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Autore: Dalybook04    23/02/2022    0 recensioni
Caterina Augusta Vargas è una donna e madre complicata: istintiva, testarda, iperprotettiva e severa verso i figli...
Un bel giorno becca il maggiore dei suoi figli con un fidanzatino.
Che succederà?
Genere: Comico, Commedia, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Germania/Ludwig, Nord Italia/Feliciano Vargas, Nuovo personaggio, Spagna/Antonio Fernandez Carriedo, Sud Italia/Lovino Vargas
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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A differenza di suo fratello, Feliciano non ha mai fatto mistero della sua cotta con la famiglia. Un venerdì pomeriggio i due fratelli Vargas sono usciti dopo scuola e, al loro ritorno, Feliciano ha annunciato a gran voce di essersi innamorato.

Qualche mese dopo ("devo prima farlo innamorare di me, andrò con calma" si era detto nel frattempo) si presenta l'occasione perfetta: Feliciano riesce organizzare un "pomeriggio cinema" a casa loro per approfittare dell'assenza dei genitori. Invita Antonio, Ludwig, Gilbert e Francis, ma questi ultimi due rifiutano con qualche scusa, facendo insospettire Ludwig.

"Perché non vieni?" chiede a suo fratello prima di prepararsi per uscire. Gilbert, comodamente spaparanzato sul divano, ghigna.

"Ti sto facendo un favore, mio ingenuo fratellino. Sarete tu e il piccolo Feli, al buio, vicini vicini..."

"E quindi?"

"E quindi da che mondo è mondo le serate film sono la scusa perfetta per starsene tranquilli a limonare un paio d'ore"

Ludwig diventa di una bella sfumatura di cremisi "ma che dici?!"

"Che film guardate?"

"Non ricordo il titolo"

"Genere?"

"Mi pare sia un horror"

Gilbert fischia "non ci va per il sottile, il piccoletto. È definitivamente una scusa per limonare"

"Non essere sciocco"

"Ti piace Feliciano, no?"

"Non è quello il punto! Figurati se ha pianificato una cosa del genere per baciare me"

Se non lo aveste intuito, l'intenzione di Feliciano è proprio quella.

"Mettiti con Antonio sul divano grande" dice a Lovino, mentre osserva i popcorn scoppiare dentro al microonde "così io e Lud ci stringiamo in quello piccolo"

"Non dirmi che farai la scena falsissima in cui ti fingi spaventato e ti fai coccolare da lui" brontola Lovino, seduto sulla sua solita sedia con le ginocchia al petto a guardare il cellulare.

"Se sarà necessario sì"

"A sei anni abbiamo visto Freddie Krueger con il nonno e ti sei messo a ridere nelle scene in cui squartavano la gente. Saresti credibile come una moneta da tre euro"

Il timer strilla per segnalare la fine del tempo segnato e Feliciano tira fuori il sacchetto dei popocorn dal microonde.

"So fingere bene"

"Non funzionerà"

"Stai solo facendo il fratello maggiore geloso" ribatte Feliciano versando i popcorn dentro una ciotola.

"Non è per quello, sono oggettivo" Lovino sospira, rassegnato "Felicià, quel ragazzo è 'n tronco. L'altro giorno gli hai preso la mano e ha fatto un salto di tre metri, se te lo baci nel bel mezzo del film crepa di infarto"

Feliciano fa l'occhiolino al fratello, la ciotola piena tra le braccia "ci penso io a lui. Tu fai come ti ho detto"

Lovino sbuffa "poi non venire a piangere da me se non funziona"

È in quell'occasione che Caterina incontra per la prima volta Ludwig. Torna a casa dal lavoro e, tolta la giacca, entra in salotto quando il film sta arrivando alla fine, proprio mentre la fidanzata del protagonista viene uccisa. Accende la luce e si guarda intorno per constatare quanto sia distrutta casa sua. Non che non si fidi dei suoi figli eh, ma un gruppo di adolescenti soli in casa...

Sul divano più grande è seduto Lovino, le gambe distese sul grembo di Antonio, e all'ingresso di Caterina i due si allontanano leggermente l'uno dall'altro. Notando il sorriso sornione di Antonio, il broncio di Lovino e le loro labbra rosse, la donna intuisce che del film abbiano visto ben poco.

Sull'altro divano Feliciano ha la testa appoggiata sulla spalla di quello che deve essere il ragazzo che gli piace, il quale gli tiene rigidamente un braccio intorno alle spalle. Caterina inarca un sopracciglio.

"Ciao ragazzi"

"Ciao, mà'!"

"Salve signora..." con aria imbarazzata il ragazzo biondo di siede composto e toglie il braccio dalle spalle di Feliciano, che, quasi per ripicca, gli si appiccica ancora di più addosso.

"Feli, vieni un attimo di là, ti ho preso i colori che mi hai chiesto"

"Arrivo" il ragazzo si alza e trotterella tutto contento dietro alla mamma, seguendola in cucina. Caterina, una volta nella stanza, prende dalla borsa un pacchetto di pastelli a cera e glieli passa.

"Sono quelli giusti?"

"Sì sì, grazie mille mamma" il ragazzino stampa un bacio sulla guancia a Caterina e, dopo un attimo di esitazione, chiude la porta della stanza "che ne pensi di Luddi?"

"Il biondo?"

"Eh sì"

"È carino e ha l'aria di un bravo ragazzo, ma non mi sembra molto il tuo tipo"

"Perché?"

Caterina alza le spalle "è molto formale e dà l'idea di un preciso. È tedesco, vero?"

"Sì, e quindi?"

"Non pensavo ti piacesse quel tipo di ragazzi, tutto qui. Temevo un qualche artista di strada scappato di casa"

Feliciano si imbroncia "Lud è carino e gentile e mi apprezza e mi fa stare bene"

"Non ne dubito, Feli, e sono felice per te, sono solo rimasta un po' stupita"

"Non ti sei stupita perché è un maschio?"

"Tesoro mio, da bambino tutte le mattine davi un bacino al poster di Troy di High School Musical" Caterina ridacchia davanti al rossore del figlio "e se entravo nel mentre mi tenevi il broncio tutto il giorno"

"Davvero? Non me lo ricordo..."

"Io sì. Per questo mi sono stupita che tu sia passato ai biondi, ma se mi porti a casa un bravo ragazzo sono solo che contenta"

"Grazie mamma"

"Non serve che mi ringrazi. Dimmi, state insieme?"

"No, ma credo di piacergli. Ho chiesto a Lovino di indagare"

E Lovino, in questi minuti di pausa, ha fatto proprio questo.

"Uè, crucco" si sporge oltre Antonio per guardarlo in faccia "te piace mi' fratello?"

A quella domanda Ludwig diventa rosso come un pomodoro "c-come?"

"Ti piace Feliciano?" ripete Lovino, scandendo bene le parole.

"Uhm... io..."

"Perché se la risposta fosse sì" continua Lovino, mostrando molta misericordia "Feliciano ci starebbe"

"Ci starebbe?" Ludwig sgrana gli occhi, sinceramente stupito.

"Cristo, se deve appenne 'n cartello luminoso in fronte pe' fatte capì che ce stà a provà?"

"Ci... ci stava provando? Con me?"

"Dio mio" Lovino sbatte il viso contro la spalla del suo ragazzo "amò, parlace te o lo strozzo"

Antonio ridacchia e si rivolge a Ludwig "se ti piace Feliciano, ti consiglio di fare un tentativo"

"Uhm..."

Feliciano rientra in quel momento, con una nuova ciotola di popcorn in mano "eccomi! Riprendiamo il film?"

Il pomeriggio-cinema si risolve in niente di fatto, ma Ludwig continua a pensare a quel che gli hanno detto e ci riflette per tutta la notte, finché non si decide, incoraggiato anche da suo fratello, a chiedere a Feliciano di uscire solo loro due il giorno seguente.

Feliciano, com'è prevedibile, sclera e passa un'ora abbondante a decidere come vestirsi, a prepararsi e a farsi una base di trucco prima di uscire, esasperando suo fratello che sta cercando di leggere in pace.

I due ragazzi si vedono di primo pomeriggio, ordinano ad un bar, Feliciano una granita alla fragola e Ludwig un gelato al limone, e si siedono ad un tavolino all'esterno. È giugno, la scuola è quasi finita e non sembra esserci nessun problema nella vita di questi due ragazzi. L'aria è calda ma non ancora torrida, grazie anche ad un leggero venticello che viaggia tra le strade della città, c'è profumo d'estate. Feliciano indossa un paio di pantaloncini corti e neri e una cannottiera bianca e larga, mentre Ludwig si è mantenuto più sul classico, tra pantaloni con la piega e una camicia bianca le cui maniche sono state immediatamente arrotolate.

"Mi volevi parlare di qualcosa, Luddi?" chiede Feliciano a metà della sua granita, della quale il colorante ha reso le sue labbra più rosse del solito. Ludwig si allarga il colletto della camicia con l'indice, improvvisamente ha molto più caldo.

"Uhm... ja... io..." inspira ed espira, si dice. È facile. Devi solo dire due parole. Semplice semplice.

"Riguarda qualcosa che è successo ieri per caso?" lo incalza Feliciano "non... non volevi che ti abbracciassi durante il film? Ti ho dato fastidio?"

Ludwig arrossisce e punta lo sguardo sul tavolino del bar "no... non mi hai dato fastidio... anzi" l'ultima parola la sussurra appena, ma Feliciano sente benissimo.

"Anzi? In che senso?" il castano continua a sorridere con aria incoraggiante, ma non aiuta granché.

"N-nel senso che..." Ludwig si gratta la nuca "ecco..."

"Credo di aver intuito dove vuoi andare a parare" aggiunge Feliciano, intrecciando le dita con le sue da sopra al tavolo "ma potrei sbagliarmi"

"Non mi stai aiutando" brontola Ludwig, facendo ridere Feliciano di una risata così cristallina da sconvolgere il mondo intero per tanta bellezza; o, se non il mondo intero, almeno Ludwig.

"Mi piaci" mormora alla fine il tedesco. Arrossisce, ma non allontana la mano dal tavolo e non retrocede di un millimetro. Ormai l'ha detto, tanto vale andare avanti "e, uhm, ieri durante il film avrei... avrei voluto baciarti"

"E perché non l'hai fatto?" Feliciano gli accarezza il palmo della mano, forse cercando di tranquillizzarlo "mi piaci anche tu, pensavo fosse ovvio"

"Non ero sicuro che fossi d'accordo" mormora Ludwig "e, uhm, non ho mai baciato nessuno, non so bene come... come si faccia e non voglio fare, ehm, casini"

Feliciano sorride "però vorresti?"

"Sì..."

"E se io ti baciassi adesso" continua Feliciano, sporgendosi verso il tavolino "ti piacerebbe?"

È il momento della verità "c-credo di sì..."

Prima ancora di realizzarne la ragione, Ludwig sente sapore di fragola. Si rende conto dopo qualche secondo che Feliciano si è avvicinato ancora e che ora c'è qualcosa sopra la sua bocca.

Chiude gli occhi e si concentra sul ragazzo che ha davanti e che ancora gli stringe la mano. I rumori intorno diventano insignificanti, la coppetta davanti a lui in cui il gelato si sta sciogliendo è irrilevante. L'unica cosa di cui si rende conto sono le labbra di Feliciano, che sanno di fragola ed esercitano una pressione gentile ma costante sulle sue.

Feliciano si allontana dopo alcuni secondi e torna seduto al suo posto, con un sorriso ancora più ampio e la bocca un po' più rossa.

"Allora? È stato così tremendo?"

Ludwig arrossisce "no..." gli rivolge un piccolo sorriso "assolutamente no"

"Be'..." Feliciano gli fa l'occhiolino "ne puoi avere altri. Quanti ne vuoi"

"Se... se la cosa ti va bene..."

"Finisci il tuo gelato. Conosco un posto dove non ci daranno fastidio" Feliciano riprende a bere la sua granita, con espressione furba.

Quando Ludwig torna a casa quel giorno, suo fratello Gilbert nota subito che c'è qualcosa di diverso.

"Com'è andata?" chiede, cauto. Ludwig sembra molto più rilassato e... felice. Semplicemente felice. Gilbert sgrana gli occhi "vi siete baciati!"

Ludwig diventa rosso, ma annuisce. Gilbert urla.

"LO SAPEVO"

Per tutto luglio e agosto i due neo piccioncini non si vedono, perché Feliciano scende in Italia per tutto luglio e risale dopo Ferragosto e Ludwig passa tutto il mese di agosto in Germania dai suoi nonni.

Hanno programmato di rivedersi il primo settembre, pochi giorni prima dell'inizio della scuola.

Feliciano lo aspetta seduto su un muretto, dondolando le gambe nel vuoto. Quel giorno si è messo un vestito bianco con dei fiorellini rossi, stretto in vita e lungo fino a metà coscia. Si è abbronzato durante le vacanze, anche se Lovino è diventato molto più scuro di lui, ed è cresciuto di qualche centimetro in altezza. Il suo viso ha iniziato ad assumere dei connotati più adulti e la cosa lo rende molto fiero, si è anche tagliato i capelli di alcuni centimetri per sottolineare questo fatto; ha sempre un taglio a caschetto, ma ora i capelli gli arrivano alla punta delle orecchie e dietro sono più corti, così che ha sofferto meno il caldo torrido di Roma. Osserva la punta delle sue superga bianche e sbuffa, Ludwig è in ritardo e la cosa gli puzza, perché Ludwig è sempre in anticipo.

È sul punto di chiamarlo al telefono ma si blocca. Da dov'è ha un'ottima visuale sull'ingresso del parco nel quale si sono dati appuntamento e dove è appena entrato un ragazzo biondo. Che sia...

"Ludwig?" sussurra Feliciano, sgranando gli occhi. Scuote la testa, non è possibile. È più grande di Ludwig... quel ragazzo avrà almeno due anni in più, eppure... eppure si sta avvicinando a lui...

"Ciao" Ludwig, perché è proprio lui, si ferma davanti a Feliciano e gli sorride con aria timida "scusa il ritardo, non trovavo dei vestiti che, uhm, mi entrassero"

Feliciano deglutisce, ha la gola secca. Non ci vuole un genio a capire che Ludwig ha avuto uno scatto improvviso della crescita. Se già prima era più alto di Feliciano di alcuni centimetri, adesso si è alzato di almeno altri dieci, e alla crescita in altezza è seguita quella in larghezza, infatti ha iniziato ad andare in palestra e ora, oltre al fatto che le spalle e il torace si sono allargati, tutto il corpo si è fasciato di muscoli. I suoi lineamenti si sono affilati e sono definitivamente quelli di un adulto, sottolineati dai capelli corti rasati sui lati.

Feliciano sente improvvisamente caldo "L-Ludwig?"

"Sì... sono cresciuto da un giorno all'altro" Ludwig esita "ti... ti piaccio?"

Feliciano si trattiene dal dirgli che da quella nuova versione di lui si farebbe fare letteralmente qualsiasi cosa e si limita a fargli un buffetto sulla guancia "sì. Cioé sei tu, mi piaci a prescindere. Però sei... cioé ti sei fatto..." si sistema una ciocca di capelli dietro all'orecchio, anche se sono così corti che ci arrivano appena "bello, ecco. Più bello"

"Anche tu. Ti sta bene questo taglio e... e anche il vestito"

Feliciano sorride "grazie Lud!" allarga le braccia "mi aiuti a scendere? Non vorrei che mi si alzasse il vestito..." è una scusa patetica per farsi prendere tra le braccia? Sì.

"Certo..." Ludwig posa le mani sui fianchi del suo ragazzo e lo solleva, per poi posarlo a terra davanti a sé. Sono vicini, vicinissimi, gli occhi fissi in quelli dell'altro, i respiri che si mescolano. È Ludwig, investito di una nuova fiducia in sé stesso, a baciare l'altro e a farlo arretrare verso il muretto di prima, a stringere la presa sui suoi fianchi e a schiudergli le labbra con la lingua. Sorpreso, ma per nulla infastidito, Feliciano ricambia il bacio e, curioso, infila le mani al di sotto della canotta bianca che indossa Ludwig per indagare su quel corpo nuovo e così invitante. Interrompe il bacio ridacchiando e scende a baciare il suo ragazzo lungo la mascella e la mandibola.

"Ti sei fatto una bella tartaruga, amore" lo bacia sulla guancia "mi fai sentire inferiore"

"Non... non lo sei" mormora Ludwig, arrossendo "sei stupendo così" e lo bacia di nuovo sulle labbra.

Quando Feliciano torna a casa quella sera, la prima cosa che fa è annunciare "ci avevo visto giusto!"

Caterina, seduta sul divano a farsi, per dirla elegantemente, i cazzi suoi, inarca un sopracciglio "di che parli?"

"Ludwig! Madonna, mamma, non puoi capire, è diventato un figone da dieci e lode!"

Caterina mette via il suo cellulare e indica il posto accanto a lei "vieni qui, dai, hai la faccia di uno che si vuole sfogare"

Lovino sbuca dalla sua stanza "che è tutto 'sto casino? Sto studiando"

"Feli ha qualcosa da dire su Ludwig"

"Arrivo" in un secondo Lovino è seduto accanto al suo fratellino, dal lato opposto alla madre "ti ha fatto qualcosa di male, Feli? Perché se è così ci metto due minuti a mettere le scarpe e andarlo a menare come si deve. Basta una parola, una sola"

"Ma no, no, è stato bravissimo" Feliciano sorride "è diventato uno gnocco pazzesco! Ancora più di prima"

Lovino storce la bocca "me pare strano"

"Ti giuro! È cresciuto tantissimo in altezza e gli arrivo tipo alle spalle, forse anche meno"

"Embé? È un crucco alto"

"Ma devi vedere che muscoli che ha messo su! Ha due spalle così" Feliciano allarga le braccia "e degli zigomi che ci potresti tagliare il salame. Quando l'ho visto non l'ho riconosciuto"

"Be', buon per te Feli" Caterina spettina i capelli al figlio "hai una foto?"

Feliciano prende il telefono, sblocca la schermata e inizia a sfogliare nella galleria con aria corrucciata "non ce n'è una in cui siamo venuti bene... e a Lud non piace farne..."

"Vabbé, lo vedremo di persona" Caterina tappa con la mano la bocca del figlio maggiore, che conoscendolo stava per fare qualche commento acido "Lovino, basta fare l'iperprotettivo. Sei peggio di me"

"Ah, perché non l'hai fatto con Antò, assolutamente" brontola Lovino.

"Ho detto che sei peggio di me, non che io sia perfetta"

"È tedesco! Il bisnonno ci ha combattuto contro!"

"Settant'anni fa" ribatte Feliciano "e Lud è antifascista, te l'ho detto un centinaio di volte"

"Sarà. Io non mi fido"

Caterina alza gli occhi al cielo "a proposito, il nonno ha chiamato prima. Ha detto che per Natale sale su, così conosce i vostri fidanzati"

"Ah, di noi non gliene frega niente" brontola Lovino.

"Citandolo: voglio conoscere quei due santi che li sopportano, soprattutto a Lovino"

""Soprattutto a Lovino"?! Cosa starebbe insinuando?"

Feliciano ridacchia "niente di importante, fratellone"

"Tu zitto. Quindi quando sale il vecchiaccio?"

"Il ventidue mattina. Porta rispetto per tuo nonno"

"Se se. Possiamo saltare scuola per venirlo a prendere?"

"Assolutamente no. E considera che prende l'aereo dall'Italia, quindi arriverà come minimo nel pomeriggio"

"Tsk"

Romolo, detto "nonno Roma", come promesso raggiunge sua figlia e i suoi nipotini a dicembre quando, per interderci, Lovino ha già perso la verginità da qualche settimana.

È il penultimo giorno prima delle vacanze natalizie, per il giorno dopo non hanno compiti o altro da fare e sta per arrivare il nonno. Visto che Antonio partirà per Madrid il pomeriggio seguente e Ludwig per Berlino, quello è l'unico giorno possibile per far conoscere loro il nonno, che ha insistito per non aspettare fino a gennaio.

Quando i due fratelli Vargas escono da scuola, Caterina chiama il maggiore e lo informa che il nonno è appena arrivato in aereoporto, quindi saranno a casa in un'ora, infine gli dice di mangiare con i loro ospiti e attacca la chiamata.

Le due coppiette decidono di andare a mangiare al kebabbaro di fiducia, dove lavora il ragazzo del migliore amico di Lovino, e infatti non appena entrano quest'ultimo viene investito dal suo amico, Heracles, e urla "FRATM!" prima di ricambiare l'abbraccio. Feliciano si imbroncia.

"Sarei io tuo fratello, te lo ricordi, vero?"

"Tu sei una piaga che ha un DNA simile al mio" brontola Lovino. Heracles, che è decisamente più muscoloso, lo solleva in aria, facendolo ridere. Antonio assottiglia lo sguardo e forza un sorriso.

"Lovi, amore, ci andiamo a sedere?"

"Seh" i due amici si separano "fratm, mi raccomando: dì a quello stronzo del tuo ragazzo di abbondare con i pomodori"

"Lo so. Sedetevi dove volete, non c'è molta gente oggi" Heracles alza le spalle e si dirige in cucina.

Il ristorante è piccolo, dall'aria decadente ma accogliente. Sulle piastrelle bianche del pavimento sono disseminati senza un senso preciso dei piccoli tavolini alti, alcuni da soli, altri uniti in tavolate più lunghe, ma tutti sono circondati da due o più sedie alte dai sedili di plastica dura. Lovino ha il tempo di arrampicarsi su una di quelle sedie prima che il suo ragazzo lo baci senza preavviso e a lungo, un po' troppo. Quando Antonio si decide a staccarsi si siede sulla sedia davanti a quella di Lovino come se niente fosse, ignorando la sua espressione corrucciata.

"Sei geloso" sancisce, puntandogli il dito contro. Antonio scrolla le spalle.

"No, mi amor, perché dovrei?"

"Perché sei un coglione" Lovino alza gli occhi al cielo "è un anno che ti sopporto, cretino. Non dirmi che ti ingelosisci se abbraccio un altro ragazzo"

Antonio sorride "un anno e un mese"

"Quel che è. Sei comunque un idiota se pensi che ti tradirei con il mio fratm"

"Te quiero"

"E lo credo bene, dove lo trovi un altro con un culo bello come il mio, eh?"

A quel commento Ludwig, che ha osservato la scena in silenzio, arrossisce all'improvviso. No, non può iniziare a pensare a... a Feliciano in quel modo. Non in pubblico almeno. Cerca di riportare il suo cervello all'ordine guardando il menù del ristorante.

"Luddi? Cosa ordini?" interviene Feliciano, guardando a sua volta il menù con un labbro stretto tra i denti.

"Penso una piadina"

"Fammi indovinare: senza piccante e senza cipolla" commenta Lovino.

"Sì, perché?"

Lovino sbuffa "sei il tipo"

Dalla porta della cucina esce il ragazzo di Heracles, un ragazzo di origine turca dall'espressione scocciata i cui capelli mori sono racchiusi da una retina. Li raggiunge a passi pesanti.

"Ciao, Lovino. Il solito?"

"Seh. Come ti va la vita?"

"Uno schifo, non ne ho proprio voglia oggi. Gli altri?"

"Lo stesso di Lovi" risponde Antonio, stringendo la mano del suo querido da sopra al tavolo. Lovino sogghigna.

"Vediamo se reggi"

Sadiq, questo è il nome del giovane, non si scompone "gli altri?"

"Una, uhm, piadina kebab senza cipolla e senza piccante" è imbarazzante dirlo. Sadiq non commenta.

"Feli?"

"Una confezione di patatine fritte"

Sadiq inarca un sopracciglio "solo?"

"Sì, non ho tanta fame"

"Ma nun dì strunzate" Lovino guarda male il fratellino "non puoi mangiare così poco"

"Ma non ho fame"

"Non è vero. Sono due ore che non mangi"

"Mi è bastata la merenda..."

"Tre biscottini di merda? Ma non prendermi per il culo"

"Mangerò tanto durante le vacanze..."

Lovino sgrana gli occhi e gli punta il dito contro "hai confessato! È perché siamo sotto Natale!"

Feliciano sbuffa, infastidito da tutta quella pantomima "e quindi? Ci tengo alla linea"

"Non è evitando di mangiare che eviti di ingrassare" interviene Ludwig "scientificamente, se mangi poco prima e tanto dopo prendi solo più peso"

Feliciano lo guarda, combattuto. Alla fine cede "va bene... prendo una piadina anch'io, con la cipolla"

Mentre aspettano gli ordini e Lovino sbraita qualcosa contro Antonio per una sua battuta, Ludwig ne approfitta per sporgersi a sussurrare all'orecchio del suo ragazzo.

"E... se anche ingrassassi un po', rimarresti bellissimo" arrossisce nel dirlo, ma vuole che Feliciano lo sappia. Il ragazzo sorride nel sentirglielo dire e gli stampa un bacio.

"Grazie, Lud" lo bacia di nuovo "ti amo"

Ludwig arrossisce ancora di più "a-anche io..."

Lovino li vede e brontola "davanti al mio estathe. Senza ritegno"

Alcuni minuti dopo Caterina manda un messaggio al maggiore dei suoi figli.

"È arrivato il vecchio" annuncia Lovino "sono a casa"

Feliciano annuisce e sorride "allora dopo mangiato andiamo a casa, così conosce Lud e Antonio"

"Contento lui"

Romolo Augusto Vargas all'epoca della nostra storia è un uomo che va verso la sessantina e ne dimostra dieci in meno. Da giovane è stato un ragazzo molto amato dalle donne e molto odiato dai fratelli di queste. Tra l'avventatezza della gioventù, il brivido di andare con una ragazza più grande e l'ignoranza che c'era all'epoca su certi temi, era nata Caterina e per questo, se ora lei ha quarant'anni, Romolo ne ha appena cinquantotto. Della sua gioventù ha conservato la passione per le donne e per il vino, il sorriso solare, il fortissimo accento romano, rafforzato da un amore sfrenato per la sua città e da un patriottismo non da poco, e la devozione alla famiglia che l'ha portato a crescere una figlia da solo e a rimboccarsi le maniche, accettando ogni lavoro decente che gli veniva proposto pur di portare il pane a casa.

Fisicamente si mostra come un uomo alto e ancora in forma nonostante l'età, dai capelli bruni macchiati di bianco e tenuti corti, gli occhi castani luminosi e le crepe intorno alla bocca di chi ha sorriso tutta la vita.

Il passare degli anni, oltre alle rughe, gli ha portato anche due splendidi nipotini che ama alla follia e che non ha fatto altro che viziare dal loro primo giorno di vita.

Questo affetto incondizionato, non appena sente la porta di casa aprirsi, lo fa alzare e precipitarsi verso l'ingresso per abbracciare i nipoti con tanto impeto da sollevarli da terra tutti e due.

"Nonno!" esclama Feliciano ridendo.

"Mettimi giù, vecchio!" ribatte Lovino, dimenandosi.

"Ho superato il Rubicone per venirvi a trovare" annuncia Romolo con solennità, una volta messi giù i nipoti.

"Seh, vedi di non fare la fine di Cesare tornando giù"

"Me presentate i vostri fidanzatini o no?"

"Lui è Antonio e stiamo insieme. Te l'ho presentato, ora andiamo" senza aspettare una risposta Lovino afferra il suo ragazzo per un braccio e cerca di trascinarlo via, ma Antonio rimane fermo dov'è.

"Ma no, Lovi, voglio conoscere il tuo abuelo"

"Lui è Romolo ed è mi' nonno. Ora lo conosci. Andiamo" e di nuovo cerca di scappare per barricarsi in camera sua con lui, ma senza successo. Sbuffa "dai amò, non rompere"

"Non rompere tu, Lavinius" il nonno circonda le spalle dei due poveri fidanzatini con le braccia "voglio solo conoscerli"

"Vuoi terrorizzarli psicologicamente. Sei peggio di mamma"

Caterina esce dal salotto con le mani sui fianchi "come, prego?"

"Niente, mà'"

"Invece di stare fermi in ingresso come delle pere, venite di là, c'è la torta al cioccolato da finire"

Una volta sistemati tutti sui divani del salotto, i quattro adolescenti stretti in quello piccolo, Romolo si sporge verso i due ospiti.

"E così state con i miei nipotini" esordisce, serio. Ludwig sente un brivido lungo la schiena "da quanto?"

"Un anno e un mese" risponde Antonio, tranquillo.

"Sei mesi" Ludwig invece è tutto meno che tranquillo. Feliciano gli stringe la mano per incoraggiarlo.

"E cosa vi ha fatti innamorare di loro?" Romolo nel formulare la domanda guarda dritto negli occhi Ludwig, che si sente preso in causa e risponde per primo.

"È... è semplicemente successo. All'inizio non mi aveva fatto una grande impressione, poi l'ho conosciuto meglio e... e ho iniziato a preoccuparmi di, uhm, come mi vestivo se sapevo che ci saremmo visti, ad andare in ansia e, ehm, ero felice se sapevo che ci saremmo incontrati, e... e poi è successo"

"Oh, Lud, sei così dolce" Feliciano lo bacia "ti amo anch'io"

Romolo si gira verso Antonio. Ha fatto molti lavori nel corso della vita, tra cui, per qualche anno, il poliziotto, e la cosa si nota "che intenzioni hai con Lovino?"

"Intenzioni serie, señor"

"E... vorreste farci l'amore?"

A quella domanda entrambi gli interrogati sobbalzano, ma per due motivi completamente diversi. Romolo ride.

"Oh, su, sono stato giovane anch'io! Ma siete ancora piccoli per..." Romolo nota che Antonio e Lovino si stanno guardando negli occhi, entrambi nel panico. Assottiglia lo sguardo "Lovino?"

"Corri" Lovino afferra il suo ragazzo per un braccio e corre verso la sua stanza, chiudendocisi dentro con lui.

Romolo rimane qualche secondo imbambolato "mio... mio nipote ha..."

Caterina alza gli occhi al cielo "perché, tu a sedici anni eri vergine?"

"Erano altri tempi!"

"Infatti loro hanno usato le protezioni"

Romolo arrossisce leggermente "cara, se le avessi usate, tu non saresti qui"

"Non è quello il punto. Adesso ti scusi per la domanda inopportuna"

"Sono io tuo padre, non il contrario!"

Lo sguardo di Caterina non ammette repliche. Romolo sbuffa "va bene... scusate"

"Anche con Lovino e Antonio"

"Se si degnano di uscire"

Feliciano sgrana gli occhi "spero che non lo stiano facendo nel mio letto"

"Vado a controllare" Romolo si alza e va a bussare alla camera dei due fratelli Vargas "siete vestiti, vero?"

"Vattene" brontola Lovino.

"Non sono arrabbiato" Romolo sospira "tua madre ritiene che non avrei dovuto farvi una domanda del genere. Scusate"

Lovino apre uno spiraglio della porta "non hai intenzione di farci il cazziatone?"

"Mi è stato fatto notare che sarei un po' ipocrita a farlo"

Lovino inarca un sopracciglio "quindi non lo farai?"

"No" Romolo ghigna "mi sento solo di raccomandare ad Antonio di non metterti incinto. Il mondo non è pronto a una cosa del genere"

"Idiota" Lovino, decisamente arrossito, apre la porta e ne esce insieme ad Antonio, dirigendosi verso il salotto "Feli, giù le zampe dalla mia torta!"

Antonio fa per seguirlo, ma Romolo lo trattiene. Il solito sorriso bonario del nonno è sparito, sostituito da un'espressione mortalmente seria.

"Trattamelo bene"

Antonio annuisce, altrettanto serio "certo"

Il tempo corre e scorre e nelle menti dei nostri due protagonisti, Feliciano e Ludwig, che tra alti e bassi stanno ancora insieme nel senso romantico del termine, inizia ad affacciarsi un pensiero.

"Lovi" mormora Feliciano una notte. È sdraiato sotto le coperte e ha lo sguardo puntato in alto, verso il letto di suo fratello, sotto al quale ha appeso delle foto e dei disegni per poterli osservare prima di addormentarsi. Non vede granché: le tapparelle sono chiuse e le luci sono spente. Sono andati a letto da poco, domani ci sarà scuola. Feliciano è al secondo anno di scuola superiore, Lovino al penultimo. È marzo e si sta avvicinando l'estate, il calore tiepido di quelle stagioni sta già incoraggiando gli animi già di per sé bollenti dei giovani in amore, Feliciano compreso.

"Che cazzo vuoi? È tardi"

"Non riesco a dormire"

"Io sì. Buonanotte"

"È da un po' che penso ad una cosa" continua Feliciano.

"Continua a pensarla in silenzio"

"Penso di voler fare l'amore con Lud"

C'è qualche secondo di silenzio. Lovino sospira "e ne vuoi parlare con me, il tuo punto di riferimento in tutto, vero?"

"Non esagerare. Hai qualche consiglio?"

"Lui lo vuole?"

"Non gliene ho ancora parlato. Ho paura che si faccia delle aspettative"

"Tutti hanno delle aspettative. I porno ti danno un'idea distorta di com'è davvero"

"Non in quel senso" Feliciano solleva la mano e sfiora una foto di lui e il suo ragazzo appesa sotto al letto di Lovino. Non la vede, ma sa che è lì "quando ci siamo baciati per la prima volta l'ho baciato io e, uhm, gli ho fatto vedere come si fa, diciamo, stessa cosa per i baci con la lingua, per come ci si comporta in una relazione, un po' per tutto, perché sono stato fidanzato altre volte e lui no, ma... ma del sesso non so niente, non ho mai sperimentato nulla"

"E lui lo sa?"

"Ovvio, ma ho paura che mi creda più esperto di quanto non sia"

Lovino sbuffa "Felicià, te l'ho detto un'infinità di volte: quel ragazzo è 'n tronco. Per lui anche togliersi per primo la maglietta dev'essere un qualcosa da pornodivo"

"Non esagerare, mi ha già visto senza maglietta in piscina"

"E infatti si è comportato da tronco" Lovino ghigna al buio "la prima volta che lo hai abbracciato in costume sembrava sull'orlo di un infarto! Ho quell'immagine stampata nella retina per quando sono giù"

"Looooovi! Dammi una mano"

"Che vuoi che ti dica? Parlane con lui"

"Con Antonio cosa hai fatto?"

"Be'..." Lovino è arrossito, Feliciano ne è sicuro. Sa riconoscere gli stati d'animo di suo fratello dal suo tono di voce "qualche mese prima gli ho detto che non me la sentivo e lui mi ha detto che non se la sentiva neanche lui, poi a un certo punto mi sono reso conto che mi sentivo pronto a provare e gliel'ho detto, lui lo stesso e alla prima occasione buona l'abbiamo fatto"

"E com'è stato?"

Lovino soffia una risatina "con il senno di poi uno schifo. Le prime volte sono così, Feli, non è un film questo. Ti sentirai a disagio e non saprai bene dove mettere le mani, ma è giusto così, impari facendo"

"E... hai qualche consiglio più pratico?"

"Ma che ne so?" brontola Lovino "se ti mette così tanta ansia da prestazione, prova a partire con cose più semplici. Preliminari, cose così"

"Tipo i pompini? Ma se poi soffoco?"

"Felicià, hai le mani, no? Le sai già usare su de te, impara su de lui" uno sbuffo "se lui è d'accordo e tutto, ovviamente, se ti dice di no pazienza. E se tu dici di no a qualcosa e lui ti costringe vieni a dirmelo che gli spezzo il cazzo in due"

Feliciano ride "grazie"

"Dovere di fratello maggiore. Ah, e usate i preservativi. E il lubrificante, fidati, aiuta. Fino a mo' non avete fatto niente di niente?"

"Mh, non proprio. Un po' di palpatine, baci sul collo, cose del genere, ma sempre da sopra i vestiti" Feliciano si sente arrossire "e comunque non è vero che Lud è un tronco... spesso prende l'iniziativa lui"

"Seh certo. Adesso si scopre che è il cugino mangiapatate di Rocco Siffredi e ha nascosto nell'armadio un arsenale di giocattoli sadomaso che neanche Christian Gray"

"Chissà. Potrebbe avere delle doti nascoste"

"Non ci credo neanche se lo vedo. E non ci tengo a vederlo" aggiunge subito "né a sapere alcun tipo di dettaglio"

"Con Antonio come ti va?"

"T'appost"

"C'è qualche cosa che potrei fare per... sai, movimentare le cose"

"Secondo te conosco le perversioni di quel pervertito d'un crucco? Non ci tengo a saperle"

"Daaai, dammi qualche dritta"

"Ma che ne so? Mettiti una gonna, ti sbava sempre dietro quando ti vede con le gambe scoperte"

"Altro? Cose che dovrei sapere? Suggerimenti?"

"Mh, prova a parlargli in tedesco"

"Dici che gli piace?"

"Con il bastardo funziona"

"Parli in tedesco ad Antonio?"

"Secondo te mi metto a parlare quella lingua barbarica? Gli parlo in spagnolo, deficiente. A volte. Quando se lo merita"

"Pensavo fossi tu quello con il language kink"

"Il che?"

"La perversione per le lingue straniere. Quando Antonio ti parla in spagnolo fai una faccia..."

Lovino è definitivamente arrossito "be', è una lingua musicale..." bofonchia "meglio del tedesco, poco ma sicuro, ma visto che macho patato parla quel misto di sputi e versi come prima lingua magari lo aizza"

"A me piace come suona il tedesco..."

"E fatti dire cose sconce in tedesco, che ti devo dire? Sono gusti, di merda, ma sono gusti"

Feliciano immagina di avere Ludwig sdraiato sopra, a sussurrargli in tedesco dritto nell'orecchio. Ha un brivido "si potrebbe provare..."

"Bene. Ora mi lasci dormire?"

"Fratellone aiutamiii! Mi agita un sacco questa cosa"

"Feli, non è neanche detto che lo facciate. Magari il crucco non se la sente, che ne sai? Non fasciarti la testa prima di essertela rotta"

"Ma se mi dice di sì e io non so cosa fare?"

"Ce l'hai nell'istinto, deficiente! Ma poi pensi che lui sappia dove mettere le mani? Non sa neanche di avercelo probabilmente"

"Appunto! Qualcuno dovrà pur fare qualcosa. Quindi? Che devo fare una volta che mi dice sì?"

"Porca di quella..." Lovino espira profondamente "vi slinguazzate un po', vi togliete i vestiti, vi toccate un po' e vi arrangiate con le mani, tanto siete talmente inesperti che non penso che durerete tanto. Ti va bene come risposta o ti devo fare il disegnino?"

"Detta così suona poco appassionante"

"Ci pensi quando ci arrivi, non è che ti puoi programmare la scopata" Lovino esita "oddio, dal crucco me lo aspetterei pure" abbassa il tono della voce e improvvisa un accento tedesco davvero poco credibile "Feliciano ja tra poco arrivo, fatti trovare a novanta sul tavolo così lo facciamo, giovedì prossimo alle sei stai sopra tu, sei d'accordo, ja?"

"Quindi la tua soluzione è che dovrei fregarmene?"

"La mia soluzione è che se ti mette tanta ansia forse non sei così pronto come pensi e dovresti parlarne con lui, non con me"

Feliciano rimane in silenzio una ventina di secondi, pensando. Sospira "ma io vorrei provarci..."

"E provaci, se lui è d'accordo, poi se ti rendi conto che non ti va lo fermi e vuol dire che riproverete più avanti. Non casca di certo il mondo se non va bene, e se hai paura che ti lasci per una cosa del genere, punto primo, non ti servirebbe un coglione del genere nella tua vita, punto secondo, quel ragazzo è così perso per te che non mi sembra il tipo"

"Dici?"

"Basta notare il modo in cui ti guarda. Sai che non mi fa impazzire, ma lo ammetto persino io che è completamente perso per te" a quell'ultima affermazione risponde solo il silenzio "domani vi vedete a scuola, no?"

"Sì..."

"Parlagliene. Domani pomeriggio esco con Antonio e mamma ha il turno di pomeriggio a lavoro, quindi se ti servisse hai casa libera. Avvertimi in caso e state alla larga dal mio letto o da posti dove mi siedo anche io, grazie"

"Oh. Grazie, Lovi"

"Seh. Se servissero, ci sono dei preservativi nel terzo cassetto del mio armadio, sotto ai calzini"

"Ti voglio bene"

"Non pensare che questa cosa sia disinteressata. Ti chiederò il conto, quando avrò bisogno di un favore"

Feliciano ride "okay"

"Adesso riesci a dormire?"

"Sì..."

"Buonanotte allora"

La mattina dopo Feliciano ci mette più attenzione del solito a vestirsi e alla fine, ricordandosi del consiglio di suo fratello, si mette una minigonna verde acido a quadretti neri, insieme delle calze nere alte fino a metà coscia, sia per evitare di congelare sia per rispettare il dress code della scuola, con sopra un maglione nero rubato a Ludwig e, al di sotto, una canotta altrettanto nera, più accessori vari e delle scarpe da ginnastica nere e alte.

Se ve lo steste chiedendo, ha iniziato a mettersi vestiti considerati femminili a scuola qualche tempo dopo essersi fidanzato con Ludwig. Non gli hanno rotto molto le scatole e quei pochi che l'hanno preso in giro hanno smesso dopo aver visto quell'armadio di muscoli che è diventato Ludwig. Un professore aveva fatto storie, ma Feliciano prontamente aveva impugnato il regolamento della scuola, dove non c'era scritto da nessuna parte che i maschi non potessero indossare abiti ritenuti femminili.

Dopo scuola Feliciano invita il suo ragazzo a casa sua con la scusa di studiare; Ludwig accetta ed è così che, dopo un pranzo veloce, i due si ritrovano a sbaciucchiarsi sul letto di Feliciano senza la minima intenzione di studiare, anche perché per il giorno dopo non hanno niente da fare.

"Non c'è nessuno in casa?" chiede Ludwig, con l'altro ragazzo sdraiato sopra a baciargli il collo.

"Mamma e papà sono a lavoro e Lovi da Antonio" Feliciano apre i primi due bottoni della camicia del suo ragazzo e sfiora la pelle candida al di sotto, per poi inarcarsi e sospirare quando Ludwig gli stringe le cosce al di sotto della gonna. Oh sì, Lovino aveva ragione. Senza particolare esitazione Feliciano si toglie il maglione e lo lancia via, rimanendo con solo una cannottiera volutamente larga e la gonna, se non contiamo le calze. Ludwig mugola, afferra il suo ragazzo per le cosce e lo sbatte sul letto senza troppa forza né grazia, salendogli sopra per continuare a baciarlo. Feliciano sussulta, questa non se l'aspettava, ma stringe le gambe intorno al bacino del biondo e continua a sbottonare la sua camicia mentre quello gli toglie le calze.

"L-Lud, aspetta un attimo" Lovino ha detto di parlarne chiaramente, si ricorda il ragazzo "t-tu cosa hai intenzione di fare?"

Le guance di Ludwig si imporporano e il ragazzo si mette seduto, a qualche centimetro di distanza dall'altro che, con gli occhi lucidi e le gambe ancora aperte, è difficile da non guardare "non lo so... tu?"

Feliciano si lecca le labbra e si mette seduto sulle ginocchia, posa una mano sulla spalla del biondo e abbozza un sorriso "non lo so di preciso, ma se... se tu volessi provare a... a fare qualcosa più di baciarci, ecco... ci starei"

"Sì?"

"Sì. Tu?"

"Credo di sì"

Feliciano accarezza il braccio del suo ragazzo e discende fino a stringergli la mano, con un sorriso che spera sia rassicurante. Il cuore gli batte forte, il suo cervello sta pensando alle cose meno caste di questo mondo e sta tirando fuori una per una tutte le sue fantasie, ma sono in due e deve tenerlo a mente "non devi dirlo per farmi contento. Se non vuoi va bene così"

Ludwig gli stringe forte la mano e si gratta il retro della nuca con l'altra, lo sguardo fisso sulle lenzuola stropicciate, di certo non sulle scapole scoperte di Feliciano, o sulle sue cosce del colore del miele, o... "non lo dico per... per farti contento. Nel senso... ho degli ormoni anche io" prende coraggio e solleva il mento di Feliciano con due dita, guardandolo dritto negli occhi "e tu sei stupendo"

Feliciano smette di respirare sotto al peso di quegli occhi azzurri così liquidi. L'unica sensazione che percepisce con chiarezza è la mano di Ludwig ancora stretta alla sua e il colore così azzurro dei suoi occhi. Poi i suoi, di occhi, decidono di scivolare piano lungo i muscoli tesi del collo del suo compagno, di sorvolare sui muscoli delle spalle coperti e scoperti dalla camicia mezza aperta, di danzare tra i pettorali e gli addominali in vista, ricoperti di una leggera pelura bionda che genera una piccola fitta di invidia a Feliciano, che si ritrova, da buon mediterraneo, con tanti peli scuri di cui si vergogna. È solo una piccola parte di lui a provare invidia però, mentre tutto il resto ammira quella scultura perfetta, quella figura così rassicurante e irresistibile ai suoi occhi. Il corpo di Feliciano si lascia scivolare all'indietro, le sue gambe, una con ancora una calza tirata su e l'altra con del tessuto nero intorno alla caviglia, si allargano per eventualmente accogliere il tedesco come loro ospite, la gonna copre ancora quel che deve coprire, ma mostra il suo tessuto come così morbido da sembrare un invito a strapparlo via e scoprire cosa ci sia sotto.

Ludwig si sforza di respirare e gattona tra quelle cosce longilinee, si rifugia tra quelle braccia calde e tuffa il viso tra i capelli di Feliciano, lungo il suo collo, sulla spalla, e i suoi denti si spazientiscono e mordono un brandello di pelle nel confine tra spalla e collo, marchiando con ferocia ma senza far male, segnalando una qualsorta di appartenenza ma senza farlo sanguinare. Sente le mani di Feliciano esplorare i suoi addominali, studiarli, contarli, la punta delle sue dita scivolare un millimetro per volta verso il basso, delicate come piume, eppure a Ludwig sembra di sentirne ogni singolo poro, soprattutto quando si posano sul cavallo dei suoi pantaloni e stringono il tessuto e quel che cela.

Non sa che fare. È sospeso, immerso in un oceano di delizia ma senza la capacità di nuotare, agita le braccia e le gambe come gli sembra di aver visto fare nei film, come l'istinto gli sussurra all'orecchio, eppure la paura di sbagliare e l'imbarazzo per ciò che un errore costituirebbe lo fermano e lo rendono ancora più impacciato ed inesperto. Il suo corpo procede senza chiedere il consenso e il suo bacino decide di spingersi contro quello di Feliciano, le sue mani scostano senza tanta grazia il tessuto della gonna mentre il cervello è ancora impegnato a studiare i punti migliori in cui marchiare il collo del ragazzo.

Feliciano si inarca e geme e chiama il suo nome. Ludwig lo guarda. Dalla posizione in cui è vede il pomo d'Adamo del ragazzo, che ha gettato la testa all'indietro, verso il cuscino; intravede la bocca, socchiusa alla ricerca d'aria, ma vede benissimo il segno dei propri denti incisi nel suo lobo destro. Si tira su e si sporge a baciare quelle labbra socchiuse, morbide, che subito rispondono alle sue e si aprono obbedienti e impazienti di fare qualcosa a loro volta, e nell'avvicinarsi i loro bacini cozzano di nuovo, così che anche i loro gemiti, spontanei e involontari, si scontrano, due sospiri di puro piacere tra le loro labbra schiuse.

Feliciano spinge via da sé l'altro per sfilarsi la gonna e mandare definitivamente a terra le calze. Ludwig ci mette qualche secondo a metabolizzarlo e in quei secondi rimane seduto e imbambolato a fissare quelle gambe lisce di ceretta, quelle cosce dischiuse, che sembrano solo invitarlo a infilarci la testa dentro e a morirci in mezzo, soffocato ma felice, e infine il tessuto scuro delle mutande di Feliciano, così fragile, così effimero da sembrare quasi uno scherzo. Feliciano si toglie anche la cannotta e lì Ludwig davvero non ci capisce niente. C'è così tanta pelle esposta, così tanto da guardare, da baciare, da venerare, che non sa da dove iniziare e quindi i suoi occhi, privi di ordini dall'alto, sfrecciano da una parte all'altra senza riposo.

Feliciano è perfettamente consapevole di essere osservato e se ne compiace, ma non ha intenzione di fare la bella statuina. Si siede sulle gambe di Ludwig, gli prende le mani e se le porta sul sedere, sospirando quando sente le dita di Ludwig conficcarsi nella sua carne. Lo bacia, senza esitare gli infila la lingua in bocca e porta una mano ai pantaloni di Ludwig. Con l'indice libera il primo bottone.

"Va bene?" gli sussurra. Ludwig annuisce e porta una mano al proprio corpo per aiutare Feliciano a togliergli i pantaloni, sospira quando il tessuto finalmente cede e si irrigidisce quando Feliciano, dopo aver chiesto di nuovo il permesso, infila una mano all'interno del tessuto e finalmente le loro pelli si incontrano e si conoscono.

Entrano in un mondo nuovo, solo per loro due, un universo da scoprire in cui i loro corpi sono i continenti e loro esploratori in quelle terre nuove, una galassia fatta dei loro sospiri e delle loro imperfezioni, una galassia bellissima, più della via Lattea, più di tutti gli universi conosciuti, e quella galassia cresce e cresce e cresce e implode e brucia di una morte rapida e gloriosa.

Quando Lovino torna a casa, alcune ore dopo, si assicura di fare più rumore possibile. Suona il campanello, apre la porta e la sbatte con forza, urla che è tornato a casa e solo a quel punto si azzarda ad entrare nel salotto, che trova vuoto. La porta della loro camera da letto è aperta e Lovino si copre gli occhi con una mano prima di entrare annunciando un "sono tornato" che non ottiene risposta. Apre gli occhi e trova la stanza vuota.

Dalla cucina proviene una risata. Lovino ha un brivido, se quei due hanno scopato sul tavolo non esiterà a darci fuoco e a comprarne uno nuovo. Prima di entrare in cucina bussa.

"Posso entrare?"

"Lovi, ciao!" Feliciano è vestito, si è messo il pigiama, e il crucco pure, con i vestiti che indossava prima, e nel constatarlo Lovino ringrazia mentalmente la Madonna, si sono seduti al tavolo della cucina con i libri di scuola aperti davanti. Lovino inarca un sopracciglio.

"Che state combinando?"

"Studio matto e disperatissimo"

Lovino inarca un sopracciglio "per questo il crucco ha una macchia del tuo fondotinta grossa come una casa sul collo?"

Ludwig si irrigidisce e diventa rosso come la copertina del libro che ha davanti, rendendo ancora più visibile la macchia, mentre Feliciano si limita a corrucciarsi.

"Si nota così tanto?"

"Su di te no, su di lui sì. Ha la pelle venti volte più chiara della tua"

Feliciano alza le spalle "mi sono arrangiato con quello che avevo"

"Se è il crucco candeggiato" ovvero Gilbert "che vi preoccupa, dubito che noterà qualcosa. Non noterebbe un succhiotto neanche se glielo sbattessero in faccia"

Ludwig china la testa e brontola qualcosa "vostra madre..."

"Ah. Lei sì, lo noterà, ma non penso vi farà storie" Lovino sogghigna "vi siete divertiti, eh?"

"Perché, tu e Antonio vi siete fatti le treccine oggi? Avete pettinato le bambole?" ribatte Feliciano.

"Siamo andati a fare shopping, cretino"

"Dove? Da Intimissimi? Victoria' secrets?"

"Zara. Al bastardo servivano delle felpe nuove"

"Perché gliele rubi sempre tu"

Lovino incrocia le braccia al petto "sbaglio o la maglietta che hai addosso non è tua?"

Feliciano gli rivolge un sorriso smagliante "comunione dei beni"

"Non siete sposati"

"Dettaglio irrilevante"

"Seh, certo" Lovino va verso il lavandino, prende un bicchiere e se lo riempe d'acqua. Una volta bevuto si rivolge ai due piccioncini "io vado in camera mia a studiare e tengo la porta aperta. Se scopate su quel tavolo, butto lui e voi due in discarica senza pensarci due volte, chiaro?"

"Cristallino"

Lovino ha smesso di fidarsi di suo fratello anni fa, quindi guarda Ludwig "chiaro?"

"Ja"

"Ottimo. Vi lascio, ricordatevi che tra poco tornano mamma e papà"

Caterina rientra in casa una ventina di minuti dopo e non appena vede Ludwig, seduto in cucina con postura rigida, capisce.

"Ciao mamma!" Feliciano sorride e fa finta di niente "com'è andata a lavoro?"

"Al solito. Voi? È stata una bella giornata?" calca sulle ultime due parole, con un sopracciglio inarcato. Ludwig arrossisce, punto sul vivo, mentre Feliciano si limita ad allargare il suo sorriso.

"Sì. Abbiamo studiato per la verifica di storia"

"Sì, certo. Avete anche studiato anatomia scommetto" a quelle parole Ludwig rischia di strozzarsi. Caterina si rivolge a lui "rimani per cena, caro?"

"Uhm, grazie per l'invito, ma non posso..."

"Va bene. Sono in salotto se mi cercate" Caterina fa per andarsene, ma Lovino sbuca dalla sua stanza con aria imbronciata.

"Tutto qui? A me e ad Antonio hai rotto il cazzo molto di più!"

"Sono entrambi seduti bene" ribatte Caterina "il discorsetto può aspettare ancora un po'"

"Magari fanno finta"

La donna alza gli occhi al cielo "ne riparliamo stasera" afferra suo figlio per un orecchio e lo trascina via "andiamo"

"AHIA"

Da quel giorno inizia un periodo in cui i due ragazzi non fanno altro che esplorare quel nuovo universo in ogni momento e luogo possibile, fino a raggiungere il punto di non ritorno, se così possiamo chiamarlo, in un afoso pomeriggio di fine maggio, sul letto di Ludwig. Quel giorno i loro corpi si conoscono davvero, si fondono in un mondo solo, e neanche il condizionatore acceso è sufficiente a raffreddare un po' le cose.

Gilbert è uscito per un appuntamento con una ragazza e, quando torna a casa, viene accolto da un silenzio irreale e dalla tenera immagine di Ludwig e Feliciano addormentati sul letto. Non ci vuole un genio a capire cosa sia successo, così chiude la porta della camera di suo fratello e scrive a Lovino un messaggio in cui gli dice che Feliciano rimarrà a cena da loro. Lovino gli risponde dicendogli che se lo aspettava.

Caterina accoglie la notizia con il sorriso rassegnato di una mamma che guarda i figli volare fuori dal nido e si stringe a suo marito. Annuisce.

"Va bene"

Feliciano torna a casa tardi quella sera e non appena mette piede in casa si ritrova ingabbiato tra le braccia di Caterina, che in quel momento gli sembra incredibilmente minuta. L'ha superata in altezza da un po', ma non l'ha mai percepita così... fragile. Sua madre? Fragile? È impossibile.

"Com'è andata?"

"Bene... molto bene"

Caterina annuisce e rompe l'abbraccio. Sorride a suo figlio e gli accarezza la guancia "stai diventando grande anche tu, eh? Non ti serve più la mamma"

"Non è vero" Feliciano si preme la mano di sua madre sulla guancia "avremo sempre bisogno di te e papà, sia io che Lovi"

Caterina annuisce, ma sa che non è vero "sì..." fa un passo indietro "adesso andiamo di là, mh? Ci facciamo un tè e mi racconti un po' come ti senti"

Lovino fa capolino dalla porta del salotto "pure a me"

La voce di Francesco ne fa le veci "io non voglio sapere niente, per me portate ancora il pannolino tutti e due"

Quell'estate i due piccioncini la passano per lo più insieme. Le prime tre settimane di luglio Ludwig sale con suo fratello in Germania, per poi raggiungere Feliciano giù in Italia e stare con lui fino a Ferragosto, dopo il quale Feliciano tornerà a casa e Ludwig passerà altre due settimane in patria dai nonni.

Il giorno in cui Ludwig e Gilbert arrivano in Italia, Feliciano li va a prendere all'aereoporto con suo padre.

"Da che gate arrivano?" domanda Francesco appena entrano nell'aereoporto. Feliciano, tormentandosi il bordo della maglietta bianca, controlla il tabellone degli arrivi.
"Dovrebbe essere il tre"

"È là in fondo. Tra quanto?"

"Tra poco" davanti al gate si è raccolta una piccola folla di persone in attesa, così Feliciano si mette in punta di piedi e si sporge a guardare verso l'arrivo "li vedi, pà'?"

Francesco, di qualche centimetro più alto del figlio, si sporge a guardare "mi sembra che stia arrivando qualcuno"

Feliciano fa un saltello e vede un gruppo di persone arrivare. Fa un altro saltello e intravede una chioma bianca come la neve in mezzo al gruppo. Sorride, quello deve essere Gilbert, e agita il braccio in aria sperando di farsi vedere. Ludwig riesce a uscire dalla folla insieme a suo fratello e, non appena Feliciano lo vede, gli corre incontro e gli salta addosso per abbracciarlo. Ludwig lo stringe a sé con il braccio libero e sospira, gli è mancato.

"Amore!" Feliciano lo bacia a stampo e gli sorride "com'è andata in Germania?"

"Bene... i nonni vorrebbero conoscerti"

"Oh! Organizziamo qualcosa allora" si allontanano e Feliciano abbraccia brevemente anche Gilbert "avete visto che bel panorama dall'aereo? Il mare è stupendo qui! Un po' affollato, ma un posticino lo si trova sempre"

"Fa caldo" sentenzia Gilbert, allargandosi il colletto della canotta con il dito "Antonio dov'è? Quell'ingrato non è venuto a prendere il suo migliore amico?"

"Appiccicato con la colla a Lovi. Credo che stiano ancora dormendo"

Gilbert ghigna "si saranno stancati tanto stanotte, poverini. Non vedo l'ora di prenderli in giro"

Francesco, che fino a quel momento se n'è stato in disparte, si avvicina e rivolge in sorriso ai due ospiti "fingerò di non aver sentito. Andiamo, la macchina è qui fuori, tra poco è ora di pranzo"

Per l'estate la famiglia Vargas si ritira sempre nella solita casa al mare di famiglia, una villetta piuttosto grande vicina alla spiaggia.

"Il nonno rimane qui tutta l'estate" spiega Feliciano, sceso dalla macchina, mentre ci si avvicinano "da metà giugno a metà luglio vengono qui i cugini del nord, da metà agosto quelli del sud e noi nel mezzo. Prima o poi ve li presentiamo, promesso!"

Francesco apre la porta di casa e li guida dentro "Feli, fai vedere tu la casa ai nostri ospiti?"

"Va bene, papà"

Sentendo la porta di casa aprirsi, Antonio, ancora più abbronzato del solito, scende di corsa le scale "Gilbert!"

"Brutto amico ingrato, vieni qui" i due si abbracciano nell'ingresso "te ne sei stato con Lovino piuttosto che venire dal tuo vecchio amico, eh? Brutto porco"

Antonio ride "non è quello, è che di svegliarmi alle otto per andare all'aereoporto non ne avevo molta voglia"

"Perché ti sei addormentato tardi scommetto"

"Insonnia"

"Come no"

Lovino sbuca dalla cima delle scale, pure lui abbronzatissimo, e ghigna "ecco qui le due mozzarelle"

Feliciano gli fa la linguaccia "adesso non puoi più dirmi che sono il più bianco"

"Rimani un semicrucco"

Feliciano alza gli occhi al cielo e afferra la mano del suo ragazzo "venite, vi faccio fare un giro. Dopo pranzo andiamo al mare, vi va?"

Gilbert annuisce "però mi devo mettere almeno due strati di crema. Sai... albinismo"

"Oh, sì sì, non preoccuparti. Lud, la metto anche a te la crema?"

Lovino imita la voce del fratello "LuD lA mEtTo AnChE a Te La CrEmA?"

"Sei invidioso perché Antonio non la mette"

"Gli metto l'olio abbronzate, pischellé"

Caterina, anch'essa con la pelle più scura del solito, sbuca dalla cucina "e a me non salutate?"

"Salve, signora..." imbarazzato Ludwig ricambia l'abbraccio della donna, che ridacchia.

"Ti ho detto un milione di volte di darmi del tu"

"Scusi... scusa"

"Stavo preparando il pranzo. Lovi, vieni ad aiutarmi, Feli fai sistemare i nostri ospiti di sopra"

"Volevo fargli fare un tour..."

"Almeno fagli posare le valigie"

Feliciano li conduce al piano di sopra, dove ci sono le camere da letto.

"Io dormo qui, il nonno lì" spiega indicando alcune stanze "Lovi e Antonio qui" indica un'altra stanza "mentre voi dormirete qui" e apre la porta dell'ultima stanza, dove ci sono due letti singoli e dei mobili semplici, di legno scuro "il bagno è proprio qui davanti se avete bisogno"

"Grazie" Ludwig bacia il suo ragazzo timidamente. Feliciano gli sorride e lo abbraccia.

"Sono qui accanto se avete bisogno. Tra poco vi chiamerà mamma per pranzo, fate pure come se foste a casa vostra"

Dopo pranzo il gruppo va in spiaggia, Gilbert armato di tre strati di crema solare e ombrellone e Ludwig costretto a lasciare a casa i suoi sandali di cuoio sotto minaccia del fidanzato, perché "mi rifiuto di farmi vedere con uno con quegli abomini ai piedi", tra le risate di Lovino. Ludwig ci rimane un po' male, adora quei sandali, ma l'arrabbiatura gli passa non appena Feliciano si siede con lui sulla sabbia e inizia a spalmargli la crema solare sulle spalle, massaggiandogli e rilassandogli i muscoli delle spalle.

"Ti piace?" gli mormora Feliciano all'orecchio, fingendo di non sapere la risposta.

"Ja..."

"Girati" Ludwig obbedisce e Feliciano inizia a riempirlo di baci sul viso, spalmandogli poi la crema dove poco prima gli ha lasciato un bacio. Ludwig si concede un sorriso e spruzza della crema sulla sua schiena, facendolo sobbalzare.

"Lud!"

"Ops"

"Stronzo!"

"Feliciano? Sei tu?"

Feliciano ha un brivido lungo la schiena che non c'entra con la crema. Si gira verso la voce e sforza un sorriso "Marco, ciao, quanto tempo"

Ludwig assottiglia lo sguardo e studia quello che li ha interrotti. È un ragazzo all'incirca della loro età, dai capelli neri e dagli occhi castani. Forse rendendosi conto di non essere molto gradito, Marco si gratta la nuca, visibilmente a disagio "sono... sono arrivato ieri sera. Chi è il tuo amico?"

"È il mio ragazzo, si chiama Ludwig" Feliciano si rivolge al tedesco in inglese "amore, salutalo"

Ludwig brontola un saluto poco entusiasta.

"Piacere. Io, uhm, vado, ci si vede in giro"

Non appena quello si è allontanato, Ludwig si rivolge al suo ragazzo "è il tipo del mare, vero?"

Feliciano inizia a tormentarsi le mani "già"

"Viene qui tutti gli anni?"

"No. Era qualche anno che non lo vedevo"

"Quindi l'anno scorso non vi siete visti?"

Feliciano alza gli occhi al cielo e si alza "no, Lud, ma, se ti fidi così poco di me che pensi che ti metterei le corna, puoi andare a chiederlo a lui" e va verso il mare, indispettito, raggiungendo suo fratello che è in acqua con Antonio da qualche minuto. Gilbert ridacchia da sotto il suo ombrellone.

"Sei divertente quando sei geloso"

Caterina, stesa sul suo asciugamano rosso, annuisce "già. Dagli qualche minuto, gli passerà"

Ludwig brontola qualcosa di incomprensibile, si alza e raggiunge il mare, non è abituato al caldo italiano e l'acqua fresca è un sollievo non da poco. Feliciano lo guarda male.

"Non è che non mi fidi di te" mormora Ludwig "ma è evidente che piaci ancora a quello là"

"Embé? A me non piace"

"Lo so..."

"E allora qual è il problema?"

Lovino, immerso fino alle spalle poco più avanti, alza gli occhi al cielo "Feli, che cazzo, ti pensavo più acuto del crucco. È geloso"

Feliciano si esibisce in un sorriso malizioso che è tutto un programma "oh, amore, come sei tenero" gli strizza una guancia "ma lo sai che amo solo te, no? Non serve essere geloso"

Lovino fa per dire dell'altro, ma Antonio nuota alle sue spalle e lo solleva all'improvviso, facendolo urlare "coglione! Mettimi giù!"

"No! Ora sarai mio per sempre, dolce sirenetto" ride Antonio, stringendo forte Lovino per la vita.

"Sai dove te lo infilo il dolce sirenetto?!"

Feliciano nel frattempo si è avvicinato ancora a Ludwig e si è sporto a sussurrargli all'orecchio "lo so che ti mette ansia il fatto che abbia avuto alcune storie prima" mormora, stringendogli la mano da sotto l'acqua "ma l'amore l'ho fatto con te per un motivo"

Ludwig lo attira a sé e lo bacia, grato che abbia capito quel che c'era da capire senza che dovesse dirglielo ad alta voce.

Il resto della vacanza procede senza particolari intoppi, a parte per Caterina che per poco non ha picchiato alcune pettegole che hanno osato insinuare che i suoi figli fossero stati cresciuti male perché "entrambi ricchioni sono diventati". Ci sono volute le forze congiunte di Francesco, Antonio e Ludwig per trattenere lei e Romolo.

Il tempo scivola via e Feliciano, ventisette anni e troppe idee per la testa, alla fine va a vivere con Ludwig, ventisette anni e troppe preoccupazioni per la sua età.

Ludwig si è laureato con il massimo dei voti in fisica ed è quindi inevitabile che trovi un ottimo lavoro in un'azienda, lavoro abbastanza buono da coprire i buchi di Feliciano che, da bravo artista, non ha entrate granché regolari, bensì alti e bassi che vanno di mese in mese.

Tra lo stipendio fisso di Ludwig e i lavori temporanei di Feliciano, tuttavia, riescono a permettersi un appartamento abbastanza grande da infilarci dentro uno studio che in breve, brevissimo, tempo si riempe di ogni tipo di attrezzatura artistica. Feliciano in quello studio ci vivrebbe, se solo non avesse bisogni primari come cibo, acqua e un fidanzato a cui badare. Ci passa le nottate lì dentro: fissa le tele bianche, i fogli, e li innaffia di colori, di pennellate, di linee che germogliano nell'immagine che gli è venuta in mente, spesso tra le braccia di Ludwig che, ben più diligente di lui, dorme perché il giorno dopo dovrà lavorare. Anche Feliciano deve svegliarsi presto, spesso accetta lavori più o meno di qualità per coprire le spese, ma ciò non impedisce al suo cervello di propinargli le idee migliori di sempre alle due di notte, proprio quando sta per addormentarsi dopo aver fatto l'amore con il suo compagno, impedendogli il sonno di cui avrebbe bisogno e forzandolo a liberarsi dalle braccia di Ludwig per creare qualcosa che, con il senno di poi, spesso riguarda proprio lui.

A ventotto anni trova un lavoro piuttosto stabile in uno studio di grafica pubblicitaria, dove non gli impomgono degli orari fissi, basta che consegni i bozzetti entro le scadenze prefissate, il che è perfetto perché gli permette di dedicarsi alla sua arte al meglio e guadagnare qualcosa nel mentre.

La routine è qualcosa che fa passare anni in un battibaleno: un giorno passa uguale dopo l'altro e ti ritrovi alla pensione. Ludwig, conoscendo la propria indole, fin da ragazzo ha sempre temuto di diventare un noioso uomo d'ufficio. Stolto: non conosceva ancora l'uomo che sarebbe stato al suo fianco.

Ogni giorno Ludwig non sa come si sveglierà, se affianco a Feliciano o da solo; non sa se troverà Feliciano impegnato a cucinare la colazione, addormentato nel suo studio con davanti una tela sul punto di fiorire oppure ancora impegnato a creare, talmente concentrato da non aver notato il sorgere del sole. I suoi risvegli preferiti in assoluto, però, sono di gran lunga quelli del finesettimana, quando non deve andare a lavorare, ma per abitudine si sveglia comunque presto, e può rimanere, quando possibile, tutto il tempo che vuole a osservare Feliciano dormire placidamente al suo fianco. Quei momenti non può definirli in nessun modo se non perfetti: perfetto è il respiro dolce di Feliciano, perfetta è la sua pelle, così morbida, così calda e profumata contro la sua, perfetti sono i suoi occhi assonnati quando si sveglia e come prima cosa incontra quelli blu del suo compagno. Perfetto, assolutamente perfetto.

Neanche il suo lavoro è poi così regolare in realtà, visto che spesso deve andare fuori città o finisce oltre l'orario prestabilito. In quest'ultimo caso, quando si accorge che i tempi stanno andando per le lunghe, Ludwig scrive un messaggio al suo ragazzo che, ansioso, se non lo vede arrivare all'orario solito impazzisce, e a quel punto non importa se Feliciano ha una consegna di lavoro entro breve o se sta lasciando un disegno a metà: Ludwig sa che, aperta la porta di casa, verrà investito dal profumo della cena che gli ha preparato Feliciano, e sa anche quella notte faranno l'amore. Non per forza nel modo carnale, no, faranno l'amore anche solo stringendosi, respirandosi, concedendosi qualche tempo lontani dal caos del mondo e dalle preoccupazioni della vita adulta.

Nel fare i conti sulla sua vita futura, il giovane Ludwig non aveva neanche tenuto in considerazione la famiglia del suo compagno, una variabile impazzita impossibile da prevedere. Non aveva previsto i pranzi a casa di Caterina che ogni domenica lo avrebbero costretto ad alzarsi dal letto; non aveva predetto gli insulti di Lovino che, puntuali come le tasse, gli sarebbero stati rivolti ogni volta che si sarebbero incrociati nel corridoio, un modo un po' bislacco ma ormai famigliare di dirsi "in fondo, forse, un po' di bene te ne voglio"; non aveva minimamente immaginato il casino che ci sarebbe stato a quella tavola ogni Natale, il cenone infinito, la sensazione della pancia che scoppia, i regali che, al solito, avrebbe scelto Feliciano, perché lui con quelle cose non ci sa proprio fare.

Di certo non sarebbe stato immaginabile neanche dai migliori catastrofisti il caos che si sarebbe scatenato la domenica in cui Lovino pronuncia le parole "ci sposiamo" riferite, ovviamente, a sé stesso e ad Antonio, che quel giorno sfoggia il sorriso più bello e sicuro che gli si sia mai visto addosso, il sorriso di chi sa di aver fatto la scelta giusta. Sorriso che vacilla nei mesi successivi, quando i due sposini sbattono contro alla consapevolezza di tutte le cose da organizzare, gli inviti e il pranzo e i vestiti e i centrotavola, ma non crollerà mai, neanche nel momento di maggiore ansia, poco prima di percorrere la navata verso l'altare.

Ludwig non si era di certo immaginato di vedere il proprio ragazzo sparire per pomeriggi interi, a volte per consolare suo fratello che "è in crisi di nuovo, se non intervengo scappa in qualche paese sperduto ad allevare capre", a volte perché "Lovino si è convinto che l'abito lo ingrassi, di nuovo", a volte ancora per aiutare nell'organizzazione pratica, o per consolare Caterina che, va bene tutto, va bene l'affetto che prova per Antonio, va bene che ha avuto anche la delicatezza di chiedere a lei e a Francesco prima di fare la proposta, ma un tiro del genere al suo povero cuore non doveva farlo ("il mio bambino si sposa! Si sposa!")

Tutto quella partecipazione fa venire a Ludwig il dubbio che Feliciano, magari, non voglia qualcosa di più... un anello d'oro al dito, per dirla in parole semplici. Glielo chiede in uno degli ormai rari sabato sera tranquilli, mentre guardano un film sul divano. No, non gli chiede di sposarlo, gli chiede solo se la cosa potrebbe piacergli in futuro. Feliciano alza le spalle, il riflesso della televisione nei suoi occhi.

"Non credo" risponde "cioé sono belli i matrimoni, ma non mi ci vedo" sorride "e poi, mica mi serve un anello per sapere che ti amo e che staremo insieme per sempre"

Certo, la normalità che Ludwig si è ritrovato forse di normale ha ben poco, ma, si dice quella sera mentre fa l'amore con Feliciano, non potrebbe mai volere niente di diverso.

Angolo autrice:
Helo. Ricominciamo con le note.
Sadiq kebabbaro deriva da uno sclero di tanto tempo fa.
Anche se in Hetalia manco si parlano, non riesco a non immaginare Lovino e Grecia come due fratm inseparabili. La magna Grecia ci fu per un motivo!
Ho anche un headcanon per cui Ludwig ha avuto uno scatto improvviso della crescita, da HRE a Germania in una notte. Magico.
Feli che indossa anche vestiti e gonne è qualcosa di troppo bello per non inserirlo. Non è per inserire stereotipi sui gay, anche perché Feli è bisex in questa storia, più che altro è un "quella nazione ha dentro Milano, figurati se non è un maniaco della moda" e la moda non ha genere cari miei :)
Piccola confessione: sono la ragazza che ordina il kebab senza cipolla e senza piccante. Ludwig I feel you.
L'ambientazione di questa storia è volutamente fittizio, non chiedetemi se sia ambientata in Italia o in un altro paese perché non l'ho volutamente deciso. Immagina, puoi.
A proposito della parte al kebabbaro: no, Feliciano in questa storia non soffre di disturbi d'alimentazione, semplicemente sta attento alla linea e cerca di mangiare meno perché sa che lo aspetta il cenone di Natale.
Direi che è tutto.
Spero che questi due capitoletti vi siano piaciuti.
Alla prossima! Se avete voglia, passate a vedere le mie altre storie (momentino spam ops)
Bye!
Daly

   
 
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