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Autore: Faust    15/01/2022    1 recensioni
Vi racconterò della morte di Xena, e della disperazione di Gabrielle. Del Dio della Guerra che provò a separarle e della Dea dell'Amore che provò a riunirle. Molti Dei e molti Demoni si intrecciano in questa storia, ma anche molti eroi. Ascoltate quindi con attenzione, perché sarà l'unica volta che sentirete questo racconto. Il racconto di due guerriere con una sola anima e dell'eroina più nobile fra gli eroi, che un'anima non l'aveva affatto.
Genere: Azione, Drammatico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Altro Personaggio, Aphrodite, Ares, Gabrielle, Xena
Note: Lime, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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the arrival 2

9.




Al mattino pioveva, come previsto.
Xena rientrò dalla taverna con una ciotola di latte e lo portò a Gabrielle, ancora addormentata.
Si sedette al suo fianco e posò la scodella sul comodino, accanto al letto, prima di svegliarla dolcemente -Come ti senti?-
-Bene.- Le sorrise, vedendola, ma il suo tono non era molto convincente.
-Ti ho portato del latte, è ancora caldo.-
-Grazie...Mi aiuti?-
-Sì.- La guerriera la aiutò con cautela a mettersi a sedere. La compagna era dimagrita molto in quell'ultimo periodo e aveva sempre timore di stringerla troppo forte -Dopo vuoi la medicina?-
-No. Voglio restare sveglia, oggi.- 
-Se però peggiorerà me lo dirai, vero? Non serve fare i testardi...- Le porse la scodella e guardò l'altra annuire, prima che cominciasse a bere.
-Dopo vuoi andare da Lyceus e Lila?- I pronipoti portavano lo stesso nome dei loro rispettivi fratelli.
-Più tardi, forse.- Era nervosa, non sapeva decidere cosa fosse meglio fare -Stanotte ti sei annoiata molto?-
-No, ho dormito quasi tutto il tempo.- Le sorrise. In realtà l'aveva osservata, preoccupata. Si era agitata parecchio nel sonno. -Tu hai riposato bene?-
-Credo di sì.-
-Riempio la vasca?-
La bionda annuì, continuando a bere.


Terminato il bagno, rimasero in casa.
Gabrielle, invece di tornare a letto come suo solito, si sistemò accanto al camino acceso, con il gatto in grembo, sbirciando fuori dalla finestra di quando in quando.
Xena la osservava, preoccupata e nervosa, seduta al tavolo poco distante.
Non sapeva se chiedere o meno la motivazione di quel comportamento anomalo da parte della compagna. Temeva di aver capito, il suo sesto senso vibrava ansiosamente.
Forse era per quello che aveva deciso di raccontare ad altri la sua storia, per la prima volta in quarant'anni.
Non ricordava neanche che Gabrielle avesse mai scritto una pergamena in cui fosse lei la protagonista e rendersene conto la inquietò ancora di più.
Sentì un'onda irrefrenabile di determinazione e rabbia farsi largo dentro di lei, inarrestabile. Se l'arrivo di Einai avrebbe sancito la sua morte, avrebbe potuto ancora evitarla.
Come a confermare i suoi propositi, un improvviso formicolio diffuso si fece largo rapidamente, sotto la sua pelle. Non aveva mai provato niente di simile, ma dai racconti di Gabrielle sapeva che era il segnale che tanto temeva.
Il simulacro con le sue ceneri si stava avvicinando.
Si alzò di scatto, spaventando la compagna -Vado a prendere altra legna.- Disse e uscì immediatamente, senza aspettare la replica della bionda che la seguì con lo sguardo, stupita da quel modo di fare.


Xena recuperò la spada, nascosta nella stalla per non farla trovare ai bambini, e corse a perdifiato sotto la pioggia, nella direzione che il suo corpo le indicava. Inoltrandosi nel fitto del bosco fino alle sponde del fiume su cui andava sempre a pescare.
La vide, in lontananza, guadare il corso d'acqua a piedi, evitando il piccolo ponte di legno che non avrebbe retto il suo peso.
Indossava ancora l'armatura nera con cui l'aveva conosciuta, ma portava l'elmo al fianco, legato con una lunga stringa di cuoio allo spallaccio.
Quando il simulacro la vide, si fermò.
 Xena le si avvicinò, con la spada sguainata.
-Ciao.- Esordì Einai mostrandole entrambi i palmi, sorpresa dal suo comportamento.
-Non può essere già ora. Ti stai sbagliando!- La pioggia battente le inzuppava i capelli e rivoli d'acqua le scorrevano lungo il volto -Tu non me la porterai via!- Impugnò la spada con entrambe le mani, pronta allo scontro.
L'altra guerriera rimase in silenzio, si sentiva solamente il picchiettare della pioggia sull'armatura -Non voglio portartela via.-
-Non fare un altro passo.- Le intimò Xena, estremamente determinata.
-Succederà comunque, con o senza di me.- Aggiunse Einai, prima di abbassare la voce -Io posso solo non farle sentire dolore.-
Xena sentì il suolo mancarle da sotto i piedi. Se le cose stavano realmente così, se non sarebbe stata Einai a provocarne la morte...Non c'era più niente che potesse fare.
Il simulacro non avrebbe avuto motivo di mentire. Era sempre stato leale, le aveva salvato la vita e non aveva mai chiesto nulla in cambio...E Gabrielle si fidava ciecamente di lei.
Non la conosceva, ma in realtà le doveva molto. Tutto ciò che era stata la sua vita, in quegli ultimi quarant'anni.
Abbassò la spada, cercando di non mostrare la paura e lo smarrimento che provava. Non poteva immaginare la morte di Gabrielle, rifuggiva quel pensiero con ogni fibra del suo essere.
-Non voglio che muoia.- Ammise la guerriera.
-Nemmeno io lo vorrei...-
-Non c'è niente da fare? Possiamo convincere Hecate a darle altro tempo?!- Era la Dea della Morte, era l'unica a poter fare qualcosa.
-Sarà il fisico di Gabrielle a non reggere oltre.-
-Quanto, ancora?-
-Quattro giorni, da domani.-
-C'è tempo! Possiamo darle un altro corpo.- Se Ares si fosse rifiutato, Aphrodite certamente non si sarebbe tirata indietro.
-Senza Ago non avrebbe un'anima, non sarebbe lei.- Vide che la guerriera stava per replicare, ma non occorreva saper leggere la mente per intuire cosa stava per dire -Gabrielle non vorrebbe mai che tu ti sacrificassi per lei.-
Xena risollevò la spada, con aria di sfida.
-No.- Intimò Einai, arretrando di un passo.
La mora partì alla carica urlando, mirando al busto con un fendente diagonale dall'alto verso il basso. Il simulacro lo parò col bracciale dell'armatura e il clangore dell'acciaio risuonò nel bosco.
Xena ruotò su sé stessa velocemente e mirò al fianco opposto. Einai arretrò, schivandola, e roteando su sé stessa la colpì a mano aperta sulla schiena, allontanandola da sé -Non incrocerò la mia spada con la tua!-
-E allora muori!- Caricò fulminea un fendente al collo di Einai, che non fece in tempo a spostarsi.
Fermò la lama contro la sua pelle, mentre i capelli del simulacro cadevano sul terreno, ricoperto di foglie.
-Non sarò io a darti la morte.- Sancì il Golem. Sapeva che Xena non sarebbe andata fino in fondo. Se l'avesse uccisa, Gabrielle avrebbe sofferto e la guerriera non avrebbe fatto un errore simile.
-Tu non puoi capire.- Sibilò la guerriera con disprezzo, prima di travolgerla con tutto il peso del suo corpo e costringerla con la schiena contro il tronco di un albero -Tu non sai cosa vuol dire veder morire la persona che ami!- Continuava a puntarle la lama alla gola.
-Sì, invece...-
-Probabilmente non sai neanche cos'è l'amore, provi solo imitazioni!-
Einai abbassò lo sguardo, distogliendolo da quello della guerriera che la squadrò, cercando un appiglio per provocarla -Sei stata il giocattolino di Ares e ora sei quello di Hecate. Ho ragione?!-
-Smettila Xena...- La supplicò a mezza voce. Sapeva che era sconvolta dal dolore, ma le sue parole facevano comunque male.
-Forse non sai neanche cos'è la rabbia...Né tanto meno l'orgoglio!- Sputò sul tronco, mancandole il viso di poco -Sei solo un vaso vuoto.-
Einai la colpì al volto con una testata, fulminea. Liberatasi dalla sua presa l'afferrò per le spalle e la sbatté contro lo stesso albero, invertendo le posizioni e facendo cadere la spada di mano alla guerriera, nell'urto.
Appoggiò l'avambraccio contro la gola dell'avversaria e iniziò a premere con tutto il proprio peso -So benissimo cos'è la rabbia!- Tuonò il simulacro -Sei tu che non capisci! Hai vissuto con lei per una vita intera! Non capisci che fortuna?!- Gli occhi le si riempirono di lacrime -Non sai quanto vorrei ucciderti e averla per me!- Gridò, al culmine del furore.
-Fallo!-
Einai sorrise amaramente, prima di lasciare la presa e arretrare d'un passo -Pensi davvero che sarebbe felice, sapendo di non rivederti mai più?...Perché vuoi farle di nuovo questo?!- Urlò. -Tu non sai cosa vuol dire vivere senza la persona che ami!- Si asciugò gli occhi con il palmo della mano -Non hai idea di quanto io ti invidi...E non riesco nemmeno a odiarti.- Sospirò, restando in silenzio diversi secondi, cercando di riprendere la calma -Per una volta, Xena...Ascolta Gabrielle- Sussurrò -Lei è pronta.-  
La guerriera restò in silenzio, sorpresa, non aveva idea di cosa stesse provando l'altra -La ami?-
Non aveva più senso negarlo -Sì.-
-Non è un riflesso?-
-No. Il sentimento che provo per te è un riflesso, quello che provo per lei è mio. Sarei la prima a cercare un'alternativa, se lei non volesse, credimi.-
Xena rimase in silenzio, cercando di riordinare le idee.
-Posso aiutarvi a restare assieme però, se tu vorrai andare con lei.- Aggiunse il simulacro.
-Come?-
-L'acqua del Lete. Se la berrete passerete subito alla prossima vita, senza venire coinvolte di nuovo nella guerra tra Paradiso e Inferno.-
Xena abbassò il capo, la rabbia la stava abbandonando.
-Hai reso veramente felice Gabrielle. Perfino adesso è più felice di quanto immagini.- Anche se Hecate aveva spezzato il vincolo che la condannava all'oblio, in assenza della ragazza, il loro legame era rimasto, forte e profondo, e riusciva a sentire i suoi pensieri e le sue emozioni ogni volta che lo desiderava.
Le sarebbe mancata enormemente. Aveva vissuto tutta la sua vita assieme a lei, in ogni istante, e non riusciva ad immaginare il vuoto che sarebbe rimasto dopo la sua morte, sempre ammesso che fosse rimasto qualcosa di lei. Sarebbe riuscita a sopportarlo? Sarebbe rimasta in vita? Avrebbe continuato comunque a provare emozioni proprie?  Nemmeno la sua Divinità Protettrice era riuscita a darle una risposta.
-Sono io che non sono pronta per la fine.- Ammise la guerriera.
-Nessuno lo è mai del tutto.- Lo aveva visto accadere innumerevoli volte, durante i suoi viaggi. -E' la vita, purtroppo. Tu puoi scegliere, ma per Gabrielle non si può fare altro, se non renderglielo il più dolce possibile.-


Tornarono verso casa, camminando spedite sotto la pioggia, in un silenzio carico di tensione.
-Sta dormendo.- La avvisò Einai, prima che l'altra mettesse piede nel portico.
Xena rallentò il passo, per non far scricchiolare troppo forte il legno, posò la mano sulla maniglia della porta e si fermò -Forse è meglio se entri prima tu, ti stava aspettando.-
Einai sorrise tristemente, negando con il capo -Aspetterò qui fuori, prenditi il tempo che vuoi.- Aveva visto tante volte il risveglio, con gli occhi di Gabrielle, e aveva sentito il sollievo che provava incrociando le iridi della sua anima gemella. Lo stesso sollievo che poteva intravvedere in quelle di Xena.
Oramai tutto aveva un'importanza maggiore. Oramai, tutto, poteva essere "l'ultimo" e lei non voleva derubarle di un solo istante.
La guerriera entrò in casa e richiuse la porta, mentre il simulacro attendeva nel portico, al riparo dalla pioggia.
Guardandosi attorno riconobbe i luoghi che aveva letto nella memoria di Gabrielle, chissà se avrebbe avuto modo di incontrare i suoi nipoti. Sorrise malinconicamente, vedendo le tacche sulla trave del portico dove i bambini segnavano la loro altezza.
Si sforzava di pensare ad altro, per essere certa di non seguire i ragionamenti di Gabrielle e di lasciarle veramente da sole.


Xena entrò in casa lentamente, non voleva svegliarla di colpo. La raggiunse e si inginocchiò accanto a lei, disturbando il gatto sulle sue gambe, che si allontanò indispettito, poi le sfiorò il dorso della mano.
-Gabrielle?- La chiamò.
-Mh?- L'aedo si svegliò quasi subito -Oh...Ti sei inzuppata, piove così forte?- Chiese sbadigliando.
-Sì.- Non sapeva come dirglielo -Gaby...-
Vide che sul volto della compagna c'era preoccupazione -Che c'è?-
-E'...- Sospirò -E' arrivata.- Non riusciva a rassegnarsi, non voleva arrendersi.
-Einai?- Le tremò la voce.
L'aspettava, quasi con impazienza, ma ebbe un fremito di paura mentre la mora annuiva, senza il coraggio di guardarla negli occhi.
-Prendi tu l'Ago di Cibele, Gabrielle...- Non voleva perderla, ma non le importava di morire, se la compagna fosse stata al sicuro -Non...Non posso vederti mor...- Le si strozzò la voce, non riuscendo a terminare la frase.
Gabrielle la strinse forte a sé -Non voglio, Xena...- Sussurrò, mentre calde lacrime cominciarono a solcarle il viso, sentendo la schiena della guerriera sussultare debolmente tra le sue braccia, in un pianto silenzioso.
Erano entrambe spaventate, ma nel profondo del loro animo sapevano che era giusto.
Avevano rifuggito in innumerevoli occasioni la morte, ma quella volta non c'erano trucchi, non c'erano inganni. La vita di Gabrielle stava volgendo alla naturale fine, era veramente la cosa giusta da fare.
Xena realizzò che stava sprecando tempo prezioso e si alzò, prendendola in braccio e sedendosi sulla sedia, al suo posto.
L'aedo rimase sorpresa da quel movimento repentino, ma le braccia della guerriera la sostenevano saldamente, mentre i loro sguardi, lucidi di lacrime, si incontravano nuovamente.
Restarono a lungo in silenzio, occhi negli occhi, mentre la guerriera le accarezzava il volto con la punta delle dita, delicatamente.
-Vuoi ancora andare ad Anfipoli?- Esordì sussurrando, per non spezzare quel caldo silenzio che le avvolgeva.
La bionda annuì, silenziosamente -Cosa farai dopo?- Chiese timidamente.
-Verrò con te.-
-No...- Gli occhi tornarono a velarsi di pianto.
-Sì. La mia vita è già stata innaturalmente lunga.-
-Il mondo ha bisogno di eroi.-
-Ce ne saranno altri. Migliori e più giusti.-
Un fulmine illuminò la stanza e cominciò a piovere più forte.
-Ti amo, Gabrielle.- Nonostante tutto il tempo che avevano trascorso assieme e la vita piena che avevano vissuto, non era pronta a separarsi da lei.
I particolari del suo volto, le screziature delle sue iridi...Le sembrava quasi di vederli per la prima volta e cercava di riempirsi il cuore e la mente di quei dettagli, per non dimenticarla mai, nemmeno dopo la morte.
Si pentiva di non averlo fatto prima. Di aver considerato, talvolta, il tempo assieme eterno e di non averne goduto appieno, come se fosse stato l'ultimo istante.
-Ti amo Xena.-

****

Note dell'autrice: 

Grazie per aver letto fin qui e grazie mille per le recensioni! Continuate a farmi sapere cosa ne pensate, anche con poche parole.
Colgo l'occasione per ringraziare oscuro_errante per essere ancora la mia fedele Beta Reader. Grazie mille!
A sabato prossimo.

P.S. Nella mia bio trovate il mio contatto facebook. Se volete chiacchierare o fare domande, non esitate!


   
 
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