8.
Raggiunsero finalmente l'orlo del Tartaro.
La
battaglia infuriava caotica tutto attorno a loro, perfino sopra le
loro teste. Impossibile prevederne l'esito.
Ormai erano costrette
a trascinare Einai, che non riusciva quasi più a muovere le
gambe, e questo le rallentava ulteriormente, costringendole a
camminare allo scoperto, non potendo più
nascondersi.
All'improvviso, anime dannate le attaccarono.
Xena
impugnò la spada di Einai e se ne sbarazzò rapidamente
ma, subito, un altro manipolo le bloccò. Cominciarono a
combattere, quando un' altra anima, dalla tunica elisiaca, le
affiancò.
Era Joxer.
-Non ci posso credere...Gabrielle,
sei proprio tu?- Disse con voce affranta, rendendosi conto che la
donna doveva essere morta, per trovarsi lì.
-Sì,
sono io, ma sono ancora viva.- Sorrise malinconicamente.
-Grazie
agli Dei.- Sollevato, passò la propria spada alla guerriera,
sapendo che lei era molto più capace di lui, e prese il suo
posto a sorreggere Einai -Dovete andare dall'altra parte! Gli
Arcangeli stanno radunando là quelli da portare in Paradiso.-
Disse l'uomo.
-Noi...- Incrociò la spada con uno degli
avversari -Stiamo cercando di uscire, Joxer. Dobbiamo tornare allo
Stige...-
-E' troppo distante! Non ce la farete mai! Soprattutto
con questo colosso dietro!- Si riferiva al simulacro ed al suo
straordinario peso.
-Dobbiamo tentare!- Sconfisse il proprio
nemico e ne ingaggiò un altro. Non c'era respiro.
-C'è
un'altra uscita! Più vicina.-
-Dove?!- Chiese Gabrielle,
incredula.
-Oltre le mura, la Porta d'Avorio. Dovete seguire il
fiume.- Virgilio l'aveva descritta accuratamente nei suoi poemi e
dagli Elisi la vedeva quasi ogni giorno.
-Grazie Joxer! Sei
meraviglioso.- Urlò la bionda, sbarazzandosi dei suoi
avversari.
Il guerriero arrossì e farfugliò per
qualche istante, prima di riprendersi -Coraggio, allora! Sbrigatevi,
noi cercheremo di coprirvi.- Anche alcuni demoni si era accorti di
loro e cominciavano ad avvicinarsi.
Xena e Gabrielle, liberatesi
degli ultimi spiriti, ripresero a camminare nella direzione opposta,
seguendo le indicazioni di Joxer, mentre quest'ultimo attirava
l'attenzione dei suoi compagni d'armi e gli spiegava la
situazione.
Ulisse e Paride, saputo che si trattava di Xena e
Gabrielle, radunarono diversi uomini e ordinarono di coprir loro
le spalle, bloccando anche gli attacchi infernali dall'alto.
Le
tre donne avanzarono il più rapidamente possibile, al centro
del passaggio che gli altri eroi mantenevano sgombero.
Un'anima
dannata irruppe all'improvviso, come una Furia, sbarrando loro il
cammino a pochi passi dalla Porta.
Avvolta in un mantello bruno,
che le copriva il volto, un solo dettaglio la rese riconoscibile alle
due guerriere. Un pugnale dalle grinfie scheletriche che le spuntava
dal fianco.
-Najara!- Esclamò sorpresa Xena, liberandosi
dalla debole presa di Einai e sguainando nuovamente la sua
spada.
-Non vorrai mica andartene, sporca vigliacca.- Proruppe la
condottiera nemica.
-Cosa ci fai qui?!- Avrebbe dovuto essere
viva.
-Non avete neanche avuto la decenza di darmi il colpo di
grazia... Il mio corpo è ancora tra i vivi, mentre la mia
anima giace tra gli Insepolti!- Con estrema violenza attaccò
Xena e la disarmò rapidamente, mettendola alle strette. La
guerriera era stata estremamente indebolita dalle torture e
dagli scontri precedenti.
La bionda, posata rapidamente Einai a
terra, si scagliò contro di lei e ingaggiò un
combattimento serrato. Le loro armi stridevano, incrociandosi sopra
le loro teste.
-Vedo che la tua sorte non è stata diversa
dalla mia.- Esordì la condottiera.
-Non sai quanto ti stai
sbagliando.-
-Non ti vergogni per quello che mi avete
fatto?-
-Sei stata tu ad attaccarci. Non sarebbe mai accaduto,
altrimenti.- Combattendo, la condottiera l'aveva costretta con le
spalle al fiume, la separavano dalla sponda solo pochi passi. Se vi
fosse caduta dentro, e con lei la Pietra, tutto sarebbe stato
inutile.
Prese il coraggio a due mani e cominciò a
incalzare la guerriera rivale, riguadagnando qualche passo.
-Sei
cambiata, Gabrielle! Hai visto a quale vita di orrori ti ha
costretta? Se tu fossi venuta con me, non sarebbe mai successo. Io ti
avrei protetta!-
-Taci! Tu mi avresti condannata ad una vita da
prigioniera!-
Najara la respinse, tornando a farla arretrare con
un colpo secco della lama -Miserabile! Tu non meriti il mio perdono!-
Partì all'attacco, caricando un potente fendente.
-Non lo
voglio!- Ringhiò la poetessa guerriera, preparandosi a parare
il colpo, ma cedendo immediatamente prima che le loro lame si
schiantassero nuovamente, lasciandosi cadere sulla schiena e
sorprendendo la condottiera con un calcio al ventre, scagliandola
alle sue spalle.
Si rialzò immediatamente, pronta ad un
nuovo attacco, ma fece appena in tempo a vedere la sua nemica sparire
tra i flutti, dissolvendosi.
Rimase immobile, come impietrita,
fissando il punto in cui l'aveva vista sparire. Aveva rimandato
un'anima degli Inferi tra i mortali. Quali conseguenze avrebbero
potuto esserci?
-Gabrielle! Dobbiamo fare presto.- Xena la
raggiunse e la prese per le spalle, riscuotendola dalle sue
preoccupazioni. La battaglia attorno a loro stava degenerando.
-Sì.-
Ripresero Einai, quasi del tutto priva di forze, ormai, e raggiunsero
la Porta d'Avorio.
Xena ruppe i sigilli, tolse le grosse travi
che ne impedivano l'apertura e dischiuse appena i pesanti battenti,
mentre Gabrielle, preso l'Ago di Cibele ancora avvolto nel suo
sudario, si avvicinava a lei.
Il momento per cui aveva viaggiato
e sofferto tanto era finalmente giunto.
-Toccala Xena...- La sua
anima ne sarebbe stata assorbita e avrebbe potuto lasciare gli Inferi
senza ulteriori indugi e senza trasformarsi in uno spirito
errante.
La guerriera esitò un istante, chiedendosi se
avrebbe provato dolore. Chiedendosi quanto avrebbe potuto fidarsi di
Ares e di un artefatto degli Dei...
Incrociò lo sguardo con
quello di Gabrielle -...Ti amo.- Poi afferrò la Pietra a mani
nude, di slancio, senza staccare gli occhi da quelli della compagna.
Un immenso bagliore le avvolse, accecandole per un istante e,
quando la giovane riacquistò la vista, la guerriera non c'era
più.
Guardò la Pietra e vide che non era più
lucida e nera, come una scaglia di ossidiana levigata, ma opaca e
bianca, come la cenere. La riavvolse rapidamente nel tessuto che
l'aveva custodita e la rimise nella scarsella, prima di fare i pochi
passi che la separavano dal regno dei vivi, trascinando con sé
Einai.
Si ritrovarono nella piccola stanza murata in cui
avevano incontrato Michele, all'inizio del loro viaggio.
Gabrielle
iniziò ad urlare, cercando di richiamare l'attenzione. Einai
versava in pessime condizioni e aveva bisogno di soccorso immediato,
sperando che la Dea potesse fare qualcosa.
Si inginocchiò
accanto a lei, mentre continuava a chiamare aiuto. Il simulacro
riusciva a stento a tenere gli occhi socchiusi, mentre fine sabbia
scura continuava a riversarsi sul pavimento dalle numerose ferite.
-Einai non mi lasciare.- La implorò la guerriera, con la
voce rotta dal pianto.
-Mi dispiace...- Sentiva le emozioni della
giovane e non avrebbe voluto che soffrisse, ma non c'era niente che
potesse fare.
-Einai...- Singhiozzò. Non era giusto che
morisse così. Smise di trattenere i suoi pensieri e i suoi
sentimenti, voleva che la donna tra le sue braccia sentisse tutto
quello che provava per lei. Non voleva perderla.
-Grazie...Per
avermi vista...- Un sorriso sofferente le increspò le labbra,
mentre le lacrime si tramutavano in sabbia appena lasciati i suoi
occhi. Il rituale che l'aveva animata si stava esaurendo.
Gabrielle
la baciò, disperatamente. Voleva che sentisse quanto le aveva
voluto bene e desiderava che l' ultimo ricordo, di quel mondo così
crudele con lei, fosse bello.
L'anziana aedo interruppe il
suo racconto, non riuscendo a trattenere una silenziosa lacrima che
scivolò lieve sulla pelle pallida del volto, prima di
asciugarla con la punta delle dita.
La donna dai lunghi capelli
scuri smise di scrivere e le si avvicinò, preoccupata. -Vuoi
riposarti, Gabrielle?- Le chiese sottovoce, dopo essersi abbassata
accanto a lei.
-No...Vorrei finire.-
-Sicura? Possiamo farlo
domani.- Le accarezzò la guancia dolcemente, non voleva che si
stancasse troppo.
-Sì, sicura.-
-Nonna, com'è
finita la storia poi?- Una bambina dai lunghi capelli biondi le
interruppe.
-Dopo pochi istanti arrivarono la Sacerdotessa e la
Guaritrice, stupite di trovarci lì. L' intervento
dell'Arcangelo aveva in qualche modo distorto i loro i piani...-
Riprese a raccontare, mentre la mora tornava a scrivere.
-Hecate
mi restituì il corpo e subito dopo mi cacciò dal
tempio. Ritrovai Aphrodite ed Ares, che mi attendevano, e
incastonammo la Pietra di Cibele in un nuovo simulacro, così
la mia anima gemella tornò finalmente tra i vivi.- Sorrise
brevemente alla mora, che ricambiò.
-Ah! E' per questo che
zia Xena non invecchia?- Chiese un altro bambino dai capelli scuri.
-Esattamente.- Rispose l'aedo non riuscendo ad esimersi dal
sorridere nuovamente, mentre sentiva la compagna sbuffare lievemente.
Detestava l'appellativo di "zia", in realtà era più
anziana di lei.
-E poi cos'è successo?-
-Poi
riprendemmo a girare il mondo e a vivere tante altre avventure. Molte
ve le ho giù raccontate.-
-E...Einai?- Azzardò
Sophia, una donna dai capelli color del grano, pronipote di
Gabrielle.
L'anziana scosse il capo, abbassando lo sguardo -Si
salvò, ma ad un costo. Dovrà servire Hecate per
l'eternità.- La Dea aveva sviluppato curiosità ed
interesse per la sua anomalia. -La rivedrò solo il giorno
della mia...- Alzò lo sguardo e si interruppe, memore dei
bambini presenti. -La rivedrò, un giorno.- Sorrise
tristemente.
Sophia annuì, in silenzio, aveva capito cosa
intendeva la sua prozia.
-Direi che è ora di andare a
dormire.- Intervenne Xena, interrompendo il silenzio pesante che si
era creato.
-No! Nonna, raccontaci un'altra storia!- Chiese
nuovamente il bambino dai capelli scuri, mentre gli avventori della
taverna riprendevano i loro affari.
-Ehi, è tardi,
dovresti essere già a letto.- Lo redarguì la guerriera
-Forse domani, quando Gabrielle si sarà riposata.-
L'aedo
annuì, in risposta, poi la compagna la cinse con le braccia e
la sollevò dalla sedia accanto al camino, come se pesasse meno
di un fuscello, e, una volta salutati i parenti, si ritirarono nella
casa accanto alla taverna.
Chiuse la porta e la fece
distendere sul letto, poi cominciò a massaggiarle le gambe,
come ogni sera.
-Sei riuscita a scrivere tutto?-
-Sì,
ogni parola.- Le sorrise la mora.
-Benissimo.- Sospirò, era
molto stanca.
-Domani dovrebbe piovere, come vanno le
ossa?-
-Doloranti.- Sbuffò.
-Ti prendo la medicina.- La
mora interruppe il massaggio e uscì dalla stanza, facendo
scricchiolare terribilmente il pavimento, e tornando poco dopo, con
un piccolo barattolo -Ecco...- Prese un pizzico di polvere bianca dal
contenitore e lo posò tra le labbra di Gabrielle, che la
inghiottì, con la solita smorfia di disgusto.
-Xena...Davvero
non ti pesa restare qui?-
-No.- Le sorrise teneramente. Quella
domanda era ricorrente da quando l'età di Gabrielle le aveva
costrette a smettere di viaggiare -Passare la vecchiaia assieme a te
era un sogno che non osavo sognare.- Ripeté. Lo sperava, ma
non credeva che avrebbero vissuto abbastanza da potersi ritirare in
un posto tranquillo, soddisfatte.
Ritrovare Sophia poi, figlia di
Sarah, aveva anche dato loro la gioia di essere circondati da
una famiglia e di crescere i nipotini.
La guerriera quasi si
sorprese nel realizzare di non avere alcun rimpianto. Sì,
certo, qualcosa legato alla sua scellerata giovinezza c'era, ma da
quando aveva riottenuto il corpo era sempre andata fiera delle sue
scelte e anche quando aveva avuto qualche dubbio, seguire Gabrielle
si era sempre rivelata la cosa più giusta.
Nonostante
tutti gli anni passati, le battaglie e le sofferenze, il primo
istinto della compagna era ancora l'altruismo. Quella parte di lei
che l'aveva catturata dal principio e che l'aveva guidata fino alla
salvezza.
-Ma tu non sei vecchia.- La risposta della bionda
riscosse la guerriera dai suoi pensieri.
-Non lo sarò
fuori, ma ho l'animo di un' anziana scorbutica.- Sdrammatizzò.
In realtà cominciava a sentirsi stanca, insofferente. Sempre
più spesso le capitava di desiderare di passare tutta la
giornata con Gabrielle, senza vedere nessuno. Al massimo il gatto.
La
compagna sorrise -Lo sei sempre stata.-
-Ah. Beh, se la metti in
questo modo, domani il bagno te lo prepari da sola.- Minacciò,
prima di chinarsi su di lei e baciarla sulla fronte.
-Resta,
stanotte.- Le sussurrò l'aedo. Di solito Xena faceva lavori di
manutenzione alla taverna o andava pescare, non aveva il suo stesso
bisogno di dormire.
-Stai così male?- Glielo chiedeva a
quel modo solo quando era malata.
Gabrielle negò -Voglio
passare quanto più tempo possibile con te ed imprimere nella
mia mente ogni più piccolo dettaglio.-
-Non dire così...-
La baciò improvvisamente sulle labbra, interrompendola.
****
Note
dell'autrice:
Buon giorno e buon sabato! Come avrete intuito
ci stiamo avvicinando alla fine, mancano solo 4 capitoli.
Grazie
per aver letto fin qui e grazie mille per le recensioni! Continuate a
farmi sapere cosa ne pensate, anche con poche parole <3
Colgo
l'occasione per ringraziare oscuro_errante per essere ancora la mia
fedele Beta Reader. Grazie mille!
A sabato prossimo!
P.S.
Nella mia bio trovate il mio contatto facebook. Se volete
chiacchierare o fare domande, non esitate!