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Autore: kisspiece99    17/04/2022    6 recensioni
|| STORIA AD OC|| (Iscrizioni chiuse)
Di recente le scorte di agalmatolite di cui si serve la Marina sono diventate i bersagli dei furti di una banda di pirati. Il Governo, messo alle strette, è giunto ad un'unica soluzione: formare una squadra di cacciatori di taglie che catturi i colpevoli.
Dal Prologo:
"Quando Ryoko mise piede all’interno del Quartier Generale della Marina non potè negare di essere incuriosita dal motivo per il quale si trovasse lì. Ad essere del tutto sinceri, aveva cominciato ad essere curiosa una settimana addietro quando nella copia del giornale, che solitamente le veniva recapitata via gabbiano, aveva trovato una busta contrassegnata dallo stemma della Marina. Quando ne aveva letto il contenuto per poco non le era andato di traverso il caffè nel leggere che il grand’ammiraglio Sengoku richiedeva la sua presenza al Quartier Generale.,,
Genere: Avventura, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai | Personaggi: Altro Personaggio, Marine, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Bounty Hunter Squad
Capitolo 4

 
Appena varcata la soglia del bordello Kei si prese qualche istante per studiare l’ambiente. Le poche finestre che c’erano erano oscurate e l’illuminazione proveniva principalmente dalle candele che si trovavano sui tavoli o dall’lampadario anch’esso formato da candele e questo conferiva una luce soffusa alla sala. Alcuni avventori erano ai tavoli, già intrattenuti da qualche ragazza, altri invece se ne stavano al bancone e con sguardi languidi seguivano i movimenti sinuosi delle ragazze che portavano vassoi ricolmo di boccali di birra ai clienti seduti ai tavoli.
Quando Kei si fu abituato alla poca luminosità cercò tra i tavoli Yuri, che era entrata qualche minuto prima di lui. La intravide e notò che Goliard e alcuni suoi uomini avevano occupato un tavolo non molto distante dal bancone. Andò a sedersi su uno degli sgabelli in legno e, facendo segno al barista, ordinò un boccale di birra. Nel mentre che aspettava, fingendo di essere estremamente interessato al menù, ascoltava la conversazione che si stava svolgendo al tavolo di Goliard.

“Bellezza, sei una tentazione nata.”

La voce biascicante di Goliard lo fece rabbrividire, ogni sillaba era stata allungata così tanto che il ragazzo aveva l’impressione di poter sentire il tanfo di alcool fin dal suo sgabello. La risata in risposta di Yuri suonò falsa alle sue orecchie

“Oh, andiamo! Sei qui da nemmeno dieci minuti e mi stai riempendo di complimenti da altrettanti, mi farai arrossire.”

Il barista allungò a Kei il boccale di birra e ne bevve un sorso, lasciando che il retrogusto amaro gli invadesse il palato. Dallo stato in cui era ridotto il pirata probabilmente non avrebbe dovuto sforzarsi troppo per metterlo KO.

“Che ne dici di spostarci da qualche parte un po’ più privata?”

Kei posò il boccale. Poco prima aveva concordato con Yuri che quella sarebbe stata la loro frase segnale.
Lei si sarebbe appartata con Goliard, lo avrebbe tenuto impegnato per un po’, mentre lui cercava una scusa per allontanare dal tavolo uno dei suoi uomini, stordirlo, legarlo e prenderne le vesti. Nel mentre Yuri avrebbe fatto svenire Goliard, avrebbe richiamato i suoi uomini fidati chiedendogli di raggiungerla nella stanza perché c’era qualcosa che non andava e, una volta nella stanza, si sarebbero ingegnati per far fuori i tre uomini rimasti.

“Mi dispiace splendore, ma senza i miei uomini non mi muovo.”

“Che vengano anche loro allora.”

Kei per poco non sputò il sorso di birra che aveva appena bevuto. Mentre si batteva il petto tra i colpi di tosse si girò per cercare lo sguardo di Yuri.

La bionda, con le spalle circondate dal braccio di un barcollante Goliard, si stava dirigendo al piano superiore, seguita a ruota dagli uomini del pirata. Quello non andava per niente bene, non era previsto nel piano affrontare tutti e cinque gli uomini. La donna, prima di sparire al piano superiore, si girò verso il ragazzo e con le labbra mimò le parole

“Fidati. Seguimi.”

Il corvino la guardò ad occhi spalancati, il fatto che non si fosse minimamente scomposta gli fece pensare che la donna avesse pensato anche a quella eventualità e ne fu parzialmente rincuorato. Avere la situazione sotto controllo per lui era fondamentale.

Lasciò sul bancone qualche moneta che avrebbe saldato il conto e fece per dirigersi al primo piano ma venne bloccato da un uomo robusto.

“Solo le ragazze e chi è accompagnato da loro può accedere al primo piano.”

Kei deglutì e sollevò gli occhi nocciola sui gradini, Yuri avrebbe dovuto cavarsela da sola per un po’.

Intanto Yuri era entrata in una delle stanze, seguita dai pirati. Se tutto fosse andato secondo i piani Kei avrebbe dovuto rimanere in ascolto al di là della porta ed entrare nel momento opportuno. Non si erano messi d’accordo questa volta, ma confidava nel buon senso e nella capacità di adattamento del ragazzo.
Ora veniva la parte difficile per lei, intrattenere cinque uomini di cui uno così ubriaco da farle venire il voltastomaco. Goliard si tolse l’elmo e la giacca e andò a sedersi sul letto facendo poi segno a Yuri di fare altrettanto. La donna rabbrividì all’implicazione ma mantenne il suo miglior sorriso e scosse la tasta.

“Preferisco aspettare un attimo. Solitamente quando una delle stanze viene occupata il personale porta del cibo e delle bevande per rendere più piacevole la permanenza. Dovrebbero arrivare da un momento all’altro.”

Alzò leggermente il tono di voce per far sì che Kei riuscisse a sentirla al di là della porta e capire il segnale. Purtroppo per lei Kei non si trovava dall’altra parte e quindi nessuno intervenne. Mascherando il nervosismo guardò la porta sperando che si aprisse da un momento all’altro.

“Non preoccuparti, mi godrò la permanenza solo grazie a te pasticcino.”

Yuri non si era accorta che Goliard l’aveva raggiunta e sobbalzò quando sentì le mani callose dell’uomo accarezzarle le spalle scoperte. Yuri si svincolò dalla sua presa e ridacchiò

“Fidati di me, ne vale proprio la pena aspettare qualche istante. Non te ne pentirai.”

“Ehi, il capo ha detto che non gli importa. Fai quello che vuole.”

Commentò uno dei sottoposti e Yuri dovette mascherare l’irritazione. Se solo non fossero stati in cinque avrebbe potuto occuparsene da sola. Lanciò un’altra occhiata alla porta domandandosi cosa aspettasse Kei ad intervenire.  

“Andiamo bambolina, lasciati andare.”

Goliard accennò a slacciarle il corpetto mentre parlava. Yuri stava per sfilare da uno degli stivali il ventaglio che usava come arma per passare all’attacco ma un lieve bussare alla porta la fermò. Tutti i presenti si girarono verso la porta curiosi, ad eccezione della bionda che era più sollevata che curiosa. Uno dei sottoposti andò ad aprire e si ritrovò davanti una ragazza dal fisico tonico e asciutto vestita con corpetto e gonna in pelle che a malapena le copriva il fondoschiena. Davanti a se aveva un carrellino con sopra sette flûte e una bottiglia di champagne posta in un secchiello traboccante di cubetti di ghiaccio

“Omaggio della casa!”

Squittì la nuova arrivata. Yuri strabuzzò gli occhi. Sebbene la voce fosse più acuta e le fattezze fossero mascherate dal trucco e parrucco, non c’era dubbio: quello davanti a lei era Kei. Il ragazzo spinse il carrello dentro la stanza e lanciò un’occhiata complice a Yuri, alla quale la donna rispose con un’ espressione mista tra il furioso per averla fatta aspettare e l’orgogliosa perché era finalmente arrivato il momento di sbarazzarsi di quei pirati. Il pirata che aveva aperto la porta la richiuse e, senza troppi complimenti, allungò una mano per palpare il fondoschiena di Kei.

“Bellezza, tu sai come tenerti in forma.”

“Bello, mi dispiace ma il mio uomo ideale non sei tu.”

La voce di Kei si abbassò di qualche ottava, diventando più minacciosa. Prima che qualcuno nella stanza potesse realizzare cosa stava per accadere Kei, da sotto il carrello, tirò fuori la sua spada e affondò la lama nel malcapitato, che cadde a terra con un tonfo.

“12.000.000 di Berry.”

Contò Kei. A quel punto nella camera scoppiò il caos. Yuri, approfittando della distrazione generale, con una mezza piroetta si liberò dalla presa di Goliard e mentre roteava su se stessa attivò il suo frutto.

Rosa di sublime bellezza!”

Dal suo palmo spuntò dapprima un bocciolo di rosa che in poco tempo crebbe fino a sbocciare rivelando petali di un rosso vivo. La prima rosa fu seguita da molte altre e con un gesto secco Yuri le scagliò nella direzione di Goliard e di uno dei suoi sottoposti. Vedendo gli sguardi dei due saettare da una parte all’altra della stanza come persi nel vuoto Yuri capì che il polline aveva già avuto il suo effetto privando i due uomini di un senso fondamentale: la vista. Si avvicinò prima a Goliard che, complice anche il suo stato di ebrezza, sembrava un grosso cerbiatto spaventato. Il sorriso che fino ad allora aveva adornato le labbra di Yuri scomparve, tramutandosi in un’espressione di puro disgusto e ribrezzo. Posò una mano sulla spalla dell’uomo e avvicinandosi all’orecchio sussurrò

Rosa di venefico splendore.”

In un attimo dal punto in cui aveva toccato l’uomo, come un rampicante, dei rovi si avvolsero intorno al collo e al volto dell’uomo, senza strangolarlo. In un secondo momento sbocciarono delle rose viola che Yuri sapeva avrebbero emanato un aroma letale che avrebbe ucciso Goliard. Non aspettò nemmeno di vederlo stramazzare al suolo poiché aveva ancora qualcuno di cui occuparsi. Dallo stivale estrasse uno dei suoi ventagli. Con un gesto secco del polso lo aprì e la lama presente sul bordo luccicò sinistra alla luce delle candele. Con un gesto netto recise la carotide del sottoposto che era ancora sotto effetto della rosa rossa. Egli si portò invano le mani alla gola, nel disperato tentativo di fermare l’emorragia. Con un rantolo gutturale cadde anch’egli al suolo privo di vita. Si girò poi verso Goliard e, constatando che l’uomo non respirava più, sorrise

“73.000.000 Berry!”

“Attenta!”

Yuri si era distratta troppo presto. Kei aveva messo fuori gioco uno dei due pirati rimasti ma l’altro, probabilmente ferito per ciò che era successo al suo capitano, si era diretto a tutta velocità verso Yuri, pugnale in una mano e sciabola nell’altra. Proprio mentre stava per colpirla il pirata scomparve, per poi riapparire a lato della stanza, con Kei che lo teneva per la caviglia. Il pirata affondò la lama nell’armadio. Confuso si guardò intorno, ma quell’attimo di distrazione gli fu fatale. Kei affondò la katana nel petto del suo avversario per poi riestrarla.

I due cacciatori, affannati e sudati, guardarono i cinque pirati esanimi stesi a terra. Yuri si afflosciò sulla poltroncina di pelle e si tolse la parrucca, ormai scarmigliata e annodata. Poi guardando Kei sorrise e si lasciò scappare una risata sorpresa

“Sai, dovresti osare molto di più nel tuo stile.”

E mentre parlava additò il suo look provvisorio. Le guance di Kei si imporporarono e afferrò da sotto il carrello la sua adorata felpa  i pantaloni che aveva indossato quella mattina. Mentre se la infilava si rivolse alla donna e ammonendola col dito aggiunse

“Noi non parleremo di quello che è successo oggi, intesi?”

 
§
 
Yara tamburellò le dita contro la superficie del tavolo coperta da una tovaglia a quadri bianchi e rossi, il braccio piegato a sostenere la testa. Il suo sguardo color rubino stava, per l’ennesima volta, scandagliando la stanza piena di tavoli, ciascuno decorato con la medesima tovaglia a quadri, alla ricerca di qualcosa, o meglio di qualcuno.

“No, non lo riconosco”

Disse infine con tono solenne rivolgendosi ad Ash che dovette trattenersi dal sospirare esasperato. Non appena i due si erano seduti al tavolo il rosso aveva chiesto alla donna di indicargli chi fosse il pirata che aveva catturato la sua attenzione. Yara lo avrebbe fatto con piacere se non fosse stato per un piccolo particolare: non ricordava minimamente il volto del pirata.
Quindi ora i due cacciatori di taglie erano seduti ad un tavolo, entrambi intenti a scegliere un piatto da ordinare così che la loro permanenza nella locanda per identificare i pirati non destasse sospetti. In fin dei conti Yara era riuscita nel suo iniziale intento: trovare qualcosa da mettere sotto i denti. Ash invece sembrava tutt’altro che soddisfatto: la gamba che si agitava da sotto il tavolo, lo sguardo vagava sul menù senza veramente leggere le varie proposte e le dita che tamburellavano sulla copertina rigida lasciavano trasparire la sua impazienza. Ash voleva a tutti i costi vincere quella scommessa. E il fatto che Yara non ricordasse costituiva un grosso problema, non poteva di certo trascinare tutti i commensali in prigione rischiando di coinvolgere civili.

“Salve, siete pronti per ordinare? Vi ricordo che nessuna portata a base di manzo potrà essere servita in quanto le scorte sono finite.”

“Sì, io prendo un tortino di patate, spinaci e uova e delle patatine fritte.”

Ash sollevò lo sguardo dal menù e solo in quel momento si rese conto che si era avvicinata una ragazza per prendere le loro ordinazioni. Sentendo le parole della cameriera ripensò ad un particolare che aveva notato poco prima.

“No, ora che ci penso, togli il tortino e porta…”

“Ehi, ho una domanda.”

Ash interruppe Yara, la quale gli rifilò un occhiataccia che venne però ignorata, e la cameriera alzò un sopracciglio per sapere di che cosa si trattasse.

“Cosa hanno ordinato quegli uomini laggiù?”

“Tagliata di manzo, signore.”

Ash sorrise compiaciuto di aver fatto centro. 

“Non erano finite le scorte?”

Questa volta a parlare era stata la sirena, che ormai sembrava essersi dimenticata della sua ordinazione. La ragazza alzò gli occhi leggermente seccata da tutte quelle domande.

“Sono finite per colpa loro, hanno ordinato tagliate di manzo fino ad esaurire le scorte.”

Ash lanciò un occhiata di intesa a Yara: avevano trovato il loro uomo, qualcuno che aveva ordinato tutto quello che poteva senza badare a spese. Dal momento che nessuno dei due clienti stava proferendo parola la ragazza proseguì

“Sentite, se avete così tanta voglia di manzo o andate a chiederlo ai signori laggiù o andate da un’altra parte.”

Yara, chiudendo si scatto il menù lo mise tra le mani della ragazza e le rivolse un sorriso sbilenco.

“Non preoccuparti cara, quell’uomo laggiù ci sembra qualcuno a cui non dispiacerà condividere un po’ di cibo.”

La ragazza roteò gli occhi, non la pagavano abbastanza per interessarsi a cosa Yara intendesse. Una volta che la cameriera si fu allontanata i due osservarono per qualche secondo il pirata che, con poca grazia, stava ingurgitando più pezzi di carne alla volta. Disgustato da quello spettacolo Ash distolse lo sguardo e si rivolse a Yara.

“Hai per caso qualche idea?”

La sirena, dondolandosi sulla sedia, incrociò le braccia dietro la testa  e arricciò il naso cercando di farsi venire un’idea ma alla fine non le venne in mente nulla.

“Beh, sicuramente non possiamo creare un sentiero di carne per condurlo in prigione. E non possiamo nemmeno affrontarlo qui, troppa gente.”

Ash annuì trovandosi d’accordo più con la seconda constatazione che con la prima. Il rosso si picchiettò il mento assorto nei suoi pensieri e mormorò.

“Se lo allontanassimo da qui non ci sarebbero problemi.”

“Sì ma dubito che si allontanerebbe dal tavolo. Probabilmente lo farebbe solo se la carne fosse avvelenata.”

Alla risposta di Yara, Ash si illuminò. Senza esitare un istante afferrò due boccette dalla cintola. Le stappò con i denti e versò un po’ del contenuto di entrambe nel cucchiaio con cui era stata apparecchiata la tavola. Yara si tappò improvvisamente il naso  e sventolò una mano in aria per allontanare il terribile odore che il composto emanava.

“Cosa diamine hai intenzione di fare? Stordirmi e uccidermi?”

Ash scosse la testa mentre versava le erbe maleodoranti in un dardo.

“Ho intenzione di seguire il tuo consiglio.”

Inserì il dardo in una cerbottana e, dopo aver preso la mira, lo scagliò nella direzione del vassoio ancora colmo di carne. Il dardo, a contatto con la carne, si distrusse e le erbe essiccate si sparsero sul cibo.

“Quindi vuoi avvelenarlo?”

“Assolutamente no. Le erbe che ho usato sono petali dei fiori di Titan Arum e Stapelia gigantea, come hai potuto sentire hanno odore di carne marcia e decomposta. Dubito che continueranno a mangiare dopo aver sentito quell’odore.”

Yara annuì piacevolmente colpita e si mise a sua volta ad osservare il tavolo che era stato colpito dal dardo di Ash. Non passò molto tempo prima che i pirati, con facce arrabbiate e disgustate, si alzassero dal tavolo e uscissero dal locale rifiutandosi di pagare. I due cacciatori di taglie, dopo aver lasciato qualche berry come mancia per la povera cameriera che avevano importunato poco prima, seguirono i pirati fuori dal locale.

Ash sentì un piccolo fremito di eccitazione che lo percorreva ogni qual volta sapeva di avere il suo obiettivo in pugno, ma sapeva che era ancora troppo presto per cantare vittoria. Ora mancava la parte più complicata: la cattura.
Prima che potesse elaborare un qualsiasi tipo di piano vide Yara lanciare contro uno dei quattro pirati un torsolo di mela. L’uomo si girò irritato verso di loro e, dall’espressione che si formò sul suo volto, Ash capì che li aveva riconosciuti.

“Sì può sapere che ti è saltato in mente?”

Chiese Ash con irritazione, che aumentò quando, voltandosi, vide la donna accovacciata a terra con il naso ficcato nello zaino alla ricerca di chissà che diavoleria.

“Coprimi e guadagna un po’ di tempo.”

“Tu sei fuori di testa! Prima li provochi e poi dici a me di tenerli occupati?”

“Senti cocco, se stavo ad aspettare te a quest’ora quelli avrebbero già trovato il One Piece, quindi ora si fa come dico io. Coprimi e guadagna tempo.”

Ash sbuffò e di malavoglia sfoderò la sua spada. La lama rosea scintillò sotto la luce del sole pomeridiano e fendette l’aria con un sibilo appena percettibile.

“Vedi solo di sbrigarti, potrei farli fuori prima del previsto.”

L’uomo che era stato colpito da Yara si lanciò contro di loro a tutta velocità e Ash sogghignò: se aveva ragione quel pirata doveva avere una taglia bella alta. Senza troppa fatica schivò il gancio del pirata e con uno scatto fulmineo affondò la lama nel braccio che aveva usato per colpirlo fino a tagliarlo completamente. L’uomo lanciò un urlo di dolore e si portò la mano sinistra nel punto in cui mancava il suo arto. Il rosso con un balzo laterale si posizionò davanti agli altri tre pirati che avevano invece deciso di prendere di mira Yara che era ancora china sullo zaino intenta a comporre qualcosa. Con la lama di Shu, la sua spada, parò i fendenti di due dei tre pirati mentre dovette incassare il calcio del terzo. Con un salto all’indietro riuscì a creare un po’ di distanza tra lui e i pirati. Senza distogliere lo sguardo ceruleo dai tre uomini si rivolse a Yara

“Quanto ti serve ancora?”

“Due minuti, inoltre ti sarei grata se non li facessi disperdere.”

Ash parò un nuovo colpo lo respinse. La cosa era più facile a dirsi che a farsi. Lo Shandia scattò in avanti, e con un fendente recise i tendini del pirata che lo aveva precedentemente calciato, costringendolo ad inginocchiarsi ed immobilizzandolo. Ora che si era liberato di una seccatura tornò a concentrarsi sui due pirati armati di spade. Si ritrovò nuovamente a parare un fendente ma questa volta, invece di respingere immediatamente il suo avversario, fece una mezza giravolta e spinse il pirata addosso all’altro, facendoli cadere a terra.

“Se devi fare qualcosa è meglio che tu lo faccia adesso.”

“Se ti levi dai piedi mi fai un favore.”

Ash si girò appena e da sopra la spalla scorse un bazooka. Impallidendo Ash saltò di lato per evitare di essere colpito da qualsiasi cosa sarebbe uscita da lì. Nemmeno un secondo dopo Ash vide passare davanti al suo volto una rete che prese in pieno i due pirati che erano rimasti in piedi.

Yara, con orgoglio, osservò i due uomini contorcersi nella rete e cercare di liberarsi.

“Spiacente ragazzi, quella non si aprirà finché non lo dico io.”

Ash osservò la rete mentre circondava i polsi del pirata inginocchiato a terra con le manette di agalmatolite e sospirò sollevato per la sua prontezza di riflessi, un millesimo di secondo di ritardo e anche lui sarebbe finito in quella rete. Il quarto uomo, quello che Ash aveva colpito per primo, sembrava se la fosse data a gambe e schioccò la lingua infastidito: sembrava il più stupido e quello con la taglia più alta.

“Ehi, la prossima volta quando dico “Coprimi e guadagna tempo” sappi che vale anche per i pirati che dai per spacciati.”

Il rosso si girò nella direzione della sirena che, con un ghigno strafottente, gli stava indicando il pirata dal braccio mancante steso a terra e con delle manette a fermargli le gambe.

“Come ricompensa per il tuo errore mi aspetto che con la vincita tu mi offra un pranzo con i fiocchi.”

§
 
Essere scaraventata contro il muro di un edificio non era decisamente ciò che Ryoko si era immaginata quando si era messa alla ricerca di delinquenti qualche ora prima. Ora, accasciata al suolo, con colpi di tosse e respiri affannati stava cercando di recuperare il respiro, ma non sentiva il dolore per il colpo appena subito. Assolutamente no, in quel momento l’unica cosa che sentiva era un gran desiderio di strappare dalle labbra di Léandre quel sorriso strafottente. Puntò le iridi plumbee sulla figura slanciata dell’uomo e l’irritazione aumentò quando lo vide poco distante da lei, in piedi e senza un graffio.

In quel momento l’uomo stava girando con passi calcolati e misurati intorno al bandito. Sembrava un predatore pronto a saltare sulla sua preda ma Ryoko vedeva altro nel suo sguardo: precauzione. E la cosa le faceva saltare i nervi. Ora che lei era momentaneamente fuori gioco, e quindi non poteva essere usata come esca, era ovvio che Léandre  avrebbe dovuto essere cauto.

“Questa è l’ultima volta che mi usi come esca Corvo da strapazzo!”

Pensò l’albina rialzandosi. Poco prima che fosse sbattuta contro il muro il violetto le aveva sussurrato all’orecchio di fidarsi di lui e di rimanere ferma dov’era.

“Questa è l’ultima volta che non mi fido del mio sesto senso.”

Il suo sesto senso le aveva urlato di spostarsi quando Léandre aveva iniziato a parlare con Duncan. Le aveva urlato di scansarsi quando aveva visto Léandre schivare qualcosa. Qualcosa che l’aveva colpita in pieno perché aveva stupidamente deciso di ascoltare Léandre. Mentre Ryoko si stava riprendendo, in mezzo a colpi di tosse e imprecazioni masticate tra i denti, Léandre continuava a girare intorno a Duncan, mantenendosi ad una distanza di sicurezza.

L’avviso di taglia riportava che il bandito aveva ingerito il frutto del Diavolo Jet-Jet, ma non riportava ulteriori informazioni oltre al basilare funzionamento, e doveva trovare un modo per ottenere più informazioni così da poter effettuare la cattura nel modo più efficace.
Gli arti superiori si separano dal resto del corpo diventando dei mini razzi”.
Dal modo in cui era stata colpita Ryoko l’uomo intuì che, anche se con poco spazio per accelerare, il colpo doveva essere parecchio forte, inoltre il fatto che fosse stata colpita Ryoko e non lui gli aveva fatto capire che Duncan, una volta separato dalle sue braccia, non aveva alcun controllo su di esse. Un piccolo sorriso comparve sulle labbra del corvino: con dei buoni riflessi come i suoi e un paio di colpi quel bandito sarebbe ben presto stato sbattuto in cella, possibilmente molto prima di altri delinquenti.

“Che frutto interessante, peccato che sia l’unica cosa degna di nota.”

Léandre fu in grado di bloccare il colpo del bandito, appena per poco. Il cacciatore di taglie si ritrovò a digrignare i denti leggermente infastidito: non si aspettava che la velocità potesse aumentare ulteriormente rispetto al colpo precedente. Alle spalle del bandito Léandre vide Ryoko nuovamente in piedi e con uno sguardo determinato e combattivo. Il Corvo avrebbe decisamente sfruttato a suo favore quella forza, l’avrebbe modellata e usata come arma per fermare Duncan. Ma, ancora una volta, non aveva fatto i conti giusti. Ryoko si accucciò a terra, per un breve istante le sue gambe si tramutarono nelle zampe di una tigre, fece un balzo in avanti, con le gambe circondò il collo del bandito, si sbilanciò all’indietro con un colpo di reni e, portando le braccia in alto, arrestò la sua caduta mentre Duncan sbatte la testa contro la ghiaia del selciato. Ryoko con un ulteriore balzo atterrò di fianco a Léandre, che era rimasto ad osservare la scena in silenzio.

“Non quello che mi aspettavo ma comunque un buon lav…”

Il violetto non terminò la frase poiché l’albina gli puntò una mano artigliata alla gola, fu allora che capì che l’aggressività non era rivolta a Duncan ma a lui. Léandre sudò freddo e sentì un brivido percorrergli  la schiena quando incrociò lo sguardo duro di Ryoko

“Prova a fare una cosa del genere ancora una volta e alla prima occasione ti scaravento in mare.”

Léandre deglutì e annuì, facendo attenzione a non sfiorare gli artigli di Ryoko.

“Messaggio ricevuto.”

L’albina, soddisfatta della risposta, allontanò la mano artigliata dal collo di Léandre e la fece tornare umana.

“Ora che abbiamo chiarito, qualche idea per riscuotere la taglia di questo qui?”

Ryoko indicò con nonchalance il bandito che, barcollando, si stava rialzando da terra. Il colpo  di Ryoko lo aveva solo stordito e lo sguardo che rivolse ai due cacciatori era tutt’altro che remissivo e pronto ad arrendersi. Ryoko piegò il collo da un lato facendolo scrocchiare e si riaccucciò a terra, con le gambe già tramutate nelle zampe da tigre bianca, pronta a compiere altri balzi per schivare i prossimi colpi.

“Ho un abbozzo di piano, ma devi fidarti di me.”

Le sussurrò Léandre per evitare che Duncan lo sentisse. Le iridi plumbee di Ryoko saettarono nella sua direzione ammonendo l’uomo di non ripetere lo stesso errore di prima. Il fuorilegge scagliò nuovamente una delle braccia nella direzione dei due. Léandre rimase immobile e parò nuovamente il colpo con la spada mentre Ryoko balzò in avanti, cercando di raggiungere nuovamente Duncan e stenderlo a terra. Il bandito fu però più veloce e indirizzò l’altro braccio verso Ryoko la quale, per schivare, dovette fermarsi e abbassarsi.

“Ryoko!”

La donna si irrigidì leggermente sentendo la voce di Léandre chiamarla a mo’ di rimprovero. Era perfettamente consapevole del motivo. Esattamente pochi minuti prima le aveva chiesto di afferrare e immobilizzare il braccio che avrebbe provato a colpirla, cosa che lei non aveva fatto. Schiccò la lingua rimproverandosi mentalmente ma in fondo trovava difficile fidarsi ciecamente di ciò che Léandre le diceva, l’unica cosa che si era degnato di dirle del suo piano era infatti di immobilizzare il braccio senza dirle altro. Né a cosa servisse ne cosa sarebbe potuto accadere dopo.
L’albina si riscosse appena in tempo dai suoi pensieri per schivare nuovamente il pugno di Duncan il quale, mentre lei era immersa in mille ragionamenti, era tornato nuovamente all’attacco. Sentì dietro di lei la lama della katana di Léandre cozzare nuovamente contro il pugno di Duncan, il suono venne accompagnato dalla voce del cacciatore di taglie che le intimava di darsi una mossa

“Ci sto lavorando!”

Sbottò innervosita. Nella sua testa stavano passando innumerevoli scenari, aveva bisogno di sapere  cosa aveva in mente di fare il violetto. Nessuna delle ipotesi che formulava però sembrava essere quella giusta e la cosa la innervosiva parecchio. Questa volta, invece di schivare il colpo tramutò il suo braccio destro nella zampa di una tigre bianca e colpì il braccio del bandito mandandolo dritto contro la parete di un edificio.

I rumori udibili ora erano tre: i mattoni della parete che si frantumavano e cadevano come tessere del domino una sopra l’altra, l’urlo di dolore di Duncan che aveva riattaccato le braccia al resto del corpo e si teneva con la mano del braccio sano quello ferito, e infine la voce allarmata di Léandre che le chiedeva cosa stesse combinando.

“Si può sapere cosa c’è di difficile nell’immobilizzare quel dannato braccio? Se continui così rischiamo di demolire mezza città!”

Ryoko, ormai trasformata completamente nella sua forma ibrida, scoccò un’occhiataccia a Léandre, sembrava che le sue parole non facessero altro che aumentare il suo nervosismo. Ryoko sapeva che aveva bisogno di darsi una calmata, cominciò a cercare freneticamente qualcosa nella tasca dei pantaloni che indossava e quando trovò l’oggetto della sua ricerca tirò un sospiro di sollievo, chiuse gli occhi e inspirò nuovamente cercando di recuperare la calma. Con il pollice ungulato accarezzò la superfice ruvida di quella che altro non era una conchiglia di orecchio di mare e regolarizzò il ritmo del respiro. Agitarsi non l’aveva mai portata da nessuna parte e di certo nemmeno in quel momento.
Nuovamente calma riaprì gli occhi e tornò a concentrarsi sul suo avversario che però non vide da nessuna parte, probabilmente aveva approfittato della distrazione momentanea dei due cacciatori per darsela a gambe. Un sibilo alle sue spalle però la fece ricredere

“Giù!”

Léandre eseguì e per un soffio evitò di essere colpito alle spalle da uno dei pugni di Duncan. Con un balzo Ryoko riuscì ad afferrare il braccio e, scaricando il suo peso su di esso, riuscì ad immobilizzarlo. Nel mentre Léandre scorse la sagoma del bandito in una delle nuvole di macerie, che ormai si stavano diradando, e la indicò con lo sguardo a  Ryoko per avvisarla. Léandre sfoderò nuovamente la sua spada e la donna lo vide sparire a sua volta in mezzo alla polvere e i detriti. Pochi secondi dopo udì un tonfo e il braccio sotto di lei smise di agitarsi. Byakko si alzò e, spazzolando via dai vestiti la polvere e la terra ritornò alla sua forma umana. Lèandre invece si carico in spalla il corpo del pirata che aveva tramortito per poi tornare da Ryoko e posizionarsi davanti a lei. La donna lo osservò per qualche secondo, seguirono istanti di silenzio in cui la donna non riusciva a leggere l’espressione che si era formata sul suo volto, sembrava voler dire qualcosa ma che allo stesso tempo si fosse dimenticato come articolare le parole.

“Sei stata un ostacolo più che un aiuto.”

Ryoko stava per ribattere, pronta a sfoderare nuovamente gli artigli, ma venne interrotta nuovamente dalla voce di Léandre.

“È anche vero però che all’ultimo tu abbia avuto un’illuminazione e mi abbia evitato parecchi grattacapi che avrei avuto se fossi stato colpito.”

Prese un respiro profondo e aggrottò le sopracciglia come se quello che stava per dire fosse più complicato del combattimento appena affrontato.

“Per questo motivo ho pensato che potremmo dividere la ricompensa.”

Ryoko valutò per pochi istanti la proposta e poi allungò la mano verso Léandre

“Affare fatto.” E mentre l’uomo le stringeva la mano aggiunse “Ma sarà un 60 per me e un 40 per te. Come risarcimento danni per quella volta a Lipourt Island.”

“Scordatelo.”

§
 
Shinichi, dopo aver evitato per l’ennesima volta un pirata che era stato messo fuori gioco da Nòel, cominciò a chiedersi se avesse fatto veramente la scelta giusta nel scegliere quella barca. Non appena il combattimento era iniziato Shinichi si era subito reso conto di una cosa: lui e Nòel non erano affatto coordinati. Senza volerlo si intralciavano a vicenda rendendo quindi più difficile all’altro riuscire ad atterrare più nemici possibili.

“Nòel, per l’ennesima volta, non voglio vedere gente volare nella mia parte di nave.”

“Sono o morti o incoscienti, non creano nessun problema.”

“Sì che lo creano se mi atterrano a pochi centimetri di distanza!”

“Che pignolo che sei, non mi sembra che io mi stia lamentando per il fatto che debba affrontare più nemici.”

Shinichi sentì l’irritazione crescere. Aveva decisamente sbagliato a salire su quella barca. Ma ormai lo aveva fatto e doveva trovare un modo per collaborare con Nòel, anche se il compito gli sembrava sempre più arduo man mano che il tempo passava.

Era solito analizzare la situazione in cui si trovava prima di partire all’attacco, ma invece in quell’occasione si era dovuto adeguare alla decisione di Nòel: buttarsi nella mischia senza un’idea precisa. Dal momento che i due cacciatori erano in inferiorità numerica Shinichi si era detto che lavorare separatamente non li avrebbe portati molto lontano ma nemmeno ciò che stavano facendo in quel momento li stava portando da qualche parte. Inizialmente aveva provato a dare qualche indicazione a Nòel per far sì che i pirati, sebbene più numerosi, non potessero sopraffarli, ma Nòel sembrava avere un’idea tutta sua che aveva intenzione di seguire fino alla fine ignorando l’altro.
Shinichi sferrò un colpo con le due mannaie e atterrò due nemici. Si guardò intorno e constatò che i nemici erano ancora troppi e inoltre, dal momento che lui e Nòel si trovavano al centro del ponte, per loro era impossibile cercare di spostare il combattimento altrove, magari in un posto in cui avrebbero potuto avere più controllo su un numero così elevato di nemici. Grazie al potere del suo frutto Shinichi era riuscito a visualizzare quanti nemici si trovassero sulla barca: della quarantina iniziale ora solo una trentina scarsa di loro era in piedi.

Il corpo di un pirata gli passò sopra la testa e con rassegnazione pensò

“Ora sono solo 24.”

Lanciò un’ultima occhiata a Nòel che, non curante dell’altro cacciatore, stava dando il meglio di sé per uscire vincitore da quel combattimento. Se il biondo non aveva intenzione di collaborare, nonostante il suo sforzo, Shinichi non avrebbe insistito. Deciso a dimostrare a Nòel di essere all’altezza della fama che lo precedeva il corvino si preparò ad affrontare il prossimo pirata. Quando però provò ad avanzare sentì qualcosa avvinghiargli le gambe. Guardò verso il basso e con orrore notò che le assi di legno del ponte si erano tramutate in una sostanza appiccicosa. Appena sollevò lo sguardo incontrò quello di Nòel e, a giudicare dalla confusione che si leggeva sul suo volto, anche lui si era appena ritrovato nella sua stessa situazione. L’unica spiegazione a quell’evento era il possessore di un frutto del diavolo.

“Riesci a muoverti?”

Sebbene la domanda fosse scontata, Nòel sperò che la risposta potesse essere diversa da quella che si aspettava di sentire.

“A te sembra che io possa?”

Il commento sarcastico di Shinichi gli fece alzare gli occhi al cielo. In fondo se aveva il tempo per fare dello spirito, seppur bloccato, non gli doveva essere difficile respingere gli attacchi dei nemici. Per quanto lo riguardava schivare e infliggere colpi per lui era diventato più arduo. Dal momento che il suo stile di combattimento si basava principalmente su tecniche del karate dei tritoni non potendo usare le gambe per attaccare o bilanciare i suoi movimenti poteva solo fare affidamento solo su poche altre tecniche.

Acqua Shigan!”

Delle goccioline d’acqua, che si erano precedentemente concentrate sulla punta delle dita, vennero scagliate contro i pirati ferendone alcuni di striscio e altri in pieno.

Dall’altra parte Shinichi, contrariamente a quanto avesse immaginato Nòel, se la stava passando decisamente peggio. Le due mannaie che usava in ogni combattimento gli permettevano sì di proteggersi e parare i colpi ma la sua incapacità di spostarsi gli impediva di far fuori anche il più debole degli avversari. Schioccò la lingua seccato dopo aver respinto nuovamente un pirata.

“Dobbiamo neutralizzare il possessore del frutto.”

Ragionò ad alta voce il giustiziere schizzinoso cominciando a guardarsi intorno.

“Qualche idea?”

Shinichi si girò di colpo vero Nòel e alzò un sopracciglio lievemente sorpreso dall’improvvisa decisione di dimostrarsi più collaborativo. La sorpresa sparì non appena pensò che in fondo Nòel non era uno stupido e doveva aver quindi realizzato che in quella situazione l’unica soluzione per uscirne vincitori era infatti collaborare.

“Più o meno. Credi di essere in grado di tenere occupati i pirati anche per me?”

Nòel invece di rispondere a parole chiuse gli occhi per concentrarsi e sussurrò qualcosa che Shinichi non fu in grado di udire

Acqua Tekkai: cupola dell’oceano.”

Shinichi si stupì nel vedere i colpi dei loro avversari non andare a segno e anzi infrangersi contro una barriera invisibile. Il corvino però avrebbe indagato su cosa fosse avvenuto in un secondo momento, doveva sbrigarsi. A sua volta chiuse gli occhi per un breve istante. Dall’esterno poteva sembrare un semplice battito di ciglia ma invece quel semplice movimento gli aveva permesso di attivare il potere del suo frutto del diavolo. Shinichi sorrise pregustando la vittoria: ora sapeva perfettamente cosa fare per far uscire lui e Nòel da quella situazione.
Nella sua testa aveva ancora fresca l’immagine di tutto il ponte, in particolare l’immagine di una piratessa inginocchiata a terra e con i palmi piantati contro le assi di legno del ponte e dalle cui dita si diramavano delle radici elastiche identiche a quelle che impedivano a lui e a Nòel di muoversi liberamente.

“Quanto è buona la tua mira?”

Nòel scrollò le spalle alla domanda dell’altro uomo.

“Dipende quanto è lontano il bersaglio.”

“Venti metri alla tua sinistra, dietro a quei tre barili. Più precisamente tra il pirata con la benda arancione e...”

Il corvino non potè terminare la frase poiché una delle gocce proiettile generate dall’incrocio del rokushiki e del karate dei tritoni usata da Nòel colpì il pirata che aveva intenzione di usare come riferimento.

“Beh… il tipo che hai appena atterrato.”

Il tritone annuì. Afferrò il tridente che fino ad allora aveva tenuto legato dietro la schiena e lo impugnò. Successivamente dell’acqua iniziò ad avvolgergli il braccio partendo dalla spalla, a Shinichi sembrò quasi che le spire di un serpente si stessero formando intorno al braccio del biondo. E la sua osservazione non era molto lontana dalla realtà, infatti vicino al polso del ragazzo l’acqua aveva iniziando a prendere forma fino a riprodurre il muso di un drago. Il drago d’acqua scivolò poi dal braccio di Nòel lungo l’impugnatura del tridente, crescendo di dimensione man mano che il tempo passava.

Acqua Shigan: drago d’acqua.”

Dopo aver pronunciato l’ultima parola lo squalo bianco agitò il tridente nella direzione che gli aveva indicato Shinichi e il drago d’acqua sembrò prendere vita. Sciolse le spire dal tridente e si staccò da esso, con le fauci spalancate travolse tutti i pirati che si trovavano lungo il percorso fino a che non colpì l’obiettivo. Nòel, ancora sbilanciato in avanti per il lancio, finalmente libero dalla presa appiccicosa, barcollò un po’ prima di recuperare l’equilibrio.

I pochi pirati ancora in piedi stavano guardando allibiti il punto in cui poco prima si trovava la loro compagna, ora stesa a terra fradicia e priva di sensi.

“Come è possibile?”

Mormorò qualcuno di loro.

“Vorrei davvero spiegarvelo, temo però che il tempo non sia dalla nostra parte.”

I pirati si riscossero sentendo la voce di Shinichi così vicina. Non ebbero nemmeno il tempo di rimettersi in posizione d’attacco poiché Shinichi, non appena si era liberato, non aveva sprecato nemmeno un secondo prima di avvicinarsi di soppiatto ai suoi avversari e ora l’unica cosa che poteva fare era colpirli con le mannaie e porre fine a quel combattimento.   

Nòel si asciugò il sudore dalla fronte e osservò soddisfatto il ponte della nave. Lui e Shinichi ce l’avevano fatta, erano riusciti a sincronizzare i loro stili di combattimento e, anche se non l’avrebbe mai ammesso ad alta voce, era decisamente soddisfatto del risultato. Solo un dubbio gli era sorto nel bel mezzo del combattimento: come avrebbero fatto a portare tutti quei pirati dalla Marina? Certo, non tutti avevano una taglia sulla loro testa ma il numero di coloro che erano ricercati era comunque piuttosto alto. Quasi come a leggergli nel pensiero Shinichi gli indicò qualcosa sul molo. Nòel si sporse dal parapetto e alla vista dell’oggetto che aveva catturato l’attenzione del corvino un piccolo sorriso gli nacque sulle labbra, se avessero vinto di certo la loro sarebbe stata una bella somma.

§
 
Kei con il fiato corpo e il sudore ad imperargli la fronte si lasciò cadere per terra mettendosi in posizione di stella marina. Non avrebbe dovuto usare il potere del suo frutto oltre i suoi limiti.

“Sei vivo?”

La voce di Yuri gli fece aprire un occhio ed incontrò subito lo sguardo perplesso della donna che, piegata in avanti con le mani piantate sui fianchi, lo stava osservando. Kei emise un gemito che doveva essere una risposta affermativa. Girò la testa verso la sua sinistra dove scorse i cinque pirati che lui e Yuri avevano catturato. Tutti gli uomini avevano le mani legate intorno al suo braccio e Kei cominciò a sentire il braccio formicolare per colpa dei nodi troppo stretti. Per riuscire a teletrasportare le persone era necessario che lo toccassero e quello era l’unico modo a cui lui e la bionda erano riusciti a pensare. Poco ortodosso ma efficace. L’unico problema per lui era stato il numero di persone da teletrasportare. Teltrasportare lui e altre sei persone, i cinque pirati e Yuri, subito dopo un combattimento lo aveva prosciugato, a malapena riusciva a reggersi in piedi. Per fortuna che prima di mettersi alla ricerca di Goliard aveva fatto visita alla base della marina dell’isola, altrimenti senza conoscere la sua destinazione non sarebbe riuscito a teletrasportarsi.

Kei alzò il braccio a cui erano legati i pirati e lo agitò un poco davanti a Yuri, la quale era ancora piegata su di lui a scrutarlo. La donna sospirò e si mise a sciogliere i nodi che aveva precedentemente fatto, per poi legare tra di loro le corde che tenevano immobili i pirati.

“Entro a riscuotere le taglie. Aspettami qui, anche se mi sembra inutile dirtelo visto che non hai nemmeno le energie per respirare.”

Kei emise un altro suono affermativo e Yuri, roteando gli occhi per la poca eleganza del verso, varcò l’ingresso della base della Marina trascinandosi al seguito le loro catture.
Il corvino chiuse nuovamente gli occhi deciso a schiacciare un pisolino, nella speranza di poter recuperare un po’ di energie quando una voce familiare lo costrinse a riaprire gli occhi.

“Dici che è morto?”

Il volto di Yara, decisamente troppo vicino al suo, lo fece sobbalzare. Ash afferrò Yara per il colletto del giubbotto per allontanarla da Kei e permettergli di respirare.

“Non credo che sia la nostra preoccupazione principale al momento, se lui è qui può solo significare che ha già consegnato le sue catture.”

“Oppure che non ha catturato nemmeno un pirata. Mi sembra troppo sfiancato per aver appena riscosso una taglia.”

Ragionò Yara. Kei contò fino a dieci per recuperare quelle poche energie che gli erano rimaste in corpo ed elaborare una risposta. Non appena però rialzò lo sguardo su dove avrebbero dovuto esserci Yara e Ash notò di essere rimasto nuovamente solo. Il ragazzo alzò le spalle e richiuse gli occhi per l’ennesima volta per riprovare ad addormentarsi. Compito che gli sarebbe stato facile eseguire se non fosse stato per l’ennesima interruzione.

“No Ryoko. Se proprio volessi vederla in termini di risarcimento danni allora quello che dovrebbe prendersi il 60% della taglia sarei io, la tua esitazione mi ha fatto perdere tempo.”

“E allora se vogliamo vederla alla luce dei recenti fatti sarei comunque io quella a dover prendere il 60% dei berry, mi hai usata come scudo!”

“Si ma…”

Kei aprì nuovamente un occhio curioso di sapere per quale motivo Léandre avesse smesso di parlare.

“Ci conviene correre se vogliamo almeno avere una cifra su cui discutere.”

Kei aguzzò la vista e dietro al Corvo e a Byakko scorse un carretto che, a tutta velocità, si stava dirigendo verso la base della Marina. Quando il carro fu più vicino Kei notò che alla guida di esso c’erano Shinichi, che con poderosi colpi spronava i cavalli a correre più veloce che potevano, e Nòel, il quale, dal modo in cui si teneva ancorato al sedile, sembrava desiderare che i cavalli rallentassero il più possibile. Il ragazzo corvino si schiarì la voce per avvisare che era inutile che corressero come dei disperati in quanto lui e Yuri avevano già vinto ma venne ignorato da tutti e quattro i cacciatori di taglie che lo superarono in tutta fretta. A quel punto Kei si ributtò nuovamente a terra, se nessuno aveva intenzione di ascoltarlo allora avrebbero scoperto la loro sconfitta nel peggior modo possibile: di persona.

 
§
 
Minuscolo spazio vitale di Kisspiece99:

Ed eccomi finalmente qui con il nuovo capitolo! Il tanto agognato capitolo di combattimento! Spero vi sia piaciuto. 

Ho voluto dare un assaggio dei poteri e delle abilità di ciascun personaggio senza però fargli dare il 100%, in fondo i nemici affrontati non erano supernova e i cacciatori in questione sono la crème del la crème. Spero che la cosa non abbia fatto risultare i combattimenti troppo statici.

Anyway, il prossimo concluderà questa mini-saga introduttiva e darà inizio alla prima vera e propria saga di BHS. (Perdonate la pigrizia, adoro le sigle)
Non vedo l’ora di dare inizio alle danze! ^^

Inoltre spero che in questo capitolo si siano chiariti un po’ dei dubbi che il frutto di Kei aveva suscitato, e spero di aver rispettato le indicazioni della sua creatrice (in caso contrario non esitare a farmelo sapere.)
A proposito di Kei, lui e Yuri sono i vincitori della sfida. Un bell'applauso ai vincitori! Anche se beh, un po' tutti speravano di potersi tenere i berry. 
In ogni caso prima di salutarvi ho un paio di domandine:


1) Il vostro Oc come decorerà la sua cabina? (Accetto qualsiasi tipo di risposte, non è necessario che mi mandiate numero e codice della tappezzeria che sceglierà, solo vorrei sapere se ha intenzione di mettere qualcosa di particolare.)

2) Per i creatori di Kei e Yuri: il vostro OC come spenderà i soldi della vincita?

Con questo è tutto, auguro una buona Pasqua a tutti voi!^^
A presto
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Kiss
   
 
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