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Autore: Faust    04/12/2021    1 recensioni
Vi racconterò della morte di Xena, e della disperazione di Gabrielle. Del Dio della Guerra che provò a separarle e della Dea dell'Amore che provò a riunirle. Molti Dei e molti Demoni si intrecciano in questa storia, ma anche molti eroi. Ascoltate quindi con attenzione, perché sarà l'unica volta che sentirete questo racconto. Il racconto di due guerriere con una sola anima e dell'eroina più nobile fra gli eroi, che un'anima non l'aveva affatto.
Genere: Azione, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altro Personaggio, Aphrodite, Ares, Gabrielle, Xena
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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3b before the caos


3.





Einai rientrò in casa, portando delle uova e del latte di capra appena munto. Si guardò attorno, ma non vide Gabrielle.
Si concentrò e seguì il filo dei suoi pensieri, letteralmente. Era sul retro, in cortile.
Si affacciò all'uscio, la ragazza stava ignorando la sua stessa fame, annegando nei ricordi -Gaby?- Le sfuggì.
La bionda si voltò di scatto, mentre un pensiero indistinto le raggiungeva la mente "X...Ah."
-Scusami. Non volevo sorprenderti.- Sorvolò, per non peggiorare la situazione.
-Ero sovrappensiero...- Si asciugò rapidamente la guancia con il palmo della mano.
-E' ora di mangiare.- Le disse, indicando con lo sguardo il suo stomaco, vagamente preoccupata.
-Hai...Hai ragione.- Scosse il capo e la seguì, accorgendosi che il sole stava tramontando.
-Ho trovato lungo il sentiero le erbe che ti piacciono, ti faccio una frittata? -
-Grazie, posso fare io.- Le si avvicinò, per prendere il necessario.
-Riposati.- Le posò una mano sul braccio, guardandola negli occhi, apprensiva.
Poche volte Xena le aveva riservato quello sguardo, doveva apparire realmente distrutta. Si rassegnò e andò a sedersi al tavolo.
-Posso fare solo questo e lo faccio volentieri...- Cercò di far apparire la frase casuale e non come risposta ai suoi pensieri.
Avrebbe dovuto fare più attenzione, ma quei movimenti le scivolavano addosso naturalmente.
-Ti ringrazio.- Guardò l'altra, mentre metteva a riscaldare la padella sulla brace, nel focolare -Sai come si fa?- Chiese curiosa.
-Sì. Posso vedere i tuoi ricordi e seguire le indicazioni.- Stava riguardando, proprio in quel momento, l'ultima volta che Gabrielle aveva eseguito quella ricetta.
-Xena cucinava poche volte, mi sembra strano vederti farlo.- Sorrise malinconicamente. Vedere quelle differenze nel suo modo di fare, anche se piccole, la aiutava a scindere i ricordi dalla realtà.
Einai sorrise a sua volta, sentendo quel piccolo spiraglio di sollievo "So fare molte cose." Non poteva di certo dirlo. -Spero che il risultato sia simile alla tua.- Rovesciò le uova sbattute nella padella calda, assieme alle erbe e un po' di latte.
-Non preoccuparti.- Disse, leggermente più serena. 
Dopo poco fu pronto e, il pasto abbondante, assieme al latte, la aiutarono a riempire lo stomaco borbottante.
Mangiando, aveva guardato per tutto il tempo Einai, di sottecchi. La mora si era persa nei propri pensieri mentre lavava la padella, ormai vuota, in un piccolo tino.
"Chissà quando torneranno" Avrebbe aspettato, come promesso. Aphrodite glielo aveva chiesto accoratamente e, alle ceneri di Xena, non avrebbe cambiato nulla un giorno...Sperava però che non passasse troppo tempo.
Si alzò da tavola e sparecchiò, passando il piatto e le posate all'altra.
-Posso fare io, se vuoi.-
-No, tranquilla. Pensavo...Vuoi farti un bagno?-
-In effetti dovrei...- Ricordò che c'era un grosso tino nella stalla, non una vera e propria vasca. -Mi lavo alla fontana, si farebbe troppo tardi a scaldare l'acqua necessaria.-
-Sì...Vuoi una mano con le medicazioni sulla schiena?- Chiese il simulacro, asciugandosi le mani in un canovaccio grezzo.
-Mi faresti un favore.-
-Dove tieni le bende?- Sapeva già che la bionda aveva il necessario nel suo bagaglio.
-Nella mia bisaccia, Ares non ne avrà di certo in casa...- Era un peccato, quelle le teneva per le emergenze, in viaggio
-No, non credo.- Fece una smorfia vagamente rassegnata, sentendo i suoi pensieri. -Ti aspetto qui, allora.- Le sovvenne qualcosa -Vuoi della frutta? Non c'ho pensato prima.-
-No, sono a posto...Ce n'è? Il melo mi sembrava senza...- C'era un grosso albero, proprio accanto al portico della fattoria.
-Ne ha qualcuna in cima.-
Gabrielle scrollò le spalle, non ne valeva la pena, quella pianta era alta più della casa.
-Domani con la luce?-
-Vedremo. Vado, o farà buio del tutto.- Si congedò e uscì.
Einai continuò a sistemare la cucina, rilassandosi: in sua assenza poteva smettere di controllarsi, almeno per un po'.


Gabrielle tornò poco dopo. Nel frattempo Einai aveva acceso diverse candele e ravvivato il fuoco, per avere la luce sufficiente a medicarla, dato il tramonto ormai passato.
L'aria della sera era tiepida, appena fresca, e i grilli frinivano nei cespugli attorno alla fattoria.
La guerriera passò le bende alla mora, dopo averle recuperate dalla bisaccia, e si sedette su uno sgabello, abbassando la veste da notte fino a metà schiena. Le ferite che avevano bisogno di medicazione erano sulle spalle, le altre erano superficiali o praticamente guarite.
Einai prese un piccolo barattolo di unguento e cominciò a spalmarlo sulle ferite. La sfiorava appena, con il timore di farle male.
-Per favore fai più pressione, o mi fai il solletico...- Non riusciva a smettere di pensare a quando Akemi le aveva fatto il tatuaggio...Xena era rimasta accanto a lei, distraendola per alleviarle il dolore.
Avevano parlato per tutto il tempo e nei momenti più delicati le aveva preso la mano, incoraggiandola, dispiaciuta.
Il simulacro appesantì il tocco, andando incontro alle sue richieste. Temeva di esagerare e così era tesa a captare ogni suo pensiero, alla ricerca di un qualsiasi accenno di dolore.
Ben presto però, altro la distrasse.
Il ricordo di tutte le volte in cui Xena le aveva medicato una ferita sulla spalla.
L'unguento, il massaggio e la sensazione dei suoi baci sulla pelle. Difficile reprimere quell'abitudine che premeva per prendere il sopravvento.
Sospirò stancamente, cercando di scacciare quei ricordi -Va meglio così?-
-Sì, grazie. Tutto bene?- L'aveva sentita sbuffare.
-Sì, forse ho sonno. Finito qui andrei a dormire, se per te va bene.-
-Certo, non preoccuparti. Non me lo devi chiedere...- Per lei era ancora presto, avrebbe aspettato a coricarsi.


Si era svegliata in tarda mattinata ed Einai non c'era.
Aveva trovato delle mele e del latte fresco sul tavolo e le aveva mangiate per colazione, ma della mora nessuna traccia.
Nei giorni precedenti le aveva spesso lasciato del tempo da sola, cosa che la ragazza apprezzava, per poter elaborare il suo dolore senza preoccuparsi delle apparenze, ma le aveva sempre fatto compagnia durante i pasti e lo trovò un po' insolito.
Decise di cercarla per la fattoria.
Non era nell'orto sul retro e neanche nella stalla ma, le balle di fieno che giacevano ammucchiate disordinatamente fino al giorno prima, erano state allineate e impilate con cura.
L'ultima volta ci avevano messo l'intera giornata, lavorando in due, ed era stato molto faticoso, però erano riuscite ad ottenere un angolo appartato, al riparo dagli occhi indiscreti di Ares, per fare il bagno. "Chissà che fine ha fatto quel grosso tino..." Svoltò l'angolo della pila di fieno e lo vide, rimanendo perplessa. Era molto pesante e lo avevano sollevato assieme, lei e Xena... Einai doveva averlo visto nei suoi ricordi, ma come poteva aver fatto tutto quello da sola e in così poco tempo? Doveva essere straordinariamente forte...Non lo aveva notato fino a quel momento, che si trattenesse per non spaventarla?
Si accorse di non aver idea di quali potessero essere le potenzialità di un Golem. Le antiche leggende di cui aveva sentito parlare narravano di mostri enormi, niente a che vedere con il suo caso.
Uscì, tornando sui propri passi, e vide le sue impronte sulla polvere, molto marcate.
Sorrise. Quelle di Xena erano difficilmente individuabili anche quando camminava normalmente e nonostante l'armatura... Forse la ragazza stava trasportando qualcosa di pesante, per lasciare segni così evidenti.
Si incamminò verso la casa, seguendo le tracce, quando, ad un tratto, un movimento sulla cima del melo attirò la sua attenzione.
Alzò lo sguardo, riparandosi gli occhi dal sole con la mano, e vide Einai che, con un grosso segaccio, stava potando l'albero.
Da lì a poco, infatti, un ramo si schiantò al suolo e poi un altro e un altro ancora.
Aspettò silenziosamente che finisse, cercando di trattenere anche i pensieri, non voleva sorprenderla o distrarla. Poteva scivolare e da quell'altezza si sarebbe fatta molto male se fosse successo.
La mora terminò in fretta, senza fare alcuna pausa per riposare, e lasciò cadere la sega a terra. Poi raccolse le mele rimaste e sollevò un lembo della casacca per tenerle.
All'improvviso, il ramo su cui era appoggiata si ruppe sotto i suoi piedi e cadde. Gabrielle sbiancò e scattò verso di lei, spaventata, ma prima di raggiungere terra, Einai riuscì ad afferrarsi ad un ramo con la mano libera, frenando la caduta all'ultimo. Un paio di frutti rotolarono a terra.
-Tutto bene?!- Le gridò, correndo verso l'albero.
-Sì.- Si lasciò cadere, atterrando pesantemente accanto a lei e sollevando parecchia polvere.
-Ti sei fatta male?- 
-...Ho strisciato il braccio contro il tronco.- Disse con imbarazzo.
-Fammi vedere.- Chiese preoccupata, era evidente che non era esperta nell'arrampicarsi -Potevi chiamarmi, o prendere la scala.- Aggiunse, infastidita dalla sciocchezza che la mora aveva fatto.
-Ho provato, ma i pioli si sono spezzati...- Il simulacro posò le mele in un cesto vicino e recuperò quelle cadute. -Non è niente, non sanguina neanche...- Sminuì, avvicinandosi e mostrandole la parte interessata, con timore.
Crepe sottili si irradiavano per qualche centimetro, subito sopra al gomito. Gabrielle non aveva mai visto niente del genere su un essere umano, solo sui vecchi vasi di terracotta.
-Tu ce l'hai il sangue?- Chiese, dopo un paio di secondi, mentre la teneva per l'avambraccio.
-No...- Ammise vergognandosi, sentendo i pensieri dell'altra e il suo disagio alla risposta.
-Non so come aiutarti. Credo sia il caso di bendarla ma...- "Disinfettare?" Non ne aveva idea.
-Brucia appena. Molto meno del ginocchio che ti sei sbucciata al torrente, a Potidea.- Sorrise malinconica -Ares saprà come...Ripararmi.- Disse mortificata, quella parola non le piaceva affatto. Restò per qualche istante in silenzio, per poi alzare gli occhi dalla ferita e incrociare quelli di Gabrielle -Non è niente, non preoccuparti.- Distolse nuovamente lo sguardo.
-E se non si potesse?- Diede voce ai suoi pensieri, l'altra li aveva letti, ormai.
-Credo di poterci convivere...- Si sfilò lentamente dalla presa della bionda, riportando il braccio al fianco -Scusa.- Si addentò il labbro inferiore mentre le diventavano lucidi gli occhi. Stava sentendo quello che la guerriera aveva immaginato, vedendola cadere -Non volevo.-
-Scusa tu, non era il caso di ripensarci...-
-Farò più attenzione.-
Gabrielle rimase in silenzio per qualche secondo, prima di riprendere -Non puoi fare attenzione a tutto. Ho capito quanto ti sforzi. Fai caso a come parli, a come ti muovi...Respiri? O lo fai per me? Non puoi pensare sempre a tutto. Solo...Cerca di non rischiare la vita, va bene?- Addolcì il tono in quella domanda.
Einai annuì, sorpresa, e arretrò di un passo, quasi spaventata -V-vado a finire di sistemare la stalla.- Poi si voltò e correndo tornò verso l'albero, recuperò il segaccio da terra ed entrò nel basso edificio, a passo spedito.
"Ah, la benda..." Si ricordò la bionda.
-Faccio io!- Le gridò l'altra in risposta, da dentro la stalla.


Quando fu ora di pranzo, Einai si avviò verso casa. Gabrielle stava cucinando.
L'aveva lasciata fare, sentendo che mantenersi occupata la aiutava. Si distraeva dal suo dolore e anche per lei era così.
La sorvegliava continuamente ma, dopo il ricordo della sera precedente, aveva capito che forse era meglio non starle troppo vicino. Non voleva correre il rischio di infastidirla involontariamente.
Anche i pensieri che aveva percepito poco prima l'avevano confusa e le sue parole non l'avevano aiutata.
"Respiri...O lo fai per me?" Si era accorta di tutto. Lei voleva solo che la ragazza si sentisse a proprio agio e al sicuro, senza ricordarle continuamente la sua anima gemella, nonostante il suo aspetto.
Si guardò il gomito, fasciato con uno straccio pulito.
La preoccupazione della bionda era stata per lei, non per chi le ricordava...Ed era realmente preoccupazione e non più senso di colpa, come il primo giorno.
Il suo passato si poteva riassumere in poche righe e nemmeno lei aveva ancora capito chi fosse, ma Gabrielle si preoccupava per lei. Come se fosse sua amica.
Possibile? Nemmeno il suo creatore l'aveva degnata d' uno sguardo, lasciandola lì, deluso e disgustato.
C'era effettivamente una separazione tra sé e le emozioni di Gabrielle? Cosa provava davvero lei? Esisteva un: "Davvero lei"?
Riusciva a individuare i suoi pensieri come esterni, ma non succedeva lo stesso con i suoi ricordi e, nel giro di poco, tutto diventava un ricordo, vissuto in prima persona.
Lei stessa amava Xena e amava come Xena amava Gabrielle.
Entrò in casa e lo scricchiolio del pavimento la annunciò -Ciao.-
-Ciao. Finito con la stalla?- Non sapeva se sarebbe rientrata, ma sperava di avere compagnia.
-Continuo dopo...- Si asciugò la fronte, spettinandosi la frangetta, poi si guardò la mano umida, perplessa.
-Che c'è?- Chiese Gabrielle, vedendo la sua espressione.
-Ah, niente. Non preoccuparti.- Prese uno straccio e si asciugò ancora il viso, bloccandosi all'improvviso, sentendo i pensieri della donna -Davvero posso...?- Sgranò gli occhi. Non era certa di aver capito bene.
-Mi sembra ingiusto costringerti a fingere di essere chi non sei.-
-Non vorrei che tu ne soffrissi-
-...Dovrò abituarmi. Qualunque cosa potrebbe ricordarmela, in fondo.-
-Prenditi più tempo, posso continuare.-
-Inutile rimandare ulteriormente... A cosa stavi pensando poco fa?-
-Il sudore... E' una seccatura- Le disse scettica, evitando di guardarla e passandosi ancora lo straccio sulla fronte.
Rise sommessamente -Vero.-
-Anche il dolore...-
Gabrielle annuì -Era la prima volta...?-
-Sì.-
-Ares è rimasto sconvolto quando gli è successo.- Glielo aveva raccontato...Xena.
-E' stato strano sentirlo, ma sapevo cos'era. Dai tuoi ricordi.- Corrugò un po' la fronte, preoccupata.
-Spiegami meglio. Come funziona? Cosa puoi fare?-
-Oh, posso fare cose semplici...Seguire una ricetta, ad esempio, ma per le cose più difficili...Non basta.-
-Ovvero?-
-Arrampicarmi su un albero. L'hai fatto molte volte e l'hai visto fare ancora di più, ma c'è una grossa differenza tra teoria e pratica...- Aveva faticato parecchio a trovare i giusti appigli.
-Capisco.-
-Ho dei movimenti istintivi, ma non molto affidabili.- Si sedette al tavolo, facendo scricchiolare la sedia, mentre la guerriera si sedeva a sua volta, capendo che aveva accettato di restare con lei per pranzo.
-Einai...Hai mai mangiato qualcosa...?- Non ricordava se avesse assaggiato la frittata, almeno durante la preparazione.
-No. Non  mi serve.-
-Ma sentiresti i sapori?-
-Credo di sì...- Aveva familiarità con la sensazione tattile del cibo sulla lingua.
-Vuoi provare?-
La mora assunse un'espressione perplessa, osservando con sospetto le uova all'occhio di bue nel piatto dell'altra -Meglio di no. Sono mollicce e tremolano...-


****

Note dell'autrice:
Buon giorno e buon sabato!

Grazie per aver letto fin qui. Fatemi sapere cosa ne pensate, anche con poche parole <3
Colgo l'occasione per ringraziare oscuro_errante per essere ancora la mia fedele Beta Reader. Grazie mille!
A sabato prossimo!

P.S. Nella mia bio trovate il mio contatto facebook. Se volete chiacchierare o fare domande, non esitate!


   
 
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