Raggiunsero casa quasi in metà tempo rispetto all'andata e,
vista la bella giornata, i pronipoti delle due guerriere giocavano
nell'aia, inseguendo i polli.
-Mettimi giù.- Le chiese
l'aedo e Xena eseguì immediatamente -Vai a pescare, io gioco
con loro.- Le disse sorridendo.
La guerriera la baciò con
passione e gratitudine, per la prima volta incurante dei
possibili sguardi degli avventori della taverna -Dì
a Sophia che ci sarà molto pesce da pulire, questo pomeriggio-
Sorrise raggiante -Starò via solo un paio d'ore.- Aggiunse,
prima di correre in casa a recuperare la sua attrezzatura e uscirne
poco dopo -Einai! Vieni.-
-Cos...?- Il simulacro restò
interdetto. Non si aspettava quella richiesta da parte della
guerriera.
-Hai mai pescato?- Le chiese Xena, avvicinandosele.
-No, non m'è mai servito.-
-Ti insegno. Voglio
prendere pesce sufficiente a fargli superare l'inverno. Mi servi.-
-Va bene...- Guardò Gabrielle, la donna era felice di
vederle andare d'accordo e il suo sorriso contagioso le si stampò
in volto. -Vado a cambiarmi, non voglio rovinarti la
veste.-
-Sbrigati.- La guerriera non le stava già più
prestando attenzione, presa dal baciare nuovamente la compagna.
Einai smise di seguire i pensieri della bionda, mentre entrava in
casa. Era troppo imbarazzante quando avevano dei momenti di
intimità.
Temeva che la richiesta di Xena fosse anche un
pretesto per parlarle e il loro ultimo incontro privato non era stato
molto amichevole. Chissà cosa sarebbe successo.
-Allora,
i pesci sono furbi.- Esordì Xena fermando il carretto vuoto,
preso dalla stalla, vicino alla sponda del lago -E io vengo qui a
pescare spesso, ormai mi conoscono. Questo complica le cose.-
-Mh.-
Einai annuì, ascoltando attentamente.
-Ma oggi non voglio
sprecare troppo tempo e voglio riempire la dispensa. Quindi ti
insegnerò il metodo più rapido.- Le lanciò in
mano una rete -Fissala laggiù, dove ricomincia il torrente.-
-Va bene.-
-Io intanto cerco delle esche.-
Sistemata la
rete tornò rapidamente da Xena, che stava già
sbrogliando le lenze, e si mise ad aiutarla.
-Guarda...Si prende
l'amo e si posiziona l'esca...- Sistemò un grosso lombrico
molliccio sul piccolo gancio metallico -Si controlla che sia infilato
bene, o l'urto con la superficie dell'acqua lo sbalzerà via. E
poi, si lancia.- Eseguì il gesto fluidamente, facendo quanto
detto -Il pezzo di sughero serve a capire se qualche pesce abbocca.
Lo dovresti vedere beccheggiare più decisamente, quando
succede.-
-Capito.-
-Prova, dai.-
Il simulacro cercò
di ripetere quanto insegnatole, attingendo anche dai ricordi di
quelle poche volte in cui Gabrielle aveva tentato
-Così...?-
-Infilzalo meglio, o lo perderai.-
Einai
ricontrollò l'esca e poi lanciò, cercando di imitare
Xena. Il suo galleggiante arrivò accanto a quello della
guerriera.
-Bene così.- Le disse la mora.
-E
adesso?-
-Aspettiamo.-
Rimasero in silenzio per diversi minuti.
Xena sembrava tranquilla e serena, mentre Einai era tesa e la
guardava di sottecchi, ogni tanto. Non sopportando l'attesa, il
simulacro decise di rompere gli indugi -Scusa per ieri.-
-Me la
sono cercata, ti ho provocata io.-
-Non cercherei mai di
ucciderti...O di farti del male.- Si sentì stupida, aveva
senso dirlo dopo la decisione che la guerriera aveva preso?!
-Buono
a sapersi.- La guerriera diede uno strattone alla canna e il pesce
che era agganciato all'amo finì direttamente nel carro alle
loro spalle, poi prese un'altra esca e lanciò di nuovo
-Così...Non sai che fine farai, giusto?- Le aveva sentite
parlare, il giorno prima. Sapeva che era una domanda sfacciata,
ma avrebbe ottenuto una risposta in qualunque caso, dopo
l'incantesimo di Aphrodite.
-Eh no.- Sospirò il simulacro,
sedendosi a terra senza staccare gli occhi dal proprio
galleggiante.
-E ti va bene?-
-Non posso farci niente. Abbiamo
cercato una soluzione per tutto il tempo, ma sembra che non sia mai
successo nulla di simile prima.-
-Sei incredibilmente calma.-
-Cerco di non pensarci.-
-Perché hai rifiutato la mia
proposta di prendere la Pietra? Se Gabrielle non morisse, nemmeno tu
rischieresti.-
Il simulacro sospirò -Lo ammetto, è
estremamente allettante.-
-E allora perché rifiuti?- Lanciò
un altro pesce nel carro.
Einai rifletté a lungo -Gabrielle
soffrirebbe troppo senza di te.-
-Lascia stare Gabrielle. Sii
egoista. Cosa ti spinge a rifiutare?-
-Non lo so. Non è la
cosa giusta.-
-Cosa vorresti?- Insisté la mora.
-Vorrei
continuare a esistere e che Gabrielle fosse felice.-
-Con te.-
Aggiunse la guerriera, mentre un altro pesce raggiungeva gli
altri.
-Egoisticamente parlando, sì.-
-Hai la
realizzazione dei tuoi desideri a portata di mano...-
-Non
funzionerebbe.-
-Perché?- Non si aspettava quella
risposta.
-Gabrielle all'inizio soffrirebbe, poi accetterebbe la
nuova realtà, ma non è detto che mi perdoni per
aver agito alle sue spalle, anche se in accordo con te.-
-Gabrielle
perdona tutti.-
Einai fece dondolare il capo più volte,
soppesando le parole di Xena -Anche se fosse, non funzionerebbe a
lungo.-
-Dici?-
-Io e lei ragioniamo allo stesso modo e
abbiamo gli stessi punti di vista. Forse non ci scontreremmo, ma nel
giro di un decennio non sarebbe più una situazione stimolante,
per lei.-
-Le faresti di sicuro meno male di quello che le ho
fatto io.-
-Ma è anche grazie a questo che è
cresciuta. Venire a contatto con la tua realtà le ha aperto
mondi nuovi, le ha dato sfide che non avrebbe mai affrontato
diversamente. Io...Finirei col diventare la piccola Potidea dal quale
è fuggita.-
-Capisco.-
Einai si strinse nelle spalle
brevemente, prima di restare in silenzio.
-Ti serve un altro
verme, l'hanno mangiato- Le disse Xena. Si era distratta parlando e
non si era accorta del movimento del galleggiante
-Figli d'una
Baccante!- Esclamò il simulacro scattando in piedi, provocando
nella guerriera una grassa risata.
Dopo più di
un'ora, Einai non era riuscita a prendere nessun pesce, mentre Xena
ne aveva pescati parecchi. La guerriera però voleva riempire
il carro e decisero di abbandonare i metodi tradizionali.
Si
tuffarono nel lago e, dopo una breve spiegazione, cominciarono a
catturare i pesci a mani nude. Non aver bisogno di tornare in
superficie le agevolava enormemente e, con gli infallibili riflessi
di entrambe, era un gioco da ragazzi.
Rientrarono a casa nel
tempo previsto, con il carro pieno di pesce più che fresco.
Quando Sophia uscì dalla taverna, vedendo tutto quel ben
di Dio quasi svenne, ma vacillò realmente quando vide chi
stava aiutando Xena a spingere il carro fino alla porta sul
retro.
Una donna mai vista prima, in tutto e per tutto simile alla
moglie della sua prozia. Collegò immediatamente quell'immagine
al racconto che aveva sentito pochi giorni prima e fu questo, in
realtà, a farle quasi perdere i sensi.
-Tu...- Riuscì
solo a dire, mentre Xena la prendeva al volo per non farla cadere.
-Va tutto bene, Sophia.- Cercò di rassicurarla la
guerriera.
-Come..?- Il mancamento era lieve e la donna si stava
già riprendendo -Non va bene! Non va bene affatto!- Tornò
a reggersi con le proprie gambe. -Zia Gaby sta...- Le salirono le
lacrime agli occhi.
-Einai, scusaci un momento. Ho bisogno di
parlarle in privato.-
-Sì, certo. Raggiungo Gaby.- Si
congedò e si allontanò rapidamente, mentre le due donne
rientravano in cucina.
Terminato di spiegare la situazione a
Sophia, la guerriera andò a cercarle e le trovò sul
retro di casa, intente a chiacchierare tranquillamente, mentre Einai
faceva il bagno.
-Tutto sistemato.- Le aggiornò Xena -Ci
vorrà un po' perché entrambi se ne facciano una
ragione, ma hanno capito.-
-Bene.- Disse Gabrielle -Più
tardi parlerò anche io con loro.-
-Grazie.- Aggiunse
Einai.
-I bambini?- Chiese la guerriera, sedendosi accanto alla
compagna.
-Stanno dando da mangiare ai cavalli.-
-Stai bene?
Ti sei stancata troppo?-
-No. Tutto a posto, tranquilla.- La
sfiorò le labbra con le proprie, prima di arricciare il naso,
avvertendo odore di pesce -Devi farti il bagno anche tu!-
I
giorni seguenti trascorsero nella più totale serenità e
tranquillità delle due guerriere.
Passarono quanto più
tempo possibile assieme e con i loro cari.
Xena insegnò a
Lyceus e a Lila come prendersi cura al meglio dei cavalli, quali erbe
dare loro per curarli, come controllare i ferri e tante altre piccole
cose, mentre Gabrielle rileggeva e correggeva le sue ultime
pergamene.
Anche Einai si diede da fare, offrendosi di svolgere
tutti i lavori pesanti che poteva, come la manutenzione delle stalle,
la riparazione del tetto e la potatura degli alberi. Come Xena,
nemmeno lei aveva bisogno di dormire tanto e voleva che la guerriera
fosse libera di passare il proprio tempo con Gabrielle, senza
preoccuparsi del futuro della taverna.
Infine, arrivò il
giorno atteso. Erano sedute al tavolo, una accanto all'altra, quando
l'aedo esordì -Quando, Einai?-
-Tra poche ore,
all'imbrunire.-
Gabrielle sospirò -Non riesco a non avere
un po' di timore. Che sciocca che sono...- Disse tristemente,
scuotendo lievemente il capo.
-Non sei affatto sciocca, è
normale.-
-Tu hai paura?-
-Sì.-
-Come
sarà?-
-Berrete e vi addormenterete. Nessun dolore,
assolutamente.- Cercò di rassicurarla.
L'aedo annuì
-Ti voglio bene, Einai.- Non glielo aveva mai detto.
-Anche
io.-
-Ti vuole bene anche Xena, ma non so se te lo dirà
mai, sai com'è fatta lei.- Sorrise, mentre gli occhi le
diventavano lucidi.
-Non importa.- La abbracciò
teneramente per qualche secondo. -Nella prossima vita sarete ancora
assieme, come vi ha detto Naiyima. Questo non cambierà. Le
acque del Lete possono solo velocizzare la reincarnazione, ma non
possono influire assolutamente sul vostro destino.-
-Grazie.- Le
sorrise, sentirselo dire nuovamente la rincuorò.
-Avete
pensato a come fare?- Aveva aiutato la guerriera a costruire la pira,
il giorno prima, ma Xena aveva insistito per occuparsi da sola degli
ultimi preparativi. Era il suo modo per affrontare quanto stava per
accadere.
-Se possiamo vorremmo restare qui, in privato, mentre
Sophia e Nestor vorrebbero essere presenti all'accensione.-
-E
poi... Anfipoli?- Chiese conferma.
-Sì.-
-Se riuscirò
me ne occuperò io. Potete chiedere a Nestor di prendere il mio
posto, qualora io non potessi?-
Sul volto di Gabrielle apparve
apprensione, mentre annuiva. -Digli anche cosa vorresti tu, nel
caso...-
In quel momento Xena rientrò e si sedette al
tavolo con loro, per riprendere fiato.
Einai la guardò e
non seppe che dire. Lesse i pensieri di Gabrielle e non trovò
nessun appiglio nemmeno lì. Rimase in silenzio.
Aveva
sempre trovato qualche parola di conforto da dire negli ultimi
istanti di vita degli altri, ma, quella volta, niente sembrava
adeguato.
Lei stessa, invece, sentiva il bisogno di riceverne
-Vado a pulire le stalle.- Disse, alzandosi di scatto.
Senza
dubbio era meglio lasciarle sole, avrebbero trovato il modo di farsi
forza a vicenda, come sempre.
Uscì di casa e prese
il forcone, diretta al retro della taverna, turbata.
Non aveva mai
riflettuto su cosa desiderasse, ma alla fine era giunto il momento e
lei non sapeva che fare.
Avrebbe voluto che qualcuno portasse
anche le sue ceneri ad Anfipoli, ma non era decisamente il caso.
Erano amiche, ma non faceva parte della famiglia. Non poteva
intromettersi.
Mai come in quel momento, avvertiva la mancanza di
un'appartenenza.
Aveva conosciuto migliaia di persone in quegli
anni, ma quasi sempre quando erano giunte al termine della loro vita,
mentre le altre avevano continuato poi per il loro cammino.
D'altronde non poteva certo dire loro cosa fosse in realtà,
o pretendere che qualcuno potesse viaggiare con lei.
Non aveva
ritmi umani, non sarebbe stato possibile.
Aveva avuto speranza,
per un periodo, negli esperimenti di Hecate, quando avevano
tentato la creazione di altri Golem, ma nessuno di loro era come lei
ed erano infine impazziti, uno dopo l'altro, come descritto negli
antichi testi.
Era sola.
-E' la prima volta che ti leggo così
triste.-
Si voltò di scatto, non aveva sentito arrivare
nessuno.
Una donna vestita di bianco, con monili dorati, lunghi
capelli castani e mossi che le ricadevano morbidamente su una
spalla, teneva lo sguardo fiero puntato su di
lei.
-Hecate...- Distolse lo sguardo sorpreso e sorrise,
sarcastica -Coraggio, deridimi. - Aveva sempre evitato di mostrarsi
alla Dea in quel modo, non voleva esporre all'immortale le proprie
debolezze.
-Sei così diversa, quando sei con lei...-
-Non
mi pare.-
-Invece sì. Tutta la tua amarezza scompare.
Sembra quasi che tu abbia...Speranza. Ti illumini come se fossi
davanti ad Apollo in persona.- Il suo tono sembrò vagamente
infastidito.
-Ho atteso quattro decenni per rivederla...-
-Eppure, quando te l'ho detto, non volevi che accadesse.- Non le
erano ancora del tutto chiare quelle che chiamava "contraddizioni
umane".
Il simulacro cambiò argomento -Da quanto mi
leggi?-
-Dal tuo arrivo qui.-
-Non è una cosa carina.-
-Come non lo è quando lo fai tu con quella donna.
Ammettilo, ti piace saper sempre cosa dirle...-
Einai rispose,
colpevole -Spesso lo faccio senza accorgermene.-
-Lei non potrà
mai amarti. Non come vorresti.- Disse la Dea.
-Lo so, non occorre
che tu me lo dica nuovamente.- Posò il forcone contro una
trave di sostegno e si appoggiò con entrambe le mani alla
bassa staccionata di legno della stalla, dandole le spalle.
-Perché
sei così attaccata a lei?- Riprese l'immortale.
-E' stata
la prima a volermi bene e a trattarmi come un essere umano. Sa tutto
di me e mi accetta completamente. Xena, ad esempio, molto meno.-
-Anche io so tutto di te.-
-E ti devo tutto, mia Dea.-
-Smettila di ossequiarmi. Sai che mi da fastidio quando ti
prostri.-
Il simulacro non rispose. Le aveva salvato la vita
molte volte e sentiva sincera gratitudine, ma Hecate provava
interesse e divertimento per tutto ciò che era strano, o
particolare. Come per Cerbero, il cane a tre teste, come
Atalanta e Ippomene, trasformati in leoni e costretti a servirla
eternamente solo perché avevano attirato la sua attenzione, e
il suo caso, di certo, non era diverso.
Cosa c'era di più
bizzarro di un oggetto che si comportava come se fosse una
persona?
-Perché sei qui?-
-C'è bisogno di
chiederlo?-
Einai annuì, guardandola confusa.
-Sei la
persona meno perspicace che io abbia mai conosciuto...- Disse la Dea,
avvicinandosele -Pensavi davvero che ti avrei lasciata morire da
sola?-
Il simulacro si sciolse in lacrime, colta alla sprovvista
da quelle parole. Non si aspettava quel comportamento da parte di
Hecate.
-Nemmeno questo lo avevi più fatto, da quando
Gabrielle ha lasciato il nostro tempio...- Sussurrò dolcemente
l'immortale, asciugandole una guancia con il pollice.
-Non mi
capita spesso di rischiare la vita...- Rispose, sottraendosi a quel
tocco e allontanandosi, riprendendo contegno.
-Eppure, Morte è
stata la tua compagna di viaggio per tutto il tempo, si può
dire. Ancora la temi?-
-Non voglio morire.-
-Ma non vuoi
neanche provare ad evitarlo.-
-Non sarebbe giusto.-
-Perché
Gabrielle non sarebbe felice.- Ripeté la Dea con fastidio -Sei
fissata con quella donna.-
-Lei lo farebbe, per me.-
-Purtroppo
hai ragione.- L'immortale sospirò -Cosa vorresti che ne fosse,
di te?-
Einai restò in silenzio, riprendendo il forcone e
cominciando a raccogliere la paglia sporca , mentre Hecate la
guardava.
-Non ho un'anima da liberare. Sarebbe ridicolo
cremarmi.-
La Dea annuì, anche se essendo alle sue spalle
non poteva vederla.
-Vorrei essere sepolta.-
-Sull'Etna? Parte
di te viene da lì.-
Smise di lavorare e si appoggiò
con entrambe le mani al manico del forcone, riflettendo, continuando
a darle la schiena -No...Vorrei che fosse un bel posto. Con
alberi e animali e un terriccio soffice e ricco. Niente bara.- Quando
avevano posto fine all'esistenza degli altri Golem, questi erano
tornati di grezza pietra. Sarebbe accaduto lo stesso anche a
lei.
-Alla sorgente del Lete?-
Rifletté un secondo
-Perché no? E' sempre stato un posto pacifico.- Disse,
riprendendo a lavorare.
-Sia.-
-Grazie- Si voltò a
guardarla, ma della divinità non c'era più traccia.
A metà pomeriggio tornò verso casa.
Mancava poco all'ora stabilita ed era il momento di iniziare, se
volevano fare le cose con calma e non farsi cogliere di sorpresa
dalla...Fine.
Anche le due donne stavano rientrando, portando in
mano alcune ghirlande di fiori, fatte assieme ai bambini.
Si
incontrarono sotto al portico e rimasero in silenzio, guardandosi
appena. Fu Xena a rompere gli indugi e ad entrare in casa, seguita
dalle altre. La guerriera non sopportava più l'attesa, la
tensione era troppa.
Si cambiarono e indossarono delle vesti
semplici ma dignitose, nere.
Einai non le aveva mai viste così.
La gravità del momento era scolpita sui loro volti.
-Vorrei
lasciarti questa...- L'aedo le porse la sua piuma -Le pergamene le ho
lasciate a Sophia, ma questa piuma è stata l'ultima che ho
usato in viaggio. Vorrei che l'avessi tu.-
-Grazie.- Prese il
delicato oggetto dalle sue mani -La porterò con me. In ogni
caso.-
-Hai...Deciso qualcosa?-
Il simulacro annuì
-Hecate si occuperà di me.-
Gabrielle sorrise tristemente,
eppure vi traspariva sollievo, dato dal sapere che l'amica non
sarebbe stata sola.
Einai recuperò dalla propria bisaccia
un otre e lo porse alle due -Sarà sufficiente un sorso.-
Xena
lo prese tra le mani -Vorrei ringraziarti. Ci hai salvato la vita, ed
ora ci dai un'occasione unica. Gabrielle è quella brava con le
parole, ma non credo di aver mai potuto sperare in qualcosa di
migliore.- Andarsene quando voleva, alle proprie condizioni, era
qualcosa che rasentava l'ideale.
-Io vorrei ringraziare voi. Non
sarei mai esistita altrimenti.- Anche se l'aveva creata Ares, non si
sentiva in debito con lui. La sua presenza la metteva sempre
profondamente a disagio e nelle numerose volte che si erano
incontrati, in quegli anni, il Dio della Guerra non aveva mai
mostrato un minimo di considerazione per lei. Soltanto disprezzo e
diffidenza.
-Ora o mai più.- Intervenne l'aedo, sentendo il
proprio animo vacillare nuovamente. -Spero di ritrovare anche te, un
giorno.-
-Lo spero anche io.- Mentì. Alla sua morte non ci
sarebbe stata alcuna anima da reincarnare. Sarebbe solamente svanita,
come se non fosse mai esistita.
Strinse al petto la piuma e le
salutò nuovamente, prima che le due donne si dirigessero nella
stanza accanto, la loro camera da letto.
Einai si sedette al
tavolo e si mise ad attendere, smettendo di seguire i pensieri di
Gabrielle e stringendo la piuma tra le mani. Voleva che restasse tra
le sue dita, quando sarebbe diventata pietra.
Si chiusero
la porta alle spalle e restarono in silenzio.
-Xena, non sei
obbligata.-
-Lo so, ma è ciò che voglio.-
-Ho
paura.-
-Andrà tutto bene.- La abbracciò. -Einai
l'ha fatto molte volte, sa di cosa sta parlando.-
Gabrielle
annuì.
-E c'è anche l'incantesimo di Aphrodite.
Andrà tutto per il meglio.- La baciò sulla sommità
della testa.
-Sì. Hai ragione.-
-Ti amo,
Gabrielle.-
-Anche io ti amo, Xena. Ti amerò per sempre.-
La guerriera sorrise e la baciò sulle labbra, con
tenerezza e malinconia. Poi si coricarono, come avevano deciso.
Si
strinsero forte e a lungo, guardandosi negli occhi. Non c'erano
parole per descrivere la gratitudine, l'amore, il rispetto,
l'attaccamento e la profonda stima che l'una provava per l'altra.
Dopo un tempo indefinito, la mora prese l'otre e lo stappò.
-A
presto, Gabrielle.- Continuando a tenerla tra le braccia bevve due
sorsi, senza deglutire, poi, si volse verso la compagna e richiuse la
fiasca.
-A presto, Xena.- Le rispose, prima di catturare le labbra
dell'altra con le proprie, baciandola per l'ultima volta.
****
Note dell'autrice:
Grazie
per aver letto fin qui e grazie mille per le recensioni. Continuate a
farmi sapere cosa ne pensate, anche con poche parole.
Sabato prossimo, l'ultimo capitolo.
Colgo l'occasione per ringraziare oscuro_errante per essere ancora la mia fedele Beta Reader. Grazie mille!
A sabato prossimo.
P.S. Nella mia bio trovate il mio contatto facebook. Se volete chiacchierare o fare domande, non esitate