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Autore: cassiana    11/03/2022    2 recensioni
Dopo le Schegge d'autunno le Gemme di Primavera: un'altra raccolta stagionale di storie dedicate ai Pink Floyd (con un'attenzione particolare a David Gilmour).
Vari generi, vari rating, vari avvisi all'interno.
Disclaimer: ovviamente non possiedo nessuno dei Pink Floyd (sob). Questo è un lavoro di finzione e nulla di quanto raccontato è realmente accaduto. Nessuna diffamazione o calunnia è intesa. I personaggi sono la mia rappresentazione di fantasia delle persone reali, ma non c’è nessuna pretesa di verità dei dati biografici o storici.
Genere: Commedia, Generale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: David Gilmour, Nick Mason, Richard Wright, Roger Waters, Syd Barrett
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Titolo:Parigi è sempre una buona idea
Fandom: RPF BAND Pink Floyd
Rating: G
Relazione: David Gilmour/OFC
Note: Questa storia partecipa l’iniziativa #BLOSSOM BY BLOSSOM - THE SPRING BEGINS! @Non solo Sherlock - gruppo eventi multifandom FB col prompt Fra un concerto e l’altro
Warning: fluff, fluffity fluff, tutti i clichè di Parigi sono presenti, time line tra il 69 e il 70, giovane e soffice David
Sinossi: Finalmente David ha trovato il modo di ritagliare un paio di giorni tutti per loro durante la sua tournè francese e invita la sua nuova ragazza a visitare Parigi con lui.




Parigi è sempre una buona idea




Le avevano detto che in quella stagione Parigi era stupenda ed in effetti Cora doveva convenire che fosse vero. Le prime gemme rosa e bianche e verdi iniziavano a spuntare sugli alberi in sboccio, l’erba tenera ricopriva le aiuole ben curate dei giardini e il cielo era del colore dei fiordalisi solcato solo da qualche nuvoletta bianca, ma l’aria rimaneva frizzante con ancora il ricordo dell’Inverno non ancora del tutto passato. Lei e David camminavano a braccetto sul lungosenna godendo dei teporosi raggi del sole e riempiendosi gli occhi della magnifica vista del fiume. David era riuscito a ricavarsi un paio di giorni tutti per loro e ne avevano approfittato per visitare la città e stare un po’ insieme comportandosi da perfetti turisti. Ieri erano saliti sulla torre Eiffel, avevano preso il sole nei giardini del Trocadero e passeggiato lungo le belle vie della città. Nel frattempo David ricopriva Cora di attenzioni, fermandosi ogni cinque minuti per baciarla e tenendo sempre allacciata la sua mano a quella della ragazza. Lei ridacchiava e corrispondeva le sue coccole con tutto il cuore. Erano arrivati davanti a Notre Dame e lei era rimasta sconvolta dall’imponente bellezza della cattedrale, erano entrati in un silenzio reverenziale nella cupa frescura del suo interno interrotta solo dai meravigliosi arcobaleni prodotti dal rosone di vetri colorati sul pavimento in pietra. David con un ghignetto tirò la ragazza all’ombra di una colonna e la baciò sulle labbra. I gargoyle sembrarono contrarre i già mostruosi volti in smorfie mentre si baciavano con passione sotto il loro sguardo severo. Cora sollevò un po' la testa e occhieggiandoli sussurrò con ironica preoccupazione:

"Ci stanno giudicando secondo te?"
"Sono solo invidiosi!"

Aveva risposto David ridendo, gli occhi che brillavano d'amore. Lei sarebbe rimasta una giornata intera ad ammirare ogni vetrata, ogni colonna decorata, ogni bassorilievo, ma David voleva farle vedere altre cose così erano usciti e avevano passeggiato ancora perdendosi lungo le strade del quartiere latino. Lei era rimasta deliziata dai pittoreschi negozietti di dischi e fumetti e libri e chincaglierie, mentre David che era già stato in città diverse volte le indicava le cose più interessanti. Al mercato si erano fermati a un chiosco che vendeva ostriche da asporto e si erano divisi una bottiglia di birra fredda. Lei non riusciva a smettere di guardare le belle labbra di David mentre ingoiava le ostriche e arrossì nel ricordare cosa David fosse capace di fare con quella bocca. Lui l’aveva colta mentre lo fissava e aveva imbronciato le labbra con sguardo interrogativo:

“Non ti piacciono?”

Le aveva chiesto indicando la sua coppetta di ostriche intatta e Cora si era riscossa con una risatina. David aveva allungato le labbra in una piccola smorfia compiaciuta e aveva baciato la ragazza sul capo, annusando il dolce profumo dei suoi capelli.
La sera erano tornati in camera esausti. Cora aveva subito buttato via le scarpe e si era sdraiata a stella sul letto. David le iniziò a massaggiare i piedi stanchi con le sue dita talentuose in molte maniere. Le aveva baciato con dolcezza il dorso e la caviglia di entrambi guardandola con gli occhi scintillanti e si era arrampicato sul letto accanto a lei. Aveva cercato le labbra di Cora e si erano allacciati in un dolce bacio. David si era sfilato la maglietta e aveva rovesciato Cora sulla schiena.
Il giorno successivo David voleva farle scoprire la Parigi un po’ meno convenzionale. Si svegliarono all’alba, con il cinguettio degli uccellini nelle orecchie e una luce indaco e dorata che bagnava il letto e fecero l’amore con lentezza e dolcezza. Ora i ragazzi si stavano inerpicando per una scalinata strettissima e ripidissima proprio vicino alla fermata Porte de Bagnolet della metro. David non voleva rivelare a Cora dove fossero diretti nonostante le domande insistenti della ragazza.

“Vedrai.”

Disse solo sibillino con un’espressione ermetica in volto all’ennesima rimostranza. Quando finalmente arrivarono in cima alla scalinata si ritrovarono ina una stretta viuzza acciottolata. Delle basse villette di pietra marrone ricoperte di lillà e edera costeggiavano la strada. Cora mosse qualche passo meravigliata e guardandosi intorno chiese:

“Siamo ancora a Parigi?”

Il volto di David era soffuso di compiaciuta gioia, raggiante che la sorpresa gli fosse riuscita. Annuì e rispose:

“La chiamano la campagna di Parigi. E’ strabiliante, vero?”

Lei aveva annuito: era davvero incredibile. Per un po’ passeggiarono lungo le stradine del quartiere, ammirando i balconcini in fiore e i lampioni vecchio stile. Mangiarono in un ristorante che vendeva solo crepes salate e dolci e Cora era deliziata, come sempre, nell’ascoltare la dolce voce di David colloquiare in francese con il cameriere.
Nel pomeriggio lasciarono quella parte della città e si arrampicarono lungo la collina di Montmartre.

“Non credevo che Parigi avesse tante salite!”

Si lamentò Cora arrancando lungo le scale. David le prese la mano e la cinse per il fianco per aiutarla a salire gli ultimi gradini:

“Mi dispiace cherie, mi sa che ti sto facendo stancare troppo.”
“Oh no: non badare alle mie lamentele! Sono felice di stare con te e dopo, quando torneremo in camera, ti sdebiterai facendomi un altro dei tuoi magnifici massaggi ai piedi.”

Sorrise e lui le baciò la mano rispondendo:

“Sarò più che felice di sdebitarmi massaggiando tutto il tuo stupendo corpicino.”

Le fece l’occhiolino. La piazza non era ampia come Cora aveva sempre immaginato, era circondata da locali e bistrot in uno dei quali si fermarono per un po’ a riposare sorbendo cafè au lait e dolci. A Cora piaceva imboccare David con il suo pain au chocolat e lui ricambiava sorridendo. I ragazzi trascorsero un po’ di tempo semplicemente così: ridevano e si prendevano le mani e si baciavano con il sole che brillava sui capelli, innamorati e ignari di tutto ciò che li circondava. Dopo un po’ David volle sorprendere Cora di nuovo:

“Lo sai che Montmatre ha ancora dei mulini e anche una vigna?”

Lei sgranò gli occhi e rispose entusiasta:

“Voglio vederli!”

Quella città davvero non finiva di stupirla. Ed era vero: dopo aver camminato per le stradine lastricate si erano affacciati su una vigna ancora verde data la stagione. E mentre si dirigevano verso Place du Tertre erano passati accanto a uno dei mulini ancora funzionante, ormai trasformato in ristorante. Cora si era soffermata per un momento a osservare con meraviglia le pale girare e tenne stretta la mano di David. Lui a sua volta guardava il suo viso emozionato con compiacimento, quasi fossero merito suo tutte quelle meraviglie e le chiese se dopo volesse cenare lì. La Place du Tertre pulullava di artisti che dipingevano il paesaggio o facevano ritratti ai turisti di passaggio. Cora rimase affascinata in particolare dai ritratti di un’artista dai lunghi capelli bianchi raccolti in una spessa treccia e si era fermata ad osservare. David le aveva preso per mano e si era voltato verso di lei chiamandola per nome:

“Ti piacciono? Vuoi fartene fare uno?”
“Mmmh, piuttosto saresti tu a meritare un ritratto!”

Esclamò invece lei rivolgendosi alla donna, mentre David arrossiva delicatamente. La pittrice sorrise:

“Visto che ti chiami come me bella signorina, ti regalerò un ritratto e disegnerò anche il tuo bel ragazzo.”

David non sapeva più dove guardare per l’imbarazzo, mentre Cora ridacchiava. Sarebbe stata la prima, così sedette di buon grado mentre la donna disegnava sul suo album. Lei e David iniziarono a chiacchierare fitto fitto in francese e anche se Cora non riusciva a capire tutto non le importava perché le piaceva così tanto ascoltare la voce morbida di David. Dopo qualche minuto la pittrice le consegnò il ritratto e Cora lo guardò con occhi emozionati.

“E’ bellissimo, grazie mille!”
“E’ merito della modella.”

Aggiunse David stringendola a sé per il fianco.

“Ora tocca a te!”

Gli ingiunse Cora spingendolo a sedere davanti all’artista che fece un sorriso indulgente verso i ragazzi, così giovani e così spensierati. Mentre lei lavorava Cora poteva osservare a tutto agio il magnifico profilo del suo ragazzo: il naso scendeva dritto sulle labbra carnose e le ciglia ombreggiavano delicatamente i suoi occhi celesti, la brezza leggera smuoveva delicatamente le frange della sua giacca e le ciocche biondo scuro che si abboccolavano sulle sue ampie spalle. Era magnifico da guardare oltre che da stare ad ascoltare e Cora aveva il cuore pieno d’amore per lui. Era pomeriggio inoltrato quando, con i ritratti arrotolati sotto braccio, la coppia compiva l'ultima arrampicata della giornata, inerpicandosi fino alla chiesa del Sacre Coeur. Il cielo si era fatto violetto con qualche sprazzo di arancione mentre il sole moriva all’orizzonte. Cora si appoggiò a uno dei parapetti del belvedere ad ammirare il paesaggio. David le si era avvicinato la teneva abbracciata. Una folata di vento gelido la fece rabbrividire tra le sue braccia.

"Tutto bene?"
"Si…solo che ho freddo."

David osservò con indulgenza il magliettina leggera indossata da Cora, le aveva consigliato di portarsi una giacca, ma lei non gli aveva dato retta:

"Ecco, tieni la mia giacca."

Si sfilò il suo giubbetto scamosciato e glielo drappeggiò sulle spalle rotonde. Cora si rannicchiò dentro la giacca inalando l'odore di David. Per un momento rimasero in silenzio ad osservare Parigi bagnata dalla luce del sole agonizzante:

“Il tramonto sui tetti di Parigi è davvero una vista magnifica!”
“Si e sai qual è una visione ancora migliore? Tu che guardi i tetti di Parigi al tramonto.”

Le disse David dolcemente mentre le scostava una ciocca di capelli dal viso. Cora sentì le guance farsi tutte calde e le labbra tremare non sapeva se per un sorriso o per la commozione. Lo amava con tutto il cuore e si annidò nel suo abbraccio mentre lui le baciava le labbra con tenerezza.


Angolo autrice:
Avevo bisogno di un po’ di romanticume con David. Cora è un OC che è già comparsa nella mia fic Short and Sweet di cui questa è un piccolo prequel volendo.
   
 
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