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Autore: Brume    20/02/2022    5 recensioni
Antefatto: Ci troviamo negli ultimi mesi del 1788. Tra il 20/9 ed il 9/11 accadono alcuni fatti importanti: Girodelle si propone ad Oscar, Andrè prepara il vino avvelenato ed infine, si, arriva anche Saint Antoine. Questa piccolissimo spin- off parte proprio da qui. Qualche giorno dopo la loro avventura a Parigi, Andrè ancora in convalescenza riceve un magnifico pezzo di legno con il quale decide di realizzare qualcosa per Oscar, da farle avere per il giorno di San Valentino; mentre sta pensando alla realizzazione del suo progetto riceve una visita della donna che lascerà molti interrogativi e che porterà, tra il ritorno in caserma e momenti di solitudine, a nuove evoluzioni. Una sorta di What If, volendo, una parentesi alternativa ai fatti così come sono stati inizialmente descritti.
Genere: Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: André Grandier, Oscar François de Jarjayes
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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In piedi l’ uno davanti all’ altra, Andrè si teneva parte del viso con una mano, il palmo ben aderente alla guancia calda; gli occhi , per nulla sorpresi, fissavano il braccio ancora a mezz’ aria di Oscar. Una sberla ben piazzata aveva colpito il viso ma l’ uomo, a giudicare dall'espressione, se lo aspettava.
 

“...Hai ragione, amore mio…” disse, infatti, un sorriso amaro e tirato sulle labbra; lei, il cui petto per lo sforzo si sollevava e abbassava velocemente lo fissava  invece con un'espressione indecifrabile, esternazione fisica dei sentimenti che in quegli attimi la stavano stravolgendo da dentro. Andrè capì benissimo la reazione della donna, seguita immediatamente al bacio che poc’ anzi si erano scambiati.
La capiva.

Sapeva di meritarla.

“...Mi hai fatto passare l’ inferno, Andrè” disse Oscar avvicinandosi a lui e cercando il supporto tra le sue braccia  come se nulla fosse accaduto .

Lui la accolse , stringendola forte a sè.
“Sai, ho aperto solo recentemente la tua stanza e da quel giorno…da quel giorno non ho fatto che passarci del tempo. Il regalo che mi hai fatto è bellissimo ma…perchè, Andrè? Perchè te ne sei andato?” gli domandò.

La voce, bassa, era dolce e carica di emozione. 

 

Andrè la allontanò da sè giusto il necessario per poterla guardare negli occhi e  le sue mani afferrarono il viso di lei, dolcemente.

“..se ti dicessi che ho avuto paura, mi crederesti? Ero…ero  terrorizzato. Dopo aver parlato con la nonna, preso dallo sconforto, ho lasciato che i pensieri si facessero strada dentro di me e...d' istinto, quella sera, ho deciso di allontanarmi. Ci credevo veramente nelle parole che ti ho detto; davvero, Oscar, ero convinto che se ti avessi lasciato libera avresti evitato molti problemi. Ma…ho sbagliato tutto, a quanto pare. ”
 

Lui abbassò lo sguardo, colpevole.

“....ti chiedo di perdonarmi, te lo chiedo ancora. Ero convinto che davvero si potessero dirigere i sentimenti, comandare il  cuore…eppure…mi sono bastate poche ore per comprendere che tutto ciò sarebbe stato impossibile. Ma ho tenuto duro, ho pensato a noi ed al nostro futuro, a ciò che sarebbe potuto accaderti, al pro ed al contro. Mi sono detto che stavo facendo la cosa giusta. Non è servito a nulla… e nel momento in cui ho deciso che in un modo o nell’ altro ti avrei rivista…Alain mi ha detto di te.”

 

Oscar lo fissò sorpresa.
 

“Alain?” domandò; poi la donna si allontanò da Andrè, incrociò le braccia al petto.

 

“Si, Oscar. Sono stato da Alain in tutto questo tempo. All’ inizio pensavo di lasciare Parigi ma… non ne ho mai avuto la forza...” rispose.

 

Oscar si allontanò da lui, dirigendosi verso la scultura che così tanto amava, girandogli le spalle.
 

"...sei tornato  perché mi ami o solo perché sono...stata male? Sii sincero, Andrè, per favore…." chiese, lei. La voce sembrava incrinata da un pianto assai vicino. 

"Sono tornato perché non avrei resistito oltre. Sono stato male anche io , la mia vita non ha senso senza di te. Saperti così ha solo affrettato i tempi. Perché mai metti in dubbio il mio amore?" le rispose pronto Andrè. 

Oscar accarezzò quelle mani incise nel legno. Andrè appoggiò la mano sulla sua.
"...non l'ho mai fatto: voglio solo sapere il motivo. Quindi, anche se io fossi stata bene...saresti tornato?" 

Andrè si avvicinò ad Oscar, cingendole il fianco. Insieme guardarono ancora il regalo.

“Si. Saperti così…ha solo anticipato i tempi di qualche giorno, nulla di più” disse.

Oscar si voltò a guardarlo; da quanto tempo sognava quell’ istante?

 Da quanto tempo desiderava stare con lui, libera dai pensieri che la tormentavano, finalmente conscia di quell’ amore?

 

“E’ buio” disse lui “ dovremo accendere i doppieri, Oscar…”

 Lei, tuttavia, parve non ascoltarlo.
“Andrai via ancora o resterai? domandò.

“Resterò, Oscar, se tu lo vorrai; non sarà semplice, però…tu questo lo sai, vero?” rispose. Lei annuì; infine, gli si gettò tra le braccia: non aveva più voglia di parlare; voleva solamente stare li, in silenzio, seguendo ciò che il corpo e l'istinto decidevano di fare.

Andrè, per nulla sorpreso, accennò a voler fare luce e cercò di allontanarsi per recuperare un doppiere  ma …Oscar lo trattenne.
Con una iniziativa che lui non conosceva e non aveva fino ad ora ritenuto possibile, lei domandò silenziosamente, con gli occhi , che non facesse nulla; soprattutto, avvicinò ancora le labbra alle sue. Aveva fame, ne voleva ancora; si avvinghiò a lui.

“...Non giudicarmi male, non sono una di quelle…svenevoli donne….” disse, durante quei baci.
“Non l’ho mai pensato e non lo sto facendo nemmeno ora. Ci stiamo semplicemente amando, Oscar” rispose; e detto ciò, la sollevò e la poggiò sul letto.

 

“Andrè…” disse lei capendone le intenzioni. Per un attimo parve titubare.

Lui allora  la fissò come a voler chiedere il permesso di andare oltre; lei sorrise e gli gettò le braccia al collo, traendolo a sé, sentendo il peso di lui sopra il proprio corpo.  Non vi furono candele o essenze al profumo di rosa, cerimonie o abiti sfarzosi da slacciare con un rapido movimento della mano; non vi fu una tarantella, di sottofondo, o una di quelle canzoni d’ amore che spesso avevano ascoltato per la strada durante le ronde, sotto le finestre di qualche fanciulla…no: niente di tutto questo.

Vi erano solo mani che, delicate, sfioravano la pelle fresca e vellutata delicatamente; sospiri che, piano piano, avanzavano di pari passo ai brividi…e poi baci, languidi, sempre più spinti e… amore, infine.
Quell’ amore che fino a quel momento era rimasto chiuso nel cuore si sprigionò, forte come una tempesta, travolgendoli.
Ecco:  fu come rinascere; sempre donna, sempre Oscar; sempre uomo, sempre Andrè: solo che invece di possedere due anime distinte,  l’ anima divenne presto una sola.

 

“...aspettavo da tanto tempo questo momento” disse Andrè, dopo, steso nel letto non troppo grande ma abbastanza ampio per accogliere i loro corpi vicini. Le sue dita percorrevano il fianco e la schiena di Oscar, il cui viso era rivolto di fronte al suo.  Lei sorrise timidamente; per un attimo ebbe anche la tentazione di coprirsi il viso con le mani.

“...che hai, ora?” chiese lui mantenendo il sorriso sulle labbra.

“E’ dunque questo l’ amore? Pensavo, fino ad ora, che fosse una cosa quasi dovuta, sporca” disse “ eppure, mi sbagliavo. L’ amore è essere liberi, ora ne sono conscia…” 

Andrè le donò un bacio sulla fronte.
Lei gli spostò un ciuffo di capelli dalla fronte.

“Quando si ama, niente è illecito, dovuto, sporco” rispose “ soprattutto se l’ amore è vero, sincero..come il nostro.”

 

Oscar si avvicinò fino ad essere pelle contro pelle.

 

 Le loro gambe si incrociarono, bloccando i loro corpi. 

La sua bocca cercò quella di lui, ancora.
Poi si fecero cullare dal silenzio e dal crepitio del fuoco finchè lei, togliendosi dall’ abbraccio, si mise a sedere dandogli le spalle. Era pensierosa.

“Andrè” disse “ …ho parlato con mio padre, sai?” 

 

Lui, sorpreso, si fece serio.

“Cosa intendi, Oscar? Hai parlato al Generale di…di noi?” domandò.

 

“Si”.
 

Andrè spostò il lenzuolo che lo copriva e si sedette accanto a lei, restando in attesa delle parole che, presto, sarebbero arrivate.

 

“...Non è stato qualcosa di volontario o meglio…si, lo è stato, ho approfittato dell’ occasione. Non è che capiti molto spesso, sai come è fatto..”

 

Andrè annuì.

 

“Se lo vogliamo, siamo liberi. Ovviamente…tutti gli status che fino ad ora ho avuto andranno persi…ma a te non importa, vero?” disse lei. Il volto cercò quello di Andrè.

“Me lo domandi? Dovresti saperlo, Oscar. Ti amo e ti avrei amato fossi stata anche figlia di un fattore….” rispose. I suoi lineamenti si erano fatti più sereni.

Oscar si alzò in piedi e fece alcuni passi per la stanza,  lasciando che Andrè osservasse il suo corpo, candido, nudo, perfetto.
“Io voglio passare il resto della mia vita con te, Andrè Grandier” gli disse; l’ uomo, visibilmente emozionato, si alzò a sua volta.

“...e per il resto, Oscar? Cosa farai? Cosa faremo?” domandò. Le prese le mani e iniziò a baciarle.

 

“Ogni cosa a suo tempo” rispose lei, conducendolo di nuovo a letto; niente altro fu detto, da quel momento in poi. Avrebbero pensato al resto l’ indomani mattina.




 

Il giorno seguente Oscar si svegliò presto, non era ancora l’ alba.
Osservò il suo uomo dormire beato, prono, i capelli a coprirgli il viso; poi recuperò la lunga camicia da notte e la infilò: voleva tornare nella sua stanza e, una volta cambiata, tornare da lui, le avrebbero fatto una sorpresa ma, mentre si avviava verso la porta,  inciampò inavvertitamente in uno stivale. Non cadde, fortunatamente, ma il suo fisico ancora debilitato perse l’ equilibrio.
Andrè, svegliatosi, dovette osservare la scena per un attimo prima di realizzare cosa fosse accaduto: in seguito, si alzò e corse da lei.
“Stai bene?” domandò; lei fece segno di si con la testa. Lui la prese sottobraccio e rimase accanto a lei finchè non riprese colore; poi le regalò una carezza.

“...stavo andando in camera, volevo cambiarmi e poi tornare da te per andare insieme da Nanny…scusami, ti prego…” disse. Lui annuì.

“Sei sicura di farcela?” chiese,  per sincerarsi che lei davvero stesse bene. Un cenno di lei lo tranquillizzò.

“Va bene. Ti aspetto qui, allora” rispose lui; un ultimo bacio e lei aprì la porta, si guardò intorno, dopo di che sparì lungo il corridoio. Andrè rimase imbambolato a guardare i suoi passi ancora incerti e per un attimo fu tentato di raggiungerla, ma non appena rientrò in stanza per infilarsi i vestiti la voce di Nanny lo raggiunse.

 

“Andrè…sei tornato!” disse la donna, ora sulla porta. Per fortuna non aveva visto Oscar, pensò e pregò lui.

“Nonna cara….si, sono tornato “ rispose, avvicinandosi alla vecchina, curva, profumata di lavanda.

“Mio caro” disse lei stringendosi lo scialle al petto “ ho pregato tanto che non ti fosse successo nulla e che tornassi qui…Oscar è stata molto male…”

Andrè annuì, ma non aggiunse nulla. La donna sorrise ed osservò il nipote, almeno finchè il suo sguardo non cadde su un fazzoletto chiaro, orlato di pervinca, con le iniziali O.F d. J. ben visibili. Andrè girò la testa a sua volta guardando il ritaglio di seta sul pavimento , poi tornò a fissare la nonna. 

 

“Nipote mio… spero voi possiate essere felici….” gli sussurrò quest’ ultima, sorridendo, prima di riprendere il suo cammino. Un altro giorno era iniziato e avrebbe portato con sè molte, tante novità.

 
   
 
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