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Autore: Faust    11/12/2021    2 recensioni
Vi racconterò della morte di Xena, e della disperazione di Gabrielle. Del Dio della Guerra che provò a separarle e della Dea dell'Amore che provò a riunirle. Molti Dei e molti Demoni si intrecciano in questa storia, ma anche molti eroi. Ascoltate quindi con attenzione, perché sarà l'unica volta che sentirete questo racconto. Il racconto di due guerriere con una sola anima e dell'eroina più nobile fra gli eroi, che un'anima non l'aveva affatto.
Genere: Azione, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altro Personaggio, Aphrodite, Ares, Gabrielle, Xena
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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4 Caos


4.




Era il mattino del quarto giorno e, degli Dei, nessuna traccia.
Le due donne si erano ormai abituate a quella consuetudine che si era instaurata tra loro.
Einai vegliava su Gabrielle, da lontano.
Il bisogno che sentiva di confortarla era quasi straziante, ma non voleva turbarla con il proprio aspetto.
Avvertiva che la ragazza si stava abituando, ma non voleva correre troppo. Non era necessario avere fretta, l'equilibrio della giovane le sembrava ancora precario.
D'altro canto, la guerriera apprezzava molto le sue premure. Sia quando le faceva compagnia, sia quando la lasciava sola.
Il sincronismo era certamente dettato dalla loro connessione, ma c'era qualcosa in lei che andava ben oltre al condividere la sua coscienza.
Le sembrava di parlare con un essere umano in tutto e per tutto e non con un oggetto.
Einai aveva opinioni proprie e una propria volontà, prendeva iniziative. Non era solo il suo riflesso.
Gabrielle si preoccupava per lei, non era mai successo.
Certo, forse era prematuro dire "mai", esisteva da pochi giorni appena, ma dai ricordi della guerriera aveva sentito che Ares e Aphrodite, gli unici con cui avrebbe potuto avere un'interazione dal momento della sua nascita, l'avevano considerata di valore inferiore a quello di un animale.
Forse perché non si era svegliata in tempo. Chissà se qualcosa sarebbe cambiato, se avesse avuto la possibilità di parlarci.
Temeva Ares, aveva visto la sua ira e avvertito il disprezzo nella sua voce, quando aveva detto a Gabrielle che lei era solo... Lei.
Probabilmente sarebbe stato più facile con Aphrodite, la bionda provava affetto per la Dea, non sembrava una persona cattiva.
Quando sarebbero tornati, Gabrielle sarebbe partita per riportare le ceneri di Xena ad Anfipoli e lei sarebbe sprofondata di nuovo in un sonno senza sogni... Forse poteva chiederle di andare con lei.
Aveva cominciato a studiare i rudimenti del combattimento tramite i ricordi dell'altra. Era forte, non si stancava, non l'avrebbe rallentata o infastidita e sapeva badare e sé stessa "Ho studiato le stelle...Parlato con i filosofi e ho il dono della preveggenza..." Sorrise tra sé e sé, ricordando quella frase detta da Gabrielle, al suo primo incontro con Xena.
La situazione era simile, solo invertita. Era lei la ragazzina inesperta, ora.
Forse Gabrielle glielo avrebbe concesso. Forse l'avrebbe capita.
Lei la vedeva, la teneva in considerazione, la trattava come sua pari...Certamente il suo aspetto non la aiutava e vedere quanto effettivamente fosse differente da un vero essere umano, ancora la inquietava un po'...Ma provava affetto e stava cercando di conoscerla e di instaurare un rapporto.
Quella sera, dopo essersi coricate,  glielo avrebbe chiesto.
Si vergognava un po', temeva un rifiuto, ma al buio sarebbe stato più facile mascherare l'imbarazzo e nascondere la delusione, se fosse servito.
Sperava che la guerriera le desse il permesso, non voleva passare l'eternità sospesa in un limbo, non dopo aver provato la vita.
Si alzò di scatto dallo sgabello, spaventando la capra che stava mungendo, e corse verso casa. Era arrivata Aphrodite.


-Gabrielle, ho bisogno di parlarti- Il suo tono era carico di preoccupazione e contrizione.
-Dimmi, Aphrodite- Prese le mani della Dea tra le sue, mentre Einai, appena arrivata dalla stalla, restava in disparte, qualche passo più indietro.
-C'è un problema con l'anima di Xena- La Dea guardò per un secondo il simulacro, con diffidenza, per poi tornare sulla guerriera.
La mora uscì in cortile, per non disturbare la nuova arrivata. Poteva comunque ascoltare tramite Gabrielle.
-Cosa è successo?- Chiese con terrore la guerriera.
-Vedi...Da quando avete ucciso Plutone, gli Inferi sono nel caos.-
-Ma...Lucifero?- Lei e Xena avevano tramato appositamente per farlo decadere e prendere la guida del Tartaro.
-Proprio lui è il problema. Sta cambiando tutto e le anime di coloro che erano negli Elisi sono in disputa, ora. Lui vuole tenerle all'Inferno.-
Rimase senza parole. Era sollevata dall'apprendere che la compagna fosse tra i giusti, ma saperla in pericolo la turbava profondamente.
-Quella battaglia è al di fuori delle nostre capacità. Non c'è niente che tu possa fare, Gabrielle.-
-Perché mi dici questo, allora?- La guerriera non capiva, Aphrodite non le avrebbe mai parlato a quel modo, se non ci fosse stata una soluzione.
-Non possiamo immischiarci in quella guerra, ma tu puoi tentare di recuperare la sua anima. Salvare almeno lei, capisci?-
-E tutti gli altri?-
-Abbiamo la possibilità solo per uno.-
La guerriera annuì -Cosa devo fare?- Chiese con fermezza.


Finito il colloquio con Aphrodite, la guerriera iniziò a prepararsi per il viaggio.
Einai entrò nella stanza -Sarà pericoloso- Sentiva la paura che l'altra provava.
-Sì, ma devo farlo assolutamente. Xena lo farebbe per me e non riuscirei a perdonarmi, se mi tirassi indietro.-
-Lo so.- Si sedette sul letto, alle sue spalle, facendolo scricchiolare sonoramente. In lei si agitavano altri sentimenti, oltre a quelli dell'amica -Gabrielle...-
-Dimmi.- Disse la bionda, continuando ad occuparsi della bisaccia.
-Guardami.-
Il tono di Einai era deciso, molto diverso dalla fonte di dolcezza che era stata in quei giorni. La guerriera non poté esimersi dal voltarsi.
-Sento dentro di te la felicità di poter finalmente fare qualcosa.- Il simulacro si alzò e si avvicinò a lei, guardandola negli occhi. -Le tue emozioni sono così contrastanti che quasi mi sembra di scoppiare. Provi dolore, rabbia, paura, preoccupazione, gioia, speranza, determinazione e amore...Fate sempre così, voi esseri umani?- Chiese, con una punta di amarezza.
-Non lo so...Io sì.-
-Se solo Xena potesse saperlo...- Gli occhi le divennero lucidi per la tristezza.
Gabrielle le accarezzò la guancia con la punta delle dita, dolcemente, in lei non rivedeva più la compagna. Si assomigliavano, ma erano molto diverse.
-Io credo che lei lo sappia e che per lei sia lo stesso-
Einai annuì -L'amore che provi per lei e quello che lei ti dimostrava sono tra i tuoi ricordi più fulgenti nella mia memoria, ma quello che traspariva dai tuoi gesti e dalle tue parole...Non era neanche la decima parte di quello che sento. Non è possibile trasmetterlo con metodi umani...- Provava una pietà immensa per quei sentimenti impossibili da comunicare, se i mortali avessero conosciuto la vastità delle emozioni che li circondava, il mondo sarebbe stato completamente diverso e non più come quello che aveva percorso Gabrielle, in quegli anni.
-Mi dispiace che tu sia così turbata.-
-Non importa- Sorrise amaramente -Saranno le ultime cose che sento, in ogni modo- Una lacrima le scivolò sul viso.
-In che senso?- Le asciugò la guancia con il pollice.
-Quando sarai fuori dal giardino il nostro legame si interromperà, sarai troppo distante, e io sarò nell'oblio fino al tuo ritorno. Se tu fallissi non mi risveglierei più. Se tu avessi successo, lo spirito di Xena prenderà il mio posto, ciò per cui sono stata creata dal principio...- Non poteva più chiederle di accompagnarla, sarebbe stata solamente d'impiccio in una battaglia del genere.
Gabrielle non ci aveva ancora pensato, nella fretta dei preparativi non si era soffermata minimamente su questo aspetto.
Si sentì in colpa, avrebbe causato la scomparsa di una persona che le aveva voluto bene incondizionatamente e a cui anche lei voleva bene.
-Non sentirti colpevole. Non...Non credo di essere una persona vera.- Si asciugò una nuova lacrima -E l'amore che provo per te è dato dal tuo sentire. Non darti colpe... Mi dispiacerà solo non poter più fare parte di tutto questo.-
-Posso fare qualcosa?- La voce le tremava di tristezza, non avrebbe saputo come risolvere. Sperava di avere tempo al ritorno.
-Vorrei quello che ti è mancato così tanto.- Evitò il suo sguardo, non aveva il coraggio di chiederlo, ma stava per morire, che senso avrebbe avuto provare vergogna?
-Cosa?-
-Un bacio d'addio.-
La bionda la guardò negli occhi per un'istante, incredula e sconcertata. Stava per rifiutare, ma poi si fermò.
L'ultimo bacio tra lei e Xena era stato quando le aveva passato l'acqua della Forza, non un vero bacio, e quanto avrebbe voluto le sue labbra ancora una volta, prima che quel tramonto sparisse...
La situazione era poi così diversa? Era lei quella che se ne stava andando per sempre, ora.
-Vorrei sapere com'è esprimere tutto l'amore che provo per te.-
Gabrielle abbassò lo sguardo tristemente, per qualche secondo, poi le sfiorò il gomito, tornando a guardarla negli occhi. Einai l'abbracciò e si abbassò leggermente, posando la bocca sulla sua.
Dopo pochi istanti la guerriera socchiuse le labbra, permettendole l'accesso, ma il bacio rimase intriso di puro sentimento e dolcezza, scevro da ogni eccitazione.
Amore, affetto e attaccamento erano così intensi da provocare in entrambe un dolore straziante e struggente, ma al tempo stesso perfetto.
Quando si separarono, le lacrime scorrevano copiosamente sui loro volti.
La mora la strinse al petto e la baciò sulla fronte, prima di sciogliere l'abbraccio. Si guardarono per un istante negli occhi, poi la guerriera si asciugò il viso con il dorso della mano, subito prima di prendere la sua bisaccia e uscire dalla stanza.
-Addio- Rispose Einai al suo pensiero.


La notte calava sulle rovine dell'antica città di Efira.
Già da molte ore attendevano Ares sulla sommità di un'altura brulla, circondata da una valle solcata da tre fiumi, eppure desertica, arida. Non un filo d'erba cresceva sulle loro sponde.
Il bagliore della comparsa del Dio le riscosse dai loro lugubri pensieri.
-Ce l'hai?- Chiese Aphrodite, preoccupata.
-Sì, ma non è stato facile.- Rispose il fratello -Dovremo ripagare il debito per molto tempo.- Prese un involto dall'interno della casacca e lo aprì, rivelando una pietra nera, conica, grande poco meno di un pugno.
La luna si rifletteva sulla sua superficie come in uno specchio.
-E' l'ago di Cibele?- Chiese Gabrielle, meravigliata da quella liscia perfezione divina.
-Non toccarlo, o la tua anima ne verrà assorbita- Disse Ares, allontanandolo dalla donna. -Non toccarlo mai direttamente-
Le avevano spiegato l'importanza di quella pietra. Le sarebbe servita per riportare Xena nel mondo dei vivi, priva di un corpo, finché non l'avessero reimpiantata nel simulacro.
Esattamente come aveva fatto la Dea Cibele con il suo amato Attis.
Ora, dovevano ottenere l'accesso al mondo degli Inferi. Quello era suo esclusivo compito, una divinità non avrebbe mai potuto varcarne la soglia, inosservata.
L'intercessione di Hecate, madre di Zeus, unico Titano risparmiato e venerato dal Padre degli Dei, era indispensabile.
Il Nekromanteion, il tempio dell' "Oracolo della Morte", posto all'incrocio di tre dei cinque fiumi infernali, era il punto di accesso più sicuro per l'Ade, ora che gli Inferi erano squassati dalla guerra.
Scesero dalla collina e, dopo un gesto di Aphrodite, l'ingresso si mostrò ai loro occhi.
Una lunga scalinata, scolpita nella roccia, sprofondava nel sottosuolo. Tra il buio della notte e la profondità, non ne era visibile la fine.
Ares schioccò le dita, creando una piccola sfera di fuoco che avanzò fluttuando, rischiarandogli il cammino.
Gli Dei stessi erano profondamente tesi e il loro passo incerto. Gabrielle non poteva fare a meno di interrogarsi sul suo Destino, mentre li seguiva preoccupata.
-Fermi!- L'eco di una voce di donna risuonò possente tra le pareti. Restarono immediatamente immobili.
-Vorremmo parlare con la Somma Hecate, Madre di nostro Padre, protettrice degli Inferi.- Annunciò Ares, in un tono insolitamente ufficiale.
-A voi non è concesso il passo. Guerra e Passione non possono profanare il Tempio.-
-E' una necessità. Non vorremmo mai dissacrare questo luogo, concedeteci un'eccezione- Aggiunse Aphrodite.
-Purificare voi equivarrebbe al vostro annullamento. La mortale invece potrà sopravvivere, se abbastanza forte.- Una donna comparve dal buio, innanzi a loro. Vestita di una tunica bianca e con numerosi ornamenti dorati, portava una corona turrita sul capo -Lasciatele la pietra di Cibele, sappiamo cosa vi ha condotti qui.-
Ares e Aphrodite si guardarono, preoccupati, poi l'uomo estrasse l'involto da sotto la casacca e lo consegnò a Gabrielle -Fallisci e ti ucciderò veramente-
-Risparmia le tue vane parole, Guerra- Lo apostrofò infastidita la sacerdotessa -Sappiamo tutti che questa giovane ti è cara e necessaria.- La donna fece cenno alla guerriera di seguirla, cominciando ad arretrare nel buio.
-Buona fortuna, Gabrielle- La voce di Aphrodite era colma di preoccupazione, non pensava che si sarebbero separate così presto. -Torna, ti prego. Nonostante l'esito.- Supplicò, mentre una lacrima le scivolava sulla guancia.
Il Dio della battaglia, invece, si limitò a guardarla allontanarsi, torvo.


L'oscurità la inghiottì. Non riusciva a vedere nulla davanti a sé, solo il rumore dei passi e il frusciare della veste della sacerdotessa la guidavano nel buio.
-Gravoso il compito che ti è stato assegnato. Sei il fulcro di numerosi desideri.- Esordì.
-Farò del mio meglio.- Non sapeva cos'altro dire.
-Sento la tua volontà ferma e sincera. Peccato che i tuoi Patroni siano i peggiori auspicabili...- La donna si fermò e, schioccando le dita, accese numerose fiaccole alle pareti, splendenti di fiamme azzurre, che illuminarono una volta di pietra grezza, priva di abbellimenti o iscrizioni.
-Dovrai subire una purificazione, prima di giungere al cospetto di Hecate, o la sua presenza consumerà ogni fibra del tuo essere. Sarà dolorosa, sei pronta?-
La guerriera annuì, silenziosamente.
La sacerdotessa si avvicinò e le posò una mano sulla spalla -Vedo che il tuo spirito è già lontano dalla contaminazione di Passione, ma Guerra arde profondamente. La tua anima sarebbe un lauto banchetto per il Tartaro.- Restò in silenzio qualche secondo -Ora vedo il tuo desiderio.- La guardò negli occhi e la scrutò ulteriormente, sembrava volesse trapassarla con lo sguardo. -Molti più interessi di quanto immaginassi perfino io, ruotano attorno alla tua impresa. Non solo l'amore che nutri per lei.-
Gabrielle non capiva a cosa si riferisse, lei desiderava solamente recuperare lo spirito della persona che amava, probabilmente anche Ares, e Aphrodite forse lo faceva perché le era affezionata...Chi altri?
-Lascia qui le tue armi, non ti serviranno-
-Chi altri è interessato al mio viaggio?- Chiese infine.
-Non ti è dato sapere, al momento-
La bionda non indagò oltre e si sbarazzò dei sai, del pugnale che teneva nascosto e, infine, del Chakram.
Ogni volta che lo aveva visto riverso a terra era segnale di cattivo presagio. Rabbrividì, cercando di sistemare le sue cose al meglio, per togliere quell'impressione d'abbandono.
-Lo ritroverai, se tornerai.- Quelle parole non la rassicurarono. -Vieni, se hai lasciato tutto- La esortò la sacerdotessa.
Gabrielle avanzò, ma una forza invisibile la respinse, gettandola a terra.
Dopo un secondo di sconcerto, rispose alla domanda muta che leggeva sul volto della sua accompagnatrice -Non ho più nessuna arma con me...-
La donna, con un rapido gesto della mano, spense ogni torcia nella stanza. Eppure, non divenne buio.
Un fioco bagliore proveniva dalla schiena della guerriera, il dragone tatuato in Oriente brillava sinistramente nell'oscurità.
-Perché hai permesso che il tuo corpo venisse profanato così in profondità?!- La sacerdotessa sembrava stizzita, al limite della rabbia -Alzati e seguimi.- Tornarono indietro, rapidamente.


Raggiunsero un' altra stanza, buia. Capì di essere davanti ad un muro quando l'eco sulle pareti le rimandò un suono differente e i passi della sacerdotessa si fermarono.
La donna schioccò nuovamente le dita e un braciere al centro della stanza cominciò a brillare fioco, di un fuoco rosso, morente.
Vide stagliarsi, nera, contro le fiamme, la sagoma di una croce decussata.
Il terrore l'attanagliò, le tornarono in mente gli ultimi istanti prima di morire, quando la inchiodarono per mani e piedi. 
-Hai già capito cosa ti attende- La sacerdotessa si avvicinò alla croce -Vieni. E' necessario.-
Il suo corpo non si mosse, salire consapevolmente i gradini che l'avrebbero portata al patibolo le richiedeva uno sforzo enorme. L'istinto si rifiutava di piegarsi alla ragione.
Dovette farsi violenza per avanzare, lentamente, usando ogni briciola di coraggio, dando fondo a una forza che non sapeva di avere. 
Appena fu a pochi passi dalla croce, altre sacerdotesse, comparse dal buio, la afferrarono e sollevarono. Si dibatté, cercando di opporre resistenza, ma la loro presa era ferrea e in pochi istanti la legarono al legno, solo per i polsi, con l'addome appoggiato sull'incrocio dei pali e lo sguardo costretto verso il fuoco. Le tolsero le vesti, scoprendole completamente la schiena.
La donna che l'aveva scortata fino a lì le si avvicinò, guardando il suo volto, indurito e pieno di rabbia, alla luce tremula del fuoco, mentre strattonava le corde per liberarsi -Come hai potuto lasciare che questo marchio ti venisse imposto?!-
-Era per proteggermi da uno spirito maligno.- Ringhiò la guerriera.
La sacerdotessa scosse il capo, lentamente -Sei stata ingannata. Questo sancisce la tua appartenenza a un demone.-
-No, non è possibile.- Lo stupore sovrastò la rabbia -Mi è stato fatto da un altro spirito, forse ti stai sbagliando!-
La sacerdotessa posò una mano sul tatuaggio e rimase in silenzio qualche secondo -No, non sbaglio. Una parricida, manipolatrice, che ha costretto la donna che diceva di amare a macchiarsi col suo sangue e che perfino dopo la morte ha continuato a manipolare e mentire...Siete state ingenue. E' questo ciò che succede, quando i mortali si immischiano con forze che non conoscono.-
-No!- Non poteva accettare quella realtà. -Ti sbagli!- Si agitava, cercando di slegarsi, ma più si accaniva, più le corde si stringevano attorno ai suoi polsi e il peso del proprio corpo, che la trascinava verso il terreno, cominciava a farle mancare il fiato.
-Io non sbaglio. Deciditi, stupida mortale. Vuoi ancora avanzare nei tuoi propositi?-
Gabrielle si rassegnò, se anche avesse trovato un altro modo per raggiungere gli Inferi avrebbe perso troppo tempo. Doveva sottostare alla volontà di quell'odiosa sacerdotessa. -Sì.-
Immediatamente fu travolta da un dolore lancinante, che le spezzò il fiato.
Decine di colpi le raggiunsero la schiena, rapidi, continui, privi di esitazione.
Sentiva qualcosa di liquido e freddo bruciarla sulla pelle, spaccata, grondando sulle sue gambe e poi sul pavimento, assieme al suo sangue, denso e caldo.
Perse i sensi.


Rinvenne, mentre mani forti la slegavano dalle corde e la sorreggevano, facendola scendere dalla croce, portandola in spalla.
La stanza era quasi illuminata a giorno, adesso, e sul terreno poteva vedere un'ampia pozza del suo sangue, ancora rosso vivo, attraversata da rivoli verdi.
-Ti abbiamo concesso di svenire, per non gravare troppo sul tuo corpo mortale- La sacerdotessa entrò nel suo campo visivo.
Il forte dolore che provava le impediva di ragionare con lucidità e ogni tentativo di muoversi veniva ricompensato da un bruciore dilaniante -Portatela da lei-
Trascinata fuori dalla stanza riuscì appena a vedere, in fila contro le pareti, decine di donne vestite di bianco, tutte uguali tra loro, con in mano rami d'alloro ricoperti di sangue.  
Dopo diversi minuti, nonostante il dolore non si fosse ancora attenuato, la mente cominciava ad essere meno annebbiata.
L'avevano fatta stendere, prona, su un tavolo ricoperto da un lenzuolo, al centro di una sala.
Era molto diversa da dov'era stata fin'ora. La luce del giorno filtrava dalle alte finestre, illuminando scaffali pieni di pergamene, testi e ampolle. Molti vasi con piante verdi e fiori occupavano ogni spazio disponibile. Non sembrava più di essere nel sottosuolo. Cercò di volgere il capo, per guardarsi attorno, ma subito sentì male e la pelle della schiena tirare. Rinunciò.
-Non muoverti.- Non vide la donna che pronunciò quelle parole, ma il suo tono era gentile. -Devo pulirti le ferite, sentirai dolore-
La guerriera si sentiva spossata, emise solo un verso di consenso.
-Maledetta...E' arrivata quasi all'osso.- La donna parlava tra sé e sé, a bassa voce. Poi intinse una pezza di stoffa in acqua e cominciò a eliminare il sangue e il sale che incrostavano le ferite.
Gabrielle trasalì a quel tocco, sentiva bruciare intensamente.
-Mi dispiace. Questo fa parte della purificazione, non posso aiutarti col dolore.- La bionda fece solo un cenno col capo, afferrando la stoffa su cui era stesa e stringendola nel pugno, per aiutarsi a sopportare.
-Avevi un brutto marchio-
La guerriera iniziò a piangere lacrime di rabbia, mentre la guaritrice continuava a occuparsi di lei.
Purtroppo, le parole della sacerdotessa sembravano aver senso.
Xena si era fidata ciecamente di Akemi e lei di Xena.
La credevano amica, ma ciò che aveva detto la donna era vero. Come avevano potuto cadere così facilmente in quel tranello?
-Non angustiarti. I demoni sono scaltri, talvolta più degli Dei.-
Fino a qualche giorno prima si sarebbe sorpresa, se qualcuno avesse letto i suoi pensieri, ma stava diventando una fastidiosa abitudine, ormai.
-Questo non elimina il mio rancore e il mio rimorso, guaritrice.- Non sapeva come rivolgersi a lei.
-Non elimina neanche il tuo dolore, ma voi mortali siete così...Respira, come facevi un tempo, ti aiuterà.-
-Voi mortali?!- Trasecolò e si sforzò di voltarsi, per guardarla.
Mancare di rispetto a una divinità poteva essere estremamente pericoloso -Perdonami!-
Le morirono le parole in gola, per il dolore e la sorpresa, quando vide che era identica alla sacerdotessa che l'aveva torturata. Stesso viso, stessa veste e stessa corona turrita. Solo l'espressione e la voce erano differenti, più dolci.
La donna fece qualche passo verso di lei, per poterla guardare in viso senza che la guerriera si muovesse troppo -Hai conosciuto mia sorella, ora me. Lasciami finire velocemente, o il tatuaggio tornerà.-
-Mi dispiace, non volevo interromperti né mancarti di rispetto.- Rispose costernata e preoccupata, per quello che le aveva appena detto.
-Lo so.- La donna tornò al suo posto e ricominciò a medicarla.
Restarono in silenzio a lungo. La pulizia delle ferite era estremamente dolorosa, ma Gabrielle si sforzava di non proferire parola. Mordeva il lenzuolo, quando necessario, per non rischiare di infastidire la divinità che si stava occupando di lei.
Non sapeva come comportarsi, ma Ares e Aphrodite erano stati estremamente ossequiosi e cauti. Altrettanto avrebbe dovuto fare lei.
-Quanto sei disposta a sacrificare?-
-Per lei?-
-Sì.-
-Tutto.-
-Questo perché credi di averlo già perso. Non puoi sacrificare qualcosa che non è tuo.-
-Posso sacrificare tutto quello che ho.-
-Sacrificheresti te stessa?-
-Non è quello che sto già facendo, mia Dea?-
La guaritrice fece una breve pausa -Non essere frettolosa nel rispondere-
Gabrielle restò in silenzio. Desiderava solo rivederla, riaverla, riabbracciarla. Colmare nuovamente il vuoto che sentiva nel petto, al limite del dolore. Un dolore differente, da quello che stava provando nel fisico.
Stava per rispondere, ma nuovamente si fermò, sentendo la mano della divinità sulla sua spalla.
Chiuse gli occhi e le tornarono alla mente le Idi di Marzo, aveva dato tutta sé stessa per proteggere Xena.
L'idea di morire l'aveva spaventata, ma non l'avrebbe mai lasciata sola, aveva superato la paura. Perché ora doveva essere diverso?
Ricordò cosa successe dopo, quando con Michele e le sue schiere era scesa agli Inferi per contrastare le armate demoniache e il suo scontro con lei.
Altruismo contro egoismo.
Mentre Xena la trascinava all'Inferno, riusciva solo a pensare che non avrebbe voluto che succedesse.
La sofferenza eterna senza alcuna speranza, l'annullamento di ogni suo sforzo in vita. L'annullamento degli sforzi di entrambe.
Quante volte Xena l'aveva protetta, salvata e sostenuta? Innumerevoli.
Il suo sacrificio estremo non rientrava nella reale volontà dell'amata.
-No.- Riaprì le palpebre.
-Ricorda che chi vive è più prezioso al Destino, di chi è morto.- Sussurrò dolcemente la Dea  -Ora rispondi. Quanto sei disposta a sacrificare?-
-Molto.-
-La tua bellezza?-
-Sì.- Rispose senza indugio.
-Occorrerebbero tre giorni per guarirti con le mie arti. Un'ora, se non curiamo l'aspetto.-
-Voglio arrivare da lei il prima possibile.-
-Preparati, farà ancora più male.-
Gabrielle restò in silenzio, il dolore che aveva provato fino a quel momento era già eccessivamente terribile. Avrebbe resistito? Il suo fisico, già provato, avrebbe ceduto?
-Cosa mi aspetta?-
-Bagnerò le tue ferite con il kykeón, un fluido magico, e digiunerai fino al compimento del rituale. Al termine, sapremo se sarai degna, o meno, della presenza di Hecate Ctonia.-
-Sono pronta.-
Urlò di dolore, quando il liquido sfiorò la sua pelle. Sembrava che la stessero torturando con ferri roventi.

****

Note dell'autrice:
Buon giorno e buon sabato!

Grazie per aver letto fin qui. Fatemi sapere cosa ne pensate, anche con poche parole <3
Colgo l'occasione per ringraziare oscuro_errante per essere ancora la mia fedele Beta Reader. Grazie mille!
A sabato prossimo!

P.S. Nella mia bio trovate il mio contatto facebook. Se volete chiacchierare o fare domande, non esitate!


   
 
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