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Autore: Faust    08/01/2022    2 recensioni
Vi racconterò della morte di Xena, e della disperazione di Gabrielle. Del Dio della Guerra che provò a separarle e della Dea dell'Amore che provò a riunirle. Molti Dei e molti Demoni si intrecciano in questa storia, ma anche molti eroi. Ascoltate quindi con attenzione, perché sarà l'unica volta che sentirete questo racconto. Il racconto di due guerriere con una sola anima e dell'eroina più nobile fra gli eroi, che un'anima non l'aveva affatto.
Genere: Azione, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altro Personaggio, Aphrodite, Ares, Gabrielle, Xena
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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Naraja pe davvero


8.




Raggiunsero finalmente l'orlo del Tartaro.
La battaglia infuriava caotica tutto attorno a loro, perfino sopra le loro teste. Impossibile prevederne l'esito.
Ormai erano costrette a trascinare Einai, che non riusciva quasi più a muovere le gambe, e questo le rallentava ulteriormente, costringendole a camminare allo scoperto, non potendo più nascondersi.
All'improvviso, anime dannate le attaccarono.
Xena impugnò la spada di Einai e se ne sbarazzò rapidamente ma, subito, un altro manipolo le bloccò. Cominciarono a combattere, quando un' altra anima, dalla tunica elisiaca, le affiancò.
Era Joxer.
-Non ci posso credere...Gabrielle, sei proprio tu?- Disse con voce affranta, rendendosi conto che la donna doveva essere morta, per trovarsi lì.
-Sì, sono io, ma sono ancora viva.- Sorrise malinconicamente.
-Grazie agli Dei.- Sollevato, passò la propria spada alla guerriera, sapendo che lei era molto più capace di lui, e prese il suo posto a sorreggere Einai -Dovete andare dall'altra parte! Gli Arcangeli stanno radunando là quelli da portare in Paradiso.- Disse l'uomo.
-Noi...- Incrociò la spada con uno degli avversari -Stiamo cercando di uscire, Joxer. Dobbiamo tornare allo Stige...-
-E' troppo distante! Non ce la farete mai! Soprattutto con questo colosso dietro!- Si riferiva al simulacro ed al suo straordinario peso.
-Dobbiamo tentare!- Sconfisse il proprio nemico e ne ingaggiò un altro. Non c'era respiro.
-C'è un'altra uscita! Più vicina.-
-Dove?!- Chiese Gabrielle, incredula.
-Oltre le mura, la Porta d'Avorio. Dovete seguire il fiume.- Virgilio l'aveva descritta accuratamente nei suoi poemi e dagli Elisi la vedeva quasi ogni giorno.
-Grazie Joxer! Sei meraviglioso.- Urlò la bionda, sbarazzandosi dei suoi avversari.
Il guerriero arrossì e farfugliò per qualche istante, prima di riprendersi -Coraggio, allora! Sbrigatevi, noi cercheremo di coprirvi.- Anche alcuni demoni si era accorti di loro e cominciavano ad avvicinarsi.
Xena e Gabrielle, liberatesi degli ultimi spiriti, ripresero a camminare nella direzione opposta, seguendo le indicazioni di Joxer, mentre quest'ultimo attirava l'attenzione dei suoi compagni d'armi e gli spiegava la situazione.
Ulisse e Paride, saputo che si trattava di Xena e Gabrielle, radunarono diversi uomini e ordinarono di coprir loro le spalle, bloccando anche gli attacchi infernali dall'alto.
Le tre donne avanzarono il più rapidamente possibile, al centro del passaggio che gli altri eroi mantenevano sgombero.
Un'anima dannata irruppe all'improvviso, come una Furia, sbarrando loro il cammino a pochi passi dalla Porta.
Avvolta in un mantello bruno, che le copriva il volto, un solo dettaglio la rese riconoscibile alle due guerriere. Un pugnale dalle grinfie scheletriche che le spuntava dal fianco.
-Najara!- Esclamò sorpresa Xena, liberandosi dalla debole presa di Einai e sguainando nuovamente la sua spada.
-Non vorrai mica andartene, sporca vigliacca.- Proruppe la condottiera nemica.
-Cosa ci fai qui?!- Avrebbe dovuto essere viva.
-Non avete neanche avuto la decenza di darmi il colpo di grazia... Il mio corpo è ancora tra i vivi, mentre la mia anima giace tra gli Insepolti!- Con estrema violenza attaccò Xena e la disarmò rapidamente, mettendola alle strette. La guerriera era stata estremamente indebolita dalle torture e dagli scontri precedenti.
La bionda, posata rapidamente Einai a terra, si scagliò contro di lei e ingaggiò un combattimento serrato. Le loro armi stridevano, incrociandosi sopra le loro teste.
-Vedo che la tua sorte non è stata diversa dalla mia.- Esordì la condottiera.
-Non sai quanto ti stai sbagliando.-
-Non ti vergogni per quello che mi avete fatto?-
-Sei stata tu ad attaccarci. Non sarebbe mai accaduto, altrimenti.- Combattendo, la condottiera l'aveva costretta con le spalle al fiume, la separavano dalla sponda solo pochi passi. Se vi fosse caduta dentro, e con lei la Pietra, tutto sarebbe stato inutile.
Prese il coraggio a due mani e cominciò a incalzare la guerriera rivale, riguadagnando qualche passo.
-Sei cambiata, Gabrielle! Hai visto a quale vita di orrori ti ha costretta? Se tu fossi venuta con me, non sarebbe mai successo. Io ti avrei protetta!-
-Taci! Tu mi avresti condannata ad una vita da prigioniera!-
Najara la respinse, tornando a farla arretrare con un colpo secco della lama -Miserabile! Tu non meriti il mio perdono!- Partì all'attacco, caricando un potente fendente.
-Non lo voglio!- Ringhiò la poetessa guerriera, preparandosi a parare il colpo, ma cedendo immediatamente prima che le loro lame si schiantassero nuovamente, lasciandosi cadere sulla schiena e sorprendendo la condottiera con un calcio al ventre, scagliandola alle sue spalle.
Si rialzò immediatamente, pronta ad un nuovo attacco, ma fece appena in tempo a vedere la sua nemica sparire tra i flutti, dissolvendosi.
Rimase immobile, come impietrita, fissando il punto in cui l'aveva vista sparire. Aveva rimandato un'anima degli Inferi tra i mortali. Quali conseguenze avrebbero potuto esserci?
-Gabrielle! Dobbiamo fare presto.- Xena la raggiunse e la prese per le spalle, riscuotendola dalle sue preoccupazioni. La battaglia attorno a loro stava degenerando.
-Sì.- Ripresero Einai, quasi del tutto priva di forze, ormai, e raggiunsero la Porta d'Avorio.
Xena ruppe i sigilli, tolse le grosse travi che ne impedivano l'apertura e dischiuse appena i pesanti battenti, mentre Gabrielle, preso l'Ago di Cibele ancora avvolto nel suo sudario, si avvicinava a lei.
Il momento per cui aveva viaggiato e sofferto tanto era finalmente giunto.
-Toccala Xena...- La sua anima ne sarebbe stata assorbita e avrebbe potuto lasciare gli Inferi senza ulteriori indugi e senza trasformarsi in uno spirito errante.
La guerriera esitò un istante, chiedendosi se avrebbe provato dolore. Chiedendosi quanto avrebbe potuto fidarsi di Ares e di un artefatto degli Dei...
Incrociò lo sguardo con quello di Gabrielle -...Ti amo.- Poi afferrò la Pietra a mani nude, di slancio, senza staccare gli occhi da quelli della compagna.
Un immenso bagliore le avvolse, accecandole per un istante e, quando la giovane riacquistò la vista, la guerriera non c'era più.
Guardò la Pietra e vide che non era più lucida e nera, come una scaglia di ossidiana levigata, ma opaca e bianca, come la cenere. La riavvolse rapidamente nel tessuto che l'aveva custodita e la rimise nella scarsella, prima di fare i pochi passi che la separavano dal regno dei vivi, trascinando con sé Einai.


Si ritrovarono nella piccola stanza murata in cui avevano incontrato Michele, all'inizio del loro viaggio.
Gabrielle iniziò ad urlare, cercando di richiamare l'attenzione. Einai versava in pessime condizioni e aveva bisogno di soccorso immediato, sperando che la Dea potesse fare qualcosa.
Si inginocchiò accanto a lei, mentre continuava a chiamare aiuto. Il simulacro riusciva a stento a tenere gli occhi socchiusi, mentre fine sabbia scura continuava a riversarsi sul pavimento dalle numerose ferite.
-Einai non mi lasciare.- La implorò la guerriera, con la voce rotta dal pianto.
-Mi dispiace...- Sentiva le emozioni della giovane e non avrebbe voluto che soffrisse, ma non c'era niente che potesse fare.
-Einai...- Singhiozzò. Non era giusto che morisse così. Smise di trattenere i suoi pensieri e i suoi sentimenti, voleva che la donna tra le sue braccia sentisse tutto quello che provava per lei. Non voleva perderla.
-Grazie...Per avermi vista...- Un sorriso sofferente le increspò le labbra, mentre le lacrime si tramutavano in sabbia appena lasciati i suoi occhi. Il rituale che l'aveva animata si stava esaurendo.
Gabrielle la baciò, disperatamente. Voleva che sentisse quanto le aveva voluto bene e desiderava che l' ultimo ricordo, di quel mondo così crudele con lei, fosse bello.


L'anziana aedo interruppe il suo racconto, non riuscendo a trattenere una silenziosa lacrima che scivolò lieve sulla pelle pallida del volto, prima di asciugarla con la punta delle dita.
La donna dai lunghi capelli scuri smise di scrivere e le si avvicinò, preoccupata. -Vuoi riposarti, Gabrielle?- Le chiese sottovoce, dopo essersi abbassata accanto a lei.
-No...Vorrei finire.-
-Sicura? Possiamo farlo domani.- Le accarezzò la guancia dolcemente, non voleva che si stancasse troppo.
-Sì, sicura.-
-Nonna, com'è finita la storia poi?- Una bambina dai lunghi capelli biondi le interruppe.
-Dopo pochi istanti arrivarono la Sacerdotessa e la Guaritrice, stupite di trovarci lì. L' intervento dell'Arcangelo aveva in qualche modo distorto i loro i piani...- Riprese a raccontare, mentre la mora tornava a scrivere.
-Hecate mi restituì il corpo e subito dopo mi cacciò dal tempio. Ritrovai Aphrodite ed Ares, che mi attendevano, e incastonammo la Pietra di Cibele in un nuovo simulacro, così la mia anima gemella tornò finalmente tra i vivi.- Sorrise brevemente alla mora, che ricambiò.
-Ah! E' per questo che zia Xena non invecchia?- Chiese un altro bambino dai capelli scuri.
-Esattamente.- Rispose l'aedo non riuscendo ad esimersi dal sorridere nuovamente, mentre sentiva la compagna sbuffare lievemente. Detestava l'appellativo di "zia", in realtà era più anziana di lei.
-E poi cos'è successo?-
-Poi riprendemmo a girare il mondo e a vivere tante altre avventure. Molte ve le ho giù raccontate.-
-E...Einai?- Azzardò Sophia, una donna dai capelli color del grano, pronipote di Gabrielle.
L'anziana scosse il capo, abbassando lo sguardo -Si salvò, ma ad un costo. Dovrà servire Hecate per l'eternità.- La Dea aveva sviluppato curiosità ed interesse per la sua anomalia. -La rivedrò solo il giorno della mia...- Alzò lo sguardo e si interruppe, memore dei bambini presenti. -La rivedrò, un giorno.- Sorrise tristemente.
Sophia annuì, in silenzio, aveva capito cosa intendeva la sua prozia.
-Direi che è ora di andare a dormire.- Intervenne Xena, interrompendo il silenzio pesante che si era creato.
-No! Nonna, raccontaci un'altra storia!- Chiese nuovamente il bambino dai capelli scuri, mentre gli avventori della taverna riprendevano i loro affari.
-Ehi, è tardi, dovresti essere già a letto.- Lo redarguì la guerriera -Forse domani, quando Gabrielle si sarà riposata.-
L'aedo annuì, in risposta, poi la compagna la cinse con le braccia e la sollevò dalla sedia accanto al camino, come se pesasse meno di un fuscello, e, una volta salutati i parenti, si ritirarono nella casa accanto alla taverna.


Chiuse la porta e la fece distendere sul letto, poi cominciò a massaggiarle le gambe, come ogni sera.
-Sei riuscita a scrivere tutto?-
-Sì, ogni parola.- Le sorrise la mora.
-Benissimo.- Sospirò, era molto stanca.
-Domani dovrebbe piovere, come vanno le ossa?-
-Doloranti.- Sbuffò.
-Ti prendo la medicina.- La mora interruppe il massaggio e uscì dalla stanza, facendo scricchiolare terribilmente il pavimento, e tornando poco dopo, con un piccolo barattolo -Ecco...- Prese un pizzico di polvere bianca dal contenitore e lo posò tra le labbra di Gabrielle, che la inghiottì, con la solita smorfia di disgusto.
-Xena...Davvero non ti pesa restare qui?-
-No.- Le sorrise teneramente. Quella domanda era ricorrente da quando l'età di Gabrielle le aveva costrette a smettere di viaggiare -Passare la vecchiaia assieme a te era un sogno che non osavo sognare.- Ripeté. Lo sperava, ma non credeva che avrebbero vissuto abbastanza da potersi ritirare in un posto tranquillo, soddisfatte.
Ritrovare Sophia poi, figlia di Sarah, aveva anche dato loro la gioia di essere circondati da una famiglia e di crescere i nipotini.
La guerriera quasi si sorprese nel realizzare di non avere alcun rimpianto. Sì, certo, qualcosa legato alla sua scellerata giovinezza c'era, ma da quando aveva riottenuto il corpo era sempre andata fiera delle sue scelte e anche quando aveva avuto qualche dubbio, seguire Gabrielle si era sempre rivelata la cosa più giusta.
Nonostante tutti gli anni passati, le battaglie e le sofferenze, il primo istinto della compagna era ancora l'altruismo. Quella parte di lei che l'aveva catturata dal principio e che l'aveva guidata fino alla salvezza.
-Ma tu non sei vecchia.- La risposta della bionda riscosse la guerriera dai suoi pensieri.
-Non lo sarò fuori, ma ho l'animo di un' anziana scorbutica.- Sdrammatizzò. In realtà cominciava a sentirsi stanca, insofferente. Sempre più spesso le capitava di desiderare di passare tutta la giornata con Gabrielle, senza vedere nessuno. Al massimo il gatto.
La compagna sorrise -Lo sei sempre stata.-
-Ah. Beh, se la metti in questo modo, domani il bagno te lo prepari da sola.- Minacciò, prima di chinarsi su di lei e baciarla sulla fronte. 
-Resta, stanotte.- Le sussurrò l'aedo. Di solito Xena faceva lavori di manutenzione alla taverna o andava pescare, non aveva il suo stesso bisogno di dormire.
-Stai così male?- Glielo chiedeva a quel modo solo quando era malata.
Gabrielle negò -Voglio passare quanto più tempo possibile con te ed imprimere nella mia mente ogni più piccolo dettaglio.-
-Non dire così...- La baciò improvvisamente sulle labbra, interrompendola.

****

Note dell'autrice:
Buon giorno e buon sabato! Come avrete intuito ci stiamo avvicinando alla fine, mancano solo 4 capitoli. 

Grazie per aver letto fin qui e grazie mille per le recensioni! Continuate a farmi sapere cosa ne pensate, anche con poche parole <3
Colgo l'occasione per ringraziare oscuro_errante per essere ancora la mia fedele Beta Reader. Grazie mille!
A sabato prossimo!

P.S. Nella mia bio trovate il mio contatto facebook. Se volete chiacchierare o fare domande, non esitate!


   
 
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