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Autore: Miraha    23/01/2022    1 recensioni
"I destini intrecciati come i rovi di una pianta di rose potranno sciogliersi se il settimo giorno del settimo mese la profezia verrà compiuta."
È passato un anno dalla sconfitta di Don Thousand ma una nuova calamità è prossima ad abbattersi sulle dimensioni: questa volta Astrali e Bariani riusciranno a collaborare per riscrivere assieme un futuro di pace?
Una sacerdotessa, una divinità e misterioso drago nero capace di portare il Chaos. Il mistero delle stelle si mostrerà lungo la nostra strada: come in un'antica leggenda è qui che si apre la nostra storia.
Genere: Avventura, Fantasy, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, I Sette Imperatori Bariani, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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CAPITOLO I: Risveglio.

 

Come un lampo improvviso fu il tempo a fermarsi
 ma il mio cuore, dopo secoli riprese quasi a battere.
- Vector –

 
Le nubi erano sempre più cupe, si riunivano solo in un punto, come se stesse per scatenarsi l’apocalisse; Ryoga poté notarlo dallo sguardo della sorella minore che all’improvviso sembrò offuscarsi come se, ugualmente a situazioni passate, qualcosa stesse per abbattersi prepotentemente su di loro.
Essere a lezione finalmente senza nemici da battere, finalmente consapevoli delle loro vere identità, non aveva lasciato che il giovane leader non si preoccupasse delle strane sensazioni che in quei giorni, esattamente dal primo giorno del nuovo anno scolastico, ogni tanto pervadevano sia la mente della gemella che la sua. Un cambiamento nel vento era palese ma allo stesso tempo incomprensibile, specie dopo un anno dalla battaglia contro Don Thousand: nessun umano ricordava cos’era successo a parte quelli coinvolti con Yuma Tsukumo e, su certi versi, a lui non dispiaceva affatto. Eppure, c’era qualcosa di strano che continuava a tormentarlo, quasi avesse dimenticato qualcosa che aveva scoperto… come se fosse stata cancellata all’improvviso.
 
- Ryoga, ehi Ryoga ti stanno chiamando! – sussurrò la sorella minore mentre non esitava a tirargli un leggero calcio dietro la sedia per smuoverlo. – Ryoga!
 
- Kamishiro Ryoga. – Il professore a qualche passo da lui e con forza fece per battere il librone che aveva tra le mani sul banco del ragazzo, quasi a richiamarlo ma di colpo un brivido risalì nel corpo del giovane leader Bariano; all’improvviso l’uomo si fermò ma con esso, dopo un forte rimbombo sembrò che tutti attorno a loro si fossero fermati.
 
- Ryoga… ho una strana sensazione, più forte delle solite… - riferì la sorella all’improvviso portando una mano sulla testa, entrando in una fase di trance che la portò a parlare poi in un modo strano: eppure, quando il ragazzo dai capelli violacei si voltò di colpo spalancò gli occhi.
 
 
Al di fuori della scuola o meglio, sul tetto della stessa Vector osservava il cielo: aveva saltato per l’ennesima volta le lezioni ma erano giorni che qualcosa lo turbava: dal ritorno alla normalità in seguito alla fine della guerra che aveva lui stesso iniziato contro il mondo Astrale, era andato poche volte nel mondo Bariano in seguito ad un patto instaurato con gli altri imperatori; ma quella mattina aveva osato trasgredire la promessa perché qualcosa lo aveva turbato e, a quanto pare non si sbagliava. Dal cielo promettente pioggia ecco che come un lampo qualcosa piombò sulla terra, creando una luce così intensa da scuotere anche il suo imperscrutabile animo: a luce diradata i suoi occhi si spalancarono all’improvviso mentre dalle sue tasche un calore intenso iniziò a propagarsi e, sulla sua mano, apparse un numero che da tempo ormai non veniva più richiamato.
 
- Masquerade? Cosa vuoi dirmi? – chiese guardando la mano prima di osservare nel cielo una specie di deltaplano che conosceva bene. – Lui qui, non è una coincidenza, non sarà... –
 
Senza esitare il ragazzo aprì un varco e l’oltrepassò: se Kaito era lì, quello che aveva visto doveva essere d’importante interesse; ma se una distorsione lo aveva particolarmente interessato fino a giungere in quel punto significava guai in vista. Era vero, il cielo non aveva convinto nemmeno lui, ma da lì ad una cosa che smuovesse persino il maestro di Occhi Galattici gli era stata, fino a quel momento, impensabile. Fu giunto davanti alla maestosa figura di luce e oscurità, dalle grandi ali che ricordavano lo spazio profondo e le galassie che un brivido tra terrore e incredulità lo scosse, poi sentendosi osservare dallo stesso drago Vector alzò le mani quasi in segno di resa e solo allora si rese conto di cosa il drago nascondesse sotto l’ala.
 
- Non è possibile, tu sei diventato un… – Il giovane dai capelli arancioni fece un passo ma il drago ruggì prima di alzare l’ala per coprire all’improvviso il giovane Bariano. – Cosa…?
 
- Galaxy-Eyes Photon Dragon, Attacca! – la voce di Kaito rimbombò nell’aria; cosa diavolo aveva in mente quel dannato umano, pensò subito Vector, ma prima che potesse agire sentì una voce femminile ma familiare provenire dall’esterno:
 
- No, fermo! – Occhi Galattici si fermò all’improvviso, come attratto dalla voce; fu in quel momento, mentre Mizar, Ryoga e Rio raggiungevano il centro della piazzetta, che il secondo drago aprì le ali per liberare Vector e gli occhi di quest’ultimo, insieme alle sue labbra, rimasero spalancati all’improvviso.
 
- Oohi, Vector! – Urlò Rio raggiungendo il ragazzo di corsa e quando si avvicinò sembrò sorpresa di vedere l’altra ragazza, che credeva fosse immobile come tutti gli altri esser invece lì, di fronte a lei quasi fosse sfuggita all’alterazione del tempo; Vector guardò bene la ragazza e poi la collega Bariana, come sconvolto da quella situazione: il drago di Kaito si era fermato ad un suo comando come fosse stato il ragazzo stesso ad ordinarglielo; ma era stata quella ragazza, quella che lui aveva già visto e  seguito mille e mille volte nel corso dell’anno prima e di cui non aveva, a quanto pare, compreso le sue capacità. – Va tutto… Orihime? Tu… tu qui? -
 
- Mirach, su ora calmati… sei ferito? Sei piombato giù dal cielo all’improvviso, sembri addirittura sconvolto. Tranquillo, ora ci sono io con te. –
 
La ragazza dai lunghi capelli dorati non sembrò agli occhi degli imperatori affatto impaurita da quella strana creatura che non somigliava affatto ad un ologramma dovuto ad un duello; i quattro restarono in silenzio, sembrava che Orihime conoscesse quel drago anzi, che si conoscessero da sempre; esso infatti andò a posare il muso sulla sua mano e, con stupore dei ragazzi che la circondavano, una voce provenne poi dal suo ruggito:
 
- E dunque era così che volevi rivelarti a loro, Alpha – Lirae? Sai bene che il blocco del tempo del numero 107 non funziona su di te così come su coloro legati a ciò che è accaduto con Don Thousand e… ai Bariani. –
 
- Aspetta, cosa? – Mizar sembrò agitarsi quando vide sul petto del drago dalle ali e gli occhi simili a galassie impresso un numero: alzò lo sguardo notando come Kaito fosse sparito, probabilmente stava per raggiungerli o, vedendo che la distorsione sembrava essersi placata al solo gesto della ragazza, aveva reputato che fosse compito dei Bariani guardare di cosa si trattasse, o forse ancora era letteralmente sconvolto da fuggire. Poi continuò quasi balbettando: – Tu sei... Lei è...
 
- Dannazione lo sapevo! -  Vector sembrava quasi entusiasta di quella scoperta, si avvicinò e prendendo le mani della ragazza non resistette e la portò a sé. – Sei una stupida... Sei sempre stata qui ed io credevo che con la sconfitta di Don Thousand… Allora il Cristallo era un’illusio... –
 
- Ti sbagli Vector... – questa volta, fu Alito ad intervenire. – Ciao Orihime, alla fine ti sei decisa a mostrarti per ciò che sei. Credevo lo avessi scordato, di me… e di te stessa. –
 
- In che senso? –
 
- Non è il mio vero corpo e… sapevo di Alito… – confessò la giovane mentre gli occhi di tutti furono improvvisamente puntati su di lei. – Ma è una lunga storia e purtroppo il tempo riprenderà a scorrere non appena Mirach sparirà. –
 
- Per tutto questo tempo, ero sicura tu fossi speciale. C’era qualcosa di strano, non ti sei mai lamentata dello strano comportamento di Yuma e sembravi l’unica a ricordare cosa fosse accaduto, ma allo stesso tempo non sorprenderti di Durbe o gli altri apparsi a scuola all’improvviso – affermò Ryoga, poi guardò i due compagni – Ad ogni modo, credo che tu ci debba delle spiegazioni… –
 
- Certo, vi racconterò tutto… Credo sia giunta l’ora di dirvi tutto… –
 
Mentre tutti si allontanavano, Vector rimase ad osservare il drago per porgere poi la mano verso di lui e sfiorarlo; nella sua mente riaffiorò qualcosa che lo costrinse a piegarsi a terra dolorante ma, poco prima che il drago sparisse lo sentì parlare:
 
“Ora è il tuo turno di proteggerla… Il settimo giorno del settimo mese, Vector… ricorda la profezia… So che nel profondo del tuo cuore la ricordi ancora…”
 
- Aspetta! Lei! E quel numero nella torre?  Se quello non è il suo corpo allora…! – Non fece in tempo a finire la frase che il tempo aveva già ripreso a scorrere: aprì davanti a sé un portale e lo attraverso, aveva bisogno di una risposta e in qualche modo, anche infrangendo la promessa che avevano fatto tra imperatori, sarebbe tornato a vedere se la giovane che lui conosceva riposava ancora nella stele e quindi, Orihime o meglio quella che doveva essere Alpha – Lirae, stava dicendo loro la verità.
 
[…]
 
- Sei incredibile, sei riuscita a non farci notare che sapevi tutto fino ad oggi! – esclamò Rio negli spogliatoi si rivolse alla giovane mentre entrambe si cambiavano per la lezione di ginnastica. – Ma Alito ha detto che lo sapeva, l’hai… –
 
- Vector ha provato a seguirmi più e più volte… e una di queste ha portato con sé Alito che non ha esitato a venir fuori quando li ho scoperti e… provare a fare amicizia. Nemmeno io sapevo di voi, o meglio non sapevo che foste proprio voi… lo supponevo dalle vostre somiglianze, ma nient’altro… –
 
 
Un anno prima
 
L’interesse che la giovane astrale aveva iniziato a provare nei confronti di Ryoga e Rio iniziò a manifestarsi quando, parlando durante la pausa pranzo, il primo provò a fare una domanda particolare nei confronti della giovane compagna che, da quanto ricordava dalle voci altrui, era anche una capacissima duellante: la reazione di lei fu abbastanza sorpresa e, quasi in modo imbarazzato e per la prima volta incapace di conoscere quella passione nascosta della sua alter ego si confessò con imbarazzo.
 
- Oddio… dubito di essere brava, sicuramente sono più portata nella ginnastica. – vide Ryoga sorriderle e mentre addentava un polipetto fatto con dei wurstel tese la mano verso di lei. – Uhm? –
 
- Se hai bisogno di consigli puoi chiedere a me, lo sai. –
 
- Ehi! – intervenne Rio ridendo – Com’è che sei così affettuoso con lei? Non è che ti piace? Guarda che a mio parere sarebbe capace di batterti ad occhi chiusi! –
 
- Beh, di sicuro sarebbe capace di battere te, sorellina. E poi… che cavolo di domande… – ribatté il ragazzo sentendo la giovane ridere improvvisamente sembrando palesemente a disagio: i due gemelli si guardarono, era la prima volta che riuscivano a sentirla ridere così di gusto, quasi le avessero ricordato qualcuno, come dei vecchi amici. – Ehi, perché ridi? –
 
La giovane principessa astrale scosse la testa quasi non volesse parlarne: eppure, osservando quei due negli occhi in modo attento riusciva a sentire qualcosa di più profondo che d’istinto la portava a restargli accanto; quei due ricordavano esattamente due persone importanti per lei che erano vissute secoli prima di quel tempo e, che lei sapesse, erano sparite, nonostante le loro stelle brillassero luminose nel cielo notturno.
 
- Mi ricordate due vecchi… – si fermò: era giusto azzardare una frase del genere? Eppure, se Astral si fidava di loro tanto da mostrarsi e farsi sentire, voleva dire che in qualche modo non potevano mai essere nemici degli astrali. – … due miei vecchi amici, anche loro erano fratello e sorella. –
 
- In effetti una volta ti è sfuggito un nome diverso per chiamarmi… Avevi detto… Merag, giusto? –
 
- Esatto… lei era… la mia migliore amica. –
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A quel tempo, i due non potevano sapere che la giovane parlasse proprio di loro e quella volta sembrò quasi cadere nel dimenticatoio... o meno fino all’istante in cui Rio stessa ricordò le parole dette dall’amica.
 
- Ora ricordo… anche io in seguito avevo sospettato che tu fossi collegata in qualche modo a noi, Astral ti fissava e sorrideva come se ti conoscesse da tempo ogni volta che eravamo insieme e più volte sembravi interessata al nostro stato interiore, ma era così illogico che lo avevo addirittura messo da parte. Tu… una Bariana o un’Astrale, eri troppo innocente per appartenere ad un mondo diverso da questo, o almeno credevo... -
 
- Io sono un’Astrale, Rio. – ammise cambiando il suo aspetto completamente, lasciando che il corpo si tingesse d’azzurro e i lunghi capelli ramati toccassero terra. – O almeno… è questa la forma che Mirach mi ha dato in origine... il mio corpo, lui ha detto che solo Vector sa dov’è. Sempre se lo ricorda ancora. –
 
- A proposito di Vector... – la giovane dai capelli blu, stupita da quell’aspetto balbettò a nominarlo, quasi cosciente che qualcosa avrebbe potuto turbare l’animo della giovane più di quanto lei lo fosse in quel momento: aveva ritrovato la sua migliore amica ed era un’Astrale, qualcosa di così inconcepibile per un’Imperatrice Bariana ma allo stesso tempo capace di riappacificare il suo animo, quasi temesse che anche lei avesse subito lo stesso male e sofferenza che lei e gli altri avevano subito in passato a causa di Don Thousand. – Ecco Alpha – Lirae, ahem, Orihime… -
 
- Si, lo so, voi due state insieme, vero? – la giovane riassunse forma umana. – Ne sono felice, davvero... il destino può davvero essere cambiato se lo si vuole... –
 
[…]
 
Vector aveva preso ad osservare la carta che il drago aveva lasciato tra le sue mani prima di sparire: dei caratteri argentei in Bariano riportavano il suo vero nome, nonostante Orihime o meglio, Vega, si fosse riferita a lui col nome di Mirach; sfiorando le lettere prese ad osservare la giovane nella bara di cristallo prima di portare una mano sulla stessa, all’altezza del viso di lei quasi per accarezzarla. Non ricordava che Don Thousand, quando era nel suo corpo, avesse parlato mai di un ottavo numero Bariano over 100, ma soprattutto perché 109? Possibile che ci fosse qualcun altro ancora da incontrare? Era difficile da immaginare, forse gli altri non lo avrebbero mai capito fino in fondo ma, nei meandri del suo cuore, Vector sperava che fosse una persona che aveva perso da molto, molto tempo. Qualcuno importante quanto la giovane davanti a sé o forse addirittura più importante.
Ma ciò era impossibile e mai si sarebbe perdonato se quel dio dannato avesse giocato anche con la sua vita, oltre che con quella di Vega; ma ora, cosa poteva fare? Come poteva dire agli altri che la giovane che possedeva un numero probabilmente era andata incontro al loro stesso destino? E perché proprio in quell’istante, quando sperava di poter risvegliare la sua più fidata compagna senza timore, un numero era comparso tra le sue mani?
 
“Dimmi la verità... tu... tu sei il suo corpo umano vero? Tu non puoi essere... no, non puoi essere una Bariana.” Pensò tra sé cercando di scorgere il nome di quella carta, Drago... Destino... ma niente, il resto era poco chiaro a causa del bagliore che la stessa carta emanava nel cristallo. Una cosa era certa: avrebbe dovuto portare Vega in quel posto, solo così avrebbe potuto davvero svegliarsi. “Vega... non mi perdonerei mai se anche tu hai dovuto subire tutto questo ed io... io non me ne sono mai reso conto...”
 
  
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