3.
Einai rientrò in casa, portando delle uova
e del latte di capra appena munto. Si guardò attorno, ma non
vide Gabrielle.
Si concentrò e seguì il filo dei
suoi pensieri, letteralmente. Era sul retro, in cortile.
Si
affacciò all'uscio, la ragazza stava ignorando la sua stessa
fame, annegando nei ricordi -Gaby?- Le sfuggì.
La bionda si
voltò di scatto, mentre un pensiero indistinto le raggiungeva
la mente "X...Ah."
-Scusami. Non volevo sorprenderti.-
Sorvolò, per non peggiorare la situazione.
-Ero
sovrappensiero...- Si asciugò rapidamente la guancia con il
palmo della mano.
-E' ora di mangiare.- Le disse, indicando con lo
sguardo il suo stomaco, vagamente preoccupata.
-Hai...Hai
ragione.- Scosse il capo e la seguì, accorgendosi che il sole
stava tramontando.
-Ho trovato lungo il sentiero le erbe che ti
piacciono, ti faccio una frittata? -
-Grazie, posso fare io.- Le
si avvicinò, per prendere il necessario.
-Riposati.- Le
posò una mano sul braccio, guardandola negli occhi,
apprensiva.
Poche volte Xena le aveva riservato quello sguardo,
doveva apparire realmente distrutta. Si rassegnò e andò
a sedersi al tavolo.
-Posso fare solo questo e lo faccio
volentieri...- Cercò di far apparire la frase casuale e non
come risposta ai suoi pensieri.
Avrebbe dovuto fare più
attenzione, ma quei movimenti le scivolavano addosso
naturalmente.
-Ti ringrazio.- Guardò l'altra, mentre
metteva a riscaldare la padella sulla brace, nel focolare -Sai come
si fa?- Chiese curiosa.
-Sì. Posso vedere i tuoi ricordi e
seguire le indicazioni.- Stava riguardando, proprio in quel momento,
l'ultima volta che Gabrielle aveva eseguito quella ricetta.
-Xena
cucinava poche volte, mi sembra strano vederti farlo.- Sorrise
malinconicamente. Vedere quelle differenze nel suo modo di fare,
anche se piccole, la aiutava a scindere i ricordi dalla
realtà.
Einai sorrise a sua volta, sentendo quel piccolo
spiraglio di sollievo "So fare molte cose." Non poteva di
certo dirlo. -Spero che il risultato sia simile alla tua.- Rovesciò
le uova sbattute nella padella calda, assieme alle erbe e un po' di
latte.
-Non preoccuparti.- Disse, leggermente più
serena.
Dopo poco fu pronto e, il pasto abbondante, assieme
al latte, la aiutarono a riempire lo stomaco borbottante.
Mangiando,
aveva guardato per tutto il tempo Einai, di sottecchi. La mora
si era persa nei propri pensieri mentre lavava la padella, ormai
vuota, in un piccolo tino.
"Chissà quando torneranno"
Avrebbe aspettato, come promesso. Aphrodite glielo aveva chiesto
accoratamente e, alle ceneri di Xena, non avrebbe cambiato nulla un
giorno...Sperava però che non passasse troppo tempo.
Si
alzò da tavola e sparecchiò, passando il piatto e le
posate all'altra.
-Posso fare io, se vuoi.-
-No, tranquilla.
Pensavo...Vuoi farti un bagno?-
-In effetti dovrei...- Ricordò
che c'era un grosso tino nella stalla, non una vera e propria vasca.
-Mi lavo alla fontana, si farebbe troppo tardi a scaldare l'acqua
necessaria.-
-Sì...Vuoi una mano con le medicazioni sulla
schiena?- Chiese il simulacro, asciugandosi le mani in un canovaccio
grezzo.
-Mi faresti un favore.-
-Dove tieni le bende?- Sapeva
già che la bionda aveva il necessario nel suo bagaglio.
-Nella
mia bisaccia, Ares non ne avrà di certo in casa...- Era un
peccato, quelle le teneva per le emergenze, in viaggio
-No, non
credo.- Fece una smorfia vagamente rassegnata, sentendo i suoi
pensieri. -Ti aspetto qui, allora.- Le sovvenne qualcosa -Vuoi della
frutta? Non c'ho pensato prima.-
-No, sono a posto...Ce n'è?
Il melo mi sembrava senza...- C'era un grosso albero, proprio accanto
al portico della fattoria.
-Ne ha qualcuna in cima.-
Gabrielle
scrollò le spalle, non ne valeva la pena, quella pianta era
alta più della casa.
-Domani con la luce?-
-Vedremo.
Vado, o farà buio del tutto.- Si congedò e uscì.
Einai continuò a sistemare la cucina, rilassandosi: in sua
assenza poteva smettere di controllarsi, almeno per un
po'.
Gabrielle tornò poco dopo. Nel frattempo Einai
aveva acceso diverse candele e ravvivato il fuoco, per avere la luce
sufficiente a medicarla, dato il tramonto ormai passato.
L'aria
della sera era tiepida, appena fresca, e i grilli frinivano nei
cespugli attorno alla fattoria.
La guerriera passò le bende
alla mora, dopo averle recuperate dalla bisaccia, e si sedette su uno
sgabello, abbassando la veste da notte fino a metà
schiena. Le ferite che avevano bisogno di medicazione erano sulle
spalle, le altre erano superficiali o praticamente guarite.
Einai
prese un piccolo barattolo di unguento e cominciò a spalmarlo
sulle ferite. La sfiorava appena, con il timore di farle male.
-Per
favore fai più pressione, o mi fai il solletico...- Non
riusciva a smettere di pensare a quando Akemi le aveva fatto il
tatuaggio...Xena era rimasta accanto a lei, distraendola per
alleviarle il dolore.
Avevano parlato per tutto il tempo e nei
momenti più delicati le aveva preso la mano, incoraggiandola,
dispiaciuta.
Il simulacro appesantì il tocco, andando
incontro alle sue richieste. Temeva di esagerare e così era
tesa a captare ogni suo pensiero, alla ricerca di un qualsiasi
accenno di dolore.
Ben presto però, altro la distrasse.
Il
ricordo di tutte le volte in cui Xena le aveva medicato una ferita
sulla spalla.
L'unguento, il massaggio e la sensazione dei suoi
baci sulla pelle. Difficile reprimere quell'abitudine che premeva per
prendere il sopravvento.
Sospirò stancamente, cercando di
scacciare quei ricordi -Va meglio così?-
-Sì,
grazie. Tutto bene?- L'aveva sentita sbuffare.
-Sì, forse
ho sonno. Finito qui andrei a dormire, se per te va bene.-
-Certo,
non preoccuparti. Non me lo devi chiedere...- Per lei era ancora
presto, avrebbe aspettato a coricarsi.
Si era svegliata in
tarda mattinata ed Einai non c'era.
Aveva trovato delle mele e del
latte fresco sul tavolo e le aveva mangiate per colazione, ma della
mora nessuna traccia.
Nei giorni precedenti le aveva spesso
lasciato del tempo da sola, cosa che la ragazza apprezzava, per poter
elaborare il suo dolore senza preoccuparsi delle apparenze, ma le
aveva sempre fatto compagnia durante i pasti e lo trovò
un po' insolito.
Decise di cercarla per la fattoria.
Non
era nell'orto sul retro e neanche nella stalla ma, le balle di
fieno che giacevano ammucchiate disordinatamente fino al giorno
prima, erano state allineate e impilate con cura.
L'ultima volta
ci avevano messo l'intera giornata, lavorando in due, ed era stato
molto faticoso, però erano riuscite ad ottenere un angolo
appartato, al riparo dagli occhi indiscreti di Ares, per fare il
bagno. "Chissà che fine ha fatto quel grosso tino..."
Svoltò l'angolo della pila di fieno e lo vide, rimanendo
perplessa. Era molto pesante e lo avevano sollevato assieme, lei e
Xena... Einai doveva averlo visto nei suoi ricordi, ma come poteva
aver fatto tutto quello da sola e in così poco tempo? Doveva
essere straordinariamente forte...Non lo aveva notato fino a quel
momento, che si trattenesse per non spaventarla?
Si accorse di non
aver idea di quali potessero essere le potenzialità di un
Golem. Le antiche leggende di cui aveva sentito parlare narravano di
mostri enormi, niente a che vedere con il suo caso.
Uscì,
tornando sui propri passi, e vide le sue impronte sulla polvere,
molto marcate.
Sorrise. Quelle di Xena erano difficilmente
individuabili anche quando camminava normalmente e nonostante
l'armatura... Forse la ragazza stava trasportando qualcosa di
pesante, per lasciare segni così evidenti.
Si incamminò
verso la casa, seguendo le tracce, quando, ad un tratto, un movimento
sulla cima del melo attirò la sua attenzione.
Alzò
lo sguardo, riparandosi gli occhi dal sole con la mano, e vide Einai
che, con un grosso segaccio, stava potando l'albero.
Da lì
a poco, infatti, un ramo si schiantò al suolo e poi un altro e
un altro ancora.
Aspettò silenziosamente che finisse,
cercando di trattenere anche i pensieri, non voleva sorprenderla o
distrarla. Poteva scivolare e da quell'altezza si sarebbe fatta molto
male se fosse successo.
La mora terminò in fretta, senza
fare alcuna pausa per riposare, e lasciò cadere la sega a
terra. Poi raccolse le mele rimaste e sollevò un lembo della
casacca per tenerle.
All'improvviso, il ramo su cui era
appoggiata si ruppe sotto i suoi piedi e cadde. Gabrielle sbiancò
e scattò verso di lei, spaventata, ma prima di raggiungere
terra, Einai riuscì ad afferrarsi ad un ramo con la mano
libera, frenando la caduta all'ultimo. Un paio di frutti rotolarono a
terra.
-Tutto bene?!- Le gridò, correndo verso
l'albero.
-Sì.- Si lasciò cadere, atterrando
pesantemente accanto a lei e sollevando parecchia polvere.
-Ti sei
fatta male?-
-...Ho strisciato il braccio contro il tronco.-
Disse con imbarazzo.
-Fammi vedere.- Chiese preoccupata, era
evidente che non era esperta nell'arrampicarsi -Potevi chiamarmi, o
prendere la scala.- Aggiunse, infastidita dalla sciocchezza che la
mora aveva fatto.
-Ho provato, ma i pioli si sono spezzati...- Il
simulacro posò le mele in un cesto vicino e recuperò
quelle cadute. -Non è niente, non sanguina neanche...- Sminuì,
avvicinandosi e mostrandole la parte interessata, con timore.
Crepe
sottili si irradiavano per qualche centimetro, subito sopra al
gomito. Gabrielle non aveva mai visto niente del genere su un essere
umano, solo sui vecchi vasi di terracotta.
-Tu ce l'hai il
sangue?- Chiese, dopo un paio di secondi, mentre la teneva per
l'avambraccio.
-No...- Ammise vergognandosi, sentendo i pensieri
dell'altra e il suo disagio alla risposta.
-Non so come aiutarti.
Credo sia il caso di bendarla ma...- "Disinfettare?" Non ne
aveva idea.
-Brucia appena. Molto meno del ginocchio che ti sei
sbucciata al torrente, a Potidea.- Sorrise malinconica -Ares saprà
come...Ripararmi.- Disse mortificata, quella parola non le piaceva
affatto. Restò per qualche istante in silenzio, per poi alzare
gli occhi dalla ferita e incrociare quelli di Gabrielle -Non è
niente, non preoccuparti.- Distolse nuovamente lo sguardo.
-E se
non si potesse?- Diede voce ai suoi pensieri, l'altra li aveva letti,
ormai.
-Credo di poterci convivere...- Si sfilò lentamente
dalla presa della bionda, riportando il braccio al fianco -Scusa.- Si
addentò il labbro inferiore mentre le diventavano lucidi gli
occhi. Stava sentendo quello che la guerriera aveva immaginato,
vedendola cadere -Non volevo.-
-Scusa tu, non era il caso di
ripensarci...-
-Farò più attenzione.-
Gabrielle
rimase in silenzio per qualche secondo, prima di riprendere -Non puoi
fare attenzione a tutto. Ho capito quanto ti sforzi. Fai caso a come
parli, a come ti muovi...Respiri? O lo fai per me? Non puoi pensare
sempre a tutto. Solo...Cerca di non rischiare la vita, va bene?-
Addolcì il tono in quella domanda.
Einai annuì,
sorpresa, e arretrò di un passo, quasi spaventata -V-vado a
finire di sistemare la stalla.- Poi si voltò e correndo tornò
verso l'albero, recuperò il segaccio da terra ed entrò
nel basso edificio, a passo spedito.
"Ah, la benda..."
Si ricordò la bionda.
-Faccio io!- Le gridò l'altra
in risposta, da dentro la stalla.
Quando fu ora di pranzo,
Einai si avviò verso casa. Gabrielle stava cucinando.
L'aveva lasciata fare, sentendo che mantenersi occupata la
aiutava. Si distraeva dal suo dolore e anche per lei era così.
La
sorvegliava continuamente ma, dopo il ricordo della sera precedente,
aveva capito che forse era meglio non starle troppo vicino. Non
voleva correre il rischio di infastidirla involontariamente.
Anche
i pensieri che aveva percepito poco prima l'avevano confusa e le sue
parole non l'avevano aiutata.
"Respiri...O lo fai per me?"
Si era accorta di tutto. Lei voleva solo che la ragazza si sentisse a
proprio agio e al sicuro, senza ricordarle continuamente la sua anima
gemella, nonostante il suo aspetto.
Si guardò il gomito,
fasciato con uno straccio pulito.
La preoccupazione della bionda
era stata per lei, non per chi le ricordava...Ed era realmente
preoccupazione e non più senso di colpa, come il primo
giorno.
Il suo passato si poteva riassumere in poche righe e
nemmeno lei aveva ancora capito chi fosse, ma Gabrielle si
preoccupava per lei. Come se fosse sua amica.
Possibile? Nemmeno
il suo creatore l'aveva degnata d' uno sguardo, lasciandola lì,
deluso e disgustato.
C'era effettivamente una separazione tra sé
e le emozioni di Gabrielle? Cosa provava davvero lei? Esisteva un:
"Davvero lei"?
Riusciva a individuare i suoi pensieri
come esterni, ma non succedeva lo stesso con i suoi ricordi e, nel
giro di poco, tutto diventava un ricordo, vissuto in prima
persona.
Lei stessa amava Xena e amava come Xena amava Gabrielle.
Entrò in casa e lo scricchiolio del pavimento la annunciò
-Ciao.-
-Ciao. Finito con la stalla?- Non sapeva se sarebbe
rientrata, ma sperava di avere compagnia.
-Continuo dopo...- Si
asciugò la fronte, spettinandosi la frangetta, poi si guardò
la mano umida, perplessa.
-Che c'è?- Chiese Gabrielle,
vedendo la sua espressione.
-Ah, niente. Non preoccuparti.- Prese
uno straccio e si asciugò ancora il viso, bloccandosi
all'improvviso, sentendo i pensieri della donna -Davvero posso...?-
Sgranò gli occhi. Non era certa di aver capito bene.
-Mi
sembra ingiusto costringerti a fingere di essere chi non sei.-
-Non
vorrei che tu ne soffrissi-
-...Dovrò abituarmi. Qualunque
cosa potrebbe ricordarmela, in fondo.-
-Prenditi più tempo,
posso continuare.-
-Inutile rimandare ulteriormente... A cosa
stavi pensando poco fa?-
-Il sudore... E' una seccatura- Le disse
scettica, evitando di guardarla e passandosi ancora lo straccio sulla
fronte.
Rise sommessamente -Vero.-
-Anche il
dolore...-
Gabrielle annuì -Era la prima
volta...?-
-Sì.-
-Ares è rimasto sconvolto quando
gli è successo.- Glielo aveva raccontato...Xena.
-E' stato
strano sentirlo, ma sapevo cos'era. Dai tuoi ricordi.- Corrugò
un po' la fronte, preoccupata.
-Spiegami meglio. Come funziona?
Cosa puoi fare?-
-Oh, posso fare cose semplici...Seguire una
ricetta, ad esempio, ma per le cose più difficili...Non
basta.-
-Ovvero?-
-Arrampicarmi su un albero. L'hai fatto molte
volte e l'hai visto fare ancora di più, ma c'è una
grossa differenza tra teoria e pratica...- Aveva faticato parecchio a
trovare i giusti appigli.
-Capisco.-
-Ho dei movimenti
istintivi, ma non molto affidabili.- Si sedette al tavolo, facendo
scricchiolare la sedia, mentre la guerriera si sedeva a sua volta,
capendo che aveva accettato di restare con lei per
pranzo.
-Einai...Hai mai mangiato qualcosa...?- Non ricordava se
avesse assaggiato la frittata, almeno durante la preparazione.
-No.
Non mi serve.-
-Ma sentiresti i sapori?-
-Credo di sì...-
Aveva familiarità con la sensazione tattile del cibo sulla
lingua.
-Vuoi provare?-
La mora assunse un'espressione
perplessa, osservando con sospetto le uova all'occhio di bue nel
piatto dell'altra -Meglio di no. Sono mollicce e tremolano...-
****
Note
dell'autrice:
Buon giorno e
buon sabato!
Grazie
per aver letto fin qui. Fatemi sapere cosa ne pensate, anche con
poche parole <3
Colgo
l'occasione per ringraziare oscuro_errante per essere ancora la mia
fedele Beta Reader. Grazie mille!
A
sabato prossimo!
P.S.
Nella mia bio trovate il mio contatto facebook. Se volete
chiacchierare o fare domande, non esitate!