Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
Segui la storia  |       
Autore: Joy    13/02/2022    1 recensioni
Da Erwin si è lasciato accarezzare la guancia, prima di rivolgere a me uno sguardo confuso.
Gli ho sorriso, sperando di emulare il tuo: quello capace di sciogliere ogni cuore, e la fronte del bambino si è increspata di un cipiglio sospettoso.
Non mi aspettavo davvero che funzionasse.
Però ha funzionato la mia giacca, gliel'ho offerta perché stava tremando nei suoi miseri abiti, e quando gliel'ho avvolta attorno alle spalle non si è mosso.
Ha sospirato chiudendo gli occhi, immagino per il calore, e ha appoggiato la testa al muro retrostante.

[Scritta per "Il Diario di malattia" gruppo facebbok Hurt/Comfort Italia]
[Kid!Erwin, Kid!Levi, Signor Smith. What if. Sette capitoli in totale, storia completa, aggiornamenti regolari.]
Genere: Angst, Hurt/Comfort, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Erwin Smith, Levi Ackerman
Note: Kidfic, What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

3° Entry

 

 

 

Com'era prevedibile, la febbre è salita durante la notte, e si è accompagnata ad una tosse persistente che inizia a preoccuparmi.

Ha iniziato a peggiorare verso la mezzanotte, mugugnando nel sonno parole incomprensibili; ero con lui, non mi sono mai allontanato, ma se anche lo avessi fatto, quel lamento flebile mi avrebbe riportato al suo fianco all'istante: ho imparato quando Erwin era in fasce a porgere l'orecchio al pianto dei bambini, e non ho più smesso.

Nell'impeto di alzarmi, ho quasi ribaltato la sedia del tuo scrittoio, quello che hai utilizzato più volte per comunicare ad amici e familiari l'imminente arrivo di un bimbo, e che adesso è ingombro di appunti e teorie, per le quali, ne sono sicuro, mi biasimeresti.

Ti vedo ancora seduta lì, in certe mattine luminose, la mano bianca posata sul ventre arrotondato e il sole a ingioiellare i tuoi capelli sciolti...

Mi sono avvicinato a lui: un bozzolo rannicchiato e ansimante, non più grande di un cuscino.

Avrei voluto adagiarlo su di un letto vero, e non sul divano consunto della cucina, ma la mia stanza è fredda e gli abiti di Erwin su di lui sono troppo larghi, per tenerlo davvero al caldo.

Quando ho scostato le coperte nelle quale l'avevo avvolto, ha iniziato a tremare; m'illudo che sia solo per la febbre, non sopporto che abbia paura di me, anche se lo capisco...

Mia cara, se tu fossi stata con me, le mie mani enormi non sarebbero sembrate tanto inadeguate sulla sua piccola fronte. O su quella di Erwin.

Gli ho accarezzato i capelli, sperando di calmare la sua agitazione e le sue palpebre hanno fluttuato senza sollevarsi: è bollente e ha un respiro congestionato che non è migliorato neanche quando gli ho sollevato la schiena, sostenendola con un cuscino.

Ho posato la flanella calda sul suo petto e quello a dischiuso le labbra con uno schiocco e si è portato i pugni agli occhi sussurrando un flebile: “Mamma...”

Erwin, con le palpebre ancora gonfie di sonno è comparso sulla soglia proprio in quell'istante.

Sulle labbra di nostro figlio quella parola non si è mai affacciata; a volte ha chiesto di sua madre, ma non ha mai dato a quel termine l'accezione di mamma, invocandoti come se tu potessi raggiungerlo dalla stanza attigua.

È così crudele che non abbia potuto averti, se non per pochi istanti e lo è altrettanto che tu non abbia potuto avere lui.

Avevamo sognato di esserlo insieme, genitori di una nuova vita, ma io lo sono stato da solo.

Anche se in realtà ti sento qui.

“Papà...” ha mormorato Erwin ancora sull'uscio.

Gli ho fatto cenno di avvicinarsi, si è precipitato tra le mie braccia.

È ancora piccolo, sebbene a volte mi sembri più grande della sua età.

Ho cambiato la pezza di flanella con quella più calda stesa sugli alari del camino e gli ho chiesto di tenerla sul petto del bambino, mentre andavo a riscaldare un po' di latte e miele, e lui mi ha obbedito con entusiasmo scivolando dal mio grembo per sedersi sul divano.

Mentre riattizzavo i ciocchi nel braciere sotto le piastre di ferro ho ascoltato il suo quieto sussurrare.

“Non so cosa faccia una mamma” gli ha detto, “ma ho un papà che mi aiuta sempre e può farlo anche con te.”

La sua cieca fiducia ha scavato una voragine dentro di me, proprio là, dove germogliano i miei sensi di colpa.

Non ho aiutato te, mio amore. Non ho potuto nulla mentre le convulsioni ti portavano via.

L'attacco di tosse che ha scosso all'improvviso quel piccolo petto, me le hanno ricordate.

Erwin si è fatto indietro spaventato, ho versato una tazza di latte caldo anche per lui e l'ho raggiunto.

Ti confesso, mia cara, che ho provato paura anch'io di fronte agli ansimi sibilanti di quel respiro viscoso.

“Vieni qui” gli ho detto, passandogli la mano sotto la schiena e guidandolo contro la mia spalla, “adesso passa.”

Si è agitato quando un accesso di tosse ha premuto il suo volto bollente contro la mia camicia, bagnandola di saliva.

“Calmo” ho dovuto ripetergli più volte, massaggiandogli la schiena, prima che si concedesse l'abbandono di cui aveva bisogno, una volta placata la tosse.

E ho sentito la voce di Erwin tremare sul “Papà...” che gli è sfuggito dalle labbra.

“Va tutto bene” ho risposto, ma non saprei dire a chi fosse rivolta questa istintiva rassicurazione.

So che ne avrei bisogno anch'io, oggi, come tante altre volte in passato, da quando la tua mano tenera è scomparsa dal mio braccio, dove era solita posarsi nei momenti difficili, lasciando il fantasma di un'emozione che mi riscalda solo se la mia mente è tanto annebbiata da confondere la realtà con il sogno.

Ho scostato da me il bimbo quel tanto che bastava per posargli il bordo del bicchiere contro le labbra e lui non si è fatto pregare: ha mandato giù due sorsi incerti, prima di vuotarlo.

Quando l'ho adagiato di nuovo sui cuscini ha sollevato le palpebre e mi ha guardato a lungo con occhi arrossati; non ho idea di come sia stata la sua vita, prima di arrivare qui, ma sono sicuro che ci sia un incredibile stoicismo in lui, mescolato alla paura.

Il panno fresco che gli posato sulla fronte lo ha fatto sussultare e gemere impercettibilmente, ha chiuso gli occhi, però, voltando il viso di lato sul cuscino con un sospiro esausto.

“Starai meglio” mi sono ritrovato a sussurrare. “Non temere.”

E prego il fato, che non mi renda un bugiardo.

 

  
Leggi le 1 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti / Vai alla pagina dell'autore: Joy