Da quanto ti conosco?
Per quanto i tuoi capelli sono stati sparsi sul mio cuscino?
Per quanto mi sono svegliato con il tuo odoro nei polmoni?
Per quanto mi sono svegliato con il tuo corpo nudo accanto al mio?
Quante notti sono passate?
Per quante mattine hai respirato profondamente fra le mie braccia?
Baciato le
mie labbra al tuo risveglio?
Sei mesi? Sì, Megan, sei mesi.
Un tuo bacio. Non desidero nulla oramai. Le mie labbra agognano le tue e so che non
dovrebbero. Mi lambiscono
piano le fiamme, nell’attesa. Mi trascinano piano il centro
esatto della terra,
e le sento, le fiamme. Le sento bruciarmi quel muscolo non
più grande del mio
pugno, divorarmi ogni volta che i tuoi occhi ignorano i miei, ogni
volta che la
tua voce non parla per me.
E maledico, e benedico, quel fatidico giorno, quella festa in cui per
la prima
volta il tuo viso si rivelò al mio. Il trucco nero che
colava dalle tue
palpebre, imbrattava le tue gote rosee sulla pelle diafana. I capelli
castani
aderivano alle tua fronte sudata, le tue labbra erano pallide e
screpolate. Gli
occhi arrossati e lucidi.
Piano l’alcool ti divorava dentro, trascinandoti in un
baratro, profondo quando
il punto più basso dell’oceano.
Da quanto avevi smesso di combattere? Un anno?
Dipendente da una stupida bottiglia, da quel liquido caldo…
che bruciava i tuoi
organi, nemmeno fosse fuoco. Quello stesso fuoco che ora divora me,
piano, con
lentezza straziante. No,
non può essere.
Mi avevi baciato. Famelica avevi gettato le tue braccia al mio collo,
baciandomi con violenza le labbra, stringendomi a te, desiderando
ciò che tutti
erano disposti a darti.
Da allora il tuo corpo ogni notte giaceva nel mio letto, stanco,
stremato,
ansante. Accaldato. Sudato. Esile. Quasi fossi fatta di cristallo.
Sento la delicatezza delle tue ossa sotto le mie mani. La tua pelle
carta
sottile e trasparente, bianca come latte, come la neve che a dicembre
bianca le
alte vette delle montagne.
Da quando non mangi, Megan? Da quanto il tuo corpo non assume
ciò che vorrebbe?
Da quando lui ti ha lasciata? Da quando il tuo corpo rifiuta del cibo?
Ed il tuo peso cala… e il tuo viso diventa sempre
più scarno… e rifiuti qualsiasi
tipo di nutrimento.
Ed io, ogni notte, con dolcezza, con passione ti consolo. Mentre dentro
muoio,
divorato da fiamme invisibili.
Ma perché, ora lo faccio?
Perché ti lascio soffocare il mio cuore?
“Grazie,
Robert.”, dice con voce rauca, stanca. Il suo viso sembra
cera.
Un angolo della mia
bocca si solleva verso l’altro. Non posso controllarlo.
“Di
cosa?”, le chiedo con il cuore che si stringe in una morsa.
“Di tutto.
Dopo ciò che c’è stato…
insomma… non credevo che… potessi far tanto
per la donna che… occupava solo il
tuo letto.”, e sotto la sottile pelle, il sangue fluisce
sulle gote, tingendole
appena di rosa. Un po’ di colore sul viso stanco di Megan. La
voce sottile. Fa
fatica anche a parlare, oramai.
“Ti sei
preso cura di me, quando nessuno voleva farlo.”,
l’intensità del suo
sguardo mi colpisce, come una secchiata di aghi ghiacciati. Mi trascina
via. Mi
demolisce, mi attira ancor di più a lei.
E poi arriva,
l’immancabile consapevolezza che ciò che mi ha
spinto di portarla
lì, di combattere con lei quei mali che da dentro la
rodevano… è l’amore.
Ogni fibra del mio
essere ora mi attira verso lei.
Sì, io ti amo.
Ti amo come non ho mai
amato nessuno. Ti amo in maniere irrazionale ed illimitata.
Ti amo anche se non
amitse stessa.
Ti amo perché sei… sei tu. Senza
perché, senza ma, senza se.
Amo il tuo modo con cui ti passa la mano fra i capelli.
Amo il modo con cui chiami il nome.
Amo il modo in cui mi guardi.
Amo il modo con cui mi baci.
Amo i tuoi occhi, il tuo carattere fragile, la tua dolcezza, la tua
tenerezza.
Amo il suo essere semplice, orgogliosa, divertente, simpatica.
Amo quella poca solarità che in alcuni momenti ti invade
l’amina.
Ti amo, e so che non dovrei.
Mi accarezza il viso e
il suo tocco è quasi irreale, troppo leggere per essere
reale.
Chiudo gli occhi e
cerco di ignorare il gonfiore in gola. Le lacrime che
pungono sotto le palpebre.
Deglutisco,
rumorosamente, un attimo dopo il mio cuore accelera i suoi battiti.
Le sue labbra si
posano sulle mie, umide e fredde. Ma comunque morbide,
esattamente come le ricordavo.
“Perdonami.”,
sussurra su di esse.
“Un bacio
può rovinare un’esistenza.”, apro gli
occhi e mi guarda confusa. La
sua mano ancora poggiata sulla mia guancia. “Un bacio un
baciò può rovinare
un’esistenza.”, ripeto guardandola negli occhi.
“E’ cominciato tutto da un
capriccio… era solo sesso. Se ti guardo, se ti fisso,
tremo… perché ti amo. E
scusa se ti amo, Meg. Ma l’amore ci rende imprevedibili,
irrazionali… e ci fare
sempre cose pazze, non credi?”, sussurrò
sorridendo appena. La sua mano scivola
lenta dalla mia guancia, e quando il contatto con essa termina, il
cuore mi si
stringe in una morsa.
“Sei
qui.”, mormora con occhi sbarrati. Il vento le accarezza i
capelli
castani, sfibrati, privi della loro lucentezza.
“Lo
so.”,chino lo sguardo.
“E sai qual
è la cosa più strana, Robert? Ti amo
anch’io.”
“Cosa?”,
la mia voce trema, incredula, gonfia di emozione.
“Ti amo,
Robert. Ti amo, ti amo, ti amo. Ti amo.”. E lo sento, sento
il calore
invadermi il corpo, fremere quando una sua mano sfiora la mia.
“Signorina,
è ora.”, dice qualcuno alle nostre spalle, uscendo
dal’ingresso del
grande edificio grigio.
Megan si volta,
“Arrivo.”, sussurra.
Ma quando si gira
ancora verso me, le mie labbra sono subito sulle sue. Le
bacio e posso sentire il sapore delle sue lacrime. La bacio le
palpebre,
asciugando quelle piccole perle trasparenti.
“Promettimi
che tornerai.”, mormora mentre le bacio la fronte e la
stringo al
mio petto la sue esili spalle.
“Sempre. Per
te ci sarò sempre, Meg.”
Un bacio, il mio, che
è una promessa.
Io ci sono, Meg.
“Ti
amo.”
“Più
di ogni cosa, piccola pazzoide.”
*
Eccomi gente,
con una cosetta scritta all’una e mezza di
notte.
Allora, da domani potrò ricominciar a postare e scrivere!
Finalmente! Domani
mattino ho il test di inglese e poi… LIBERAAAA!
L’idea è arrivata mentre ero al supermercato e
alla radio davano imbranato di
Tiziano Ferro… non fate domande.
Ci tengo a
dedicare questa piccola fic a quattro persone a me care:
A Dod, che mi manca
immensamente.
A Juls, che
è al mare a divertirsi.
A Patt, angosciata per
lo stage.
E soprattutto alla
dolce e piccola Kia, sempre pronta ad aiutarmi.