liberi, motivo? Il nostro prof è sempre in ritardo, sempre! Gli annali della scuola non ricordano un giorno in cui lui sia stato puntuale.

Oh, ma il prof quando viene?”, chiese Maty, voltandosi verso la porta. “Che palle è sempre in ritardo!”.

Ma scusa, meglio, no?”, si intromise Davide, disegnando l'ultimo omino suicida e unendosi a noi.

No! Abbiamo gli esami quest'anno e così non andremo mai avanti con il programma!”, sbottò Matilde. “Mahatma, lo vedi?”, gli chiese, dato che era il più vicino alla porta.

Felipe diede una breve occhiata fuori e poi disse calmo.

Arriva”.

Schizzammo tutte alla velocità della luce verso i nostri posti, trascinando sedie e urtandoci.

Fate piano!”, gridò Mauro, ora svegliatosi. “Non ci deve sentire!”.

Ma piccolo genio, anche se non urli”, disse Gaia, sedendosi al suo posto accanto a Laura.

Pochi istanti dopo un uomo di ventotto anni varcò la porta, i capelli spettinati e l'aria assonnata.

Buongiorno ragazzi”, disse con poca enfasi sedendosi alla cattedra senza notare la lavagna piena di morti.

Buongiorno prof!”, ripetemmo noi, allegri.

Prof, è in ritardo”, lo rimproverò Matilde.

Il prof le diede un'occhiata stanca.

Non mi è suonata la sveglia”, si difese.

Alzammo gli occhi tutti contemporaneamente, era sempre la stessa scusa, oltre quelle di aver trovato traffico.

I quindici minuti seguenti di lezione proseguirono con l'1% di attenzione da parte nostra, il 10% di entusiasmo da parte del prof e il restante 89% fra le risate generali.

Bene, ora basta ragazzi, su! Forza, attenzionate l'assonometria cavaliera alla lavagna”, disse il prof, che era finalmente perfettamente sveglio.

Bastò un attimo perchè tutti ci accorgemmo di quella parola, uno soltanto, poi tutti ci scambiammo delle occhiate, un sorriso che ci increspava le labbra, infine scoppiammo a ridere come degli emeriti cretini.

Che c'è?”, chiese il prof, perplesso.

Ahahahaha”, fu la nostra risposta, continuavamo a ridere senza sosta, alcuni di noi ci tenevamo la pancia dal ridere, altri si asciugavano le lacrime, altri tentavano di smettere senza successo.

Insomma, detto così non è divertente, ma contate il fatto che eravamo dieci ragazzi che stavano cercando l'occasione giusta per scoppiare a ridere e per di più affetti da stupidera, non potevamo lasciarci scappare un'occasione simile!

Che c'è?”, ripetè.

Prof...”, iniziò Laura, cercando di calmarsi. “Attenzionare non esiste”.

Quella frase fu un grosso shock per il prof che aveva vissuto per i suoi ventotto anni considerando attenzionare una parola esistente.

Certo che esiste!”, ribatté offeso.

No prof, non esiste”, dissi io, ancora ridendo.

Bene, Margherita, controlla sul dizionario”, mi ordinò.

Eh sì, perchè se per alcuni prof sono Marghi, per altri Ciccina (non scherzo ndr. Me) e altri IlMioCognome (scusate, non lo posso rivelare ndr. Me), per lui ero Margherita.

Va bene”, accordai, mi alzai e mi sentivo sicura e padrona della situazione, quella volta non dovevo fare brutte figure.

Inciampai, come da contratto, in una sedia e ruzzolai a terra, salvo però rimettermi subito in piedi mentre sentivo gli altri che ridevano ancora più forte.

Scema, scema, scema, pensai.

Mi avvicinai al tavolo su cui erano appoggiati i dizionari e iniziai a sfogliarne uno.

Bene, attenzionare, attenzionare”, dissi a mezza voce, china sul libro e tutta concentrata. Poi alzai il capo e sorrisi al professore. “Non c'è”.

Con quell'affermazione nella nostra classe scoppiò il delirio, tutti che applaudivano, gridavano, si davano baci sulle guance e si abbracciavano, tutto per una parola.

Il prof insistette per controllare personalmente se avevo detto il vero, mentre io tornavo trionfante al mio banco senza cadere e mi sedevo.

L'ora finì poco dopo e tutti stavamo ancora facendo baldoria, mentre il nostro prof stava ancora assimilando la notizia del suo fallimento.

Eh, prof, faccia come ci dice lei, si applichi!


To be continued...


Se hai sbagliato hai errato,

è sempre un errore

(Nostra versione di “Non è mai un errore”; Raf)

  
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