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Autore: Flitwick    20/01/2022    10 recensioni
1.“Come mai hai deciso di fare questo mega party? Tu detesti il tuo compleanno, e anche le feste. Cosa ti ha spinto a farne una così mastodontica lasciando carta bianca ad Alain?”
“Volevo creare un bel ricordo.”

[Oscar/André]
2. "Cosa facciamo adesso, Alain?"
"E che cosa vuoi che ne sappia?"

[Alain/André]
3."È per suo figlio?" [...]
"No mademoiselle, è per il figlio di una cara amica."
Avrebbe potuto essere suo figlio, ma lei aveva scelto lui.

[Victor/Oscar/André]
4. "Scusate mademoiselle, ma non prendo ordini da una donna."
[Oscar/Alain]
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alain de Soisson, André Grandier, Oscar François de Jarjayes, Victor Clemente Girodelle
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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TW: Non so cosa sia uscito stavolta, abbiate come sempre misericordia di me
 
 
 
 
 

 Trente-Cinq



 
 
Il misfatto che gli si presentava davanti agli occhi era veramente un grosso problema. Si lasciò sfuggire un lungo sospiro pensando alle disastrose conseguenze a cui sarebbe andato incontro e alle lunghe e tediose occhiatacce di biasimo che lei gli avrebbe riservato. Il caldo di agosto era a dir poco soffocante e dovette aprire tutti i finestrini della macchina. Una leggera brezza gli accarezzò la fronte, liberandolo da quel giogo rovente.
Sentiva gli occhi di Bernard, comodamente seduto sull’altro sedile, che lo scrutavano in attesa di una sua prossima mossa. La situazione era veramente grave, ma non aveva idea di cosa tirare fuori stavolta.
Cosa facciamo adesso, Alain?
E che cosa vuoi che ne sappia?
Il sopracciglio di Bernard si alzò, mentre il suo indice indicava con fare accusatorio il corpo del reato ormai distrutto sull’asfalto.
Come diavolo lo spieghiamo ad Oscar? Ci ucciderà.
Si guardarono in preda al terrore mentre solo il nome di lei veniva ripetuto. Un rivolo di sudore misto al caldo e all’ansia accarezzò la nuca di entrambi.
Quando si erano offerti di dare una mano per la preparazione della festa, Oscar li aveva osservati in un silenzio fin troppo eloquente, per poi accettare senza troppo entusiasmo. Aveva deciso di organizzare una bellissima festa per celebrare i trentacinque anni di André. Nobile idea, nobilissima, se non fosse che aveva commesso l’enorme errore di affidare a loro due un compito così delicato. Come aveva potuto? Occupatevi della torta. Probabilmente nella sua testa quella doveva essere la cosa più semplice in assoluto. Un margine di possibilità di combinare disastri che doveva aggirarsi intorno allo zero.
Eppure Oscar non avevo previsto che quella piccola percentuale era comunque possibile. Ed era appena successa.
Il cadavere della povera torta giaceva ormai senza vita, anzi, senza forma, sulla strada a pochi metri da loro. Avevano combinato un macello e per colpa loro André non avrebbe avuto una festa decente. E loro probabilmente sarebbero stati giustiziati in pubblica piazza dalla moglie del suddetto amico. Avevano commissionato il dolce ad uno dei migliori pasticceri di Parigi, sotto consiglio (o ordine?) di Oscar. Una bellissima torta decorata nei minimi dettagli, rifinita di delicate rifiniture che appariva squisita in ogni punto. Fieri della loro impresa, dovevano poi recarsi nella villa di famiglia di Oscar, nei pressi di Versailles, per poter festeggiare tutti insieme, quando…
Alain, mi stai pestando i piedi.
Guarda che sei tu che non guardi dove vai.
Mi stai buttando tutto il peso della torta addosso.
Sei proprio una testa di rapa, Bernard.
Aspet…
Splash. Un suono scivoloso, accompagnato dalla inevitabile caduta della torta sul suolo. La panna candida ormai sporca di terreno si spandeva lungo il viottolo mentre la crema chantilly urlava vendetta imbrattando le scarpe del povero Bernard.
Si erano bloccati di botto, increduli davanti al disastro. Cosa avevano combinato? Avevano appena decretato la loro morte.
Miseriaccia, e ora?
Alain si morse il labbro, visibilmente preoccupato, mentre Bernard cercava disperatamente di far reinvenire il povero dolce. Non voleva rovinare la festa di André, gli voleva troppo bene. Lui e André si erano conosciuti diversi anni prima in palestra. Lo aveva osservato aggirarsi negli spogliatoi con fare timido e silente e lo aveva subito colpito.
Mentre lui e i suoi amici facevano casino in ogni momento, lui si teneva in disparte, quieto. Era troppo elegante, troppo particolare. Emanava un’aura di nobiltà, sembrava veramente un damerino. Gli si era avvicinato una volta con una bevanda ghiacciata, lo incuriosiva troppo quello strano ragazzo.
Allenamento duro, eh? Devi dimenticare qualcosa? O qualcuno?
Lo aveva osservato, per poi posare lo sguardo sulla lattina. Gli aveva sorriso, afferrandola.
Puoi dirlo forte.
Da allora, erano stati inseparabili. Lo aveva presentato ai suoi scapestrati amici, che, inizialmente diffidenti, lo avevano bollato come un figlio di papà viziato, ma dopo pochi mesi si erano ricreduti. Era sempre stato difficile non andare d’accordo con André. Alain doveva ammetterlo, aveva il carattere di un santo. Lo aveva punzecchiato in ogni modo, ma lui pareva stoico e senza alcun punto debole. Schivo, timido e di indole buona, era veramente impossibile non volergli bene.
Se all’apparenza appariva placido e sereno, percepiva qualcosa che sotto la superficie ribolliva senza sosta e senza pace alcuna.
Eppure la sera che conobbe Oscar François de Jarjayes la situazione gli divenne immediatamente fin troppo chiara. Lei era il suo punto debole. Non si perdeva una singola parola che usciva dalla sua bocca, e i suoi occhi non la perdevano mai di vista. Era talmente cristallino il suo amore che pure un cieco lo avrebbe notato, ma lei appariva non cosciente di tutto.
Lo guardava, ma non lo vedeva veramente. Erano sempre stati amici, ma i suoi occhi e il suo cuore apparivano presi da un altro ragazzo svedese di cui però non conosceva il nome.
Passavano i mesi, e improvvisamente, vide lo sguardo di lei modificarsi. I suoi occhi farsi più dolci, i suoi sorrisi più elitari, le sue parole più tenere. Era come se si fosse improvvisamente svegliata da un lungo sonno. Era come se ora lo vedesse.
Non poteva non essere felice per loro, quei due erano letteralmente fatti l’uno per l’altra, ma non poteva non sentire la morsa della gelosia roderlo. Aveva lottato per anni, e tutt’ora doveva combatterci in silenzio, perché l’amicizia di André e Oscar era più importante, ma non poteva più negarlo in alcun modo.
Si era innamorato di lei.
Lo aveva capito quando durante una lite fra loro degenerata a male parole, aveva avuto paura di perderla. Perderla, ma non come si perde un’amica. Il fuoco lo infiammava ogni qual volta i suoi occhi si posavano su di lei, ma sapeva anche che in nessun modo loro sarebbero stati destinati.
Oscar era fatta della sua stessa essenza. Loro si assomigliavano, ma allo stesso tempo non si somigliavano. Due caratteri forti, determinati e prepotenti a tratti che collidevano sempre con un forte impatto.
Due uragani di massima potenza che, come titani si scontravano su terreno neutro, che cercava in qualche modo di mantenere la pace. André era la loro nemesi. Una brezza pacifica e delicata capace di tranquillizzarli e farli riappacificare con la sua sola presenza o con poche semplici parole.
Mantenere un clima tranquillo a volte era veramente difficile. Provocarla a volte lo divertiva, nella speranza di ottenere le sue attenzioni, ma si pentiva ogni volta. Non poteva continuare così e doveva fare in modo che le sue emozioni non sovrastassero il loro rapporto.
Il giorno che aveva saputo del loro matrimonio il suo cuore infame lo aveva tradito, sanguinando e gioendo allo stesso istante. Aveva visto gli occhi di André leggergli dentro, e aveva percepito il suo senso di colpa crescere a dismisura. Non si può scegliere chi amare, e André lo sapeva, ma sapeva anche quanto fosse dura soffocare i sentimenti non ricambiati. Amare la stessa donna è spesso sintomo di dannazione, ma André era sempre stato troppo buono. Gli aveva sorriso amabilmente, come solo lui sapeva fare. Vorresti essere il mio testimone?
Sbuffò, mentre scacciava dalla mente quei pensieri, posando di nuovo lo sguardo sulla torta ormai deceduta. Dovevano trovare una soluzione in fretta, ma cosa?
Era il ventisei agosto, la maggior parte dei negozi e pasticcerie chiuse, cosa diavolo potevano fare? Avevano poche ore, ma pochissime possibilità di riuscire.
All’improvviso, un’idea balorda gli balenò in mente.
Accese di colpo la macchina, mentre Bernard sobbalzava, stupito.
Che stai facendo?
Andiamo a casa mia.
A fare che?
Un ghigno si materializzò sul suo viso, ben consapevole che Bernard non se lo sarebbe mai aspettato.
Abbiamo una festa da salvare, amico mio.
 
 
Casa De Jarjayes era meravigliosa la sera. Il grandioso giardino decorato con piccole luci lo rendeva magico e suggestivo. Oscar si era veramente impegnata in questo allestimento, doveva ammetterlo. Aveva investito un sacco di energie in questa festa.
André non aveva quasi mai festeggiato il suo compleanno in modo così grandioso. Un poco per carattere, e un poco perché la maggior parte delle persone si trovavano in vacanza a fine agosto, ma questa volta era stata Oscar ad insistere.
Erano sposati da poco più di un mese e ci teneva che questo compleanno fosse speciale. Trentacinque anni. Un’età strana, in cui si è adulti, ma non ci si sente arrivati.
Quando Alain mise piede nella gigantesca dimora un fischio poco educato uscì dalle sue labbra scostumate attirando su di sé tutti gli occhi.
Era sempre stato un animale da teatro, un vero protagonista, e amava farsi notare.
Vide André sorridergli, mentre Oscar scuoteva la testa scocciata. Gli si avvicinarono velocemente, facendosi largo fra tutti gli invitati.
Ciao Alain! Bernard! Ce l’avete fatta!
Bernard gli sorrise, tenendo il pacchetto fra le mani, mentre Oscar li scrutava pensierosa. Si salutarono, chiacchierando del più e del meno, quando gli occhi azzurri di lei si posarono interrogativi sulla scatola che Bernard teneva gelosamente in braccio.
Cos’è?
Alain sghignazzò, ben pronto alla catastrofe che di lì a poco sarebbe scoppiata. Sapeva perfettamente a cosa andasse incontro, ma sapeva anche che il divertimento aveva un prezzo. Quel prezzo sarebbe stata la sua testa.
La torta, no?
Gli occhi di Oscar si strinsero pericolosamente in due fessure minacciosa, mentre quelli di André si coloravano di un visibile stupore.
Non ha la scritta della pasticceria.
Perché non è della pasticceria. Il silenzio fu fin troppo eloquente. Percepì le frecce saettargli intorno in attesa di colpirlo. Quando Oscar ordinava qualcosa non esisteva né i se, né i ma. Si doveva eseguire e basta. Ogni tanto sembrava più un generale dell’esercito che una giornalista. Aveva avuto seriamente paura quelle rare volte in cui l’aveva vista perdere le staffe e l’idea di provare di nuovo quella discutibile esperienza lo aveva fatto desistere dal tirare ulteriormente la corda.
E perché non lo è, di grazia? Ero stata sufficientemente chiara…
Era pronto alla sfuriata, quando André, il suo salvatore, venne in suo soccorso. Lo vide girarsi verso di lei, prendendole delicatamente una mano fra le sue e baciandole il dorso con tenerezza. La voce innervosita di Oscar si bloccò immediatamente.
Oscar, tesoro, non ti arrabbiare. Non è successo nulla di grave.
Ma… André! Il tuo compleanno… Io…
Le sorrise amabilmente, come solo lui era sempre stato capace di fare.
Non è un problema, sono già felicissimo così.
Sorrise anche a loro, mentre la donna si acquietava, non prima di aver lanciato loro un altro sguardo truce che faceva presagire una sfuriata coi controfiocchi quando si sarebbero trovati sei occhi, di cui quasi sicuramente il terzo paio non sarebbe stato di André.
Bene, vediamo allora cosa avete portato. Dove l’avete presa?
Bernard si schiarì la voce, pronto a cercare la miglior giustificazione possibile, quando Alain lo precedette senza troppe cerimonie strappandogli di mano il pacco.
L’abbiamo fatta noi.
La mascella di Oscar cadde, persino lei non era riuscita a contenere lo stupore e lo sgomento davanti a questa affermazione. Avevano seriamente fatto una torta? Quei due impiastri? Avevano mica intenzione di avvelenarli tutti?
Piena di rabbia per il pasticcio combinato, prese dalle mani a sua volta la scatola dalle mani di Alain mentre André, curioso, sbirciava da dietro la sua spalla. Aprì la confezione e quello che ci ritrovò dentro era peggio di quanto avrebbe mai potuto immaginare. Una poltiglia con una vaga forma rotonda giaceva inerte nella scatola. La glassa bianca, ormai sciolta, ricopriva tutta la scatola, mentre i fiorellini di zucchero (palesemente acquistati dal discount vicino casa di Alain) si erano disposti in punti diversi da quelli che dovevano essere originariamente, ma la parte peggiore in assoluto, fu la scritta.
Oscar dovette fare appello a tutte le sue forze per non sbattere in faccia ad Alain quello sgorbio indegno. In mezzo a quello strano ammasso di ingredienti, una scritta con uno strano colore blu si presentava sulla torta.
Joyeuxe Anniversaire André!
Aveva sbagliato a scrivere. Buona compleanno. Possibile che fosse così idiota? Nemmeno il francese elementare sapeva scrivere? Gli aveva assegnato un semplice compito, il più facile di tutti, e lui e quell’altro soggetto di Bernard erano riusciti a fallirlo. Anzi, peggio, e fare un completo disastro. Quella torta era talmente brutta che nemmeno un bambino di cinque anni avrebbe saputo fare di peggio. Nemmeno impegnandosi.
Era pronta scagliarsi contro quei due… Scemi, quando la risata calda e calorosa di André si sparse per l’aria.
Si voltò, e lo vide tenersi la pancia dal troppo ridere. Aveva visto la torta insieme ad Oscar, ma la scritta lo aveva fatto capitolare. Era la torta più brutta di sempre, ma anche la più divertente in assoluto. Soltanto Alain avrebbe potuto creare una cosa simile.
Dopo qualche secondo, si asciugò le lacrime dovuto al troppo ridere e si avvicinò ad Alain.
Grazie Alain, questa è la torta più simpatica di sempre. Sei il migliore, amico mio.
Lo strinse in un forte abbraccio che lui non potette far altro se non ricambiare.
Era davvero un uomo fortunato.
E lo era perché aveva come amico André Grandier.
 
 

 
 
 
 
Ciao a tutti,
sono qui di fretta, e ammetto che ho pubblicato questa one shot più per fare un regalo a me che a voi. Oggi è il mio compleanno e volevo lasciare qualcosa come ricordo di esso.
Ammetto che non credo mi sia uscita bene questa one shot. È nata da una idea nebulosa che non ho avuto modo di curare al meglio, come sapete sono molto impegnata e probabilmente non è uscita curata come avrei voluto.
Spero mi perdonerete, purtroppo non tutte le ciambelle escono col buco.
Non volevo finire troppo nel tragico col povero Alain, ma nemmeno nel demenziale. Spero di esser riuscita un minimo a divertirvi.
Vi ringrazio molto per aver letto e per essere arrivati fin qui,
A presto!
Flitwick
 
 
 
 
 

 
  
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