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Autore: G_Monti_E_97    07/04/2022    1 recensioni
Lord Voldemort è rinato dopo la fine del Torneo Tremaghi, molti Mangiamorte si muovono nell'ombra e Silente riforma l'Ordine della Fenice. Per sconfiggere il Signore Oscuro chiederà aiuto a un ex agente del ministero, un ragazzo che è stato torturato da Voldemort per servirlo, diventando uno dei suoi più fedeli servitori.
Rinchiuso per anni a Nurmengard, ora ha la possibilità di aiutare Silente e il ragazzo che è sopravvissuto.
Il suo nome è Byron White.
(Storia di mia invenzione presente anche su Wattpad)
Genere: Azione, Drammatico, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Bellatrix Lestrange, Harry Potter, Nuovo personaggio, Severus Piton, Tom Riddle/Voldermort | Coppie: Harry/Severus
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Dopo la II guerra magica/Pace
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Harry passò una notte inquieta. I suoi genitori continuavano a entrare e uscire dai suoi sogni senza mai parlare; la signora Weasley singhiozzava sul cadavere di Kreacher, Byron urlava contro a Piton lanciandogli dei giornali stropicciati, Hermione volava sopra la scopa di Ron e ancora una volta Harry si ritrovò a camminare lungo un corridoio che finiva su una porta chiusa a chiave.

Si svegliò all'improvviso con la cicatrice che gli prudeva. Ron era già vestito e gli stava parlando. "...meglio muoversi, la mamma è fuori di sé, dice che perderemo il treno..."

C'era una grande agitazione in casa. Da quello che sentì mentre si vestiva rapidamente dedusse che Fred e George avevano stregato i loro bauli in modo che volassero di sotto, per risparmiarsi la fatica di trasportarli, col risultato che quelli avevano urtato Ginny e l'avevano fatta precipitare per due rampe di scale fino all'ingresso; Byron era riuscito a fermarla e la signora Weasley ancora più arrabbiata aveva cominciato a urlargli contro perché non toccasse sua figlia, il ritratto della signora Black si era svegliato e aveva cominciato come al solito a insultare tutti i presenti, sovrastata solo dalle grida della signora Weasley.

"...POTEVATE FARLE MALE SUL SERIO, IDIOTI... E TU NON PROVARE MAI PIÙ AD AVVICINARTI A LEI!"

"Mamma mi stava solo aiutan..."

"NON MI INTERESSA"

"...SUDICI IBRIDI CHE INFANGATE LA CASA DEI MIEI PADRI!!"

Harry si stava infilando le scarpe da ginnastica quando Hermione entrò correndo nella stanza, tutta agitata. Edvige si dondolava sulla sua spalla, e lei reggeva tra le braccia Grattastinchi che si divincolava.

"Mamma e papà hanno appena rimandato Edvige." La civetta sbatté piano le ali e si appollaiò in cima alla propria gabbia. "Sei pronto?"

"Quasi. Ginny sta bene?" chiese Harry, infilandosi gli occhiali. "La signora Weasley l'ha risistemata" disse Hermione. "Ma ora Malocchio brontola che non possiamo uscire se non arriva Sturgis Podmore, altrimenti mancherà una persona alla scorta." "La scorta?" disse Harry. "Dobbiamo andare a King's Cross con la scorta?"

"Tu devi andare a King's Cross con la scorta" lo corresse Hermione.

"Perché?" chiese Harry seccato. "Credevo che Voldemort fosse nascosto, o mi stai dicendo che salterà fuori da dietro un cestino dell'immondizia per farmi fuori?"

"Non so, è Malocchio che insiste" rispose Hermione distrattamente, guardando l'orologio. "Ma se non usciamo in fretta perderemo il treno di sicuro..."

"VOLETE SCENDERE TUTTI QUANTI, PER FAVORE? NO, TU RESTI QUI!" urlò furiosa la signora Weasley. Hermione fece un balzo come se si fosse scottata e corse fuori dalla stanza. Harry afferrò Edvige, la ficcò senza tante cerimonie nella gabbia e scese dietro a Hermione, trascinando il baule. Il ritratto della signora Black ululava dalla rabbia, ma nessuno si diede la pena di chiuderle le tende in faccia, tutto il fracasso nell'ingresso l'avrebbe risvegliata comunque.

"Harry, tu devi venire con me e Tonks." urlò la signora Weasley sovrastando gli strilli ripetuti di: "SUNGUEMARCIO! FECCIA! SUDICIE CREATURE!" "Lascia qui baule e civetta, ai bagagli ci pensa Alastor... oh, per l'amor del cielo, Sirius, Silente ha detto di no!" Un cane nero simile a un orso era comparso al fianco di Harry, che stava scavalcando i vari bauli stipati nell'ingresso per raggiungere la signora Weasley. "Oh, insomma..." sbottò lei, esasperata. "Bhe, la responsabilità è solo tua!"

Piton attraversò l'ingresso come un fantasma nero senza dire una parola con Byron alle spalle.

"Tu non vieni?" chiese Harry

"Non con la tua scorta, attiri già abbastanza attenzione." rispose ammiccando a Sirius trasformato e Malocchio in fondo al corridoio. "Mi smaterializzo con Severus vicino a Hogsmeade, ci vediamo questa sera a cena." spiegò.

"Oh, va bene." annuì tristemente Harry vedendolo sparire oltre la porta scura.

Pochi minuti dopo seguì la signora Weasley fuori chiudendosi la porta alle spalle con un tonfo, gli strilli della signora Black s'interruppero all'istante.

"Dov'è Tonks?" chiese Harry, guardandosi intorno mentre scendevano i gradini di pietra del numero dodici, che sparirono non appena raggiunsero il marciapiede.

"Ci sta aspettando laggiù." rispose la signora Weasley in tono severo, distogliendo lo sguardo dal cane nero che avanzava a balzi al fianco di Harry. Una vecchia signora li salutò all'angolo. Aveva i capelli grigi a riccioli fitti e portava un cappello viola a forma di pasticcio di maiale in crosta.

"Ciao, Harry." disse, con una strizzatina d'occhio. "Meglio muoversi, no, Molly?" aggiunse, guardando l'orologio.

"Lo so, lo so." gemette la signora Weasley allungando il passo. "È che Malocchio voleva aspettare Sturgis... se solo Arthur fosse riuscito a mandarci un'altra volta delle macchine dal Ministero... ma di questi tempi Caramell non gli lascia prendere in prestito nemmeno una boccetta vuota d'inchiostro... come fanno i Babbani a viaggiare senza magia?"

Il cane nero diede in un latrato di gioia e saltò attorno a loro, cercando di mordere i piccioni e inseguendo la propria coda. Harry non poté fare a meno di ridere. Sirius era rimasto rinchiuso per molto, troppo tempo. La signora Weasley strinse le labbra in un modo che ricordava tanto zia Petunia. Impiegarono venti minuti per raggiungere King's Cross a piedi.

Una volta dentro la stazione, indugiarono con aria disinvolta vicino alla barriera tra i binari nove e dieci finché non ci fu via libera, poi ciascuno di loro vi si appoggiò a turno e passò tranquillamente sul binario nove e tre quarti, dove l'Espresso per Hogwarts era circondato da studenti impazienti.

Harry inspirò l'odore familiare.

"Spero che gli altri arrivino in tempo." disse la signora Weasley preoccupata, guardando dietro di sé l'arco di ferro battuto che sovrastava il binario.

"Bel cane, Harry!" gridò un ragazzo alto con i riccioli rasta. "Grazie, Lee." rispose Harry con un gran sorriso, mentre Sirius scodin-zolava frenetico.

"Oh, bene." disse la signora Weasley sollevata. "Ecco Alastor con i bagagli..." Con un cappuccio da facchino abbassato sugli occhi scompagnati, Moody si fece avanti zoppicando sotto l'arco, spingendo un carrello carico dei loro bauli.

"Tutto a posto." borbottò alla signora Weasley e a Tonks. "Non credo che ci abbiano seguito."

Qualche istante dopo, il signor Weasley comparve sul marciapiede con Ron e Hermione. Avevano quasi scaricato il carrello di Moody quando Fred, George e Ginny arrivarono con Lupin.

"Niente guai?" chiese Moody.

"Nulla." rispose Lupin.

"Farò ugualmente rapporto su Sturgis a Silente" ringhiò Moody. "È la seconda volta che non si fa vedere in una settimana. Sta diventando inaffidabile come Mundungus." "Bhe, state bene" disse Lupin, stringendo la mano a tutti. Si avvicinò a Harry per ultimo e gli diede una pacca sulla spalla. "Anche tu, Harry. Sta attento."

"Sì, testa bassa e occhi aperti" aggiunse Moody, stringendo a sua volta la mano a Harry.

"E non dimenticate, tutti quanti... attenti a quel che scrivete nelle lettere. Se avete dei dubbi, non scrivetelo."

"È stato magnifico conoscervi tutti quanti." disse Tonks, abbracciando Hermione e Ginny. "Ci vedremo presto, immagino."

Risuonò un fischio d'avvertimento e gli studenti ancora sul marciapiede si affrettarono verso il treno.

"Svelti, svelti!" esclamò la signora Weasley concitata, abbracciandoli a caso e acchiappando Harry due volte. "Scrivete... fate i bravi... se avete dimenticato qualcosa ve la spediremo... ora salite sul treno, presto..." Per un breve istante, l'enorme cane nero si rizzò sulle zampe di dietro e posò quelle davanti sulle spalle di Harry, ma la signora Weasley spinse via Harry verso lo sportello del treno, soffiando: "Per l'amor del cielo, comportati in modo più canino, Sirius!"

"Ci vediamo!" gridò Harry dal finestrino aperto mentre il treno cominciava a muoversi, Ron, Hermione e Ginny salutavano con la mano accanto a lui. Le sagome di Tonks, Lupin, Moody e dei signori Weasley rimpicciolirono in fretta, ma il cane nero corse accanto al finestrino, scodinzolando; le persone sfocate sul marciapiede risero nel vederlo inseguire il treno, poi questo fece una curva, e Sirius sparì.

"Non avrebbe dovuto venire con noi" osservò Hermione preoccupata.

"Oh, dai" ribatté Ron. "Non vedeva la luce del giorno da mesi."

"Bene" disse Fred, battendo le mani una volta. "Non possiamo star qui a chiacchierare tutto il giorno, abbiamo degli affari da discutere con Lee. Ci vediamo dopo." e lui e George sparirono a destra lungo il corridoio.

Il treno prese velocità, le case fuori dal finestrino sfrecciavano via e loro tre cominciarono a barcollare.

"Andiamo a cercarci uno scompartimento?" chiese Harry. Ron e Hermione si scambiarono uno sguardo. "Ehm" fece Ron. "Noi... be'... io e Ron dovremmo andare nella carrozza dei prefetti." disse

"Oh..." disse Harry. "D'accordo. Va bene."

"Non credo che dovremo restarci per tutto il viaggio" aggiunse in fretta Hermione. "Le lettere dicevano che dobbiamo ricevere istruzioni dai Capiscuola e poi sorvegliare i corridoi ogni tanto."

"Va bene." ripeté Harry serio. "Magari ci vediamo dopo."

"Sì, sicuro" disse Ron lanciandogli uno sguardo furtivo e ansioso. "È uno strazio doverci andare, preferirei... ma dobbiamo... insomma, non mi diverto, non sono mica Percy" concluse con enfasi.

"Lo so" Harry sogghignò. Ma vedendo Hermione e Ron che trascinavano i bauli, Grattastinchi e la gabbia con Leotordo verso la locomotiva, Harry provò uno strano senso di abbandono.

"Andiamo" gli disse Ginny "Se ci muoviamo riusciremo a tenere il po-sto anche per loro."

"Giusto" fece Harry. Prese con una mano la gabbia di Edvige e con l'altra la maniglia del baule. Avanzarono a fatica lungo il corridoio, sbirciando oltre i vetri delle porte degli scompartimenti, già pieni.

 

***

 

Byron poggiò i piedi a terra con un tonfo e si portò una mano davanti alla bocca velocemente. Piton al suo fianco sollevò la mano dal suo braccio come se si fosse scottato e andò verso la fine della stretta via con lunghe falcate

"Muoviti White"

"Non mi sono ancora riabbituato a smaterializzarmi." disse deglutendo a fatica.

Piton gli lanciò solo un'occhiata obliqua prima di esaminare la strada quasi deserta davanti a loro.

Byron lo osservò con attenzione, era strano vedere l'amico con quell'atteggiamento furtivo.

"Credi che mi arresteranno prima di arrivare a Hogwarst?" chiese inspirando l'aria tiepida

"Non si sa mai." rispose asciuttamente il pozionista facendogli cenno di muoversi con la testa.

I due attraversarono la via laterale di Hogsmeade velocemente, passarono davanti all'ufficio postale, dove un basso tubare annunciava il ritorno di numerosi gufi. Byron si voltò per alcuni secondi a osservare la vetrina di Zonko piena di giochi e scherzi dei più svariati: lunghe bacchette finte, le immancabili Caccabombe, e in prima fila c'erano due Tazze da tè Mordinaso. Un largo sorriso si formò irrefrenabile sul suo volto.

Oltre i Tre Manici di Scopa si intravedeva la collina che ospitava la Stamberga Strillante, il luogo più infestato di tutta la Gran Bretagna. Era situata un po' più in alto del resto del villaggio, e anche alla luce del giorno era vagamente inquietante, con le finestre chiuse da grosse assi di legno.

Il ricordo di un grosso lupo mannaro gli invase la mente, incredibile pensare che fosse Remus.

Distratto dai propri pensieri non si accorse della direzione che avevano preso, avevano girato attorno al villaggio e ora si trovavano a pochi passi dalle caratteristiche carrozze che portavano al castello gli studenti.

"Mi fai fare l'entrata da studente?" chiese confuso.

"Arrivare a piedi al castello insieme a te sarebbe una tortura." disse Piton con la voce bassa.

"In carrozza è meglio?"

"Almeno è più breve" rispose aprendo la parte laterale della carrozza.

Byron osservò i Thestral che scalciavano appena.

"Se te ne stai ancora li impalato ti lascio venire a piedi." lo minacciò Piton.

Si rianimò di colpo e salì sulla carrozza in silenzio e chiuse lo sportello con forza.

Quando arrivarono ad attraversare la Sala d'Ingresso vuota, illuminata dalla luce naturale che filtrava dalle alte vetrate non ebbe nemmeno il tempo di guardarsi attorno, Piton si era già diretto a passo spedito verso le scale di pietra che portavano ai sotterranei.

L'odore di muffa gli rimepì di colpo le narici, ma scoprì di non trovarlo fastidioso, aveva qualcosa di familiare, quasi rassicurante. Percorsero il largo e basso corridoio in silenzio, il suono dei loro bassi rimbalzò sulle pareti ritmicamente.

Entrarono nello studio del professore attraversando una stretta porta scura sulla sinistra.

La stanza era appena illuminata da delle sottili candele, sulle pareti erano allineati sugli scaffali grandi vasi di vetro pieni di pezzi di animali e piante, che galleggiavano in pozioni di vari colori. In un angolo, verso il fondo della stanza c'era un piccolo armadio che immaginò contenere le scorte degli ingredienti.

Sul lato sinistro con sorpresa notò un piccolo caminetto spento.

"Casa dolce casa." sussurrò Byron facendo qualche passo verso gli scaffali per osservare i vasi più nascosti. "Allora come ci organizziamo? Dividiamo lo stesso letto o a me tocca il divano?" chiese osservando le ali rinsecchite di un pipistrello galleggiare in un denso liquido giallastro.

"C'è un'altra stanza." rispose Piton slacciandosi il lungo mantello.

Byron si voltò di scatto alzando un sopracciglio. "Un'altra stanza? Silente ti ha messo una stanza in più in vista di compagnia?"

"È per te idiota."

"Certo." annuì seccamente con un ghigno. "A me andava bene anche un letto solo."

Il professore ispirò profondamente facendo vibrare le narici.

Quando la sera cominciò a calare la scuola iniziò a rimepirsi di vita, riuscirono a sentire i numerosi passi al piano di sopra nella sala d'ingresso. Trovarsi ancora nella Sala Grande fu come tornare indietro nel tempo ma in un modo distorto, i quattro lunghi tavoli delle Case si stavano riempiendo ma Byron seguì Piton dietro a quello principale rialzato sul fondo della sala.

Le candele galleggiavano a mezz'aria sopra i tavoli, illuminando i fantasmi argentei sparpagliati nella Sala e i volti degli studenti immersi in fitte conversazioni.

Riuscì a trovare Harry fra la folla che si accalcava per prendere posto ai tavolo di Grifondoro e Tassorosso. I loro occhi si incrociarono per diversi secondi prima che Hermione si chinasse verso Harry sussurrandogli qualcosa.

"Non so che darei per poterti fare una foto" disse Byron voltandosi verso Piton accigliato "tu sembri a un funerale, mentre di fianco ti ritrovi un confetto roso"

"Quanto acume." sibilò il professore lanciando un'occhiata verso la donna tarchiata con corti capelli ricci color topo e un vistoso cardigan rosa.

La canzone del cappello parlante e il seguente smistamento fu noioso, Byron non vedeva l'ora di addentare qualcosa, sperò ce Sielnte non si mettesse a fare uno dei suoi discorsi prolissi. Si trattenne un paio di volta dal bisbigliare qualche commento all'orecchio di Severus, era così strano stare seduto davanti a tutta la Sala Grande.

Finalmente quando tutti i primini furono smistati apparve il cibo sulle tavolate.

"Non farti notare." bisbigliò Piton prima di riempirsi il bicchiere di vino.

"Io non mi faccio notare." rispose confuso guardandosi attorno, ma non ci mise molto a capire, Dolores Umbridge lanciava veloci occhiate nella loro direzione.

Quando tutti ebbero finito di mangiare e il frastuono nella Sala prese a crescere, Silente si alzò. Smisero tutti all'istante di parlare e si voltarono verso il Preside.

Byron si lasciò ricadere sullo schienale della sedia finalmente sazio.

"Bene, ora che stiamo tutti digerendo un altro splendido banchetto, chiedo alcuni istanti della vostra attenzione per i soliti avvisi" cominciò. "Quelli del primo anno devono sapere che la foresta nel territorio della scuola è proibita agli studenti... e ormai dovrebbero saperlo anche alcuni dei nostri studenti più anziani. Il signor Gazza, il custode, mi ha chiesto di ricordarvi che la magia non è permessa nei corridoi tra le classi, così come un certo numero di altre cose, che si possono controllare sulla lista completa ora appesa alla porta del suo ufficio." fece un molle gesto con la mano. "Abbiamo avuto due avvicendamenti nel corpo insegnanti, quest'anno. Siamo molto felici di salutare di nuovo la professoressa Caporal, che terrà le lezioni di Cura delle Creature Magiche; siamo anche lieti di presentare il signor White che lavorerà al fianco del professor Piton come suo assistente nelle ore di pozioni e la professoressa Umbridge, nostra nuova insegnante di Difesa contro le Arti Oscure."

Ci fu un giro di applausi educati ma decisamente poco entusiasti. Byron osservò con interesse il soffitto incantato della sala fissando una nuvola più scura delle altre.

"I provini per le squadre di Quidditch delle Case si terranno il..." S'interruppe, guardando interrogativo la professoressa Umbridge. Siccome non era molto più alta in piedi che da seduta, per un attimo nessuno capì perché Silente avesse smesso di parlare, ma poi lei si schiarì la voce. "Hem hem" e fu chiaro che si era alzata e intendeva tenere un discorso.

Piton vicino a lei indietreggiò con la testa come se temesse di starle troppo vicino e la McGranitt strinse le labbra con disappunto.

Silente al contrario parve semplicemente stupito, si sedette prontamente e guardò con molta attenzione la professoressa Umbridge, come se non desiderasse altro che ascoltarla.

"Grazie, Preside." disse in tono lezioso la professoressa Umbridge. "Per le gentili parole di benvenuto." La sua voce era acutissima, tutta di gola, come se imitasse una bambina. Un lungo e fastidioso brivido percorse la schiena di Byron.

"Be', devo dire che è delizioso essere di nuovo a Hogwarts! E vedere queste faccette felici che mi guardano!"

Byron non riuscì a trattenersi, si sporse leggermente a destra verso Severus. "È un po' miope la signora." sussurrò.

Il pozionista non diede segno di averlo sentito.

"Non vedo l'ora di conoscervi tutti e sono certa che saremo ottimi amici!" Gli studenti nascosero a stento delle smorfie.

"Il Ministero della Magia ha sempre considerato l'istruzione dei giovani maghi e streghe di vitale importanza. I rari doni con i quali siete nati possono non dare frutto se non vengono alimentati e perfezionati da un'educazione attenta. Le antiche abilità della comunità dei maghi devono essere trasmesse di generazione in generazione o le perderemo per sempre. Il tesoro della sapienza magica accumulato dai nostri antenati dev'essere sorvegliato, arricchito e rifinito da coloro che sono stati chiamati alla nobile professione dell'insegnamento." La professoressa Umbridge qui fece una pausa e rivolse un breve inchino ai colleghi, nessuno dei quali rispose. Le scure sopracciglia della professoressa McGranitt si contrasseropiglio mentre scambiarva uno sguardo eloquente con la professoressa Sprite. "Ogni Preside mago o strega di Hogwarts ha portato il proprio contributo all'oneroso compito di governare questa scuola storica, ed è così che dev'essere, perché senza progresso vi sarebbero torpore e decadenza. E tuttavia, il progresso per il progresso dev'essere scoraggiato, perché le nostre consolidate tradizioni spesso non richiedono correzioni. Un equilibrio, dunque, fra il vecchio e il nuovo, fra la stabilità e il cambiamento, fra la tradizione e l'innovazione."

Byron picchiettò con le nocche sul lungo tavolo seguendo il ritmo di una vecchia canzone che gli frullava in testa.

Si fermò solo quando sentì la calda mano di Severus sulla sua; teneva ancora il volto fisso in avanti sulla Umbridge.

"Perché alcuni cambiamenti saranno per il meglio, mentre altri, a tempo debito, verranno riconosciuti come errori di giudizio. Nel frattempo, alcune vecchie abitudini verranno mantenute, e a ragione, mentre altre, obsolete e consunte, devono essere abbandonate. Andiamo avanti, dunque, in una nuova era di apertura, concretezza e responsabilità, decisi a conservare ciò che deve essere conservato, perfezionare ciò che ha bisogno di essere perfezionato e tagliare là dove troviamo abitudini che devono essere abolite." Finalmente dopo quelle che parvero ore si zittì e tornò a sedere accompagnata dall'applauso di Silente Gli insegnanti seguirono il suo esempio, Byron si limitò a unire la mani un paio di volte con poca convinzione prima di riappoggiarle seccamente sul tavolo.

Silente si alzò di nuovo. "Grazie infinite, professoressa Umbridge, è stato profondamente illuminante." disse con un inchino, prima di congedare gli studenti.

Si levò un gran sbatacchiare, le panche si allontanarono dai tavolo raschiando il pavimento rumorosamente mentre gli studenti si alzavano pronti a uscire dalla Sala.

Piton al suo fianco si alzò senza dire una parola, fece solo dei rapidi cenni verso Silente e la professoressa McGranitt mentre passava alle loro spalle, Byron lo seguì attraverso la stretta porta laterale, con la spiacevole sensazione di essere osservato da qualcuno alle spalle.

Quasi non si accorse del tragitto fino ai sotterranei per arrivare alle stanze di Severus.

"Vai nella tua stanza cercando di non fare troppo rumore e non provare a uscire." intimò il pozionista chiudendosi la porta alle spalle.

"Cavolo, quanto sei diventato severo." commentò.

"Chiudi la bocca White."

"Attento Piton, sono più in alto di te nella gerarchia." disse con una voce bassa che sembrò strana perfino alle sue orecchie.

Gli occhi di Severus ebbero un tremito.

"Volevo dire... sai come a scuola quando c'era Lucius e Regulus che..." tentò di spiegare.

"Sta zitto e vai a dormire."

  
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