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Autore: Sunako e Sehara    06/09/2009    3 recensioni
Il granducaduca Itachi Uchiha, dopo la conoscenza di una persona misteriosa ed introversa, decide di appuntare su un diario gli avvenimenti che questi sta apportando nella sua vita. Tuttavia, esso non sa che il suo uomo è una persona assai pericolosa, e che lo porterà a perdere la sua umanità...
E' una Itachi, Madara, Deidara...lo scrivo qui perchè Madara non è presente tra i personaggi^^
[Questa fiction si è classificata prima parimerito al contest "I diari della famiglia Dracula" indetto da xXLady_NeneXx e vincitrice del premio speciale "Miglior interpretazione della traccia"]
[Sehara]
Genere: Drammatico, Horror, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Itachi
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
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Rieccomi con una nuova fiction, questa volta una AU.
In genere le AU non sono il mio genere, anzi tutto il contrario xD. Ma questa fiction l'ho scritta per partecipare ad un contest: I diari della famiglia Dracula indetto da xXLady_NeneXx, dove (incredibilmente, non lo avrei mai detto xD) è arrivata primaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa (pari merito con un’altra partecipante^^).
Cosa dire, è stata un’ammazzata scriverla dato il linguaggio che ho usato e perchè doveva essere sottoforma di diario ma ne è valsa la pena^^
Pensavo di aver combinato un vero disastro e di essere andata fuori tema, ed invece no **
Ho preso il premio speciale di attinenza alla traccia XD
Incredibile><
Troppo felice!!!!
Voglio dedicare questa fiction alla mia gemellina, che mi ha sostenuta e convinta a mandarla quando mi ero impanicata xD Grazie =******
E’ stato il primo contest a cui partecipavo, ancora non ci credo ><
Fonte di ispirazione, a parte i vampiri xD, le immagini di Lily e ringrazio la giudice che è stata gentilissima poichè, avendoglielo scritto, mi ha fatto il banner di partecipazione con un suo disegno!!!
Ringrazio e faccio i complimenti anche alle altre partecipanti, ed in particolar modo araya94 che è arrivata prima parimerito con la sottoscritta^^



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1^ Classificata (a pari merito): Hiko_chan con “Inganno e perdizione”

Grammatica e sintassi (10/10 punti).
Attinenza al tema (10/10 punti).
Stile di scrittura (10/10 punti).
IC dei personaggi (10/10 punti).
Giudizio personale (5/5 punti).
Per un totale di 45 punti.


Cavolo. Questa storia mi ha davvero colpita.
E’ semplicemente perfetta sotto tutti i punti di vista, e rispecchia appieno il contest.
Tanto per la cronaca… sei riuscita a farmi piacere una Madara/Itachi, ciò equivale a riuscire una missione impossibile XD.
I personaggi sono assolutamente IC, specie se paragonati a quel periodo storico; lo stile di scrittura, sempre seguendo il periodo storico, è quello che più mi ha impressionata: così verosimile da mettere i brividi.
Complimenti vivissimi^^.
Ps: Per il banner ho usato proprio una immagine di Lily XD.



Basta, vi lascio alla fiction, spero vi piaccia, fatemi sapere =)



I
Primo mese

7 Ottobre 1752 Londra

Non è mai stata mia abitudine tenere un diario su cui annotare quanto avviene nella mia vita, ma ciò che mi sta accadendo, dopo aver conosciuto una certa persona, mi ha lasciato talmente sconcertato che non posso esimermi dal farlo, se voglio arrivare a comprendere alcuni silenzi ed alcuni miei atteggiamenti.
Io, Itachi Uchiha, primogenito di due maschi concepiti dall’unione del granduca Fugaku Uchiha e della contessa Mikoto Uchiha, designato a soli tredici anni guardia personale del regnante Hiruzen Sarutobi III grazie alla mia destrezza con la spada, la mia conoscenza delle lingue, la cultura e l’elevato intelletto, oggi, per la prima volta da quando mi è stato assegnato tale compito dal mio nobile padre, capitano delle guardie reali, con una scusa mi sono allontanato dalla reggia di sua maestà per incontrarmi furtivamente con colui che, da due mesi a questa parte, colma con la saggezza le mie giornate. O per meglio dire, le mie serate.
Sapienza, conoscenza, intelligenza, eloquenza, passione… eppure Lord Madara, codesto il suo nome, non è solamente questo. Lui è anche domande, risposte, silenzi e mistero.
Di bell’aspetto ed elegante, mi ha tratto a sé facendomi capire, in una muta promessa, che poteva donarmi quanto ad altri non è concesso: un’immensa e sconfinata erudizione.
Lui è a conoscenza che la mia vita, satura di balli di corte, delle nobildonne che li frequentano e dei compiti assegnatimi, oramai mi va stretta. È a conoscenza del fatto che ho bisogno di qualcuno che mi insegni tutto ciò che ancora mi è ignoto, che mi ascolti e si confronti con me. Ne è a conoscenza ora che ha avuto modo di frequentarmi ma, per qualche ragione a me ignota, ne sono certo, ne era consapevole anche la prima volta che mi ha veduto pattugliare le buie e desolate vie della deserta Londra antelucana.
Facevo una delle solite ronde notturne istituite anni addietro dalla mia casata, stanziata a corpo di polizia dopo che la nostra città era stata invasa dal crimine, quando, riportando l’attenzione poco prima distolta per guardare in un vicolo alla strada, me lo ritrovai dinanzi che mi fissava intensamente negli occhi. Ancora oggi non mi capacito di come abbia potuto prendermi alla sprovvista, sembrava comparso dal nulla.
Ma non è stato quello ad attirare la mia attenzione, bensì il suo aspetto.
Alto, snello, pelle chiarissima sulla quale si rifletteva luminosa la flebile fiammella all’interno della lucerna al di sopra delle nostre teste, abiti scuri, nessun pizzo che faceva capolino da sotto la giacca all’altezza del petto, né cappello o bastone, come si addice ad un gentiluomo quale sembrava. Come adornamento solo un mantello nero, dei bellissimi e lucenti capelli corvini che ricadevano ribelli sulle spalle al posto di quelle odiosissime parrucche che ogni tanto mi obbligano a portare, e una sorta di frangia che copriva la parte sinistra del viso.
La prima cosa che fece fu eseguire un riverente inchino, la seconda fu guardarmi con aria beffarda ed informarmi che il rosso non è un colore che mi dona.
Dell’ironia che generalmente avrei punito, nessuno può permettersi di mancarmi di rispetto. Nonostante la mia giovane età faccio parte del corpo delle guardie reali e non tollero insubordinazioni o villanie di alcun tipo, ma con lui fu diverso, i suoi occhi, il modo in cui lo disse…
Il modo in cui lo disse, perché lo ho scritto? Ora che mi soffermo a pensarci, non posso fare a meno di notare che non sono neanche in grado di rievocare alla mente il modo esatto in cui enunciò tali parole. Ricordo unicamente di aver fissato i suoi occhi neri come il cielo che si ergeva sopra di noi, privo di stelle a causa dell’assenza della luna - neri esattamente come i miei - e di averci letto qualcosa di speciale poiché lo degnai di una risposta.
Gli risposi, ma cosa? Neanche questo ricordo.
Era la prima volta che lo incontravo eppure, inspiegabilmente data l’ora tarda, il mio carattere piuttosto introverso ed il fatto che mi trovavo in quel posto per svolgere un compito, rimasi a conversare e lo feci per ben due ore, anche se a me sembrarono pochi minuti. Questo lo rammento bene, come rammento il leggero stupore che riuscii a strappargli quando affermai di avere quindici anni.
Parlò quasi unicamente lui; io ascoltai, affascinato, la sua voce.
Ma questo capita tuttora. Anche oggi sono stato seduto sul divano della sua abitazione a prestargli la mia totale attenzione. È una persona estremamente colta e, come promesso, può darmi tutto ciò a cui aspiro. Con lui posso dialogare di tutto senza temere alcun giudizio, rimprovero ingiustificato o ritorsione. Mi è concesso aprire la mente, e questo mi lascia libero di mostrarmi più umano, diverso da come sono normalmente. Distaccato, posato, indifferente e accondiscendete con chi detiene il potere.
Ha viaggiato, ciò che a me non è concesso di fare. I suoi occhi hanno veduto la Scozia, Parigi, Roma e persino il lontano Oriente...
Ogni qual volta che mi dirigo presso la sua dimora, si premura di prestarmi un libro affinché io lo legga, per poterne poi discutere assieme una volta terminato. Mi parla in altre lingue, delle usanze e delle religioni di mondi a me ignoti.
Il suo studio è colmo di albi di ogni genere. Ricordo che la prima volta che vi ho messo piede, in un piovoso e scuro pomeriggio di circa tre settimane or sono, rimasi ad osservare i ripiani su cui erano ordinatamente disposti con estrema ammirazione, incurante delle gocce fredde che ancora mi colavano lungo il viso o dei vestiti zuppi a causa del violento temporale. Neanche la mia famiglia ne possiede così tanti e di così svariati generi, dato che molti di essi sono considerati fuorvianti e vengono malvisti.
Mi ha insegnato più lui in due mesi, che i pedagoghi che il granduca mio padre ha pagato profumatamente per me e paga tuttora per istruire il mio diletto fratello, ed io ne sono felice.
La sete di sapere finalmente si sta placando ed io mi sento vivo, forse per la prima volta da quando sono nato. Tuttavia, scrivere queste poche righe, ha fatto sì che io notassi che sono assai rare le volte in cui ho incontrato Lord Madara ad un’ora diurna e, ogni qual volta che ciò è accaduto, c’erano sempre dei violenti temporali. Ma in fondo è grazie ad essi se ho varcato la soglia della sua residenza poiché, tempo addietro, uno di questi mi ha colto proprio mentre ero di ronda dalle sue parti, a qualche miglio di distanza dalla città di Londra. Un posto molto isolato dove, ovviamente, non giunge l’illuminazione.
Inizialmente sono stato tentato di declinare il suo cortese invito poiché ero solo ma, essendo una guardia armata e ben addestrata e lui in una carrozza al riparo dalla pioggia, mi sono lasciato convincere senza troppi convenevoli visto il pietoso stato in cui ero riverso, e sono contento di averlo fatto.
L’abitazione di Lord Madara è grande e piena di stanze in disuso, dalle quali ogni tanto sento provenire qualche sinistro rumore a cui cerco di non badare, per non mettere a disagio il padrone di casa in quanto essa è molto vecchia. Le finestre sono coperte da tende nere e la residenza non mostra particolari sfarzi se non quelli culturali, ma a lui questo non importa; non bada a tali sottigliezze. Personalmente, a dispetto della mia natura solitaria e riservata, non potrei vivere in un luogo tanto isolato. E non potrei farlo nonostante la presenza di quattro cani lupi che pendano dalle mie labbra e capiscano ogni singolo ordine che gli impartisca, come accade a quelli di Lord Madara. Comunque tale luogo, e quanto vi è dentro, si addice in pieno alla sua riservatezza. Inoltre credo che odi il sole a causa della sua carnagione chiara ma, come la casa, anche la città sembra fatta appositamente per lui: a Londra il cielo è spesso velato.
È una persona misteriosa, fuori dagli schemi e questo in qualche modo mi attrae… e lui ne è a conoscenza.
Non conosco molto di Lord Madara e, anche se mi parla di sé raccontandomi dei suoi viaggi, il mio istinto mi suggerisce che mi stia celando qualcosa. Qualcosa di profondo ed importante e sono molte le cose che, oltre ad esso, mi portano a questa conclusione. Il suo modo di porsi nei miei confronti, lo scarso contatto con la gente, l’aspetto giovane e forte di trentenne che contrasta con il suo sguardo vissuto. La sua pelle delle volte estremamente nivea ed altre colorita, come se fosse imbellettata seppure non vi sia traccia di trucco, a seconda di quando lo incontro. Il fatto che si avvicini, ma al contempo mi tenga a distanza.
Alle volte sembra che debba svanire da un momento all’altro, ed in altre ho l’impressione che mi sia sempre accanto anche quando non c’è, che sia onnipresente.
Un maestro, un amico, un confidente… Tutto questo è Lord Madara, un uomo che mi ritrovo quasi a venerare e di cui non conosco neanche il cognome.
Come è possibile?
Sono certo che me lo abbia rivelato… Eppure non lo ricordo.
Il sottoscritto, che non ha mai scordato nulla e capace di risolvere quesiti di elevato livello, ultimamente ha cominciato a non ricordare, a smarrire fatti o parole, e questo ha avuto inizio con la comparsa di Lord Madara, ma è anche per tale motivo che ho deciso di redigere questo diario.
Per capire se a destabilizzarmi è la mancanza di sonno, causata dagli orari bizzarri a cui spesso mi incontro con Lord Madara, dai turni pesanti a cui il granduca mio padre ultimamente mi sottopone e dalle troppe informazioni che pervengono alla mia mente. Oppure se è lui a confondermi e a sviare i miei discorsi ogni qual volta che cerco di conoscerlo più profondamente.
Dubbi che non riesco ad ignorare dato che molte domande non hanno risposta; ma è tempo di andare. I rintocchi dell'abbazia di Westminster mi avvertono che sono le sei, ed io sento che sto fremendo al pensiero di poterlo incontrare, di potervi discorrere di nuovi e coinvolgenti argomenti.
Persino questo mio entusiasmo è insolito e spiazzante, qualcosa che non è mai avvenuta con nessun altro all’infuori della sua persona, ma avrò tempo di pensarvi nei prossimi giorni. Ora mi sono solo premurato di annotare ogni cosa.
Mi sento uno sciocco.
Basta, è ora di attendere che l’inchiostro si asciughi e di chiudere questo folle diario, Lord Madara mi sta aspettando.

8 Ottobre 1752 Londra.

In base a quanto scritto un giorno or sono, ieri sera ho provato a parlare con Lord Madara del suo passato, di quando aveva la mia età ma, come già è avvenuto in precedenza, il mio tentativo è miseramente fallito.
Non so come sia riuscito a sviare il discorso, eppure dalle domande a cui lo stavo sottoponendo, mi rendo conto quasi come se fosse un interrogatorio, siamo finiti a parlare del drammaturgo William Shakespeare. Delle sue opere teatrali, dei poemi ed i sonetti con cui mi ha deliziato recitandone alcuni versi.
Abbiamo discorso per più di tre ore e, come ogni volta, la sua voce ed il suo sapere sono fluiti in me, affascinandomi e travolgendomi a tal punto che ogni cosa è finita col passare in secondo piano.
Ero talmente assorto che ho persino perso la cognizione del tempo. È stato Lord Madara a farmi notare che era giunta l’ora di fare ritorno alla mia residenza e a far preparare la carrozza.
Ha nuovamente cambiato cocchiere. La settimana scorsa era un ragazzo sulla ventina, quella precedente un uomo sulla sessantina e, questa volta, un fanciullo poco più giovane di me.
Lord Madara sostituisce spesso anche la servitù, cosa strana data la sua riservatezza ma evidentemente, nel suo piccolo e soprattutto prese in basse dosi, ama circondarsi di gente nuova e per lo più di bella presenza dato che tutti i domestici sono di bell’aspetto. O magari scappano per la paura dei fantasmi dati i rumori…
Basta fantasticare su tali sciocchezze, piuttosto, ora che mi soffermo a rifletterci, non ho mai veduto individuo alcuno fare capolino nella sua dimora oltre il personale, anch’esso mutevole. Ma forse questo non dovrebbe stupirmi data la sua stravaganza.
Malgrado ciò devo prendere atto del fatto che, da quando lo ho conosciuto, non vi è giorno che non pensi a lui e leggere queste parole un po’ mi intimidisce, sembra quasi che per me sia un’ossessione. Comunque, al di là di questo, ho ragione e presunzione di credere che il sottoscritto e Lord Madara si somiglino molto. Entrambi chiusi, riservati e alla costante ricerca di qualcosa che vada ben oltre il necessario e l’ordinario.
Ultimamente, poi, stavo notando che vi è una notevole rassomiglianza anche nell’aspetto esteriore.
Identici occhi neri, medesimi capelli corvini, che il qui presente però usa raccogliere in una coda bassa, corporatura snella e longilinea, nonostante la mia non sia definitivamente sviluppata data l’età, e pelle molto chiara, sebbene la sua dia l’impressione di essere di porcellana. Sì, ha tutte le peculiarità della discendenza Uchiha e, devo ammetterlo, ogni tanto mi sono chiesto se non sia uno di noi, arrivando persino ad ipotizzare che sia questo il motivo di tanto mistero, ma ovviamente so che non è possibile. Non esistono altri Uchiha oltre noi e, se esistessero, lo saprei. Ho imparato a memoria tutti i discendenti della nostra dinastia, come ogni membro di elevata casta è tenuto fare, e non vi è nessun Madara tra essi.
Perbacco mi sono spinto a scrivere addirittura delle congetture! Anzi, direi che il problema risiede nel fatto stesso di averle pensate. Il punto, fondamentalmente, è che non sono abituato a prendere le cose come vengono, succede a passare troppo tempo a corte o con i membri della mia casata che vedono intrighi e misteri ovunque. Ma non potrebbe essere diversamente essendoci di mezzo la famiglia reale, un enorme potere politico e molteplici delitti. Inoltre Lord Madara non mi fornisce delle risposte ed io tento di darmele da solo, come ho sempre fatto. E sono gli unici quesiti da me posti che non beneficiano di una delucidazione da parte sua, forse è per questo che mi intestardisco tanto…
Vorrei mettere Lord Madara al corrente di tali pensieri, ma temo che possa deridermi. È incredibile come tenga in considerazione la sua opinione, cosa che generalmente è prerogativa del granduca Fugaku, mio padre. A me interessa solo mantenere l’ordine, per il resto so di essere un gradino al di sopra degli altri e non intendo farne un vanto né ostentarlo, al suo contrario che non perde occasione per lodare ogni mia gesta.
Ma forse, per una volta, l’essere speciale non mi si ritorcerà contro. Se non fossi quel che sono Lord Madara non perderebbe il suo tempo in mia compagnia, ed io non avrei avuto la possibilità di imparare tutto ciò che mi ha insegnato.
Questa notte sono di ronda con il conte Shisui Uchiha, mio cugino e confidente, ma neanche a lui ho menzionato l’esistenza del Lord perchè temo che possa parlarne al granduca, mio padre, e che questo costituisca un problema, in quanto io non conosco altro che il suo nome. In particolar modo ora che in città, oltre ai soliti crimini di cui è satura, sono avvenuti i decessi di diverse meretrici ed alcuni giovani cittadini. Un caso anomalo poiché, in ognuno di essi, la causa del decesso parrebbe essere dissanguamento, sebbene non presentino tagli o ferite visibili, e che ha tutta l’aria di doversi ripetere dato il consistente numero delle vittime.
Un’indagine di cui però non intendo parlare oltre, Londra è colma di criminali, sarà solo l’ennesimo caso e questo scritto riguarda unicamente Lord Madara.
Mi domando se si presenterà in città nel tardo pomeriggio, dato che io non posso recarmi alla sua residenza ed abbiamo un discorso da portare a termine.

9 Ottobre 1752 Londra.

È l’alba ed io sono appena rincasato. Lord Madara non si è recato in città, non che mi aspettassi che si presentasse dato che non ci eravamo dati un appuntamento, anche se dovevamo finire di parlare. Mi è dispiaciuto molto ed ero talmente desideroso di incontrarlo che, un paio di volte, ho avuto la netta impressione che mi stesse chiamando. Tuttavia, quando mi sono volto in direzione del punto in cui mi sembrava di aver udito la sua voce, lui non c’era. Pensandoci però non è la prima volta che mi accade, anche in altre occasioni ho avuto la sensazione di percepire la sua presenza.
Deve avermi stregato, sebbene sia sconsigliato parlare di sortilegi dato che l’ultimo processo di stregoneria svoltosi nella mia madre patria fu nel 1712.
Eppure non vi sono altre teorie per spiegare il motivo per il quale il suo nome ed il suo pensiero affollino costantemente la mia mente solitamente presa da altro, come il dovere che ho nei confronti di sua eccellenza Hiruzen III, lo studio e gli incarichi assegnatemi dal granduca, mio padre.
Oggi non ho molto tempo da dedicare a questo diario: è già tardi, quasi l’alba, e tra cinque ore devo alzarmi. Sua maestà vuole dare un pranzo con ospite sua eminenza, il vescovo Hiashi Hyuga. Io non sono anglicano, non credo in Dio, così come il granduca mio padre, e questo non ci mette in buona luce agli occhi di sua eminenza che ne è a conoscenza, nonostante ogni domenica la mia famiglia si rechi in chiesa. Anche se spesso, io ed il granduca Fugaku, ci esimiamo dal farlo con la scusa degli oneri a cui siamo obbligati.
Le apparenze sono tutto, questo è qualcosa che mi è stato detto sin da bambino, quando iniziai a porre domande scomode a cui ancora nessuno ha saputo dare una risposta.
- Figlio mio diletto, non importa quel che pensi, quello che realmente conta è che tu faccia credere di pensarla come loro. Cerca la tua verità, ma fallo di nascosto. La tua nobile madre ha bisogno che tu sia credente e quindi lo sarai, per essere la guardia personale del monarca c’è bisogno che tu creda e tu lo farai. Sii quello che loro vogliono che tu sia, solo così raggiungerai una posizione.
All’epoca non capii bene il significato delle parole pronunciate dal mio nobile padre, avevo solo sei anni. Lo feci qualche tempo dopo, quando i miei quesiti e la mia sete di sapere misero in seria difficoltà i preti della cattedrale. E questi, visibilmente preoccupati perché una pecorella del loro gregge aveva smarrito la retta via, si lanciarono in lunghe ed elaborate spiegazioni che finivano con lo sviare dal fulcro della questione e che non servirono a fornirmi le risposte a cui auspicavo. Solo promesse e minacce velate e ben mascherate su punizioni divine qualora non fossi stato come gli altri.
Con quella frase il nobile padre mi aveva fatto intendere di smetterla di porre certe domande e di documentarmi per conto mio, dato che ne avevo sia la possibilità che le capacità.
Diverso è Lord Madara: lui mi ascolta, mi spiega, abbracciando tutti i rami a cui la conversazione conduce. Bene, male, sacro e profano si alternano, si intrecciano, si mischiano, mi affascinano.
Risposte, conoscenza, ancora una volta, quando si parla di lui, emergono. Sebbene le risposte non scavino nell’animo della sua persona.
Ma il sole è ormai alto, gli occhi si chiudono, è tempo di dormire…

10 Ottobre 1752 Londra.

Ieri il pranzo è stato duraturo e stancante.
Il fulcro della conversazione la politica, che ha finito con il toccare tematiche piuttosto delicate e complesse, le quali hanno tenuto impegnati il re Hiruzen III e sua eminenza Hiashi Hyuga fino a tardo pomeriggio.
Per mia fortuna, in un momento di pausa, sono riuscito a chiedere il cambio al baronetto Kakashi Hatake, anch’egli una guardia del corpo di sua maestà nonché figlio di uno dei suoi consiglieri di fiducia, il barone Sakumo Hatake. Tornato a casa mi sono cambiato d’abito e quindi mi sono diretto a Rotten Row, luogo in cui generalmente avvengono i miei incontri con Lord Madara.
Sembra un paradosso, data la riservatezza del mio nobile amico, eppure tale strada, che di giorno è una delle più trafficate di Londra, in inverno, dopo il tramonto, si ridimensiona ad una qualsiasi via in cui il traffico si riduce ad una manciata di aristocratici che si affretta a fare ritorno alle carrozze e alle proprie abitazioni in seguito ad una lunga passeggiata presso Hyde Park.
Fortunatamente, essendo una delle principali strade di Londra, come per le sue simili è stata dotata di lampioni ad olio che permettono di percorrerla e sostarvi nonostante la discesa delle tenebre.
Vedendo la carrozza di Lord Madara all’entrata della via tra le poche ancora parcheggiate, compiaciuto per aver appurato la sua presenza, mi sono diretto alla consueta panchina; ovviamente quella più lontana dalla luce per non attirare l’attenzione.
Non mi abituerò mai alla sua scura figura che, immobile ed assorta, scruta apparentemente impassibile gli esigui passanti che gli camminano a pochi metri di distanza.
Ho usato il termine apparentemente perché, ad uno sguardo più accurato ed approfondito quale io sono solito rivolgergli, si capisce che il suo è dedito a studiare il singolo individuo. Di tanto in tanto ho addirittura avuto l’impressione che li osservasse con estrema attenzione, come se fossero qualcosa di estremamente complesso, prezioso e, allo stesso tempo, invitante.
Vederlo tanto assorto però delle volte mi inquieta, specialmente se è il sottoscritto la causa di tale interesse. Uno sguardo che, quando è così intenso e profondo, mi porta a pensare a qualcosa di oscuro o proibito, come i discorsi che ogni tanto ci prestiamo ad intraprendere. Tipo quello sull’immortalità e di un’eventuale esistenza dopo la morte, argomenti impensabili da affrontare con qualcun’altro. Una volta mi domandò se mi sarebbe piaciuto essere immortale, ed io gli risposi che sarebbe stato bello poiché, in tal modo, avrei potuto acquisire tutte le conoscenze del mondo. Risposta che suscitò un sorriso amaro seppure stranamente sardonico, che mi lasciò alquanto sconcertato. Fa spesso di queste espressioni...
Tuttavia, ieri, Lord Madara non era solo. Al suo fianco c’era uno dei suoi fedeli cani lupo che, ammetto, non avrei mai notato se non avesse volto il muso nella mia direzione, facendo sì che nelle sue iridi gialle si riflettesse vivace la fiammella del lampione alle mie spalle. Riconoscendomi è venuto a salutarmi, al contrario del suo padrone che ha atteso il mio arrivo senza muoversi di un millimetro. Non mi è stato possibile vederlo a causa dell’oscurità, ma non mi è difficile immaginare la sua espressione: occhi leggermente assottigliati, labbra socchiuse, spalle poggiate allo schienale, così come un gomito, ed il braccio piegato con una mano a tenergli la testa e le dita lunghe e sottili tra i capelli. Quando sta a quel modo assume le fattezze di una statua di cera, persino il battito delle ciglia o il movimento del petto che inala l’aria sono impercettibili, diventa surreale.
Solo quando gli sono giunto dinanzi si è mosso, mi ha guardato con la sua solita aria beffarda e mi ha salutato, facendomi poi segno di accomodarmi al suo fianco. Mi guarda spesso a quel modo, come se sapesse cosa penso di lui ed il potere che ha su di me e, sicuramente, su chiunque gli parli. Avvicinandomi ulteriormente ho potuto notare che aveva le gote colorite, e quando ciò accade il suo viso, se è mai possibile, diventa ancora più bello. Mi domando come possa accadere che nessuna dama e nessun gentiluomo si sia mai intrattenuto per fare conversazione nonostante il posto che sceglie e la sua singolare persona, ma la risposta è semplice: si sentiranno tutti in soggezione a causa del suo fascino. Persino il sottoscritto delle volte si lascia soggiogare da esso.
Avrei voluto invitarlo ad andare in una locanda, ma la presenza del lupo mi ha fatto intendere che quella sarebbe stata una visita breve. Solo il tempo di scambiare qualche parola.
Del resto, anche se lo avessi invitato, probabilmente a mangiare sarebbe stato soltanto il qui presente.
Lord Madara non si nutre in compagnia, anzi, ora che ci penso non lo ho mai veduto toccare né cibo, né acqua o vino in mia presenza. Ciò mi porta a credere che soffra di una qualche intolleranza, la quale gli impedisce di mangiare diversi alimenti e che lui lo voglia nascondere oppure, più probabilmente, che si senta semplicemente a disagio ad alimentarsi di fronte a qualcuno. Rammento che una volta mi ha persino fatto pranzare da solo a casa sua.
Certo, in quell’occasione fu colpa mia che, essendo dalle sue parti, mi sono preso la libertà di presentarmi senza appuntamento. Tuttavia mi è parsa una reazione esagerata far imbandire un’intera tavola unicamente per il sottoscritto e presentarsi circa un’ora dopo il pasto.
Una stranezza a cui non avevo mai fatto caso ma che, scrivendo, mi accorgo essere davvero irrazionale. Come è irrazionale il fatto che, nonostante il cielo quel giorno fosse limpido, si sia annuvolato ed abbia iniziato a piovere poco prima che facesse la sua comparsa.
Inizio a pensare che non sia stata così malvagia l’idea di cominciare questo diario. Quantomeno ho la possibilità di constatare che le sue stranezze non sono una mia convinzione e, perché no, carpire piccoli indizi che magari si lascia sfuggire sul suo passato.
Tornando a ieri sera, come previsto, siamo stati a tenerci reciproca compagnia molto poco e mi è dispiaciuto. Specialmente perché domani non potremo incontrarci, in quanto sarò impegnato in una riunione indetta dai membri della mia casata per discutere sul caso, di cui ho velatamente accennato qualche pagina or sono, che in questi giorni sta turbando ancora di più la malsana Londra. Un’indagine su cui siamo stati chiamati ad investigare il sottoscritto, mio padre il granduca Fugaku Uchiha, il conte Shisui Uchiha, ed il visconte Obito Uchiha.
Temo che questo incarico mi sottragga tempo prezioso a quello già ristretto che trascorro con Lord Madara, spero che ciò non avvenga .
Ora è meglio che mi affretti se voglio incontrarlo, il sole è tramontato ed io ho tempo solo fino all’ora di cena.

11 Ottobre 1752 Londra.

Ieri sera, dopo una piacevole passeggiata, con Lord Madara mi sono diretto in una locanda che, come tutte quelle scelte dal mio giovane amico, scarseggiava in quanto ad illuminazione ma, fortunatamente, godeva di un vino di ottima qualità.
Poiché ne ho bevuto molto a causa della pesante giornata, non ricordo bene tutti gli argomenti su cui abbiamo conversato. Rammento solo che Lord Madara non mi è sembrato molto entusiasta quando gli ho riferito che mi sarei occupato dell’ennesimo caso che sta ingiuriando Londra.
Credo che sia preoccupato, probabilmente, avendogli spiegato le dinamiche incerte delle morti, rivede in me una possibile vittima.
Tale pensiero però mi fa sorridere. Il sottoscritto è tutto fuorché un fanciullo indifeso, ma questo Lord Madara non può constatarlo dato che non ha mai avuto l’onore di vedermi in azione.
Ai suoi occhi probabilmente non appaio altro che un ragazzo di tenera età, esile, di bell’aspetto e dal carattere mansueto e all’apparenza indifferente, sebbene sia a conoscenza dei molteplici ed ardui incarichi che mi sono stati affidati e che ho diligentemente portato a termine. Sì, credo che gli sia impossibile credere che possa uccidere un criminale a mani nude. Eppure è così, ed è per tale motivo che non temo le buie e maleodoranti strade della notturna Londra, per non contare che, oltre al conte Shisui Uchiha e gli altri membri del comitato poliziesco, posso fare affidamento su una fedele amica: la mia inseparabile spada. Ma a turbarlo, probabilmente, c’è anche la prospettiva di dover interrompere i nostri incontri sino a caso risolto. Però intendo impegnarmi affinché ciò non accada.
Tornato alla mia dimora, il granduca mio padre mi ha domandato dove fossi stato, nonché il motivo del mio stato leggermente alterato, ed io ho mentito dicendo di essere stato con il baronetto Kakashi Hatake. Non lo ho mai fatto tanto quanto in questo periodo, ma vi sono abituato, io sono la spia del re. Un segreto di cui solamente Lord Madara è a conoscenza.
Rivelazione che, ancor oggi, non mi capacito di come sia riuscito ad estorcermi datane la segretezza, eppure lo ha fatto.
Ed il qui presente membro della polizia che non riesce neanche a farsi rivelare il suo cognome… ma non dovrei lamentarmi poiché con lui non ho mai fatto seriamente. Non potrei mai con Lord Madara. Devo escogitare un modo per farlo parlare senza sottoporlo a degli interrogatori come è già erroneamente accaduto, con lui non posso e non intendo essere un poliziotto. Soprattutto non devo lasciare che la curiosità, dettata spesso dal suo atteggiamento riservato, prenda il sopravvento oppure rischierò di allontanarlo.
Si è fatto tardi, temo che dovrò pensarci in seguito, ora la giornata ha inizio e sarà lunga e faticosa…

14 Ottobre 1752 Londra.

Sono già passati quattro giorni dall’ultima volta che ho veduto Lord Madara.
La protezione di sua maestà, le riunioni, le ronde ed il caso che sto seguendo mi tengono impegnato tutto il giorno ed anche parte della sera. Tutto questo mi affatica a tal punto che, quando faccio ritorno alla mia residenza, riesco a malapena a mettere qualcosa nello stomaco prima di lasciarmi cadere addormentato sul letto.
Sento la mancanza di Lord Madara e dei nostri discorsi, sebbene non sia passato molto tempo dall’ultimo incontro. Inoltre mi chiedo se stia bene poiché, in codesto lasso di tempo, non mi è parso di notare la sua persona in città, ma forse è meglio: in questi giorni di scompiglio il crimine è aumentato e non è prudente passeggiare per le vie non illuminate.
Ieri notte sono stati rinvenuti due cadaveri, uno era di un bambino, probabilmente dell’orfanotrofio ad est della città, l’altro di un cocchiere sulla quarantina. Bisogna aspettare l’autopsia per sapere se le morti sono analoghe a quelle del caso assegnatomi, se il decesso è stato causato da un trauma cranico dovuto ad una zuffa, oppure in seguito ad una rapina.
Temo per Lord Madara che risiede in un posto assai isolato, e delle volte ho paura che possa esserci il suo corpo steso a terra in un vicolo o sulle rive del Tamigi. Sono cosciente del fatto che il mio sia un timore irrazionale in quanto egli è perfettamente in grado di badare a se stesso, ma non posso esimermi dal preoccuparmi per un cittadino. Soprattutto se questi è un amico ed ha la malsana abitudine di girare in piena notte quando vi è un assassino a piede libero per la città, a meno che non abbia la certezza che suddetto assassino non sia il mio amico.
Sciocchezze a parte, spero che domani sia una giornata più tranquilla così da potermi recare a Rotten Row.

15 Ottobre 1752 Londra.

Neanche ieri sono riuscito a liberarmi dai miei obblighi ed inoltre stamani, al mio risveglio, la contessa mia madre mi ha recapitato una lettera della mia giovane promessa, Haruka Kuran, figlia del principe Aoki Kuran e della principessa Yukino Sarutobi, figlia di sua maestà Hiruzen III.
In essa mi rimproverava di averla trascurata in questi mesi e mi chiedeva di farle visita al più presto ma, prima di lei, nutro il desiderio incontrollabile di incontrarmi con Lord Madara.
Ogni giorno che passa cresce in me la voglia di udire la sua voce e quella di vedere il suo viso, ed a volte ho quasi l’impressione di stare male fisicamente poiché questo non avviene. Mi rendo conto di trascurare la principessina Haruka, ma non riesco a comportarmi diversamente. Data la sua giovane età, la medesima di mio fratello, ossia un lustro più giovane di me, non abbiamo argomenti su cui conversare. Più che una sposa la considero una sorella, sebbene sia consapevole che tra qualche anno il suo corpo si tramuterà in quello di una donna piena di grazia e fascino, tentazioni che tuttavia non saranno minimamente paragonabili a quelle di Lord Madara.
Ma cosa vado a scrivere… Come mi è venuto in mete di paragonare Lord Madara ad una donna, lui è molto meglio!
Sì, devo aver proprio perduto il senno per scrivere certe cose… la stanchezza inizia a farsi sentire pesantemente, meglio che chiuda prima che intinga la penna nell’inchiostro e stenda altre stranezze.

16 Ottobre 1752 Londra.

Quest’oggi, finalmente, sono riuscito a recarmi da Lord Madara. Lo ho fatto al termine del turno di guardia a sua maestà Hiruzen III, avvenuto nel primo pomeriggio.
Non avevamo alcun appuntamento, ma dileguarmi era il solo modo che avevo per incontrarlo e quell’orario l’unico libero dato che, alle cinque, mi sarei dovuto trovare con il conte mio cugino per discutere ancora del nostro caso.
Ad aprirmi, una volta giunto alla residenza, è stata una nuova cameriera la quale, non sapendo chi fossi, comprensibilmente ha provato a mandarmi via. Ho dovuto insistere molto affinché mi facesse entrare ma, alla fine, le mie abilità persuasive hanno avuto la meglio e la donna mi ha permesso di accomodarmi in salone. A quel punto mi ha offerto del the e mi ha riferito che Lord Madara stava riposando e che avrei dovuto attendere il suo risveglio, ma io ho perseverato affinché lo chiamasse subito. Ero troppo impaziente per poter aspettare. Era come se avessi bisogno di vedere il suo viso, una cosa che non mi è mai successa con nessuno. La poverina era disperata, non voleva disobbedire agli ordini impartiti, ma non sapeva neanche come negarmi qualcosa.
Ammetto di aver abusato del mio titolo, della mia bellezza e della mia parlantina che deve aver fatto assai rumore, tanto da arrivare a destare Lord Madara, il quale ha fatto il suo ingresso assieme ad un fulmine, seguito da un assordante tuono, che ha fatto sobbalzare tanto me quanto la mia giovane interlocutrice. E dire che fino a pochi minuti prima c’era un sole abbagliante, ma Londra è così… si esce con il sole e si rischia di tornare con la pioggia.
Ora che ci penso, in quel momento sembrava quasi che il cielo rispecchiasse in pieno i sentimenti di Lord Madara, infastidito per essere stato disturbato.
Senza curarmene troppo, poiché eccessivamente preso dall’irrefrenabile ed inspiegabile felicità per il solo fatto di essermelo trovato dinanzi, e che va sempre più in contrasto con il mio carattere chiuso e composto, gli sono andato incontro, mentre la cameriera si affrettava ad uscire.
Lord Madara era molto pallido, ma non era la prima volta; già in altre lo avevo trovato in tale stato.
Era evidente che l’avessi svegliato e me ne rammaricai, tuttavia la voglia di vederlo era troppa. Ma, a smorzare la mia gioia, ci ha pensato lui stesso folgorandomi con una domanda fredda, lapidaria e che testualmente cito:
- Cosa ti spinge a farmi visita a quest’ora? Sai bene che nel pomeriggio riposo e non gradisco ospiti.
Lord Madara doveva essere davvero di pessimo umore per rispondermi in quel modo, forse anche il fatto di essermi assentato per diversi giorni ha contribuito a far nascere tale risentimento, ma avevo degli impegni inderogabili.
Tornando a quelle parole, mi hanno fatto sentire davvero strano. Una sensazione che non mi era mai capitata di provare prima di allora e che non riesco neanche a spiegare. Guardare il suo volto perfetto scrutarmi in modo tanto duro, gelido e distaccato, mi ha ferito; e lui deve averlo capito semplicemente osservando il mio viso, da cui era sparito il lieve sorriso che vi era quando, poco prima, avevo varcato la soglia dell’abitazione. Ma è a questo punto che è avvenuta una cosa davvero bizzarra. Nel momento in cui mi sono scusato ed ho fatto per andarmene, Lord Madara mi ha afferrato il braccio per trattenermi e, quando mi sono volto verso di lui, il suo volto era mutato. Non vi era più traccia di quell’espressione fredda, essa aveva lasciato il posto ad una assai più morbida e tranquilla. La diversità e la stranezza consistevano nel fatto che Lord Madara mi era a pochi millimetri di distanza. Non siamo mai stati tanto vicini, nemmeno quando siamo stati seduti l’uno al fianco dell’altro. Penso che abbia addirittura percepito il mio respiro infrangersi sulla sua pelle, anche se io non avvertivo il suo, evidentemente poiché più controllato.
Non è mia abitudine farmi dominare dalle emozioni, anzi è assolutamente il contrario, ma oggi… Fissarlo mi inquietava, eppure mi affascinava al tempo stesso. Non riuscivo a distogliere lo sguardo dai suoi occhi scuri, quasi ipnotici, e dire che rimasi sorpreso quando Lord Madara pose le sue labbra sulle mie è un eufemismo.
Mi ha letteralmente spiazzato e, al contempo, inspiegabilmente deliziato. Il mio cuore ha perso un battito ed io sono restato fermo, immobile, con gli occhi sbarrati, ad imprimermi nella mente la sensazione di puro benessere che quel contatto freddo, eppure soave e vellutato, mi stava donando. È assurdo, lo so bene, noi siamo due uomini, ciononostante il suo fascino mi impediva di respingerlo. Forse, per la prima volta in vita mia, mi sono sentito smarrito e confuso, e il vedere la sua bocca piegarsi leggermente all’insù, in una sorta di ghigno... Ora che ci penso, non ho mai veduto sorridere Lord Madara, solo incurvare le sue sensualissime labbra. Non che io lo faccia molto spesso certo, anzi, praticamente mai, però con lui mi sorge spontaneo.
Ma sto divagando… stavo scrivendo del suo sguardo che mi aveva paralizzato, incantato e scioccato allo stesso tempo mentre lui si gustava tutte le espressioni che tali sentimenti affioravano tramite il mio viso.
- Perdonami, non è stata una buona giornata…
Quella frase ha interrotto l’attimo surreale che si era venuto a creare, ed ero talmente sconvolto che, in quel momento, non ho neanche badato al fatto che Lord Madara mi stesse ponendo delle scuse. Inoltre, a lasciarmi esterrefatto, vi era il suo atteggiamento tranquillo, pacato, come se ciò che aveva fatto fosse la cosa più normale del mondo. Ma lui deve averlo capito perché, guardandomi, mi ha schernito dicendo:
- Granduca Itachi Uchiha, non ti avrà sconvolto il modo in cui ti ho porto i miei saluti. Mi sembrava di averti messo al corrente che, in altri paesi, è una pratica usata… E poi la colpa è unicamente tua che ti sei fatto desiderare.
È incredibile come a volte riesca a serbare memoria di ogni singola parola che Lord Madara abbia pronunciato, e come altre, invece, mi dimentichi persino di come arriviamo a certi discorsi. Ad ogni modo le sue parole beffarde, la voce bassa e profonda, il sorriso sornione con cui mi scrutava ed il suo atteggiamento naturale e tranquillo, alla fine hanno tranquillizzato anche me. E dire che è stato il mio primo bacio. Il mio primo bacio dato ad un uomo che neanche mi usa la cortesia di darmi del voi, cortesia dal sottoscritto ampiamente ricambiata.
Tuttavia non riesco ad essere arrabbiato. Dopo il primo attimo di imbarazzo, che trasparì cristallino dal rossore delle mie gote, la conversazione è ripresa come al solito, come se nulla fosse accaduto. Ripensandoci ora, mi vergogno molto per le strane sensazioni da me provate, e non parlo solo di quel fugace contatto. Anche per il modo in cui mi sono precipitato alla sua dimora senza usargli l’accortezza di pensare che potessi risultare inopportuno, l’impazienza con cui desideravo incontrarlo… No, non è normale. Eppure quando ero lì lo era.
Abbiamo parlato tranquillamente, come siamo soliti fare, malgrado io non gli abbia staccato gli occhi di dosso un attimo e, ripensando al suo atteggiamento, posso affermare che lo strano non era lui bensì il sottoscritto che si è impressionato. Come ho potuto stupirmi data la sua eccentricità?
Ovviamente lo ho messo al corrente del motivo della mia assenza, informandolo che è stato per via dell’indagine di cui gli avevo accennato e poi, non so come sia stato possibile, gli ho riferito ogni minimo particolare. Il numero delle vittime, le dinamiche ed il fatto che non abbiamo ancora idea alcuna su come e chi indagare. Tutto, ogni minimo particolare e lui, al contrario della prima volta, mi è sembrato più tranquillo ed accondiscendente.
Conversando ed esponendogli i dettagli, però, mi ha suggerito un’opzione che io, e come me anche il resto dei miei collaboratori, abbiamo sempre escluso: ovvero che non sia una persona ad uccidere, ma che la causa della morte sia dovuta ad una strana forma di malattia.
Questa eventualità non è da sottovalutare ma, se così fosse, sarebbe terribile in quanto, dati i numerosi decessi, mi porterebbe a pensare ad un’epidemia. A tranquillizzarmi, malgrado ciò, il fatto che sino ad ora nessuna delle persone entrate in contatto con le vittime abbia perso la vita. È anche vero che tutte le persone decedute sono povere, e quindi con basse possibilità di effettuare visite o procurarsi medicinali. Domani avanzerò l’ipotesi, voglio pensarci bene prima di creare allarmismi.
Stanotte avrò davvero molte cose su cui rimuginare. Sì, piuttosto che pensare a quanto avvenuto con Lord Madara è meglio che mi concentri su questioni ben più importanti…

17 Ottobre 1752 Londra.

Dopo averci pensato un’intera notte, sono giunto alla conclusione che quanto discusso ieri con Lord Madara potrebbe avere un certo fondamento, e che sarebbe inutile quanto stupido da parte mia non rivelarlo per timore di creare del panico. Se dovessimo essere stati contagiati, sarebbe meglio venirne a conoscenza subito piuttosto che aspettare. Per tale motivo, nella riunione tenutasi oggi, ne ho parlato e, come temevo, i miei compagni si sono spaventati.
Ovviamente anche io sono turbato, ma ho cercato di mostrarmi tranquillo e di valutare obbiettivamente ogni aspetto di quanto avevo appena rivelato, riuscendo così a tranquillizzare anche i presenti.
La teoria di Lord Madara ha riscosso credibilità ed io sono contento di essere andato a trovarlo ieri… Purtroppo oggi non ho potuto farlo, ma domani rimedierò a questa mia negligenza.

18 Ottobre 1752 Londra.

Stasera Lord Madara non era in casa, mi è stato riferito che aveva delle questioni da sbrigare. Mi è dispiaciuto molto perché, oltre al desiderio di incontrarlo, avrei voluto discutere ancora di quanto detto riguardo al mio caso. Essendo infatti Lord Madara un uomo colto ed in possesso di una moltitudine di libri, avrei voluto chiedergli il permesso di consultare quelli riguardanti medicina, nella speranza di trovare qualcosa di riconducibile a quanto sta accadendo. Purtroppo sua maestà Hiruzen III ha vietato qualsiasi fuga di notizie, e quindi dovremo essere molto discreti nel tentare di capire se codesta malattia manifesta dei sintomi. Appena possibile inizieremo a parlare con dei medici, ma nell’attesa intendo documentarmi e sono certo che Lord Madara possa aiutarmi a riguardo. In fondo lo ha già fatto aprendoci questa strada che io stesso mi ero precluso non pensandoci. Ora abbiamo due piste poiché non ho abbandonato quella in cui ritengo che sia opera di un uomo, anche se devo capire come esso riesca ad agire.
Spero di incontrarlo domani.


19 Ottobre 1752 Londra.

Quest’oggi è accaduto qualcosa che mi ha notevolmente colpito: ho veduto Lord Madara discutere con qualcuno. È bizzarro che una cosa tanto normale abbia suscitato il mio stupore, eppure è la prima volta, da quando ho fatto la sua conoscenza, che lo ho veduto parlare con una persona che non sia il sottoscritto. Inoltre la loro conversazione non sembrava essere molto amichevole, ma desidero andare con ordine.
Verso le sei e mezzo, quando finalmente mi sono liberato dagli oneri giornalieri, mi sono diretto a Rotten Row dove speravo vivamente di imbattermi in Lord Madara, poiché non me la sono sentita di andarlo nuovamente a disturbare nella sua abitazione e, poco distante dal consueto posto in cui siamo soliti incontraci, ho notato il soggetto in questione in compagnia di un ragazzo. Questi sembrava essere abbastanza arrabbiato a giudicare dal modo in cui gesticolava e dal tono di voce, udibile a me che ero a diversi metri di distanza da loro. Ovviamente, a causa della lontananza, non ho capito cosa quel giovane gli stesse dicendo e, se lo ho veduto gesticolare, è solo grazie alla mia ottima vista dato che entrambi erano lontani dalla luce per non attirare l’attenzione. Anche se devo ammettere che, ad un certo punto, ho come avuto l’impressione che fossi il solo a riuscire a vederli oppure udirli. Tuttavia mi è sembrato che Lord Madara non si fosse affatto scomposto.
Mentre l’altro gesticolava lui, che gli era davanti e che quindi mi mostrava le spalle, si limitava ad ascoltare. Osservando la scena però, non ho potuto fare a meno di immaginarmi il suo volto impassibile e scocciato mentre l’altro parlava. Il che non è tanto difficile, Lord Madara tiene sempre la stessa espressione quando si toccano argomenti che non attirano la sua attenzione o gli sono scomodi.
Mi è venuto da ridere anche ora a rinvangarla, come in quel momento. So che non è carino nei confronti del suo interlocutore, ma non sono riuscito a trattenermi. Comunque, vedendoli insieme, ho pensato di andarmene per non recargli disturbo ma, prima che potessi girarmi, Lord Madara si è voltato nella mia direzione e, vedendomi, ha interrotto la conversazione e liquidato il suo amico, a mio avviso, irritandolo solo di più. Ma la mia è solo una sensazione in quanto, ad un gesto di Lord Madara, è calato il silenzio.
È incredibile il potere che possiede, gli è bastato un minimo movimento della mano per far sì che quel ragazzo, che solo poco prima strepitava agitato, si calmasse e tacesse prima di allontanarsi.
Andandosene mi è passato vicino e, quando lo ha fatto, un brivido mi ha percorso lungo la schiena a causa dell’occhiata di profondo astio che mi ha rivolto. Uno sguardo in netto contrasto con il suo viso angelico. Leggermente più basso del sottoscritto, capelli che sembravano color del grano sotto la flebile luce del lampione al mio fianco e raccolti, come i miei, in una coda bassa. Occhi chiari e pelle pallida e luminosa, leggermente rosata sulle guance. È durato solo per un attimo, ma la sua bellezza, seconda solo a quella di Lord Madara, e la sgradevole sensazione di malessere che ho avvertito, mi hanno profondamente colpito. Ma quest’ultima è sparita non appena lui mi ha oltrepassato e Lord Madara si è avvicinato.
Stavo per domandare chi fosse ed invece sono stato interrotto ancor prima di aprire bocca dalla voce di Lord Madara, il quale ha proposto di allontanarci da quel luogo per dirigerci in una locanda. Ovviamente non c’e stato verso di essere informato sull’identità di quel ragazzo, anzi, sono stato messo a tacere con l’accusa di essere un indiscreto ficcanaso. È la prima volta che mi dicono una cosa del genere, ma è anche la prima volta che qualcuno desta a questo modo la mia attenzione. Mi sono vergognato moltissimo a tale dichiarazione, e quindi mi sono ammutolito. Sono una persona che parla poco e solo quando è necessario, ma con Lord Madara è diverso; mi prendo molte libertà e penso che sia questo a piacergli di me.
Accorgendosi del mio risentimento, Lord Madara mi ha detto che stava scherzando ma, vedendo che continuavo nel mio silenzio, alla fine ha deciso di svelarmi quel nome.
Lord De… Lord De… Accidenti, non ricordo. Non capisco come sia possibile dato che me lo ha rivelato neanche due ore or sono. Lord Demitria? No, Lord Dertiara… Sono sicuro che iniziasse con la lettera D… Demika? Forse era con la M… Mediata…Non riesco a ricordare… Devo richiederglielo.
Lord Madara cosa mi fate?
Ricordo che mi ha detto di stargli alla larga, ma ovviamente non riesco a rammentarne il motivo.
Alla fine non siamo riusciti a parlare di quanto volevo, sarà per la prossima volta. Ora ho un’altra cosa da scoprire oltre il suo cognome e qualche aneddoto sul suo passato…

20 Ottobre 1752 Londra.

Con quella di oggi, le vittime sono ammontate a venti.
Sono sconcertato, non mi sento di scartare l’ipotesi avanzata da Lord Madara e che, solo fino a ieri, ritenevo plausibile ed illuminante, però ho il presentimento che ci sia dell’altro. Parlandogliene, questi si tiene sul vago ed il massimo dello sbilanciamento è il rinforzo della sua teoria.
Afferma che, se è avvenuto un contagio, non è strano che le persone muoiano una dopo l’altra poiché, evidentemente, esse si sono ammalate nel medesimo periodo. Possibilità assolutamente probabile eppure… non riesco a non pensare che potrebbe essere anche opera di qualcuno, sebbene non mi capaciti di come possa essere possibile.
Comunque quando mi sono recato alla dimora di Lord Madara, giacché i medici non si pronunciano, come sono solito fare mi sono documentato da solo e, come avevo preventivato senza riuscirci giorni addietro, gli ho chiesto di prestarmi alcuni albi su cui poter cercare delle risposte.
Libri che ovviamente Lord Madara non mi ha negato e, al contrario, con mia somma sorpresa ha deciso di darmi una mano. È molto paziente con me, abbiamo cercato insieme per ore qualcosa che potesse riguardare questo caso ed il tutto con il solo ausilio della luce creata dalle candele le quali, oltre al camino che ogni qualvolta arrivo si premura di far accendere, riscaldavano la stanza.
Purtroppo non abbiamo scoperto nulla ma sono fiducioso, la nostra ricerca è appena iniziata. In compenso però ho avuto la conferma che Lord Madara è riluttante a parlare di questo caso, ma che lo fa per starmi accanto e passare più tempo al mio fianco. O almeno credo…

21 Ottobre 1752 Londra.

Ancora nessun risultato.
I medici non si sbilanciano, temo che questa indagine esca dalle loro competenze anche se non vogliono ammetterlo. Sua maestà Hiruzen III ed i sui consiglieri sono molto preoccupati, ed io non riesco a trovare una soluzione nonostante mi sia aperto varie piste di cui non parlerò ora.
Con l’aiuto di Lord Madara ho consultato più di dieci libri, me ne ha addirittura tradotti alcuni che erano scritti in altre lingue, ma l’unico risultato da noi raggiunto è quello di esserci fatti una straordinaria cultura in medicina. Nessuna malattia attualmente conosciuta porta al prosciugamento del sangue, certo non escludiamo che possa trattarsi di un aggravamento di una di queste, ma le conoscenze mediche di questo periodo ci permettono ben poco. Specialmente se i dottori temono per la loro incolumità e quindi non eseguono alcun esame post- mortem.
Domani continueremo le ricerche. Tutto ciò mi avvicina ancora di più a Lord Madara.

24 Ottobre 1752 Londra.

Giorni duri e frenetici, in cui quasi non ho il tempo di sedermi a scrivere.
Sono avvenuti altri quattro decessi, ed io sto per abbandonare definitivamente l’ipotesi della malattia che sino ad ora non mi ha portato a conclusione alcuna. Stavolta la vittima è il figlio del marchese Iida Hyuga. Le urla di sua madre, la giovane marchesa Kyuoko Hyuga, colei che lo ha rinvenuto privo di vita nel suo letto, sono state udite persino dalle abitazioni adiacenti a causa delle finestre che, nonostante il freddo dell’inverno, la mattina vengono aperte dalla servitù.
È stato agghiacciante. Non appena abbiamo saputo, io ed il granduca mio padre, ci siamo diretti sul luogo dell’accaduto, e la scena che ci si è parata di fronte mi ha lasciato senza parole. Sono abituato alla morte, in particolar modo a quella che avviene in questa indagine, ma essa non mi lascia mai indifferente, specialmente se ad essere colpite sono persone da me conosciute.
Non appena finito di svolgere le pratiche, mi sono diretto immediatamente da Lord Madara mettendolo al corrente, ancora una volta, di ogni cosa. La descrizione del luogo, quella del cadavere, le dichiarazioni della nobildonna, la quale affermava che solo fino al giorno prima il piccolo fosse in piena salute, ed il fatto che io stesso potevo confermare tali dichiarazioni.
Nessun sintomo, nessun malore e, se davvero fosse un uomo a procurare tali morti, si avvarrebbe di qualche strumento di cui nessuno conosce l’esistenza.
La cosa inizia a spaventarmi poiché si tratta di qualcosa che non posso controllare con le mie capacità, su cui invece sono abituato a contare. Siamo tutti a rischio, noi e i nostri cari, e forse è questo a spaventarmi maggiormente. Poteva esserci il mio amato fratello al posto di quel fanciullo… ed io, cosa avrei fatto se fosse accaduto? La cosa mi terrorizza e Lord Madara, come ogni volta, ha percepito il mio turbamento nonostante la mia voce ferma ed il comportamento posato poiché mi ha fatto sedere, porto una tazza di the e poi ha iniziato a parlare, rassicurandomi. Se non sapessi che è impossibile, direi seriamente che Lord Madara ha il potere di leggere nella mente altrui e, non so come abbia fatto, ma è riuscito a tranquillizzarmi. Sì, con il solo ausilio delle proprie parole mi ha fatto uscire dalla sua dimora con il cuore più leggero sebbene ora, nel buio e nella solitudine che regna nella mia stanza, lo spettro dal nome Inquietudine si fa nuovamente strada nel mio cuore.

25 Ottobre 1752 Londra.

Una nuova perdita tra la nobiltà, e con essa la certezza assoluta che sia una persona a commettere i delitti. La finestra della camera della giovane contessa Midori Nara era spalancata, segno che qualcuno deve averla aperta. Non mi capacito di come sia stato possibile senza essere veduti poiché, chiunque abbia agito, lo ha fatto dall’interno dato che la finestra non presenta segni di scasso. Inoltre, a farmi capire che il colpevole è una persona, sono i segni che la contessa portava sul collo, all’altezza della giugulare, due piccoli fori. Era stata morsa.
Mi domando quale animale, o strano marchingegno, il sospetto abbia introdotto in quella stanza, e per quale motivo. Sicuramente deve trattarsi di una mente squilibrata.
Ho continuato a pensarci a lungo ed ho smesso solo nel pomeriggio, quando mi sono recato al centro e sono andato a teatro assieme a Lord Madara. Un po’ di svago era quello di cui necessitavo in quel momento per non arrovellarmi sugli stessi quesiti a cui non riuscivo, e non riesco tuttora, a dare una risposta. Ma sulla strada del ritorno, mentre lo mettevo al corrente degli sviluppi, inaspettatamente mi ha detto di abbandonare il caso.
- Non ti porterà a nulla di buono amico mio, rinuncia fino a che sei in tempo.
Ovviamente mi sono opposto, è fuori discussione che il sottoscritto si sottragga ad un ordine o che lasci libero un assassino. E non agisco in tal modo per ostentare la mia persona, ma per il bene della città e dei suoi abitanti, per le persone che amo.
Per la prima volta da quando ho avuto l’onore di incontrarlo, eravamo in netta contrapposizione: lui mi dava dei buoni motivi per non proseguire, io altrettanti per non lasciare. Inoltre la discussione era talmente delicata che mi ha portato ad agitarmi, un evento assai raro. Non mi piaceva quanto Lord Madara affermava, e mi urtava il suo modo calmo di esprimermi la propria opinione, a mio avviso errata. Così ho espresso il mio parere usando parole pesanti, sebbene le abbia dette con tono pacato ed apparentemente atono, come è mio solito fare per non rivelare i miei stati d’animo. Ad un gentiluomo non è concesso lasciarsi sopraffare in pubblico da sentimenti come l’ira, la rabbia e la gelosia. Gli ho fatto presente che non deve permettersi di mettere in discussione il mio operato, perché lui non ha neanche il coraggio di parlarmi di se stesso. Gli ho rinfacciato di nascondermi qualcosa e poi, vedendo la sua espressione immutata, cercando di mantenermi anche io impassibile, lo ho salutato con lo stesso tono sino ad allora tenuto e me ne sono andato lasciandolo solo.
Sulla via del ritorno mi è parso di sentirmi osservato e seguito, inizialmente ho creduto che fosse Lord Madara che volesse chiarire ma, quando mi voltavo a controllare, la strada dietro di me era deserta. La cosa mi ha lasciato interdetto, ero sicuro che vi fosse qualcuno ed ho avuto la medesima sensazione fino a che non ho varcato la soglia di casa.
Ora che sono più calmo, sono in pensiero per Lord Madara e mi spiace di essermi comportato in quel modo, lui si stava solo preoccupando per la mia persona. Il fatto di non riuscire a risolvere questo caso mi innervosisce, tuttavia non intendo rivolgergli le mie scuse. Non mi è piaciuto il modo in cui si è posto, quello con cui ha palesemente ignorato le mie provocazioni ed anche quello apparentemente disinteressato ed indifferente con cui mi ha lasciato andare via. Sì, aspetterò che sia lui a venire… io mi limiterò a farmi trovare nei luoghi in cui è solito andare.

29 Ottobre 1752 Londra.

Sono trascorsi cinque giorni da quando è avvenuta la discussione con Lord Madara e, da allora, non ci siamo più incontrati. Non si è neanche presentato nei consueti luoghi d’appuntamento, ma so che sta bene, mi sono informato. Tale comportamento mi porta a dedurre che voglia spingermi ad andare alla sua residenza, e ciò mi fa solo più rabbia.
Vorrei vederlo, parlargli, ma il mio orgoglio mi impedisce di andare da lui. Mi fa rabbia, una tremenda rabbia specialmente perché, come è già successo, sento come uno strano malessere fisico nello stargli lontano.
Probabilmente ha ragione Lord Madara, questo caso mi sta spossando…

30 Ottobre 1752 Londra.

Lord Madara non si è fatto vedere, né mi ha fatto pervenire sue notizie neanche oggi e questo, inutile mentirmi, assieme alle indagini che avanti a rilento, mi rende nervoso. Lo ha notato persino il conte, mio cugino Shisui, il quale ha affermato che non è da me comportarmi in codesto modo. Inoltre, mi ha rivelato che, da qualche tempo a questa parte, mi sta tenendo d’occhio e che trova il mio atteggiamento molto strano. Afferma di vedermi stanco, inquieto e, delle volte, assente. Ovviamente è stata mia premura assicurarlo del fatto che è tutto a posto e di non preoccuparsi, non vorrei si mettesse a seguirmi o mi facesse domande. Alla fine ho attribuito lo stato d’animo all’indagine che stiamo seguendo e alle pressioni che ci vengono fatte. Fortunatamente sembra averci creduto, in fondo non ha motivo di dubitare.

  
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