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Autore: Lady Warleggan    21/02/2022    3 recensioni
Fanfiction ambientata dopo la fine della 4° stagione (allerta spoiler!)
Isla ha ventisette anni quando accetta un impiego come istitutrice in Cornovaglia presso la tenuta di Trenwith. George invece, ormai sulla soglia dei quaranta, si è letteralmente catapultato nel lavoro e nella politica per mettere al tacere il dolore che lo tormenta dalla morte di Elizabeth.
Isla rappresenta per lui la più fresca delle novità: è intraprendente, dolce e amorevole col piccolo Valentine, di cui è diventata la sua migliore istitutrice. Tra i due c’è un semplice rapporto di educazione e rispetto, ma il destino ha in serbo per entrambi qualcosa di completamente diverso, e forse per George riserva ancora l’opportunità di amare di nuovo.
Genere: Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, George Warleggan, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Due
 
Se c’era una presenza che Isla non apprezzava particolarmente di Trenwith, non erano i fantasmi o George stesso, ma era Tom Harry. Si trattava di uno dei servitori più fedeli di George pure se in casa o all’esterno non lo vedeva bazzicare in alcuna attività utile: non curava i giardini, né le stalle, né tantomeno dava l’impressione di essere un domestico. A vederlo, con quel suo aspetto così rozzo e malcurato, Isla escludeva totalmente che potesse essere socio in un qualche tipo di affari gestito dal banchiere. Nonostante questo, George lo convocava spesso per una serie di faccende inspiegabili e Tom spariva dall’oggi al domani, per poi ricomparire come una presenza oscura in casa.
Isla doveva ammettere che a starci troppo vicino le venivano i brividi. Era un uomo brutto e trascurato, con una barba sporca ed incolta e una linea corpulenta e tozza, era certa che solo con la sua mano sarebbe stato capace di stenderla a terra. Gli girava il più a largo possibile, perché non le piaceva lo sguardo che le rivolgeva, sguardo che in realtà riservava a chiunque, a parte George stesso o suo zio Cary.
E quando una mattina, poco prima di uscire di casa per il suo tè con Caroline e Demelza, George la mandò a chiamare, ebbe il sentore che ci fosse qualcosa che non andava. La ricevette nello stesso salottino doveva si era svolto il suo colloquio con Cary Warleggan: il fuoco era acceso e sul tavolino basso di fronte al camino, George aveva fatto preparare un vassoio con due tazze da tè e una teiera fumante. Aveva l’impressione che non sarebbe riuscita a schiodarsi da quella casa per un bel po’, e sperò che sia Caroline, che Demelza, non si offendessero se fosse stata costretta ad arrivare più tardi al loro incontro.
“Isla, la prego, si segga” fece gentile, indicandole sul divano il posto affianco al suo. “Mi spiace disturbarla durante il suo giorno libero, le prometto che le ruberò al massimo una mezz’ora.”
Isla chinò il capo, ubbidiente, cercando di trattenere una smorfia di impazienza. Mezz’ora era decisamente troppo. Sarebbe arrivata tardissimo al villaggio, ma era sicura, almeno da una parte, che le due amiche avrebbero compreso che c’era stato un imprevisto e che sarebbe arrivata molto dopo l’orario previsto.
Quella mattina George sembrava rigido e algido come al solito, ma non era la prima volta che si soffermò sul fatto che lo trovasse un uomo attraente. Ormai entro un anno avrebbe raggiunto la soglia dei quaranta, eppure li portava benissimo, quasi come se ne avesse cinque o addirittura sei in meno. Aveva perso una moglie da meno di un anno e non ne portava più il lutto. Ora che era nuovamente sul mercato, vedovo e con un patrimonio piuttosto consistente, era certa che si sarebbe risposato di nuovo. E sicuramente, sua moglie, avrebbe preso le redini dell’educazione di Valentine e l’avrebbe mandata via: doveva soltanto pazientare un altro pochino. Non avrebbe avuto problemi a trovare un impiego da un’altra parte, ne era sicura, aveva delle referenze magnifiche.
“Buongiorno sir.”
“Gradisce una tazza di tè?”
“Volentieri.”
George tornò zitto mentre le versava il tè dalla teiera. Isla rimase a guardarlo stringendo nervosa le mani sul vestito viola che indossava. Ne sorseggiò un po’ prima che lui riprendesse a parlare.
“Raccontatemi, che cosa fate solitamente nel vostro giorno libero, Isla?”
Cercò di non trasalire. Francamente, benché non avesse mai fatto nulla di male a frequentare sia Caroline che Demelza, provava un senso di disagio allo sguardo inquisitore del signor Warleggan.
“Esploro i dintorni, sir George. Solitamente mi reco al villaggio.”
Isla sapeva che benché fosse il suo datore di lavoro, George non avesse alcun diritto a disquisire sulla sua vita privata e su come gestisse il suo tempo libero, eppure quelle parole mancavano di uscirle dalla bocca. Si sentiva come una bambina piccola beccata a combinare qualche guaio.
“Potreste spiegarmi come mai Tom vi ha vista uscire da casa della signora Enys sabato scorso?”
Isla si puntellò sul posto a sedere. Se Harry non le era mai piaciuto e le aveva sempre messo i brividi, quella era la definitiva conferma che non le sarebbe mai andato a genio. Le venne in mente quello che le aveva detto Caroline durante uno dei loro incontri, che non c’era da fidarsi di George, che lei gli era stata sempre diffidente e che i loro rapporti si erano ridotti al minimo indispensabile, proprio perché, essendo due delle persone più ricche della zona, non potevano evitare di frequentarsi.
“Mi avete fatta seguire?!” domandò indignata.
George trasalì e rischiò di rovesciarsi il tè bollente addosso. La sua reazione inaspettata le parve sincera: le fu evidente che non avesse mai tentato di farla spiare.
“Per l’amor del cielo, Isla, assolutamente no! Tom Harry si è trovato a passare di lì per delle mie commissioni e vi ha vista uscire dalla casa della signora Enys.”
Isla trattenne un sospiro di sollievo. Non si fidava ancora totalmente della versione di George, ma se si trattava soltanto di Caroline, poteva ancora cavarsela. Francamente non vedeva comunque perché dovesse nascondergli che frequentava anche Demelza Poldark: in fondo la vera faida era col marito, cosa centrava lei?
“Ho conosciuto la signora Enys dal sarto, sir George. È stata molto gentile con me e siamo entrate subito in sintonia, tutto qui. Lo scorso sabato mi ha invitato a pranzare da lei e io ho accettato. Ma non ho ancora capito perché debba darvi delle spiegazioni.”
George non rispose. Era la prima volta che aveva a che fare con l’audacia di quella ragazza: bevve un altro sorso del suo tè e osservò l’atteggiamento quasi stizzito di Isla, che sembrava offesa dall’aver ricevuto un quasi affronto.
“Mi spiace se vi ho ferita, non era mia intenzione. Tra me e la signora Enys non c’è un grande dialogo, ma è una donna assolutamente rispettabile” dichiarò. E anche quella volta, dal tono che assunse, George le parve sincero. “Se volete invitarla qui a Trenwith, nel vostro giorno libero, per me non c’è alcun problema.”
“Vi ringrazio sir George”rispose Isla. Voleva chiudere quella conversazione il prima possibile. Non avrebbe mai invitato Caroline lì, sinceramente, aveva la sensazione comunque di sentirsi gli occhi di George addosso, nonostante tutto.
Quella situazione stava diventando paradossale.
“Volevo chiedervi un’altra cosa” continuò George, cercando di attirare nuovamente il suo sguardo. “La prossima settimana gli Enys terranno un ricevimento in casa, Caroline ve ne ha già parlato?”
Isla annuì, non aveva senso mentire. Le aveva detto che avrebbe volentieri partecipato, ma ovviamente, con tutta la questione di George, non ci aveva nemmeno pensato ad accettare.
“Sono stato invitato per pura cortesia, pur non essendo particolarmente gradito. All’inizio avevo pensato di rifiutare, ma dato che Caroline è vostra amica, ho pensato che potremmo andarci insieme. Visto che conoscete soltanto lei, vorrei farvi conoscere dei miei amici e mostrarvi invece di chi diffidare.”
Isla dovette prima fermarsi un attimo e assimilare quello che George le aveva appena detto. Non era ben chiaro dalle sue parole se avesse dato per scontato che fosse venuta a conoscenza dei Poldark soltanto perché diventata amica di Caroline; o se Tom, dopo l'ultima volta che l'aveva spiata fuori dalla porta degli Enys, l'avesse seguita già altre volte su ordine del suo padrone e lui ora stesse già tessendo una ragnatela di cui era inconsapevole. Probabilmente, da qualche parte, George Warleggan già sospettava che conoscesse i Poldark.
Non aveva senso vuotare il sacco nel caso in cui lui non sapesse niente e anche se fosse stato, Demelza ora era sua amica e frequentarla non significava certo pugnalare il suo datore di lavoro o fargli un torto alle spalle. Non comprendeva ancora tutto quell'astio fra le due famiglie, come se le sue amiche non le avessero ancora detto tutto per non turbarla, ma iniziava ad averne abbastanza di fare da spola tra le due parti. Se aveva voglia di fare delle amicizie doveva essere libera di farlo senza alcuna costrizione.
"Credo di saper riconoscere da sola di chi potermi fidare, sir George" rispose, soppesando ogni parola e gustandosi la faccia del signor Warleggan mentre le pronunciava. Era una sua sottoposta, ma chiunque George Warleggan fosse, Isla non sarebbe mai stata una sua pedina.
Tuttavia, con un sorriso sbilenco, si ritrovò a pensare che l'unica cosa che potesse fare, per accedere a quella festa degli Enys a cui desiderava partecipare, era proprio quella di ingraziarsi il suo datore di lavoro.
"Ma sarò ben lieta di accompagnarvi al ricevimento."
George rimase in silenzio, con un'espressione dapprima sorpresa, e poi via via più composta. Le rivolse un sorriso di circostanza che tratteneva un certo nervosismo, mentre lei si congedava e lasciava la sua tazza di tè piena per metà sul tavolino del salotto. "Ora vi chiedo scusa, ma devo proprio andare. Vi auguro una buona giornata."
* * *
Nella settimana che precedette l'evento, Isla e George si incontrarono a malapena. Sir Warleggan trascorreva la maggior parte del suo tempo fuori casa e non si fermava più a pranzo. Quando rincasava, lei e Valentine avevano quasi sempre già cenato e si erano ritirati nelle proprie stanze. Di mattina usciva sempre per primo, quindi da quella discussione, le occasioni tra i due per salutarsi, pur vivendo all'interno della stessa casa, si erano letteralmente sprecate.
Isla temette che George si fosse persino scordato del ricevimento perché, ad un paio d'ore dall'inizio, ancora non era rientrato in casa. La domestica che le era stata messa a disposizione, la stessa che l'aveva accolta per la prima volta e il cui nome era Anne, le venne perciò a chiedere se dovesse aiutarla a prepararsi per l'evento.
Isla sospirò: non sapeva che fare. Tuttavia voleva davvero andare alla festa degli Enys, indipendentemente da George, quindi cominciò comunque a prepararsi. Si fece un bagno caldo e molto veloce, poi Anne l'aiutò ad infilare il vestito rosa che aveva fatto confezionare il giorno in cui aveva conosciuto Caroline. Aveva pensato di tenerlo da parte per il Natale a Trenwith, ma effettivamente sir George aveva già visto tutti i suoi abiti e non voleva che si lamentasse perché non se n'era fatto confezionare uno nuovo in occasione di un ricevimento in cui sarebbe stato il suo accompagnatore. Le sembrava proprio il tipo che si sarebbe lamentato per una cosa del genere.
Arrivando insieme avrebbero attirato sicuramente delle occhiate, ma era certa che George avrebbe saputo dissipare qualunque pettegolezzo col suo savoir-faire. Senza contare che Caroline e Demelza conoscevano la verità dei fatti ed era questo che per lei maggiormente contava, al di là di ogni altra cosa. Nel loro ultimo incontro si erano accordate perché Isla fingesse di non conoscere Demelza, anche perché sicuramente si sarebbero incontrate al ricevimento e non dovevano destare alcun sospetto in George, sempre che lui già non sapesse o sospettasse ogni cosa. Quando Isla aveva provato ad indagare di più sulla faida, le due amiche si erano perse nei preparativi dell’evento, e lei non se l’era sentita di fare la guastafeste.
Ora, di fronte alla sua specchiera, optò per una pettinatura semplice e raccolta all'indietro. Anne le propose di infilare dei fiori freschi all'interno dello chignon che le aveva fatto e Isla approvò, osservando, pochi minuti dopo, il risultato del suo riflesso allo specchio.
"Siete un incanto" si lasciò sfuggire la sua domestica.
Isla si sentiva benissimo e a proprio agio. Si sentiva bella, donna, come se quell'abito valorizzasse non solo la sua figura minuta, ma anche la sua vera età. Di solito la scambiavano per una ragazza molto più giovane.
"Per favore, va' a controllare che sir George sia rientrato" ordinò ad Anne.
Era certa che una volta riaperta la porta avrebbe ricevuto una risposta negativa, ma, quando Anne fece nuovamente capolino nella stanza, le disse che sir George era arrivato e che l'aspettava in sala da pranzo, dove si stava riposando un attimo. Era stanco, ma era arrivato con quel pensiero a Trenwith: non avrebbe di certo perso quel ricevimento e anche l'occasione di incontrare faccia a faccia quei creditori che ancora non gli avevano restituito i prestiti elargiti un anno o pochi mesi prima.
Isla uscì dalla sua camera e scese le scale, dopo pochi passi percorsi si ritrovò in sala da pranzo, dove George, evidentemente provato da una corsa dell'ultimo minuto per arrivare in tempo, era però già pronto con un vestito nuovo di colore bordeaux. In piedi accanto alle tende, fissava distrattamente qualcosa fuori dalla finestra. Il rumore delle sue scarpe lo spinse a voltarsi nella sua direzione e quello che lesse nel suo sguardo fu totalmente diverso dall'apatia che vedeva sempre in lui. Sembrava colpito.
"Sir George" lo salutò, chinando rispettosamente il capo.
"Isla" fu tutto quello che riuscì a dirle. Forse voleva farle anche un complimento, ma dalla sua bocca non uscì nessun’altra parola.
Isla si sentì leggermente a disagio sotto i suoi occhi chiari. Sistemò una piega invisibile sul vestito e restò in attesa che la raggiungesse, visto che erano ancora lontani, ma sembrava che da quel punto vicino alla finestra lui avesse trovato l'angolazione giusta per osservarla per bene.
"Siete pronto?" domandò allora per sciogliere l'imbarazzo, e George sembrò rendersi conto di essere rimasto imbambolato e di aver fatto la figura dell'idiota.
In fondo non c'era niente di male, non gli capitava di restare colpito così dai tempi in cui aveva conosciuto Elizabeth: fin quando c'era stata lei, non aveva avuto occhi per nessun'altra donna. Ma ora lei non c'era più e si trovava di fronte ad una giovane ed avvenente donna che si era presentata al meglio per un ricevimento. Non c'era niente di male a restarne per un attimo folgorati o a trovare il coraggio di farle un complimento. Suo zio gli ribadiva sempre di guardarsi attorno, che poteva ancora sistemarsi e sfornare nuovi eredi, invece lui non riusciva a staccarsi dal ricordo della sua prima moglie.
"Sono pronto" confermò.
* * *
Il tragitto verso la casa degli Enys per fortuna durò poco: l'atmosfera tra Isla e George era diventata pesante dopo quello strano momento avvenuto in sala da pranzo. Quando giunsero a destinazione, il vento gelido della Cornovaglia schiaffeggiò i loro volti arrossati dal calore della carrozza e dell'imbarazzo.
Per un attimo, quando sir George alzò il braccio nella sua direzione, Isla sembrò non capire. Poi, dopo un instante di confusione, comprese che dovesse camminare sottobraccio al suo accompagnatore e così fece, mentre un domestico all'ingresso, annunciava il loro arrivo.
La stanza in cui gli Enys avevano allestito il ricevimento era la sala da pranzo. Era calda e accogliente. Avevano spostato il tavolo su un lato ed imbandito un banchetto di tutto rispetto, probabilmente lo spazio lasciato al centro sarebbe stato riservato ai balli, visto che, da un altro lato della sala, avevano assunto degli strumentisti per movimentare l'atmosfera, che risultava essere molto rilassata pure se gli invitati erano numerosi e il vociare si era fatto consistente.
"George, Isla!" esclamò gioiosa Caroline, correndo loro incontro. In realtà era evidente che Caroline fosse più contenta di vedere Isla che George. Era più che probabile che avesse esteso il suo invito anche a lui nella speranza di riuscire in questo modo a vedere la sua amica. "Siete venuti."
Caroline era divina. Indossava un abito blu cobalto e sebbene la sua acconciatura non fosse diversa dalle solite con cui Isla l'aveva vista, quel tocco di semplicità non le impediva di essere comunque raggiante. Anche Dwight era molto elegante, in realtà Isla era consapevole che, come la moglie, sarebbe stato bello pure con uno straccio addosso. Nei giorni in cui si erano incontrati, non lo aveva mai visto indossare panciotti, ma solo camicie e giacche molto pratiche e veloci, come se dovesse uscire da un momento all'altro per assistere qualsiasi emergenza medica nei dintorni.
"Buonasera, Caroline" si complimentò George, mentre la padrona di casa si scioglieva dall'abbraccio con Isla. "Sapere che siete amica della signorina Wood, non può che allietarmi."
"Non c'è bisogno di essere così formali, George. Isla ed io ci siamo conosciute per caso dal sarto e siamo state sin da subito inseparabili" gli rispose Caroline, con un sorriso smagliante. "Tra l'altro sono certa che non avreste potuto trovare istitutrice migliore per il vostro Valentine, data la sua intelligenza e pazienza."
George annuì e quando si voltò verso Isla, con uno sguardo che non gli aveva mai visto in volto, le sorrise per la prima volta: il primo vero sorriso che le rivolgeva, senza malizia. Non sorrideva mai, di solito ghignava. Ma ora George... sorrideva.
"Sì, è vero. Non potevo trovare di meglio per mio figlio."
Isla restò per un attimo senza parole. Guardò George per capire se fosse davvero serio e poi sorrise a sua volta. Ancora una volta, come nel salottino, le sembrò sincero. Perché solo lei riusciva a vedere quel tratto di lui?
"Grazie."
* * *
Nella mezz’ora successiva, George la presentò ad un gruppo di invitati diversi di cui dimenticò il nome dopo cinque minuti. Isla cercava di riservare i sorrisi più brillanti che riuscisse a trovare, ma dopo un po’ iniziò a sentir male alle labbra per lo sforzo continuo di apparire sempre affabile e chiese a George di poter fare una pausa.
Lui non obbiettò, dicendo che sarebbe andato a prenderle qualcosa da bere: le chiese cosa gradisse maggiormente, ma Isla gli lasciò carta bianca.
Finalmente da sola, in piedi in un angolo della stanza, sentì di aver smesso di girare come una trottola e poté osservare meglio quello che accadeva attorno a sé: da un lato, nel punto in cui era entrata assieme a George, vide finalmente sbucare la faccia familiare di Demelza a braccetto di un uomo che non aveva mai visto.
Fu palese che si trattasse del marito che non aveva mai visto, ma di cui tanto aveva sentito parlare: Ross Poldark indossava un lungo completo scuro e i capelli, che gli arrivavano fino alle spalle, li aveva lasciati liberi, senza bisogno di dar loro una forma. Francamente, apparteneva a quella rara categoria di uomini che Isla osò pensare, potessero permettersi anche di andarsene in giro con una capigliatura così selvaggia.
Rispetto a Dwight, che era bello in maniera oggettiva, Ross era invece intrigante, benché Isla fosse consapevole che non sarebbe mai stato il suo tipo. Anche Demelza era splendida: indossava un abito verde acqua in stile impero, che le lasciava parte delle braccia scoperte, e due paia di guanti dello stesso colore piuttosto lunghi. La capigliatura rossa e ribelle l’aveva lasciata libera di esprimersi dietro le spalle. Lei e Ross sembravano una coppia ben assortita, tanto quanto lo erano Dwight e Caroline.
Per un po’ Isla non riuscì a distogliere lo sguardo da Ross. Era dunque lui l’uomo che George tanto detestava? A vederlo, anche solo a primo impatto, sembrava una brava persona, sorridente e gentile, e a giudicare da quanto sembrassero andare d’accordo con i padroni di casa, soprattutto dai sorrisoni che si rivolgevano l’uno l’altro, Isla non poté fare a meno di pensare che l’unica persona da biasimare fosse George, perché non vedeva niente in Ross Poldark da essere così detestabile da attirarsi un odio viscerale che segnasse una faida tra le due famiglie. Eppure, formulare un giudizio soltanto sull’impatto di una prima impressione, non poteva essere più sbagliato, proprio perché Caroline e Demelza non le avevano mai detto tutto e non poteva essere certa che, magari, Ross non avesse fatto un qualche tipo di torto al padrone di Trenwith che non gli fosse mai andato giù.
“Sono arrivati” sussurrò George, e Isla sussultò perché non si era affatto accorta che era tornato. Le porse un calice con una bevanda rossa che, ad annusarla, le parve vino fruttato.
“Li conoscete?” domandò con voce innocua, non aveva senso mentire e dire che non li stesse osservando. In fondo stava solo guardando, no?
George annuì, sembrò non essersi accorto del suo tono. “Purtroppo sì. Una coppia di miserabili.”
Isla dovette trattenersi dal difendere Demelza.
“Che intendete dire?”
George si avvicinò di più a lei per non dover essere costretto ad alzare la voce.
“Lui è Ross Poldark, uno che disdegna la sua classe sociale, proprietario di una miniera nelle vicinanze e anche parlamentare. Lei invece è sua moglie Demelza, era la sua domestica e ora, dopo un matrimonio di quasi tredici anni fa, grazie a lui fa la signora.”
Isla dovette trattenersi dal dover dire nuovamente qualcosa a favore dell’amica, ma non poté fare a meno di mostrarsi sorpresa. Quella parte del matrimonio fra i Poldark le era sconosciuta: Demelza non le aveva mai raccontato come si fosse innamorata di Ross e né tantomeno aveva fatto cenno alle sue precedenti condizioni sociali. A dire il vero, ben vestita, curata e pettinata, e anche a modo, non le aveva mai dato l’impressione che le sue origini fossero umili, non che ci fosse qualcosa di cui vergognarsi. E poi la spiazzava il fatto che anche lo stesso George, dal suo tono di voce, sembrasse disprezzare così tanto quelli delle classi più basse: anche lui proveniva da una famiglia di fabbri e poi col tempo si era fatto un nome. Che male c’era?
“Non... vi sono simpatici?” azzardò a chiedere, anche se la risposta le parve palese.
George non la guardò nemmeno. “Sono le ultime persone sulla Terra che potrebbero starmi simpatiche, mia cara. “ Poi sospirò. “Non ci credo. Vengono verso di noi.”
Isla osservò Caroline e Demelza camminare assieme ai rispettivi mariti nella loro direzione. Anche Ross aveva fatto una brutta faccia quando si era accorto di George e aveva finto di conversare qualcosa di improvviso con Dwight, pur di ritardare il più possibile il loro incontro, anche semplicemente camminando come una lumaca. Isla fece caso a come il volto di Demelza si sforzasse di apparire cordiale con George, che non faceva nemmeno la fatica di fingersi gentile. Beveva il suo vino volgendo la testa da un’altra parte.
“Ross, Demelza, posso presentarvi la signorina Wood? Questa sera è l’accompagnatrice di George, ma lavora come istitutrice del piccolo Valentine a Trenwith.”
Isla sorrise agitata, presentandosi, come se fosse la prima volta, a quella che era già una sua amica.
“Buonasera, George” aggiunse poi Demelza, a denti stretti.
Lui le fece appena un cenno con la testa e lo stesso fece col marito, come se avesse già fatto più del dovuto. Ross non si scompose nemmeno, anzi, a malapena lo salutò. A dire il vero Isla sembrò sorpresa dello sguardo che le rivolse successivamente, passando prima a lei e poi a George, come se volesse cercare di comprendere di più sul loro legame.
“Buonasera, signorina Wood” la salutò educatamente. La sua voce era calda e profonda.
“Buonasera, signor Poldark.”
“Isla è arrivata un mese fa” cominciò Caroline, come se volesse togliere dall’impaccio l’intero gruppo da quella situazione confusa. “Non conosce molte persone in città e ho pensato che invitarla qui al nostro ricevimento fosse una buona occasione per fare amicizia.”
“Un’ottima idea” aggiunse sarcastico George, alzando in aria il suo bicchiere come a voler fare un brindisi invisibile.
Caroline finse di non aver colto la provocazione nel suo tono di voce e sembrò incitare Demelza con lo sguardo a portare avanti la conversazione. Ross Poldark e Dwight si stavano già allontanando con una scusa, così Demelza cominciò a farle delle domande di cui sapeva già la risposta, per non destare alcun sospetto in George. Quest’ultimo, dopo aver ingollato l’ultimo sorso dal suo calice, si congedò frettolosamente dicendo che sarebbe andato a prendersi un altro po’ di vino, ma in realtà, ben presto, seguì una direzione del tutto diversa da quella del banchetto, incamminandosi verso la porta che portava ai giardini.
Per le tre amiche fu l’occasione di tirare un sospiro di sollievo, e anche il momento per sorridere fra di loro della piega che la serata aveva preso. Chiacchierarono per una decina di minuti, buttando qua e là uno sguardo alla sala per assicurarsi che George non le vedesse così complici, e poi Caroline si allontanò per aprire le danze assieme al marito. Gli strumentisti, come se avessero ubbidito ad un ordine invisibile, iniziarono a strimpellare una musica decisamente più allegra, e diverse coppie presero posto al centro della stanza.
Isla si appartò sorseggiando un altro po’ del suo vino. Da quella posizione riusciva a scorgere per bene i volti innamorati di Dwight e Caroline, ma anche quelli di Ross e Demelza. Era la prima occasione in cui Isla aveva modo di vederli effettivamente insieme, e a guardarli bene si capiva perfettamente che il loro matrimonio dovesse essere per forza basato su un sentimento forte. Erano complici, anche nei passati sbagliati, pure quando rischiavano di attirarsi le occhiatacce del resto della gente. Isla era sempre stata bene da sola, ma... a vedere una cosa del genere, provò qualcosa di vagamente simile all’invidia. Anche lei, come mai prima di quel momento, desiderò qualcosa di così speciale con qualcuno.
Aveva avuto qualche cotta negli anni passati, certo, qualche corteggiatore, e persino un grande amore. Ma dopo i venticinque anni si era praticamente bruciata la piazza attorno e quando scopriva che le sue passioni non potevano conciliarsi con quelle dell’altra persona, preferiva troncare tutto sul nascere. Non vedeva la necessità di portare avanti una relazione dove sapeva che tutto sarebbe stato soffocato sul nascere.
Stava per andare a servirsi un altro calice di vino quando, durante il secondo ballo, si accorse di un ragazzo alto e allampanato che sembrava dirigersi proprio verso di lei. Distolse lo sguardo, per un attimo credette di essersi immaginata tutto; ma alla seconda occhiata fu chiaro che, quel bell’imbusto si stesse dirigendo proprio verso di lei. George le aveva presentato il padre, un uomo alto come il figlio ma più corpulento. Non ne ricordava il nome, ma sicuramente quel ragazzo le aveva dato l’impressione di essere un po’ troppo viziato e prepotente. Iniziò a cercare frettolosamente un posto nel quale allontanarsi alla sua vista, ma era tutto aperto proprio perché la maggior parte delle persone era in pista.
Si sentiva quasi come un animale in trappola.
“Perdonatemi, lord Wright.”
Isla si voltò, George le si era letteralmente parato davanti. Non si era nemmeno accorta del suo ritorno, pensò, mentre il ragazzo fissava entrambi con aria un po’ confusa. Sarebbero bastati due secondi in più e avrebbe dovuto avere a che fare con quel pallone gonfiato. Sembrava essere uno non troppo pratico con i rifiuti.
“La signorina Wood questa sera è mia accompagnatrice” gli spiegò, con un sorriso serafico. “Il primo ballo deve essere mio.”
George strinse la sua mano con una presa così salda che Isla non fu capace di dire nient’altro, nemmeno per farfugliare a lord Wright le scuse più patetiche del mondo. La portò in un angolo della pista e a quella distanza, lui sembrò bearsi della vista di quel rampollo emaciato che era rimasto nello stesso punto con un pugno di mosche in mano. Isla dovette trattenersi dal ridere.
“Chi ve lo dice che questo è il mio primo ballo?” gli domandò un po’ piccata.
Mentre cambiavano di posizione, George la guardò inarcando un ciglio.
“Credo che il fatto che cercaste di scappare da lord Wright sia una risposta sufficiente.”
Isla inclinò un po’ la testa. In effetti...
 “Suo padre è un ottimo cliente, ma il figlio è un buon a nulla. Averci a che fare, per me, è pura cortesia” spiegò George, mentre la musica degli strumentisti si faceva sempre più incalzante. “Non dategli troppa confidenza.”
“Come non dovrei dare confidenza ai Poldark, immagino.”
George sembrava stesse per fermarsi per come la fulminò con lo sguardo. Un conto era essere diretta, un altro era che gli rispondesse così di slancio. Non poteva farci niente: le era venuto spontaneo.
“La signora Poldark vi ha messo immediatamente al corrente, vedo.”
“Non è stata la signora Poldark” rispose immediatamente. Doveva trovare subito un senso a quell’uscita di poco prima.
Era già amica di Demelza, ma George non lo sapeva. Doveva ricordarselo!
“Me ne sono accorta soltanto a vedere come vi guardavate voi e il signor Poldark” continuò, più tranquilla. “E per la cronaca, sir, la signora Demelza mi sembra una persona a modo.”
George fece un ghigno. La musica si spense e i presenti fecero un applauso, per poi ripartire immediatamente quando gli strumentisti iniziarono a suonare una melodia più lenta. Isla fece per allontanarsi, un po’ agitata per come avesse affrontato George così d’istinto, ma lui la trattenne e la trascinò nuovamente in pista.
“Non ancora, aspettate. Concedetemi un altro ballo.”
Isla non obiettò, accorgendosi di sentire quasi il fiato sul collo di lord Wright che sembrava non essersi ancora arreso. Continuò a ballare assieme a George, sapendo che con quel secondo invito sicuramente le occhiate all’interno della sala si sarebbero sprecate.
“Le mie questioni private non vi riguardano” le disse. Parlava a voce troppo bassa per sovrastare la musica, ma Isla riusciva a capirlo. “Voglio solo farvi capire che sono vostro alleato, non vostro nemico. Non intendo mettervi i bastoni fra le ruote.”
In realtà, dal tono con cui le parlava, a Isla sembrò che le sue parole suonassero come un vero e proprio ordine. Non distoglieva mai lo sguardo dal suo, tanto per fargli recepire il messaggio che non avrebbe abbassato la testa ai suoi avvertimenti. Ma voleva anche fargli capire che, lavorando per lui, non sarebbe mai stata scorretta nei suoi riguardi, indipendentemente dal tipo di persone che avrebbe frequentato. Era vero, qualche giorno prima aveva pensato di andarsene alla prima occasione possibile perché non le era piaciuto quel poco che aveva saputo di George dalle sue amiche, ma fino a quel momento non si sarebbe mai comportata male. Ci aveva riflettuto, e aveva capito che nonostante tutto, si fosse affezionata troppo al piccolo Valentine per andarsene così su due piedi, quindi al momento la situazione restava tale.
“Sir George” disse calma. “Come vi ho già detto, credo di saper comprendere di chi potermi fidare oppure no. Me la sono cavata da sola per tanto tempo e ho intenzione di continuare a farlo, per il resto della mia vita.”
Prese una pausa, mentre lui la faceva volteggiare per poi stringerla di nuovo a sé. Isla si sentì mancare un attimo il respiro per un mix di cose insieme.
“Ma voglio anche che sappiate che lavoro per voi, e che vi sono fedele” proseguì, guardandolo per bene. “Non vi tradirei mai. Qualunque sia il tipo di attrito che vi separi dai Poldark, e indipendentemente dal fatto che io possa diventare loro amica.”
George rimase zitto e anche stavolta Isla sperò di non aver fatto il passo più lungo della gamba, mentre la melodia degli strumentisti continuava e lui la stringeva a sé più e più volte con movimenti meccanici. Osservò un particolare di Isla: lei lo guardava negli occhi. Anche Elizabeth lo faceva, con sicurezza, ma a volte sembrava perdersi in qualche altro meandro della sua mente. Isla invece aveva gli occhi più azzurri, più decisi, e più cristallini che avesse mai incontrato. Gli fecero impressione.
“Va bene” fu tutto ciò che riuscì a rispondere.
“Va bene?” ripeté lei, incredula. Non si aspettava che le dicesse solo quello.
“Sì, tutto qui. Vi credo” replicò. “Ora però voglio solo ballare.”
Furono le ultime parole che le rivolse durante il ballo, prima che la facesse girare di nuovo.


 
Angolo dell’autrice
Eccomi di ritorno! In questi giorni questa fanfiction mi ha così tanto ispirata che ho continuato a scrivere di fila altri tre capitoli. Tuttavia mi prenderò un altro po’ di tempo per correggerli e rileggerli fino allo sfinimento, così da avere una visione di insieme e non lasciare buchi di trama, per così dire.
Questo è un capitolo in cui sostanzialmente non succede chissà che cosa, ma quello che succede è importante per il rapporto tra George ed Isla e soprattutto per quello che accadrà successivamente.
Ringrazio chi, nel primo capitolo, è passato a lasciare una recensione o chi è soltanto passato a dare un'occhiata: sapere di aver attirato la vostra attenzione, per me è davvero meraviglioso.
Vi abbraccio e aspetto ancora i vostri pareri.
Lady Warleggan
 
   
 
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