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Autore: NeverThink    06/09/2009    4 recensioni
Un tuo bacio. Non desidero nulla oramai. Le mie labbra agognano le tue e so che non dovrebbero. Mi lambiscono piano le fiamme, nell’attesa. Mi trascinano piano il centro esatto della terra, e le sento, le fiamme. Le sento bruciarmi quel muscolo non più grande del mio pugno, divorarmi ogni volta che i tuoi occhi ignorano i miei, ogni volta che la tua voce non parla per me.
E maledico, e benedico, quel fatidico giorno, quella festa in cui per la prima volta il tuo viso si rivelò al mio. Il trucco nero che colava dalle tue palpebre, imbrattava le tue gote rosee sulla pelle diafana. I capelli castani aderivano alle tua fronte sudata, le tue labbra erano pallide e screpolate. Gli occhi arrossati e lucidi.
Sì, io ti amo. Ti amo come non ho mai amato nessuno. Ti amo in maniera irrazionale ed illimitata.
Ti amo, e so che non dovrei.
"Promettimi che tornerai."
"Sempre. Per te ci sarò sempre, Meg."
Genere: Romantico, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio, Robert Pattinson
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Da quanto ti conosco?
Per quanto i tuoi capelli sono stati sparsi sul mio cuscino?
Per quanto mi sono svegliato con il tuo odoro nei polmoni?
Per quanto mi sono svegliato con il tuo corpo nudo accanto al mio?
Quante notti sono passate?
Per quante mattine hai respirato profondamente fra le mie braccia? Baciato le mie labbra al tuo risveglio?
Sei mesi? Sì, Megan, sei mesi.
Un tuo bacio. Non desidero nulla oramai. Le mie labbra agognano le  tue e so che non dovrebbero. Mi lambiscono piano le fiamme, nell’attesa. Mi trascinano piano il centro esatto della terra, e le sento, le fiamme. Le sento bruciarmi quel muscolo non più grande del mio pugno, divorarmi ogni volta che i tuoi occhi ignorano i miei, ogni volta che la tua voce non parla per me.
E maledico, e benedico, quel fatidico giorno, quella festa in cui per la prima volta il tuo viso si rivelò al mio. Il trucco nero che colava dalle tue palpebre, imbrattava le tue gote rosee sulla pelle diafana. I capelli castani aderivano alle tua fronte sudata, le tue labbra erano pallide e screpolate. Gli occhi arrossati e lucidi.
Piano l’alcool ti divorava dentro, trascinandoti in un baratro, profondo quando il punto più basso dell’oceano.
Da quanto avevi smesso di combattere? Un anno?
Dipendente da una stupida bottiglia, da quel liquido caldo… che bruciava i tuoi organi, nemmeno fosse fuoco. Quello stesso fuoco che ora divora me, piano, con lentezza straziante.  No, non può essere.
Mi avevi baciato. Famelica avevi gettato le tue braccia al mio collo, baciandomi con violenza le labbra, stringendomi a te, desiderando ciò che tutti erano disposti a darti.
Da allora il tuo corpo ogni notte giaceva nel mio letto, stanco, stremato, ansante. Accaldato. Sudato. Esile. Quasi fossi fatta di cristallo.
Sento la delicatezza delle tue ossa sotto le mie mani. La tua pelle carta sottile e trasparente, bianca come latte, come la neve che a dicembre bianca le alte vette delle montagne.
Da quando non mangi, Megan? Da quanto il tuo corpo non assume ciò che vorrebbe?
Da quando lui ti ha lasciata? Da quando il tuo corpo rifiuta del cibo?
Ed il tuo peso cala… e il tuo viso diventa sempre più scarno… e rifiuti qualsiasi tipo di nutrimento.
Ed io, ogni notte, con dolcezza, con passione ti consolo. Mentre dentro muoio, divorato da fiamme invisibili.
Ma perché, ora lo faccio?
Perché ti lascio soffocare il mio cuore?

“Grazie, Robert.”, dice con voce rauca, stanca. Il suo viso sembra cera.
Un angolo della mia bocca si solleva verso l’altro. Non posso controllarlo.
“Di cosa?”, le chiedo con il cuore che si stringe in una morsa.
“Di tutto. Dopo ciò che c’è stato… insomma… non credevo che… potessi far tanto per la donna che… occupava solo il tuo letto.”, e sotto la sottile pelle, il sangue fluisce sulle gote, tingendole appena di rosa. Un po’ di colore sul viso stanco di Megan. La voce sottile. Fa fatica anche a parlare, oramai.
“Ti sei preso cura di me, quando nessuno voleva farlo.”, l’intensità del suo sguardo mi colpisce, come una secchiata di aghi ghiacciati. Mi trascina via. Mi demolisce, mi attira ancor di più a lei.
E poi arriva, l’immancabile consapevolezza che ciò che mi ha spinto di portarla lì, di combattere con lei quei mali che da dentro la rodevano… è l’amore.
Ogni fibra del mio essere ora mi attira verso lei.
Sì, io ti amo. Ti amo come non ho mai amato nessuno. Ti amo in maniere irrazionale ed illimitata.
Ti amo anche se  non amitse stessa.
Ti amo perché sei… sei tu. Senza perché, senza ma, senza se.
Amo il tuo modo con cui ti passa la mano fra i capelli.
Amo il modo con cui chiami il nome.
Amo il modo in cui mi guardi.
Amo il modo con cui mi baci.
Amo i tuoi occhi, il tuo carattere fragile, la tua dolcezza, la tua tenerezza.
Amo il suo essere semplice, orgogliosa, divertente, simpatica.
Amo quella poca solarità che in alcuni momenti ti invade l’amina.
Ti amo, e so che non dovrei.

Mi accarezza il viso e il suo tocco è quasi irreale, troppo leggere per essere reale.
Chiudo gli occhi e cerco di ignorare il gonfiore in gola. Le lacrime che pungono sotto le palpebre.
Deglutisco, rumorosamente, un attimo dopo il mio cuore accelera i suoi battiti.
Le sue labbra si posano sulle mie, umide e fredde. Ma comunque morbide, esattamente come le ricordavo.
“Perdonami.”, sussurra su di esse.
“Un bacio può rovinare un’esistenza.”, apro gli occhi e mi guarda confusa. La sua mano ancora poggiata sulla mia guancia. “Un bacio un baciò può rovinare un’esistenza.”, ripeto guardandola negli occhi. “E’ cominciato tutto da un capriccio… era solo sesso. Se ti guardo, se ti fisso, tremo… perché ti amo. E scusa se ti amo, Meg. Ma l’amore ci rende imprevedibili, irrazionali… e ci fare sempre cose pazze, non credi?”, sussurrò sorridendo appena. La sua mano scivola lenta dalla mia guancia, e quando il contatto con essa termina, il cuore mi si stringe in una morsa.
“Sei qui.”, mormora con occhi sbarrati. Il vento le accarezza i capelli castani, sfibrati, privi della loro lucentezza.
“Lo so.”,chino lo sguardo.
“E sai qual è la cosa più strana, Robert? Ti amo anch’io.”
“Cosa?”, la mia voce trema, incredula, gonfia di emozione.
“Ti amo, Robert. Ti amo, ti amo, ti amo. Ti amo.”. E lo sento, sento il calore invadermi il corpo, fremere quando una sua mano sfiora la mia.
“Signorina, è ora.”, dice qualcuno alle nostre spalle, uscendo dal’ingresso del grande edificio grigio.
Megan si volta, “Arrivo.”, sussurra.
Ma quando si gira ancora verso me, le mie labbra sono subito sulle sue. Le bacio e posso sentire il sapore delle sue lacrime. La bacio le palpebre, asciugando quelle piccole perle trasparenti.
“Promettimi che tornerai.”, mormora mentre le bacio la fronte e la stringo al mio petto la sue esili spalle.
“Sempre. Per te ci sarò sempre, Meg.”
Un bacio, il mio, che è una promessa.
Io ci sono, Meg.
“Ti amo.”
“Più di ogni cosa, piccola pazzoide.”

 

 

*

Eccomi gente, con una cosetta scritta all’una e mezza di notte.
Allora, da domani potrò ricominciar a postare e scrivere! Finalmente! Domani mattino ho il test di inglese e poi… LIBERAAAA!
L’idea è arrivata mentre ero al supermercato e alla radio davano imbranato di Tiziano Ferro… non fate domande.

Ci  tengo a dedicare questa piccola fic a quattro persone a me care:
A Dod, che mi manca immensamente.
A Juls, che è al mare a divertirsi.
A Patt, angosciata per lo stage.
E soprattutto alla dolce e piccola Kia, sempre pronta ad aiutarmi.

   
 
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