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Autore: Faust    01/01/2022    1 recensioni
Vi racconterò della morte di Xena, e della disperazione di Gabrielle. Del Dio della Guerra che provò a separarle e della Dea dell'Amore che provò a riunirle. Molti Dei e molti Demoni si intrecciano in questa storia, ma anche molti eroi. Ascoltate quindi con attenzione, perché sarà l'unica volta che sentirete questo racconto. Il racconto di due guerriere con una sola anima e dell'eroina più nobile fra gli eroi, che un'anima non l'aveva affatto.
Genere: Azione, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altro Personaggio, Aphrodite, Ares, Gabrielle, Xena
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Najara


7.




-Ehi Spartano! Sei lontano dagli Elisi, ti sei perso? O sei un codardo e scappi dal Tartaro?!-
Le due si voltarono, sentendo la voce alle loro spalle. Quattro guerrieri le stavano raggiungendo, mentre un quinto, aggirandole, chiudeva loro ogni via di fuga.
-Siamo solo di passaggio.- Rispose Einai.
-Ah! Sei una donna! Ancora più interessante...Prendetele!-
Si scagliarono su di loro. Gabrielle sguainò i sai e cominciò a lottare, ingaggiandone due contemporaneamente, mentre Einai incrociava la spada con gli altri.
La mora era titubante, conosceva la teoria, ma non aveva mai avuto modo di combattere effettivamente contro qualcun altro.
Cercava di rispondere alle loro mosse il più rapidamente che poteva, ma aveva paura ed era nervosa, e non riusciva ad isolare i pensieri di Gabrielle, che la confondevano.
Più di una volta aveva attuato gli stessi movimenti istintivi della bionda, andando a vuoto, contro i nemici che stava affrontando.
Incassò diversi colpi, ma fortunatamente l'armatura si scalfì appena.
Gabrielle trafisse con i pugnali i suoi oppositori e sentì le armi diventare roventi, mentre quest'ultimi si accasciavano al suolo. Dovette lasciar cadere i sai sulla sabbia, per non ustionarsi i palmi.
-Einai!- Si volse verso la compagna di ventura e la vide in difficoltà. Disarmata non poteva fare più di tanto per aiutarla.
-Aiutami!.- Urlò la mora, subito prima di cadere a terra sulla schiena, sbilanciata da un calcio allo stomaco. Il suo nemico stava per trafiggerla e chiuse gli occhi, spaventata. Era finita.
Scansò il colpo rotolando sul fianco. Nel momento in cui aveva serrato le palpebre aveva visto la scena dal punto di vista di Gabrielle e capito cosa fare.
Si rialzò, mantenendo gli occhi chiusi -Continua Gab! Fammi vedere!- Urlò, tornando a incrociare la spada con i suoi nemici, ora del tutto priva di esitazione.
La guerriera capì e si concentrò sullo scontro. Alle spalle di Einai pensava alle contromosse e si stupiva nel vedere la mora attuarle istantaneamente.
Era la prima volta che combattevano a quel modo e c'erano delle imprecisioni, ma in poco tempo ebbero la meglio, uccidendone due e costringendo alla fuga il loro capo.
Anche l'arma di Einai si surriscaldò, ma non abbastanza da causarle dolore, attraverso i guanti dell'armatura. La rinfoderò rapidamente dietro la schiena e si voltò verso Gabrielle.
Si vide, attraverso lo sguardo dell'altra.
Alta, forte e orgogliosa, si stagliava contro il paesaggio desolato, nella sua splendente armatura nera, mentre il cimiero rosso sangue ondeggiava al vento, poi, aprì gli occhi e vide che la bionda le stava sorridendo.
Non aveva parole per esprimere cosa stava provando.
L'entusiasmo la travolgeva, aveva vinto la sua prima battaglia e, da quando aveva chiuso gli occhi, una determinazione ed una sicurezza inaudita si erano impossessate di lei. Era stato quasi divertente, quando era riuscita ad affidarsi totalmente ai pensieri di Gabrielle.
Corse verso di lei e l'abbracciò, sollevandola da terra come fosse una piuma. Riuscì a stento a controllarsi dallo stringerla troppo, mentre non riusciva a smettere di ridere.
Nemmeno la bionda aveva parole. Non aveva neanche capito del tutto come poteva essere possibile ciò che aveva appena visto con i propri occhi. Se glielo avessero raccontato, non ci avrebbe creduto.
Non credeva che il loro legame potesse essere così profondo. Sarebbe stata perplessa, se Einai non l'avesse travolta con tutto il suo entusiasmo, rendendole impossibile non condividerlo.


Dopo aver  recuperato le armi della guerriera, ripresero il cammino.
In lontananza, le sponde di un altro fiume indicarono loro che erano sulla giusta via, ma quella vista portava con sé un' inquietante consapevolezza.
Quello che avevano davanti era il Lete, "il fiume dell'Oblio", che permetteva agli spiriti dei Campi Elisi di reincarnarsi in un nuovo corpo, quando giungeva il momento.
Poterlo vedere, non circondato dalle alte mura insormontabili che donavano quiete ai Giusti, dava loro la reale percezione della guerra che ne aveva sancito la caduta.
Si avvicinarono.
Stando ai racconti e alle leggende che avevano sentito narrare negli anni, avrebbero dovuto costeggiare i Campi Elisi, per raggiungere l'ingresso dell'orrido riservato ai dannati.
La sabbia in alcuni tratti aveva nascosto la strada e il fiume era un punto di riferimento prezioso, sebbene inquietante.
Si fermarono per qualche secondo dietro a una grossa colonna abbattuta, a riordinare le idee e a riprendere fiato, quando si accorsero che il vento di era fermato.
Si guardarono attorno, allarmate da quel cambiamento improvviso.
All'orizzonte, quando la sabbia finì di depositarsi, lasciando libera la visuale, apparve una profonda depressione.
L'ingresso del Tartaro e, al di sopra di esso, del fumo nero si stagliava denso, contro il cielo rosso.
Schiere alate si scontravano sia a terra che in volo e le spade che si incrociavano riempivano l'aria di fragorosi fulmini.
Non avrebbero dovuto essere lì. Michele aveva detto che li avrebbe condotti lontani dal Tartaro, per permettere loro di entrare senza essere viste.
La situazione era decisamente più complicata del previsto. L'unica speranza era che nel caos generale nessuno facesse caso a loro. Non avevano comunque alternative, dovevano tentare.
-Einai, resta qui. Vado avanti da sola.- Le propose, non voleva che l'amica morisse.
-No.-
Si voltò a guardarla e lei fece lo stesso. I loro occhi si incrociarono per qualche secondo, poi il simulacro rispose -E' proprio adesso che posso esserti più utile.- Anche se aveva il volto nascosto dall'elmo, la determinazione nella sua voce e nelle sue iridi era netta e categorica. -E' una mia scelta, ora. Non sentirti in colpa.- Sarebbe stato controproducente e complesso spiegarle che anche lei teneva alla persona che dovevano salvare.
Gabrielle non l'avrebbe accettato come un suo sentimento e avrebbe ribattuto, perdendo altro tempo prezioso.
Non le piaceva mentirle, o omettere parte della verità, detestava quando era Xena a farlo...Ma tutto sarebbe diventato ancora più complicato.
La bionda tirò su il cappuccio, poco convinta, ma consapevole che discutendo non avrebbe ottenuto un' altra risposta. -Dobbiamo muoverci velocemente. Abbiamo già perso troppo tempo.-
Prive di ogni ulteriore indugio, corsero allo scoperto, avvicinandosi il più rapidamente possibile e con le armi in pugno, pronte a tutto.
Einai sprofondava nella sabbia fino alle caviglie, ma era comunque più veloce di Gabrielle. Le gambe lunghe e la sua forza sovrumana le davano un enorme vantaggio.
Controllava costantemente che la bionda non fosse troppo distante, ma l'agilità dell'altra le permetteva di mantenere quasi il suo stesso ritmo. Se non fosse stata così stanca, sarebbe stata accanto a lei.
Avvicinandosi, poterono vedere sempre maggiori dettagli della guerra in corso.
Arcangeli e Demoni si scontravano in cielo senza esclusione di colpi. Entrambi gli schieramenti erano enormi e attorno al campo di battaglia giacevano già innumerevoli corpi. A terra, altre truppe, vestite con leggere tuniche bianche, combattevano contro altri guerrieri, ma nessuno di loro aveva ali.
Poco distanti dall'ingresso del Tartaro, iniziarono a strisciare tra i cadaveri, cercando di non farsi notare.
Ormai vicine, Gabrielle riconobbe Ulisse nel volto di uno dei guerrieri. Stava usando una specie di sciabola, evidentemente recuperata da qualcuno dei morti. Poi riconobbe Paride e accanto a lui un altro uomo, forse il fratello, Ettore. E, davanti a tutti, trafitto da numerose frecce ma incurante delle ferite, Achille.
Ricordò i racconti di guerra che aveva sentito dagli aedo, di lui e Patroclo e delle gesta dei valorosi Mirmidoni.
Le innumerevoli anime degli eroi degli Elisi stavano combattendo affianco alle schiere angeliche.
-Non vedo bambini.- Disse Einai interrompendo il filo dei suoi pensieri. -Probabilmente li hanno già messi in salvo.-
"Ottimo" Sentì il sollievo di Gabrielle, Solan era al sicuro.
Raggiunsero il bordo dell'orrido, ricoperto di cadaveri, e guardarono giù. Non si vedeva la fine di quell'abisso "Senti niente?"
La mora annuì.
Gabrielle iniziò a scendere, calandosi nel baratro, mentre Einai, sistemato il piccolo otre sotto l'armatura, nascose la bisaccia, prima di seguirla.
La pietra di Cibele era nella scarsella, saldamente fissata alla cintura della bionda.
Einai non era molto pratica di arrampicata, ma la scura roccia grezza forniva numerosi appigli e, nei momenti di difficoltà, le bastava concentrarsi per vedere quali appoggi aveva usato Gabrielle, poco prima di lei.
Scesero rapidamente fino a metà strapiombo. Il luogo non sembrava sorvegliato. Nonostante la vicinanza, le truppe di Michele stavano riuscendo nel loro intento.
Si fermarono su un ampio spuntone di roccia. Da quel punto una delle numerose scale, scolpite nella pietra, era facilmente raggiungibile. Avrebbero fatto prima e, in caso di attacco, sarebbe stato più facile difendersi.
-Ho un'idea Gab.- Esordì la mora, mentre continuava a guardare in giù -Se mi sali sulle spalle posso saltare fino a quel masso sporgente.- Era diversi metri più in basso, una ventina -Guadagneremmo tempo.-
-Non credo tu possa reggere l'urto.- Era forte, ma fragile.
-Ho l'armatura.- Già durante il combattimento avrebbe subito diversi danni, con i colpi ricevuti, ma non le era successo niente.
-Metà salto?- Indicò un'altra roccia.
-Va bene.-
La bionda le salì sulla schiena e si strinse a lei, sia con le braccia che con le gambe, cercando di non impedirle i movimenti.
Einai saltò e atterrò bruscamente sulla roccia concordata, indenne, e subito saltò sulla successiva. Si fermava appena qualche secondo, il tempo per Gabrielle di rinsaldare la presa, e individuare un'altra roccia su cui saltare.
In breve raggiunsero il fondo, ma numerosi corridoi, scavati nella roccia, si aprivano davanti a loro.
Senza dare il tempo alla bionda di scendere dalle sue spalle, Einai ne imboccò uno con sicurezza.
Era guidata da una strana sensazione. Forse era proprio quello a cui si riferiva l'Arcangelo, quando diceva che sarebbe riuscita a portarla da Xena.
Non aveva mai provato niente di simile, una sorta di formicolio diffuso le correva sottopelle e le bastava concentrarsi, per capire quali bivi prendere e quali grotte percorrere.
Gabrielle, vigile e attenta, controllava che nessuno le seguisse. Aveva capito che qualcosa stava guidando l'amica e non fece domande.
Le sue gambe, veloci e instancabili, erano senza dubbio il mezzo più rapido per arrivare.
Giunsero a delle nuove scale, che scendevano ancora, e le presero senza indugio, fino ad arrivare all'ingresso delle segrete.
Non si aspettavano di trovare carceri, all'Inferno.
Einai si fermò, guardandosi attorno, cercando di capire quale corridoio prendere, mentre Gabrielle scendeva dalle sue spalle, sguainando le armi, subito imitata dall'altra.
Non doveva più mancare tanto e probabilmente avrebbero incontrato delle guardie.
Sentirono una voce femminile provenire dalla loro sinistra e si diressero da quella parte. Non capivano cosa stesse dicendo, ma anche la sensazione di Einai confermava la direzione.
Si mossero silenziosamente lungo il corridoio, avvicinandosi rapidamente e fermandosi subito prima di entrare in quella che sembrava una sala delle torture.
Molte armi erano appese alle numerose rastrelliere allineate lungo il muro. Diversi tavolacci di legno e di pietra, macchiati di sangue secco e altro, non riconoscibile, erano disposti lungo le pareti, lasciando un ampio spazio libero al centro della sala, dal cui soffitto pendevano stalattiti scure.
La voce proveniva da una donna, in una armatura da samurai verde, che dava loro le spalle. Parlava con qualcuno, disteso sul tavolo davanti a lei. Potevano vederne i piedi, incatenati con dei grossi ceppi, ma non altro.
La bionda ebbe un fremito ed Einai la fermò con la mano.
-Vieni pure, ti stavo aspettando!- Disse ridendo la donna, voltandosi. Gabrielle avrebbe riconosciuto quel volto odioso tra mille, era Akemi.
La guerriera si fece avanti, pronta a combattere, subito seguita dalla mora.
Einai digrignava i denti, per la collera che l'aveva invasa, e chiuse gli occhi, già pronta allo scontro.
-Ti sei portata un'amica, vedo. Cos'è?! Ho sentito arrivare solo te!- Sembrava estremamente divertita dalla situazione.
-Maledetta...- La sua ira traspariva dal volto, tutto quello era l'ennesima conferma alle parole di Hecate e la prova inconfutabile del suo inganno.
-Sei ancora in tempo per unirti a noi. Vuoi una mela?- Le lanciò il frutto che Gabrielle scagliò contro il muro, con un rapido gesto del pugnale. -Oh, che spreco!- Commentò il demone, portando lentamente la mano sull'elsa della katana appesa al suo fianco.
-Lasciala andare!-
-Certo! Aspettavo solo che tu me lo chiedessi!- Ironizzò Akemi, sprezzante.
Il demone sguainò la spada, mentre la bionda partiva all'attacco, ma Einai la atterrò con una spallata, mandandola a sbattere contro un tavolo dall'altro lato della sala.
-Se tu la toccassi verresti dannata!- Le gridò, riaprendo le palpebre, mentre Gabrielle si rialzava, un po' stordita.
-Ah! Qualcuno ha studiato...La tua amichetta sembra più astuta di te.- Sorrise soddisfatta.
-Taci, maledetta!- Einai richiuse gli occhi e si scagliò contro di lei. Il clangore delle loro spade riecheggiò nella sala.
Rimasero in stallo per diversi secondi, ognuna cercando di sbilanciare l'altra, poi, si scostarono entrambe, saltando all'indietro.
Sul tavolo da tortura, ora completamente visibile, c'era Xena.
Il cuore di Gabrielle mancò un battito, vedendola. Il volto era tumefatto e la tunica bianca intrisa di sangue.
Restava ferma, immobile, con gli occhi serrati e i denti piantati nel labbro inferiore, fino a farlo sanguinare -Xena!- Urlò, non potendo avvicinarsi.
Solo in quel momento la vide sussultare e riaprire gli occhi, cercandola con lo sguardo. Si guardarono per un solo istante, prima che l'altra tornasse a chiudere le palpebre e a serrare le labbra.
-Gabrielle! Resta con me!- La richiamò Einai, subito prima di parare un poderoso fendente.
Akemi, con un cenno del capo, sganciò le armi dalle rastrelliere e le scagliò contro la bionda. La guerriera le parava con  i pugnali e le schivava agilmente, ma queste tornavano ad attaccarla.
Solo distruggendole riusciva a sbarazzarsene, ma non poteva concentrarsi completamente su quello, doveva continuare ad aiutare Einai.
Distratta, venne colpita di striscio più volte mentre guidava l'amica contro il demone, che però non sembrava minimamente affaticato da quel doppio scontro, al contrario di loro.
Akemi ruotò su sé stessa e accelerò il ritmo improvvisamente, colpendo Einai al fianco sinistro.
La katana oltrepassò l'armatura come fosse fatta di carta, conficcandosi fin quasi a metà del busto.
La mora urlò di dolore, cadendo in ginocchio e trascinando con sé la spada dell'avversaria, incastrata nel suo corpo.
-Quando avrò finito con la tua amica mi assicurerò di farti a pezzi, per capire cosa diavolo sei...- Disse, sputando con disprezzo accanto alle sue ginocchia.
La guerriera in armatura ansimava, incapace di muoversi per il dolore. Non ne aveva mai provato tanto in vita sua.
Tossì e inorridì, vedendo della sabbia scura riversarsi sul pavimento, dalle sue labbra.
Non poteva finire a quel modo.
Gabrielle era ancora impegnata contro le decine di armi che la tenevano sotto assedio, mentre Akemi recuperava un'ascia dalla parete vicina e si apprestava a darle il colpo finale.
Fu un lampo. Con la forza della disperazione scattò in piedi, travolgendo Akemi un istante prima che calasse la scure sul suo collo.
Colta di sorpresa, il demone venne sbalzato all'indietro, nell'istante preciso in cui un giavellotto, deviato da Gabrielle, stava per schiantarsi contro la parete.
Le trapassò il collo, bloccandola contro il muro.
Akemi sputò sangue e sgranò gli occhi, sorpresa, emettendo a stento dei versi gutturali, mentre le sue membra si muovevano spasmodicamente.
Einai si alzò lentamente, aiutandosi con la spada e sorreggendosi al tavolo su cui giaceva Xena, e raggiunse il demone, continuando ad ansimare e lasciando una scia di sabbia dietro di sé
Alzò la spada e, appoggiandosi con tutto il suo peso, trafisse Akemi, passandola da parte a parte.
Il demone sputò sangue nero sull'armatura del simulacro, che sentì la vita abbandonare la propria vittima, mentre si accasciava sulla sua lama.
Si rilassò, lasciando la spada in quel corpo esanime, e si appoggiò di peso al tavolo, accanto ai piedi di Xena, cercando di non cadere.
Guardò Gabrielle, libera dall'attacco delle armi manovrate da Akemi, che ora giacevano a terra. Avrebbe solo dovuto usare la Pietra e scappare. Ce la poteva fare se non avesse perso tempo...
Improvvisamente, Akemi la ferrò per il collo e, spalancando una bocca mostruosa, enorme e irta di zanne, morse con tutte le sue forze Einai, che urlò a squarciagola.
I sai della guerriera la raggiunsero, precisi e letali, trapassandole un occhio e la tempia.
Gabrielle le raggiunse di corsa, aiutò Einai ad allontanarsi almeno di qualche passo, sorreggendola e facendola appoggiare contro un altro tavolo, e si dedicò Xena, liberandola.
Non era certa che Akemi fosse morta e voleva andarsene il prima possibile.
Prese un grosso mazzo di chiavi, appoggiate su un tavolo assieme a degli strumenti di tortura sporchi, e provò ad aprire le catene che bloccavano la compagna.
La chiamò diverse volte, ottenendo solo dei gesti di diniego con la testa, da parte della mora.
-Xena, sono io!- Disse esasperata e le prese il volto tra le mani, facendo attenzione a non farle male. Chissà a quali torture era stata sottoposta.
-Non mi inganni...- Socchiuse gli occhi, in un sguardo pieno di ira e dolore.
-Akemi è morta, dobbiamo scappare da qui.- Lasciò il suo viso e cercò la chiave giusta, trovandola rapidamente e liberandola.
-Hai già usato questo trucco.- Disse con un filo di voce.
-Xena, questa volta non è una trucco.- Affermò con le lacrime agli occhi -Sono io, sono io davvero.- La aiutò a mettersi a sedere -Come stai? Riesci a camminare?-
-Smettila...- La allontanò bruscamente con la mano -Gabrielle è viva!- Disse ad alta voce, per convincere sé stessa.
-Sì, sono viva. Ares e Aphrodite mi hanno mandata qui con l'aiuto di Hecate, per recuperare la tua anima.- Spiegò in fretta -All'uscita del Tartaro, Michele sta combattendo per impedire ai demoni di seguirci.-
Guardò Einai, preoccupata, stava sempre peggio e si era seduta a terra, con la schiena contro la gamba del tavolo a cui si era appoggiata -Dobbiamo sbrigarci.-
-Bella storia...- Rantolò Xena, tenendosi una mano sulle costole doloranti.
Non sapeva se crederle o meno, quel racconto però aveva già molti più dettagli delle visioni precedenti...Ma Akemi sapeva tutto quello che sapeva lei ed era terribilmente astuta.
-Gabrielle...Usa la Pietra e scappa...- Disse debolmente Einai.
-Non ti lascio qui.- Le rispose. -Aiutami Xena, dobbiamo portarla con noi, è mia amica.- Si allontanò da lei e raggiunse l'altra, aiutandola a stendersi a terra e, facendo attenzione a non peggiorare i danni, estrasse la katana dal suo fianco -Senti molto dolore?-
Einai annuì, restando in silenzio. Sudava copiosamente.
La bionda guardò alla base dell'elmo e vide che delle crepe si erano estese dal fianco sinistro fino al collo. Probabilmente, ciò che la teneva ancora insieme, era l'armatura.
La ferita alla spalla, invece, sembrava meno grave.
-Gabrielle...Dimmi qualcosa che non so.- Le disse Xena, alle sue spalle. Vedere l'altra così preoccupata, mentre cercava di aiutare quella sconosciuta, le fece venire il dubbio. Akemi non era in grado di fingere quelle emozioni, o mostrare interesse per qualcun' altro.
La bionda si alzò e si scostò il mantello dalla schiena, mostrando le cicatrici che la deturpavano, al posto del tatuaggio. Pochi secondi appena, e poi le coprì di nuovo.
-Hecate mi ha liberata dal suo incantesimo.- Tornò a prendersi cura di Einai -Lei è stata creata da Ares, per accogliere la tua anima al ritorno dal regno dei morti.- Non riuscì più a trattenere le lacrime, spaventata per la sorte del simulacro, ed iniziò a piangere, coprendosi la mano con la bocca, mentre la guerriera in armatura cominciava a piangere a sua volta, travolta dalle sue emozioni e incapace di consolarla. -Aiutami ti prego, non posso portarla da sola.- Singhiozzò -Non importa se non mi credi.-
-Lasciami qui, Gabrielle. Scappate, Ares può farne un'altra...-
-No.-
-Che io sia dannata.- Xena si chinò su Einai e cominciò a liberarle le gambe dall'armatura, lasciandole solo i calzari. Vedendola, Gabrielle iniziò a fare altrettanto con le braccia e le spalle, lasciandole solo pettorale e elmo.
-Toglile anche quello, respirerà meglio.- Le disse la compagna.
Gabrielle eseguì, con riluttanza. Quello sì che sarebbe stato complesso da farle credere.
Quando vide il volto dell'altra, Xena trasalì.
-Ares l'ha creata per essere te.- 
-Quel maniaco...- Come visione per ingannarla, non aveva più senso. Sarebbe rimasta all'erta, ma non poteva correre il rischio di sbagliare.
-Non perdete altro tempo...-
-Aiutami ad alzarla. Dobbiamo fare attenzione che non si sbricioli ulteriormente...- Gabrielle ignorò le parole di Einai e passò le braccia sotto le sue ascelle, per sollevarla.
-Sbricioli?!-
-E' d'argilla.-
Xena si accorse solo in quel momento che non c'era sangue, nonostante la grave ferita. Scosse il capo, incredula, e prese Einai per i fianchi, aiutando l'altra a rimetterla in piedi.-Le gambe funzionano ancora?- Chiese, rivolgendosi a lei per la prima volta.
-U-Un po'- Rispose, prima che un nuovo fiotto di sabbia le uscisse dalla bocca.
Preoccupate, le due donne si passarono le braccia del simulacro sopra le spalle e cominciarono a dirigersi verso l'uscita. Gabrielle ricordava la strada percorsa.
Einai era straordinariamente pesante e Xena molto indebolita e dolorante, erano costrette a procedere lentamente.
Uscirono dal dedalo di corridoi e si ritrovarono sul fondo dello strapiombo. La luce rossa arrivava ancora più smorzata dal denso fumo nero che vedevano sopra le loro teste.
Presero una delle scale e iniziarono a salire.
Anche Gabrielle cominciava a risentire della fatica e Einai aveva sempre meno forze. Facevano numerose pause, brevi, ma senza mai posare il simulacro. Farla sedere o alzare comportava sinistri scricchioli e non poco dolore.
-Ho l'otre nell'armatura...- Le disse, sentendo che l'altra aveva bisogno di bere.
-Grazie...- Titubante, Gabrielle infilò lentamente la mano sotto al braccio di Einai e, sentita la sacca di cuoio con la punta delle dita, la estrasse con molta attenzione.
Bevve a lungo, ingoiando a grandi sorsate il liquido acre, poi lo porse anche a Xena.
-No, grazie.- Non era ancora del tutto certa che non fosse uno stratagemma, meglio non bere o mangiare nulla, finché non fosse stata sicura di essere fuori dagli Inferi.
La compagna fermò l'otre alla cintura e ripresero a salire. Il fragore della battaglia si faceva via via più forte, mentre cadaveri alati cadevano dall'alto e si schiantavano sul fondo dell'orrido, facendole trasalire ogni volta.

***

Note dell'autrice:
Buon giorno, buon sabato e...Buon Anno!

Grazie per aver letto fin qui e grazie mille per le recensioni! Continuate a farmi sapere cosa ne pensate, anche con poche parole <3
Colgo l'occasione per ringraziare oscuro_errante per essere ancora la mia fedele Beta Reader. Grazie mille!
A sabato prossimo!

P.S. Nella mia bio trovate il mio contatto facebook. Se volete chiacchierare o fare domande, non esitate!






   
 
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