4.
Era il mattino del quarto giorno e, degli Dei, nessuna
traccia.
Le due donne si erano ormai abituate a quella
consuetudine che si era instaurata tra loro.
Einai vegliava su
Gabrielle, da lontano.
Il bisogno che sentiva di confortarla era
quasi straziante, ma non voleva turbarla con il proprio aspetto.
Avvertiva che la ragazza si stava abituando, ma non voleva
correre troppo. Non era necessario avere fretta, l'equilibrio della
giovane le sembrava ancora precario.
D'altro canto, la guerriera
apprezzava molto le sue premure. Sia quando le faceva compagnia, sia
quando la lasciava sola.
Il sincronismo era certamente dettato
dalla loro connessione, ma c'era qualcosa in lei che andava ben oltre
al condividere la sua coscienza.
Le sembrava di parlare con un
essere umano in tutto e per tutto e non con un oggetto.
Einai
aveva opinioni proprie e una propria volontà, prendeva
iniziative. Non era solo il suo riflesso.
Gabrielle si
preoccupava per lei, non era mai successo.
Certo, forse era
prematuro dire "mai", esisteva da pochi giorni appena, ma
dai ricordi della guerriera aveva sentito che Ares e Aphrodite, gli
unici con cui avrebbe potuto avere un'interazione dal momento della
sua nascita, l'avevano considerata di valore inferiore a quello di un
animale.
Forse perché non si era svegliata in tempo.
Chissà se qualcosa sarebbe cambiato, se avesse avuto la
possibilità di parlarci.
Temeva Ares, aveva visto la sua
ira e avvertito il disprezzo nella sua voce, quando aveva detto a
Gabrielle che lei era solo... Lei.
Probabilmente sarebbe stato più
facile con Aphrodite, la bionda provava affetto per la Dea, non
sembrava una persona cattiva.
Quando sarebbero tornati, Gabrielle
sarebbe partita per riportare le ceneri di Xena ad Anfipoli e lei
sarebbe sprofondata di nuovo in un sonno senza sogni... Forse poteva
chiederle di andare con lei.
Aveva cominciato a studiare i
rudimenti del combattimento tramite i ricordi dell'altra. Era forte,
non si stancava, non l'avrebbe rallentata o infastidita e sapeva
badare e sé stessa "Ho studiato le stelle...Parlato con i
filosofi e ho il dono della preveggenza..." Sorrise tra sé
e sé, ricordando quella frase detta da Gabrielle, al suo primo
incontro con Xena.
La situazione era simile, solo invertita. Era
lei la ragazzina inesperta, ora.
Forse Gabrielle glielo avrebbe
concesso. Forse l'avrebbe capita.
Lei la vedeva, la teneva in
considerazione, la trattava come sua pari...Certamente il suo aspetto
non la aiutava e vedere quanto effettivamente fosse differente da un
vero essere umano, ancora la inquietava un po'...Ma provava affetto e
stava cercando di conoscerla e di instaurare un rapporto.
Quella
sera, dopo essersi coricate, glielo avrebbe chiesto.
Si
vergognava un po', temeva un rifiuto, ma al buio sarebbe stato più
facile mascherare l'imbarazzo e nascondere la delusione, se fosse
servito.
Sperava che la guerriera le desse il permesso, non voleva
passare l'eternità sospesa in un limbo, non dopo aver provato
la vita.
Si alzò di scatto dallo sgabello, spaventando la
capra che stava mungendo, e corse verso casa. Era arrivata
Aphrodite.
-Gabrielle, ho bisogno di parlarti- Il suo tono
era carico di preoccupazione e contrizione.
-Dimmi, Aphrodite-
Prese le mani della Dea tra le sue, mentre Einai, appena arrivata
dalla stalla, restava in disparte, qualche passo più
indietro.
-C'è un problema con l'anima di Xena- La Dea
guardò per un secondo il simulacro, con diffidenza, per poi
tornare sulla guerriera.
La mora uscì in cortile, per non
disturbare la nuova arrivata. Poteva comunque ascoltare tramite
Gabrielle.
-Cosa è successo?- Chiese con terrore la
guerriera.
-Vedi...Da quando avete ucciso Plutone, gli Inferi
sono nel caos.-
-Ma...Lucifero?- Lei e Xena avevano tramato
appositamente per farlo decadere e prendere la guida del
Tartaro.
-Proprio lui è il problema. Sta cambiando tutto e
le anime di coloro che erano negli Elisi sono in disputa, ora. Lui
vuole tenerle all'Inferno.-
Rimase senza parole. Era sollevata
dall'apprendere che la compagna fosse tra i giusti, ma saperla in
pericolo la turbava profondamente.
-Quella battaglia è al
di fuori delle nostre capacità. Non c'è niente che tu
possa fare, Gabrielle.-
-Perché mi dici questo, allora?- La
guerriera non capiva, Aphrodite non le avrebbe mai parlato a quel
modo, se non ci fosse stata una soluzione.
-Non possiamo
immischiarci in quella guerra, ma tu puoi tentare di recuperare la
sua anima. Salvare almeno lei, capisci?-
-E tutti gli
altri?-
-Abbiamo la possibilità solo per uno.-
La
guerriera annuì -Cosa devo fare?- Chiese con
fermezza.
Finito il colloquio con Aphrodite, la guerriera
iniziò a prepararsi per il viaggio.
Einai entrò
nella stanza -Sarà pericoloso- Sentiva la paura che l'altra
provava.
-Sì, ma devo farlo assolutamente. Xena lo farebbe
per me e non riuscirei a perdonarmi, se mi tirassi indietro.-
-Lo
so.- Si sedette sul letto, alle sue spalle, facendolo scricchiolare
sonoramente. In lei si agitavano altri sentimenti, oltre a quelli
dell'amica -Gabrielle...-
-Dimmi.- Disse la bionda, continuando
ad occuparsi della bisaccia.
-Guardami.-
Il tono di Einai era
deciso, molto diverso dalla fonte di dolcezza che era stata in quei
giorni. La guerriera non poté esimersi dal voltarsi.
-Sento
dentro di te la felicità di poter finalmente fare qualcosa.-
Il simulacro si alzò e si avvicinò a lei, guardandola
negli occhi. -Le tue emozioni sono così contrastanti che quasi
mi sembra di scoppiare. Provi dolore, rabbia, paura,
preoccupazione, gioia, speranza, determinazione e amore...Fate sempre
così, voi esseri umani?- Chiese, con una punta di
amarezza.
-Non lo so...Io sì.-
-Se solo Xena potesse
saperlo...- Gli occhi le divennero lucidi per la tristezza.
Gabrielle
le accarezzò la guancia con la punta delle dita, dolcemente,
in lei non rivedeva più la compagna. Si assomigliavano, ma
erano molto diverse.
-Io credo che lei lo sappia e che per lei sia
lo stesso-
Einai annuì -L'amore che provi per lei e quello
che lei ti dimostrava sono tra i tuoi ricordi più fulgenti
nella mia memoria, ma quello che traspariva dai tuoi gesti e dalle
tue parole...Non era neanche la decima parte di quello che sento. Non
è possibile trasmetterlo con metodi umani...- Provava una
pietà immensa per quei sentimenti impossibili da comunicare,
se i mortali avessero conosciuto la vastità delle emozioni che
li circondava, il mondo sarebbe stato completamente diverso e non più
come quello che aveva percorso Gabrielle, in quegli anni.
-Mi
dispiace che tu sia così turbata.-
-Non importa- Sorrise
amaramente -Saranno le ultime cose che sento, in ogni modo- Una
lacrima le scivolò sul viso.
-In che senso?- Le asciugò
la guancia con il pollice.
-Quando sarai fuori dal giardino il
nostro legame si interromperà, sarai troppo distante, e io
sarò nell'oblio fino al tuo ritorno. Se tu fallissi non
mi risveglierei più. Se tu avessi successo, lo spirito di Xena
prenderà il mio posto, ciò per cui sono stata creata
dal principio...- Non poteva più chiederle di accompagnarla,
sarebbe stata solamente d'impiccio in una battaglia del genere.
Gabrielle non ci aveva ancora pensato, nella fretta dei
preparativi non si era soffermata minimamente su questo aspetto.
Si
sentì in colpa, avrebbe causato la scomparsa di una persona
che le aveva voluto bene incondizionatamente e a cui anche lei voleva
bene.
-Non sentirti colpevole. Non...Non credo di essere una
persona vera.- Si asciugò una nuova lacrima -E l'amore che
provo per te è dato dal tuo sentire. Non darti colpe... Mi
dispiacerà solo non poter più fare parte di tutto
questo.-
-Posso fare qualcosa?- La voce le tremava di tristezza,
non avrebbe saputo come risolvere. Sperava di avere tempo al ritorno.
-Vorrei quello che ti è mancato così tanto.- Evitò
il suo sguardo, non aveva il coraggio di chiederlo, ma stava per
morire, che senso avrebbe avuto provare vergogna?
-Cosa?-
-Un
bacio d'addio.-
La bionda la guardò negli occhi per
un'istante, incredula e sconcertata. Stava per rifiutare, ma poi si
fermò.
L'ultimo bacio tra lei e Xena era stato quando le
aveva passato l'acqua della Forza, non un vero bacio, e quanto
avrebbe voluto le sue labbra ancora una volta, prima che quel
tramonto sparisse...
La situazione era poi così diversa?
Era lei quella che se ne stava andando per sempre, ora.
-Vorrei
sapere com'è esprimere tutto l'amore che provo per
te.-
Gabrielle abbassò lo sguardo tristemente, per
qualche secondo, poi le sfiorò il gomito, tornando a guardarla
negli occhi. Einai l'abbracciò e si abbassò
leggermente, posando la bocca sulla sua.
Dopo pochi istanti la
guerriera socchiuse le labbra, permettendole l'accesso, ma il bacio
rimase intriso di puro sentimento e dolcezza, scevro da ogni
eccitazione.
Amore, affetto e attaccamento erano così
intensi da provocare in entrambe un dolore straziante e struggente,
ma al tempo stesso perfetto.
Quando si separarono, le lacrime
scorrevano copiosamente sui loro volti.
La mora la strinse al
petto e la baciò sulla fronte, prima di sciogliere
l'abbraccio. Si guardarono per un istante negli occhi, poi la
guerriera si asciugò il viso con il dorso della mano, subito
prima di prendere la sua bisaccia e uscire dalla stanza.
-Addio-
Rispose Einai al suo pensiero.
La notte calava sulle
rovine dell'antica città di Efira.
Già da molte ore
attendevano Ares sulla sommità di un'altura brulla,
circondata da una valle solcata da tre fiumi, eppure desertica,
arida. Non un filo d'erba cresceva sulle loro sponde.
Il bagliore
della comparsa del Dio le riscosse dai loro lugubri pensieri.
-Ce
l'hai?- Chiese Aphrodite, preoccupata.
-Sì, ma non è
stato facile.- Rispose il fratello -Dovremo ripagare il debito per
molto tempo.- Prese un involto dall'interno della casacca e lo aprì,
rivelando una pietra nera, conica, grande poco meno di un pugno.
La
luna si rifletteva sulla sua superficie come in uno specchio.
-E'
l'ago di Cibele?- Chiese Gabrielle, meravigliata da quella liscia
perfezione divina.
-Non toccarlo, o la tua anima ne verrà
assorbita- Disse Ares, allontanandolo dalla donna. -Non toccarlo mai
direttamente-
Le avevano spiegato l'importanza di quella pietra.
Le sarebbe servita per riportare Xena nel mondo dei vivi, priva di un
corpo, finché non l'avessero reimpiantata nel
simulacro.
Esattamente come aveva fatto la Dea Cibele con il suo
amato Attis.
Ora, dovevano ottenere l'accesso al mondo degli
Inferi. Quello era suo esclusivo compito, una divinità non
avrebbe mai potuto varcarne la soglia, inosservata.
L'intercessione
di Hecate, madre di Zeus, unico Titano risparmiato e venerato
dal Padre degli Dei, era indispensabile.
Il Nekromanteion, il
tempio dell' "Oracolo della Morte", posto all'incrocio di
tre dei cinque fiumi infernali, era il punto di accesso più
sicuro per l'Ade, ora che gli Inferi erano squassati dalla
guerra.
Scesero dalla collina e, dopo un gesto di
Aphrodite, l'ingresso si mostrò ai loro occhi.
Una
lunga scalinata, scolpita nella roccia, sprofondava nel sottosuolo.
Tra il buio della notte e la profondità, non ne era visibile
la fine.
Ares schioccò le dita, creando una piccola sfera
di fuoco che avanzò fluttuando, rischiarandogli il
cammino.
Gli Dei stessi erano profondamente tesi e il loro passo
incerto. Gabrielle non poteva fare a meno di interrogarsi sul suo
Destino, mentre li seguiva preoccupata.
-Fermi!- L'eco di una
voce di donna risuonò possente tra le pareti. Restarono
immediatamente immobili.
-Vorremmo parlare con la Somma Hecate,
Madre di nostro Padre, protettrice degli Inferi.- Annunciò
Ares, in un tono insolitamente ufficiale.
-A voi non è
concesso il passo. Guerra e Passione non possono profanare il
Tempio.-
-E' una necessità. Non vorremmo mai dissacrare
questo luogo, concedeteci un'eccezione- Aggiunse
Aphrodite.
-Purificare voi equivarrebbe al vostro annullamento. La
mortale invece potrà sopravvivere, se abbastanza forte.- Una
donna comparve dal buio, innanzi a loro. Vestita di una tunica bianca
e con numerosi ornamenti dorati, portava una corona turrita sul capo
-Lasciatele la pietra di Cibele, sappiamo cosa vi ha condotti
qui.-
Ares e Aphrodite si guardarono, preoccupati, poi l'uomo
estrasse l'involto da sotto la casacca e lo consegnò a
Gabrielle -Fallisci e ti ucciderò veramente-
-Risparmia le
tue vane parole, Guerra- Lo apostrofò infastidita la
sacerdotessa -Sappiamo tutti che questa giovane ti è cara e
necessaria.- La donna fece cenno alla guerriera di seguirla,
cominciando ad arretrare nel buio.
-Buona fortuna, Gabrielle- La
voce di Aphrodite era colma di preoccupazione, non pensava che si
sarebbero separate così presto. -Torna, ti prego. Nonostante
l'esito.- Supplicò, mentre una lacrima le scivolava sulla
guancia.
Il Dio della battaglia, invece, si limitò a
guardarla allontanarsi, torvo.
L'oscurità la
inghiottì. Non riusciva a vedere nulla davanti a sé,
solo il rumore dei passi e il frusciare della veste della
sacerdotessa la guidavano nel buio.
-Gravoso il compito che ti è
stato assegnato. Sei il fulcro di numerosi desideri.- Esordì.
-Farò
del mio meglio.- Non sapeva cos'altro dire.
-Sento la tua volontà
ferma e sincera. Peccato che i tuoi Patroni siano i peggiori
auspicabili...- La donna si fermò e, schioccando le dita,
accese numerose fiaccole alle pareti, splendenti di fiamme azzurre,
che illuminarono una volta di pietra grezza, priva di abbellimenti o
iscrizioni.
-Dovrai subire una purificazione, prima di giungere al
cospetto di Hecate, o la sua presenza consumerà ogni fibra del
tuo essere. Sarà dolorosa, sei pronta?-
La guerriera
annuì, silenziosamente.
La sacerdotessa si avvicinò
e le posò una mano sulla spalla -Vedo che il tuo spirito è
già lontano dalla contaminazione di Passione, ma Guerra arde
profondamente. La tua anima sarebbe un lauto banchetto per il
Tartaro.- Restò in silenzio qualche secondo -Ora vedo il tuo
desiderio.- La guardò negli occhi e la scrutò
ulteriormente, sembrava volesse trapassarla con lo sguardo. -Molti
più interessi di quanto immaginassi perfino io, ruotano
attorno alla tua impresa. Non solo l'amore che nutri per
lei.-
Gabrielle non capiva a cosa si riferisse, lei desiderava
solamente recuperare lo spirito della persona che amava,
probabilmente anche Ares, e Aphrodite forse lo faceva perché
le era affezionata...Chi altri?
-Lascia qui le tue armi, non ti
serviranno-
-Chi altri è interessato al mio viaggio?-
Chiese infine.
-Non ti è dato sapere, al momento-
La
bionda non indagò oltre e si sbarazzò dei sai, del
pugnale che teneva nascosto e, infine, del Chakram.
Ogni volta
che lo aveva visto riverso a terra era segnale di cattivo presagio.
Rabbrividì, cercando di sistemare le sue cose al meglio, per
togliere quell'impressione d'abbandono.
-Lo ritroverai, se
tornerai.- Quelle parole non la rassicurarono. -Vieni, se hai
lasciato tutto- La esortò la sacerdotessa.
Gabrielle
avanzò, ma una forza invisibile la respinse, gettandola a
terra.
Dopo un secondo di sconcerto, rispose alla domanda muta che
leggeva sul volto della sua accompagnatrice -Non ho più
nessuna arma con me...-
La donna, con un rapido gesto della mano,
spense ogni torcia nella stanza. Eppure, non divenne buio.
Un
fioco bagliore proveniva dalla schiena della guerriera, il dragone
tatuato in Oriente brillava sinistramente nell'oscurità.
-Perché hai permesso che il tuo corpo venisse profanato
così in profondità?!- La sacerdotessa sembrava
stizzita, al limite della rabbia -Alzati e seguimi.- Tornarono
indietro, rapidamente.
Raggiunsero un' altra stanza, buia.
Capì di essere davanti ad un muro quando l'eco sulle pareti le
rimandò un suono differente e i passi della sacerdotessa si
fermarono.
La donna schioccò nuovamente le dita e un
braciere al centro della stanza cominciò a brillare fioco, di
un fuoco rosso, morente.
Vide stagliarsi, nera, contro le fiamme,
la sagoma di una croce decussata.
Il terrore l'attanagliò,
le tornarono in mente gli ultimi istanti prima di morire, quando la
inchiodarono per mani e piedi.
-Hai già capito cosa
ti attende- La sacerdotessa si avvicinò alla croce -Vieni. E'
necessario.-
Il suo corpo non si mosse, salire consapevolmente i
gradini che l'avrebbero portata al patibolo le richiedeva uno sforzo
enorme. L'istinto si rifiutava di piegarsi alla ragione.
Dovette
farsi violenza per avanzare, lentamente, usando ogni briciola di
coraggio, dando fondo a una forza che non sapeva di avere.
Appena
fu a pochi passi dalla croce, altre sacerdotesse, comparse dal buio,
la afferrarono e sollevarono. Si dibatté, cercando di
opporre resistenza, ma la loro presa era ferrea e in pochi
istanti la legarono al legno, solo per i polsi, con l'addome
appoggiato sull'incrocio dei pali e lo sguardo costretto verso il
fuoco. Le tolsero le vesti, scoprendole completamente la schiena.
La
donna che l'aveva scortata fino a lì le si avvicinò,
guardando il suo volto, indurito e pieno di rabbia, alla luce tremula
del fuoco, mentre strattonava le corde per liberarsi -Come hai potuto
lasciare che questo marchio ti venisse imposto?!-
-Era per
proteggermi da uno spirito maligno.- Ringhiò la guerriera.
La
sacerdotessa scosse il capo, lentamente -Sei stata ingannata. Questo
sancisce la tua appartenenza a un demone.-
-No, non è
possibile.- Lo stupore sovrastò la rabbia -Mi è stato
fatto da un altro spirito, forse ti stai sbagliando!-
La
sacerdotessa posò una mano sul tatuaggio e rimase in silenzio
qualche secondo -No, non sbaglio. Una parricida, manipolatrice, che
ha costretto la donna che diceva di amare a macchiarsi col suo sangue
e che perfino dopo la morte ha continuato a manipolare e
mentire...Siete state ingenue. E' questo ciò che succede,
quando i mortali si immischiano con forze che non conoscono.-
-No!-
Non poteva accettare quella realtà. -Ti sbagli!- Si agitava,
cercando di slegarsi, ma più si accaniva, più le corde
si stringevano attorno ai suoi polsi e il peso del proprio corpo, che
la trascinava verso il terreno, cominciava a farle mancare il
fiato.
-Io non sbaglio. Deciditi, stupida mortale. Vuoi ancora
avanzare nei tuoi propositi?-
Gabrielle si rassegnò, se
anche avesse trovato un altro modo per raggiungere gli Inferi avrebbe
perso troppo tempo. Doveva sottostare alla volontà di
quell'odiosa sacerdotessa. -Sì.-
Immediatamente fu travolta
da un dolore lancinante, che le spezzò il fiato.
Decine
di colpi le raggiunsero la schiena, rapidi, continui, privi di
esitazione.
Sentiva qualcosa di liquido e freddo bruciarla sulla
pelle, spaccata, grondando sulle sue gambe e poi sul pavimento,
assieme al suo sangue, denso e caldo.
Perse i sensi.
Rinvenne,
mentre mani forti la slegavano dalle corde e la sorreggevano,
facendola scendere dalla croce, portandola in spalla.
La stanza
era quasi illuminata a giorno, adesso, e sul terreno poteva vedere
un'ampia pozza del suo sangue, ancora rosso vivo, attraversata da
rivoli verdi.
-Ti abbiamo concesso di svenire, per non gravare
troppo sul tuo corpo mortale- La sacerdotessa entrò nel suo
campo visivo.
Il forte dolore che provava le impediva di
ragionare con lucidità e ogni tentativo di muoversi
veniva ricompensato da un bruciore dilaniante -Portatela da
lei-
Trascinata fuori dalla stanza riuscì appena a vedere,
in fila contro le pareti, decine di donne vestite di bianco, tutte
uguali tra loro, con in mano rami d'alloro ricoperti di sangue.
Dopo diversi minuti, nonostante il dolore non si fosse
ancora attenuato, la mente cominciava ad essere meno
annebbiata.
L'avevano fatta stendere, prona, su un tavolo
ricoperto da un lenzuolo, al centro di una sala.
Era molto diversa
da dov'era stata fin'ora. La luce del giorno filtrava dalle alte
finestre, illuminando scaffali pieni di pergamene, testi e ampolle.
Molti vasi con piante verdi e fiori occupavano ogni spazio
disponibile. Non sembrava più di essere nel sottosuolo. Cercò
di volgere il capo, per guardarsi attorno, ma subito sentì
male e la pelle della schiena tirare. Rinunciò.
-Non
muoverti.- Non vide la donna che pronunciò quelle parole, ma
il suo tono era gentile. -Devo pulirti le ferite, sentirai dolore-
La
guerriera si sentiva spossata, emise solo un verso di consenso.
-Maledetta...E' arrivata quasi all'osso.- La donna parlava tra sé
e sé, a bassa voce. Poi intinse una pezza di stoffa in acqua e
cominciò a eliminare il sangue e il sale che incrostavano le
ferite.
Gabrielle trasalì a quel tocco, sentiva bruciare
intensamente.
-Mi dispiace. Questo fa parte della purificazione,
non posso aiutarti col dolore.- La bionda fece solo un cenno col
capo, afferrando la stoffa su cui era stesa e stringendola nel
pugno, per aiutarsi a sopportare.
-Avevi un brutto marchio-
La
guerriera iniziò a piangere lacrime di rabbia, mentre la
guaritrice continuava a occuparsi di lei.
Purtroppo, le parole
della sacerdotessa sembravano aver senso.
Xena si era fidata
ciecamente di Akemi e lei di Xena.
La credevano amica, ma ciò
che aveva detto la donna era vero. Come avevano potuto cadere così
facilmente in quel tranello?
-Non angustiarti. I demoni sono
scaltri, talvolta più degli Dei.-
Fino a qualche giorno
prima si sarebbe sorpresa, se qualcuno avesse letto i suoi pensieri,
ma stava diventando una fastidiosa abitudine, ormai.
-Questo non
elimina il mio rancore e il mio rimorso, guaritrice.- Non sapeva come
rivolgersi a lei.
-Non elimina neanche il tuo dolore, ma voi
mortali siete così...Respira, come facevi un tempo, ti
aiuterà.-
-Voi mortali?!- Trasecolò e si sforzò
di voltarsi, per guardarla.
Mancare di rispetto a una divinità
poteva essere estremamente pericoloso -Perdonami!-
Le morirono le
parole in gola, per il dolore e la sorpresa, quando vide che era
identica alla sacerdotessa che l'aveva torturata. Stesso viso, stessa
veste e stessa corona turrita. Solo l'espressione e la voce erano
differenti, più dolci.
La donna fece qualche passo verso di
lei, per poterla guardare in viso senza che la guerriera si muovesse
troppo -Hai conosciuto mia sorella, ora me. Lasciami finire
velocemente, o il tatuaggio tornerà.-
-Mi dispiace, non
volevo interromperti né mancarti di rispetto.- Rispose
costernata e preoccupata, per quello che le aveva appena detto.
-Lo
so.- La donna tornò al suo posto e ricominciò a
medicarla.
Restarono in silenzio a lungo. La pulizia delle ferite
era estremamente dolorosa, ma Gabrielle si sforzava di non proferire
parola. Mordeva il lenzuolo, quando necessario, per non rischiare di
infastidire la divinità che si stava occupando di lei.
Non
sapeva come comportarsi, ma Ares e Aphrodite erano stati estremamente
ossequiosi e cauti. Altrettanto avrebbe dovuto fare lei.
-Quanto
sei disposta a sacrificare?-
-Per lei?-
-Sì.-
-Tutto.-
-Questo
perché credi di averlo già perso. Non puoi sacrificare
qualcosa che non è tuo.-
-Posso sacrificare tutto quello
che ho.-
-Sacrificheresti te stessa?-
-Non è quello che
sto già facendo, mia Dea?-
La guaritrice fece una breve
pausa -Non essere frettolosa nel rispondere-
Gabrielle restò
in silenzio. Desiderava solo rivederla, riaverla, riabbracciarla.
Colmare nuovamente il vuoto che sentiva nel petto, al limite del
dolore. Un dolore differente, da quello che stava provando nel
fisico.
Stava per rispondere, ma nuovamente si fermò,
sentendo la mano della divinità sulla sua spalla.
Chiuse
gli occhi e le tornarono alla mente le Idi di Marzo, aveva dato tutta
sé stessa per proteggere Xena.
L'idea di morire l'aveva
spaventata, ma non l'avrebbe mai lasciata sola, aveva superato la
paura. Perché ora doveva essere diverso?
Ricordò
cosa successe dopo, quando con Michele e le sue schiere era scesa
agli Inferi per contrastare le armate demoniache e il suo scontro con
lei.
Altruismo contro egoismo.
Mentre Xena la trascinava
all'Inferno, riusciva solo a pensare che non avrebbe voluto che
succedesse.
La sofferenza eterna senza alcuna speranza,
l'annullamento di ogni suo sforzo in vita. L'annullamento degli
sforzi di entrambe.
Quante volte Xena l'aveva protetta, salvata e
sostenuta? Innumerevoli.
Il suo sacrificio estremo non rientrava
nella reale volontà dell'amata.
-No.- Riaprì le
palpebre.
-Ricorda che chi vive è più prezioso al
Destino, di chi è morto.- Sussurrò dolcemente la
Dea -Ora rispondi. Quanto sei disposta a
sacrificare?-
-Molto.-
-La tua bellezza?-
-Sì.-
Rispose senza indugio.
-Occorrerebbero tre giorni per guarirti con
le mie arti. Un'ora, se non curiamo l'aspetto.-
-Voglio arrivare
da lei il prima possibile.-
-Preparati, farà ancora più
male.-
Gabrielle restò in silenzio, il dolore che aveva
provato fino a quel momento era già eccessivamente terribile.
Avrebbe resistito? Il suo fisico, già provato, avrebbe
ceduto?
-Cosa mi aspetta?-
-Bagnerò le tue ferite con il
kykeón, un fluido magico, e digiunerai fino al compimento del
rituale. Al termine, sapremo se sarai degna, o meno, della presenza
di Hecate Ctonia.-
-Sono pronta.-
Urlò di dolore, quando
il liquido sfiorò la sua pelle. Sembrava che la stessero
torturando con ferri roventi.
****
Note
dell'autrice:
Buon giorno e buon sabato!
Grazie
per aver letto fin qui. Fatemi sapere cosa ne pensate, anche con
poche parole <3
Colgo l'occasione per ringraziare
oscuro_errante per essere ancora la mia fedele Beta Reader. Grazie
mille!
A sabato prossimo!
P.S. Nella mia bio
trovate il mio contatto facebook. Se volete chiacchierare o fare
domande, non esitate!